la Fiera Letteraria - XI - n. 19 - 6 maggio 1956
Domenica 6 maggio 1956 LA FIERA LETTERARIA i'ag. '.l G AILJLJERI A DJEGJLI SCRXTTORI ITA JLJIANI GIA ZIN ARDUI.E..~TO E POETICO IX6EG~O * UNMIRACOLO DIP ESIA OPERATO C N CORAGGIO Un lt1cidodelirio *" nx GJIUSEJPJPE UNGA.RETTJC :*· Vorrei dire prima di tutto a Gianna do, nel suo stesso svelto snodarsi ritorln Manzini che Le sono grato di ricompen- e serrato, sillaba per sillaba verificato ~ sare sempre nel modo più delicato la de- portato a rilucere c,al profondo. vozione che Le profes o da tanti anni: accrescendo con ogni sua opera nuova la meraviglia che suscita in me la sua poesia. Una poesia che non somiglia a nessu– na, piena d'aghi e di velluti, svelatrice improvvisa e unica di ripostissimi segreti di questa o quell'anima sulla quale si chini a udirsi battere esperto li suo cuore. Uno stile, il suo, perfettamente c011·i· spandente a tali miracoli di poesia: luci- Cara Gianna, la sua è una delle rarr opere di questi anni fatta coraggio amer te - ci vuole molto coraggio oggi a 111 trire sinùli ambizioni - con la speranz di opporsi alle ingiurie del tempo; m, perché fatta con tanto amore, è una delle pochissime di oggi che amerà e di cui parlerà anche la gente di domani. GIUSEPPE UNGARETTI Gianna i\lanziui nel suo studio romano DA UN AMMIRATO LETTORE I LE SUE FIGURE, l SUO[ MOTJl. V[ POETIC[ "* t *. 1 1 . 0 Le tap·ne di uneo11111·1ino sor I e I r, . . t· Il dell'artista 111 eon 1-nuo p~o9resso Se un d01w potesse anche conte– nere una lezione, la lezione sarebbe che la pagina scritta non deve se– dare e depositare, ma ancora ecci. tare i vuoti e le emozioni della vita di lUAllIO LUZI Peccalo, sarà un'altra occa ione sprecata; e sareb– be staia magnifica per dire di Gianna Manzini quel poco che è nei limiti delle mie risorse tra il molto che, più difficile a captar i e ancor più a definirsi, si aggira nella oscura risonanza di me, suo ammiratore e sempre un po' trepidante lettore. So bene che de• nunziai-e questa specie di sortilegio è. già un primo passo per intendere Ja sua arte; vorrei tuttavia avere avuto la calma necessaria per andare più a fondo; e dì e so cercare rorigine, assicuranni della sua natu– ra. 'atura benigna, senza dubbio. Anche a essere so• spetitosi, la vivida e limpida fioritura della maturità ci avrebbe tranquillizzato. Questi ultimi libri, queste pagine piene e come ronzanti dove 1 1 artista a econ– da i moti della vita e li lascia guizzare liberamente senza aver l'apparenza di volerli imprigionare e tut• tavia convertendoli in un ritmo che è il ritmo della sua ebrietà. Che altro possono significare se non una eccitata pa sione per tutto ciò che è vivente? A espri– mere questa sua passione. per abqracciare la più grande quantità possibile di ciò che è vivente, la scrit– trice si val e un tempo di analogie e di metafore che facevano ressa; le basta oggi, le giova incomparabil· mente di più non stringere, non conden are la frase, ma limarla nello scatto, nell'agilità del suo molo. Se un dono potesse anche contenere una lezione. la lezione della Manzini sarebbe che la pagina scritta non deve sedare e depositare, ma ancora eccitare i moti e le emozioni della vita. Da quel perpetuo vibrio - non ci sono nelJe ultime pagine della Manzini, po– tremmo dire, zone di riposo - da quella ten ione _la sensibilità del lettore è rimandata al loro contrario, all'ombra, alla morte. Forse è tutto qui il sortilegio dell'artista, quello smarrimento osc~1ro che gener'.'- Ja luce troppo accesa, quella fitta stringente, anter10re o ulteriore alla malinconia. che dà l'ebrietà di un giorno troppo vivo? Semplice e antico sortilegio ... E la maturità ora piena e felice delrarte esigerebbe che fosse pienamente interpretato. J\IARIO L ZI Pare incontestabile che il romanzo della Manzini: Lettere, all'editore. rappre– senti (tecnicamente) un as– sunto abbastanza raro. ri· spetto a ciò hc 1u 1atto eia noi. ma anche 1uori d'Italia, per la com plica tczza a cui la scrit .. trice volle portarlo. Il Journal des e Fa11x 111011· naye1t>"s >, accanto al ro• manzo di Gide, non forniva se non ciò che avrebbe potu– to trovarsi nel diario dello scrittore. nel suo epistola• rio, od in una raccolta di colloqui. Era il e giornale rli bordo> d'un autore durante la composizione d'un dato lavoro: un libro di con.res• sioni e autocritica che. an– che materialmente. rimane– va esterno e laterale ad un libro d'invenzione !antasti• ca. Mentre qui il caso è di· verso. Come in uno di quegli scrigni cinesi che conteng-o– no. inscatolati uno nell'al– tro. cassetti e casscltini. casellari, falsi fondi. nic– chie. segreti: la materia dell'opera è ordina la e di· sposta su una quantità di piani. perni. sezioni. vuoti, ribalte e strapiombi. tutti in interdipendenza di slJ·ul• tura e movimento. econdo il conteggio più grossola· no. può distinguersi alme– no un quadruplo ordine di uroiezioni principali. che si èoordinano nell'architellu· ra di questa curiooa cristal• lizzazione di uarole e di immagini. * Alla sua prepotente visività, i motivi si presentano sempre in una sigla plastica il cui risalto è tal volta di crudità così vibrante che basta a riempire di turbamento il campo dell'emozione * U!C E~JCLJIO CECCHIL vedere in che misura ne sia uscita una vera e pt·opria opera d'arte; o un superbo esercizio di stile e di volon– tà. i.o cui l'autrice ha pro– fuso. con la sua oiù matura esperienza. figure e motivi ooetici, tendendo all'c tre– mo le risorse della propria inventività e caltrezza \'Or– bale. Ora in un punto della Let• tera. ora nell'altro, provan· do a rendermi conto di qual· che impressione più diHi· collosa. m'è venuto di pen– sare che quanclo 11 Brow– ning scris e The ring a11.d the book, che con il • nuo– vo romanzo> ha a che Yede• re più che non paia. egli prescelse un oggetto che, adattandosi alle sue pre1e• renze d'una psicologia ca· pillare. polanzzava altresì su forti risalti tragici. E che quando la Woolf in To the lightho><se dette il suo caoo• lavoro assoluto. la materia, affidata at commento actt· lamente patetico della me– moria. era atteggiala in masse e movimenti d"una solenne semplicità. 9uanlo Qiù noi dovevamo mtrarne assorti e indisturbati il drammatico rigoglio in• terno. D.ove la Lette>·CI -può ap– Darire meno legata si de,·e invece. secondo me. alle contrarie ragioni. Ad un impianto di figure ed azio– ni troppo tenui, numerose, frastagliale. in un decorso troppo rapido per impre– imarsi di forti sapori ,·itali ed ambientarsi a fondo nel– la nostra memoria. Biso– gna poter entrare in un'or– ribile familiarità con per O· naggi che si debbono ,·ede· re quartati. E la familiari– tà qui è talvolta supposta e indicativa. piuttosto che emoti,·a. !Ila l'insistenza di taluni <:f· fetti meno convincenti, po- trebbè facilmente sembra– re discono cimento del me– rito d'avere osalo una simi– le prova. In anni che per tutti furono tremendamente sterili. Giaru,a Manzini ha portato la propl•ia arte e la propria maniera a conse– guenze paradossali e inau– dite; ne ha consumata una intrepida saturazione, che polrébbc es ere al tempo stesso una liberazione. E il romanzo dovrà essere atten– tamente studiato. da quanti sul serio s'interessano ai problemi della letteratura contemp0ranea. E' possibi· le che f&ccia anche scuola? La sua audacia fonnale stuzzicherà molte velleità; benché sia da sperare ohe chiunque voglia mettersi davvero a un siffatto tiro• cinio, aooia or-ima misura– re la qualità di talento ed abnegazione che si rlchieg– gono. * Ai toni di un lirismo. che nel Tozzi doveva prendere un'altra direzione. il Sape– _gno ha ravvicinato. giusta– mente (e all'infuori. non occorre dirlo, di qualsiasl ragione imitativa e derivati· va). i primi componimenti di Gianna Manzini. E' un ri€hlamo che sernb1,erà me• no persuasivo. a chi abbia l'occhio soltanto a pagine più recenti e più nuove di questa sc;rittrice che. in ven– ti anni d assiduo lavoro. ha oercorso tanto cammino. Ma ripeto che. a mio vede– re. è accostamento opportu– nissimo: in primo luogo per• ché, nel giudizio critico. ser– ve a rioortare verso le sca– turigini · dalla viva terra, dalle sensazioni concrete e dall'elOQuio corrente. un'ar– te che soesso e volentieri viene riferita ad un livello d'astrazione estetica trop– po rarefatta. e considerata quasi soltanto come un gluoco immaginativo gra– tuito e prezioso. Le cose non ·tanno aifat– to in questa nianicra; e<! an– cora una volta lo mostra il volume ora uscilo: flo risto i/. tllo cuore, che della Mah• zini raccoglie quindici ira gli ultimi racconti. Vicina una all'altra. Vi a1mai_ono due_ invenzioni assai carat– teristiche. Si oolrebe dire che esse poggiano sui due e tremi da cui si libra ed inarca la trepida parabola di questa fantasia. In 1al· lo di srrillura e di stile. la Man:<ini ha cer\amente compiuto prove ardue. acro– batiche. addirittura- pc1•ico– lariti. Di quenc prove che allo. peltalore,fanno talvol– ta mancare il fiatq_. E' pro· !)rio di lei bilicàre sul 1il0 d'un rasoio i castelli in aria più carichi di torri. di gu– ,tlie e banderuole. Ma poche volte ella aveva cristalliz• zato. in µuri termini d'au– tosu2gestione immaginati– va e di ragionata allucina– zione, un tema così comPlt!'S• so e sfuggente come Gasa nel m.are; dove le ecceziona– li bravure verbali non rie• scono completamente a ri– scaltare una certa macchi• nosità del fondo. Ed ecco che. nell'altro racconto: Un donò manca· to. ella fa veleggia di rose che vuol regalare a un ami– co. ravvolte in un bel car– toccio. di ceilofane. E nel suo discorso interiore, le ro– se vieppiù si trasfigurano e sublimar.o; diventano rose del uo giardino letterario. Finché ella confessa: « A un certo punto il paesaggio mi ·rapì... Cominciai a di· scòrrere con la mia vicina. una fattoressa ... Fra quel suo be1 parlare pàesa110 e quella campagna. la mia costruzione del j'_ic\reJnve– lettato e ingemmato ·non res_se_pi~ ..Qra i,ntravvedevo nella qualità del mio ca• priccio qualco a di goduto come attraverso una soecia– le viziosa educazione. quasi una lunga carriera. Mi ci specchiavo con lutti i miei difct~i. ... E' tma confessione assai coraggiosa e toccante. nella quale la natura originaria, che si d)ceva poc'anzi. rie• merge con una fresche,,,.,~ di cui questo rimorso del tempo consunto e dell'ao·te vorace. non fa che rendere più acuto il profumo. Ma una nota simile è di conti· nuo 11resente, anche se non cosi scoperta. nella pagina della Manzini. La scaltrezza tecnica. le ormai [amo e eleganze, l'imperterrita vo– lontarietà formale. non hanno potuto in lei scancel– lare qualcosa. appunto di• rei. cli' paesano. Credo che molli. leggendola (oltre che a lei. naturalmente), pen ,. ranno ai simbolisti, a Valé– ry, alla Woolf. e chi p1u ne ha più ne metta. A me sct•> cede almeno altrettanto di pensare alla sua nativa Pi– stoia, co11 la sua so ,izìo.sa luminosità, le donne gentili e ~agliarde e l'argenteo freòdo dell'aloe. la anche d'un'allra cosa bisognerebbe tener conto, semore a propo ilo di quel• l'anzidetto pregiudizio del• l'intellettualismo e clecaden– tiSmo. Le ituazioni psicolo– giche su cui questi racconti sono imbastiti, quasi sem• ore risultano tutt'altro che deliquescenti. femminee, flo– reali: anzi di una violenza vi sula che talora ra~en•a perfinu ]'odiosità... Tutti questi ed altri ritratti, son trattali con lucide:~za sole• tata. con fermo ·tudiù di umana verilà. Un po' di for– za è rl,lbatà loro soltanto da qualche eccesso di esecuzio• ne; dal cercare proiezioni che abbiano empi-e qualco– sa di sorprendente; e "da un collocare le parole tropuo Per spigolo e Per taglio. Una conquista che ancora manca a,lla Manzini. è for– se un· po' più di semplicità. Frattanto ess;,. è venuta via via maturando motivi ]i. rici di suggestività singola– rissima. Ed li loro assiduo tornare e riaffiorare sulla EMILIO CECCHI (Continua a pag. 7) a chia1"ezza di sé Un 11egno della sua arUI è in qu<"sto: che pur ,·edendo in profondità nPl!a sua scrittura. se1npre tl re-sta un cbc> d'ignoto: e tu te ne senti attr~t, o * di GIUSEPPE DE ROBERTIS * Questo libro cli Gia,ma ,ma doppia vita: la cosa i1t M a11zi1ticerto è che pio), suo sè. e quell'altro significato na– no,. potrebb'essere, e in alc1<· scosto balenante. a specclno ne pa.rti non. votrebb'essere del primo; qu.i. è tl punto as– più antico (G. M.: Animali sa• 1trdo. che dà ima chiarezza cri e profani, con. una soprcr.- à'« u-0ni che sogna>. E c'è poa. coperta a diseq11i di Fabrizio 10, terzo modo. corale. fes!t· Cle1"ici, di pari bellezza, d 1 una t;O: in 1tn. vedere solo e rican– bellezza araldica. io d.irei. tare. Nesslln intrico di scgre• Ediz. Casini, 1953/. L1111go sa• ti. quasi. m-a qodcre della l:e– rebbe fame la storia intera, ta natura e delle liete imma– cercando nelle ri.viste e nei {Jini, e compo1're a gara. giornali(< in que-to volume~- Ora. la Manziui. inven.trice, to ho raccolto alc1U1e im11wg1- ineentrice assol11ta. che fa. 11ie storie, fra q11eUeche so- l'ecte col suo occhio ardito, no re,wta cri.vendo in circa quand'è ardito; e sopra ci fvn– vent'anni. >; e guardando ol- da le sue interpreta~ioni. E' tre il fatto: « vi sono temi stti q11ella 1·i.sta. prima di t 11tto, quali insisto o 11er il qusto di che sfrena la fantasia e l'ac• esser fedele a un'amoro ·a ele- cende; sale a certe note actt· zione. o p~r p~grizia. o magari te. anzi aqli « acuti . e di di– per nrat1tlld111e ... >/; 111a Un scorso resta qttel tanto che le cavallo era _qià in. Incontro nate op1Jortnno. 11011, più. in, col falco 1929, voi i11Ho vi to là. )1011pi1ìin /ci. il tuo cuore 1950; li falco, in Può anche cedere a volte, Incontro col falco 1929, e in ma /a misnra gi11sta è data Venti racconti 1941; Una tro- dal ,-apporto esatto di arsi e ta. i>iB?scovivo 1~S2; Il bove tesi: qnando la _qmzia. !"indi· dell'« Atda > in. Rtve remote cibile gtazia, in. .soluzioni per· 1940; e q1w11to da speculare fette !il canto. io direi) si mo– ulL'en.tità delle con·ezioni, di dula ed estenua all'impossibi– tem·po i,i tempo (l'eseml)io le. Sono le sue parti < tutte pi.1) ricco. /orse. pift carico di cantale>; e nessun.o .squillo significati. è dato trovarlo ogqi gli è pari. Aci accostarsi 11eUa lun_qa «carriera> di Un al loro segreto. nie11te forse cavallo; e vide bene Adelia /JUÒ valere quanto queste ri• No/eri in tot s1to scritto. rn· ghe: « Avviene di poter silla• gionando di Ho vi lo il tuo bara con una. parola il s~rrni– cuore) ! ficnto ct'11110 sguardo. d"1m ftfa chi vuole, intanto. ai.u- a.vt :enimento, avendo la Ct!r– ta,rsi a in.tendere il libro 11er tezz< a.di non sba!]lifire,· ma. sè. < inlus et i11c1<te > (l)ro- qo,alsitlsi qiro di sillabe. 1,cr prio così). trovcrèt quanto gli q1w,ito i•ittorioso e qur:si basta in una serie di ri{Le,ssio- strappr<to al. mistero possa es– ni che .sono nelle 11agi11e intro- sere. non 1·aggiwir,e la qral'e d11ttive (Il mio be tiariol; e espressii·a, mirezza del loro si– si cerchino, a rinforzo, q1<elle lenzio. T1tttavia. che festn. sa– d1<ealtre paqine d'apertnra di pere esaltame11te. con preci• Pascolo a Carbonin, pennlti• sione. "' tutte lettere. che mo cavi,tolo del libro (< acca- cosa vuol s'::"!nificare 1111'ala de che. di là da oq11i sforzo e quando appe11asi solleva e si da oqni parte, talvolta ~i libe- rico,n/)one serrnndosi; in qua· ri dal fondo. ·1wscondi.Qlio o li m-centi det:'essc.-e pronun• sepoltura che sia. w1a scheg- ziato l'interrogati1.:o che re1t– gia di straordinaria conwcen- de vibrante il lllargine d'tL>t za; e salti fino alla luce del· oret'cltio i" ascolto; come si le 1)ftro1e ... >/. Del resto. 11011 cò,npita il grattare d'toio zoc– è n1tovo qtiesto vao·/are della colo stil selciato, la qraveua Ma11zi11i e a chiarezza di sè >, d'una palpebra, uno sbadi· 'til filo di quel < lucido deli· diglio >. rio> clte se11_1vre ci "'°':ve il S71i11qere lo sgtiardo oltre egn.p suo vn~ alto. _s, ricordi questi segni è il proprio del– la ,Licenza 4e1 Venl1 racconti, la Man.zini, dico del su-0 ardi• e l aUrq • L1ce11za > della Lel· mento e del silo poetico inge– tera ali editore. oltre 11ramo- gno. e Solo che io sia più co– namento « All'amico Edito- i·a_qgiosa. o 11i1ìcapace, o più .-e> del, libro stesso; e s-. ri· vera>. dice a un certo luogo. salga. che proprio è toccare il e No11 ce la farò a sc>ivere Sila pl"imordio. a quella Le- qtie la storia: barriere di IJIL· zione della Wool! che è nel- dore e di spavento s'alzcran– l'aJtro libro Forte come un no fra me e il racconto•• dice leone. O che ai!Pfftl<J: Monda- altrove, p.-ima d'incominciare don, che è po, l editore per quell'incontro d'ima capra che eccellenza di Gianna Manzini, aveva svemcito col vcistore. e che a farle 1tn 11osto t,·a e / il va tore non la riconosce ( o grandi narratori italicmi > se 11'era scordato). ma la ca– (g1à quel <grande> azza,: pra si (ima favola 11er -igni– doso. dato con tanto antlCI• /icare la qualità e la 11otenza 110 ... J? Gli •eletti_> ~ebbono della memoria manziniana, sempre re,stare lllt11n1? ,·icca, tunuùtante). ·Nell'atto C'è diu, modi di len.qere in cli licen:,iare l'ultima storid q1<esti Animali sacri e profa- (Il cavallo di San Paolo l: ni: cioè che lo si faccia a una « Qllando mi allonta1tai dal di– di.stanza ordi>taria. o qtiel tan- pinto cli Niccolò dell'Abba te to che riclti~e 1in'altra vista ver passare al quadro succes– ! e_ qiULs1 1malta _vista). Nel sivo, ero trafelata. tanto ave– /Jl'tmo cq,so è facile. ver una vo corso in qtiei dieci mi111tti>, sorta cl'11111amoramumto, o dt rver dare u11'idea del suo im– desUno. ch,e ~i scambino le medesiniarsì!. E 11011 si dirà part, tra_ l an_,male e 1101. lCI: mai quanto basta, per lodare nostra vita. , nostn se.Qre_t,la lama della sua vk<ta im,per– (Un cavallo), ~ttando q, dtn.t- territa. che è l'arma fedele tttra ,um v, s tntreccia una della Slt,a arte. sorta d! contrapl?tmto (li fai· Anni fa. e 110 ,i mancammo ~o); che la Man.-int, allora, I~ di notarlo a te>nJ>O. raqionan- 1 _acconto. se poire Slt lblta Pa> · do d't•11 libro di Laudomia, Bo• (tttu-~ nuova. M'!' nel secondo nan11i, Si vide sttbito chi.aro tl_te> ia 110n of/,e q1testa d_op: che il racconto che per l"ap– Pta vart,ta: bisogna star fissi Pttnto meno sapeva della sua a q1tel term111~ dat<?,decifra- intelligenza e della su.a. vcm· re co11 mente 11tdovma; e tor- na. andava ottenendo più fa• na qllora C/1tei s1io v,._-oim.ovore. sebbene. in verità, 1101t e 111,eid.Q del mo >, Q ~ell tn ven• lasciasse conseguenze nella tare a oltranza. Lì è come breve storia di quella scrittri• C'è. in primo luogo. il giuoco reciproco dei nume- 1·osissimi personaggi d 1 un « roma.nzo da fare>. i qua.Ji sono agitali dal diretto im– pulso motore d'una !anta• sia creatrice e d'una memo• ria e-vocatrice. E c'è, in se– condo 1uogo. il frequente e scoverto intervenire della scrittrice (come pe1 ona /i.• rica a sé) in cotesto giuoco di personaggi: a orientarlo, commentarlo. sottolinearlo. Ma la scrittrice (come .per– sona critica a sé) colli va an– che ed articola un terzo rap. porto: con quella sorta di muta figura ch'ella ha chia– mato il suo « editore >. e che potrebbe anche chiamar i la coscienza tecnica. Ella proietta dunque sopra un terzo schermo il proprio la· \·oro« in fieri :t; via via fa il punto delle operazioni; re– gi tra i compromessi. i di– stacchi. le rinunce. i segre– ti colli alle -Palle delle sue figure. E' naturale che i tre suddetti punti di presa non po ano ingranare uno nel– l'altro. e funzionare armo– nicamente, senza un dispo– sitivo di tutta la macchina, che a ciascuno di essi con– senta l'entrata in e-iuoco e il disimpegno. Com'è altret– tanto naturale che que la quarta ed ultima ma fon– damentale esigenza si fac– cia entire in tutto l'organi– smo del libro. e lo condizio· ni. e in certo modo lo defor· rni. nelle minime giunture. ce agl'i11izi (stillato. si sareb- 1 :----------------------------,-------~----------------------------. be detto, ver scommessa/. Ho detto che il pre ente schema della costruzione della Lettera è quanto mai sommario. Appena un di e– e-no traccia lo sulla rena con la punta d'un bastone. Ché a volere indicare le inter e– cazioni dei differenti piani. i riflessi ottici. le induzioni incontrollabili. le attrazioni e repul ioni dei campi ma– gnetici. a parte lo spazio chP sarebbe necessario. ne uscirebbe un discorso da far girare la tesla .• é ho biso• . e-no di ripetere quanto l'as• sunto generale del libro sia in sé originale e ambizioso. Nella luee ,lell' A1•110 * dl ALDO PAL.\ZZESCm Parigi, aprile 1956 1 Ii è caro inviare a Gianna Manzini un saluto dal- 12 rive della Senna. Gianna Manzini è l'anùca e collega fiorentina co– me me romanizzata, e tutte le volte che a Roma c'in– contriamo il discorso. cade fatalmente sulla nostra città,,e il pensiero ci riporta, l'uno per l'altro, fra il Ponte alle Grazie e il Ponte alla Carraia, ci rivedia– mo in quella bella via non ancora deturpata e nono– stante l'offesa ugualmente b~lla. E' proprio nella luce dell'Arno che io vedo Gian– na 1\lanzini, questa innamorala della parola, e per cui le parole sono come i fiori di un giardino . ALDO PALAZZESCID La Man:,;ini alle Tre cime del Lavaredo Gianna l\Janz.ini a Palermo, con Giani Stuparich ambiz!osissim,:-. R~ ~e:·à a I'---------------------------------------------------------------...: C: Che si_qnifi.ca. con una certa bravi.ra . anche con talento– vero. saper fare aggra.di .-e al rispettabile pubblico wi'arte difficile !inte,tdo, di qualità!, come quella di Gi.a.11naManzi– ni ( sa pitta dediu-..e e ridttrrei. Ma eran .glj spiccioli dell.a Manzi,ii; la qllale, poi, sta tot 1>0Co pitì stt, e per 11011 vosse– dere q1uilla tale brav1ira, e per rifiu.tarne anche La prova, e ver essere. dì sua -nat1t1-a,, animosa i11 solit1<dine ( non ri· scuote. infatti. certi battima– ni...). Fatica. lo so. da viù cli vent'anni a iilimpidirsi; e chi l'ha seguita passo passo, p1<ò gustare. ora. il val.ore di quel– la man_qior luce di chiarezza e di i11tellettu,ale g1isto che spira dalla sua vagì11a. 1wa volta accostatici al iio inter– no. Un seg,io del/.a stia arte è in questo. che J)ttr vedendo i11 profondità nella stia scrit– t1<ra, e1npre ti resta 1m che. di ignoto: e W te ne se11ti at– tratto; chè tratta i veramen– te d'un'intelligenza ardita, specie q1urndo, lasciati certi lezii. nel suo accordo sçocca ttn che dì fulmineo. Gl SEPPE DE ROBERTIS
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