la Fiera Letteraria - XI - n. 10 - 4 marzo 1956

ij Domenica 4 marzo 1956 BRUNO CARUSO: Pescatori di polipi 1955 La stagione più meditata d'uno scrittore autentico di G. Il • .i:\l\1GIOLE'ITI Il caso Silone è quello di un uo– mo che, non essendosi affatto pro– posto di diventare scrittore, si è trovato in pochi anni famosissimo in ogni parte del mondo pr0prio per la sua attività letteraria. A spiega– re il fenomeno si è più volte parla– to di fattori contingenti, come l'esi– lio e il particolare momento politi– co; ma se pure l'opinione pubblica può aver tenuto conto di queste< oc– casioni>, esse non sembrano baste• voli a giustificare un successo di co– si vasta portata; e un successo che, sia pure in misura diversa, ancora continua. Dittatura e guerra sono ormai lontane e i libri di Silone, lun– gi dal venir dimenticati, comincia– no a interessare anche la critica e il pubblico italiani, fino a qualche anno restii ad unirsi al coro del– le lodi. Silone, dunque, non voleva essere uno scrittore. Dotato di una grande dirittura morale. attento come po– chi altri alle so!!erenze degli umili, profondamente cristiano e amante della libertà, si era dato anèora gio· vanissima a predkare un ideale so– cialistico e umanitario; e quando gli eventi lo costrinsero a lasciare il nostro pae~. continuò a svolgere in terra straniera la propria missio– ne, accentuandone tuttavia il signi– ficato politico. Ma fu proprio tale accentuazione a determinare, quasi per assurdo, la sua scelta letten.ria. Costretto a scegliere fra i senti– menti personali e certi imperativi ideologici, egli vide con sicuro in· tuito che l'arte soltanto gli avreb– be consentito dj esprimersi con as– soluta libertà. Diventò narratore: prese ci<>è a raccontare, senza mo– delli :etterari sotto gli occhi, le vi– cende alle quali aveva assistito o partecipato nel suo paese d'Abruz– zo, e le storie di miseria e di sopraf– fazione patite dalla povera gente da lui conosciuta. Quella semplicità espositiva, quella visione diretta, quel tono sincero e accorato, quella grazia ancora un po' rustica con la quale rendeva in rapidi tocchi il paesaggio, la bravura non priva di umorismo nel ritrarre personaggi còlti sul vivo nella < ménagerie > paesana, tutto ciò incantò i lettori stranieri. Altri esiliati 5crivevano. ma per la maggior parte lasciando che la polemica acre e puntigliosa pre,·alesse sull'obiettività. Silone, in Fontamara, in Pa11e e -i;ino, nel Seme sotto la neve, da va prova di una comprensione intelli· gente e caritatevole anche verso gli avversari, cercando sempre di sal– vare l'uomo al di là delle sue idee. Di più, gli stranieri scoprivano at– traverso Silone un'Italia ancora ine– dita, l'Italia del sud; perchè' fu pro– prio Silone, prima dei narra tori odierni e anche prima dei cineasti, a farci un Mezzogiorno non di ma– niera, ma vivo e dolente nella sua drammatica verità. Con uno scrittore cosi sincero cor– re l'obbligo della sincerità. Perché gli Italiani, pur dopo ii '45. non con– divisero nei riguardi di Silone l'en– tusiasmo degli stranieri? Perché tanti critici e letterati esitarono a lungo davanti a quei libri che l'edi– tore Mondadori presentava ai pub– blico l'uno dopo l'altro? E perché anche noi pochi che avevamo pot:i– to leggerne alcun! durante la guer– ra, rimanemmo !reddl o perplessi? Sono domande alle quali bisogna pur rispondere, anche a costo di zi. cono.cere un'ingiustizia da parte nostra. C'era, intanto, la <qualità> della scrittura, che nelle traduzioni poteva passare inosservata, ma che per noi aveva il suo peso. La lingua di Silone ci sembra va frettolosa. poco outtile, un po' antiquata nelle articolazioni sintattiche: ed erano tempi di ricerche di stile, di esigen• ze nuove che cl impegnavano un po' tutti e che ebbero una loro necessi– tà o almeno una loro giustificazio– ne storica. Di più. c'era l'esempio un po' esorbitante di Verga. Gli epigo– ni del grande siciliaino. sempre più ll'Umerosi, ci avevano stancato; e il sospetto, rivelatosi poi del tutto gra• tuito, che anche Silone fosse da rnet• te:si. in quella_ schiera, avevt con• tr1bmto a lasciarci indiiferenti ver– so la sua opera. Infine,' non si può tacere che una certa retorica dell'e– silio. ci aveva infastiditi, fra i tanti che facevano chiasso per intolleran– za o per calcolo, riusciva difficile di– stinguere l'uomo in perfetta buona fede, e cosi schivo e solitario nella sua umana protesta, qual'era il rim– patriato di Zurigo. Lo stesso Silone dovette rendersi conto dei motivi che stavano all'o• rigine di quell'inattesa freddezza. A smentire l'ultimo non gli occorse ne~suna fatica; bastò l'esempio del– la sua probità e del suo carattere inflessibile e pur sempre gentile, a conquistargli subito le simpatie di tutti gli scrittori italiani. Ma dove– va venire anche ii momento di una più giusta stima delle sue qualità artistiche; e credo che l'occasione c: venga ora offerta proprio dallo stesso Silone, il quale ha creduto opportuno di emendare in una nuo– va edizione ii testo di uno dei suoi romanzi, Pane e vino, a cominciare dallo stesso titolo, che ora é. con amabile malizia, diventato Vino e pane. Fatto consapevole cli quella frettolosità di stesura, di quella du– rezza espressiva, volle, come avver– te egli stesso, sopprimere< molte ri– petizioni, alcuni episodi e personag– gi marginali, alcune crudezze gior– nalistiche>. Lo scrittore < occasio– n'!-le i dell'esUio, nato a sua insa– puta scrittore autentico. ha fatto presto a rimediare a quell'occasio• nalità. Vino e pane risulta oggi la sua opera più meditata, se non for– se la più significativa. Autobiogra– fia e invenzione si alternano senza i:nai sopraffarsi. i personaggi, pur concorrendo a un fine dimostrativo, rimangono vivi e -autonomi. La scrittura è sorvegli!',ta, e anzi rive– la, in qualche apparente difetto, proprio la sua forma originale. Prendiamo, ad esempio, questo bf!',· no < In mezzo alle povere case ap– piccicate l'una contro l'altra, era una piazzetta angusta, lastricata di ciottoli e d'erba; in fondo alla piaz– zetta, il porticato basso d'Ùna <111li– ca chiesa e sul porticato un grande rosone a trafori. Le case, le vie. la piazzetta parevano abbandonate. Attraversò la piazzetta un mendi– cante in cenci e tirò via senza fer– marsi>. Ebbene, qui il ritorno delle paro– le casa, porticato, e (in ben quattro riprese) viazzetta, rammenta quel modo di disegnare di certi pittori, che tracciano tre o quattro volte la stessa linea per delineare un proti· lo: ed è, insomma, un se)!no di stile. non una sordità d'orecchio. Si noti che l'esempio riportato si trova nel– la seconda pagina ciel romanzo. e che il suo rinnovarsi nei capitoli succe;;sivi non si avverte neppur più, appunto perchè ii lettore s1 è presto accorto dell'unità stilistica di tutto il libro. Ma se queste osserva– zioni sembrano troppo < formalisti– che>, Si guardi invece all'unità mo– rale delle pagine tutte pervase cli un sentimento di dignità della per– sona, cosi limp:do, cosi incorrotto da lasciar quasi sbalorditi. Que– st'l,lomo che non !a concessioni, che non cede cli un polilce d~vanti a una possibilità di compromesso, che non si compiace cli sè stesso ma neppure sl umilia bassamente da· vanti ai lettore, questo scrittore che per essere vero non sente ii biso• gno di apparire ~guaialo, è un esem• pio ben singolare. E ancor più singola re perché in lui neppure l'amore della libertà d1• venta retorica, cosi come non diven– ta demagogia l'amore per i disere– dati. Non sarà infine da lrascurue che Vino e pane si legge con ciilel• to; e che è un antidoto contro la più o meno \'oluta cattiveria> dei nar– ratori d'oggi. Silone ha sofferto dav– vero per la malvagità della natura e degli uomini: orlano a quattordi– ci anni dopo Il lerremcto di AVPl· zano. perseguitato. maialo. rsiliato; ed è proprio questo che gli dà dirit– to illa bontà. G. B. Al'iGIOLETTI L LETTERARIA Pag. 5 IL NUOVO ROMA ZO DI IGNAZIOSILO E «Il sègreto df Lu.ca• t U titolo ùl nuovo roman,o d'Ignazio S1- lont, dL cui egli ncn ha ancora .,t~t!Uo la data d! pubòl<C4ZIO– ne. I brani che gent!!ment< egl! ci consente -di riportare, sono tolti d•i captto/i quinto e ,esto. Il loro 11,enso è intelligibile an– che sen,a sptega,tont preltmt– n.art. ,.. Don Serafico era appe,ia tornato a can dilla prima messa. quando fu bu55ato a•l~ sua porta. La domestica andò a vedere. Sulla soglia c'era un g10vanotto che essa non riconobbe subito, L·uomo era arri\ at.o con una motocicletta che aveva Intanto appo11g1atoal muro. - Chi devo annunalare? - domandò la domestica attrave:so la porta scmi– chlusa. - Andrea Cipriani. La sorpresa della domestica dovette ce– dere li passo a quella di don Serafino che, avendo udii.o Il nome. era subii.o accorso. - Che bella sorpresa, - egli es:lamò con allegria. - TI aspettavamo per mez– zogiorno. Sei già stato al comune? Entra, entra: come !orse saprai, al comune ora si sono msedlatl i tuo, amici. - Amici? - rispose Andrea ridacchian– do. - Sarò curioso di appurare di eh, si tratta. Ecco, sono arrivato In anticipo ap– punto per sapere quale opecie di supplizio m'avete preparato. - E tu ti fidi di me? - gli domando Il prete con tono di amichevole Ironia. - Intanto mettiti a sedere, mentre pren– deremo il caffè chiacchiereremo. Quanti anni sei stato via, eh? Facciamo il conto. - A dire la verità. - disse Andrea pensoso - siccome ti conosco bene, noj"J mi fido di te in tutto. So che non hai capito ma, nulla di politica e che d'istin· to sei un meschino conservatore. - Sono giudizi esatti - disse il prete. - Grazie. ii accetto come complimentL - Ma so anche che sei franco, leale, e che non sei mal stato un opportunista, - agglunse Andrea - e nel nostro tempo Queste sono virtù piuttosto rare. • - Siéd!tl e lascia stare i complimenti - disse il prete. - Il cnf'fè sarà presto pronto. Sulla cerimonia dl oggi in onore del tuo ri I.orno è presto detto: essa è &tata posta sotto il segno del patriottismo locale. - Detesto tutti I patriottismi - Disse Andrea con disgusto. - M'interessano di p!ù le persone. Dimmi piuttosto. chi mi troverò tra i piedi? - Volevo dire. vi sarà tutta Cisterna - spiegò il prete. - E' il tuo paese. in fin del conti, lo conosci. - Sai bene che vi manco da molti anni. - Sta sicuro che non lo troverai cam- biato Vi è ancora qualche scellerato, qual– che persona onesta ma stupida ,e la solita maggioranza di pecore e capre. Riconosci il quadro? Sul nuovi sviluppi politici posso dirli i>oco. Le varie categorie di cittadlnl, ora menzionate. vi sono equamente di– stribuite. Qui come altrove si chiamano partiti di massa quelli In cui il contin– gente delle pecore e delle capre è ma'<– giore ... Vedo che la mia descrizione non ti soddisfa. Tu stesso l'hai detto poco la: ho capito sempre poco di politica. - Chi c'è ora al comune? - chiese J'.odrea. La risposta si fcce un po' aspettare. - Non posso dirti quel èhe pènso - rispose finalmente il prete mordendosi la lingua. - Sarei facilmente ingiusto. Sic– come l'amministrazione comunale ha bi– sogno del tuo appoggio. diqendo male de:le persone, temerei di nuocere al paese. Ora, che Cisterna abbia urgente bisogno d"aiutl l"avrai visto da te. arrivando. Non t'im– porta? Andrea fece una smorfia. - Vedo che anche tu sei infetto di pa– triottismo locale - disse. La conversazione subi un11,breve pausa mentre la domestica serviva Il catrè. La vecchia donna aveva gli occhi lucidi per la commozione di rivedere Andrea. - E pensare - disse che da bambino ti ho tenuto spesso sulle ginocchia. - Scommetto che ora però non ose– resti - rispose Andrea scherzosamente. - In m;a presenza? - protestò ·il prete con finta gravità. - In mia presenza vi scambiate proposte cosi impertinenti? A causa delf'emoz!one la domestica ver– sò una parte del calrè sull'abito dell'ospite. La sua confusione sali allora al colmo. - Nulla di male - disse Andrea. - Il ·vestito è già cosi sporco. - Prima che lo ti s;,ieghl qua!! sono I bisogni veri di Cisterna . ....:.riprese a dire don Serafino - vorrei parlarti di un pie– toso caso personale. - Una raccomandazione? - Interruppe Andrea. - SI - disse Il prete - è un caso veramente meritevole del tuo Interessa– mento. - Mi dispiace - disse Andrei,. - Ho iiurato a me stesso d! non interessarmi di pratiche personali. So btnlssJmo che vi snno casi particolarmente pietosi, ma per essi devono provv!làere, secondo la spe– cie, i sindaci gli avvocati i medici le leva– trici t parroci. Scusami. ti pr~go. In!/, la mia concezione dell'uomo politico I- del tutto diversa. L'uomo politico. lo penso, deve studiare e risolvere problemi colle!,. t!vi e non procacciare favori pecsooaii. Don Serafino sorrise. · - Bravo - disse. - Mi congratulo. Ma quanto tempo resterai fedele a questi sani propositi? - Un uomo come te non dovrebbe sco– r:igglarmi - rispose Andrea. - Ripeto che ti ammiro - disse doo Serafino. - Ma se tu sàpessi. ragazzo mio. quali erano I miei propositi quando (u! consacrato sacerdote. - Se non ml sarà possibile rimanere fermo nelle mie intenzioni - disse An drea -. àbblj-ndonerò la poilUca.. - Te ne credo capace - si affrettò • dichiarare ll prete. - Dunoue. non Insisto. m\l prima di lasciare questo anromento voglio dirti che ·riconosco d'essermi espres– so male. Ecco, non dovevo parlarti di rac– comandazione. Non solo ho urtato contro i tuoi orinclpl, ma bo rimplccioilto l'uomo di cui ti volevo informare. T'assicuro, egli non è un questuante che possa essere rac– comandqto o favorito, tanto per togller~eio dai piedi, o per avPrc un voto in più alle elezioni. Al contrarlo. In Quanto a orgo. gllo e fierezza. credimi pure. egli non è meno dl te; e per ll resto. come sp!ega1·ml? Pur es endo na tlvo di oui. egli è rimasto per me un enigma. Senza Iperbole, li maggiore della mla vita. Ma ora che ne pario, mi torna a mente che, da ragazzo, egli era ll mlgllore amico di tuo padre. Ah, se tuo padre fosse ancora vivo, lo e lui non permetteremmo ad altri di occu– parsi di quest'uomo, nello stato di bisogno in cui acles o /> ridotto. - Come si éhlama? - domandò Andrea. - Tu non puoi conoscerlo - disse li prete. - Come non lo conoscono, salvo tre o quattrn vecchi, gli allui,ll abitanti dl Cisterna. Quando ~e! nato tu? Nel 1noo, se non sbagho. Ebbene, e~ll fu arresta:o due anni onma de;la tua nascita, per sospetto d'omicidio e rapina, e rJ con– dannato all'er~astolo in base ad alcuni EGRETO DI LIJUA indizi a lui sfa vorevoll. Non è posslblle che ora ti spieghi cosa fosse. per molti d1 noi. quel processo, in cui Lutto fu mi– sterioso, e principalmente l'attitudine del– l'accusato che rifiuto di dllendersi. Ma alcuni mesi fa, un uomo dl Perttcara, qui vicino, prima di morire ha confessato la propria colpa e ne ha dato le prove con– vincenti. Dopo una quarantina d'anni d'er– gastolo l'innocente è stato perciò !Iberato ed è tornato qui. alcuni glornJ la, senza un centesimo d'Indennizzo. Andrea ebbe un piccolo sussulto e Il suo volto si conti asse. - Non ml stai mica parlando di Luca Sabatml? - disse. - SI, proprio di lui. Come hai fatto a Indovinare Il suo nome? - Dov'è? Posso vederlo? Tt prego, don Serafino, fammi condurre subito da lui... E' vero, lo non l'ho mal conosciuto perso– nalmente, ma tu saresti assai sorpreso se ti raccontassi quello che Luca rappresenta nella mia vita. - Non ho neppure una sedia da offrirti - si scusò Luca. - Niente. - Non sono stanco - disse Andrea sor- ridendo. Per offrire da sedere all'ospite, Luca sollevò un pietrone: sott.o apparve un for– micaio che si sbandò da ogni parte. - Ti troveremo un rifugio più comodo - gli disse Andrea premuroso. - Non c'è mica fretta - disse Luca. - Finché dura la buona stagione anche qui non sto mica male. Una lanterna pendeva da una trave mediante un filo di ferro. Uoa cassa da imballaggio. con sopra una mezza pagnot– ta, una cipolla, due pomodori. serviva da tavolo. Il letto era un saccone di paglia, disteso sull'ammattonato. Da una nicchia incavata in un muro Luca estrasse una bottiglia di vino e una tazzina che riempi per l"ospite. Mentre versava. la mano gli tremava. - Bevi - gli disse. - Conosci anche tu Il gusto del primo bicchiere dl vino paesano quando si torna dal carcere? E che delizia l'effluvio àel letame di vacca per i campi. I suoi occhi luccicavano. - Però tutta la vita man~iare pane di stai.o, disse Andrea bestemmiando. Che schifo e abominazione. Per un uomo come te. cosi vivo. - Che vuoi farci? - disse Luca. - Ma anche tu sei stato conciato piuttosto male dalla. vita. Non stupirti, Andrea. io so molte cose di te. Un recluso nativo di Ce– lano mi parlò di te. a Ventotene. Da al– lora, anzi, t'aspettavo. - Dove? All'ergastolo? - SI. ml parve di capire che anche tu eri nato segnato. - Segnato? Forse si. ma non dalla na- sc1ta - corresse Andrea. - Direi p!ut– l.ostò d\llla vita, benchè in epoca assai precoce. Bada, Luca - eglt aggiunse gra– vemente, - quest.'è storia che tl riguarda. - A rne? - domandò Luca. Dopo una pausa Andrea continuò: - Quaudo poco fa, don Serafino m'ba pari;lto di te, la notizia m'è giunta lmpie– vlsta: eopure quest'incontro, adesso, mi fa l'impressione di un avven!mento atteso tutta la vita. Sai. è una storia che porto dentro di me dall'adolescenza e che tu solo puoi caµire. - Forse ti parlò di me tuo padre? domandò Luca. - Erav~mo sti,t! grandi amici. - Non solo lui. A Cisterna, quando ero ragazzo, di te parlavano ancora molti, - disse Andre1,1.- Benché fossero trascorsi vari anni e nel frattempo fossero ·accaduti altri latti di sangue, quando si diceva li Processo, la gente si riferiva senz'altro alla tua condanna. Ma, si capisce, erano per lo più discorsi tra anziani. A me, il più. a lungo, ne parlò Invece tua madre, Te– resa. La povera vecchia viveva ln quei ricordo. La sua vita. si può dire, si era fermata ai giorno della tua condanna. A quelle parole lo sguardo di Luca sl velò dl lacrime. - Fin dalle sue prime lettere - disse Luca - ella mi fece sapere che aiutava nei servizi ln casa vostra. - Non però come domestica - spiegò Andrea. - La sventma non l'aveva pri– val~ dell'orgoglio. Per mio pndre ellai era. la madre dei suo migliore amico. Lasc'.ami ripensare un po' a quer tempo. - Raccontami qualcosa di lei - disse Luca. - Dimmi, cantava ancora Quaicr.e vQnta? Lavando i panni di casa, ammas– sando li pane, ~uaudo io ero a casa, usava sempre cantare. - SI, cantava la sera per aàdormentare un mio tralel!o più piccolo - disse An– drea. - Erano nenie ai;ga! dolci e mal.n– coniche, che forse lei ste,;sa Inventava. perché mia madre diceva di non averne mai udite di simili. Luca nascose Il viso tra le mani. - Scusami - egli disse. - Non farci caso. Se malgrado la tua tenera età d'al– lora. haJ altri ricordi di lei, anche tristi. ti prego di raccontarmeli. Benché non è certo coc le Jagrlme che posso Illudermi di colmare ora Il vuoto d'una quarantlna d'anru. - Frequentavo la terza elementare, ave– vo dunque otto o nove anni, quando tua madre ricevette la tua prima lettera - aggiunse Andrea. - Fu al termine della segregazione as– soluta - spiegò Luca - Prima non po– tevo scrivere. - Tua madre. come sai, benchè Intelli– gente, non era mai stata a scuola, non aveva ma! imparato a leggere e a scrivere. - Si, a quei tempi era un caso tre. quente. L'insegnamento del leggere e dello scrivere alle donne, era ancora cons•de– rato, se non un peccato. per Io meno una frivolezza. Cio che una donna del popolo doveva sapere, erano alcune preghiere: e per questo bastava la memoria. - Mi ero molto affezionato a tua ma.– dre, a ciò anche incoraggiato dai miei - riprese a dire Andrea. - Molto del mio tempo libçro lo passavo con lei. Mio pa– dre cl chiamava i <fidanzati>. Quando ricevette la tua prima lettera, ella ml chiamò da parte e mi chiese sottovoce se volessi leggere per lei la tua scrittura e po! scriverti la risposta. Era un segno di fiducia. un onore che mi Inorgogliva. Ma questo doveva avvenire, ella ml spiegò, al– l'insaputa di tutti, anche dei miei gemi.ori. Non voleva confidare le sue pene che a me, ml disse. a un innocente. Senz'altro io accettai. Certamente tua madre non si rese conto della gravità della sua richiesta; e neppure io potevo immaginare quali tracce profonde quella corrispondenza avrebbe scavato dentro di me. Permetti. Luca, che io te lo dica subito, quello runane uno dei grandi avvenimenti della mia vita, forse. senza esagerare. Il decisivo. Fu, per me, la rottura precoce con \'infanzia: l'iniziazione ai dolori dell'esistenza. Tieni conto che a quell'etil il leg1<ere e lo scri– vere m'era ancora assai difficile; a ciò si aggiungeva l'orgasmo del segreto. Ogni let– tera. prima di essere pronta per la posta. dovevo scriverla e copiarla numerose vol– te. Tua madre ml dettava in tono basso e cauto. Noh so se avesse avuto sempre un tono di voce cosi sommesso. Non par– lava. bisbigliava. Mormorava una frase, rimaneva un po' pensierosa, subito la cor– reggeva. Nella sua desolazione ml parlava come a un adulto. pronunziava parole oscu– re. allusioni Incomprensibili. Mi disperavo di non capire tutto. Quelle parole, quel sospfrl ~rano per me ti· preannunzio d1 un mondo ancora Ignoto. Ne ero atterrito, ma cercavo di nasconderlo. Tua madre par– iava con me. senza rendersi conto della risonanza enorme delle sue parole. Certo, ella non dimenticava che ero appena un ragazzo; tuttavia parlava con me, penso, perchè aveva bisogno di comunicare con qualcuno: come nell'eccesso di tristezza, una creatura può conversare col proprio cane, o con una pianta. In principio. a dire la verità. m ·era strano che una per– sona cosi onesta e scrupolosa come tua madre avesse scelto me, all'insaputa del miei genitori. per quella grave corrispon– denza. Un giorno le manifestai ti mio im– barazzo. • Credi nell'Innocenza di Luca?> ml domandò Teresa. <Certamente> io dis– si. <Ebbene. gll altri lo rltentzono colpe– vole>, ella aggiunse. • Colpevole di quel– l'omicidio o magari d'altro. in ognJ caso colpevole. Ecco perché non voglio rivol– germi ad essi>. - Tu eri convinto della mia innocenza? In che modo? Perché? - domandò Luca. - Ne ero certo - rispose Andrea. - Ma ml sarebbe difficile spiegarti come e per– chè. Tua madre aveva un modo di atrer– m~re la tua innocenza da non lasciare dubbi. Rare volte, più tardi. nella vita, ho provato quello stesso sentimento d'as– soluta certezza. Se dovessi designarlo nel mio modo di parlare attuale, di persona adulta, potrei dire che quella fu la mia prlrna intensa e sincera esperienza di co– municabilità delle anime. Ma da quel'.a certezza nasceva per me un i:rave proble– ma. Se Luca è innocente. domandai a Te– resa. perché l'hanno condannato?>. • Non 1tll è riuscilo di sfuggire al suo destino>. ella ml ris;,ose. Quella parola di destino dava all'ingiustizia un senso tremendo: essa diventava ln un certo senso naturale. Ignazio Silone Poiché non potevo ammettere la malva.– gita e neanche la malafede di mia madre, del parroco, del maestro di scuola, comin– ciai a pensare che l'tngJ.ustlzia potesse non dipendere ·affatto dalle buone o cattive dlsposizionl degli uommi. La crudelta era come il cattivo tempo. Perché dunque pa– reva un disonore andare in carcere? Anche l'onore dipendeva dal destino. Il mio pic– colo cervello lavorava tn uno sforzo disor– dinai.o e penoso. Ah, quel mio turbamento era lndescrhiblle. Forse, a nflettere a quel– la strana situazione coi mlo spirito critico d"oggi, tua madre aveva avuto altre ra– gioni per con.fidare a un ragazzo. piut– tosto che a una persona adulta, la rispo– sta alle tue lettere. E' probabile, voglio dire, che certe notizie e riDess:onJ che ella mi dettava, e che io non capivo, avrebbero potuto Insospettire una persona anziana. Ma è un dubbio che allora nep– pure mi sfiorò la mente; e tutto sommato, malgrado glt spaventi e le tribolazioni che me ne venivano. a mia volta accettai ben presto quella scelta come una preferenza della sorte. Rispettavo scrupolosamente Il segreto. Sentivo che esso racchiudeva un senso terribile e prima ignorato dell"esi– stenza e che la familiarità con esso si met– teva al di sopra dei miei coetanei. Non ero un qualsiasi scrivanello :ero coinvolto in un vero e proprio compiono. assieme a un ergastolano e alla madre di lui. An– cora adesso, Luca, potrei recitarti a me– moria funghi passaggi di quella nostra cor– rispondenza. - Ricordo la scrittura tnfantiìe del:e lettere - disse Luca. - Però mai avrei immaginato tanto. Ricordo anche che mol– te frasi mi arnvavano censurate. - Una volta chJedest! a tua madre Il nome dello scrivano. A ripensarci ora, im– magino cbe volevi essere rassicurato sul:a sua discrezione. - Non ebbi però risposta. Andrea sorrise. - Anche noi, capirai - egli spieiò eravamo tenuti al segreto. A ,,,.ei ancora tanto da raccontarti. Devi tenere conto che io non ero mai stato lontano di casa, nè avevo avuto altre occasioni di scnvere lettere. Quelle aventi come destinazione un ergastolo. furono dunque le pnme. Men– tre le scrivevo e le copiavo, il cuore mi batteva furiosamente. Di li a poco smisi di frequentare glt altri ragazzi. I gtuochi infantili sul greto del fiume, ben presto m·apparvero lontani, come un paese ab– bandonato. Era il paese fittizio della Be– fana e dei giardini tn cuJ le mamme tro– vano i neonati. Cominciai anche a trascu– rare i miei do,·eri di scuola. che mi appa– rivano assaJ futili In confronto all'Impegno segreto .. Ogru lettera mi occupa va ,·arie giornate. Oltre a quella mensile, lndinz– zata a te. ve o·erano, sempre per causa tua. delle altre. Non era facile, per un ragazzo della ter-za elementare, trovare una espressione per ognuna delle cose che tua. madre mi raccontava. In dialetto. su di sè."sul debiti da pagare. sulle petiziom da indirizzare in tuo favore al re. alla regina madre, al duca degli Abruzzl, al papa. alla figlia del generale Garibaldi. Se \'infehce donna credeva infatti nel destino, ella non escludeva la grazia, quella di Dio e quella. dei potenti. Ciò a cui ella non credeva, ai punto da non ,·alere neppure la pena di sprecarvi del flato, era la giustizla. Cosi certi giorni noi passavamo tutto il tempo libero In segreti conciliaboli. Il più sovente, per non essere disturbati, io andavo a casa tua. Naturalmente. anche per le lett<!re alle autorità, J"indispecsabile intermediario ero io. Sotto il foglio da me faticosamente redatto. tua madre firmava con un segno di croce. Sapevo giil che era la firma usuale degli analfabeti; ma, anche se ciò non fosse stato, come si sarebbe potuto immaginare una firma più consona a tua madre? Una p\ccola croce. Un firma più personale di quella? Ricordo che, l'anno dopo. all'esame di catechismo don Sera– no ml chiese, tra l'altro, di spiegargli il segno della croce. <Esso ci ricorda la pas– sione di Nostro Signore. io risposi, ed è anche il modo di firmare deglt infelici>. Il parroco mi osser,·ò ehe la risposta non era sbagliata, ma che non era in mio potere di riformare le rispost<! del manuale di Dottrina cristiana... Ma forse ti sto annoiando, disse Andrea. In confront-0 alla tua situazione, che cos·erano quelle bam– binate? - Tt supplico di contmuare - disse Luca commosso. - E' per me assai im– portante quello che mi stai dicendo. Ti prego. credimi. - Non so - disse Andrea - se per te possa veramente avere una qualche im– portanza. In quanto a me. mentre t, parlo, è come se finalmente la mia vita prendesse un senso sempre più chiaro. Ero, di na– tura, un ragazzo timido, facile preda d'an– gosce assurde. Vorrei Insistere, ora, su questo punto. per non addossare a tua madre una qualsiasi responsabllità. Caso mai, a giudicare da ora. donel parlare del suo merito. Fu per me la prima sco– perta dei doppiofondo dell'esistenza uma– na. Da Il, certamente, m·è rimasta la mania, direi !"ossessione. di scoprire quello che si nasconde dietro ogni cosa. Ma devo pur dire che in queste rem!nlscenze non so. con esattezza. do\'e finiscano certi fat– ti realmente vissuti e altri. solo temuti e desiderati. Il s 0 greto ingrandiva " dismisura tutto quello che nascondeva. Ne risultava una vita a sè, accanto a quella banale degli altri. Col passare dei mesi divenni sempre più cupo e solltario. Stra– ne idee m1 agitavano la mente. E scoprii la tristezza della peggiore solitudme, la tristezza di non poter condividere con i propri cari il motivo delle intime angosce. DI che si trattasse, mia madre e mio pa-

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