la Fiera Letteraria - XI - n. 39 - 30 settembre 1956
Pag. 6 Roberto Faso1a ARTISTI ITALIANI RIGOBE ESPRESSIVO DIBOBEBTO FASOLA * Forse proprio quella qualità morale che l'aveva spinto ad agire e a formarsi, lo indusse a cercare sempre più profondo, con un'analisi condotta in molte direzioni, i valori assoluti della forma e del colore Ho conoscittto Roberto Faso!a al prin– cipio di settemfn-e del 1943, quando a ognuno degli itatiani che facevano parie de/,l'esercito discioltosi con l'armistizio, si pose il problema di scegliere individual– mente, senza ordini o direttive, la propria strada, in quel tempo tumultuoso di guerra civile e di lotta per la libertà. Ricercato dalla polizia e dai tedeschi, ero stato in quei giorni affettuosamente ospitato e na– scosto nella loro casa di Fi,esole dai suoi zii. Per essi il nipote, quasi un ragazzo neUa sua divisa di ufficiale, era come un figlio, venuto improvviso dalla guerra, ma non per riposarsi, con il suo viso giova– nile e pensoso - Roberto non ebbe dub– bi netla scelta - sarebbe subito ripartlto P...er il Sud, avreibe passato ,(e Linee, per presentarsi al Comando alleato, e conti– nt,are la guerra per !a libertà. Mi propose di essergli compa.gno in questa avventura - sarei volentieri partito con lui: trcitte– nuto infine dcil lavoro da svolgere con gli amici di Firenze, lo vidi partire solo: e non lo ritrovai che dopo la guerra. Attraverso inverosimili vicende, culmi– nate con l'assurda permcinenza forzata ne! campo di Padula, in compagnia dei fa– scisti che egli era andato <Lcombattere, dal giovane ancora indeterminato, per per quanto ricco di misteriose possibilità potenziali che avevo conosciuto, era nato un uomo, che si era formato nell'esperien– za, nel dolore, nei contatti umani: un pit– tore e un poeta. Arrivai,a da Padu!a con le sue pri111.e opere, una serie di disegni, di figure, di ritratti, di studi penetranti di ar– chitettura; con un senso preciso della de– scrizione, dei caratteri, dei gesti,, dei va– lori. Il violento contatto della reaità gli aveva aperto un mondo insospettato: e lo aveva rivelato a sè stesso. Ne seguì, di lì a poco, Laserie dei disegni di Roma barocca dove le volute rinciscono sensuali mci pre– cise come un pensiero rigoroso. Ma Roberto Fasola non poteva fermar– si quì, a questa inte Uigente descrizione di un mondo sentito come esterno e parziale, nè alla ricerca amorosa, inttLitiva e colte. LEJ/1 di tm segno, di une. isc1·izione, di una ar– cliitettura. Forse proprio quel rigore clie era in lui, quella qualità morale clie !'aveva spin– to ad agire e a form<L1'Si, lo indusse a ce,·– care sempre più profondo, con une. sorta <lianalisi condotta in molte di.rezioni, i va– lori assoluti della forma, deUc, linea, del colore: mentre analoghe ricerche lo occu– pava.no nei ,·iguardi dell'immagine lettera– ria, della parola. Di qui le sue poesie, « Senza niestiere •, « Azimi•. e Le sue ne– cessa.rie esperienze pittoriclie, che in bre– ve volgere di anni dovevano portarlo, dc, quei suoi inizi descrittivi, alle più medi– tate creazioni astratte, all'idea di imo sp<,– zio clie comprenda la materia e il tempo, e della molteplicità degli spazi, e dei loro ritmi;· misura del tempo, fino alle strut– ture in metallo e agli oggetti di diverse materie trasparenti, che egli chiamò polie– pidi, Liberi disegni in un'arici senzci limiti, nei quali egli sentiva !a felicità consape– vo Ie de Ua scoperta. Tutti questi successivi pe,·iodi della sua opera, per quanto varie sic.no siate le ri– cerche, non ebbero mai nulle. di arbitra– rio: perchè tutte nacquero, come le sue opere prime, da una profonda esigenza di clticirezza, di rigore inteUettuale, e dalla validità, sempre più esplicita nella sua coscienza, di realizzarsi in opere che tro– vassero in sè intern la loro giustificazione espressiva: da quello stesso impulso verso una scelta coraggiosa e decisiva. che l'a– veva portato, aUo·ra, all'inizio del suo viag. gio di artista, a traversare, solo, le linee, verso un destino ignoto. Così si era formata, in questi anni., la personalità di Roberto Faso!a; una. perso– nalità clie cresceva rapidamente di impor– tanza. e che aveva ormai una forte in– fluenza su molti giovani, clie guardavano a lui come a una figura rappresentativa. La morte lia cltiuso improvvisamente que– sto cammino ascensionale, rimane il ri– cordo di un animo puro; e una serie di opere intensamente vissute. . CARLO LEYI LA FIERA LETTERARTA' * grande Maestro SI L'opera del di ridurre mezzi e~pressivi per maggiore evidenza di zioni, aJla è svolta costantemente nell'impegno VJa di continue purificazioni e rat·efa– un vero e severo rendimento d'arte )f. d·i SILJTIO BltAlVZI In tanti anni che si cono .. friva facile e lieto, a portata sce Pio Semeghini e se ne ama di mano. Poteva avere subih la pittura. le esposizioni delle 1'approvazio11e degli accademi– opere sue da noi vedute furo,o ci e l'applauso del pubblico. molte e dl verse. Alcune, mes- Non volle nè pensò mai di cer– se in piedi con un gruppetto carli o richiederli. Senti, inve– di quadri raccolti un po' a ce, che bisognava battere altra caso, e quindi. anche se am- strada, che era necessario ri– mirevoli, senza la pretesa di salire aUe origini. onde rkon– UJla organdcità cui ili effelt,i qui.stare m1a ver.ginità reaJe e non potevano apirare; altre, ritrovarsi intatti nel tempo pre– invece. omogenee e coerenti, sente, con wrn coscienza affat– dove l"esemiplì.flcaz.ione delle to nuova. la quale, permette,1- parabola artistica del pittore do all'uomo d'affermarsi nel– era sempre te-:1tata. e spesso l'artista. concedesse però al– rag,giunta. Ma nessuna come l'artiista di rJscoprire nell'uo– questa di Verona, che le su- mo la sua autentica misura. pera e le oscura tutte di gran E c'erano, allo,ra come oggi. lun,ga: così vasla eppur sele- mo1ti dubbi da chiarire, mo]tì zionata. cosi esaurie-nle eppnr equ,ivoci da disperdere, in C·UÌ rigorosa, da documentarne la anche il concetto deJ!a tradi– attiv:ità, passo passo, per oltre zione aveva smarrito ogni si– cinque decenni. gniflcato. Semeghini, comun- Nella pittura moderna sem– bra fatale oramai che l'urto Ira spirito e realtà debba in– durci ogni volta a riportare questa o q,1ello, considerando tutte le cose come la diretta proiezione de1Je nostre emo– zioni. E quanto ,più una siffat– ta verità è semplice, tanto più essa mena con sè un lume na– turale, che la Ia palese ad ogn,u,no. L'opera di Semeghini s'è svolta, appunto. in tale ordine. con l'impeg·no costan– te di ridurre i mezzi espres– sivi, per via di continue pu– ri-fleaz-ioni e rarefazioni, alla maggiore evidenza di un terso e severo rendimento. La mo– stra veronese ci permette di seguire con precisa puntualità codesto sviluppo. Sul princi– pio - e si veda 1'Autorit1atlo del '5, la Natura niorta coi co– comeri del '7-8. il Ritratto deL– la mac!re deJl'8 - l'artista usa una materia pHtorica pluttosto densa ed eJa;borate co•1 un gu– sto che fonde i cromi e ne ispesaisce qui e lì la stesura. Ma qua,lche anno dopo, que.Jla materia si fa subito lieve, scio– gliendosi per così dire in ve– lature fluide e trasparenti, co– me nella mirabile Casa incan– tata del '13, o in pennellate più o meno staccate e frante, come nel Crocifisso in Breta– gna del '12. nella Pescheria a Burano o nell'Autoritratto o nel Rio deUe M aravegie o nel Rio di OgnissanU, tutti del '13. Non sono due maniere 'diverse, sibbene l'espressione di una sensibilità univoca che te11de a fondérsi ne1la sintesi flgura– tiiva attraverso ui1 linguaggio via via più controllato ed in– tenso. E va chiarito come, .fin da quei prirn; lavori. Seme– ghini abbia presente la meta da ra~giungere, Se guarda di hltorno a,gli artisti del suo tempo, e di qui rioale agli an– tichi, non si tratta per lui di p0rtecipare a queslo o a quel movimento. d'aderire a que– sto a quell'indirizzo, ma di tro– vare una con.ferma ognora plausibile e certa alla sua vo– cazione. Lo scheletro grafico, -c-he i11nerv,a l'im•pianto .Conna– Je e architettonico dei uoi peesaggi. deUe sue figure e na– ture morte, è la prova eviden– te di un rigore di ricerca mai aMidaita alla pura sensazione visiva o all'estro estempora– ne, e g, atuito. Nè sarà inutile avvertir1 che i suoi disegni non si rr anifestano, consideNti in se slessi. come un eserci– zio preparatorio. un appunto da sviluppare nel quadro. Suc– cede auche questo, d'accordo, ma la sa,,gu:igna o la matita sono già immagine raggiunta, pittura in Gè chiusa e com- Domenica 30 settembre 1956 GRAN GUARDIA A VERONA Pio Semeghinl piula. , 11a Bamb:na con Le frutta e la L'affermarsi della personalità Bambina col cesto del '47, il semeghiniana con un distacco Paniere di fiori del '48, la Na– tanto accorto e solerte da ogni tura ·morta con Le botttghe del maniera co.rrente è. fm cl.agli ·51 ecc., ec~., sono alcune del– inizi, rapido e perentorio. Su- l: tappe_ piu alte della sua fa– blto sv0Ilite tutte le suggestio- hca. assieme a tante altre. che ,11. subito assorbiti tutti gli in- la mostra verone~c allinea. segnamenti, Semeghini trova Ja mantenendo_ un. hveU~ so~– sua strada, dopo pochissimi an- prenden!e, 1n cui n~m s1 veri– ni di lavoro. iin una visione e fica ma1 uno scadur.ento, 1..11 in uno stile che non hanno arresto. una Jacuna. rapporti con nessun'altra ri- Nulla, perciò. di enfatico o sorsa o altro stile. li pittore di estenuato, nella pittura sua; non forza mai il suo tempera- nulla di edonis ico o di ln– mo1to: piuttosto l'asseconda, condlto. cli languoro,so o di ar– frenandolo e correggendolo a1 tificioso. Gli atteggiamenti ere– momento giusto. Ed è sempre puscolari non hanno a che fare lui e soltanto lui, nella solita- con la dolcezza e ]a limpidità ria indipen<ienza della sua più della sua visione, che manife– genuina natura. Lo Squero t? sta sempre u,,a esigenza cla.;– il Ritratto di Bepi del '19, Ve- sica, ed è possesso energetico. nezia sollo la neve del ·22. gli conquistato e motivato. del suo Orti di Burano del '23. alcune mondo interoire. Come, ap– figur:, de_! '27, la Pesdvendola punto, è possesso 10 pregnante ~el _30, 11 Nudino c!_,sieso del innocenza del suo lun O idil- 35, 1 Bragozu a Cluoggia del . . _g . '38 il Ponte del ·39 il Giubbet- bo con la natura. C1oe inven– to · rosso e le Due' amiche del zione lirica-: poesia. '41, la Natura morta del '46, lLVIO BRANZI Per altro, ci voleva in veri- que, non ebbe i11certezzc di tà uno studioso di gusto e glu- sorta e. invece d'attardarsi in dizio s,icuro come Licisco Ma- ricerche sperimentaH o in for– gagnato, direttore del Museo mu1azioni progra•mmatiche, si Civiico, per dar vHa 1 con tan-1 raccolse tutto in una sua es– ta serietà e impegino e amore, senziale facoltà d'evocazione e ad una impresa di codeste sor- trasfigurazione che 1 recuperan– ta, indu'bbia,mente memoron- do l'antico in accezi·one mo– da nella storia delle esposizio- derna, seppe poi rianimar'J.o e ni personali di pittura moder- riviverlo, se1.1za nosta],gie clas– na italiana. S'aggiunga anche skisticthe. nei termini se.rnpli– il catalogo che accomp~ gna le flcat.i d'una esigenza attuale, mostra. il quale. folto di ta- ognova ri•so1uta e conclusa. vole a colori e in bianconero, La formezione di Semeghi– ed ~emplare sotto ogni a pet- ni risaJe ag1d inizi del secoJo, lo, sia o_elle ~chede. del. M~ga: e più volle s'è scritto di quel– gnato, sia ~H!1.saggi. cr1hc1 d1 la serie di ritratti a temipera C.L. Ra.gghianh e d1 G. Mar- che e~H nel '90~ o nel '903 chior,i, rimarrà senz·a1tro come espose O da Chagot, in Rue La– un testo fond?mentale per la fitte, a Par1gi. E' qui, dunque, opera semegh1mana. Che poJ in codesto ambiente dove tra– l"iniziativa, volta a celebrare scol:'6e a più dpre~ parecchi il Maestro, sia pa,rtita dal Co- anni. che e,gli comincia a pre11- mune. dailla Ammi,nistrazione der coscienza di sè ad atfifinare prc,vinclale e dall'Ente del tu- Ja sua sensibi'Htà ~ a sveltire risma in w1iiooe concorde, è ]a ..s,uamano, impegnando con1e fatto altamente sign,ilflcati'VO e è natu-rale i modi e i valori degno d 1 i elogio. dell'i,mpressionismo e attingen- UNA MOSTRA A BARCELLONA I OMAGGIO AD ANTONCO GAUDI' )f. .Nel salone della Gran Guar- do, specie dalla pittura di Cé– d1a, opportunamente eJ.lestito. zanne. quelJa d•isciplina che la rasseg 1 1a aduna centocinque doveva poi sorreggerlo in tut– dipinli e cinquantasei d 1 isegni: to il suo ca1mmino. Ma oon ci una s~la~~ mir~bUe d'~pere sii .inganni su una simile forma che n1ai piu, crediamo. sara da- d'alunnato. Ohe fosse una scel– to ricostruire. SemegrhinL sii ta estetica e non una formùla defu,isce qu~ con una precisio- accattata di rimando, la com– nc. e ~ma ch1Eu·~zza se non pro- pUazione di W1 :f.are congen'ia– prio in.attese. s1curamen,te sor- 1e aJ. su,ç, temperamento e non prendenti. anche per chi, co- d'una maniera colta esterior– mc noi, ha og 1 .1ora seg,uito i1 men,te nel ,geslo, lo si vide su– suo lavoro. Il quadro più an- bilo dopo, allorchè, nei suol lico. una piccoJa tempera in- ritorni in ItaJia e massima– Ulolata Notturno a Parigi. por- mente nei so_gaiorni a Venezia la la dat0 ·del. 1904; il più nuo- e a Burano, ~gH 1·i!portò ben vo. 1:ma fi_n1ss1ma Natura mor- presto alla tradizione nostra ta di fior, e frutta, quella d, i pPinci,pi acqui.Gibi duran,te la 1956: e. tra l 'u.no e l'altro cor- permanenza pair1gina, e ~eppe rono cmquanladue ann<[ di la- q•ui.ndi. riprendendo lo studio voro dndefesso. silenzioso e dei grandi maestri veneti e commovente, ohe rivela come loìnbardi e tosca·nii. del Tre e l'artista sia venu1-0 di conthJuo del Qua•ttrocento. maturare riiproponeh<lio a se stesso i (ruHi tanto personali ed auto– problemi elementari della pii- nomi. da non 1asci-ar più dt11b– tura, per risolverli ogni gior- bi sulla indipendenza del1a sua no più e oigni giorno megJio visione da quella impres:;i,oni– nelITa inte1liigenza della sua ri- stica. E tra i p1i1ni se ne ac– cerca, con un valore di s;.J.cri- corse Nino Bar,bantini, al qua– ficio inesausto e una costanza le, proprio qui a Verona. il sotterranea da minatore della pitt<>re fu presentato da Gino verità._ Pochi hauno parlato e Rossi, con queste testuali pa– polemtzzato rneuo di lui. sui role: << Viene c,,jà dritto da Pa– fatti deH'arte; ma pochi anche. ri,gi: è bravi;.;imo: è dei no– o pochissimi, sono riusciti al stri». Sicchè, dopo averlo ac– pari do lui. in questa prima colto e messo tosto in valore metà del secolo, a crea,re un nelle mosta.·e di Ca' Pesaro. il mondo d'immagini poetiche di Ba,r,banti!ni po,teva a•1<:he di– altrettanta gen,u.iJ1ità e pur~zza. fenderne l'a,rte in molte occa- N<:1-I'arte italdana moderna sioni, e strenuamente. fino agli la pittura di Scmeghini - ha anni più recenti, Dibadendo, arp– osservato una voJt;a il Vitali - punto. codesta fondamentale tiene U posto che que!Ja di affermazione: che pure all'este– Bonnard ha nell'arte francese: ro. Semeghini aveva impara– a bt: 1 1inteso, r.on del Bonnard to ,1on ostante tut.to a (<esset·e giapponesizzante. innamorato so~t-anzi.almente e s 1 ostanz,iosa– degli arabeschi. ma d 1i quello 1hente italiano». sia perché, più recente, più fragile forse. abbeverandosi a quelle fonti. ma più libero e squisito». Es- ((egli identificava e gustava sa muove dalla realtà. ma ti- ghiottamente il sapore origi– nisce nel quoarlro: e allora si nario del!{, sorgenti». sia per– può affermare davvero che non chè fin da aJ.lor-a non aveva vi si,a altra realtà che quella mai trascurato « di rac.coalier– creata dell'artista. Fin dal suo si a tu per tu coi maestri an– primo avvio Semeghlni ha ve- tichi di casa nostra senza in– d•uto giu to. rifiutando un mon- termediari e sr,1za interJocu– do già costruito, che ig1i si oI- to,ri ». Audacia, libertà ed estro dell'architetto catalano Il 7 giugno 1926 la cronaca di BarceUona registra un ba– nale incidente stradale. Un uomo di 74 anni, investilo sul– la pubblica via, è traspo,:tato all'Ospedale della Santa Cruz a S. Pablo e ricoverato in os– servazione con prognosi riser– vata: vi muore tre giorni do– po. Quest'uomo era Antonio Gaudì, un po' pazzo, come lo giudicavano moJti, un uomo di genio solo per alcuni. Na– turalmente i mok.i hanno avu– to torto e i porhi ragione; co– sì che quest'anno. a ricordare l trent'anni dalla morte, il Municipio della cil tà di Bar– cellona ha organizzato una esposizione dell'opera cii lui, l'unico architetto spagnolo che abbia parlato intorno al nove– cento un linguaggio europeo nel senso non di assorbimento di gusti estranazionali, piut• tosto di un con\ ·ibuto attivo ad un discorso che si veniva in quegli anni facendo in Eu– ropa. di GllJLlO l~ICCHJOT'l..,I fine del suo lavoro finalmen– te si permette di giocare, e 'lel gioco crea opere di ritmo decorativo, attmverso la poli– cromia vivace delle ceramiche nei1a sua libertà pienamente sslratto. Se pensiamo che questo gusto entrò nella de. corazione molto più lardi (fi• uo a divenire ai giorni no– stri, quasi ripetizione accade– mica), e ner altre vi - alla sua aHer~azione contribui un altro spagnolo - vediamo di quali aperture fosse capac,, la [antasia del Nostro. Quando pochi anni dopo nel 1889, Gaudì è chiamalo a costruire il Collegio di S. Te– resa e si trova di (ronte D n.roblem.i di funzionalità e dl disposizione ambientale, la c:ua visione si fa più semplice ed essenziale nelle strutture· all'esterno il rigore simmetri. co (come nella Casa « De loe Botines » a Leon, degli stes· si anni, ma con senso diversu ner il ricordo arabo) gioca un ruolo importante di coordina· zione. rigore che diviene aB– solutamente razionale nello avancorpo spoglio di ogni ele– mento decorativo estrastruttu– rale, decorazione stec:sa e rit– mo le finestre, nel loro valo- re di dimensione in funzione armonica. All'interno tornano gli archi parabolici, ma con maggiore semplicità ed effet– ti di luce ed ombra, che gio– cano nei dorsi e nei fianchi delle nude costolature. Finalmente nel 1891 l'intero edificio della Sagrada '.Famllia è a[fldato a Gaudi. Egll deve ,uperare un pregiudizio. ch<' nella mente di molti. cioè, che per un edificio di cui lo (non rivolto. perciò, al gusto di un privalo committente. ma ad una schiera più larga di UO· mini) non ci si possa disco– stare daJ!a tradizione. Questo pregiudizio, pur avendo i suoj moventi comprensibili in u1~ legame affel ti\ o alle forme tradizionali, avrebbe portato, se seguito. ad una antistorica e perciò falsa ricostruzione accademica. D'altra parte Gau– dl stesso non rigettava le im– magini fissate nei propri ri– cordl sentimentali per un de– siderio di un assoluto razio– nale. non avrebbe mai com– piuto un edificio che avesse risposto solo funzionalmente alle esigenze esteriori di cul– to: la stessa costruzione di una chie6a rappresentava per lui un atto di religione, nel qua- ~r le si riunivano la fantasia in– venti va ed lnsieme la fede e la sensibilità dell'artista. Se la fantasia poteva isolarsi, la fede non avrebbe potuto vive– re della propria presunzione al di fuori dello spirito della comunità dei fedeli. Cooi Gau– dl concepì una chiesa che nel– la struttura riprendeva ie sue esperienze costruttive. ma nell'aspetto più appariscente non urtava le immagini stra– tificate nel ricordo. Cosi. per– cbè la c1ipta ern già termina– ta in stile gotico, p<.rcbè la antica Cattedrale di Barcel– lona era gotica anch'essa, e perchè egJi stesso sentiva il gotico come il maggiore slan– cio mistico espresso nell'arte di tutti i tempi, assunse il modulo ascendente per la sua chiesa. JIOSTRE »· ARTE IN I'l'1lLIA. * La Mostra è divisa in sei sezioni: Prime 0 pere, Casa Ba– tllò Parco Gilell, Chiesa del– la 'Colon la Gilell, Casa Milà ed il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia, corrisponden– ti alle opere maggiori che lo architetto ci ha lasciato. La iniziativa, oltre che un om,ag– gio vuol essere un invito ad unl serena valutazione, ora che sono passati .i fervori po– lemici del razionalismo, coc,l ostile a Gaudi. Perché l'atti– vità di Gaudl (scarsi furono i consensi tranne negli ulti– mi anni della vita) trovò du€ fronti d'opposizione: nella sua patria a causa dell'audacia,. al– l'estero per il ricorrente sim– bolismo e per quell'empito di religione che lo portava a su– -vraccaricare di scene natura– listiche, addirittura paesisti• cbe, la facciata della Sagrada Familia. Un giudizio su quest'opera investe tutti i rapporti dello artista col suo tempo e la tra– dizione. Gaudl non fu estra– neo al gusto dominante. lo studio. infatti. delle varie for– me architettoniche, ed in par– ticolare del gotico. l'impegnò profond•amente, senoncbe la sua comprensione non si arre– stò al fatto decorativo, come per i 6Uoi contemporanei, ma giunse aUa struttura. U tutto visto sotto la particolam an– golatura delle possibilità crea– trici della fantasia. La com– prensione di uno stile. quindi. non fu la riduzione ad un de– nominatore, o ad uno schema contenente i particolari co– muni alle opere concepite in un determinato periodo arti– stico, bensì il riconoscimento di come quei particolari di volta in volta creassero, nel loro vario unirsi. una diversa armonia singolare ed indivi– duata. Da questa conoocenza Gaudl non trasse materia dj ricostruzione, ma di interpre– tazione personale, materia an• cora plasmabile sotto il suo estro. Le torri coniche, forate come alveari, della Sagrada Familia, sono forse J'elementu più appariscente e più cono– sciuto della sua libertà; come pure appariscente è la gran– diosità del progetto che ogni mente avrebbe giudicato paz– zesco. L' astr,·attisnio a Spoleto * Una manifestazionechefinirà coll1berarsideivincolidiuna scuola improduttiva per adeguarsialla schietta poesiadell'Umbria )f. tli GIUSEPPE SCIOll'iiINO Per la prima volta - in ve– na d1 fare una gita e non in– vitati da nessuno - ci siamo recati a Spoleto e abbiamo vi– sitato la Mostra Nazionale di Arti Figurative. giunta alla sua quarta edizione; quindi non sappiamo - nemmeno attra– verso i cataloghi, che non ci sono mai pervenuti - degli orientamenti estetici delle pre– cedenti manifestazioni. Ma una certa aria di fronda dev'esser– ci stata anche in passato. se un bel gruppo di pittori spo– letini - Rambaldi, Ceccarelli, Raspi. Marignoli, Toscano. De G'regorio. ecc. - sono da qual– che anno orientati verso un modernismo che, partendo da scomposizioni post-cul:iiste e post-futuriste. non indietreg– gia in alcuni esponenti, di fronte a un astrattismo vuoto, sgradevole, arbitrario. reliUo d'un dipingere intellettualisti– .co che in Europa venne di mo– da circa un cinquantennio fa, da parte di decadenti appar– tenenti a nazioni di nessuna o d'insignificante tradizione ar– tistica Certo che, come all'ult!ma mostra della Spezia. anche a Spoleto l'astratto celebra il trionfo del vuoto. occupando più di metà della mostra e usu- fruendo d'un salone centralo che, !rancamente. poteva esse– re destinato ad altri artisti me– no noiosi e più validi. Codesto salone allinea nomi più o meno noti della « cor– rente oziosa»: da Pulga, che rifà male Paulucci, a Brunori che trova sorprendenti i titoli per i suoi cromatismi, da Tur– cato che adesso fa pi,ttura con gl'ideogrammi cinesi a Frasce che imita gli affreschi ormai iJlegibili. da Bendini che fa U tonale senza un riferimento a forme concrete. (cioè a voca– boli. che diventino parole e immagini). a Lattes che pur– troppo scivola veso il nullismo, daJ!a piacevole tappezzeria di Licata a Scarpilta (migliore [ra i tre quadri che presenta, Uomo al limite). Quasi tutta la pittura sstrat– ra presente a Spoleto (e ciò accade anche altrove) è uni– formemente ispirata a noti mo– deJli. accademjca, di nessun interesse ove si pensi che an– che gli artisti dotati di qual– che qualità cromatica o dLse– gnativa si accontentano di gio– care col nulla. convinti eviden– temente di sbalordire almeno quel pubblico che, non avendo proprie persuasioni, finge di credere in cose che rinuncia a comprendere o si rin1ette al– l'opinione cli quanti non esita– no a prestare i loro filosofemi per giustificare con parole cUI– ficili e frasi equivoche tutta un'attività pseudo rivoluziona– ria: udiamo ogni giorno, nelle giurie. docenti universitari di storia dell'arte e sovrainten– denti ai musei e all'arte antica difendere gli astratti per aver l'aria di essere d'idee e di gu– sto avanzatissimi. Sintomatico. poi. che proprio nelle piccole città siano andati a finire i frutti rachitici e in ritardo d'una moda che in senso snobistico. come abbiamo detto, ebbe se– guito circa mezzo secolo ad– dietro e che ade:r.;o interessi mercantilistici internazioniali cercano di diffondere nelle co– sidette « colonie artistichP" per esitare centinaia cli chilo– metri di lela dipinta che nelle grandi metropoli e presso i grandi colJezionisli non trova più acquirenti. Siamo, dunque, in presenza di un'offensiva per inIJa;'.iona– re il campo artistico nazionale con le sciocchezze astratte di oggi per potere più facilmen– te far apprezzare e via via vendere gli esponenti di ieri. Con quale esito'/ Con un certo esito, se si pensa che, durante te ultime due Biennali. il pri– mo premio per la pittura è andato a due astratti ( Santo– maso ormai dimenticato e A :C.ro che. per le sue doti di fine colorista. ci auguriamo non su– bisca la stessa sorte). Però forse s'Uludono quanti voglio– no farla alla borghesia dana– rosa che a volte ama far cre– dere di volere il finimondo, facendo In politica da sini– strorsa e in arte la protettri– ce dei più sciocchi isnti. Co– desta borghesia, ora che il pe– ricolo comincia ,":I. essere im– pellente. saprà assumere le proprie responsabilità? Per snobismo essa ha com– prato. a Milano o a New York, i sacchi di Burri o i bu– chi di Fontana. i pasticci di Vedova e le lumacosità di Morlotti; ma C!l'ando codesta chincaglieria arriva alla Spe– zia o a Taranto, a Spoleto o a Comiso (cara bianca citta– dina siciliana ridicolizzata da un premio Capagrossi). allora bisogna rientrare in sè e farla [inita con le velleità. Siamo certi che gli astrattinli (di eroi non conosciamo che Sol– dati). non vedendosi compra– ti, ritorneranno alla loro me– diocrità figurativa, ponendo il loro pèriodo pscudo-rivoluzio- .I nario fra i trascorsi della gio– ventù o fra i vaneggiamenU deila maturità. Per buona sorte. però. non tutti i pittori che espongono a Spoleto sono astrattisti: c'è un buon numero di [igurativi. 1TIDltiovviamente insignilican ti e alcuni validi e presenti spes– so con opei·e di notevole con– sistenza estetica. Citiamo, per esempio, il nuovo Passaggio a LiveUo di Francescn Tromba– dori (il PaeSClggio siracusano ci sembra una fredda ripetizio– ne di un altro che ci era ap– parso più vibrante); una Na– tura morta con fruttC1 e un PLe· nilunio pugliese di Vincenzo Ciardo che testimoniano la raggiu11ta pienezza espressiva di questo nostro autentico arti– sta; Inverno di Piero Martina costruito con vi1wre e origina– lità; i Fiori assai vivi di Lui– gi Moi.tanarini; il Paesaggio essenziale di Pietro Melecchi; il Campo sportivo un po' insi– stito ma buono di Nazzareno Cugurra; le eleganti composi– zioni di Piero Garlno: le Fi– gure di Antonio Scordia che documentano tulta una civiltà pittorica non propriamente na- GIUSEPPE SCIORTINO (Continua--;-1>agina ·7) La comprensione ddl'ai:te di Gaudì può aver luogo solo ponendo l'artista nel suo tem· po, dalla scoperta dei limiti che gli vennero per l'accetta– zion<> di un'atmosfera roman· ticheggiante incline alla rico– struzione di stili, e dal rico– noscimento dell'émpito di ge– nialità, cbe. pur in quella at– mosfera permise nuove sinlesj uchitettoniche. Le opere del· l'architetto catalano mostrano infatti, una continua conqui. sta di libertà espressiva, nel quale processo l'opera di mag– gior mole, la Sagi'3da Familia, segna una delle prime tappe (il progetto iniziale del 1892) P. nel contempo (poiché vi la– vorò fino alla morte, con suc– cessive innovazioni) la somma delle esperienze dell'artista. Le soluzioni originali di Gaudì cominciano ad appari– re nel Palazzo Gilell, dove tro– va impiego, pur inserito nel gusto tra l'arabo e il gotico, un nuovo elemento: l'arco pa- 1·abolico, usato sia nei portali rl'ingresso, sia nel grande sa– ione. Qui è veramente la sen– <ibUità araba verso l'elemen– to luminoso, lascialo filtrare ·,!traverso la veranda fino a sfaldarsi nella penombra de– gli alti soffitti lignei, geome– lricame"lte decorati. Eppure •n questa ricostruzione di at. mosfera l'elemento degli ar– chi poggianti su conJ e quindi su colonne appare come iso– lato nella sia audacia. Ma la opera più estrosa è stilla ter– razza del Palazzo; qui, lon– tano dagli occhi indiscreti e forse maldicenti del pubblico (di quel pubblico che lo con– siderò per tutta la vita un po' pazzo). egli si senti maggior, mente libero. I camini sono ve– ramente un gioco irreale e ran tastico. quasi U trastullo rii un uomo che arrivato alla Antonio Gaudì y Cornet: "Figure·• Antonio Ga.udi y Cornet: "Parque Glieli 0 Per un giudizio stilla conce. zione generale dell'opera la Mostra di Barcellona presen– ta un grande interesse. Sono esposti, infatti, i disegni ed i modelli plastici &ia cli partico– lari sia dell'insieme. Il pro– getto definitivo presenta tre facciate monum<mtali. La so– la attualmente terminata è quella del lato Est, dedicata alla Natività; le altre. quella ad Ovest, dedicata alla Pas– sione, e quella Sud, la più grande, de!Ja Gloria, attendo– no ancora che siano ripresi l Ja,vori interrotti. Ciascuna fac– ciata termina con quattro cam– panili, dodici in tutto. il nu– mero degli Apostoli, mentre l'abside si copre di una gran. de cupola dedicata alla Vergi. ne. In più, quattro campanili centrali, ricordanti gli Evan– gelisti, a corona di una gu• glia dedicata al Salvatore. I lavori iniziati da Gaudl non presero le mosse dal pe· rimetro, com'è costante pra. tica. ma da un lato solamente, quasi. a dare un modello vi– vente ai futuri architetti del– la fabbrica; andati avanti len– tamente per gli enormi con– tribuii richiesti. con la morte dell'artista si interruppero. ed ancor oggi le grandi finestre hanno le vetrate azzurre del cielo. mentre nell'insieme la unica facciata edificata assu– me l'aspetto di fantastica quinta. Sulla prosecuzione dei lavo– ri le opinioni si divisero; o
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