la Fiera Letteraria - XI - n. 42 - 21 ottobre 1956

Domenica 21 ottobre 1956 F TERA 1.ETTF:RARI Pag. 3 NARRATORI E POETI DELLA ""FIERA LETTERARIA,, )f. ALTRE STESURE LIRIUDE Luigi Bartolin.i nel suo studio Oh maledetto inverno - quanto le tue giornate sono brevi al lavoratore - Non si fa in tempo a meditare -che già le ombre sconvolgono ed avviliscono la lu– ce - Nel grigiore invernale serotino, oh quale spavento - per un uomo come me - che ,·orrei lavorare dalle - dodici ore - alle dodici altre - Quanti scarabocchi da cancellare oppure da correggere - Ma quanto dura questa grigia stagione? - Trattieni, o Apollo per troppo tempo i tuoi cavalli oltre alle montagne. Irrom– pi di sole. Opp:.rre tu li trattieni sino a tanto - che io non abbia - emendalo gli errori più gravi! La Pittura era per me la meditazione d'uh sogno - d'un altro sogno oltre a quello - per cui esistiamo vivi siamo - Ora considera o canaglia - quante Yolte tu hai inte'rrotto - e guastato il mfo sogno - come la rabida grandine -:– che improvvisa imperversa - abbatte di– strugge - un bel campo di grano - Oh quante volte, sciagurata donna,_ quale fulmine - del demonio - sei ritornata così. piombata da lontano - a clistrug– gere - la pace della mia casa - Ora sosterò daccapo dalle mie tenere medi– tazioni; e per l'ennesima volta dovrò ri– prendere a riscavare la. fossa dove_ ave– vo seppellito le memorie delle sciagure che mi accaddero - e dei turpi con i qua– li io mi sono incontrato - con le cana– glie che vivono attente a frugare nel fon_– do del mio occhio - per scoprirvi se g1a sc,:10 m011:o - e se l'ora è di battermi - o ancora sono vivo e posso - ancora r.ma volta - resistere. Se quello che non dipende dal tem– po - dipende, Signore, da me - io sono pronto - al tuo amore - pronto al sa– crificio per il tuo amore - giacchè, ? Si!rnore è tuo - il mio sacrificio - e mio soltanto in quanto tu mi ha chiama– to - mi hai vocato - Ed a quello a cui mi hai chiamato io sono pronto - Pron– to fui an ogni istante - a servirti fedele come l'ombra che segue la sua luce. L'INCONTRO - Non disse accanto a te donna di Venere - l'uomo erto che ti' accompagnava una parola d'amore - eppure l'ora vqlgeva al soave tramonto, ai piedi Villa Madama - edificata su disegno di Rad!faello. l\tla io avevo, accanto a te, verso sera, parlato a lungo - e secondo i tuoi desi– deri - Tu sei q:.iale un fiore che reclina il capo - se non si ha cura cli esso - Cosa volevi dirmi con i tuoi occhi sognan– ti. o prigioniera del tuo uomo? - Oh la tua stirpe angelica eguale alla mia, la riconosco! - Io ti parlavo con gli oc– chi - allorchè si scontravano - fuga– cemente - i miei fraterni occhi - con i tuoi sfuggenti. - Fuggitive brame, ra– pidi desideri - sogni respinti giacchè sa-· pevamo che ci erano impossibili - io es– sendo a te eguale - per mitica origine ma diverso per con-dizione umana - tu eri a me eguale - per eguale dolce dispo– sizione d'animo - Oh sì tutti e due le– gati noi siamo non da una catena bre– ve - e, spesso ritrovandoci, - molte al– be e molti tramonti potrebbero essere no– shi - eguali a quello di stasera. * Ma come? ma quando? - Amarti? Chi bene ti vede? - Ma siete voi, astri su– blimi che la vedete. lo no, io non vedo più. Io ormai sono vecchio, come cieco - Amara mi fu - per la prima volta nella bocca - una parola - trovarne di vane non vale in questa sera - ma era per me che tu eri nata in questo pianeta - che non sempre rende a ciascuno il suo - Eri nata per me - Ho veduto ad occhi aperti quello - che per molti anzi per troppi anni - cercavo e non trovandolo ho sognato - Tu eri nata per me - anzi lo sei e volendolo lo potresti ancora - E' noto per me il tuo mite sguardo di amorosa credente - Rechi pace negli occhi ed immacolato sembra il tuo cuore, scevro come è da ogni cattiva passione. Tu non sei schiava dei tuoi sensi, do– mandi soltanto che a te si accosti chi è degno di te dei tuoi spiriti gentili. Se fo d'ossi stato degno del tuo cuore se io mi fossi accostato a te, cosa mi sarebbe accaduto? Pensando a questo fo mi Luigi Barlolini: Paesaggio cli cam11agna ,li LlJIGI * BABTOI.Jl/\11 accorgo che sto per tramontare - senza potere mai cc,noscere ciò che avrebbe do– vuto essere per me. * MARE - Dolce mare immagine az- zurra senza case e senza strade - dolcissi– mo azzurro celeste cheto mare - oh mat– tutino mare - ecco che lieve sciabordi al piede di Venere - Jambisci il suo tenero agile piede cbe mai non calcò opera mali– gna - Oh sacro ai nostri occhi non t'in– furiare mai - Abbracciano le tue onde le Veneri e non noi - Al tuo amplesso, celeste deità, tutti si confidano - come le rondini, che confidano al cielo le brevi ali - Oh! io fossi per te, Nereide, Lln'on– da marina - soltanto essere un'onda del mare, un manto celeste - e trasparen– te -e a lungo te, marina ospite, io po– tessi abbracciare - cullare fra le inno– centi braccia un amore innocente - dopo che quello umano venne considerate, reo - L'alcione non profana il t-.10 sar.ro azzurro silenzio - lo percorre ad ali .fal– cate - né è simile ad un velo che si disperde. * IDDJO - Grande mio Iddio oggi è morta una bambina ustionata dalle fiamme - Arse il suo tenero corpo come quello della farfalla intorno ad una lampada - arse in breve! - Ma tu perchè, grande Idclio, hai permesso tale Ct'lldeltà? - Grande Id– dio, oggi istesso è naufragato un piro– scafo - è caduto un grande aereo in mezzo al mare - un treno s'è scontrato con un altro; :.in autobus con un tramvai; nanna ucciso una povera vecchia per ru– barle del denaro - Ahimè, la madre ha strozzato i suoi figli per miseria; varie città sono state investite dalle acque ed evacuate nel Texas - Stamane è stato impiccato un vile satiro, disumano e for– sennato - E' stato aggredito per rapina un convoglio ambulante a Palermo - un false, agente del Vaticano è stato condanna– to per tru.flfa - e<d,a proposito, !hanno ru– bato la sacra pisside in una chiesina di campagna - L'afta epizootica ha fatto strage di pecorelle nell'Abruzzo - Così, oh mio Dio, ogni giorno è un ripetersi di delit– ti - di stragi, e d'ogni azione impensa– bile ed infausta - A dismisura cresco– no dinanzi agli occhi esterrefatti del poe– ta e stragi e delitti -Ma t:.i, gran Dio, perchè, perchè mai, tu ohe sei così in alto - Tu, nel bel mezzo del puro celeste del cielo, oh gran Dio - perchè tu fai codesto o perchè lo permetti? - Permetti che ogni giorno si ripetano sopra la nostra misera terra stragi e delitti - No, non sei tu. è il demonio che fa nascere i mali - che prosciuga le onde benefiche o che genera le raprde tempeste ~ e clle scoll'Volge Je messi e che s'allea con il velenoso ser– pente - Egli ,è che tiene noi legati quali fossimo suoi servi e suoi zimbelli. Egli è !"autore di tutti i ma'1i ,ma non Tu, Tu nc,n puoi essere - Tu che crei le roselline di ma,ggio - e gli_amabili volti di Dafne e di Cloe, o di Paolo e di ViPginia o di Giu– lietta e di Romeo - Tu crei gli occhi che vedono i verdi prati e le querce do– rate - t,u crei le orecchie che ascoltano il canto dell'usignolo - Tu, le narici che si inebbriano al prof'Jmo delle rose - Tu gli occhi che si riaprono al mattino come i calici degli anemoni - Tu crei le lievi oopracciglia iperohé gli occhi del ,,i,and-ante non s'•mpolver;no lungo le biandhe strade. Tu sei l'orecchio che per– cepisce 1e voci delle mille onde marine - e sei il g1,a,to mormoric, dei primaverili ruscelli sotto le montagne - Ta sei pre– sente fra le erette dOl'arte spi,ghe del grano che maturano nel luglio - Tu. oh grande Iùd10. sei tu che c'i l'Ì'beri dalla fame e dalla sete - Soprattutto sei Tu che gove,r:ni la mente del sag,gtlo e gli indichi le tue strade - se noi non fos– simo illuminati dal tuo cOD1Sigùioohe ci allontanerebbe dall. demonio? - Oh buon uomo, la tua mente è <Unaparticola d'Id– dio - tu sei suo figlio, oh buon uomo! Accetta a gran cuore e ril:onosci ciia.scuno dei suo, doni. Ed è in nome d'Iddio che va combattuto il cieco demonio. ... ANCORA UNA VITTIMA DI PROME– TEO. - Ecco che cosa, che cosa ho guadagnato - per sere (volere essere) libero. Ecco che cos:i io sono - Io sono !'in.fimo schiavo, Lo schiavo di tutti - Non sono più giorni. i miei, miei - io sono lo schiavo d, tutti, a tutti soggetto - Non muoverti, o carr-iatide. anche se ti pesa la chi-ave delraroo! Quantunque, non m'llo– verti; resisti, sta fermo oppure sarà peg– giore cosa per te - Neppure più libero io sono, me povero) di fuggire - Oh strade inionrate, oh campi di girano, o boschi profondi <;liverde - non mi rivedrete mai più - Inforraia è la strada verso il bo– . co profondo - Oh strada inforrata, o campi di verde smeraldo - o boschi odo– rosi, profondi cli ombre! Voi, bosehi - a me tanto cari, o solitari - ieri - miei boschi - o voi melodimi usignoli nei bo– chi - tutto è per me perduto. Non posso più muovermi - Mi assillano, mi combat– tono, mi ostacolano - tormentano - per– chè io dissi di essere libero - Sempre voi, iniqui! Faccie biedhe. traverse - Ignobili. sempre voi dinanzi alla mia strada - Ecco che cosa, ohe cosa io ho guadagnato. PER CHI - Ma per eh.i? per chi, dunque. per eh.i? - per voi miserabili senza luce, che mai non chiedeste luce - per voi, o perchè? - Non ne conosco nessuno, che sia t ) . i., ~ -~:+),,,_ ~, . . , ..:1:, a me eguale - E che rreohi la sacra fiamma innanzi ai suoi_ ocoh.i. * Lacscia i tuoi gingi panni - li laverai dopo - Lascia il letto disrotto - <11Pri le finestre - fuggi da casa di buon mat– tino. E" aprile. Guardate come alla rcNescia come corre alla rovescia il pigro mondo - quand'è pri– ma-vera si ;r-i111Ua!na - anziché prendere la ver-a vi-a quella dei boschi beni·gni In– vece, i maligni, a malignare si rintanano a primavera. * A LUCIANA - Oh, la tua bontà per- fetta! - vi vedo a:-ispecchiata la mia ani– ma - oh cara dolce oh altro me stesso - Di te non cDu!biterò mai - di te sola, nel– l'ampio e ma.1-vaigio mare del mondo - Fiore della bontà che nacque nei primi giorni della Creazione e che in te si mantiene eguale. Pe.rd.uma è tiade bontà fra gli 'lllllw.ni deo:reipilti Per me tu sei quale unica stella in una notte che si fa sempre più nera - (20 ottobre 1954). * SCUOLA - (1942) Mi sembra d'essere qui fra vc1i, miei allievi, come da cento anni: ~peJ: sole tre ore!) - oh le pesanti ore che non scolano mai - oh la bulfacea clessicwa che non SCO!lTe- oh la condanna della gabbia - il cerchio feroce degli allievi! - lì mio desiderio di non insegnare! - Non inSE@lare nulla è l'unico modo - e lo si sa stn dai tempi di Socrate - per non gab– bare il nostro prossimo - Oh voi. miei po– veri allievi - Oh scuola tirannesca, c,,c perdute - per me, per te, per maestri e per allievi - ore perdute, ore non na– burali - Correte lancette dell'orologio, ac– celerate le o.re , fa.'1:evi siimd!l.i ai ruscelli montani - che rapidi precipitano a valle. La loro schiuma è candida e dona re– ftigerio al ,pellegrino - Invece qui, in queste aule marcisce non soltanto il mio genio, ma la mia povera ca110e è come trafitta in croce - Provai. m·inconh'ai ahimè, per l'intera esi-tenza con tale con– danna - Oh pedagogo! oh schiavo! - Ciò che si può insegnare è soltanto il balordo - è l'untume, il grasso, il sego della solita ruota - E il pregiudizi.o del mondo, il callo inoa.ll.JJto - II)eI' cui l'uomo non s'avvide più di camminare sopra ai rottami della sua antica strada - Oh costretta ipocr· ia, io insegno quel che non credo - ma. come me, simili a me, molti aitri schiavi barcollano in questo mondo d'ipocri,sia - senza accorger.si di essersi macellate le piante dei piedi, Om– bre viventi gemono e male esistono come me. Su radrrizza le spalle - ma raddrizzarle è nutile - Le arti le lettere entrambi non dànTJ-O da man!{iare - devi perciò ervire, ecc . * Tu sorgi, oh alba, e ad alcune creature rechi dolori incalcolabili. Perché? Ad al– tre rechi, invece1 fortuna e gioia. * Non può più sussistere il cuito delle ;m- magini - non si sarebbe don1to seguire 1 ·andazzo del volgare. * Delle mie vergini op~.-e pote;.si .:arvt un giorno contenti! - borghesi bvrghes1 borghesi - orecchie che si sollevano da sole - carciofi cotti alla giudia - bor– ghesi e-rotali - dia,:oli speronati dal ran– dore degli angeli. * AI BORGHESI - Potessi farvi un~ volta contenti - voi, maligni borghes:! potessi farvi, o maligni borgh'!si - una volta contenti - voi paghi pag,rnti ma– ligni borghesi - che guadagnate a pozzi i denaTi - perdete le chia~·i - l\la noi (la mia) è pura sorgente - è pura ori– gine - l'origine dei miei versi è ultra– pura. Non ho mai mescolato il sacre, con il profano - Io libero e, voi, schiavi dei sensi - dei cinque sensi animali e bE•– stiali - voi schiavi! ed io, libero. io vado per il mio cielo senza di voi - Uni- ,-.-;::•·~,'\ ç....,. . ---~ .,.- .... ,., .. .,.-, __ ,__.. . _.,/;. • _.;;?" . ~ ~ ..... : Luigi Bartoiinj; Gondole a. Venezia co e solo è il mio cielo Mercè del– le mie opere - potessi farvi un giarno contenti - oh borghesi! - Merce delle mie soavi immagini di bontà poteui ac– contentan-i un giorno! Non di Pamae il bave furente. * IL SINEDRJIO. - Non ho più voglia di parlare - perchè il mondo che mi circonda è infame - perohè li mondo è infame - in– f-amissimo - Io dhe stavo - ahimè! a can– tare - in mezzo ai 1-adri, a.Ile spie - nc,n sapevo - ahimè - qual malafesta ridda se intorno a me! Riddasse - -non soltanto di spie P. di ladri - ma molto peggiore è il mondo che mi circonda. Sorge l'aurora in– vano per i miei sogni - ed ecco quante ne debbo ascetltare -; ecco quante ne debbo vedere - fra il sinedrio delle spie - in ordine spairso - in tutte le case. Sparso un tale ordine in tutte le case - non c·è più pace ed allegria in nessuna - peTchè tutti :fanno la $ia - oltre ai portieri - Le spie t.ele.fonano - oh !"ignobile can– zonabulra! - per saiper se siamo o no in casa; ma non soltanto per codesto! * MElRLO NEL GIARDU O - Come il nero merlo dalle nere penne - come il nero merlo sui neri ram1 - dolcemente al sole_ riposa seminascosto sc,tto le foglie. sop1,a 1 rami - S_ga,nu,ffa, il merlo, le sue nere penne - le ripulisce accl.l!rato col becco - Come ti merlo diverso è - in tale nobile giardmo romano - da quello dei boschi romjtj lira ster,pi e poz– zanghere - ogni meruo è, là, tremenda– mente torastico - .Aoppena scorge un uo– mo :fugge di loilltano un miglio, Spaven– tato dalla pr= del cacciatore ne ha ben donde. S!paventatissimo, fischiando, si eclissa. - Il merlo dei cittadini viali sem– bra - invece - il vero padrone di Roma Osserva dagli spalti degli alti castelli i poveri a-manti - o pernegue le coppie a passetti lenti per le strade su– burbane - Più impertiente ohe mai. il merlo zufola canzonando gli amanti men– tre essi si baciano - E, purchè lascino an– dare a terra qualche briciola - il merlo sembra un mezzano che cerimonioso li segue pa so per passo. * Vai non p1u ~pa,,aldo come una volta - o torrente della mia esistenza - della mia esistenza rassegnata ai mali! - Co'a resta di noi a sessant'anni? - non più nulla! - non più nulla giacché tale è il giuoco della Creazione. Farci innamorare di noi stessi - eppoi lentamente lentamen– te - distruggerci. - Fare in modo che in ncli abbiano a distruggersi le istesse attrat– tive di cui Egli già e-i era stato beneficio. A me donasti il soave spirito - del– l'umano amore - dell'amore per tutte voi, creature innamorate - oh si, ve ne fu qualcuna anche nella mia vita - esi– stenza che trascorse sgangherata quale ruota in un torrente di lacrime - 11 mio molino andò male - m.a1e quando cio·."t?va,invece. andare a gonfie vele. - Si macinò della farina in mezzo alle la– crime. Ma ad adtri uomini andò peggio di me. Ad altre creature andò peggio di me - io, almeno raccolsi qualche fiore - specie il tuo fiorire, o cara Luciana. è •plendido - Oh l'amore cli tuo padre! Tu rimarrai dopo di me - tu rimarrai. le, me ne \'ado - ormai - verso le porte d'un cimitero e ne;,pu:-e so quale sa.-à tl mio - :-lon di certo sarà quello del mio paese natale - tanto a me care, paese, una volta (non vi conosco però che poche persone) ~ sotterrato lassù dove la terra è quieta - e il sole risplende - a Cupramontana. dai fati dorici greci; ma - oggi che il paese non è più rissoso - e nulla io feci per meritare la stima paesana - Xon voglio essere sepolto m Roma (la fosca, la pretoriana). :.\lori:e, decedere - essere seppellito fra i suoi innumeri mn:1.i - tutti «onesti dopo · dac– ché pas."arono da questo - al -:-egno sconosciuto del Tutto eterno. * IL PlTTORE - :.vii trafigge - ogni colpo di colore sbagliato - un giallo mal messo è come un fulmine che frana la mia casa - Ògni colore che non vuole apparire al suo giu.,,-to graò.o, suo giusto momento - è, per me, come una morte - Oh azzeccare potessi colori beili come quelli de1l'iride. * Trovare parole simili - in questo v-oca– bolario si vago, del colore - Trovare le parr-ole - in questo vocabolario - si barbaro all'amore. * NATALE- (25 dicembre 1954) - Adesso il gran corpo divoratore - della Città - consum~ capponi in grasso brctdo - schiu– ma la pentola - bolle il fuoco -; ma cre– pa, o città sudicia; senza il mio alto amore; - Oh amore, puro amore mio. male vivi fra gente da cotechini e da sal-am.i - i maccheroni gialli come l'oro a diciotto im,accherano la loro bocca di gialla bava - Per te, amore purissimo, nessun altro amore - nessun incontro quest'oggi; la storia è vecchia - nessuno viene a me: io sono maestro di Il'UVole di dicembre bianche e turchine. Nes,,--uno a me mai venne. * -è io che« tanto amai• - non potrò im- pedirti d'amare - Ma perchè sei cresciuta così in breve? * Fine dell'anno: beati i morti! - (ma neppure codesto è vero!) - C'è sempre tempo per raggiungere - l'oscura soglia d'un cimitero - Sole divino! (e libertà - di cammina.re ,ungo i boschi - con il sermone d'Orazio in mano) - C'è sem– pre tempo: bevo il mio fiasco - centel– linandolo sem;pre più piano - (31 di– cembre 1954). * Ohi è che non ama - l'anunale che ha ucciso durante la caccia? - che egli me– desimo ha scovato perseguito - ed ucciso - Oh la mia memoria dei fagiani - dei fa– giani dorati dal collo turchino. Chi è che non ama, che non rammenta ancora - <lei nemico che gli ru nemico - insieme a.Ila morte in tempo d'amare? - Oh i ponti sopra i fiumi varcati. Nella grande ca:rcassa umana - tu sei un vei,me più o meno. * C'è una sola aTte che tu non possiedi - apprendila! - Codesta è quella del men– tire - Apprendi, dal reo mondo, ciò che esso è. lo .fui l'angelo! - Apprendila. LUIGI BARTOLINI

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