la Fiera Letteraria - XI - n. 10 - 4 marzo 1956

Pag. 6 LA FIERA LETTERARIA Domenica 4 marzo 1956 Egli restò con gli occh! fissi a terra. In un atteggiamento stanco e pensierow. KOlE TIL!E:R ~ ~ 1 KAILHAU r KlO J]E dre non avevano il più lontano sospetto. Quando &s1 facevano Qualche tentativo per Indurmi allo scherzo. quasi sempre produce,•ano In me il risultato contrarlo: rotre • e li pianto. Qualche raro forzo òa parte mh, ,,erso di loro non fini megl o. Una mattina mentre prendevamo li catre– latte attorno allo stesso tavolo .raccontai di aver dormito male e di essermi alzato con I polsi Indolenziti. e Me I! sento. d!ssi, proprio come se me li avessero serra ti a lungo tra le manette>. L'espressione da me scelt, era assai buffa; ma dovette pas– sare parecchio tempo prima che !o perdo– nassi a!. mie! la risata. generale che rac– colse e che. a mie spese, fece subito il giro de! parenti e degli amici. Essi mi crede,:ano dunque Indegno di portare le manette? Un pomeriggio me ne stavo solo nella mia stanzetta. disteso sul letto. senza far nulla. quando mia madre, di cui non avevo udito i passi. apparve d'un tratto sulla porta. Fui preso da un moto istin– tivo di paura. e Cosa vuoi? le gridai. Cosa cerchi? Perchè mi sorvegli?>. Mia madre rimase giustamente allibita. Aveva in ma– no un piccolo regalo uer me .era venuta per portarmelo. e Cosa t'è succèsso? ml chiese. Non mi vuoi più bene? Non hai più fiducia In me?>. Ma non era questione 41 fiducia o di bontà. se questi sentimenti non Impedivano agi! innocenti di andare all'ergastolo. Finchè caddi ammalato. Una sera fui preso da violenti brividi e durante la notte sopravvenne la febbre alta. Il medico diagnosticò una polmonite. La ma– lattia fu lunga. mi tenne a letto tutto l'inverno e mi costò l'anno scolastico. Mia madre e la tua i davano il turno al mio capezzale. Appena sfebbrato. ripresi a scri– verti. .Ma In primavera furono le tue let– tere che cessaron9. - T! aspettano al comune - gU ri– cordò Luca. - E' l'ora. Tutta la c!tta:l!– nanza vi è già adunata. V! saranno de! discorsi in tuo onore. Andrea rima~e assorto come se non l'avesse Inteso. - Vorrei chiederti un favore - disse Infine. - Volentieri, se posso - rispose Luca. - T'assicuro che non è curiosità ma Problerrii del romanzo m dern ' ' ' solo bisogno di capire. - Di che ! tratta? - Orma! è passato tanto tempo ~ con- di LIIICHAEL HAHHl~G'fO~ - A causa d'un atto d'insubordinazione contro Il direttore - disse Luca - fu! punito con un anno di segregazione. - Fu In quel tempo che tua madre mori - disse Andrea. - Me lo scrisse don Serafino. - Se penso alla tua so,rte... - cominciò Andrea. ma non prosegui. tinuò Andrea. - Sono accaduti tanti d!– sastri. un terremoto. tre guerre. se non di più. Ben pochi sopravvivono di quej– l'epoca. A vederti tra queste macer'e sein– bri un risuscitato. Se ti guardi attorno ... Egli non• terminò la frase e rimase di nuovo in silenzio. - Volevi chiedermi un favore - gli ri– cordò Luca. - Coraggio. - Perchè non ti difendesti al processo? - gli domandò bruscamente Andrea. - Perchè rifiutasti di rivelare dove' passasti la notte del delitto? Luca si alzò in piedi. - Mi dispiace - disse. - Ti pre o dl credermi. Andrea. mi dispiace propn!o assai. specialmente dopo tutto quello che ml hai raccontato !)Oco fa. Ma ti prego di non Insistere nella tua domanda. Andrea sorrise tristemente. - Non insisto - egli d'sse. - Scusami Gli occhi di, Luca si riempirono li h- grlme. Egli si alzò in piedi e spalancò le braccia per accogliervi Andrea !n un lungo e affettuoso abbraccio. Attraverso la porta semichiusa si affac– ciò Il ragazzo Tino. - Ah. siete ancora qui? - egli esclamò vedendo Andrea. - Ma non sapete che vi aspettano al comune? Ca piazza è pien~ di gente. - Non m'Interessa - disse Andrea .. - Plutto..sto prendi questi soldi e vacci a comprare qualcosa da mangiare. IGNAZIO SILONE, PRI11f0 INCONTRO CON DOSTOIEVSBJ * di IG~AZIO SILO.NE Il primo incontro con libri di Dostoie·o– ski, devo confessarlo con rossore, tu tar– divo, poiché avve1111e (]Uando contavo già 22 anni. E in un certo senso vi fui co– stretto. il!i pare che valga la pena di rac– contare brevem, en.te co11ie ciò accadde, dato che le circosta11ze non furono banali, a.nzi straordhtariam.ente propizie alla couipren– slo1ie d'1ut autore di quell'eccezionale na– tura. ilfi trora~o. in q11e1 tempo, per '"' so!]– gior,i.o che durò solo un paio di 111.esi, nella Carcel Modelo di Barcellona. Nulla di strano. In Ispagna infieriva il direttorio militare presieduto da Primo de Rivera e la sua polizia aveva dato u,i'importan2a eccessiva alla mia presenza, che. di /atto. 11011 era motivata da scopi titristici. (Da ciò u11critico maligno potrebbe subito de– durre che, se co,i le mie letture mi trovavo piuttosto 111 ritardo, viceversa ero già suf– ficie11teme11teprogredito nella • delinquen– za politica>). Il carcere di Barcellona rigurgitava, ai primi del 1923, quando io vi entrai, di catalan/sti, sindacalisti. socialisti, co11iu- 11istf e a,iarchici. Che uo1nini 1nagni/i,ci. In nessun paese del mondo io ho 1nai co– nosciuto uo11i.ini cosi a11unirevolì come i sovversivi spagnoli. Anche per altri ri– guardi la Carce/ Modelo era veramente u,i carcere modello. Tra gli auarchici ve ne erctno alcuni condan.na.ti a 1norte per atti di terrorisrno. Se avrò tempo, raccon– terò 101 giorno 111 sto1·io d'o/cu,11 i rl, es~i. Porto con nie, sempre vivo nella 1ne1noria, specialmente il ricordo d'uno di essi, un giovmi.issini.o pittore, ancora miu.orenne, col quale ebbi la grande fortuna di poter fare a111 ici2ia grazie alla compiacenza del medico del carcere, che si trovava lui si.esso detenuto per idee e separatiste>. Avendo un medico tra i carcerati. l'amministra– zione della Carcel Mode/o aveva ritenuto opportuno di fare economia. e aveua licen– ziato il sanitario che veniva dall'esterno. Forse vale anche la pena intanto, prima che io arrivi alla mia scoperta di Dostoiev– ski. che apgilmga due parole su quel ra– ga220 condannato a m.orte. voichè egl.i si trovava. in una situazione schietta1nente dostoievskiana. Dopo la sua condanna a morte /che in /S7Jag11a si esegue 11iediante « el garrote >. cioè, per strangolazione J. u11. illustre giurista cattolico si era permesso di osservare pubblicamente che nes un co– dice penale spagnolo, neppure quello mili– tare, ammetteva la pena di rnorte per i minorenni, I giudici se lo era11..odime11..– ticato? L'opi1iione pubblica ne era rimasta commossa: e in seguito a ciò, la stra,igo– laztone del ragazzo era stata sosµesa. I militari al potare non s'lperano clre fare. Per firiire. cor e uoce che la soluzi<lne tra essi prevalsa /u di rispettare la legge è a~pettare, prima di strangolare il ragazzo, che e!'li diventasse maggiorenne. Il giovane condanuato !:'. morte non ave– va 11ertanto dimesso il suo abituale buori tt1nore e si divertiva a disegnare carica– ture d,i generali spag1lOli con le loro enor- 11i.i scia?ole. Ma per noi era più difficile associarci alla sua apparente spensierate2- za. Nessuno osava più lamentarsi che il tempo passasse len.tam.ente. la co11i.plicltà del 11iedico. com.e lto già. detto, 1ni per~ metteva di pa.ssare tutta la matti11ata con quel ragu,,zo nel gabinett6 •u,uforrn. Il medico aveva semplicemente commi.irdt6 alla direzione che la nostra salute richie– deva wi con.trollo giornaliero. Era un bUo,i. uomo quel 1nedico. In iui certo enso. e.. a 1111medico modello. Non ho mai capito perchè lLSassetanti riguardi verso un fore– stiero (!uale ero i~. Oltre alla relativa libertà a11ti111eridiana, egli ci procurava libri e riviste, per aiutarci a s01Jportare le llmglle ore del pomeriggio e della sera. che ognuno di noi dot1era &,a.scorrere nell'isolamento della propr a cella. Fortuna volle che egli disponesse, tra l'altro, di vari volumi di Dostoievskl h. traduzione Jratice~e. Così ebbi l't11i.111.e1isa gioia di leggere. per la prhna volta, • I fratelli Karamazov > e •L'idiota•· Non ,o dirvi quanto ne rimasi sco11 volto e rapito, Nesswi.'altra opera letteraria 11i.i ha mal fatto 11na tale impressione. Finii col per– dere ogni 1102io11e di tempo e di luogo. EDettivamente non ero più in carcere. Leu– ge11do quei libri.. le a11puste pareti della cella svanivano. ed io mi ritrovavo a ,nf. gliaia di chi/0111etri di li. in u11'atmosfera chrl 1ni riempiva di un'ans;età fino allo-a sconosciuta Talvolta ,ni pareva di cam– minare assieme ad una i1nmeu$a folla ltui.– go rii arpini di tul grande fiu111e. la Néva, mentre ·da lontano, nella notte bia,ira, rilucevano le cupole dorate di un mona– stero: tal'altra. stavo seduto dietro u·i cespuglio di oelsomi1~i. in un grande gfa,r_ di1io. e guardavo con trepidazione il ,,.. -1u.– cipe Misckìn che aspettava Nasta<ia Fll'P– povna: oppure, mi ritrovavo in ginocchio, nella foresteria d'rw sa11tuorio. assieme d u11 gmppo di pellepri11i, ad as"oltar•· la voce fioca e ispirata d'un vecchiri .~a.tft?, lo stare• Zosima. Ogni 111atti11a. ritrovando nel gabi11etJ;o del medico il giovane rondan,~ato a mor~è., di che altro avrei potuto discorrere? An– che a ripe,,sarci dopo tanti anni. che g:or– ni meravigliosi erano quelli. Certarnente tra ì più belli dello rrtin vita. ' IGNAZIO SILONE Il critico cattolico americano MiChael Har– rington. afferma: mentre nel. secolo sto, o, epocll di sviluppo del capitalisrno e del prole– tariato, le classi sociali dominava,zo ll roma,i.– zo, ora. in Occide ,i.te . è la persona umana che ha ripreso :! sopravvento. Durante 1 momenti di grande tensione, nei ro– manzi di Dostoievskl, uarticolarmente al cosoetto della morte. vengono meticolosamente messi in risalto i più minut, particolari. Spesso vi si parla degli Insetti: e La luna crebbe quietamente ed il suo cuore palp'tò con maggiore veemenza fino a diventare dolorante. Ritornò la calma ... Una mosca si svegliò e urtò contrn il vett·o della finestra emettendo un ronzio lamentoso> l momenti terribili, sembra dire Dosto!evskJ. riportano l'uomo a se stesso. fino al punto in cui la vita è tutta essenza. I momenti terribili del ventesimo secolo hanno prodotto lo stesso fenomeno nel romanzo politico: essi lo hanno riportato al temi fondamentali. dalla polit'ca ali{' metafisica. aa1 macrocosmo àella lotta collettiva al microcosmo deìla decisione ind~viduale. Nelle opere di André Malraux. Arthur Koest'er. Ignazio Suone, Manes Sperber. la tesi, se ve n è una, non fa più leva sul proletario. fattore politico della società del futuro: essa si regge piuttosto sul contadino che sa. come !'Ecclesiaste, che c'è l'ora per seminare e ro:a per mietere. Alla fine rtei « Nnvers > <i! ~1alraux. oPr esempio, si vedono nel mezzo della battaglia, 'g11 eterni contadini sofferenti. Il contrasto tra questa prospettiva e quella del diciannovesimo secolo è netto. Balzac s'interessò prin– cipalmente all'azione degli uomini nelle varie classi. I minatori di Zola. i liberali di Sten .. i'1al. i o.-,,.,,.; cli D!ckens erano gruppi sociali, e la tradizione letteraria nella quale essi vissero sta a giustificare l'Òp!nione di Trill!n,g ohe .nel rrunonw le classi sociali.so ~o ma•~ria del problema della conoscenza>. In realtà le classi sociali sono rimaste tuttora nella letteratura polltic:.a europea. ma Qra esse vi sono come sfondo all'angoscia individuale, non come problema della conoscenza. · Nel discutere questa trasposizione.- molto c'è d~ dire sul come la stori8 moderna - l'insllccesso del movimento socialista nella lotta per il potere. U sor– gere del fascismo. la seconda guerra mondiale e la guerra fredda - abbia reso lo svilupno quasi lnev!ta– bUe. La conoscenza della nostra storia e! consente di conoscere meglio i nostri romanzi. :Ma c'è anche un altrn mezzo. ed est.remamPnte imoorlante. ne ... avvi– cinarsi al romanzieri contemporanei: la convlm•jone che la conosce112a delle loro opere e! aiuta a conoscere meglio la no.stra storia. A tale riguardo. esaminiamo i romanzi di Koestier. Malrallx p Silone. Arthl.tr Koestler. qlJ.ale romanziere e propa!lan– d!sta politico. è un critico di prim'ordine. un e se:o– lar!sta • militante che scrive sempre !eodloee. Qua– lunque i~ l'ideologia che "li venga affirlata 'n Qu•I• slas! momento. le sue vedute sono sempre cosmiche. la sua unità di tempo è per Io meno un'epoca. ma spesso l'eternità. Eppure. in modo abbastanza para– dossale, egli è Il romanziere !)Ol!tico europeo che ha scelto il trapasso dl stile da collettivo ad !ndlv'duale, fino a farsene una religione. ' In tutti i libri di Koestler. narrativi o no. la conclusione è un'esperienza religiosa che lo imbarana. Nel suo primo romanzo. e- SpartRcus >. Marx .anpare come metà Essenza. metà Mosè. parlando della dialet– tica come e Ieg!t'e delle deviazioni•· Questa a•!e~oria non fu accidentale. In tutti ! olù recenti libri di Koestler. specialmente ouelll critt! senva una vera disperazione. la soluzione dellA cr!si pqlit!ca è essen– zialmente rell!t'iosa. La sped/\:a lmll)q!line-. In cui KoestJer dichiara ciò, si riflette In un nuovo or~ine di Francescani enza Il Cristo. che risorga dalle ro– vine dell'Europn e che predichi un IR!ciz?Rto Sermone della Monlàgna. 1\1t1avia Keoestier è imharanaro da qu°"'to t1'1P· resse religioso. In uno dei volumi della sua auto-blo- 11rafla. egli scnve l'esperienza fatta nelle pr 1 glonl di Franco 'durante la 1;uerra civile spa:;-nola Egli dice di aver avuto un momento di esaltazione quasi mi– stica - li e sen o oceanico•· come lo ch!amnva Freud - e che non !!'li piace parlarne. E Infatti. la ,visione de! Francescani non Cristiani viene Introdotta più o -nPnn clan-::lf" tin'llmeT'ltP ne)I;\ sua C'0° .. a. Se...non vi fosse cosi persistente. potrebbe considerarsi un art!– flzlo letterario li secolarismo di Koestler è anche un tema ripe– tuto. più recentemente In un articolo della r!v<sla tondine e • Encounter >, dove Koestler. ancora una volta. attacca la rel\g!one e ancora upa volta chiede di ritornare alla vita rellg!o a. Se consld,er!amo ! moti so,lalist! del nostro tempo come eredi de!la dottrina Cristiana della Provvidenza. come !a pol!tlc!zzaz1one di S. Agostino. ciò che accade a Koestler è ben ch,!aro: ~~li non p.1ò tornare indietro. la sua sola speran1.a ,~ ne-I deline-at'f3 una sinte-:.i òel Yogi Q ri.?1Cammis· sario. che egli stesso però rlt'ene Impossibile. ; · Po!chè Il Koe tler non è profondo. mel!'i!O"d! ogni 1ltr<>egli rivela l'!mm~dlata situazione: egli è un gior– nalista nel vero senso della parola. Nelle ue opere vi è ramb!gu!tà dell'lnsoluta tensione• fra la i,olltlca e l'Individuo in un tempo di grandi sollevazlon! soc'al!. Anche ! grandi cicli cosmici e le epoche storiche s~no precisamente nel suo! libri in funzione di un'aùgoscla personale. e questa è. dopo tutto. l'inversione tolaìe della teoria di Marx pella alienazione. e anche del'a trad•z!one politica europea del diciannovesimo secolo. André Malraux presenta una ituaz!one anaiol(a. benchè sia considerevolmente diverso da Koestler. tra l'altro per Il suo talento, Ne! suo! romanzi politici. specialmente nel e Destino dell'uomo>, e nella sua storia dell'arte. Malraux concentra ognJ ragionamento su di un problema: l'individuo deve morire. Le lotte cinesi dop0 li venti, la guerra civile spagnola. la se– conda guerra mondiale, non sono che le fasi in cui viene rappresentato Il dramma Pascaliano. Per Mal– rnux, il fatto essenziale nei suoi personaggi rivoluzio– nar! non è la lotta pohtica ma piuttosto la t-rascen– denza delle loro morti. Lo stesso si rivela per i suol artisti. Essi conguistano la morte con l'Immortalità de! loro quadri e delle loro sculture. E qui di nuovo, la collettività è In funzione dell'individuo. sebbene in questo caso non sia soltanto Il gruppo sociale In causa. ma anche la tradizione estetica. Ciò non implica. naturalmente, che U e vero> ro– manzo politico dovrebb'essere assolutamente separaw dall'individuo. Il Waterloo di Stendhal, Il suo Jullen. Il suo Fabrizio. rappresentano un·ovv1a contraddizione a tale attitudine. Tutt'altro nelle opere di Malraux. I suoi ero! sono gli aristocratici dell'esistenza, non di una classe; la sua Cina è come la Spagna. Non è sorprendente li !atto che la p:ù svilttppata nozione filosofica di Malraux, quella della metamorfosi. tenda w unire le epoche. a unificare la storia in un'unica base fondamentale. Per lui. la maschera africana. la violenza di Goya. Pica so. sono vari aspetti dell'inquie– tudine Pascal'ana. non i prodotti di diverse PulturP. Ignazio Silone presenta un altro problema. Egli si é trovato tra ! primi maggiori scrittot'i del ventesimo secolo dopo il suo allontanamento dal Partito Comu– nista. Fin dall'inizio, egli è legato al contadino. Quindi egli. si potrebbe essere tentati di concludere. è il meno politico degli sciittori. qualcosa come il Robert Frost degli Abruzzi. ' Eppure Silone è l'unico fra Questi scrittori che abbia trovato una sintesi. Nelle sue opere non v'è alcuna tensione di sentimenti tra il Yogl e Il Com– missario, tra moralità e politica. nè i suoi eroi sono figure aristocratiche e tragiche quali il l<vo oop·11-e ! Goya di Malraux. La meditazione di Silane sul con– tadino rientra nella regola generale di cui ho parlato, la maniera della sua affermazione è però diversa. Per lui. il contadino non è una convenzione letteraria. una deduzione negativa delle deficienze reali o supposte del lavoratore: per lui. il contadino è la realtà. Egli presenta lo stesso tipo di ansietà che distingue Koestler e Malraux. la tran lzione dal proletario al contadino. l'urto tremendo per l'Insuccesso della rivo– luzione europea. Ma è racchiuso in un diverso contesto positivo: una fede non Marxista nella missione dei contadini come una classe a sè nella politica. In, una Intervista concessa da Sllone lo scorso anno. egli ha accennato a Gioacchino da Fiore come a uno del suol ispiratori. La scelta gli si addiceva. Gioacchino. se– guace di Francesco d'Assisi e nemico della ti•·annide. !'eretico !tallano. Il Francescano Cristiano. costituisce Ut"\R immagine ben più conct'E"';a rtell" vic..i0ne rii KnP.. stler del suoi Francescani non Cristiani. E. natural– mente, la tendenza alla religione. che si rivela nel– l'opera di SUone. è molto dlver a dall'attitudine di Koestler. Silone ci fa ricordare una famosa osserva– :►.lone su George Santayana: che. cioè. egli credeva fermamente che non vi fosse alcun Dio e che la Ver– gine fosse sua madre. Evidentemente. vi stmo disparità. significative tra Koestler, Malraux e Silane. Eppure essi hanno un lato comune che rappresenta un'Importante Interruzione nella tradizione del roman,o politico europeo. Balza~. Stendhal. Zola. I fratelli Goncourt, Dickens. George Ellot - la loro materia di studio era In effetto. la classe sociale. Koestler. Malraux. Silone e altrl. come Camus. Sperber. Sartre costituiscono. In vari modl. !a reazione al più cosciente movimento di classi che l'Europa abbia ma! conosciuto. Per e !. la politica. come la rottura della tazzina da tè di Auden. ha ap'et to una strada verso la terra del morti, verso l'abisso. E Il loro !nteressP essenziale. è. di conseguenza. esistenziale piuttosto che torico o sociale. ('1(\ i nuò O<.;,Sf\r:l"e .n)\t"'l.'!0n~..,rfoi' lnro htvorn a quello d'une scrittorr che non realt'l. alla loro ma– niera. alla stessa dls!llus!one: George Orwell. Orwell ricusò Il cosmico e li metap lchlco. Do!,o la Snagna •~li scl·!sse un sag!r!o commovente ma politico: In r!,;posta alla tragedia della R!voluz!one Russa scrisse un'al'e– !lOrla politica: contro Il totalitarismo scrisse una pro– fe11!a politica. Nel br!l!ante sastglo di Orwell su e The Managerlal Revolutlon• di James Burnham. è pre~!sa– mente la mistificazione della politica che lo Irritò malt'g!ormente. Con ciò non si vuol dire che Il suo lavoro fosse Inumano. o qualcosa del genere SI può lmmao:!nara Balzac o Stendhal. oppure. ancora me– glio. O!ckens reagire allo .ste&o modo: ma ciò non sarebbe esatto ne! ri~uard! di Koestler. Malraux. S'- 1onè. o Camus La causa della trastormazione del romanzo poli– t'co eur0o~n P ouindi una cns;J rom1)lesc;;::t rh 0 non O 11 "– essere risolta mediante astratte equazioni tra realtà P oen ierQ. Nel e Mito r{i ;i;,l(o, All~rf r::1mt1c: li;{ chiarito questo punto nel suo modo usuale: • Mal. forse, le mentalità sono state tanto diverse. R!cono– sciamn i<ientic-hP le vP<iute 1;;oiriruali In r111°c.z.~P pro. gred!scono. Similmente, malgrado tal! dlss!m!l! ,one di materia di studio. li richiamo che limita Il loro !t!– nP-ario s11nn~ nPll" ~tp~c:-" modo>. E in un saggio sulla critica d'arte pubbllcato alcun! anni fa. Orte~a y Gasset cercò di Integrare l'attuale tendenza al sogget– tivo In uno svilup~o storico che egli fa risalire fin al R!na,sc!mento. Per lui. !I processo ha raggiunto !I punto morto: ed egli concluse con Il richiamo: e Dove trqveremo Il materiale per ricostruire Il mondo? >. Nelle opere di scrittori che noi riteniamo di sollto estranei alla politica, come Proust e Virginia WooJ.t. si può chiaramente notare Qualcosa di diverso. Per essi le cla i sociali hanno ancora la loro importanza. In tal senso. essi sono più tradizionalisti di Camus, di Malraux e di Koestler. forse perchè non si sono mai identificati con le aspirazioni della classe lavora– trice. Tuttavia anch'essi seguono lo stesso orienta– mento de! romanzieri politici. sebbene In maniera diversa. In e M!mesis • Erich Auerbach parla di Virginia WooU e dei romanzieri del suo tipo. Egli scrive: e Que– sto cambiamento di accentuazione esprime qualcosa che potremmo definire un trasferimento di fiducia: viene attribuita minore Importanza a! grandi fatti esteriori e agli event, improvvisi del destino: essi sono anche considerati avari nel dare notizie bén derute attorno al soggetto: d'altra parte essi sperano che in Qualche frammento casuale colto nel corso della vita sia contenuta la totalità di un destino In maniera tale da poter essere descritto>. L'esteta e il politico vivono contemporaneamente In un mondo comune e con comuni esperienze. Essi reagiscono m modi del tutto diversi. benchè con una certa continuità. La soggettività e l'immaginazlone di una Virginia Woolf o di un Proust sono. in relazione con gli eroi aristocratici di Malraux e ! contadini di Silone. 11 trapasso da un mondo ordinato e precosti– tuito al disordine e all'ind!vidual!smo. Ma la gente di mondo della Woolf e I partigiani di Malraux sono stati costruiti. in categorie tipiche e fondamentali, benchè In maniere diverse. Nel trattare l'a petto soggettivo di questa evolu– zione, Auerbach scrisse: e Al tempi della prima guerra monrtiale e. in seguito in una Europa inrerta di se stessa. esuberante di ideologie e di modi di vivere disordinati e satura di sciagure - alcuni scrittori. famosi per il loro senso Istintivo e per 11 loro potere di acuta osservazione. ·copro110 un metodo caoace di dissolvere la realtà in riflessi multipli e miùtlvalent! di coscienza•· Potremmo facilmente concludere la fra– se dicendo che essi tro:vano un metodo che dissolve le classi ne! riflessi della coscienza Individuale al cospetto della tragedia e della morte. D'altronde. questa tendenza non è limitata sol– tanto alla letteratura. Forse la più disperata e ango– sciosa espressione dell'esperienza del nostro tempo si riscontra In e Malessere della Cultura•· di Freud. dove la prospettiva trng!ca viene portata alla sua estrema conclusione. Freud non teme di domandare: e E' valsa a qualche cosa la c!vlltà? Il prezzo della società - di ogni società - è la rovina dell'individuo e dell'Istin– tivo,. Effettivamente. è stato spesso dimostrato che la disintegrazione della coscienza nella psicoanalisi, è alla par! con la tecnica so,gett!va del romanzo poli– tico. In altre parole. le tendenze che troviamo nella letteratura. da Malraux a Virginia Wooif. non si limi– tano soltanto all'Immaginazione artistica: esse fanno par,~ di t11t10un prncesso cult11rale. E ancora. ripetiamo. la reazione dei romanzieri politici nl mondo del ventesimo secolo appare come un fenomeno complesso. Non v'è soltanto la varietà tra gli stessi scrittori politici. Ìna vi è anche un mag1t!or contesto In cui li loro modo di rispondere deve para– gonarsi a quello degli scrittori estetizzanti e anche a norme non letterarie. quali la psicoanalisi. Gli uit'm! due problemi sono stati discussi da molti scrittori, ma non quello della trasformazione del romanzo poli– tico. Ed è ancora più Importante Il iatto che sta 11, in libri c-oncernenti la I0tl;:\ sociale. che meno spP~– remmo di trovare tlna cont!nu!tii con Il soggettivismo di una Virginia Woolf o di Proust. Che cosa ha n che fare tutto ciò con il mondo In cui viviamo? Serve semplicemente a fornire una g!ustiflcazlone per Il pessimismo. un'attitudine di ri– tirata? Degli scrittori di cui ho parlato. Sllone è colui che può meglio rispondere a questa domanda perchè si distingue da uno scrittore come Koestler per !I fatto che egli ha trovato la sua sintesi. E!t'li lasciò Il Partito Comunista. ritornò a! contadini. al mito di Gioacchino da Flo1-e e del Regno. Ma questo non rappre enta per lui un nuntn di parten7.a e nemmeno una mrta. è un Inizio di lotta e di speranza. n suo contadino non è soltanto sorgente di med!taziqne. come sembra essere in Malraux; egli rnppresenta l'Invito all'azione e la ragione della lotta. Alla conclus!or,e di e Mlmes!s • Auerbach vede nella reazione Sllonlana una possibile soluzione dell'abbatti– mento e della dissoluzione di cui ha parlato. In questo ritorno al basilare e al fondamentale. v'è la possibilità che l'uomo trovi Il materiale per una nuova sintesi. Questo elemento è presente anche nel e Revolté > di Camus. sebbene qui sia sperimentale. Ipotetico e dubiti che mal giunga al cosmico Koestler. E' impossibile prevedere se le opinioni di S!lol')e e di Camus prevar– rnnno. se la terribile esperienza del nostri tempi rap– presenti una morte per morire, o una morte per vivere. Ma non è Impossibile prevedere come un uomo debba fare !a sua scelta Se !I camb!ame"to chP ha avuto IUOP.0nel ro manzo pol!t!co. e nella nostra cultura. cl ha rivelato l'Impulso risultante dalla disperazione e dagli abissi dell'Insuccesso, esso può anc.he fare! conoscere le risorse della lotta. In alcuni scrittori - Silone e Camus sono ! miglior! esempi - ciò è accaduto. E' qualcosa di più d'una riflessione del mondo In cui viviamo: è una reazione morale contro questo mondo. un appello. non alla disperazione. ma. come recentemente scrisse S!– lone. alla • scelta de! compagni •· aIla complessa op- zione per la giustizia quest'eterna fuggitiva dal campo de! vincitori MICHAEL HARRINGTON Critica estetiea * «messaggio», si potrà cons!de- rischierebbe oeg! di subire rare arida la sua umanità e ostracismo, o uno ~regioso ~i– tua.le insomma. che sortiva una privo. dì facUe comunicativa il lenz;io, tra quei c~it1ci,che rev'" estrema soggettivazione della suo lmguaggio. secondo I cano- v1sano -come ti Prampolint realtà concreta assunta nella ni correnti. Ma ciò non toglie crive di Joyce -. «nell'intrin.1 sfera d'una raf!matiss1ma mtel- nulla all'artista crye,non traden- s.PCo e feroce sohpsismo un~ li enza modellatrice e nella do la ua vocaz10ne, e consa- delle ptù caratteristtchP mam– st~n. del simbolo In •definiti\'0, pevole deì ,limiti del.suo _mon- festatio_nì .d~lla ~ne.ntaJità bor• in un gioco complesso ed este- d_ofantastico. ~eppe realtzzare '!'_hPsemd1vidualtst_1ca Pd aso-. eto che nella sua degenera- fmo alla .perfe21one un suo per- rrnle».. Ma-~ome d1 o~l e:ran– ~i~oe riusciva involuto e astru- s.onale t=1odo d'éspression~. di de ar~1st«. ti suo tr~d12ionali– so ma che nelle sue soluzioni hnguagg10 dunque. e cosi _fa- smo. _11 uo necessario ronser– iù. felici realizzava psicologi- cendo assolse il suo compito, vator1smo .culturale. fu al tem: ~a mente e stilisticamente un compito d'artista che come ar- oo s~e o innovatore, !U perc10 tessuto di mirabile ed inegua- tista non s'asserve a moventi tecmcamente e ~toncamtnte (Continua da pag. 4) liabile bellez.za. Tipico il rac- economici cioè pratici, non per- oroe:r_esso,anche. se nop «pro• lonto Le due faccie di questa I segue alcuna utilità, ma rap· ~.re I mo» nel senso tut.to poll– raccolta. Un'arte difficile che presenta ta vita nel modo che t1r11-.Soc1alecorrentP. Sonr~t– rappresentò in ostanza una i;li è più congeniale, intere. sa- tutto\ nel ~ampo ~PI racconto. evasione daiià concreta realtà, to, in quell'atto, unicamet.te "'ltli .... un riconosciuto ,maestro. da quella realtà del mondo, real I alla rappresentazione della ai- Come nota _Ray B._\\est. eh.e tà dell'oggetto. oo-gi cosi ca.ra a1 ta. Cosi solo, iJ1 questa fedel- 8 ~ racconto in A':"enc~. ha ~d~ fa.ciii denigratori o negatori d1 tà al suo comtHto, egli serve dtcato un noto libro. ~ 1 :ecen– quell'intima realtà delle cose I !a cultura e la civiltà, nel ri- te tradolto ri•r le E_rti1.,nn1 StQ: che, oltre il peso materiale del- spetto dei valori, che se non r!a ~ Lette.rah:1ra. s 1 _deve prm. la realtà ensibile, è ciò che al- sono avulsi dalla realtà in una c,rs ":ente a J 3 rneo se_ pge, la realtà dà ignificato, la _su~ tera superumana me sono an- C?r:1 rmn?va~ interesse 1 «cri– essenza e il suo valo.re, e 1. rt· zi realtà deJla realtà stessa, e ttci nuovrn r1C:.0!1oscono_ a:l rac; vela a not non nella empirica se non sono scissi ciascuno in conto la. ouahta .e ~ah~ tè d parvenia esterna delle cose ma una proprfa regione dai conii• srenere .d.arte. A!1Z1, I~-. m_que– in noi nella deprecatissima ni invalìcabili ma anzi vivono sta luc1oe e chiara smtes1 chP soggettività, nell'interiore tra: nell'intima interrelazione d'una fa del raccont~. arnertc~no nel vagito di comprendere, cioè d! comune realtà umana, sono pe- novecento, nell 1~postaz1<'ne. ge– far propria, non solo per sè rò distinti nei loro caratteri nerale problernat,ra e stanca, he per gli altri la real- . . . . parte propno da J•rnes. cons,. ma anc 1 li ' pecuhat .., come sono dist mte derato sia pure alla confluPn- t~. ~i pe1~e~:rdf Jiar!a s°ct~ ~~ nell~ loro !f10da1it~,.nella_ loro ia d'uno tradiz'one. come fon- . Alla ga11èria e La .Sforzina J di Firenze ha esposto in questi giorni la pittrice Gina Roma, ottenendo un ,,h·o successo di critica e di pubblico e confermando una sicura maturità di ispirazione e di espressione giom o at e ·r . l ' condo tecnica, net loro !m1. le smgo- datore del racr-onto '11riderno. st~fr!e e ri og~iar ~~ se re le o~~z_ioni spiri~uali e tuttf" sono le ue teorie che oggi, do• un 1 qeaJe armo~ta. ~~nfo ~~a- le att1v1ta uml!llle 111 genere ed po molti anni di dubh'a fortu– ~e~irtl:!fi ~retinda a una in questo senso sono autonome. na. trova,,'° lar~a e dPfjnitiva scrupolosa «fedeltà» naturali- .James .;redette nella tcad1- eco m un arce_ttaat~n~ elle, tro– stica, 8 una «rigoroSt'J»oggetti- z1o~e. ~d e per questo Chf: in- v~ concor~1 1 cr}t1c1. ~ un vità storica (si vedano oggi, tra f~hcab1lmente cercò. di radicar- -1nn~varo !nt 6 re,c,;:ep~r I oro- l'altro, certi spunti dell'inutile st pro_fondamente nella grande bl•m1 ,oosu da J•mes. e io è 1 e verbosa querelle sul «Me-1tradizto_ne IeU.eraria_ e_uropea, noturo :n•nte nnche oer la sua preso. Scrive Carlo Izzo - e qùali gli uomim pi ùasserag,!a• tello»J I per attmgervi succhi vitah, la arte. di cui s1 nronnsce non noi conclu.s1vamente sot~o.scn- ti dalla pratica portano nel Tale· fu Henry James. Cre- linfa della grande arte. In tutti solo !'e<'re'lrnza ma anche la v1amo:. «Il beneficio de1J~rte segreto dell'anima l'inguaribile dette nell'arte e fu l'unica sua I sensi fu, nell'accezion~ cor- ~rande infh.tenza 'l'U! narratori non e m fond_oche ques~o. d1 nostalgia. A questo titolo ... la fede, l'unica sua leg'ge. Si po-I rente, «conservatore», «md1vi- rhe lo s~ru1rono. Do_oola rnor- portare,. f_uon dalla fisica e novellistica d1 James pa•tec!pa trà O i limitare e anche ne- dualista», «solipsista», ecc. Per te. chè m vita. destino non in-j dalla. stona, m . quel . mondi della poesia». gare !,g portata sociale del suo tutto questo un artista simile solito, fu an~h'egli un malcom- gratu,ti e senza dimens1om dei GIANNI GRANa e (Continua da pag. ll èrarlo. nello sviluppo di u11a s1w. civiltà intrinseca, ,,..,, altres1 di scrutarne q11,elleche sono le stratifi.– caziotii. di intmagini, di sentimenti, di sensazioni, di ricordi che costit1lisco110 il sottofondo, il lavoro di "0· struzione della sua opera, le ragioni stesse della sua /)oesia, ed anche (diciamola p11,req11esta pc,.rola te• 11111ta, e da taluni aborrita) il suo contenuto. Come no11 avvertire l'esige11za di u11asaggistica dal va.sto respiro che rip1·e11da il problema dello scrittore da esa111i11are come uonio e sia pure come personaggio, che ne rico• struisca nell'opera e 1w11soltanto 11ell'opera, ma. sulle stesse tracce del suo /)assaggio nella, vita, l'indivi· dualità e la perscmalità. Si veda a, questo l)roposito come le letteratttre vive e vitali di questo 11ostro se· solo siano sorrette app1t11toda im tale concetto della critica letteraria, d,i 1111a saggistica dalla visuale sem– pre p.ù larga o almerw 11011 sollanto ristretta alla. ricerca stilistica. Non si tratta, si badi, di u11'esigenza di oggi e sol– tanto ,di oggi. La e scòperta > di rma letteratttra ame• rica11a che operavano all'incirca gui11dici a11ni or so· 110 Vittorini. Pavese o Pintor, 11011 era soltrmto la scoverta di una 11arrati va. ma a11.zitutto di Ul1,Q, cri– tica e di una saggi.stica atte a sorreggere e a dar fo11damento di c11lt1aa a quella 11arrativa: essi si re11della110co11toche quella narrativa era alimentata no11 soltanto dalla vitalità di rot ambiente che le permetteva ttn continuo ricambio e un.a: conti11ua, espansione, ma, altresi da una critica q1«1.nto mci li· bera. 11ella sua costruttività. da schemi pre,-011- cetti. Uno dei non pochi meriti di Pavese è sta,to quello di averci additato l'opera di un Matth.iessen e di aver fatto sì che venisse tradotto il suo American Reinaissance (pubblicato or sono due anni dall'edito· re Einaudi 11ella tradu.zio11e di Franco L11ce11tini) che è non soita11to ttn libro basilare per la conoscenz<l della letterat1tra americana di ,eri e di oggi, ma al– tres\ necessario per 1m orientamento nel quadro di wia cultura letteraria, veramente moderna. Così oggi dobburnw esser grati a Nemi d'Agostino che ha tra– dotto per l'editore Garzanti The Wound and the Rqw wia raccolta d, sette saggi di uno dei pii, iUu.stri critici americm,i d'oggi, Edm1md Wilso11 rt.:.a ferita e l'arco - Milano, 1956) nei quali egli si adde,,.tra con acuti8• sima penetrazione psicologica nel. mo-ido à; Dickens di Kiplilig, di Casanova, di Edith Wharton di He- 11tingway, di Joyce, e infine di Sofocle r p/e11dettdo "' esame il fondo psicologico e psicanaDtico del mito di Filottete come risulta da ima tragedia quasi igno– rata dal drcunrnatrago ateniese), legandoH insieme d'll filo ·di 1t'.1'i11d<1J!i11e di sottofondi segreti, di quella che è la decrswa n·velazwne nell'opera di sottilissimi legami con la, vite, dello scrittore. Il libro del Wilson è del 1941, e molta parte dei problemi clui esso pro• spetta sono or111ai largamente dibattuti anche in lta– lia, tuttavia il fatto stesso che i suoi aggi 11011 pre– s1tpponga110 ·a.1.c1mo schema, precostituito. l'acutezza deU'i11terpretazio11e del 1111cleo poetico nella su.a r,co• stru.zio,ui psicologica. il metodo stesso deU.'irtdag,nè fan 110 si che essi costit,iiscano per noi 11110 stnime,it~ di !aooro quanto mai efficiente, specie per la pene• trazione che e si permettono 11elmondo di alcuni scrit– tori. come Joyce, come lo stesso Hemingway. e per la novi.tà dello studio del Wilson nel mo1tdo della poesia e deUa tragetiia classica. Ma esso soprattutto scoprirà al lettore italiano gli orizzonti di una saggistica che da noi ha scarsi 1\tO· delli, se p1tre tra i più impotta11ti 1uil qttaàro della 11ostra ault1ira lettera,·ia, d'ogg,, come tanto per fare 1in BSe11tpio di alto valore, q1tel!a del Praz di una saggi.stièa si110 a ieri considerata <eretica>.' FERDINANDO VlRDIA I

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