la Fiera Letteraria - XI - n. 36 - 9 settembre 1956
Domenica 9 settemhtre 1956 LA FIER LE'rTERARIA Pag. 3 GALLERIA DEGLI ARTISTI ITALIANI ARIO ROGL-10 Riff • • La da Lui dipinti non pare fo, patria degli oggetti eterno delle ,nadri, ove natura che ci circonda, ma il goethiano dice lo stesso ess1on1 regno Broglio sarebbero l'atto risiedono le pure essenze: forma e eroico della conoscenza, l'arcana colori - come armoniosa melodia pittrice / o meditazioni !editando sui dipinti di Broglio, che sembrano celebrare, come egli stesso dice, l' « atto eroico della conoscenza » si rimane incerti se attribuire le sue operazioni artistiche alle conformazioni mentali umane, ovvero a una intelligenza superiore, che le trascende )f.. di RENA'l'O lUUCCI Secondo una testimo– nianza di Bartoli,-Broglio subì nei primi anni del suo. lavorn c,·eativo fortemen– te l'influsso di Antonio Fontanesi, forse attratto dal tormento clie, nei drammatici contrasti tra la luce e l'ombra, nello sforzo di rappresentare la traged.ia dell'uomo tenden– te disperatamente a rive– lare I infinito che semp,·e gli sfugge, si rifletteva sui dipinti del grande paesista e piemontese •· Allora Ma– rio lavorava di gran lena in uno studio ricavato nel vano di una torre sovra– stante un edificio prossimo al Giardfao Zoologico, e di– pingeva tele in cui la na– tura vegetale, ammirata con vergini pupille nel vivajo paterno. riappariva trasfi– gurata dalla fantasia, tra voli di candide colombe e di api dorate. Man ma.no che veniva ap– profondendo i problemi estetici e i pro b!emi tecnici della pittura, man mano che te sue finalità p,·etendevano un sempre maggior rigore, una sempre maggior disci– plina, i grandi modelli cui si ispirò furono Giotto e Piero della Francesca, nei quali trovava espressa in forma perfetta quella pu– rezza, quell'assoluto cui per temperamento aspirava. Un influsso potente, come abbiamo accennato, fu eser– citato su Broglio dalla mo– glie Edita. Dei vari ismi clie si suc– cedettero nella sua epoca: espressionismo, futurismo, cubismo, fauvismo, per non citare che i principali, Bro– glio fu detrattore e stronca– tore senza risparmio di col– pi. Si fece soltanto ~aladi– no della pittura cosi detta metafisica, di cui i Valori disegno il fondamento pri– mo deUa creazione. Ma,·io, da parte sua, seguì sempre col massimo interesse la produzione del compagno di scuola, dell'amico, pur di– scutendone gli intendimenti e i risultati in lunglie, inter– minabili discussioni che, dai rispettivi studi, si protrae– vano al caffè e aUa mensa. Ma un dipinto di Bartoli colpì in modo particolare Broglio,,_ e fu quello clie raf– figura uiovanna Saffi, la fi– glia del nostro amico conte Aurelio, la quale, in cima ad una scala, regge nella man destra un giallo cana– rino. Più che una raffigura– zione,. è una appa,·izione, ot– tentita tanto dagli spiriti che animano la ingenua personcina della 'J}rotagoni– sta, quanto dagli elementi dell'ambiente che le fa stra– na cornice. Forse Mario eb– be in quel quadro, più e meglio che nei lavori meta– fisici, !a riveLazione di ciò che un moderno, anzi tm contemporaneo, può libera– mente realizzare, senza por– si innanzi al.cun modeUo storicamente individuato, contando solo sulla sensibi– lità., sulla capacità di inter– pretare un carattere e tra– sferirlo vivo dalla realtà. naturale alla rea!tà plasti– ca, suUa facoltà di ripro– durre nella tela un aspet– to del mondo e della vita ritq,g!iato nella propria ve.– nta, e proseguendo cosi, senza alcun pr,esupposto programmatico, nella via ben tracciata dagli antichi maestri. Unico appunto, unico rilievo, espresso o tacito non sappiamo, la spontaneità con la quale Bartoli aveva potuto otte– nere quella figura e quella cost,·uzione. Broglio, intanto. lavora- che, finalmente, la tela si era ridotta, poco più poco meno, alle dimensioni. di un francobollo: ma ciò che era rimasto di esso era vera– mente impeccabile. La prima most·ra impor– tante di Mario fu quella ordinata nella III Qua– driennale d'Arte Nazionale in Roma, nel 1939. In essa Broglio ebbe da Oppo, !o impareggiabile organizza– tore, una intera sala per sè e vi partecipò con la esibizione di undici • olii • sui quali si concentrò la curiosità e l'interesse non solo della critica ufficiale ed ufficiosa, ma di gran parte del pubblico. Esami– nando queste, e altre ope– re presentate in altre espo– sizioni, tra cui la XXIV Internazionale d'Arte di Venezia, si ha un materia– le sufficiente per studiare la concezione che Mario eb– be della pittura, i proble– mi propostisi., le soluzioni raggiunte. Chi ha !etto !a Critica della Ragion Pura ricorde– rà che più di una volta Kant, esponendo la sua teoria della conoscenza ba– sata sulla sensibilità l'in– telletto e la ragione, e af– fermandone i principi fon– damentali, subordi.na la validità di tale dottrina al fatto che essa riguarda sol– tanto gli uomini viventi in questa terra, e' non even– tuali altre inteW!)enze ope- -ranti in mondi che possia– mo immaginare con la no– stra fantasia ma di cui non conosciamo l'esistenza e per !e quali potrebbero non aver senso alcuno le intuizioni pure di tempo e spazio, le categorie della quantità, della qualità, Ebbene. meditando mi dipinU di Broglio, che sem- Edita Broglio: RilrnUo di Ma rio Broglio La famiglia paterna di Broglio, di san– gue blu. era lombarda, e precisamente di Pavia, dove esiste ancora una strada inti– tolata al suo casato. I) nonno, mazziniano fervente, condusse vita tormentata e giro– vaga. Di nove figli maschi. nati in ogni parte d'Europa, e prematuramente morti, l'unico sopravvissuto fu il padre di Mario, nato a Mazara del Vallo e morto a Roma, a settantacinque anni, nel 1923. La madre era savoiarda d'origine ed è sepolta nel cimitero di Chambéry. Mario, che non la conobbe nacque a Piacenza il 2 agosto del 189Ì mentre il padre, senza avervi avuto dimora, sperimentava in quel terri– torio una delle sue piantagioni di gelsi. Rimasto solo, acquistò una villa in Roma fuol'i Porla Maggiore, nei pressi di Villa Cenci, e la intestò al figlio, allora in fasce. La costruzione, dell'Ottocentoo, era cin– tata, a due piani, adorna di nicchie e vigilata da due alti cipressi; nel giardino faceva mostra di sè, pronta al vertiginoso dondolio, una fantasiosa altalena. Mario parlava volentieri di questa sua villa, visibile dalla strada ferrata, e. passandovi innanzi. la guardava sempre con tenerezza nostalgica. In fondo, le posteriori espe– rienze rurali di Rotavello e di San Michele di Moriano possono riannodarsi alle me– morie affettuose di quella residenza di infanzia, nelle quali si andava formando la sua vocazione di pittore. Ragazzo, era di una indomabile viva· cità, un discolo, « enfant terrible » al punto da mettere in fuga gli ospiti di casa, con tutti i conseguenti e facilmente intuibili discapiti per il povero padre, costretto a correre. sia pur tardi, ai ripari. Niente affatto assiduo allo studio e alla scuola, che frequentò. embra, fino al liceo. obbli– gava il padre, che lo accompagnava e lo andava a riprendere in carrozza a due cavalli o in calesse. a darsi un gran daffare all'epoca degli scrutini e degli esami. Le delizie di Mario erano la caccia con le reti, le guerriglie fra compagni di classe nei canneti, i salti e le scalate dei muri di cinta e, la domenica, la battaglia in campo aperto diretta dal generalissimo Broglio a cavallo! * Ma.rio Broglio: Autorltrn.Uo quale venne costretto a lasciare la villa e a prendere alloggio in città. Fu questo il primo grande dolore di Mario. Studentello svoglialo e sperduto, egli vide un giorno sul greto del Tevere un uomo in piedi, dinanzi a un cavalletto, intento a dipingere il paesaggio. Coup de foudre. Addio al latino e al greco, addio alle matematiche e alle scienze! Broglio dà libero corso alla sua voocazione di pittore e si iscrive al Liceo Artistico di Roma. Qui conosce Fratelli. Oppo, Bartoli, che diverranno i suoi amici più intimi, Altro gruppo al quale volentieri si accom– pagna è quello formato dai pooeti e letterati Onofri, Cantù, Baldini, Legnani, Vignanelli: base, Civitavecchia. Con alcuni di loro passa nottate intere leggendo' e commentando Kant. Machiavelli e altri classici del pensiero. (Ricordando quelle esaltanti letture ed esegesi, Mario diceva: « Si volava ... ». All'epoca della prima grande guerra conosce, all'Albergo Internazionale in via Sistina, Edita, pittrice dotata di roman– tiche forze istintive e d"intelligenza luci– dissima, sensibile alle più ascose virtù della natura, eccellente nel dare al suo disegno saldo valore architettonico, e il ,cui influsso ~ull'arte stessa di Mario, che la farà poi sua sposa. è quanto mai visi– bile; vi conosce altresì Giovanni Papini. allora direttore della terza pagina del primo Tempo, quello di Filippo Naldi, e dallo scrittore fiorentino riceve !"incita– mento a scrivere per il giornale qualche .. .,";' •.::~-Jt,;.w,; ,&,4w,,,,ii§,;,;,f),\(. - .,,~- articolo di critica d'arte. Di fatto, ne scrive subito uno che una notte presenta a Papini, il quale lo accetta con la riserva però di "tagliarlo» perchè troppo lungo, .. Mario, deciso a non subir mai un tale oltraggio, decide in quella stessa notte di creare un organo suo. E nascono così i famosi Valori Plastici, la storia dei quali. e della superba collezione omonima di monografie dei grandi pittori ialiani, e ormai nota a tutte le persone colte. Men noto o men ricordato è invece che nel 1922 egli organizzò, sotto la presidenza di Sem Benelli, la « Fiorentina Primave– rile », prima esposizione nazionale della opera e del lavoro d'arte nel palazzo delle esposizioni al Parco di San Gallo, allo scopo di farvi conoscere i quadri e le sculture d'un gruppo di artisti, i « Meta– fisici », che aveva, con mirabile gusto e acume critico, rivelato per il primo sulla ua rassegna e che prese, appunto. la denominazione di • Gruppo Valori Pla– stici». Per l'elegante catalogo della mo– stra, oggi rarissimo, edito a sua cura, Broglio stesso dettò i profili di Bartoli, Carrà, De Chirico, Francalancia, Giannat– tasio; Alberto Savinio quelli di Martini, Oppo, Ruggeri, Socrate, Spadini e di Edita. L·esposizione ebbe un clamoroso successo e i pittori del gruppo ne costituirono la più piccante attrattiva, il più crepitante fomite di discussioni. L'organizzatore non espose alcun dipinto. E" bene qui per altro dichiarare. al fine di sventare dicerie leggiere e maligne, che Broglio. per tenere in piedi il periodico, per rafforza re il gruppo. per veni re incon· tro agli amici, dovè compiere vere e pro– prie acrobazie. Alla prima insinuazione che agisse per lucro e per lucro acqui– stasse dipinti degli autori da lui « lan– ciati». troncò di netto la rivista e la quadreria. Lavorava intensamente ma sporadica– mente. sia come pittore, sia come scrittore. Era intento a preparare una raccolta di saggi sull"arle moderna, quando morte lo colse la notte dell'antivigilia di Natale del 1948. in quel di Lucca. Una guerra di nervi, inflittagli per dieci anni, lo a\'e\·a prematuramente distrutto. Mario nel rispetto scrupoloso della forma. e. diremmo, dell'etichetta e del cerimoniale, rivelava sangue aristocratico; nella irrequietezza, che tradiva ad ogni istante della sua esistenza. si dimostra\'a non degenere dal nomade nonno r<'\P.ubbli– cano: nella intensa operosità, sia pure intermittente. continuava quella, esem– plare. del padre, e nella intelligenza mira– colosa, che rimarrà fra le sue doti ecce– zionali indiscussa, di qualità forse più francese che italiana, testimoniava la materna discendenza savojarda. « Io » conscio di sè e del proIJrio valore, carattere forte, personalità che trovava empre il modo più adatto efficace e irre– sistibile per affermare ed imporre la propria volontà, Broglio trasfondeva il suo imperioso temperamento anche nell'ami– cizia, che senti\'a in una forma potente. quasi morbosa. fino alla gelosia. (E Bartoli ne sa più di tutti noi). Della sua liberalità sanno gli ospiti di Rotavello e di San Michele dì Moriano, che trovarono in quelle rurali residenze di Mario accoglienze sempre festose e fa– stose, culminanti in una mensa regale. R. i\1. Plastici divennero l'organo accentratore della teoria e della divulgazione, e della quale furono i massimi esponenti De Chirico e Car– rà, con la nobile corona dei Morandi, dei De Pisis, dei Martini, e di altri ancora. Egli vedeva, nella fioritura della pittura metafisica, un germe di genialità tutta ita– liana, guidata dalla fanta– sia e insieme daU'impegno di non venir meno per essa ad una tradizione nobilissi– ma di classicità, di equili– brio di norma regolativa, basata sulla trasfigurnzio– ne del!'oggetto, del dato na– turale, dell'esperienza, ope– rata dalla sensibilità dello va in silenzio, e proteggeva le sue ricerche di estetica e di tecnica pittorica con un riserbo rarissimamente infranto; preferiva far co– noscere le opere altrui piuttosto che !e proprie; di– sponeva e ordinava nella ombra protettrice dello stu– dio gli effetti delle sue esperienze, mentre alla lu– ce del sole presentava e dif– fondeva !a p1·oduzione arti– stica de! gruppo. Quando noi lo conoscemmo, e sa– rà stato all'incirca nel 1920, correva la voce che Mario avesse eseguito un paesag– gio, di cui era rimasto in sulle prime piuttosto sod– disfa.tto; ma poi, ritornan– do sul lavoro, aveva co– minciato a provare dei pentimenti tali, da indurlo a tagliar con le forbici tut– to il perimetro della tela; in successivi riesami del quadro, si era convinto che anche la parte rimasta in– tatta presentava ancora zo– ne di minore resa, onde si imponeva I.a necessità di operare ulteriori tagli: di questo passo si raccontava brano celebrare, mediante le forme e i colori, come egli stesso dice, • l'atto eroico della conoscenza•· si rimane incerti se attri– buire le sue operazioni ar– tistiche alla conformazione mentale umana, ovvero ad una intelligenza che la tra– scenda. E ciò perchè gli oggetti clie la sua pittura ci presenta appaiono fuori delle mtuizioni pure dello spazio e del tempo, e fan pensare meno alla realtà fenomenica. che non alle cose in sè, ai noumeni. Ma J"esecuzione dei piano regolatore di Roma portò alla requisizione del fondo e alla di truzione del prezioso vivaio piantato con amorose cure dal padre, il i\'lario Broglio: Terrazza sul mare artista . Barto li, che nella sua lunga carriera di pittore non aderì mai a nessuna formula, per mantenere in– teg'ra e totale la propria in– dipendenzn, non aderì nep– pure aUa formula metafisi– ca, e continuò a dare libe– ro· corso a modi personalis– simi, sia nel ritratto e sia nel paesaggio, che trovano nella sostanziosa felicità del G!t oggetti clie Mario lia dipinto sulla tela ripropon– gono alla riflessione dello osservatore il dualismo me– tafisico di Platone, consi– stente nelle realta materiali contingenti e mutevoli, ed in quelle immateriali eter– ne immutevoli. ossia !e idee: talchè essi, più che esse,· tratti da! mondo em– pirico. si direbbero arche– tipi calati dall'iperuranio. La patria di questi ogget– ti non pare la natura che ci circonda. ma 'il goetllia– no regno eterno delle Ma- dri, ove risiedono !e pure essenze. Si pensa a tutto ciò per– chè, effettivamente, gli og– getti delle tele di Brn17lio, frutto di una intensita di pensiero e di volontà che rasenta i! d.iaboti.co , tendo– no a rappresentare non tan– to se medesimi quanto 1 !oro rispettivi concetti, ge– nerati come sono da una purezza clie sublima la stessa materia pittorica, li rende incorruttibili ed eter– ni, conferisce loro il valo– re della verità.. Ecco, ad esempio, sii di un asse, senza principio e senza fine, un libro, e sul !ibro un vaso, e, a sinistra del riguardante, una con– chig Lia: ma ii Libro, se si guarda bene, è l'idea del libro, lo stampo e la matri– ce di tutti i libri, e l'oro splend<1nte del suo tagli.o non è una certa quali.tà di oro ma l'oro, senza riferi– mento ad alcun dato empi– rico, il concetto dell'oro, risultato dall'astrazione dei requisiti propri di tutti g!i ori di questo mondo; il va– so è, sì, sostenuto dal li– bro, ma potrebbe anche, da un momento all'altro, sol– levarsi e volare e scompa– rire assorbito da! malinco– nico cielo metafisico che gli sovrasta; la conchiglia, non è una conchiglia qual– siasi! una de!!e tante con– chig ie, ma i! primo esem– plare di conchiglia creato da Dio nell'istante in CtLi la concepì. Nei grandi quadri di composizione, dove appare !'umana figura, i! cielo e ie– so come una banda di seta monocolore, turbata appe– na da un vago accenno d1 nubi, e su! mare, di un tur– chino egualmente unito, sembrano stare a galla blocchi di spuma opaca, ma sono scogli ed isole deser– te, un ricordo dei quali è disseminato anche sull'on– dulata sabbia d'oro. Ad una terrazza prendono il sole due donne, !'una distesa su un divano, !'altra seduta; le loro chiome son rappre– se come in una soda ere· ta, i corpi modellati secon– do uno stile classicheggia.n– te di convenzione, lo sguar– do assente. I volti sono an– ch'essi manierati, e l'uma– nità è appena piu presente di quanto non !o sia nei manichini metafisici di Car– rà e di De Chirico, ridotti a un,geometrico ovale pri– vo di lineamenti. Tutto ciò è. naturalmente, voluto dal– !'a.utore, cui non interessa affatto individuare !e carat– teristiche proprie d.i quel sembiante o di un altro, ma interessa invece giungere alla totale idealizzazione delle due donne, clie diven– (!Ono perciò due tipi del femminino eterno, anche se l'una è sto,·icamente fissa– ia nell'atto di farsi vento con un ventaglio, prototipo di tutti i ventagli, anche se l'altra cronologicamente ,·i– presa in atteggiamento di provvisoria sosta. Son que te solo alctme de!!e molte osservazioni che si possono formulare am– mirando i lavo1•i de nost·ro amico, forse non del tutto stiperf!ue ed ovvie tutta– via, se si pensa clie al ri– gnardante superficiale e frettoloso sia le nature morte sia le figure corrono il rischio di sembrare rea– lizzazioni affette da generi– cità o facilità o ingenuità, mentre non vi è operazione pi.ttorica di Broglio che non pretenda da parte dell'os– servatore uno sforzo ta!e, da trascendere la parvenza e cogliere la sublimazion~ cercata ed ottenuta dopo tma lunga ed aspra opera– zione prima razionale e poi tecnica. Nella personalità di Ma– rio, ·retta da una intelligen– za e da una volontà ecce- ... zionali, lottavano sent.11«:11- ti esasperati, arroventate passioni. V'era in !ui, s'è già detto, una irrequietez– za congenita che 17tt nega– va ogni possibi!ita di cal– ma, lo spingeva ad una forma di romantico attii-1~ smo privo d'ironia, non g1i faceva toccare i piedi in terra: • Si volava .... E' quindi perfettamente logi– co che attraverso !"arte si operasse la catarsi di quei moti sentimentali e passio– nali, che nell 'idea.le si pla– cassero i siioi ardori e fu– rori, che il terrestre dive– nisse celeste. clie l'equili– brio e !"ordine mai raggiun– ti nella vita divenissero at– to e fatto nell'« arcana ar– moniosa melodia pitt,·ice •. RENATO MUCCI -
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