la Fiera Letteraria - XI - n. 4 - 22 gennaio 1956

Do1he11ica 22 gennaio 1956 LA FlER.A LETTERARIA Il CUORE S GRETO DELLA NATURA AMERICANA * Nel canto e nel gesto di Ruben Dario * Alla radicedi tutto questa poesia è la re· stituzionerappresen– tata,inunideale libro del daree dell'avere letterarie civili,dalla restituzione rubeniana Dne Poesie, la spagnola, e l'ispanoamerica,1ia del No– vecento, sono nate da,[, ca11,– to e dal gesto del 11 ioora– gu,en.Be R1lbé11,Dario, vero Colo>nbo ritornato attra– verso l'oceano a /ertiluza-- 1·e le aride zo/Je li1·iche del– l'a,itica patl'ia: La disti>t– .tione t,.a le d11e poesie è del 1-esto alq1wnto artilicio– sa, e nel la ç 1-i.tica si fa or- 111,<1,i strada la tenden""1 ad abo/i,-e 1111a f,.ontiera con– venzionale, per considetare 11nia sola la lettemtura che stùle dlle sponde pa1·la la stessa lingua. SpeciaJmen– te nella poesia si 1•iconosce qnesto linguaggio se?llpre più comum.e, che se ha in– flessioni diverse, è come delle diversità d'accento da provincia a provincia d'um..o stesso paese. Né 1tn poeta a,-gentino di/ I erisce da 1mo spagnolo, più di q-iu,,nt,o dii· ferisca da ,i,n poeta cuba– no. Alla radice di q11esta rin.navata egllaglianza e f1·aternità, è la resti.tuzio– ne ramn·tmmtata, in wn ideale libro del da/re e del– l'avere letterari e civili dei due continenti, daUa rivo– lu,zione rub,miama, * R11bén Dario, certo, '""' ?1,<1,Cq ue dal ,uùla; il terre– no poetico che lo e/lpresse era anzi ai sitoi anni sin– golarmente fecondo, Era i,l tempo del modernismo, che ,natu,-ò e fiori per s"a ope- 1·a, m.a ch'era già neU,'wria quand'egli avparve. Dei molti poeti, è i,1tdispensabi· le cita.re i! romantico Josa Marti, e i decadenti Ma1'uel Gutié,-rez Ndje,;a,, J11Jidn del Casa! e José Asu11oiòn Silva. Rttbén fu lbn, astro, ini– mitabile per f ortwn,a, e splendore. Portò neUa poe– Bia una 111 tl-Sica sconosciu– ta, inven,tò un ling11aggio di Clli t1btti, ;,,. America e in Spagna, in qu,alche 1no– do1 sj servirono: ù su-0 pri– m.o discepolo, il d·iscepolo ideaJe. fu il grande J·11a,i Ram6n Jiménez. Ebbe ·imi– tatori. che non contano per la storia deUa poesia, ed ebbe i s11oi veri eredi nei temperamenti originali. 0- gn,i vero poeta. in A-meri– ca, è figlio di Rttbén: Al– fonso Cortés, José Urt,xho, Pa-blo Antonio Oltadra, Joa,. quin Pasos, Carlos Mar– t!nez Rivas in Nicaragua; Eliseo Diego, Cintio Vitier, Fina Garda Marruz in Cu– ba; Ram6n Lopez Velarde in Messico; i dt,e Jorge, Carrera Andrade e Reyes, in Ecuador. Senza Rubén, ncm sarebbero ,na,i nati Ga,. briela MistraJ, Pablo Nen1,– da, César Vallejo, Nicollis GuiUén, le voei più autenti- , che e intense cl,e abbia111o rùtuonato dalle pagine del– la poesia americana di lin– gua spagnola. * Parallelamente alla i,.. /lU9za esercitata da Ru– bén Dar[o, "n'altra influen,– aoa operò in America: quel– la dell'argentino Leopoldo Lugones, stù cu,i esempio si / ormò W1l(J, poesia di epo• pea ed elegia deUa terra, che ebbe i suoi cantori in Velarde, Andraàe, Reyes, Cabra! e Cuadra. E' pro– prio di questi poeti - ma con essi anche di Vallejo, di Neruda, della Mi,itral, di Nicollis Gu,illén - l'amore per il popolare, l'indigeno, l'indio originario: tu.tto ciò che è elemento primigen.io, altro daJ;l'B1tropeo. cuore se• gr~to e pulsante deUa na,. tu,-a americana. * Q 11este brevi POff'0le, e q1testa pagina di versioni, tentano di delineare il pro– /ilo approssimativo di una civUtà poetica poco cono– sciuta, q 1tanto degna di es• serio. FRANCESCO TENTORI (Queste versioni di France. s,-,-0 Ten,torl !a,nno parte del volume • Poesia ls,panoame• ric8111a del Novecento• di prossima pubb11oazione pres– [O l'editore Guancia). " ...Speranza profumata d'erba fresca tenero giglio rotto da un fatale - canzone dell'usignolo dell'alba destinu • felìc,tà cercata, male che si di primavera • accanisce ... ,, * POETI ISPANO-AMERICANI J ulian del Casal cubaino (1863·1$93) Ricordo dell'infamzia Una notte mio padre, a me bambino vedendo che la pena mt consumava ' con le frasi che detta solo l'affetto ' lanciò del mio destino La profezia ' una notte mto padre, a me bamblno. Quel.lo che presi allora per un rimbrotto e che\ reclino tl collo sovra la spalla mi /e passa.re !n pia.1ito tutta la notte_. oggf all'anima ispira cupo sgomento, qu.ello che presi . aUo ra -µer u.n rimbrotto. - Som..mersa in u.na grave malinconia come stella nei veli d e/l'albeggiare, i11 te yemerd sempre - cosl diceva - lungo tutlL t sentieri l'a.n.ima stanca, sommersa tn una grave 1nalinconta. Inseguendo nell'ombra vana chimera che solo la tua mente veste d'incantt ti troverd ogni anno la prlmaveM ' infermo e solUarto dolente e triste inseguendo nell'ombra vana chfm.erd. L'_esiste·nza per le non avrà gioia · 11eavrai per le tue pene alcun rim.edto~ e talora se ntendo clel male fl tocco altre volte ricol.mo d'amaro ted,Jo, ' l'esistenza per te 1 10n avrà giota. Come una pianta piena di steril succo che soffoca nei rami la fioritura, della tita ste.çsa gloia solo neniico. tu nwrrai so/locato dall'tm,poten;za, ~o~e f~~eb~f'\~~if ":i, dc1zJ!~~ ls;;g,o, gli offusoa.ron lo sguardo mesti penslert e al morlre nell'ombra l'accento vago ' vidi pa.çsar rimorsi per la sua mente, come funebri uccel/; su a2,,...-urro lago. ARTE MESSICANA: Fig-µra Ruhen Dario nicaraguense (1867•1916) La dolçezza dell'Angelus La dolcezza dell'angelus mattutino e celeste che diffondcrno i':!.genue campane provinciali tn un'aria innocente a forza di roseti, di preghiera, di sog1'i di vergine e di tri.llo dell'usignolo, oppost!l all'arido destino I.ontano da Dio ... L'aureo gomitolo del tempo che I.a sera dipana dietro offusca.ti vetri per tesser l'inconsutile lei.a dei nos tri malt tuUi /alt.i di carne e odorosi dt vino ... Questa atroce amarezza di non goder di nulla, di non sapere dove dirigere La prua, mentre tl povero scafo nella notte profonda va sulle onde osbtli orfano dell'aurora ... (Oh soavi campane che s'odono nell'al'/:Jal) Lontano Bu,e che vidi bambin,o soffiare il fiato 11-n vt,,rno sot-to il ntcaragu.eznse sole d'acceso oro, net podere fecondo e pieno d'annonio. tropicale; colomba delle selve sonore del vento, delle asce, degli ucceUi e dei tori selvaggi, io vi saluto, siete la vita mia. Pesa nte bue, t u evochi Quelle dolci mattiM eh.e invitava.no a 111,u ngere la mucca nella ttaJ.la. 1 quand'era la mia vi.la solo bianca e rosata, e tu, cara colomba tub atrice e montana~ simbolizzi da quella primavera pa,ssat,a tutto l'azzurro della divina primavera. La spiga Guarda il segn,o sottile che le dJita del ~ traccian,o all'agitare lo s telo che si chin2 e s'alza in una ritm .. i.ca virtli. dii movimento. Con il pennello d'oro del fior della farina c:Usegnan sull'azzurrc. tela del firmamen..to il mistero im.morlale della · terra divina, l'anima delle cose che dà i.I suo sacramento tn una tnterniinabil':! freschezza mattutina. Nella pace del campo La faccia di Dio a])pare, Dalle /iorLte urne mistico Incenso sale al vasto altare dOV?. trionfa l'azzurro riso. E' ancora verde Il lcgnq e coperto di fiori. sotto i sue! rami miti pasce in pace l'agneUo _, e nella spiga d'oro dorme ancora la messa. D,'autunno So che q11alcuno dice: pere/tè non canta ora più con quella pazzfa armoniosa d'un tempo? QuestL non vede l'opera profonda delle ore, il frutto del minuto e il prodigio dell'anno, Povero albero, detti, col favor della breua, quando cominr.lat a crescere, un vago e dolce .tuono. Ora é passato il tempo del gLovanile riso: lasciate l'uragano agitare il mio cuore! Notturno Angoscia voglio esprimere In versi che abolita d!can la giovinezza di dolct rose e sogni. e d!ca n,o l'ama ro sfiorire della vita in un gran.de dolore ed In meschine pene. E Ll viaggio ad un 0rumte vago, sognato in vele, e di preghiere il grano. che -poi fiori In bestemmia.. e lo sbigottimento del cign-0 tra le pozze, e il falso blu nott11rno dell'odiata bohème. Lontano clavicordio, che in sUenzioso oblio non destt giammai al sogno La subUme sonata. orfana fmbaroazione, albero, oscuro nicto che carezzò La notte con dolcezza d'argento ... Speranza 7>ro/umata d'erba fresca, canzone dell'usignolo dell'alba di primavera, tenero giglio rotto da un fatale destino, felicità cercala, male che si accanisc,i,,. E l'anfora funesta del divino veleno ch<J infonde nella vita la tortura Interiore, e t.a triste coscienz([ del nostro uma110 /angc l'orrore dt sentirsi 'f}(U,seggero, l)orrore d'andare tentennando, fra interrotte paure, verso l'inevitabile, lo sconosciuto, verso quest'incubo brutale di dormire nel pianto, C:a cui solo la morie et potrà rtdestarel otturno Silèrn:io della notte do!Oroso stlenelo notturno,,. Percht l 1 anlma trema Ln cod.esto modo? I Odo tl ronzio d•l mio tangue. nella mta testa passa una rtolc« torm«· n.ta Insonnia/ Non poter dormire, e tuttavta · sognare. Essere 1ut'anfma che se2:tona .~e steua, essere A. mlato I Dii.utre Il dolore Ln un vtno notturno versato nel fantastico crl1tallo d.etle ten•brt ... E •ni dLco: a che ora verra l'alba? Una porta s't chiusa.,, E' trascorso utt pctssante ... D4 lt tre l'orologio.,, Sarà Lei? IlUBEN D.JUO * Leopoldo Lugones aq:entin<> (1$74-193$) Juan Rojas Juan Rojas, il nostro fattore, era alto, ~ciutto e adu.sto. ,41 gettare, com'è 1180 del campo ,u,lla spalla il capP<'llo con rude' vlgbril ttn r fcciolo cadev.a sull'occhto bèdutno ' ohe libera.va con gesto vivace. Aveva l'ari. a del coraggio vero, viso aquilino cou la barba a punta fermo l'a.nàare, la /lbrn tenace, ' il pugno duro e la caviglia /ina, Racco,~tava ;on sobrta efitcacia ed lo avevo il vrlvtlegto sommo d'accoccolarmi per sentire meglio sul SIIO mantello a strisce, odoroso d.i /um<,, La /fa mm.,a del focolare o la lucerna :a,~!1 ':J;i1!~J¾a d~!z!~~cb~lat~:,~~irad'indaco; riluceva um dorato riff.esso d,f rum; o con taglio fmvrovvbo gl'illumin.ava t <Untt come se gli strappasse 7,arole ri,plend,intl. Conosceva il ca:mm lno in aria, terra e a.c7ua, d'ogni ucceUo e antmalt, d,i rettili e d'Lnsetti, volpi e /!ere, E n.011. c'era nicto o tana che si fosse .i;ottra.tta al .mo Interesse. Per auesto dichiamv a c on sincer!td grave che lui non l'in gan, na.va orma o a..stuzta. d'ue~ltc (verchè per l.ul er a. ucce llo tutta la selva17g;,iaf, Cosi seguiva CL l volo il cammino dell'ape, o braccava· lo .9"truzzo che lasota soltanto l'orma dell'1Lnghia 111ediana sul suolo. Riconosceva al nitrito, a dista:nza, l cavalli della fattoria; e anche nella notte più profonda li scopriva, al passare, dalla linea. Aveva ·cercatO con ]1azien~a feli~a l'uc_cello Carbonchio che dt notte ,pq.~nta, e si vede sol/Jp.nto la Settimana Sttnta; e la pietruzaa in.d.ovtn.a che nel cervello della rondL~lla aualcuno suol.e trovare. Sapeva mille {a.tti, cas-,i e rar.co n i di fantas mi; ma q'f'l'nd.o acronsenli.va a narram, Q!,l~!~no, da.pprtm,a si mel't eva le ntam.entc a fumar.,. Dom,11.11.d,ava co n calm a fl _colt,llo. per Lisciare la fopl.ia e trlnctort !l tabac~Q: ed era una befle2za ve.d.erlo !.:trappaT, aJ.!'acciarino di ramo di vitello n cod,0. ci'ft arm.adillo ln. se-r peoot..a.nte favilla., auasi un ta,mpo, ch.. a.ot primo cnlno accendeva l'e3ca. ch'egli stesso fq.ceva m" La peluria del tssi. Fd erio. nlloro la storia aiocosa d e{ ve crhio tiare onor Pancio, e d.el ntootP il voi-ne, che si chiamava Ju.ancto. c nn il ae.nrlarme don Rm•a ch.'era Oueuo sciocco del corvo. E auella del ginrtntP e riel mi:rma(1rt.1Jo tra.dttort, P au. ella delle TrP Verdi Punte d'Amore. F. il rnrrvm.lo delle bra.vure, r<?llearin,.,oai. lnrnntamenti e guerre riel Giova:np SC'fl.lfro che pre.,e a atra.r, tl Tnond.o i"'· cerrn, del •m.JiPdrn rl .ai sette colori. Oua.n<fera 11-narom..a,11;:,a i·n ven:i P di lor,,, 1'riiL nlfo. ~~~ill q~!~~ :,~. ! 1 i~acc1~ j~~;~a.o dsl gaucho Par~4 1 A Ilor"' l.n vi.ncevn u1M rem,ofr. m n 1 inco nta.; p frn. le r<>'~e riii.ta. cn11 dolcez~a fed~lé, pii riian11~11nn le w rrfe come un piant~ dt mielt. J,, ali arlr1flr,f. la olos.~ clelTCl~111.,ufine. che qr,ei;n rlma.fn dn. vprrhlo il rurato don Rncc,, HenestrOM ("he avevo ,1100.~otn Jua.n "' batte2;,à,to me. M fl lui m.'in~egnò la stelln eh."! çuùfa 11ei cam'Pi sent'orma; r 1e nubi dinf>rse com-? l'anima. che ltt pra.nrfinP ao-n fir, e l'uragan.o morde, '- ne/il a cui livida calma bns.fa un oa.lor,po n nrovocnrP ,,., scin.tUla.. (So vrattutto se è hianço il ca,voUo ('I se ci son carrubi. molto perìc"Jln~.} P0co inrline nl tumulto P n,lla lxlldoria, ln si z,e f'P1•- here vf• no !lO(r J 0111. e P.le; ,inni, dove IUI vot.av" . con len, ltà, seninre pe/ st1 0 nn.d.rone; o punt-are ai d1tdt c-inau,,, neso,1// per non. farsi In. /ama d'avaro; e me.l//co 1 nrsi dO'PO con auelli rhe nlllneanrl.o t 11n 1 i su unf7. cas~a rlt fuochi (l'art/ fte"n /P.stegoiavano il trionfo rlPI Part 1 10 Na altma. ~. Così 1X1Ssa.ronni alrirni (che rn.•fè ·eh~ 11.on pa.s~&) in. cui c i fu pe r tutti nrosperitit in t,<1,t-a, Finché qnon.dn. alla fin.Il. cl separò ,,, ~orte, il rnmo rle b''atfriio eoli et venne a. otfrirt. tacito. ali occhi ri 1 1,ri e i1 volt.o tne.11prit,,,b1t)I), cnme l'al/Mro huiiiaj. dri.lto, /ort, , .,eruiblle, che quando sta per ])iovere fiorisce. Cosi visse Jua.n Rojas, i·n nntonP. tranouU/.n con UJ. vovern. Antonfa.. ché amberl.11P. ,(on t +'!tun tt. Io 111!vorgo Il suft,a.a!o del mio ricQrrlQ am, l.co perché fu con,eguente e a//ettu1,o r,,;,,, m e. ' LEOPOLDO LUGONl!:i! * R~Jpon Lopez V elar~e messicano (18~8-19il) Il mendico Son.o Il mendico C<Jsmico, la. mia In.opto. è la somma d\ tutti i voraci digiuni msndioanti; ca.rne e anima tremanti t,nplorano la spu.1}'1a del mare e il simula.ere 12:zurro delle stelle. Il corvo lepgendario che nutrP il cenobita vola' .sul mio deserto senta gettarmi il p1ne. c'è un corvo che trasr,orta un fiore tnau.cltto, wn a/tro che ha net becco La /em1nina di Ad~mo: ma neppure mi scorgono, e dileguano Lnsiimt. LCL pupUla /am,elioa co11tinu!l a intra vedere allri pani, altre rose, altre leggiadre dpn.ne nello stormo dt co,vi che nel. viaggio celest e tl loro becco adornumo cof parichi preziosi: e sopra La inia fame sc1uallicta non a.lsc•ride che un petalo, un.a bric!oLa, un ricoiolo vagani. Assaporo l! m lo /!!o eterocltlo, e sente no.,talgia la mia sete d/!lla fonte di vetro, e la 11rodlga sita •i ro1..;scia net falso /eattno e net supplizio della fame crescente. come un-a cornuaop,a versa.tll fn una bara. RAMON LOPEZ VE4ROE * Gabriela Mistr~l cileno Cn, 1$89) Messaggio a Lolita arriaca, in M~ssico Lo!tta A rriaga, vecchiezza divina, Luisa Miche/ sen~a fumo e barricata, maestra somigliante al pane e all'olio eh~ I.i loro nome e belle,za non sanno, ma che sono te giote della Terra. Maestra In tempo rosso di vichinghi, ambulante tra /ulminL e bivaccht, con la covata di bimbL netta veate e varcando le linee del fuoco con le lepri. Fcrnata tn vlllaggto senza pane, che preu Vtlla, 1>erché non le piangessero t bambini, • in un altra villaggio dello ,pavento, levatrice a me,zanotte, che lavava Il nudetto in mezzo al stllabartt; o fuggente la notte det saccheggio e dell'fncendto, fatta aalamandra, col neonato tra I dentl • sul -petto le dorme ad armacollo. Prcvvldenza e perdono del vtolentt, I cui polpacci frusta Il nero HuLtzilopochtlt, • perchè tutti son buoni, colpili dal diavolo, che va a salti a mezzanotte e fa il pa.tzo »... Comare delle quattro pregnate stagtont, che sat Il mese del mango, della mammea e della. ma.n.4toea, a&tuzte df strani ulberf, trucchi d'tnne.,tt vergtnt; floreale e fruttuosa come la madr, C'ibele. Narratrice dt cast d'iguane e tartarughe, di fitti boschi feriti da /aglanL, di tramcnti tagliati da corna di cervo e dell'albero che suda sudore dt morte, vestita delle tue favole come ll. giaguaro dL rose, tagliandole da te per darle agli altri e tessendonu il gomitolo det sonno col tuo vecchio racconto innumerevole. Ben.là abramwa dì Lolita Arriaga, maestra del Stgnore che insegna tn A nahuac, cibo mfracolo$o che mt dura nell'ossa e soatlene le mte gambe nelle sette cadute. Incontro tuo 11ella terra di Messtco, conversazione felice nel patio con erba, casa aperta come il tuo cuore, e scuola tua e _inia ch'é fl nostro lungo abbraec~. Ma.dre mia insonne, che mt difendevi dormtente dall'Odio che giungeva alla tua porta come la volpe, trovava L tuoi occhi, e se ne andava con corsa interrotta ... 1 racconti che non potesti darmi me li porti in un angolo del cielo. In un angolo senza ruotar d'ali, due attonite vecchie, che van dicendo Il Mess!ca con occhi tenert come le acque e con l'eternità del bocccne d'oro •ulla lingua senza polvere terre,trel GABR!Ei..,, MISTRAL * Cesar Va~lejo peruviano (1898-193!!) Questa notte discendo dal cavallo Questa notte dtscen.d o dal cavallo, alla porta della m la ca sa, dove ml congedai con il canto del gallo. E' chiusa e nessuno risponde. La panca dove mamma fece luce al fratello maggiore, che sellasse gre,lpe che avevo cavalcate nude, per strade e per recinti, raga2zo di pa..ese; la panca cve lasciai al sole, a tngtallfre, la mia dolente infanzia ... E questo lutto che sovrasta la porta? Dto nella pace estranea; starnuta, come chiamando anche lui, l'anttnalt; annusa, colpendo il selciato. Pof e.!fta nitrisce, scuote con forza le orecchie. Debe vegliare papà, Ln preghiera, • /or.e pensera che mi s'è fatto tardi. Le sorelle canticchieranno le loro illusioni s,mplici, rumorose, nel lavoro per la festa che s'avv-lctna e ormai non manca quasi niente. Aspetto, aspetto, il cuore t,n istantaneo vuoto, che s'ottura. Numerosa famiglia che lasciammo da poco, e oggi nessuno vegli.a, e nean.ch, un c,ro pose sull'ara perché ritornassimo. Chiamo di nuovo, e niente. Taciamo e ci mettiamo a singhtozzare, e l'a:ntmale nitrisce, nitrisce sempre p~:. Tu.tti stanno dormendo per sempre, e cosi bene, che alla fine il mio cavallo finisce stanco per crollare la ft&ta. anche lui, e nel senno, ad ogni cenno, dice che va bene, che tutto ormai va bene. Pietra nera sopra una pietra bianca A Parigi morrò con acquazzone, In un giorno del quale ho già Il ricordo, A Parfgi morrò - e non vaneggio - come oggi, un giovedi forse, d'autunno. Un giovedi, percM cggi, che -prosa questi versi, gli omeri mi son messi alla men peggio, e giammai come oggt, con tutta la. mia strada, sono solo. César Vallepo è morto, lo picchiavano tuttt sen2a che lut glt faceta. niente; gli davan duro con un legno e duro cen una corda; sono tesltmont L giorni giovedì e gli ossi omeri, le vie, la solitudine, la pioggia,., CE~·R VALLEJO .... Alfonso Cortes nicaraguense (n. 1~) Tramonto Tramonto, bianco d'estasi, trattieni a.ncora nell'azzurro la tua corsa, non affretta re il tuo tranquillo bene, tramonto; l'ora, triste di tempo, ora resuscita la grandicsa visione di Betlemme; il cane della notte sta abbaiando, e t11 questo cielo di tempi passati va discendendo verso gli orizzonti un'ombra di presenze sconosciute ... ARTE MESSICANA: Dolce peso Pag. 5 Il silenzio Dopo tante sofferenze che offuscarono il mio 5quardo, a Ji1sare la terra amara in cut invecchtarono come pensieri, I miei pianti, mi chiamò lungi dall'O,sario, dopo la lunga strada fatta, la musica potente d'una tromba dtviM, e il tnste soprannumerario alzò a Dio i r,overi occhi divar!catt dalla sorte, apri U fiore ricolmo del suo sogno inerte e contemplo in glnccchto l'angelo pallido che tn una grazui infantile di smghwzzt misti.ci tagliava rami di profumo lu mi nosi con il coltello della luna. Finestra Un -pezzo d'azzurro ha maggiore lntenslta che tutto il cielo, to sento che li vive, in vetta alla felice estasi. l'ansi.a. Un vento di spinti passa lontano, dalla mia finestra, movendo un'aria in cui lacera la sua carne un'angelica diana. E nell'allegria dei gesti. ebbri d'az2urro, che si espandono, sento fremere fo!!i 7>retesll, che stando qui. dL là mL ch.famano/ ALFOSSO CORTES * Nicolas Guillen cubano (n. 1902) Andavo per un cammino A n.d.a.voper un cammino, nella Morte m'imbattei. - Am ico! - gridò la Morte, pe.rò io non le rtsposi: guar dai soltanto la Morte, però io non le risposi: però io non le riSpo si: I o portavo un qiglto bta.n.co. nella, Morte m'imbattei; mi chiese U giglio la Morte, però io non le rupos1, -però io non le risposi: guardai 3oltanto la Morte, però 10 ncn le risposi. Ahi Morte, se di nuovo t'incontrassi, starei a parlare con te come un amico; il mto giglto sul tuo petto~ come un amico; un bacio sulla tua mano. come un amico; fermo con te e sorridente, come un amico. 1'1(];04'S GUILl.EN' lf,,. Pahlo Neruda cileno (n. 1904) Debole dell'alba Il giorno degli sventurati, il giorno pallido s'o.f/a,cc/,a. con un lacerante odore freddo, con le sue forze in grigio, senza sonagli, gocciando l'alba da ognt parte: è un naufragio nel vuoto, con un orizzonte di pianto. Poiché fuggi da tanti luoghi l'ombra umida, tacita, da tante ca villaziont vane, da tanti luoghi terrestri ove dové occupare fin il disegno delle radici, da tanta forma acuta che si difendeva. lo piango tn mez20 all'invaso, tra il confuso, tra il sapore crescente, ponendo l'orecchio nella pura circolazione, nell'aumento. cedendo senza meta lL passo a cJò che giunge, a ciò che sorge vestito di catene e garofani, io sogno, portando le mie vestigia morali. Nulla è precipitato o allegro, né di forma orgoglio!la., tutto appare nel farsi con povertà evidente, la luce della terra esce dalle sue palpebre non come suono di campana, ma come lagrime: il tessuto del giorno, la ua debole tela, serve a una benda d'infermi. serve a fare segr.ali in un addio, dietro l'assenza: è il colore che vuole soltanto r impi~are coprire, divorare, vincere, fare distan.ze. ' S011 solo tra materie sconnesse, la pioggia cade su me, e m'assomiglia, m'assomiglia nel suo delirio, solitaria. nel mon.do morto respinta mentre cade, e senza forma ostinata.. " PABLO NERUDA * Pahlo Antonio Cuadra nicaraguense (n. 1912) Introduzione alla terra promessa Portiere della stagione detle m.essi, il vecchio sole fumante dalla verde barba uegetale ascende alla mattina sotto una pioggia di prolungati !tamburi e vediamo il suo bel corpo luminoso come in una vetrata, lavoratore della terra, nonno contadino dal. grande cair [ pello di palma, che calpesta coi pesonti piedi La molle argilla gemente Siamo nel mese delle farfalle e intorno al grano la cui resurrezione esse annunciano l vestite da angeli, sbocciano le parole antiche cadute nei solchi, le voci che glori/icarcn.o il passo di questo sole corpulento [e vecchio, amico dei nostri morti, agricoltore dal tempo det nostri padro11'.edella primavera e dei suoi grandi buoi ma~~~~:: Voglio insegna.rti, figlio mio, i canti che i.I mio popolo I ricevette dai suoi padri quando attraversammo le terre e il mare per vivere accanto ai campi dove crescono l'alimento e Ua libertà. Qui forse, nel trascorrere del sole, s'udi il primo colpo [del tuo sangue quand~ una. vergine st chinò a cogliere la spiga e un Jtore bastava a provocare un sorriso. Forti uomini ci han preceduti. Donne forti come i venti ldi gennaio che non s'abbattono sotto l'ardente ira dell'astro e qui lasciarono i corpi per nutrire dalle piante la tua l resistenza, per salire nella tua parola come il granturco cresce al– [l'altezza dell'uomo e vegliar~ dai tuoi occhi fermi sull'orizzonte del nostro [dominio. Essi acce11deva110 i falò dopo la fatica e qu_i asccUai le strofe di quest'Inno del campo che , nosln padrt intonavano nella giovineZca degli alberi e che noi figli ripetemmo, ogni anno come uomtni che ritrovano la loro o;igine, ANTONIO CUADRA

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