la Fiera Letteraria - XI - n. 48 - 2 dicembre 1956

Data la sovrabbondanza di scritti che cl pervengono con la espllcita rlcbJesta di giudizl partlcolarl, com:micblamo agli Interessati che direttore e redazione della e Fiera > sono asso– lutamente impossibilitati a dar riscontro a queste richieste. LAFIERA LETTERARIA I ORARIO DEI.LA tUWAZION1'. l I 13 16 18 Manosrrltu. foto ~ dt~eirnt non oubbltrntt """ ,1 rl'stftulsrono LEMOSTBE ROMANE * di A.T'l~ILIO BERTOLUCCI VESPIGNANI La fortuna di Vespignani coincide coo queJla del cinema che a posteriori ver– rà chiamato neorealista e 1 cui incuna– boli diedero al mondo l'immagine nuovis– sima, commovente, deJl',umJle Roma as– surta a metropoli moderna nel doloroso e vivificante travaglio delle occupazioni straniere. della gue!Ta civile. del mercato nero, ecc. Le riviste d'alta moda in que– gli anni aceol.gono nelle loro pagine i primi piani di Anna Magnani e i prim! paesaggi di Renzo Vespignani, magari accompagnati ,dall'imma-gine dell'artista. non dissimile da quella dei ragazzi gran– di nei film minorili di De Sica e di Ca– stellani. I gasometri e i casamenti inten– sivi della periferia romana, sino allora inediti, trovarono nelle pagine gra!fiate e tinte di Vespignani un momento d1 autentica poesia. Il realismo era, per il giovane pittore come per i regi ti cine– matografici del periodo, un fatto istin– tivo, pur se sorretto da una certa ~ui lu1a europea non vistosa, ma durevole. Mentre i coetanei consumavano la pri– ma, un po' balorda sbornia neoavanguar– dista, Vespignani si permetteva appena ebbrezze modeste: quel tanto da imma– linconirgli l'occhio, da intorbidire, ma non più del necessario, la luce, troppo ricca e gloriosa anche negli slums suburban,. della città. Il voltafaecia :repentino del fronte delle arti non toccò il nostro: in un certo senso un precursore, e un mae– stro espertissimo nel ricupero della realtà. La mostra dell'Obelisco presenta un Vespignani meno persuasivo di ("Uello che conoscevamo, un Vespignani cui non dura l'acerba forza giovanile e non è suben– trata, per naturale trapasso, una matu– rità convincente. L'occhio gli si è illimpidito e ! suoi paesaggi consueti si sono vestiti di co– lori, spalancandosi sui gasometri e su i ponti cieH altissimi e cariehi di ineffa– bili promesse. Ma non riusciamo a cre– dere del tutto a questi brillii e lueori. ci sembrano come presi in prestito. anche se adattati con molta perizia sulle anti– che, scontrose strutture. Se guardandoci attorno scopriamo qual– che bianco nero nell'agro e strinato re– . gistro nativo possiamo uscire dall'Obe– lisco non eompletamente delusi. SADUN Sadun alla Medusa dimostra come an– che in tempi di con1usione si possano avere idee chiare, e come sla ancora pos– sibile a un artista studiare con umiltà e amore i maggiori del proprio tempo senza perderci nulla, anzi. Qui i nomi di Morandi e di Braque e magari di Mon– drian, ci vengono subito alla bocca. na- turalmente, come può venire alla bocca il nome del Petrarca alla lettura dei poeti che per secoli seguirono il meraviglioso esempio stilistico del cantore di Laura. La misura dello spazio. l'accordo dei torti. in queste tele gen liii, sono quasi sempre raggiunti: e chi sa quanto sia arduo variare senza smarginature o sba– vature, nel romporre sonetti o nature morte, capirà che non facciamo un elogio da poco al pittore Sadun. Investiti da ogni parte da un incalzante. rovinoso di– lettantismo, abbiamo respirato alle prove di questo civile professionista. SCILTIAN Siamo saliti ai polverosi saloni di Pa– lazzo Marignoli per visitare la mostra di Gregorio Sciltian. Sulle scale e nell'in– gresso scatarravano, chiusi in antichi cap– potti e coperti da non freschissime lob– bie. giornalisti soci dell'Associazione da chissà quanti anni e ormai fuori gioco. salvo che per gli seontrini ferroviari e per questo centralissimo ricovero. Non ci siamo scoraggiali; e abbiamo proseguito anche quando fra ingresso e catalogo ci è toccato spendere duecento lire. Mentre le altre gallerie sono così graziosamente aperte a tutti e i catalo– ghi vengono 'distribuiti con larghezza principesca. Ma anche questo era per non dispiacerci. L'ostinato armeno, che ci guarda da un autoritratto appena entrati, sembra dire: - Se volete vedermi dovete pagare, ne sarete compensati. - Io ho cer– cato. e qui citiamo le sue parole stam– pate nel catalogo, « un linguaggio che sia comprensibile, non soltanto a pochi ini– ziati; il solo che possa suscitare un rico– noscimento e un entusiasmo universali •· Perchè ·1a gente non lo creda un qual– siasi ritardatario. Sciltian ha esposto una Donna alla finestra del 1916. di un- cubi– smo invero anche troppo facilmente leg– gibile. E in una Madonna deUa Città sembra, d'accordo con Dali, voler dire che in lui il futuro dell'arte 1·eligiosa è già cominciato. Ma non è in queste cose che si salva il diritto d'appartenenza di Sciltian al– l'arte italiana del cinquantennio, 'bensì in qual neocaravaggismo del Bacco al– l'osteria e di altre pitture simili. in cui egli viene a trovarsi a gomito coi nove– centisti neogiotteschi, nec,pierfranceschia– ni. ecc. C'è stato un tempo di rappels cl l'ordre fra le due guerre molto meno pac– chi,ino ed istruttivo di certi più recenti richiami. Da quelle intellettuali, intel– lettualistiche se vogliamo ma non inutili ricerche, Sciltian è passato a ritrattare duchi e filatelici meneghini. E là lo la- sciamo. ATI'ILJO BERTOLUCCI TACCUINO DELLE MOSTRE MILANESI Gino Cosentino: « La, pecora• GINO COSENTINO ed alcuni " omi nuovi., * di LU(;JANO BUDIGNA A Milano la stagione comin- leone 6. a. Cosentino è nato a eia presto: a metà autunno il Catania nel 1916 ma dalla fine taccuino del cronista d'arte ha deUa guerra ha studio a Mi– già registrato un centinaio di lana. Ha studiato all'Accade– ~< personali» e una v.enti.na di mia di Belle Arti di Venezia «collettive~. Quest'anno. dopo sotto la guida di Arturo Mar– la consueta apertura << di pre- tini. dì cui è stato uno degli stigio» (Funi al Grattacielo. allievi prediletti. L'influenza Genlilini al Naviglio, Bartolini del Maestro è ancora oggi av– da Barbaroux, Sassu alla Spo- vertfoile nelle sculture di Co– torno, Mirko alla Montenapo- sentina. ma la grande lezione leone). le gallerie milanesi martiniana non è assolutamente hanno voluto offrire larga aspi- un limite alla estrinsecazione talità ai giovani e ai giovanis- delle doti originali e dell'au– s1mi: un atto d fiducia certa- tentica vocazione di questo mente non concordato. e perciò artista che. nel deciso rifiuto stesso tanto più apprezzabile e di ogni facile giuoco stilistico significativo di una favorevole, e nella consapevolezza della fervida situazione delle ultime ,~ecessità di trovare un punto leve artistiche (una situazione d'incontro fra i valori della tra– che ha trovato riscontro nel mi- dizione e le conquiste del lin· glia!o di opere inviate al Pre- guaggio moderno. ha scelto la mio San Fedele. riservato ap- via più lunga e 'impegnativa punto agli artisti sotto i trenta per il raggiungimento della anni di età: com'è noto il Pre- espressione. mio è stato assegnato a Giu- Nella mostra di Cosentino. seppe Guèrreschi. e Mino Ce- che comprende opere dal 1949 retti, Claudio Papaia, Sandro ad oggi. si rilevano soprattutto. Somaré, Bruno Toscano, Mario come punti-chiave d~l suo pro– Rossello hanno avuto i premi cesso creativo, la Pecora in minori; e della bella Mostra 11esso del '50, un vigoroso Ri– dei Premio parleremo più con- tratto in terracotta del ·51. il venienternente in una prossima Pastore con pecora. del 1 54, una r.ota). deliziosa Maternità. di gatti del Prima però d'iniziarne la ·55 e una stupenda Testa di rapida rassegna. sarà oppor- Cristo scolpita in legno tuno accenna re a un artistn Fra i « nomi nuovi>>, o quasi. che. alle soglie della maturità. delle recenti mostre milanesi ci ha offerto proprio nei giorni ricorderemo ,per primo Sergio scorsi una convincentissima Graziosi. Nato a Macerata ven– tcstimonianza del suo lavoro ticinque anni fa. vive a Milano appassionato e silenzioso !on- e lavora accanto a Ernesto tano dai èlamori delle poie- Treccani. Nella sua « persona– miehe, ma non 'per que to le» alla galleria della Colonna avulso dalla problematica do! ha presentato una ventina d1 nostro tempo: lo scultore Gino olli e numerosi disegni quasi Cosentino che ha radunato una tutti nella linea di un realismo vigorosa serie di opere nelle psicolo'gicamente assai risentito sale della galleria Monlenapo- ma svolto con un linguaggio Altremostre romane Ingenuamente decorative e non prive di un'allegra grazia fiabesca sono le opere che Ser– gio A,gostini presenta alla Gal– leria La Fi71estra in Via di Porta Pinciana. Sequenze di piccoli tram variopinti, casu– pole di ftamme.ggianti colori iocastonatc l'u1;1a au·a1tra come per un iu!anlile giuoco di co– struzioni. navi e barche desti– nate a popolare I porti più che a J1avigare. gru e figure mulie– bri stilizzate: tutto un mondo simbolicamente n1oderno. vi– sto con il gusto di una blocca– tura quasi bizanUna ed ag– gior,1ato da Ulla buona dose di cubismo ed un pizzico di spi– rito meta.fisico. Insomma una piacevole quanto !acile ricetta, certo più consona ad applica– zioni pubblicitarie ed artigiane che non ad un'opera pretta– mente pittorica. ... Paolo Wciss o Palumi Wei dal nome esolico dallo pseu– donimo ancora più esotico, ma italiano di nazionalità e roma– no di ad ozi ,e è quasi uno Sciltian con meno sapiente os– sessione dell'analisi e più can– dore. 111lui si sente il « pitto-– re della domenica-» che orme! dipinge tutti i giorni. Non ci incuriosiscooo le sue compo– sizioni di gusto orientale: pre– feriamo semmai, qu 1 «Retro– bottega» di vecchie scatole e topi bianchi: dei topini squisi– tamente salottieri. da non at– tirare nessU.ll gatto. da 110n terrorizzare nessuna dama. LORE ZA TRUCCHI ... Alla •Marguttiana,. Ines Fa!– luto olii ispirati atrarte etrusca che ella stessa dichiara essere • la più vicina alla propria fantasia». Tuttavia a queste u.ltim.e , etrusche-rie.,.. delta Falluto noi antepon.iamo anco– ra i vecchi, arabescati disegni di ortaggi fio_ri.ef anintalì. Grete Hagenkamp-Hartmann nativa di Colonia e studentes– sa alla Accademia d, Duessel– dorf con il professor Ederer Ila appreso da quella scuola. senza divisioni tra arte antica e moderna. il culto della pura abilità professionale. Le pittu– re ed i disegni eh.e, num.erosis– sirni presenta alla "'San Mar– co..... rivelano quanto sia pa– drona di una tecnica pun.ti. – gliosa, attenta ad ogni 11'iinimo dettaglio e 710n 11riva nelle opere. più raggiunge, di ttna suggestività di gusto teutonico. . .. Fino 6J 22 Capezzuol! alla ,.,. Nuova Galleria Esedra .... Incisioni astratte di Aido Moriconi <il ... Torcoliere». Bi rolli. Caso rati, Cesetti, Francalancia. Mafai, Mem. Pi– rand.ello, Rosai, Semoghlni, Sironi e Tosi sono i .- maestrt della pittttra italiana contem– poranea» raccolti alla Galle– ria Belsiana -· TtlCCl!ltl'O D'1ITITE l)A ROIIIGO * IMMAGINI DEL SUD * di ~ILSEPPE JJARCIIIOBI Livio Riz::,. il nostre, carJ costituisco11-0 ormai una folla, Alle 1mmag1n, della desola- poeta rodigino. inizia oggi una una folla intera, livida. muta. =ione e della paura create dal– attività m,ova, assolutamente dolente. scavata dalla fatica e l'arte medianica di Picasso. disinteressata, di carattere in- dall'attesa. Levi voleva sostituire qu.eLLedi formativo e cu.Uurale, per crea- Questo è i.l Meridione dtpln una « pittura senza terrore», re rapport; pitì streLU tra Il to da Levi. 71elle figure e nei auspicate, con perfetta coeren– pu.bblico e gli artisti. Juuri dei paesaggi: un Meridione senza za di pri11cipi, nel nome della grandi centri, dove cotesti rap- ottimismo, veduto nella reahà fede umanistica. porti. sono. sì può dire, quoti- dello spirito antico e delle lot~ Le prime esperienze pittori- diani. te attuali. che di Levi, fino al 1931-32, si Rizzi incomincia con Car!o La pittura .,i ,giustifica ~08t erano svolte nel!' anibito dt Levi. Un nome internazionale e in questi contenu.ti e, come quella cultura «europea•· che una scelta, da parte di Rizzi, linguaggio. nell'ambito della a.veva il centro ideale i:n Pa– affettiva. tradizione espressionistica, alL- rigi. Ma da quella cultura. di Infatti Lei;i venne nel Pole- mentata fin dalle origini da anno in anno, Levi andò al/on– sine durante l'alluvione e nel- propositi di polemica sociale. tanandosi. per fare. della pil– la primavera. .~eg1tente. E i,11 Le certezze di Levi non van- tura. uno strumento adatto al quella occasione i due si,, co- no sca.mbiate con una spede racconto della vita degli. uomi· nobbero: una occosione che non di olimpica jacoltà di giudi~ ni scoperti 'nelle terre antiche dimenticheremo mai più. For- care al di sopra dei conj!ittl del Su.d. E' giusto parlar di se data da. allora l"idea di una terreni. Levi vuole essere ob- "'scope·rta », perchè la parola mostra di Levi a Rovigo. Co- biettiuo: diffeda delle passioni comprende la Tivelazione poe– munque oggi la mostra s'inau- e delle sottigliezze dialettiche. tica delle m1'terio3e ascenden– gura tra i fiori di Rizzì, e non Va ai fondo delle cose, cer- =e. delle eredità milleMrie. ci po'trebbe essere per un pit- cando i significati meno appa- IL senso di un mo-ndo. che tore (e per un uomo sensibile rert.ti , munito di un'intuizione nasce dalle ra.dici più pro/on.– come Levi) un omaggio l{iÙ acutissima, al servizio di una de di una storia dimenticata e· gentile. cult1.tra. che è diventata. so- che può essere compreso sol- Dire di Carlo Levi in poche stan.za e ricchezza. dello spirito. tanto in vi.rtù di « un rapporto parole non è Jncile. Perchè i.l E le certe=ze nascono dalla sua d'amore•, anima. ogni pagma pittore non è soltanto pittore. curiosità serena, dalla. sua vo- del « Cristo s"è ferma.to a. Ebo- Convien dunque limitarci a lontà. mai soOdisfatla, di es.se - li», e costituisce la. ragione un breve profilo, a uno schiz- sere prOtaganistn. e testimonio, della s-ua 1..t.niversalità. zo in punta di penna e a puro nel do~i11io . illimitato. del!~ Nella pittura, invece, che ,1- co11tomo. . . idee, de, sentimenti .. d~• faW lustra e desCTìve. l personaggi' Ogni fatto: ogni_ espression~ di un tem1>0 clte coincide co'. dell'anonima folla. dipinta in della sua 1/,ta di pittore. d1 corso più_ limpido • calmo del. cent'anni da Levi. acquistano scn~tOTe, dL uomo. di.pende da la sua v1t~. . . . ttn rilievo, molto più deciso un. 1 mpegno severo, d~ u.na de- La_ ~aggLore v1~tu d1 Carlo della loro verità psìcologica. c,s,?11e. cJ,e escb.Lde_ l ayventu- Lev, e la umanlta ~c_operta • dal rapporto con la favola ra intellettuale, il nscllw dell? segreta, c.he lo ai;v1c1n~. sem- scTitta. e con la denuncia del esper,e11:a_. le p~oposte piu pre attento e ~<?mp_re~s,vo. an- sociologo e del politico. problematiche del! arte modcr che a, più um1h, ai p11l disere- . . . . 1 na. Levi dipinge con l'occhio da.ti , Cos1_ 1.[ pi.tt ~re ~a t~teso: ne - rivolto ai personaggi più cari Ricordo una frase di Levi. la visione u.nttar_ii:- di ttna per– a/la sua fantasia di scrittore. detta nel 1942: « lf domani non •~al!~d molto P 1 U comple3sa e Li ha. scoperti dapprima du- si prepara coi pennelli, 1na nel p1~ ne.ca. ~h~ ,:i~n può d~ter– rante l'esilio in Lucania, poi cuore degli uomini ... C'era. in m1na.rs , net. Ztm1tL del r~alt!mo nei viaggi del dopoguerra 1,er lui una grande sfiducia ne11a documen!ano, ~ che ~ 1 mp1~:1~ i paesi ael Meridi071e. pittu,ra contemporanea, ispirata men~e- si esprttne_ neL mottl' Sono dei volti ripetuti, con app1tnto dall'urgenza. di fatti Poetici e ur_nani. di una ntto~;a. l'insistenza di una crrlezza. decisivi per la .storia del realtd. tra tl mito e la storia. senza dubbi: e. insieme, essi mondo. GIUSEPPE Mi\RCITIORI G. A. Clbotto, Giusep·pc March iort e Curio Levi a Rovigo per nulla aggressivo. dolente ,--------------------------------.,----------------------, ARTISTI * Scultura di Carlo Ramous * Un mondo popolato di personaf!gi che hanno lo stupore e l'impaccio di forme nascenti appena alla vita; creature che sentono il loro peso, che articolano a fatica pochi gesti in uno spazio che scoprono a poco a poco di * FHAJ\TCO E' noto che gl! scllltori contemporanei italiani godono di una grande fama nel mondo. Meritatissima fama. sia per la qualità poetica e l'orlglnalitàl espressiva di alcuni maestri, sia. per il livello sempre alto, per la serietà di lavoro. per la media cosl costantemente equilibrata e di– gnitosa anche degli artisti mlnori. La grande tradizione di Boccion.l e di Ma.rtiru sembra quindi non essere in– terrotta. fortunatamente. Anche guardando al lavoro' del più giovani possiamo riconoscere un impegno morale ed un rispetto del lin– guaggio plastico, una appassionata e severa ricerca di espressione che tengono insieme conto della cultura e della verità. Accanto ad esperienze intese a cogliere. èon libera verve di m<Wimenti plastici. suggestioni od evoca– zioru. ritmi di forme o gesti nello spazio. ecco anche tutta una serie di opere che testimoniano di una fiducie. sicura nella. realtà visibile. Molti giovani pittori. cosl come gl! scultori delle ultime leve, tanto meno conosciuti, pagano Il loro tributo ai dubbi, ai problemi del tempo: vivono sincera.mente l'alternativa tra realismo e asbrazione. E questa può essere enunciazione generica. poiché essi nel– l'accordo di forme astratte intendono comunicare senti– menti ben reali e, d'altra parte, nelle. raffigurazione del vero cercano di stabilire equilibri e ritmi puramente formali. Per tutti coloro che seguono questa strada è natural– mente di determinante importanza l'esempio e la grande lezione di Marino Marini. , Dalla sua scuola Infatti escono quel giovani scultori che meglio dimostrano di avere inteso la necessità di un accordo vivo e nuovo tra cultura e verità. tra diretta. scoperta di un linguaggio e tradizione. Questi giovani sanno evitare. abbastanza bene, Je secche delle illustra– zioni retoriche, le suggestioni di un tono facilmente e falsamente popol6Iesco come l'esteriore drammaticità di un espressionismo orecchiato. Sono facllmente riscontrabili in loro i llmiti che la stessa via sulla quale si pongono impone: vale a dire quelle limitazioni alle impennate della fantasia che un discorso rigorosamente stretto alle occasioni offerte dai gesti della figura umana. richiede. Cl sarà allora un sospetto dl accademia. una severità che poco basta a ridurre a. monotonia.: ma è una salutare lezione di mi– sura, un freno posto agli inviti allettanti. al puro gioco formalistico e decorativo. Su questa strada difficile. la– vora da anni Carlo Ramous; e pur avendo seguito nei vari momenti della sua attività gli inviti delle tendenze che più hanno interessato i nostri giovaru artisti. vale a dire U realismo socialista, l'arcaismo mariniano. la vio– lenza. espressionistica, pure sempre una coerenza di lin– guaggio plastico ed una unità dl ispirazione lega le sue opere. Se dovessimo tentare dl definire in poche parole la visione di Ramous, diremmo che egli esprime un suo sentimento severo ed accorato insieme, in architetture semplici di ampi blocchi legati secondo ritmi lenti che improvvise giunture e fratture vivificano. Un mondo popolato di personaggi che hanno lo stu– pore e l'impaccio di forme nascenti appena alla vita. creature che sentono il loro peso, che ru ·ticola.no a fatica RlJSSOL.I pochi gesti in uno spazio che scoprono a poco a poco. E possiamo senz'altro ammirare l'agio e certe volte per- ino !'eleganze. con cui queste sculture, co 1 bloccate e corpose, si muovono entro raffinati equilibri di profili e di aggetti. Talora un'esigenza dl patetismo. oppure. al contra.rio, una ricerca troppo voluta di sintesi, portano ad llilQ soluzione di comodo; ma sempre una serena forza, una naturale disposizione a risolvere in definitiva nel più stringente linguaggio scultoreo qualsiasi accenno illustrativo. test,imonlano che Ramous ha tutte le qualità per affermarsi come una personalità sicura della nostrR nuova scultura. FRANCO RUSSOLI Carlo Ramous nel suo studio, mentre lavora a una. statua che documenta l'imposizione di un freno al puro gioco formalistico e decorativo inveoc, meditato. sommesso. Il (<realismo» di Graziosi è dav– vero spontaneo. aderente alle sue attitudini artistiche; la sua pittura rivela un impègno tec– nico assai rigoroso. la volontà di un approfondimento formale atto a meglio definire l'empito sentimentale. a chiarire e con– cretare l'ansiosa umani\à dj questo giovane artista. Alla Montcnapoleone 6/a h, esposto con molto successo la giovane pittrice romana Simo– netta Bardi Ripens3ndo a una sua mostra di qualche anno fa. aIla galleria del Pincio, ci sem-· bra che Simonetta Bardi abbia progredito in due direzioni solo npparentemente opposte e pa– rallele. in realtà convergenti e complementari: l'estrema ele– ganza grafica e cromatJca ha acquistato una intensità for- male sconcertante, e l'attenzio– ne alle manifestazioni della realtà s'è fatta ancora più fer– vida, più acuta. vorre1nmo dire più violent• ed eccitala. Da questa contraddizione tra una ricerca stilistica rigorosissima. volta a realizzare composizioni preziose e raffinate. ed una na– turale propensione all'osserva– zione e alla libera narraziont' di episodi e di situazioni sca turisce Ja «voce» orig'inale dl Simonetta Bardi. la sua ragion d'essere nella nostra pittura. E ben lo ha compreso Gianna Manzini che a chiusura della limpida orefazione per il cata_ logo della mostra di Simonetta scrive: « Dal circospetto nrn avvertito esplorare della stu– dentessa cli ieri, da quel senso dell'ignoto. a questo balzo nella vita reale. sono derivati due ritmi che non possono alterar– si. ma che devono coesistere. Alla galleria Spotorno ancora d-oe giovani «figurativi>>: il bergamasco Mandelli .allievo di Funi e Carrà. e il nizzardo Liberio Rege;iani. allievo di Aldo Carpi. Molto interessante alla galleria Cairola la « perso– nale» di Elisabetta Gut: e il nome più « nuovo l-> della serie e il suo esordio è avallato da Felice Casorati: «Mi sembra davvero di scop,rire in quest1 saggi - non ostante l'ingombro di molteplici. disordinate <> talora contrastanti curiosità i segni ·felici cli un tempera– mento fantastico ricco e gene– roso. la vena di un genuino «modo» di espressione. l'im– pronta infine .di non comuni qualità innate>>. Anche la galleria dell'Ariete ha iniziato puntualmente la ,sua nuova stagione con una bella mostra di terrecotte dipinte di Franco Meneguzzo presentato da Gilio Dorfles <« i grandi e piccoli pannelli del giovane ar– tista vicentino sono. più chP n}emenH meramente decorativi, veri e propri «quadri» tradotti in creta smaltata anziché in eia o in legno; il loro pregio è appunto quello di avere UI' carattere Ullitario e monoliti– co») e una personale del gio– ,~anfssimo pittore veneziano Saverio Rampin introdotto da Virgilio Guidi LUCIANO Bl)DIGNA ARTISTI * Castello su fondi marini di n. "· * DE CAPRI, settembre. Una volta Castelilo abitava sull'j,sola di Capri, cioè a dire su Monte Solaro o ,in Piazzetta, al Salto di Tiberio o alla Marina Piccola: ovunque lo portasse il suo amore per il paesaggio di Oapri, di cui è vasta lestimonfanz,a, nel mondo intero, in un'opera grafica, di disegni jn punta di penna, effimeri e sicuri quanto i disegni cinesi dell'epoca antica. Ora non vi mera– vigli se, da qualche tempo Castello, H pittore R-af'faele Castello soggiorna sui fondi marini, nelle grotte che scavano la roccia di 'Capri di cunicoli ~pechi ed abissi, fioriti di vortici d'acqua, o p.iante luminose che a volte sono at,ghe, ma spesso sono cascate di luce vegetale dal più jnverosimili colori. D'Jnverno, Caste1lo non lavora, se è nell'isola, bensì contempla i maro9i e le alte maree, le spume e i frangenti, quello che s~ntravvede negli orifici delle grotte spalancate come tante bocche di mostri... Non rare volte a Castello capita d'intravvedere comete dalle lunghe code preeipiot.are e fondersi con le spume marine. Naseono da qui i suoi tappeti magici, da,gli ordi-ti lucenti, anz.i iridescenti, dalle trame fatte di scaglie di luce. o di pulviscolo, o di 1•ifrazioni di gemme nascoste tr,a gli anfratti delle rocce stesse o nelle valve delle conchiglie madreperlacee, che nessun palombaro è aneora riuscito a deporre sulla riva. E del resto quaLi rive esistono torno tomo all'isola che non siano fatte di scog1i e di sassi, di caverne e di precipizi? Per -i suoi disegni, minuziosi e fantastici, Castello rorse il rischio di perdere la vista, ventanni fa; tuttavia lo stesso pericolo lo sovrasta ora che la sua retina è continuamente assediata dal fuoco freddo delle ametiste e dei topazi sottomarini. Per CasteHo la flora del fondo è animata da scoppil d'acqua e di luci, ma non è a dire che egli non intra-vved-a sagome di carene mummificate, stalattiti e stalagmiti, oppure aperte ninfee dalle corolle sfilacciate e roride. Nessun elemento come l'acqua avrebbe mai potuto suggePire a1l'artista disegni così preziosi, composizioni così astratte e nello stesso tempo vicine a una reata oggettiva, anche se non alla pot'tata di ogni sguardo e riconoscibile dall'occhio di ognuno. Innestatosi più dJ trent'anni or sono (e ne fa fede una mostra al!ia Galleria del MiLione in Milano) alla corrente che si suol chiamare astratta, ma che in Castello ha forse radici nel futurismo di Boc– cioni, il nostro artista. d'istinti p1,imitivi, ma di raffi– nata culWJ'a per i frequeniti viag,gi a Parigi, a Var– savia, a Berlino, sin dal primo dopoguen'B, non ignorò le v,ie maestre del4'arte contemporanea. Certo, giova– nissimo come egli era. non ogni sua prova è garantita da un lavoro paziente e documentato, in quanto ehe , Castello non f~ tesoro di ogni brJoiola e a dire il· vero sperpera con pazza prodigalità danaro, gioven,tù e talento. Incapaee di tesaul'izzare, come di mettere a frutto le sue ricerche più lontane, ha lasciato con indifferenza che altri ne saccheggiassero le idee, sino a passare più tardi per un imitatore, mentre, semmai, almeno in Italia e in Francia, era senza alcun dubbio stato un an•ticipatore. Il premio ottenuto pochi anni fa a Vencr.ia in un concorso internaziionale per un disegno di stoffa, J Al1/GELIS avrebbe dovuto chiarificare, anche in campo inter– naz.ionale, !\importanza d.i certe sue visioni che hanno origini, appunto, dai fondi marini dell'isola e che fanno parte dell'a1>tista e dell'uomo Castello, come il pane e il cacio nella sacca rustica dei contadini del Sud. Invece il nome di Castello è quasi sempre lega,to, nelle cronache dei giornali, alle code delle comete o ai cerchi dei dischi volanrt.i... E' lo stesso artista a mettersi in luce in maniera così sospetta, non pour épater !es bourgeois, sebbene per mebterlJi in guardia su le cento e mille comete che appariscono qua e là nei cieli dell'arte e che ati:isti di pochi scrupoli collocano in fronte ai loro stemmi ara1dici ottenuti da poco tempo e con scarsa fatica. Castello ha la possibìldtà di vivere nella sua isola di scarso pane e di molto sole; adesso ci ha aggiunto i ricci di mare, le patelle, le ostriche e, insomma, tutto quanto di vivente o di visiona1>io r.Ìposa e :formicola nei fondi marini che egli, dopo l'immersione, ripete a memoria con g1i occhi e la mente ingombri di spettri di un altro sole, forse più luminoso di quello che illumina ,Ja terra. Se Castello non abbandonerà questa nuova - o antica? - concezione della p.i1tuPa, se riuscirà a ma– turare e a impreziosire J colori che v,i sfolgorano, se Castello insomma avrà pazienza con la sua scoperta e con se stesso, non dovremo cercare nè in Francia né in America il successore del visionari italiani. Ho sottocehio alcun.i quadri diJ)'inti di recente dall'artista e che d più affezionati dJ voi lebtori a•vranno visto alla Quadnennale di Roma o alla Biennale di Venezia· ma soprattutto ho sotto mano, in questo agosto del '56'. il pittore Raffaele Castello, o al mare, o in piazza, o nel sµo studio in wa Cetrangolo: bisogna interpretare i discorsi e i racconti di Castello, di solito, ma se egh parla d'arte, se fa affiorare i ricordi de.Ila sua prima g.iovinezza, dei suoi prÌlllli tentativi, nessuno è più poetico dii lui, più chiaro e più ra~ocinizzante: i nomi più difficili e più impTeveduti gli vengono alle labbra, ed egli ti dimostra di non ignorare alcun sottofondo delle varie correnbl che sconvolgono il m-are delil'arte contemporanea. In una recente mostra a Capri. organizzata da me stesso nella famosa piazzetta dell'isola. il miglior quadro era senz'altro quello di Castello, ma non al paragone degli alitri quadri esposti, era il migliore in senso assoluto, come linguaggio, come p!,astica, come colore, e come l'isultato di una ricerca orma.i lunga e senza possibilità di equivoci o di tradimenbi. La pittura di Castello non è sconcertante, ormai può appa1,ire sinanche trop\>o vjsta, quasi accademica; ed è per questo che bisognerà ripetere sino aila nausea che l'inventore d,i questo modo di di,pingere è proprio lui, Castello; e che, proprio da lui, speoie certi giovani francesi hanno imprestato lingua ed accenti, colori e taglio. Non I-asciamoci ancora una volta subornare dal venticello profumato, anz.i aromatico, del Midi; fida– tevi di me che di Ca•pri conosco ognd segreto e ogni essenz~; .e fid,atevi a•ncor più dell'autenticità della pit– tura di Raffaele Castello che ogni volta raffìora dai suoi fondi marin,i con nuovi criptogrammi di luce. rifranta in cento sfumature dalla re istenza dell'acqua più favolosa del mondo. R. 111.DE ANGJ!:UI!!

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