la Fiera Letteraria - XI - n. 4 - 22 gennaio 1956

Domenica 22 gronaio 1956 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 GAILJLIERJ[A DEGILl[ SCRJITTORl[ JITA\ILJI_A\NI[ DOIIIENICO GIULIOTTI I ________________________________ ..; UNA POLEMICA SEMPRE ATTUALE L"'OMO NERO,, Con la stessa fo9,1 fin,, alla • • fine Ora non è più solo Anche per ripartare il nome di Giuliottl a certi anni che lo trovarono al centro di lnteresst tanto letterari quanto, e sopra– tutto, spirituali, converrà r!leg- D][ CARL() B<Cl) lettore accorgersi della fine - neni dico del punto doi;e è cominciata la molattiai, per wu, vita conceBsa a! testo ,n manie• ra esagerata. Costrrtzione ottima, elem.e1i– ti corri.'lpondenti in aiuto nei due piani del te,r.talico e della rirtscita. Eco><amia 1>0che volte raggiunta, ma nei tnovimenti pitì, felici cli una soddisfazione rara, di wi vero piacere per noi. Noi come di frenite a l,n es,,ere vi~ente a una creatura. Di piil, il ripoBo di ammirare i! risrùtato ottenuto in rma via traditrice e ormai da trttti ab· bandc,nata. Per qrwsto contatto rimane nel/a tradizione. e nomi troppo comuni da doversi rico1·dare. Che deserti che ri– posi (e forse paralisi) crudeli devono se– :T(tire per ricompensa la scoperta di un biamo parlato del primo Giuliotti, di G-iuliotti come la maggior parte di noi conosce - quello che appare in una oc– chiata data all'Ora di Barabba. Restare così significa essere alla B1'per/icie. Al– la pelle. Giuliotti ha ben altre ricchezze e possibUità e per queste sue 1.•irttì ogni giorno ci diventa piri. caro. n pr.imo giuo– co - ormai si può dire lo conosciamo. Ma ci son.o altri m.ovimenti intimi e talmen– te dioorsi. Presenza di rm piano superiore e/re pare il suo piano re U giuoco di pri1na ci appare nella sua luce vera di < ri/irtto > <difesa> e qucUa fretta di ritirarsi) na– turale. Solo di una cosa se1'tiamo il biso– gno di lamentarci - d'a r;ere poche testi- 11ionianze, testi rari, doc1t1nenti. Misuria– mo cosi le ,iostre distanze. E il movimen– to nuovo comincia da Polvere dell'EsiLio e finora i migliori segni li lta lasciati in certe pagine de Le due Luci. No11 pitì 1nacchina a scatto. Troviamo un.'onda - e ha bisog,w di pagine e speriamo di rm li– bro - per stendersi e morire. Cambia- 1nen.to di atmosfera. Qtii di un'aria calda di amore. Fi,ia1mente ha trovato la com– postezza e il sentimento è pie110.Cambia- 1nento di tradizione e ci si accorge conte la prima parte sia stntn necessaria a que– sta. Come si sia scioltn q11ella materia gelata; siam.o i.n. zone vih 1trzscoste ma co– si ricche. No,i si può notare la felici– tà dei raccolti. Di fronte a una pace (neni più proteste - resteranno uomini, golfi di dis·perazione. Gradi di temperatura/ e /i>1al1ne11tevisibilmente staccati dalla let– teratura. Abbandono di qualsia.,,· gi1,.oco intellettrrole. Che è il p1mto pitì i1npor– ta>1te per comprendere. Gli errori potreb– bero essere grossolani e ripetrtti. Nella posizi.ona di un Cla11del. I stwi libri neni sono lib,·i. Qrwnti se ne sono ricordati - o meglio quanti sono rirtsciti a capirlof Cosi ,io; i,i wia gioia maggiore (di fron– te a 11,ir. ese,npioi dobbiamo rintmziare a segnare quali movimenti genera la 1.eltu– ra di certe sue pagine. E' necessari.o così carnbiare piano. Altri ai11ti aspettiamo. Intanto ci co1'sola L'aver scoperto do·ve bisogna g,uirdare. * Peccato che, da. anni, la sua voce si fosse affiochita - Perché mai più di oggi il siw sde– gno sarebbe risiiltato giustamente esemplare nx ENRICO FAlf .QU.IC A 1norte avven.u.ta di un no; e bi.sogna essere incredi– autore del quale oi_si è occu- bi/mente 1•imbecilliti per noni -,,at, da "POCO co" bilanci e/re, mte,t<J.enr.e -il terri/ica,nte lin– quanà' er·a moo, potevano gu,aggio >. Povero G1,uJiotti se1nbrare ayari. anche se non rim.a.sto inchioda.to alle « ba~ lo erano .. s, è presi come da rabbesche diatribe che gli una spec,e d, nmorso e, per valsero la qrur.Ii,fica di catto– cel"car di c_orrere ai ripari. si lico-bel.va > per quanto fosse: va1r.no a riprendere e si tor- uemLto alternandole con. «1ne-1 1tan.o a esamittare le carte ditazion .. i pacate, framnien.ti per contr·_ollare se »-ai i>i quei arttobioqrafici, ,-ifacime,iti di brlanc, Cl fosse da corregge• ,·accont,; tratti do.i leggendari ,·e, atwren_t,rndola, qrwlche di sa1'ti e dalla novellistica c1f1·a, Né sr deve _credere che 1>0JX>/.are, articoli e st>tdi su ttn siniile i,rocedmre11to deri- scrittori e artisti ...> TaJché vi da, cattiva. coscienza. Deri• • pot.-ebbe dirsi wr. Papini va pr.ttttosto daU'apprensicn1e esasperato>. Povero Giuliot– che se, prmia, a correggere ti, Lu.i che teneva tanto ad es– un even.tu.a;{eerrore c'e1·a wi- sere annoverato anche narra. che l' artto,·e. e be,i voteva tore per via di certi Raccon– adop, -a.rv ~i, dopo. la eve1ù1ui- tini rossi e -neri e di certi le _correzione resta affidata Gi•ri d'a'!"Colaio, non trovò un wircame ,r.te agli altri: e gli filo di posto neppr<re per es– scruJJ<!l,, non saran,r.o mai sere 1nenzio11,ato in. u,n vol11r troppi. niinoso repertorio di. 11 .arra- E' q~nto ?i è successo con tor·i dove, dal 1850 al 1950, ce Do»r.e,uco G11ù1ott, ,l 13 ge"• ,re son stipati duecentosetta 41 - naio. all'arrioo della ,wtiz,a tasette. ~!fe nf~;fc;a e1~0" 8 e ~~s~ 0 ~! Carlo Bo (1945), che si riporta al 1934. • Legge>èdo dei miei vece/ii apprmti tro– vo 1'na frase di Rivière (credo del Rivière della Corrisponden.za ccnr. A,r.dré WaUz) che per il su.o movimento nti fa ricordare qrwlla tipo di Girùiotti. Eccola:• Je ne suis qu'um homme, u:i. pau,vre homme, c'est à dire un étre fébPile, passiorl'11é, fervent, in.cohérent. stupide, sublime, cruel, tendre et pleuPard ... >. Bisogna pensare alle 1,a– gine di Giuliotti pir't apparentenre1'te girt· liottia,re-travolge,.ti e allo stesso te1>1pn fisse. Essere appassionato, fervente, incoe-ren• te, str<pido, sublime. Dove il col1,o del c1·escendo viene dato da un termi,ne cmi– trario. Opposto. l'eccelle ,r.te risrùtato. Si capisce che scri– vere con. si1nile sistema u,n libro sia int· possibile. I! libro ha bisogno di abbando· 110, di riposi e clre la strada sia litnga. No,i tanta necGSsità. di term.im.i. Il re.spiro non è tranqrtillo, è respiro ,u uno e/re der;e ar- 1•iva1-efi,,i lèt e ncn, pi,,. Pagine senza d~ vertimenti. Asciutte e cos\ ordinate e con– dotte. Le migliori (il ti1JOi>1Somma di que- sta pagi ,r.ai mancano assolrttamenle di piaceri letterari. Ed è precisamente qui dove corrono il maggior pericolo re >La· triralmente per il tradimento di rma ret– torica - 1,er molti è il grande 1nm– to d'arrivo, il to"o giusto e completo! - quello cioè di rimanere p'-irote. Di 1nori• 1·e ver abbondanza di sangue (del resto troppo difficile per !o crittore come per it di BRUNO NARDINI A quest'ora gli amici bo– rentinl sai anno tutti a Gre– ve, aa. G1uuotti: 1mmagmo la foua su11 ·usc10 d1 quella casa oas.sa , la iolla muta dei 1un1::rall, questa volta presen• te ancne col cuore: e Mlla· no rru pare una città d'un altro contmente, ancora più estranea t: desolata. Mi rasen· tano 1 trams, in questo bwo pomeriggto d1 nebbia, mentre cam.mmo verso casa, nascol· tando la voce che ien, al telerono, mi d.lceva che G1u• lioth era ..morto: e nprovo 11 medesimo sgomento, Io stes-– so senso di vuoto. Anche se lw, canco d'ano.i e di dolore_, aveva alzato intorno a se una barnera d1 silenzio, era sempre un conlorto, per tutti, saperlo vivo e vigile: bastava aprire quell'usc10, sah.re le brevi scale, due: permesso; e Gmliot.ti era 11, felice di ac– cogliere un amico, e parlare di poesia, e d1 quest'era ato– mica, dominata dal diavolo e governata dalla tecmca. 1'.li tornano ora alla mente, chiari e precisi, i versi d'una sua vecchia poesia, e ci n· trovo lw, già staccato dal mondo, stanco e disgustato della vamtà del mondo, e d'altra parte fermamente convinto dJ un destino dlvi· no per tuttt. u L'uom che non posa, l'uo– mo che non dorme - Polve che stampa sulla polve l'or• me - Pare e dispare, ombra. deiforme - Lungo le strade dell'eternità•· Solitano Giuliottl, sempre più solo. li gruppo, il clan. cosi famHian alla letteratura d'ogni tempo, per lui non erano che una continua mi• naccia alla sua V1ta quotidia· na. Lavorava per sé, non per il pubblico soffriva e gi01va tra quattro pareti cli hbn, leggendo molto, scrivendo soltanto quando non ne po– teva fa re a meno. L'arte. per lui, era necessità ed obbe– dienza: sostanza. dove ogni parola acquistava una sua potenza evocativa. e una sua particolare incisivttà., da ren– dere mconfon<libile lo stile. I suoi amici erano Dante e Ja· copone, Villon e Michelan– g:iolo: e aveva bisorno di es– ser sola, tra cipressi ed ulivi. per ritrovare ogni giorno, ter– ribile e ~tatto, il dramma di questa nostra esistenza so– spesa tra il bene ed il male, tra Dio e il Diavolo. della _sua ntorte. li pensiero Solta1'to ,rel1e a•1tologie è su~rfo corso alle storie let- della paesia mligiosa gli fu t-erar,e daUe quali. in vrece- resa giustizia. E a i-1tcl1tder– denza, ave~amo l~mentato velo _cominciò Paphii 1tel, '23, c/'11 fosse_ rim.qsto ignorato, contmu.ò Novelli "el '31, 1>ro– pu, che dimentwato_ od esclu- seguì Vo/pi,r.i nel '52, spiega,r.– so. E le abbiamo rrsfogliate. do che < la sua p,·ese ,i.za i11 Non è lì che 1tn autore trova lttl pamora11111 della nostra legittimazione e conferma poesia non è ancoraniento ad deJ,-1-0: su.a esisten..zaf 111Ja per wia consu.et ,uHne >, in quan– Guùiottt, e almeno per ora, i to < nei suoi versi c'è /,a sem– conti stanno Jtella ingi,usto plicità, stili.stica 11ientre l'cr.111i- 1nis1mi deficitaria da 1wi già ma è ,r.utr-ita di rir;ol1t2ione e sottoli.neata. O silenzio asso- di violenza, mossa spesso litto, in se.Qno d'ignoranza e quasi da lt.no spirito an1.archi– t.-o.sc1'raggi,r.e totale; o q1U1l- co che può solo/lacarsi nel– che frùmineo ce11noinsig11ifi- la croce>. TaJch sa.-ebbe a1t– ca1r.te ; oppure, come nel capi- g1'rabile clre fosse se11tito tolo sul Novecento italiano < quello clw c'è di nuovo e della Storia universa!le de\•la diremo qrrosi di mode,,;,o, Letteratura del Pram.polmi ii.ella sita paesia mi.gliore - (1953) la registrazione, in 11r.agari s1tpera1'do spesso la qrta>tto cattol,ico ,nil,jtante, forma discorsiva - che negli < accanto ai fascisti di Stra- rùtim,i giovani 1>0eli è ,-itor– paese, per la comu.ne tenden- nato con. u,n aggioniamento za a 11,n 1•itarno verso il pas- di stile e ccnr . sfrmr.atu.re deri– sato > e per la concessi01i.e vate dalle recenti esperienze>. (rmica •negli ~nni iwtomo al Meno bene le cose gli an- 1930 e nel clima deUa con- darcnio nelle antologie dello ciliazione >) di < orga·nizzare prosa, perché rli pi-e/erenza 'ltn vero e proprib movimento narrative. Ma dove una 11u:t.[J· c1ùt1trale >. Il qrwJe si sareb- gior varietà di e generi> da be co,wr~tc_r.tonell.t? due_rivi- esemplificare lo conse,itì, fu, ste: Trad,z1one (M1g11os1:Pa- debitame,.te presente - ver lermo, 1928) e Frorutespizio esempio: i,r. Poeti d'oggi (Bargellini:. F'ire ,r.ze . 1929)_. (1920) e in Capitoli (1938/ - Povero G1tùiott1, lru cli.e, ri- con pa.gine da no11confcnrde– stampando 11el '45 ve,· la re tra qrwlle coeve di altri q1ti1ùa volta L'ora di Barab- Toscani. insie>ne ai qrwli prtr Q1tell'i1nprovviso 1·iconoscere ·in 1nezzo a u" paese di fango, a m-a palrt<J.e rma estensione di ter1·mio sano duro il 1>iù re• riste ..te. Terra e/re dà frutta. E il passag– gio 11.on è 11.eppursensibile. La frase l'av– volge in rtna perfetta armonia. Lo snoda– me,.to dive>lta necessario. Girùiotti fa u,r.a statrta e il uo lavoro è sbrigato in pochi colpi. E la forza usata mai 1tguale, la di– stl'ib1'isce diversamente ogni colpo. Da ••n lavo,·o cosi a,ff1·ettato sarebbe girtSto asvettarsi dell'impreciso, del non /i11i.to . No, alla statua no,r. 11r.a1wapiù 1r.rùla. E' finita. Il movimento dclla pagi,-a avlÀe• ,re allo stesso modo. Da ricordare certe macchine che si alzano a sçatti. La novi– tà consi.ste nel rimanere su, 111no stesso piano. In, u.n. ce1·to senso 1Ul,(J, parte con• tinna l'alt,·a, l'avi>icilr.a com,pletandola. Per completarla. Nie><te di i11.1,tUe - nw realme,.te la pagina I.a bisogno di ciascti· na parola. Lo scritto.-e lavora in effetti di l1<ee.La pagina di Giu./.iotti ha rtn ritmo così marcato e pieN,O da riuscire a 1bn orec– chio no,i abituato monoto,r.a. Ccnr.qrwsto sistenr.a forse si resterà ccn, delle pagine solamente, 1nanca ttn 1novinumto nasco– sto e pitì durevol.e. Ma si ,-icono ca questo però, che non c'era1io intenzio11 i per con· fi.nu.are. Lo sc1·ittore ,ion, si sforza per nulla - finisce ad ave,·e fretta di fin ire. Un operaio in.torno alla su.a 1nacchi.na . 1 vezzi della macchi,-a wr.ti prùiti per/ etta- 11um.te in 01·dine compiono il loro lavoro. Con la stessa fo,·za fi•w alla fine - mai un colpo mancato. Una debolezza di stUe. Ve• ,·e intere battute. Le parti deUa pagina arrivano a cohnarsi a riémpirsi fino a quei prmto. Ne deril)(r. rm'r<guale altezza di tenia. Non si cor.-e il rischio di scendern - daJ.primo col po ci si serviva a qu~I pun– to. Parti che fra di lom eserci.tano una se• verissima guardia. Di mi.su.re non usano che la loro. Regno dell'eccnr.omia. Se rma straripa rovina il resto. Sopra trttto inte– ressa il f1t1r.ziona11rentodella macchina e Domenico Giuliotti suita soglia della sua c2.sa a Grc"c CARLO BO Se Hello e Bloy. come spes– so s1 è detto, gli furono mae-– stri di veemenza oratoria, e2li era invece, con Berdiaev, uno dei pochi, o dei soli, a vive– re quotidianamente i « proble. mi maledé:tti ». a sentire e credere che soltanto la riso– luzione di ouesti problemi avrebbe potuto cancellare le tracce del peccato originale. Perciò. lui che era nato poe-– ta. non esitò a vestire spesso la to~a del polemista: « L'ora d1 Barabba», « Il dizionario dell'orno salvatico ». « I pen– sieri di un malpensante, <t Tizzi e fiamme», tutti i suoi scritti. direi, sono fusti– eazione accorata e amorosa. disperata. speranza di ripor· tare e-li uomini ulle deserte vie dell'amore. ba. vi pr,:mise poclr.e 1·iglre si trovò a lavorare, 110n tan-l'--.,-------------------------------------------------------------------------- 11 nelle qrt<tl, era detto che al- to sotto la stessa banc/Jiera l'Ora di Barabba er·a sepui- quanto s11lla ste sa terra. ' ta.i co11~ a._v~a pr~va.sto, Tu,tt 0 s01nmato, la cono– « _lOra d, tutt, • Demòm. Per- sce11za che si ha deUa stta ciò>. ,n qrwlla nuova edrzio- opera è inferiore al mei-ito. ,ie. non c'era < n1ùla da to• e ha 1-agion.e> Giovrmmi Pa- SUL FONDO SPIRITUALE DELLA NOSTRA • GIUVl!,,NTU' ESISTEVA GIULIOTTI _qliere >, se mai 1nolto da ag- ENRICO FALQUI Ho rl1etto tutto GiuliÒtti e giunge1·e. < Ma a che prof I ~011 h.a mai mentito rassicuri anche in questa differenza che é pur neces– saria (come il tempo è ne– ce ario alle nostre prove di redenzione), allora anche la verità di Giuliotti si muove e resta viva, non resta sol– tanto l'o~getto di una vana gloriiicaz,one dello stile. del– l'uomo. della sua verità che è temporale oltre di essere eterna. La verità temporale di Giuliotti. la più temporale e umana, la fondava lui ste . so in quell'essere. come di– ce lui. letterato, uno di quel– li. cioè. ecc. ecc.: la poe ia di Giuliotti è fatta tutta di que te differenze che esisto– nQ nell'uomo. e le più tragi– che po sibilità, tra l'eterno sofferto nel oresente medio– cre. e dunque disperato. E la sua poe ia in versi, che non ci soddisfa. o che ci sod– disfa secondo un certo rap– porto di relazione con lui e con noi stessi. perché. come tale è bella da un Iato (è tutta sostanziata di patita fatti pa.rlano; pii, parleran- (Continua a pag. 4) mi sono convinto che il suo ~------------------------,1!ito1v~)~ d~~!f:sil~~,~-~ePot La suanima religiosa vere dell'Esilio> e <L'ora di Barabba> sono del resto co– me il retto e il verso di una moneta sola: ché, per Giu- 1 liotti. una é la zecca. ed uno lo zecchino. Come sì fa\ per I le monete in corso, che su un conio si legge 11 valore * di CARLO BE'l. 1 0CCHI di GIOVANNI FALLANI Ora possiamo vederlo neU'intimo della sua ani– ma, senza timore di colpire quella 1·iservatezza spi– ritu.a.le, fatta di fughe dalla società, eh.e lo contrad– distim.gue tra gli scri-ttori. Togliendo alla sua nat1'ra scabra gli ostacoli aJ/a salvezza, conquistò la sua libertà i"teriore. La ten– sione della volontà era protesta in lui al fi.,ie essen– ziale della vita: l'rwmo di lettere 1r.ascer;a e pren· deva co-nstStenza qrurndo, per la difesa del bene, lo scrivere diveniva il mezzo indispen-sabile. Alla comrt· nità cattolica, i,i un m.ome,ito di faziosità i?ttellet– trrole laica, ha co11fessato la necessità di un dogma– tismo assoluto, che CO'Tlforma l'azione all'idea e non dilaziona nel doma1•i le o pere; di q rti il suo modo di vivere, conte vocazione natMrale e nii.ssionaria, i'arte, operaio 'della vig1-a consapevole del lavoro af· fidatogli. Non ha costruito di sè ttn'immagine fittizia, re– stringendosi 1rel cerchio di una Ulrtsu:nr.e filosofica: la vasta lotta per la vita, egli l'ha ccnèdotta avanti, con una chiar·ezza di proposizione e di esperienze da farci pensare piuttosto ad un mo11.aco11scito da mr. testo del Car;alca, a ttn solitario in cerca di rma ric– clrezza infinita, non reperibile nei limiti dell'orizzon– te terreno. . Al di là delle cose presenti ha se,npre veduto qual– e/re cosa di assoluto, per C1'i le colpe e gli sca,.dali, ~ contraddizioni e le offerte, le espiazienii e i sacri– fici lo ri,porta,vano a una migliore letttira dei temi fondamentali dell'uomo, alla presenza di un miste– ricso, ed essenziale contenuto segnato da Dio nella coscienza di ciasc1ino. Il motivo maggiore di /id.rtcia che ispirava la sua opera, si ra,r.nodava al sr,.o aspro linguaggio che e1'· tra·va in campo, esacerbato e talora deriso per ,ma cartSa inattuale, che meritava egualmente l'impeg1w e la dedizione. Il costume moder1'o gli apparve melanconico e insufficiente, l'opposto dello spirito evcmgeJico. Il prm– to originario della ma sofferenza si ricollega ai dati di fatto, alla diserzicne di molti dei suoi amici dalla verità, in noni.e di u11a cull1'ra affatto rispettabUe, che procedeva a tentoni, a esperimenti, ad assaggi provvisori. C'incanta fa liti la profonda tenerezza per le cose vere, per le cose buone che possono essere co1-dotte all'altare, il srw entrtSiasmo di gicvinezza speso bene per ridare agli altri il coraggio della battagl-ia. La piena mis1'ra delle srw forze è dunqrw nel cam– po da lui prescelto, e nel q1role è vissrtto cristia– na.nente felice: i suoi rapporti con i libri, hanno come principio, una cart8a da. di/en.dere, un'aspirazione a rendere 11,11 servizio agli altri. La comrure vanità di essere conosciuto e amato in qrro,ito scrittore non lo sedusse, perclr.è la sita strutt1u-a umana era di ,ma straord,inaria vitalità, inserita ne! buon solco della fede. Il 1·ispetto che ci affida la sua memoria ci riporta all'immagine di un 1,.omo che ha detto cose dure alla società in rovina, ma ccnr. la passione inqrtie– tante di rtno e/re sa come la ragipne sia dalla sua parte, non per merito suo, 1-at1tralntente, e che vuol distribrtire la gioia della certezza a citi se ne stava in disparte tra gli ignavi, e ,wn sa ancora a che c..,sa serve la vita. GIOVANNI FALLANI venale e sull'altro chi lo ha conio su cui altre anime van- sancito e lo protegge. co l no a farsi stampare. Sugge– avviene coi due libri di Giu- rire queste cose' oggi, alla liotti. Ma far saltare in ma- coltura col C maiuscolo, che no questa moneta significa si documenta, e che avrebbe aver qualcosa da pendere in ragione di farlo se lo faces– un commercio reale: e mal e con prudenza ed ,umiltà: come in questo caso si sente raccontare a certi giovani, che cosa significhi aver di ~alvo qualcuno, ,che io ero che spendere, di che accat- ignorante come una panca t~re. ma sapevo che esisteva Giu- Perché, lasciatemelo dire, liotti, lri sentivo esistere, òo– ormai sono triste di morire. veva esistere. e che egli mi Ma la nostra gioventù non interessava più del direttore era così triste. Ora. nel fon- del primo giornale letterario do della nostra gioventù. sul del tempo ... Altri. ed anch'io, fondo spirituale della nostra sentivano Papini: ma lo schi– gioventù e isteva Domenico fo che provava il Giuliotti Giuliotti. Gli si poteva dir per qualcosa che destava an– babbo. Eppure non ero mai che rn me lo stesso schifo. andato a trovarlo; non è del aver l'anima intemperante, mio carattere far questo: o temperata per un altro re– abbondo di certezza. difetto gno, quello era che mi fa. di curiosità, la curio ità dei ceva sentire la nece sità che curiosi letterati che ha certe cl fosse Giuliotti: e ogni al– sdolcinature. a volte, di tene- tra tendenza era curiosità. rezza. Ma io non lo sono, che scompariva. anche letterato. che per In- Ma allora, me giovane, fezione. Cattivo letterato, a Giuliotti era soltanto quello me ba tava sapere che Giu- de < L'ora di Barabba>. Se liotti esisteva. e nemmeno il si rammenta questo 1ibro si suo libro. ma lo spirito del pensa solitamente al più suo libro! Un autore ha mo!- scandaloso dei libri polemi– ta importanza quando esi• ci. Come mai allora, io che ste sopratutto c9 ì, come un ho una avversione per la po- !emica, "riconoscevo a Giu– liotti dei diritti su di me che non riconoscevo a ne suno altro? che non riconoscevo al Papini, se non a quello, alle prese con se stesso, amatissimo, de < L'uomo fi– nito>? n .fatto è che il suo anti– borghesismo. il suo antimo– dernismo andavano enorme– mente al di là dei fatti con– tingenti e rappresentavano invece di una polemica lo spirito a soluto e intransi– gente di una poetica: una poetica, cioè una verità cu– stodita e allevata dall'anima, e non appena un puntiglio fra tecnico e letterario come si è inteso poi, e anch'oggi. a forza di critica cosidetta sapiente. Si potrebbe dfre che un borghese tanto borghese da essere degno del suo disprez– zo. e cioè di tutta la carica di disprezzo del Giuliotti, non e isteva né allora né oggi, come non esisteva uno spi– rito fulso che fosse tanto faJ. so da meritare tutto il suo urto: e Yuno e l'altro areb– be stato nece sario inven– tarli. Tuttavia Il Giuliotti era Oui e lassù ,.,, di ALESSANDRO PARRONCHI Quanti hanno conosciuto Giuliobti, sam– no come in quella che si poteva credere una macchina bellica, un Jancia-sas i, tuoni e sberleffi contro la modernità ne– mica di Dio, Io se presente soprattutto l'anima candida del cristiano convinto e inoffensivo. Parlando con lui, se special– mente accadeva che uscisse nei suoi più atroci ,propositi, e nelle sue più drastiche negazioni, Io vedevamo a un tratto scop– piare in un riso dove pareva spuntHe la vergogna di un bambino colto in con- I traddizione. Qui, sembrava dire, noi me– schini; ma, ben diversamente, Lassù. E 1 Lassù, era li Cielo, o Michelangelo: una Icosa troppo alta, irraggiungibile. Il sen- 1so della grandezza, e più quello della san– tità, lo prostravano e lo facevano tra– ' scendere in ira contro tutto ciò che a quella grandezza e a quella san-tità non s'agguagliasse. I Per questo il contatto con Giuliottl, un 1uomo di cosi Incomunicabili convinzioni, era, in fondo, rigenerante: anche per chi !avesse creduto di irridere i suoi atteggia- 1menti. Anzi, assoluto oltre che nella fede nella buonafede, Giuliotti si è meritato il rispetto degli avversari, proprio perchè la sua indiscutibile qualità di scrittore s:i era !ondata su di w1 costume di vita che ne subiva in pieno le conseguenze di gla– ciale solitudine riscaldata solo dalla spe– ranza. La mia lunga per quanto rll!ra con ue– tudine con Giuliotli è terminata ier era. Quando, durante le sue esequie, ho sen– tito nella squallida chiesa di Greve le voci acute delle fanciulle ripetere il ritor– nello dell'hmo che egli aveva benevol– mente composto per la parrocchia: Tanto il sole che le stelle passera,mo, T1, no,i già. ho pensato alle stelle, e al sole, che in quel mentre nubi piovigginose coprivano stendendo una luce amara sui colori ar– sicci della campagna. Era, un'altra volta, la voce di quest'uomo candido che osava fare < guanciale del suo riposo> le più tremende e sconfortanti parole di Dio. Nella volgare età della fantascienza, la sua tede antica partecipava una specie di cosmica dolcezza, che credevo fosse an– data dispersa. ALESSANDRO PARRO CHI riuscito, e riusci a farci sen– tire, con i mezzi e gli esem– pi di cui disponeva, lo schi– fo di condizioni simili come oggettivamente e istenti nel mondo. esistenti e ripugnan– ti a una Chiesa che, analo– gamente, nella purezza Giu– liottiana non esiste. ovvero esiste ì, ma è quella, e più alta di quella. de < La Pen– tecoste> del Manzoni: < oi t'imploriam! >. Chiesa dello Spirito Santo, t'imploriamo noi indegni! ni, fiancheggiata da precipi– zi e. con in fondo, levata ed aspettante, la Croce - non solo non hanno il coraggio di percorrerla, ma neppure, per un istante. di posarvi il piede>. 2. ComP Bernanos, ma più rnasch io e rnbusto il suo sti– le: com• Montherlant. ma più limoide lt=a sue imma1?ini P oiù rud~ il suo discorso: il vicìno ~uo ITT'ande.malITT'ado tutti g-li accostamPnti. rima· nevA. semoTP MichPlan2iolo. ouello delle Rime e delle Let– tere. ouello della Pietà Ron– danini. Questo è il conio che im• presse il Giuliotti a < L'ora di Barabba>; ma per distin– guerlo subi-to da Giovanni Papini al quale lo avvicina– va l'età, la avuta fraternità e i comuni interessi. baste– rebbe dire che proprio da- Questo Giuliotti che si de– finisce un letterato, uno di quelli ecc. ecc.. ha stabilito ai suoi tempi, e per sempre, un punto che resta fermo anche oggi. anche per noi vo– glio dire che ()Ure siamo già cosi differenti da Giuliotti: ma è su questa nostra dif. !erenza che voglio portarmi oerché se da essa riuscia– mo a tornare a lui. e a senti– re quanto la sua posizione ci CARLO BETOCCBJ Rammento. con accorata nostaleia. e:li anni elle Giu– liotti S-CPndeva da Greve A. Firenze. Di solito il venerdì. 2iorno di mercato: andava da Paoini. rhe lo a.e.nettava con treoidazione. Parlavano e di– !=:cutevano.come ai temoi del· l'« Omo salvatico »: era sem– pre Papinl ~ n,-nvor~TP 1'sm,i• BRUNO !',ARDINI (~ vu1//rxt v vnu11uoo) (Continua o pag. 4) • vanti a questi interessi l'as– solutezza della posizione di Giul"iottl rende effetti spro– porzionati a qualunque con– dizione storica della Chiesa, mentre il modo di impegnar– si di Giovanni Papini li ren– de proJ?orzionatissimi. Di qui l'utihtà del contributo di Sass,.te 01 di ER ESTO BALDUCCI Papini alla Chiesa quotidia- Per molti Giuliotti era già morto. Era– na, sofferente di tutte le de- no pochi a Firenze a seguire con appren– Cicienze, e quindi la giusta sione e ammirazione il crepuscolo dello larghezza dei riconoscimen- scrittore indomito. I più giovani, l'ho po– ti alle sue opere: che non sono toccati. gli stessi, nem- tuto costatare in q~esfi giorni, non cono– meno in minima parte al scevarro nemmeno 11suo nome. Del resto Giuliotti. Ma, si torna a di- era lui ad ammettere con pacat.!l umrltà re, qual'è la Chiesa del Giu- questa sua sopravvivenza. liotti? Esiste, perché è la La sua testimonianza letteraria era già Chiesa dei Santi. è la Chiesa chiusa da anni, erano già scaduti i ter• diciamo pure trionfante .... E' mini della sua espressione letteraria. Ep– quella cui vanno j pensieri di pure quando sarà possibile ricondurre al– e Polvere dell'Esrho >. e, al: le sue strutture più fonde la coscienza in– lora. come mcomrncra egh quieta e dinamica dell'odierna cattolicità quel hbro, non senza un ri: itaJia.na dovremo incontrarci con Lui do- pensamento, nelle ambagr . , t ' dello pirito, della condizione vremo r!conoscere l al o senso dell~ ~ua dell'uomo, anzi dell'autore, ai;x>logettca_ r.rrazionale e . a1:acron1stic", anzi del letterato, che qui ~ stato lui ~ sveghar~ _nor giovani d_agl! giova saperla questa sua rncantamentl umamst1C1: a sc~ot_erc1 di particolare mi eria: < Egli dosso quel complesso d1 mfer1or1tà cui– era - lo criba del Vange- turale che ammassav~ non J?<>Che coscien– lo - piega San Girolamo ze cattoliche nel gr1g10 osp1z10 della cui– un letterato: un uomo. dun'. tura conformistica. E non che fosse, Lui, que. di penna ... e vestito di uomo di cultura. Lo incontrai la prima pene: uno di quelli (simili volta in Casa Papini dopo la guerra. Par– a me) pei quali. un troppo lava del comunismo con una ingenuità largo fosso - rnv11:rcab1le.sconcertante. Io riduceva - ricordo bene - senza I~ Grazia_ - s'rnterpo- a un grottesco giocattolo che l'umanità ne fra rl dire e 11fare. Gente calava di tanto in tanto dalla sua soffitta• <ora poeti _a_m~zzo, ora em- dopo averlo spolvera1o e riverniciato. Mi brionr mor ( 1 di santi l che urtò allora e m · deluse Ma oag· I ca- soffrono, s1, per tutto ciò . 1 . · ... 1 _o che in loro e intorno a loro p1sco. I fenomeni della storia egh non vi è di storto o di tristo; che sap~va sromporli neUe connessioni molte– ammirano si, tutto ciò che è plici su cui prende corpo la loro attuahtà. bello. ver~. puro, alto. eroi- 8gli <fiutava> iJ tempo e sentiva odore co, ma che, vista la via che di morte dove noi. coi nostri occhi'lili di conduce alla mèta alla qua- miopi, scorgiamo sussulti di vitalità. Per le aspirano - irta di pru- accertare la morte di un mito noi voglla- mo l'anatomia del cadaYere; a lui basta– va sano e schietto com·era. il primo fiuto. Dì qui l'immagine istrionica in cui troppi hanno tramutato la sua sostanza umana viva e schietta. Egli ha sputato per primo sugli idoli: oggi noi facciamo l'inventario dei loro cocci. Nella nostra adolescenza abbiamo battuto i pugni sul ta,·olo nel leggere le sue invettive contro una ci>iltà che ci dava tanta soggezione da farci dimen– ticare il cristianissimo diritto di discu– terla. Da poi che il mondo è disperato non tr,--cava più a Lui parlare. Una nuo,·a ge– nerazione, più attenta e colma di sim– patia redentiva, si aggira nell'anfiteatro delle sue battaglie dove i gladiatori let– terari sono distesi sotto i piedi del po– polo che irrompe. Egli non era d'altronde un letterato: per questo si salverà dall'oblio. Anche se non è riuscito a capirlo {molti della .sua generazione non Io capiscono ancora) le certezze nuove dei giovani sono consan– guinee alle sue. Solo che i gesti sono cam– biati. è cambiato il linguaggio, è fimta la legittimità dell'insulto, la assaiola ai giganti di argilla. Un lavoro più modesto è quello che ci prende é ci seduce. Rari sono i giovani lette~ati. E' già troppo ogg, battere il martello in questo cantiere che ci nascon– de il cielo. 11 canto verrà domani. La no– stra :ibellione alla civiltà moderna ha gli stes I s:opi della sua. Per noi resterà sa– cro come un precursore. ERNESTO BALil CCI

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