la Fiera Letteraria - XI - n. 41 - 14 ottobre 1956
P_ag_._4 _______________________________ ~l~JA_F_•_T_E_._R _ _ 1._F_T_T_FR~RT~_- _ ______________________ D_o_m_en_1_·c_a_J_4~o_t_t_ol_~_·e_l_9 * GALLERIA DE I PO ET I ITALIANI * L LIANA ANGELI .lui .llt>RTE li.I CHE rtiOLE,, Anni r masti nella luce del ricordo * Affidata alle cure di un sensibile presentatore co– me Attilio Bertolucci è uscita presso « li Raccogli– tore» di Parma la raccolta poetica cli Liliana Angeli Guidotti: I miei anni. Se si escludono le due appar1Z1oni su La Fiera Letteraria del 5 luglio 1953 (e non 19 com'è riferito nella «notizia» a chiusura del libro) e su Paragone del febbraio 1956 con pre– sentaz.ione di GiorJ;!io Ca– proni - sette componi– menti in tutto - queste poesie sono da considerarsi la vera e propria rivela– zione di una delicata pre– senza. nuova per l'emozio– ne che suscita nel lettore e per la limpidezza delle im– magini e del linguaggio di cui si nutre (di cui si nu– triva) una così rara figura di donna. Pagine di sofferta ispirazione umana dove è depositata la memoria della propria vita, dove gli attimi e le sillabe hanno la misura del tempo rimasto nella luce del ricordo * di l!.:l,1O FILIPPO ACCBOCC.\ diografla della propria na– tura: e di pag. 77 dov'è lo accenno al suo libro se– gre to, a l diario nascosto; di oa.sr . 79. 96. 105. 107: lu– cid i nell 'analizzare se stes– sa. nel trovare la ragione d'esistere anche al di là del male: versi di una com– posta e rassegnata stesura quale doveva essere la sua vita interiore. Liliana AngeJI IL CLIMA, TUTIO INTERIORE, DELLA SUA POESIA * UN'IMMAGINE D L I ANCHE A SE STESSA * La raccolta di liriche di Liliana ngeli ci uggerisce il ri- morso di esserle passati accanto senza darle il delicato ascolto, di cui la trepida amma aveva bisogno per irivelar i * di EUBI.A.LO DE 1'DCHELIS Conobbi Liliana. An&eli, giovanissima spooa, a Roma, nel 1943; aveva un'aria di fanciulla, tra fiduciosa e spaurita: fidu– ciosa verso i «grandi•, che l'aiutassero a vincere lo spaurimento che di dentro le accendeva di rapidi rossori gli zigomi; e cosi poco desiderava dalla vita: il ma– rito, il figlio, niente oltre ciò che aveva; ma forse era lei, già allora, che si sentiva portata vla da una lrresistibHe forza, e spaurita non credeva nell'aiuto che fidu– ciosa sperava. E tan,to più, come chi af– foga, quel suo sguardo infantile implo– rava durante li calvario della malattia, man mano che la sua sorte si rivelava quale fu; senza avere conosciuto, pareva, di se stessa e <lel mondo, tranne il bat– tito che minuto per minuto la legava con dolorosa aividità ag'!i affetti che amava. Morì a Firenze, nel 1954, di trent'anni. E fra le sue carte, segrete per lungo tem,po a1 marito, figurarsi agli amici, le poesie che ora si pubblicano confermano l'immagine schiva che <li lei apparve, ma S<'hiarita di autocoscienza in ascolto, che poteva fare immagine di lei anche a lei stessa, lievitandole quasi di meraviglia la pena, meraviglia di esprimerlo. Ciò dun– que ella nascondeva nel limpido sguardo; forse, come la bambina ha paura del– l'esame, per soggezione dei « gran<li »; ma anche e soprattutto (vedo ora) per la pro– fondità cui attingeva quella sua limpi– dezza : come Cordelia, Ermengarda pote– va.no solo, amando, amare e tacere. Tal e il clima, tutto interiore. delle poe- sie della Angeli; il cui dono più certo sarà, per un lettore anche estraneo, la voce bianca della sua gracilità disarmata, che fa essa già tono; dove i modi diari– rJstlci del primo Ungaretti, scoperti spe– cie nel diario del 1943, perdono nella sil– labazione dei brevi verslcoll la cupa energia del mode1lo, ma non da !elicltà, pur liquida, delle parole sillabate: come diceva Il Serra del giovine Palazzeschl che la poesia gli nasceva dove la frase s'alza verso ii canto e non ne ha trovato ancora la misura. E proprio ag'li echi del Palaz– zeschl cedono altre poessle; meno auten– ticamente, diretti, perchè l'accento vero della poetessa è come di chi parla as· sorto, nel silenzio, tra sè, e non le giova divagarsi in parabola, sia pure per trasporvi allusivamente Il suo stato d'ani– mo. Ma quel disarmato confessarsi, l'esile voce, i1 singhiozzo che sfuma In sorriso piuttosto che non accada l'inverso; ecco che qui e là i modi degli Ungaretti e Pa– lazzeschl si avviano a risolversi quasi nel favoloso Incantesimo di certe visioni della Dickinson: sempre con quella gra– zia però, non Incise in diamante, labili visioni nell'acqua, che un'onda scompone. Perciò pia<ce credere che il libretto rac– colto dai congiunti suggerisca anche al lettore estraneo l'Immagine della cara per– duta; mentre a noi il ricordo sa Insieme di rimorso, per essez,!e passati accanto senza darle Il delicato ascolto, di cui la trepida anima avè\1'8. bisogno per rivelarsi. EURIALO DE l\UCHELIS Gli «anni» del titolo so– no quelli della più seJ;!reta gestazione lirica celata a tutti per lungo tempo. an– che al marito: misteriosa e lenta formazione di sensi. presentimenti. abbandoni che 11:radualmente si muta– ,·ano in parole. in brevi sil– labazioni. in apparenti frammenti rivelati soltan– to alla pagina. dove Lilia– na An.lliell trascriveva la parte migliore di sè. la mt:– no precaria. quella che og– gi è dato di riconoscere ,. apprezzare nella sua più intatta trasparenza. Dodici sono stati i suot anni di poesia. dalla prima del novembre '41 all'ulu– ma della primavera del '53: un non breve itinerario che le è servito a darci, m successione di attimi e di emozioni. un ricco diario poetico che ben a diritto si inquadra nella produzlon<! di questi ultimi Hnnl a consegnarci una dimensio– ne nuova del sentimento femminile. La poesia di Liliana An· geli non aderisce che a SI! stessa. nasce da esigenze del tutto personali e mal s'accorderebbe con J;!lieni bleml adusati delle (( COI· renti » e delle « generazio– ni», schiva com·è di com– piacenze lettera rie. tesa a scoprire intera la «verità>• che « è in noi"· Anche se la « verità». come nel suv caso. era tutt'altro che lieta. Nell'alternarsi del canto d'amore e del presentimen· to della morte (Ho vedut1, - in soimo - il dio Amo• re - ed era bello - co11 una sola freccia... buia - m'era - la strada - qual– cuno - mi ha presa - per mano»: « Sibilando la Morte - passa il ruscello - dove una bella ragazza - si specchia e canta ... ») è il rapporto costante tra immagine e sentimento che ella cerca va. un rapporw però naturale. mai propen– so alla pur minima forza– tura di linguaggio. in lei del resto inconcepibile. A che le sarebbe servito !orzare la mano o la paro– la se a nulla avrebbero do– vuto servire quelle pagine, altro che a sel(narvi il de- stino di l!iomi unicamente raddolciti dal ba ttto sem– pre più lieve del proprio tempo? on certo le im– magina,·a destinate alla pubblicazione. l'autrice. Eppure si tengano a mente i versi di pag. 71, un ritratto di sè sperduta nel pensieri vaganti nel tem– po, coJ viso riflesso nella sbiadita immagine: un au– toritratto. quasi. una ra- EMOZIO DIARIO POcT1CO * Un anticipo d'rtprno perLiliana Angeli * di AT'l.'11,1O BEBTOLUCCI Vi sono del giorni in cui cl pare che veramente la poesia sia morta: una bella cosa morta e fredda, Inutile, come può esserlo un gioiello quando mancano generi di prima necessitd. Più che gloml sono momenti, forse, ma anche se passano lasciano male, e una punta seg,-eta di sfiducia resta in noi, se pure un testo poetico riesce a prenderci, a convincerci. Dovevano essere del fragili fogli di velina da copie, senza titoli e senza indicazioni, anche minime, sull'autore, a provarci che la poesia può essere ancora, non soltanto non mt,tile, ma necessaria. Erano I fogli che formano ora il libro I miei anni: e può sembrare ovvio, 0001, nella conoscenza del tragico destino di Liliana Angeli, morta giovane moglie e madre a tren– t'anni, il dconosc,mento di una tale necessltd. Ma non agiva sui d1 noi nessuna suggestione bio– gru/ica, q11ando leggemmo queste poesie per la prima volta, sembrava anzi che non vi dovesse essere che il fastidio di un'altra lettura di versi dattiloscritti, dal– l'aria per di più piuttosto datata e fuori moda, nella loro sfllabazione bret:e, nella loro apparen.::a fram– menti$tica. Ed ecco int:ece che il diario poetico, pur offren– dosi in 1,na nuda successione di attimi, ci dava mentre procedevamo un'emozione, un brivido che superavano qualsiasi, pur felice, riuscita di impressionismo psi– cologico. Briciole d"ati di farfalla acceca no il cuore. Non sento più l'orologio cl,e batte le ore. E' la qualità s.rcziante e indifesa della poesia fem– mimle nei suoi punti pit, alti, qualcosa che cl ha fatto pensare a Emily D!ckinson. Forse fu in compenso della vita e dell'amore che le venivano tolti, che si diede a Liliana A ngel! questo anticipo d'eterno: privilegio, sempre tanto du•amente pagato, dei poeti verl A'ITILJO BERTOL CCI Si legga l'ultima lirica. da antolo11:ia. !a più casta e perfetta nella morbldez· za dei toni. dei richiami. flessuosa nel ritmo e nel– la penetrante sensibilità femminile. La sua veritd era sco– perta: nell'irrealtà del so– iino v'era l'unica realtà ac– cettata: Era un bel giardino come nel mio sogno qualcu110 mi stava a guardare io non osavo alzare 11li occhi parlare ml piaceva anche cosi vero solo in sogno. E anche qui c'è l'alter– nars.! di sè all'altro. della apparizione fantastica alle cose. del brivido alla di– stensione. del dato fisico (del male: « anche - par– lare - mi pesa... a leg– gere - mi si chiudono - gli occhi») alla immagina– zione più accesa (al ripre– so vigore sia pure aleato– rio. alla persistente fiducia nella vita: « La tua musica mi portava - vicino una lontananza - e chi amo tornava»: « ... se Dio ml ha fatto venire - su questa terra - era perchè - lo incontrassi - senza di lui - anche il cielo - ormai - era diverso - in cielo - non si muore - ma lo - sarei stata - la prima - cosi Dio - ...ml ha man- dato - incontro - chi ml fa vivere»). Pagine di sofferta e uma– nissima Ispirazione. dun– qu . dove è depositata la memoria della propria vi- ta, dove il tempo felice viene sfoglia lo col pensiero fisso alla soliludlne. al rimpianto, al desiderio non Più appaJ;!ato: • la morte ha quello che vuole>>. Un libro dove gli attimi, le sillabe. I versi frantuma– li (ungaretllani solo In ap– parenza. perchè aul si trat– ta di respiro affannato nel presagio. con appena bre• vi ampiezze endecasillabi– che) hanno la misura del tempo. degli anni rimasti nella luce del ricordo a vi– vere come il ritratto puris– simo che Liliana Angeli ha lasciato di sè e delle s:.ie qualità non soltanto poe– tiche. ELIO F. ACCROCCA NON Cl VOLEVA MOLTO * PER LA SUA GIOIA Liliana Angeli è la sua bre1Je 1Jita * In un volumetto di poesie di poro più di cento pagine sta Liliana Angeli. E ciò a me sembra impossibile. A me <l Quale morte, Dio, mi darai?», questa è la domanda angosciosa di una delle sue poesie * che !'bo conosciuta, giovane e bella; che l'ho veduta mam- ma felice del suo bambino. Sembra impossibile che nel te, prendeva !orme di giuo– suo sorriso luminoso, nei re- co. Come quando, dietro i pentini mutamenti d'umore vetri della finestra, trascor– di giornne sposa (Tu mi gri- revano il tempo inventando di e io piango. Ti guardo e le storie delle persone che non sorridi. < Sei ancora una passavano di sotto la strada. bambina» mi dici.) fosse già A ripensarlo. oggi, si può la morte. ben dire che quello - mal- Nei primi anni del dopo grado le molte difficoltà - guerra era venuta ad abita- fosse un tempo fatato. Noi re a casa mia, con il marito ancora non a,·evamo bambi– ed il figlio. ni e il piccolo Glauco era il Mia moglie ricorda ancora re della casa; sua madre ri– i! lungo s:.iono di campane!- tagliava per lui conigli di Jo, la porta d'ingresso aper- stoffa dalla buffa cspressio– ta d'improvviso e Liliana e ne spa:.irita, mentre lui - il piccolo Glauco biondo e solo bambino fra tanti adul– celeste, nella sua mantellina ti - •si sceglieva i suoi arni– a cappuccio. Per questo vi ci migliori dando dei nomi dico che a noi sembra im- alle maniglie delle porte, al– possibile che Liliana sia nel la cassapanca dell'anticarne– libricino che mia moglie, ri- ra: Ciccio Romolo era il ter– girando fra le mani, accarez- mosifone del bagno. za quasi come persona viva. In quei giorni sembrava come J'am.ica che non è più. che tutto il tempo del futu- Fra le due Liliane, mia ro fosse nelle mani della moglie e !'Angeli, si stabili giovane mamma di Glauco. subito una lieta intesa, una Ricordo la sua espressione di confidenza piena che, a voi- dolorosa partecipazione quan- di GIOI AiXiXI tiIGLIOZZI do una volta, a Viareggio, Finalmente per le feste di che si muovevano al ritmo di nella sua villa delle Focet- Natale Liliana ebbe il suo una canzonetta comica. te, Mario Corsi ci racconta- cappotto; ma la sarta sba- Davvero non ci voleva va della sua figliuola morta gliò a tagliarlo e le maniche molto per la sua gioia. Quan– di parto e del nipotino che pendevano goffe dall'attac- do ebbe, finalmente, la s:.ia non conosceva carezze ma- catura. A Liliana il cappotto casa, in via Cavour, ci volle terne. sembrava bellissimo e quan- - un giorno - tutti a pran- nostro amico comune raccon– tai; Liliana si mise a ride– re. Quella fu l'ultima volta che io la vidi. e quindi - anche quando fu molto ma– lata, nella sua casa, in cam– pagna, o in clinica a Firenze -, la sua immagine serena si sovrapponeva alle notizie al– larmanti e non mi riusci mal di credere che la mamma di Glauco potesse morire. L'unico cruccio di Liliana do s:10 marito gliene fece os- zo. La sua era una felicità ci sembrava fosse ouello di servare i difetti lo difese grande: era la signora della non poter avere una sua ca- strenuamente, poi - di fron- casa; dava ordini alla don– sa; avere la casa significava te allo specchio e all'eviden- na di serdzio: che portasse per lei uscire dal s:10 stato za - si sciolse in sconsola- in tavola, che sbarazzasse, e di e moglie-bambina >. e se. tissime lacrime. Era un pie- tutto mi sembrò assumesse da una parte, amava farsi colo sogno andato in pezzi e. il valore di un giuoco tre- Ho qui, sul tavolo, il pie- coccolare da mia madre. dal- ancora una volta, si era la- mendamente importante. colo libro bianco. Leggo il l'altra aspirava ad assumer- sciata sorprenderE' bambina. L'ultimo ricordo che ho d1 nome di Liliana Angeli stam– si delle responsabilità. La sua allegria era fresca, lei è una risata, tutta sin- pato sulla copertina. poi il Alla luce delle sue ooe- comunicativa. Una sc-ra d'in- ghiozzi e saltelli, un po' af- titolo. Dovrebbe darmi ·il sie, alcuni suoi gesti ci rive- verno. poco prima che Lei faticata. Liliana era già ma- senso di freddo delle epigra– lano di Lei un volto intra- partisse per Viareggio, per il lata da lungo tempo. passa- fi; ma questo io non lo sen– visto, ma non conosciuto pie- Capodanno, complice mia cu- vo per via Cavour. e il ma- to. Sembrerebbe retorico se namente. gina Clara, inscenò in cuci- rito. che stava alla finestra vi dicessi che Liliana Angeli Certi suoi pianti ci disar- na 1a pan!omima del turco- insieme con lei, mi invitò a è una di q:ielle creature che mavano; ne ricordo uno, !un- nano. Le mani dell'una. pog- salire. In quei giorni, gra- non riesco a pensare morte. go, doloroso. per un ca,>i:;,t· giate sul tavolo, nascoste da zie a una nuov~ cura. l'in- immobili e senz.a voce. Il ri– to. Un cappotto griirjo va- un paio di pantofole. finge. ferma aveva ripreso parte cordo di Lei e di alcune al– gheggiato per lunghis,simi vano i piedi del nano. l'altra, del s:.io peso e del suo colo- tre persone che ho ama o ac– mesi in una vetrina di un nascosta, prestava al nano dal rito normale. Non so più cresce la mia fede nella re– negozio del centro di Roma. volto buffissimo le sue mani quale storia curiosa di un surrezione della carne. Sulla copertina bianca spicca il titolo: e I miei an– ni>. Pochi anni, anni d'at– tesa, anni di sogno; poi e ve– nuto il freddo vento della realtà. !\fa io ritengo che la realtà sia passata e Liliana Angeli non se ne sia accor– ta. Pochi avranno come lei la capacità di creare il so– gno della propria vita, e in questo aveva un collaborato– re cui l'amore prestava la sua perennità, il senso del– l'eterno: Suo marito. Nel niccolo libro di Lilia– na Angeli non è scritta la parola e fine>. Se l'avessero messa sarebbe stata una bu· gia. < Quale morte, Dio, mi da– rai? >. Questa è la domanda angosciosa di una delle sue ooesie. Nessuno può scegliere la sua morte. Solo i santi e i ooeti. E Li!i.:.na l'ha scelta. Q:.iando il suo cuore fu stret– to dal gelo. nel quadernetto delle sue poesie quella mor– te dolorosa si faceva d'ar– <1eno. Aveva il suono delle campane di Pasqua, nelle quali è il presentimento di una Vita che non muore. GIOVANNI GIGLIOZZI POESIE di LilianaAngeli * Se dico il tuo nome Se dico Il tuo nome è come dl~SSI che sono tua se tu mi parli ml senti in te e ml appartieni. SI io non so dove cominci tu e dove finisco lo: ormai siamo uno solo con una sola anima che dlv!dei-emo sempre come abbiamo fatto nel passato quando ancora non ti avevo incontrato ed era bello aspettare come facciamo ora ch'è più bello del passato perchè non esiste più dubbio: lo so che tu sei. Invocazione Le avevo detto di venire a trovarmi ma subito ml doveva sentire. De quel giorno è passato tanto tempo che ha avuto tempo di morire. E non altro Fa caldo anche parlare ml pesa ma se dico a me stessa che ti amo sento Il fresco del cuore e non altro fa caldo a leggeri! ml si chiudono gli occhi ma se penso al tuo bene sento U fresco del cuore sempre come la sera a settembre. Lettere Lettere morte affogate nella mia anima ora non fate più caldo Il mio giorno non siete più ed io non piango Fuori del tempo mi porti Fuori del tempo mi porti per mano. Tutto è sospeso, vago, senza sorte. Forse assistiamo al destino che si compie. Vediamo una stella cadere nella notte. Svanisce nel nostri pensieri la terra. Tutto si ferma come nella morte. Tu sei il pensiero Tu sei 1I pensiero che a me nasconde ognl brutta visione della terra \Utto è chiaro con te come l'orizzonte dopo la pioggia d'estate. Lll,IANA ANGELI
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