la Fiera Letteraria - XI - n. 11 - 11 marzo 1956
P1g. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 11 marzo 1956 PAGINE DI LUIGI ZAMPA DAL ROMANZO INEDITO '~IL SUCCESSO" LUIGI ZAMPA I! noto regiSta cinematogrll{l– co Lutgt Zllmpll ha 1,nuo tt, fCT<· vere m questi gwrn:i &l suo 1fl'$, mo romanzo, intitolato « Il iuc– c~so lt. La c~ cominciò un giorno che Il mag– gic;,,t. preso da parte Giulio. gli chiese come maì in tre mesi che comandava 11 Plotone non avesse mal punito un soldato. - Io un ufficiale lo giudico dal numer6 drlle punizioni che Infligge al soldati - disse categoricamente Il maggiore. - Ma guarda che modo di ragionare - pensò Giullo. - Perché voi Ca quell'epoca c'era Il fa- scismo e Il regime aveva imposto li e voi> a tutti gli Italiani. Veramente si diceva che fosse stato Starace a proporre lt e voi>, dato che lui era meridlonale e né! meridione si dà del voi con più frequenza che non nel settentrione> perché voi, te– nente, - disse il maggiore - non punite I vostri soldati? - Perché io - rispose tranquillamente Giulio - penso che i miei soldati siane, già abbastanza puniti stando sotto le arm>. - Agli arresti - disse il maggiore. E poichè in quel periodo si trovavano ai campo Giulio lo misero sotto una tenda. Lui aprl l'Amleto che aveva portato con sè Insieme ad altri libri e si perse dietr<r le meravigliose Immagini che Sbakespea re aveva creato, anche per gli ufficiali afli arresti (per quelll naturalmente che erano In gjado di capirne la bellezza). , • - Allora questi soldati li punirete o non li punirete? - tornava alla carica Il mar– rlove, presentandosi sotto la tenda. - Neanche per sogno - rispondeva Giulio. Sotto la tenda ci rimase due settimane. Lesse un mucchio dl libri. - Che pacchia. gli arresti - pensO. - Se lo sapevo prima ml-leggevo tutto Proust e forse rispondendo plù lndisclplinatamei;i– te al maggiore. mi cl scappava anche di legg-ere Stendhal. Ma purtroppo ebbero inizio le prove ge– nerali delle grandl manovre. C'era blsoiDo dl tutti gli ufficiali. - Anche del cattivi ufficiali come voi - dis8e il maggiore a Giulio. E lo feci Ullclre dalla tenda. Malignamente pensò che a GiuUo avreb– be fatto bene sgranchirsi le gambe dopo tanto riposare e cosi lo nominò ufficiale esploratore, il che significava camminare dalla mattina alla sera, lavorando almeno' U doppio degli al trl ufficiali. Olulio comandava un plotone della terza. compagnia. Il· maggior gli ordinò, Il prlmo– riorno, di prendere I suoi uomini e dr/ andare ad esplorare. per vedere se Il ne– mico. nemico immaginario s'intende. stesse avanzando verso di loro. - Fino a dove debbo arrivare per espio• rare? - chiese Giulio. - Fino a quelle collinette laggiù - rl– spO&e Il magglol"e. Senza esagerare quel le collinette laggiù, in linea d'aria. distavamo dieci chilometri a piedi. seguendo le ainui>– sità dei terreno. si era il) me,,iia mont•"r 9 distavano almeno venti chilometri. Venti chilometri ad andare e venti a torna,JI!, ci volevano due giorni per esplorare li tratto di terreno richiesto dal maggiore. - Questo ml sfotte - pensò Giulio. E non vi era dubbio che l'altro lo \'O• lesse sfottere. Per quanto poro intellf11cnle fosae, lo capiva bene il .maggiore che era Impossibile percorrere. a piedi. quel trai ;to dl terreno. E poi dal modo divertito r on cui lo guardò apparve evidente a Giu Uo Il tentativo di stuzzicarlo. - Ma quando debbo tornare qui? - chiese Giulio, nella speranza che l'al':ro non si fosse spiegato chiaramente. - Ma queste sera stessa, caro tenente - ribatté il maggiore. - Arrivate a quelle collinette lagglù 1 e t.ornate Indietro, capito? - lo disse, il maggiore, con la stessa Indifferenza r,on cui avrebbe detto: - Arrivate all'ang•>lo. prendete un caffè e ci vediamo al bilia11do, cosi facciamo una partita. Oiullo capi che era Inutile dlscut.,re. Pece l'adunata del primo plotone d-ellla LA FINE DEL SOTTOTENENTE .ma comp,rllia e J)artl. Dopo un palò di cnlton,etri diut fl ,ol– dati. che trattavà da amici: - Raozzl, avete sentito quello che ha detto 11 maa– glore? - A sor tene' - disse uno - noi semo dP. Roma come voi, ma che se famo !reJà' da un piemontese? Quelli cianno la capo:– cla dura. Giulio che era un uomo 11iusto. no11 volle scardinare Il senso di disciplina ne– cessario al buon andamento del plotone e disse: - Be', smettiamola con questi di– scorsi. Neanche per scherzo le voglio sen– tir dire certe cose. Comunque, dato che sfete bravi ragazzi. anche se oiete di Roma comle me, e io che sono nato a Roma vi dico che tigli di buona donna come I ro– mani non se ne trovano tn nessuna parte del mondo, VI taccio una proposta: Ac– qua in bocca. ci fermJamo qui, torniamo stasera e diciamo che siamo arrivati Jag. giù. D'accordo? - D'accordo - dissero i concittadini di :lltùlo. - Noi semo romani - ageiunse uno, - e ragazzi de core come noi so' sprecati in mezzo a 'sti du' scogli. - Oli scogli naoo le rocce sulle quali avrebbero do– rut-O arrampicarsi per quaranta chilome– fri andata e ritorno. E cosi per diversi giorni. Il maggiore dtcé!Va: - Vedete quelle altre collinette Ia1n;lù? - Eh! - dicevano I soldati dentro dl )Oro. - Le vedlamb proprio come le vedi tu adesso ,e cosi le seguiteremo a v~ere, dalla stessa distanza, perchè se speri che le andiamo a vedere da vicino ti sbagli. Un giorno Il maggiore riuni gli ufficiali, t SOlttufflciali e i soldatJ del. battaglione che ell"li comandava e disse: Ragazzi, sta per arr11Vare Il grande giorno. Il grande giorno, secondo lui, era l'inizio deUe manovre divisionali. * E qui accadde l'equivoco. Olulio era un tipo dlstratto. Un psicanalista avrebbe det– to che non amando Qlullo la vita militare e detestando, nello stesso tempo, 11 mag– giore, ciò che gli accadde dopo fu una lo– gica conseguenia di quanto avveniva nel suo subcosciente. Dunque Olulio comandava il primo plo– tone della terza compa11nla, e quando do– veva riunire I suoi uomini gridava: - Ter– za compagnia, adunata! - e quelli si adu– navano su due righe, tacchi uniti. punte In fuori, man! lungo la cucitura laterale del pantaloni. come prescriveva il rell'O· lamento. Ma sempre alla terza compagnia appartenevano. Quella mattina il maggiore disse: - Un plotone non basta per 11 servizio d'esplo– razione, _ci vuole un'intera compagni~. Se preleviamo tutta la. terza compagnia si disorganizza l'Intero battaglione che rl– màne privo delle forze di una compagnia. Perciò la cosa migliore è di Indebolire unl– rorn1emente li battaglione. E dette ordine a Giulio di prelevare un plotone dalla prima compagnia, uno dalla seconda, uno dalla terza, uno dalla quarta, uno dalla quinta e l'ultimo dalla sesta compagnia. 11remlto di truPpa qefll litri s~rvlzl, Oltre quello esploratore. C'era sel'IZà dubbiQ una certa confusione in mezzo a quel pullu– lare dl soldaU. automeztl, m!tratllatrici e cannoncini legger!). - sono della prima compagnia - ri– spose Il segnalatore doPO che ebbe tra– smesso e ricevuto. - E lo chiedono a me quello che deb– tono fare? - esclamò Olulio. n soldato lo guardò un p0' meraviglla to. E a chi dovevano eh lederlo se non a Giullo che era Il capo del servizio esplorazione e da cui I plotoni deilo?sei compa1mle dipen– devano? Giulio penaò, non lo disse perché In tal caso li solciato avrebbe chiarito l'equivoco, oensò: - Sono della prima compagnia, lo domatidlno agli ufficiali del– la prima compagnia.; io sono della teru, che me ne Importa dl'lla prima compagnia/ L'equivoco, malauguratamente, si rlpet~ per gli altri cinque ~ lotonl. Sempre Giulio era convinto che tutti 11:li uomini ché dovevano rispondere al suol ordini appar– tenessero unicamente alla terza compagnia. Cosi quelli della pri:ma. seconda, quarta, quinta, sesta compa{Tnia, seguitarono con le segnalazioni a tempestare Giulio chie• dendo: Siamo do•lla prima, seconda, quarta, quinta, sesta compagnia, che dob– biamo fare? A un certo punto Oiulio pensò: - Ma che rompiscatole, ce l'hanno tutti con me oggi, Ma non lo Sl!.m.10 ohe io sono dello. terza compagnia, e che solo dei sol(latl della tena compagnls ml occupa? Cbe me ne Importa della prima, seconda o se$ta compagnia. Ma non hanno altro da fare quei lavativi che rl,.olgersi a me? - In quel giorno - aggiunse Il m~g– glooe - i mie! uomini çlovranno farsi <!nore. Anche perchè - disse ancora - dal iupesso che Il mio battaglione riporterà nel quadro generale delle manovre dipen– derà la mia promozione a tenente colon– oeUo. Forse Olullo. nel momento in cui Il mag, glore spiegava tutto ciò, stava pensando ad Ofelia o ad Amleto, certo è che pre– levati I sei plotoni dalle sei compagnie e dispostili a raggiera come si ra quando si è In servizio d'esplorazione, sl tenne accanto a sè, alla sua destra e aila sua sinistra i suoi uomini che appartenevano unicamente alla terza compagnia. Non pen– sò affatto che gli altri uomini. quelli del rimanenti cinque plotoni appartenessero alla prima, seconda, quarta, quinta e sesta compagnia. Per una imperdonabile distra– zione li ritenne tutti appartenenti alla terza compagnia della quale egli faceva parte. I cinque plotoni, disposti a venta– glio, ad un chilometro circa dall'altro, erano collegati. con lui al centro. per mez– zo d! certe bandierine chiamate a lampo di colore. Si tira e Il quadrato bianco di– venta rosso. si molla e gli elastici ripor– tano il colore al loro posto e il quadrato ritorna bianco. Bianco e rosso. punto e linea, ci si dice tutto con l'alfabeto Morse. Si sa come sono I soldati; per un po' seguitarono a domandare con le band.lhlne a lamp0 di colore che (!avessero fare, poi si seccarono e dissero: - Ahb, se non ti fl'ega niente a te, flgurntl a noi. - E toltesl le scarpe si sdraiarono sotto gli al– beri di fico, di cui era piena la zona. e si misero a dormire per rifarsi della sveglia che que!I& notte aveva suonato alle due precll;e. Era stata pure una sveglia a tra– dimento, perché, Intanto. l'o.vevano suo– nata ad allarme, e Il segnale d'allarme ti fa arricciare i nervi di notte. e POI era stata suonata Ire ore prima dell'orario normale. LUIGI BARTOLINI: Ai Due Pinl - Se è cosi - pensarono I soldati - tu pùoi restare maggiore per tutta la vita, TI freghiamo noi, cosi cl rifacciamo delle tue carognate. - Se dipende da me - pensò Giulio - deve andare bene, se non ti retrocedono • c:Lporal maggiore. Invece di promuoverti t·m~nte colonnello. All'alba suonò la sveglia. Petclò quelli della pt'lma compagnia. do– po un po' cominciarono a chiedere a Giu– lio. attraverso un segnalatore che Olulio aveva al suo fianco, che cosa dovevano fare. Il segnalatore disse: - Signor te– nente, quel!'ll uomini laggiù chiedono che cosa debbono fare. - Domanda chi sono. (Il terreno era A causa deil'equlvoco di Oiullo le cose, 1n<1arono a rote-li. Perchè gli uomini di O!ullo erano in avanscoperta e quindi avrebbero dovuto precedere tutto 11 re11glmento: Invece su di loro, addom3entAti sotto gli alberi di Ileo, passarono prima dodici lntère com- pa11nie, poi I carriaggi, I comandi ed ln– f!n& le salmerie che sono auelle che mar– ciano sempre in coda. Intanto Oiullo si domandava dove fos– sero andati a finir, quei maledetti cial– ~l'onl che lui segultàva I!, ritenere appar– tenenti tutti alla terza compagnla. Ad un certo momento si avvicinò !I sol– dato addetto alle segnalazioni, che era in collegamento con 11 comando e disse: - Signor tenente. 11 signor maggiore chiede ohe cosa succede. - Digli che va tu~to bene - rispose 'Poesie pe1• un giorn,o di scl1•oee,, mentre stava per entrt11re Il libeeeio * DI LUIGJl BE.lRTJC I Cl\!t(llt! ~òvt lo sclr()(:co prt(la le sue nuvole. Splfi?ml dove vf.!lno e perché. I continenti t,i 1 ncl:iisslmi, sui t>ucoli canuti del mare. reggano, al cupo f•lulr dal monti. la cavalcata dei mostri sulle terrazze della stagione verde ... Mal tanti son stati i greggi del mare e velli dell'azzurro uguagl!ano quelli fra onda e onda in fuga eterna e non meno precipite.Tutto crolla nella cavaùcata, fin le ripiçle pendici che s'accendono di sole e che le nubi subito divorano. Ma il sole si vede solo a tratti. Filtra i fu\lCl;1.l nel perpetuo ondare celeste e marino, certezza dell'esìstere. Nell'ostinata cava:lcata sciroccale son le forme della lotta umana, le parole che non hanno materia di dolore e forse nemmeno l'amore d~llé tfmebre. Si conserva i-1 rimpianto nella fiammante vaghezza dell'attimo cht !ugge e l'incrollabile distanza del pensiero non vale a sopportare una speranza sola o la grazia d'un fiore selvatico. Il messaggio è quello del vento, delle mandre mar-ine ch'erompono nel grande impulso e fin nella polvere, che i fuochi dell'amore hanno lasciato in ogni fosso e con dolcezza ~•idu~ nella risurrezione contro le vesti di seta scolpite nella chiave del salmo intraducibile. 2 Du,1que potver~ e seroPrt più \)andiere alle vitti(!)t lnn~fnt! che ntll'lntultiorlt dtlla 1110\-te,curve né! seme del mònd,o nuovo, -che è In ogni creatura, s,i li\)erano nelle profonde commozioni fra l'universo e sé. , Rientra nel mito, ti dicono costoro di fronte al mistero della '(it&– Rinnovati. dopo le fallacie dei sistemi filosofici; guardati dalle metafisiche, cerca: più ingenua è l'anima, più è agevole risalire alle cause che valgono, riconosce-re le formazioni dei mondi, I difetti delle concezioni scientifiche, i problemi della realtà. Affonda le mani nel buio e i figli della tenebra oblieranno l'angoscioso dilemma offerto dai fatti: l'ipotesi universale della poesia vale come equilibrio Ira l'uomo e I m911d!. Filo d'Arianna di turbinose sospensloni, attendi all'ordine dtl tempo e, ilocollere della parola, ricomponi i fUtrl: !lll'ansiosa vastità del simbolo corrispondente la dilatatione dello spirito che consuma gli universi. 3 Ti dl~si che 1, don.n,- Jl>l:I ~, ;~aZjo~e dolçezze c\le vpgliamo. amo~· sç>tt() r pini. tnr.i:it~ la' s~'rf- àgostaha ·tra vasti b'a.ldacctili:ti f>entleva d,- cot-Qe ver<JI 111!!1 cielo sfnza vènto. Rispondesti che eran cose da poveri uomini, c!;,ilque gemme che mal non sbocceranno. Vidi il tuo riso timido, il liscio volto stupito alla fredda verità immortale. . / · Atllto& ~la, rivaca sono i pin tna n<>n ftn:o. · ov, $1 poi~o lt %liii~ dei 'é()IOl"(lbi. La. d.1 licatt ctlutlllt ~11, nuv.,it t'tvvoiae · ma nessuno ti dice la tra.ndetta drll~ vtt,-. 4 E cosi ti lascian<!l morire in un de~rto, o c,-r •. Nessuno porn pi6 il t,icclµère allè lalbbra t cui fu tQlto. NeHe.tèmpesta dl'lle f61lif! -passate noh lasci che 1•,mmasa(l della c~ •- Sten(lendoti tn sf1ehzio entro 1,: (frrf.. à<> Ie contf.no le gocce di sangue leonino che 'ti scorrono orp. nelle ven,. 5 DimmL perciò, qua.11to felice !osti è quanto durò quella. fellcit.__ Oi:ni dolore è vuoto ~ulla torva lanterna dei rimpiinti. Non sen·ono le lu~ighe ombre ramose, i grandi s.rc6bàléni dell'ari~ e nemmeno le pag~iuzze d'oro che i pesci lasciano sull'àcq~ palfidé come squame per } chicchi d'aleatico sulla tomba dell'uomo. Non chiedevo che ,~ vecchia memoria d'una casa alta e stretta . sul mare, i raggi dalla luna aspra e bianca fra le. tende, una miniera di ferro sonora di colori e dl mine in una selva d'aggetti Inanimati. Seguiamo. quindi, la bara di tutto quanto perdemmo. L'ombra c'inghiotte come un sole nero e Invano il palombaro, tuffandosi, inghiot iirà l'aria dell'universo superiore. 6 E poi non sai quanto aqcora dovrai soffrire p~r il ~ècolare difo?éli'Oè. Non bastano a dirtelo gl'irreali accenti dello scirocco che alle ra!fiche dà un tono éll comrni;izicme umana. Bruciate daile. C!1larèzza nelle notti p;,.ssate sulle panche dei mendicanti <1 Ira le !og,lie dei cespùgli isolani, aochf 1, Jaerune $i stancano ..... Tutt11ntorno par freddo perché sei del la s pécle dei lupicanti che eres cono nella seta ,iera dei fon<la.li e nella lt>ro cora:r.za spinosa son duri come la fortezia che racchiude il t uo tesoro ... La vita ti sarà chiusa nelle stanze semlvuot~ del l'O~r~ e ! sogni, fra pa.l'eti d'acqua si copriranno di coralli. 7 L'umile te&òro ohi, retj\i In petto, ti sarl inutile cius.ndo tiunter~i allJ terra delle la n-e delle cicale, ricca di çip1ltsi e di pinàSfr! ... • · Quf[la terra è fertile di 'miliòn1 e mi,lioni tli speranze, d'avventuré é 1;11 vane e sfumo te giovinezze. Nella sua aria, non .stagna Il dolor~ e l'odore delle caJ1dele che si disfanno mHl'ombra çlell'infinita çle,olazlt>l.\e non basta a can-oe.l,lar le tracce di quelli che aJ buio, o Invisibili nel giorno. stan Iitt.i sulJa tomba che porta il loro nome. Piu le ggeli de l vento circondano la terra grigi e duri come rocce ma si piega.no e<11i ieneUi e l'ombr'elllter!! dei campi. LUIGI BERTI Giulio. - Ma quello dice che non va. bene per niente - ribatté il segnalatore. - Tu trasmetti quello che ti dico io. - Va bene - ris])Ose l'altro. - Che debbo trasmettere? - Trasmetti: Tutto bene, nemico non ancora in vista. Servizio esplorazione pro– cede ordinatamente. Morale alUsaimo - disse, dominandosi, Giulio, che Intanto co– minciava a perdere le staffe. Per prima cosa Giulio ritenne che In– tanto era meglio cominciare a spostarsi In avanti insieme a quei quattro gatti che gl! erano rimasti fedeli. oer cercare dl avvistare il nemico. essendo lui l'ufficiale esploratore dJ tutto 11 reggimento. Ed entrò cosi. unitamente al suol uo– mini ,quelli della terza compagnia, in un bosco. Ad un certo momento, scorse un uffi– ciale !n una radura. Era solo. Giullo quel– l'uflic'la le non l'aveva mai visto; chissà a che reggimento apparteneva perchè ave– va le mostrine al bavero della giubba (dopo capi chi era qOel maledetto,. Aveva costui un nastro bianco legato al braccio. come capita ai ragazzi quan<lo ricevono la Crt• sima. Giulio lo salutò. quello era capitano e lui sottotenen1". ma l'altro non rlsposé al saluto e Giulio pensò: - Che razza di cafone. non risponde nemmeno al saluto. Dopo cento metri ne sbucò fuori un altro da dietro un albero. Anche costui aveva un nastro bianco legato al braccio. Ne spunto un terzo, sempre con al braccio un nastro bianco. - Ma che fann·o. questi, In mezzo al bosco? - si domandò Giulio. - Por.slbile che abbiano [at10 tutti la cresima a que– st'età? Se ne sono ricordati oresto. L'ultimo avrà avuto sessanVannl ed era tenente colonnello. - Costui - rmettè Glullo - se aspettava un altro p0' fa– ceva la cresima e l'estrema unzione tut– t'insieme. Quei maledetti non avevano fatto la cresima, bensl erano giudici di manovra e Il segno che avevano al braccio serviva appunto a distinguerli dagli altri ufflclaU della divisione. Non rispondevano al sa– luto, perchè per regolament.o I giudici di manovra non rispondono al saluto, ma comunque guardavano e segnavano E quelli segnarono tutto: I soldati sdraia.– ti senza scarpe sotto gl! alberi di fico, la disorganizzazione del servizio esplorazlon, che permise al nemico. rappresentato da loro. di non essere avvistato e cosi Il grosso della divisione se lo trovò Improv– visamente addosso prima che gli uomini potessero disporsi in linea dl combatti– ment.o. Insomma si ridusse tutto ln un dlsutro. Se si fossero trovati In guerra, I&divu;lone, per colpa di Giulio, sarebbe stata annien– tata ptlma dl aver avuto il tempo di piaz– zare le armi e sparare un solo colpo. La sera cl ru l'adunata generale. Le truppe erano riunite In quadrato quando il maggiore mandò a chiamare Giulio. !l quando Oiullo vide le truppe In quadrato e il ma~g!ore scuro In volto pénsò: - Qui ml degradano. Il maggiore, davanti a tutti gli ufflclall della divisione, lo ricopri d'Insulti. La conseguenza fu che il maggiore ri– mase maggiore flnchè non andò In pen– sione. Giulio fu classificato ultimo in rradua– toria fra I novecento sottotenente di quel– l'anno. Un mese do90 lo Inviarono a casa, In co~edo illimitato, avendo egli termint.to il servizio dl prlma nomlna. L IGI ZAMPA I
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