Fiera Letteraria - Anno X - n. 44 - 30 ottobre 1955

Domenica 30 ouobre 1955 L,\ FIERA LETTERARLA Pag. 3 I ALCUNE P AGirNE IrNEDITE DEIL GRANDE FirILOSOFO SPAGNOILO JOSÉ ORTEGA Y GASSET Meditazione dell 'Escuriale Il paesaggio st:;:,i fa!~Tf/~io dl~l'~Ì~t~~a~~fo Hg~~~!: che si distingue tra le rocce che lo clr• condano per la maggiore solidità e nlti· dczza. In questi giorni di primavera c'è un'ora In clii il sole, come un'ampolla d'oro, si Infrange sul picchi della monta– gna, e una luce dolce, colorata di azzur– ro, di viola, di rosso, dilaga pel fianchi e per la valle, fondendo soavemente tutti i profili. Allora la pietra costruita si burla delle intenzioni del costruttore e, obbedendo a un istinto più !orte, si con– fonde con la cava da cui è nata. Francisco Alcàntara, che conosce cosi bene le cose spagnole, suole dire che, co– me 11 castigliano è l'Idioma In cui ln certo modo si completano dialetti e lin– guaggi delta periferia spagnola, la luce di Castiglia è la quintessenza delle luci delle provincie. Questa luce di Castiglia, poco prima che la notte arrivi lenta. trasfigura lo Escurlale cosl che somigli a una gigan– tesca pietra focaia che aspetta l'urto, Il movimento decisivo, capace di aprire le vene di fuoco che la solcano dentro. Fo– sco e silenzioso, li paesaggio òi granito, con )a sua gran pietra lirica nel mezzo, attende una generazione degna di strap, pargll la sclntifla spirituale. A chi dedicò Filippo II questa enorme professione di ifede, che è, dopo S. Pietro di Roma, Il credo di peso maggiore sulla terra d'Europa? La carta di fondazione pone In bocca del Re: e Il qual Mona• stero fondiamo a dedizione e In nome del beato San Lorenzo, per la particolare devozione che abbiamo per questo glo– rioso santo e In memoria della grazia e • vittoria che nel giorno del suo nome ri• cevemmo da Dio>. Questa grazia fu la vittoria di San Quintino. La manieragrande C'è nell'evoluzione dello spirito euro– peo un momento ancora poco studiato. e tuttavia dl grandlssimo Interesse. E' un'ora In cui l'anima del corttlnente do– vette soffrire uno d{ quel terribili dram– mi intimi che, nonostante la loro gra– vità e l'acuto dolore che provocano, si · manifestano solo Indirettamente. Questa ora coincide con la costruzione dell'Escu• ~!aie. Alla metà del secolo XVI II Rina– scimento dà 1 suoi frutti più maturi. Sa– pete cosa sia Jl Rinascimento: gioia di vivere, pienezza di vita. Il mondo appa– re di nuovo agli uomini un paradiso. C'è una per1etta coincidenza tra aspira– zioni e realtà. PercM l'amarezza nasce sempre dalla sproporzione tra ciò che desideriamo e ciò che raggiungiamo. e Chi non può ciò che vuol, quel che può voglia> diceva Leonardo da Vinci. Gli uomini del Rinascimento volevano solo ciò che potevano, e potevano tutto ciò che volevano. Se qualche volta l'In– quietudine e la scontentezza alflorano nelle loro opere, lo !anno con tanta de• Jlcatezza che appena somigliane, alla trl• stezza che geme nei nostri cuori. A que– sto stato spirituale del Rinascimento po– tevano corrispondere solo produzioni se– rene e misurate, fatte con ritmo ed equi– librio; insomma, ciò che si diceva la e maniera gentile>. Ma verso Il 1560 comincia a sentirsi in Europa un'Inquietudine, un'insoddisfa– zione, li dubbio se la vita sia cosl per– fetta come l'età precedente credeva. Si comincia ad accor,gersl che l'esistenza che desideriamo è più bella di quella che viviamo. Le nostre aspirazioni sono più grandi e più alte del nostri risultati. I nostri desideri sono energie prigioniere della materia, e noi le consumiamo In gran parte resistendo al giogo che que– sta ci impone. Se vogliamo un'espressione simbolica di questo stato spirituale, ricordiamo, di fronte al verso di Leonardo, questi altri di Michelangelo, che è l'uomo dell'epo– ca: e La mia allegrezz'è la malinconia>. e O Dio, o Dio, o Dio, chi m'à tolto a mo stcuo, ch.'a me /11.Ssopiù pres8o o pit'- di 1110potessi, elle poss'io1 O Dio, o Dio, o Dio>. Le forme serene e chiare dell.'arte ri– nascimentale non potevano o!!rlrc i ter– mini in cui esprimessero le loro emozio– ni di eroi prlgionlerl. dt Prometei Incate– nati. gli uomini che gridano cosl alla morte. E Infatti In quegli anni si Inizia una modificazione nelle regole dello stile classico. E la prima di queste modl!ica– zloni consiste nel superare le !orme gen– tili del Rinascimento aumentando la loro grandezza . .Michelangelo oppone In archi• tettura alla e maniera gentile, quella che venne chiamata • maniera 1a:rande,. 11 colossale, li superlativo, l'enorme, trionfa nell'arte. Da Apollo la sensibilità va verso Ercole. Il bello è l'erculeo. Questo tema è troppo suggestivo per– ché ora lo affrontiamo. PercM gli uomi– ni In un certo periodo si complacquero dell'eccessivo, del superlativo In tutte le cose? Cos'è nell'uomo Il sentimento del grande? Ma volevo notare soltanto che, quando si alza sull'orizzonte morale eu– ropeo la costellazione di Ercole, la Spa– gna celebrava Il suo meriggio, governa– va 11 mondo. e In un'Insenatura del pa– trio Guadarrama Il re Filippo erigeva, secondo la e maniera grande>, questo monumento al suo Ideale. Trattalodellosforzopuro A chi è dedicato - dicevamo - questo splendido sacrificio di sforzo? Se giria– mo intorno alle lunghe mura di San Lo· renzo, avremo tatto una passeggiata igienica di alcuni chilometri. si sarà de– stato in noi un buon appetito; ma. ahl– mé!. l'architettura non ci avrà mostrato nessuna formula che trascenda la pietra. li monastero dell'Escuriale C uno sforzo senza nome, senza dedica: sen1,a trascen• denza. E' uno sforzo enorme che si r!• llettc su se stesso, sdegnando quanto !110- rl di sé possa esserci. Satanicamente, questo sforzo si adora e canta se stesso. E' uno sforzo consacrato allo sforzo. Davanti ali' Erektélon. al Partenone. non capita di pensare allo sforzo di chi l'ha costruito: le bianche rovine lanciano sotto Il cielo limpido azzurro grandi alo– ni dl Idealità estetica. politica e meta!l– slca, la cui forza è sempre presente. Oc- cupatl a raccogUere queste emanazioni. la questione del lavoro compiuto per squadrare quelle pietre e ordinarle, non ci Interessa, non cl preoccupa. In questo monumento del nostri padri, ~~v~fòn~~~~~tt::~~!.a!;a u;;r:1"àT I~~ e di sensibilità. Questa architettura è tut– ta volontà. ansia, Impeto. Qui. meglio che ln qualunque altro luogo, Impariamo qual'è la sostanza spagnola. qual'è la sorgente sotterranea da cui è scaturita gorgogliando la storia del popolo pÌù anormale d'Europa. Carlo V, Filippo rr, hanno ascoltato il loro popolo ln confes– sione, e questo ha detto: «Noi non in• tendiamo chiaramente le preoccupazioni che tormentano le altre razze; non vo– gliamo essere sapienti, né intimamente religiosi; non vogliamo essere giusti, e meno di tutto II nostro cuore vuole pru– denza. Vogliamo solo essere grandi,. Nietzsche disse un giorno: e Gli spagno– li! Ecco uomini che hanno voluto· essere tr.:>ppo>, Abbiamo voluto Imporre. non un ldeà. le di virtù o di verità. ma il nostro stesso \'Olere. Mai la grandezza che volev.amo si determinò in !orma particolare; come il nostro Don Giovanni, che amava l'amo– re e non poté amare nessuna donna, ab– biamo voluto 11 volere senza volere nul– la. Costituiamo nella storia uno scoppio di volontà cieca. brutale. La mole di San Lorenzo esprime forse la nostra povertà di Idee, ma anche la nostra violenza ec– cessiva. Potremmo de!lnlrlo un trattato dello 8/Orzo p1iro. Il coraggio, SancioPanciae Fichte Come si sa, Platone per primo volle trovare I componenti dell'anima umana, quelli che in seguito vennero chiamati e potenze,. Comprendendo che lo spirito del!' Individuo è cosa troppo fuggevole per poterla analizzare, Platone cercò nel- -le razze, come In grandiose proiezioni, le molle della nostra coscienza. e Nella nazione - dice - è l'uomo scritto in !et• tere grandi~- Notava nella razza greca un'Instancabile curiosità e una nattva ::!~~à i~~lngi::t7,e~f 1 ~1e::~~!d~: ~s!re1~ potenza Intellettuale. Ma nel popoli bar• bari del Caucaso osservava un carattere che in Grecia era meno forte. e che gll sembrava importante come l'Intelligen– za. • Gli selli - osservava Socrate nelta Repubblica.- non sono Intelligenti come noi, ma hanno t111ìmos ,. Th1imos: In la• tino, /ttror,· In castigliano, sforzo, corag– gio, Impeto. Su questa parola Platone costruisce l'idea che oggi chiamiamo vo– lontà. Questa è la vera potenza spagnola. Nel grande quadro della storia universale, noi spagnoli slamo stati un gesto di CO· raggio. Questa è tutta la nostra gran• dezza, questa è tutta la nostra miseria. Lo sforzo Isolato e non guidato dalla Idea è .un selvaggio potere di spinta. una ansia cieca che dà I suol urtl violenti senza direzione e senza riposo. Per se stesso manca di !lnalità: Il fine è sempre un prodotto dell'Intelligenza, la !unzione calcolatrice. ordinatrice. Perciò per l'uo- E-~zi~~~gto:~ ~~~~~n"t~n ci~ 1~tJI:1~~ a un !!ne e vale In rapporto a questo. Ma per 11 coraggioso Il valore degli atti non si misura dal loro fine. dalla loro utilità, ma dalla Joro pura dif!lcoltà, dal– la quantità di coraggio che Impegnano. Al coraggioso non Interessa l'azione; gli interessa solo la prodezza. Mi si 1)'1rmetta a questo punto di por– tare un ricordo privato. Per circostanze personali, lo non potrò mai guardare Il paesaggio dell'Escurlale senza che vaga- ~=~~·a cft':,a':s:~!f~a~r i~ u:l~~elfUo~ lontano e Il più opposto all'Escurlale che si possa Immaginare. E' una piccola città gotica posta vicino a un placido fiume oscuro, cinta da rotonde colline Intera– mente coperte da profondi boschi di abc– tl e di pini, di chiari faggi e splendidi bossi. In .questa città ho passato l'equinozio della mia giovinezza: ad essa debbo Ja metà, almeno, delle mie speranze e quasi tutta la mia disciplina. Questa città è Marburgo, sul !lume Lahn. Quattr'annl !a, dunque, passai l'estate In questa città. gotica vicino al Lahn. Allora Hermann Cohen, uno del più gran– di filosofi viventi, stava scrivendo la sua e Estetica>, Come tutti I grandi creatori, Cohen è d'indole m.odesta e si lntratte• neva a discutere con me sulle cose della bellezza e dell'arte. Il problema di cosa sia Il genere e romanzo> diede soprattut– to motivo a una contesa Ideale tra di noi. Io gli parlai di Cervantes. E Cohen allora sospese la sua opera per rileggere il e Chlsciotte >. Non dimenticherò quelle notti In cui sul boschi l'alto ciclo nero si riempiva di stelle rosse e Inquiete, tremanti come cuori di bambini. Andavo alla casa del maestro e lo trovavo chino su! nostro libro, tradotto In tedesco dal romantico Tleck. E quasi sempre, alzan– do il nobile volto( Il venerando fll;)Sofo ml salutava con queste parole: e Ma. per– bacco, questo Sanclo adopera continua– mente la parola che Flchte pone a fon– damento della sua filosofia!, Infatti. Sanclo usa molto, e all"usarla gli si riem– pie la bocca. questa parola: prodezza. che Tleck tradusse ..Tathandlung ,, atto di volontà, di decisione. La Germania era stata. secolo dopo se– colo, Il paese intellettuale del poeti e dfl pensatori. Già In Kant Insieme al pen– siero sl affermano I diritti della volontà, Insieme alla logica, l'etica. Ma In Flchte la bll3ncla Inclina dal lato della volontà, e prima della logica pone la prodezza. Prima della riflessione, un atto di corag– gio, una • Tathandluqg >: questo è Il prin– "iplo della sua flloso(ia. Come cambiano le nazioni! Non vi sembra che ·1a Ger– mania abbia ben Imparato dél Flchte que– st'Insegnamento che Cohen vedeva pre– formato in Sanclo? La malinconia Ma dove può portare lo sforzo puro? In nessun luogo; o meglio, solo a uno: alla malinconia. Cer,,antes fece nel suo e Chlsclotte > Biblioteca Gino Bianèo · Jost Ortega 1/ Gasset era nato Il 9 maggio 1883, Educatosi nelle Unlver.sltci tedesche all'ideallsrrw, a ventisette anni g/1era stata a/fJdata la cattedra di Metafisica deU'Unlver– $ita di Madr1d. Sempre alla, ribalta, sempre esposto all'attenzione pubblica, ha•condoUo una,eslstenza di avvc-nture mentali e di perentorie prese di poslzl~ne. Ha sostenuto e gil(- :'~~::~~::~!e d~,:v:u~f:;:d~:•ro';/;:;t~!od~: ~:~r:!~e;z~:: :ntt~~tiil J /ue~:~:n:u:P::;;! trovo Il giusto po!>to.In questi ultimi annf, dopo un periodo trcucorso a Lisbona, era tor• 1;atna vivere a Madrid. Diresse la Biblioteca de.ldeas del siglo XX, dove apparve la traduzione della« Dee~ dtmza dell'Occidente» di Spengler, e opere di grande Interesse Ideologico, estetico e scien– ti/Ice,. ·Fondò~la Revtsta de Occidente, che os-pltòdocununtl •del pensle,;oeuropeo e,prf. ,ntr1e della nuova letteratura. La Blblloteca de la Revlsta de Occidentè ha puÒbllcato studi, sa11r,1, s-1.tteml di lVorrJngen, S!mmel, Sc1tulten, Maz Scheler, Landsberg, Bertrand RUJ· sei, eccetera. ~ Nella Btgllogra/ia su Ortega, seno da ricordare gli studi di E. R. Curtlus. P.'T. GON 'GO.HA Non credo neceisario ,1abilire umi rduionc di inrlm-•i trn Gò11gor:1 e il ça,alicr Marino. Con,orhmo, marini· 11110 cd cnfui!-'110 IOIIO tre m:micre di· ,•er!e a cui irrc,nediabilmente ei do\·e– \"a arriw1:e in Buro1111, dato il livello dd progrc.:eo lirko. Tutti e Ire ion frulli Jcl barocco. Nelle e~he baro~ che !i di so•t:mi:a all'oniamento. Quo– Mo è la 11oc•iu del iecolo XVII, Qmui luno ciò che in poci::,ia è chiamato clar ftO è, in realtà, flxrrOO('hi::,mo. Per Hompio, Pindaro, diUicile da ea1iire quanl<> COnaora. * Se cono"°C'le un poco di mccx-ani.:a - molto poc.a ba~l• - cnpiN:te 11uef.lo : forM• tulb la 1>oe•i11, e comunque ccr IAm"nle tiuello di COniora. con~i!I& ndl°(',•i111re la ta11genle. Esem1,io mille (Romance CXIX): G(lfaneJ loJ q11c 1e11éiJ ln,i 1·ul1m1ndf!:J ca111it'fJJ 1'11 eL Argd dr 11110J ojoJ ... Si parla tlel!:i pri;ionia spirituale r.he la bolleua de;;li occhi produ«; 11111, in\e<:e di ,cguirc la ,·ii, diriuu ddb ., idra> o e concetlo >, il JlOCta l'abbarr dona. ter.-ando r, immagine> adfooen· te che la prigionia cor1>0rJle 1,ro\oç.a: Al:i:('ri, !Cml di prigioniu. Quc..la dil•cr ,-ione iniiia un'altra traiettori.1 - che gli O('Cbj pONlll-0 C'>'6ere un'Algeri -, e oosi di aeguito. Perr.iO, i1wc-re di ur guire la linea reti.i, la langcme che in dinamica ra1>prcscnL1 l'incn:ia, trov'i:r • mo una cun•a: re acce.lerot.ione > ,che la ge11ern è l'h1>ir.nio1H":, b fon:a poe– tica d1c ha il com1ii10 di arTiochire, com11licarl!', inc11n-ore il c.,mmino. Il eole 11011 fil dh ers..imt:nle coi euoi pia– neti. d1e il 1,oc1a con le 1mrolc: le .-0"' .,l_fini;e II gravitare. a procedere in orbllc, i11 ilinerari cun•Hinei, e irnJ>e" di•çc 11~<olt11amen1eIn fuga tanie112i11le. la critica dello sforzo puro. Don Chlsclot- :~t:i(i:~~t~: Dhoan 1f~;v:e~~11~T ~~~q~if: retoriche, che quasi non sono· idee, ma piuttosto schemi. Ma Don Chlsclotte !u un coraggioso: dal torrente di umorismo che sommerge la sua vita traiamo .fuori la sua energia lontana da ogni !ronia. e Potranno gli Incantatori togl!enni la fortuna; ma il coraggio e l'animo sarà Impossibile,. Fu· un uomo coraggioso: questa era la sua unica realtà, e Intorno ad essa suscitò un mondo di vani !anta• sml. Tutto intorno gli si converte In pre• testo perch'é la volontà si eserciti, Il cuo– re si esalti e l'entusiasmo esploda. Ma giunge un momento in cui si levano In quell"anlma incandescente gravi dubbi Gòngora - mcr:n'lglio!a ,,~i:i del no:,tro JIOJ)Olo inumano, u Jifferenz.a di qucJlu fr:mce-e, che Hno a 1>oco tclllJlu f:t è seru11rc iluta 111111111n. Non C inuma·· no il 1mro godimento del puro mineu• le dell'immagine? · Si l~ga con un pi)' tli huon 1ei1;10 la no•tr:: pocsiu del tecolo XVII, e• 11i cc.r– .-hi, 1111rtcmlo du e..~, di rico3truire il ti1,o di anima che l"h:1 1iro4ottu. Chi facd:i 11ue~111 0<11crie11:w finifà col por lare le 111:mi all:i lealu, preao da p11ur11. Qu:mdo COngoru vuole totx:are •J'umr no, 1•rodm;ti un liri:.mo c11n:1glia, come Q:'lcllo del romance XXXIJI. Il me,:lio dello no,,tr:i 11oe.,i11, 11er cio, il mcslio di Còngor.1, I.a un c:ar:it· 1ere <li c.tUbl'.'ram,a ,9COnfm111111e1>« chiunque ,ia 1111mediocre J>~icologo. lticorda lu POUJtura Jcll'lndiu. d1c in forme intric.:te, frenetiche. e 11:n:ze, co· 11rc tnno il -fiun-co di un monte. E' l'in· forme e il 1·:iotico nello .,,~ dcidde– rio di creare fon11r. E' 51alo deuo cbo ques1:1 c,mberanui di tutla la ,•i1a indO"" tlanic.i, di.i a <111c~1a un ~HO ,·c,et2le. E" la -t('ha che .soHoca nella sua &l~a.1 fecondità. Non 1>0!10 le:(::cre GOngora - come Lo1>e de \"ega - ~cni:a prO\are i11•ic1110 cntu~i:t<1110 e terrore. PeN""hè in eui l'circ~io e pcrfcuo confirn:1 acmpre col barbaro tl a1roce. Il cullo GOngor11 ave– \'& 11n°11nim11 incolla, rou.1. OOrbar-:1. Si immaginano i suoi amori con donne rhe non ~i lt1v.u•;ino, an·ohc in molte gonne di tela ~ro.s,,olima. E' peno!o e :1\'\ilcnlc riccw~rc un'immmgine 1lh•ina, come 11lrune di COngona, :u·,ohe in un puuo di con1:1dino e di o\·ilc. * Nel 1rnngori~mo forte Ji m:mife~ta !Ìncernmeme J)('r quello che è: puro p;ioco. Ed i: poco che -tia g-ioco? (Da « Spirito ddfo te.11('ra >, 1927). sul significato d~lle sue Imprese. E allo– ra Cervantes comincia ad accumulare pa– role di tristezza. Dal capitolo LVJII alla fine del romanzo. tutto è amarezza. <Gll si sparse la malinconia per il cuore, - dice li poeta - Non mangiava - aggiun– ge - per Il dispiacere: andava pieno di aUllzlone e di malinconia>. e Lasciatemi morire - dice a Sanc!o - per mano del miei pensieri, por la forza delle mie di– sgrazie>, Per la prima volta prende una locanda per una locanda. E, soprattutto, ascoltate questa penosa confessione ciel coraggioso: La verità è che lo non so cosa conquisto con la mia farlca, non so cosa raggiungo col ,mio s!or-t:o,. (Da 1:Lo Spettatore», Tomo VI. l91S) Terra di Castiglia I Per le terre di. Sigiten::a e di. Berlm,ga, del Duero, nei. giorni di. agosto brnciati dal 8ole, ho faUo - Riibh~ de Cendoy<i, mi•· stico spagnolo - un viaggio sentimentale s" ttna mula grigia dalle alte orecchie in– q1,rctc. Sono le terre sii cui. il Cid cavalcò. Sono le terre dove nocque il primo poeta castigliano, l'autore del poema chinmato « Myo Cid>. Questa povem terra di Guadalajara e ,li. Soria, questa pia,wra di Castiglia.' ... C'ò q1wlco8a di più. 1>0vero fil mondo1 L'ho visita~a ai tem.po del raccolto, qrian– do l'anello dorato delle aio stringeoo. i più. piccoli paesi in mi'aflttcina:'ionc di ric– chezza e di splendore. E tuttavia la mi• Mria, la sordidezza, trionfa1.xwo s•iUe com– pagne e Sili" volti come 1m dio famelico le· gato da un dio pill forte all'anima di que– sta regione. Ma qt1e8ta terra che oggi si potrebbe comprare per trenta denari, come l'« a::cl– dama > del Vangelo, ha prodotto 1m poe– ma - il Myo Cld - che alla fine doi t6mpi, qttando verrà la liquidazione del pianeta, no,► potrà pagarsi con t1ttto l'oro del mondo. U Myo Cid fl un. balbettamo11to oroico, in rozze misttre metri.eh~ , in etti 8i esprt– me piename-nte t'anima castigliana del se• colo XII, 1tn'anima elementare di gigante giovinetto, tm go{ica o celtibera, vriva di riflessione, fatta di impeti sobri e nobili. Il cantore anonimo che - come un'aq1'ila che grida da ima riipe - diede all'aria qite• sto canto sull'altura desolata! e ostile di M edh1aceli, sem>c condurci per la via più breve al centro segreto di una realtà eter– na. T1tth voi che parlate spagnolo dalla Clllla avete letto Qlte8to poema, t t1eror Quando portiamo in noi i suoi impetuosi versi eroici, il nostro pc8o morale aii• mente,, •oAC!!<tm~ r:rg2~'tithceo,?i~ 0 ~ 0 c:~~~~eu poeta . . Il E' mia lim.pida alba sui toni rosa e ro8• so vivo del paese di Sigùenza. Resta nel cielo una traccia. di luna che presto il solo riassorbiril. Q1'6sto morire della lttna h► pieno giorno t una scena di alto romanti· cìsmo. Mai cos, tenera l'a.ppariziono del dolce astro pensoso. Una mm;chiolina di latte sul volto terso del cielo, ·<mo di q116i segni bianchi che le -ragazze hnnno a vol• te sul petto dalla ,iascita. Lo mula grigia s1tciii faccio la &tradii allunga le :ampe sttUa polvere della via. Avanti cammina, carica di provvisto, un'a-ltra mula, castana, dallo orecchie flo– scia e l'andare mesto, una povera mula malandata, più vecchia di tin. padre del– la Chiesa. s,,. di essa, vestito di grigio o coi beretto di pelle di coniglio, accomoda• to tra le enormi ceste, gli ombrelli, i ba- 8toni e i treppiedi da fotografo, che dan• ,10 alla bestia un aspetto di brigantino ha cattive condizioni, naviga Roclrigdtvarez. Rodrigdlvarcz iJ 11n11ome chAJsembra tol• to al 1X>ema di cui vado seguendo le . tracçic ... Trùtavia, Roclrig(if.varez è ttn vaccaro di SigUenza che si iJ prestato a condurmi per re-strade di questa terra. Dicono cho nc8s1moconoace le vie come lui. Vedremc,. Tra pioppj o olmi, la strada seguo il cor• 30 del Henare., - un /ilo impercoWbde d'acq1ta che corre por un ca11a-lo. Ai d116 lati, poveri orti lo na.scondono coi loro gi1mchi. A volgere. indietro lo 891W.rd-O per ve– dere la strada che abbiamo fatta, Sig1ten– :a, l'antichiashna città dei vescovi, appa· ro arrampioota per un ampio pendio, a 1,ocadiatanza dalla scarpata che chi1tde di fronte la valle. In alto il castello pieno di ferite, con le mitra biancho e le torrette quadrate. Al centro dell'edificio, la catto– àralo, del secolo Xli. Lo. cattedrali romaniche furono castri~ te in Spagna al ritmo dei colpi di 8padu siii corpi dei mori. 1 1 SigUenza Jii per 1m 7,ezzocittà di fron– tiera, spinta in term di muss,llmani. Per– ciò la sua cattedrale, come q1rella di Avi– lp., dovette essere insieme castello; lo sito due torri qiuutrate, larghe, forti, bnuw, si alzano verso U. c~lo, ma 8enza fuggire dal– la terra come quelle gotiche. Non si sa cosa preoccupasse di più i auoi C08tritt• tori: se guadagnare il cielo o :,on pcrdc- ro la terra.. · Qiwsta indecisione cui accennano le duo torri che ora coronano il 1muiici-pio, mi va. a getiio. !voi viviamo tra ontitesi; la religione si op1>0nealla 8cien.:a, la virt,, al 1»acero, la sensibilità sottile e studiata al buon uivere spontaneo, l'ideale alla donna, l'arte al pensiero. Qualc1mo, po– nendoci sul pianeta, ha volllto che U no• stro c1lore fosse una macchina por profe– rire. Noi 'P(l88iamo la vita scegilendo tra « l'imo o l'altro,. Penoso de8tinol Prolttn• gata, insistente tragedia! Tragedia: per– ché proferire suppone TiconodCero i diu, termint sottoposti a scelta come beni, co• mC valori positivi. E anche se scegliamo quello 'che ci sembra migliore, resta ugualmente nel nostro desiderio 1tn v1w– to che avrebbe dovuto esser riempito daf. l'altro ben·opospo8to. Ma la ge,tte t solita mo8trarsi troppo frottolw-a nel decidersi por il megl10; di• 111enticache ogni atto di preferenza a,prc a 8Ua volta ttn vuoto nella no4tra anima. No, non proferiamo; o meglio, preferia– mo di non preferire. Non rinunciamo agc• volmente a god-Oredell'« uno e rl.eU'altro ,. R,oligione o scienza, virt1ì e piacere, cielo e torra. Vera.monte finora le antitesi non sono state risolte: ma ciascuno dove pen– sare che lui appunto t chiamato a risol• verto. La cattedrale di Sigilc,1za, colore di. idi• va e rosa nell'alba, sembra, sulla terra rotta o tormentata, ,m vascello che arri• vi navigando d<li secoli, per portarmi que• sto sug9èrimento nel 81lOtabernacolo. La vita acquista significato quando si fa di essa un'aspira.?ione a non rinuncia– re a nulla. lii Ricordo che dentro la chiesa, in un'an– gofo della navata occidentale, c'è ttna cap– pella e in essa una delle 7,ii, belle 8lat1io di Spag,ia ..Dicono la tomba di do,t Marlin Vdzq11ezdo Aree. E' 1m giovane g1,erriero, disteso s1ll fianco. Il busto è un po' sollevcito, il go– mito appoggiato a un fascio di legna; tru le ma~i ha ,m libro aperto; ai piedi 1m ca,ie e ,in '!)<l9gio; $lùlc labbra 1m sorriso fiiggevole. Una targa /iHata sopra la /i gura fa una breve storia del personaggio. Era 1m cavaliere di Santiago, ucciso dai mori col 81to 3ignore, l'illu.,tre duca del territorio degli lnfanti 1 suJ.la sponda del grande canale, nella campagna di Grana– da, mentre correva a presta,. aiu.to agli uomini di Jaén. Nessuno sa chi sia l'autore della scul• tura. Per un destino significativo, in Spa,– gna quasi tutte le cose grandi sono ano– nime. Lo scultore qui ha scolpito w,a del– le antitesi. Questo giovane t guerriero di professione, porta cotta di maglia e la corrazza gli copre il petto e le gambe. Trittavia il corpo rivela un temporamento debole, nervoso. Lo guancie scarne e l'ilt• tenso raccoglimento dello souard-0 dicono le stlC abitudini intellettuali. Sembra più uomo di penna che di sperda. Eppttre com,, battt valorosa.mente a Loja, a Mora, a Monte/rio. La storia ci testimonia il 81lO coraggio. La scult,ira ha Conservato il s1io sorri8o diclettico. Possibile, C'è stato q1Wlc1mo che ha saprito unire il valore oUa dialetticaf IV A mezza strada 'P(lssiamo 1:icino a un immenso orto, proprietà del ve8covo, cht· to da 1tn magnifico 11mro. Al di sopra di euo si leoono SV6lti pioppi dal tronco or• n<ito di verdi. foglie triangolan clte oscil• lmw. Il muro ha a oriente o a Sud duo superbo 1>0rte con le loro cancellato di ferro ben lavorato. In un p1rnto del muro si avre una fonte dove trema l'acqua: al di sopra stanno gli sc1tdi del vescovado. Il solo cado sulle Jigttre araldiche e le il,. famina con tanta delicate::za che i loro simboli segreti appaiono quasi interpre– tati. Che delizia andaro per una terra pove– ra, con rovine di antico splendore, una 111atti11,a, senma! - La valle si stringe annmiclando una svolta, 7,er ciii 1Jboccain un'altra t1alle. Al vertice di q1testa svolta, dall'altro lato dell'acqua e in. atto di guardar6 le due vaZ. li, appare, ·a/I errata a un pcmdio, Alcune• za - un paese all'erta. I paesi di questa terra - salvo casi curiosi - sono improv– vise apvari::ioni che a8pettano il via.ndan• to nei loro b1trroni o na.scosti dietro un ~ndio. Non li si vede finch.6 110nsi è vi-– cini. Da lontano si confondono con la tcr• ra lavorata ai piedi dei colli. In a1resta sta.gione, tuttavia, le aie co– perte dall'oro dal grano annunciano con qualche anticipazione l'esistenza di caso. · Rodrigdlvarcz, intanto, par!a al ritmo lento del passo delle mule. Si muovo tra proverbi come 1in. balestriere tra i merli. Perclté Rodrigdlvarez vive, come tutti gli ttomini nati di q1iesta d1tra cam.pagna, in perpetua difensiva. Ogni proverbio serve loro di trincea, e net breve intervallo che due di essi la.sciano, scagliano la loro asta maligna. L'imprcciaione di lingi,aggio e d' 1>ensicro,caratteristica della gente di cam- 1,agna, facilita loro straordinariamente lo imbo8cate do~ naacondono le loro intcn• zioni o i loro forti istinti. Sono, al conver• sare, come al combattere, guerriglieri. D1mque, Rodrigdlwrez si lamenta dJ come vanno ·malo le cose nel nostro paese• Non t ancora arrivato a q1reste umili classi il soflio di ottimismo e i'lmpressio- 11e di rapido miglioramento cho comincia a guadagnare le classi superiori. Vediamo aprirsi davanti a noi la nuova valle 1 col suo dolce orlo di verde nel fon• do o le -rad6 file di pioppj riverberanti aotto il sol,e; vediamo ai due lati le stop• pie sulla terra rossa. e piotrosa e i pro/ili erti dei colli coi loro pezzi di -roccia..Non ci 8ono quasi odori n6 uccelli. A sinistra della strada un corvo alza il volo spie– gando ali hinglte e come pigro: mentre si leva tieL cielo, ttn colpo di vento gli strap- 1>a mm penna nera ch6 si culla sttll'azzur– ro. Gli uomini del Cid, poi q1ta.liogni C06a . nella cam.pagna aveva 1tn 8ignificato, avrebbero preso qiiesto volo come catti– vo aiigiirio. T1itto sta silenzioso: 11ess1insogno vie– M dai cam.pi . Queste terre testhno,~iano di essere sta.te povere dall'eternità e son. 71ronte a prolungare per un'aUra etcrnit& la loro 1niseria. Tuttavia Rodrigdlvarez d <ì.la colpa agli uomini: Sia1110noi che facciamo male! Perclt6 la Spagna, don Rrtbln, ò un roseto! Q1rest'aria mattiitina, rapida, fresca, che 11ti arriva tra le l1mghe orecchie della -mula, dd ai miei nervi ttna tensione cti- 3tallina. E in 1nezzoa q1resta terra rona, sterilo e muta, le parole 1>roducono s1tllo corde dei miei nervi lo stesso e/letto ch6 un colpo d'arco sii/l'anima di un violino dorato. e La Spa,gna è un ro8eto!, V Continuiamo per la valle che va ver1Jo oriente e si allarga a poco a poco. Il pae– saggio t Io Uesso: nastri di orti vordi al centro, alti pendii gialli ai due lati e grigi colli tagliati in cima da linee orizzontali. Arriviamo a Oama. E' un. paesetto le ciii ca.se si avvolgono intorno al colle come ~1icghe di 1m cappotto di panno pesante mtorno a un corpo. Sopra 8i leva la chie• sa e fa un cenno alla valle. Tutto intorno Jat:~;;°e d~a~~.dove si ·coltivano patate. Saliamo per le misere viuzze. A una /i• nestra dicono parole·importanti'dai loro vasi alcuni garofani rossi o 1m cesp1iglio di palma. Scendiamo dall'altro lato per viltzze uguali alle prime. . E' cosl breve, stretta ;e logica la posi– zione delle case, clw ci sembra di esser pas8ati 81' iin gran corpo organico. Do-po il pae8e, le aie. La, vallo perde la 8ua for– via semvlico e ullargandosi a de8tra va 11 morire a sinistra ai piedi dei cont-ralfor- ti cho iniziano la Sierra Ministra. • Siamo nella regione più alta di Spagna: camminiamo 81l9li omeri di 1m gigante. Sierra Ministra t •un seguito di burroni seminati di pietre rosse e cli cesp1tgli di un verde ciipo. E' mi posto solitario fino all'esaltazione, lontano dall'universo. Ma improvvt.samente la 1110,itagna precipita sii iina grandissima 1J<1llegialla e 1nsan– OttÌ1iata.• Lontano, ai .,,ioi piedi, una cap– pelletta romanica ci offre le Sll6 trs ab8i– di tondo, dalla linea graziosa, soave co- me se,ii di donnn. ' Ma BIil limite deUa montaglla, cosa c'b, là in alto1 Un<i città fantastica, picmtata s11Uacima, a una terribile altezza. E' Me– dinaceli, la patria del cantore del Myo Cld. La vediamo a tre o quattro leghe di di.– stanza, con la su<i magnifica chiesa in mezzo, lmnh1oso 11ro/ilo intagliato sul cie– lo. E' iina. formidc,bile allusio1to di eroi,– smo lanciata [JCr sci leghe all'intorno. JOSE' ORTEPA Y GASSET (1916) (Traduiioni di Fran«1eo 'fcnlori).

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