Fiera Letteraria - Anno X - n. 25 - 19 giugno 1955

Pag. 6 LA FIERA LETTERARIA Il Pre1nio "Uiera Letteraria,, Il vincitore sariì puhblicuto dall'Editore Vullecchi L'EMPOLI - No. Molto al di llOlto della HISTRlAE TERRAE - Raccomandiamo media. all'autore, al quale non mancano senslbl– lltà, intelllgenza, e capacità di dlscorw Jet,. tera.rio, un più attento e se si vuole _ 5Caltro riordinamento della materia che ha già. In sé, di sua propria natura, 'notevoli ragioni di vitalità. No. ROSSO E NERO (Johnny) - No. Momen– ti di felice realluaz.lone narrativa si susse– guono a momenti di banalità, di tacllone– ria. Alcuni racconti abbru5tanza centrati al- tri pochissimo meditati e risolti. ' CIELO, MARE, TERRA - Fellcls.,lma scel• ~b~u ~g~~°bu~~ll~~?i1!!~~a~~at/~h~ 11rbultato risenta Invece di una certa fretta ~cc~Vt 8 ~,h~oem~~~~e 50 t 1~~ 1 e°sf1~ra~i~s1ci! rando Il nne del nostro concorso ' che con– siste nell'eventuale µubbllcuione 'di uno o più volumi dJ racconti. No. LORENZO \ 1 1ANI: Flcurc LE 111'71S'l'E l'l'ALIJ\~I<~ A UIJIIA DI IIAIIIO PICUHI Alain era-felice Domenica 19 giugno 1955 LORENZO VJIANI Figura leggendaria (ConUnua da pag. 3) la ""a v ena pii, mat11ra ed ancl1e, in fondo, piU aute~ tic-O, tia da.to di trovarla etpreua proprio dopo U 1920, e ciò m algrado che i ,911oi lavori abbiano appa,, renza piU apoglia, qua3j povera ed elementare. La a11amatiirild. coincide con la fll(l eapanaion6 preualentemente letteraria, della quale q,d non dob• biamo gi1uiicure (bcncht eaacnzia!e per comprender– lo), ma d1 ci,i dobbiamo pur aoetolineare alc1mi a,pet. ti: la ritcopert(I di "na terra notale e quaai direi conaanguinea, in cui ai chi1ute al/ettioomente, t'cm– yito di ima aemplicitd 1m1ona e di una pnmeva aag– gezza e co11tem1>1a:ioneche appaiono della ateua grm1deua del paeaaggio tcrreatre e mari,w; iin mito nuovo che chiede anche la ricerca di ""ove quanto antiche parole, po.rote incona1iete o de,uete forme del dlacorao che imt11ediatamente pouano 'rendere preaente la rarild, l'appartamento di qHel mondo. Che 1m queata vici .1i acon/ina31e in una letterotttra, che la 1pontaneità dell'immagiJ10 veniaa o 3opraffutta da ima tal q1wle ,ovrabbondonza cultura.le della pa• rola coal eatra.Ua e g111tata, che queata ' P(lrticolare c1ùtum del verbo &opral/aceue la com1mic<U1one ac'!,ietta e viva, IJ pt4r vero, rutm1do l'originalita e tl pregio di quegli 3Cf'itti del Vioni. Ma que&to ci 361VCper annotare che, nel mentre ,ti form ava s ai auolgeva que3to proceuo di a81ettamen.to o di più ~r~ COJ1litte!'.:a della aua peraonalittl, qu alcma di i~f~a':v;::~ac::C1': ::i:~~~ai::::a 0 1:: tu1{;~~~':acte Magrit la 3apio-,u:,, e la raffinata culhu·a di Antony De W1tt, e la conauetudine e il 3oateg110 di altri ami– ci che ebbe t1eU'1'1timo periodo della vita intervenif• aero in modo notcuole quanto waitivo :W:uo avolgi– mento dell'artitta 1t,cche1e: e per ,Mempio 1oltanto dopo il 1918 troOO, e non iJ fortuita coinciden.:a at– tenzioni del Vioni 7>er la grafica di Fattori, che &i legano a 1tn più consapevole 3poglio < primilivi,tico > dei flloi di3egni, e li n1ttri8cono di più denaa co,ua– pevoleua, anche 36 "6 riducono la violC'ltw. Spariace ogni bo.:.zettiamo, le compoai.:ioni ,i ollarga,w i" ,in– tani apa..zioaee in Jl1,ide panor<mtiche, il aegno atea– ao ai ,empl.i/ica e si roccoolie, e .1e cede talvolta a uno • abaglio > 3a7mtomente popolaresco, ape,930 ha 3inteai di autonoma caprea,WM. Il calcolo dei e v110- ti >, che aono cml tipici dell'ultima pittura e grafica del Vioni, ai al/ina e conaente la 3te,ura di quelle lOfae lente ed eoocalive di pro/ili entro i quali ai :~!~~fo~~i millenari della terra, opere, incontri CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI :* Unamicodei poveri CConUnua da p11. 3> dal 'lf al '21, ch'egli ate,ao intitolli < Ricordi di Pa– rigi ::t, A11G/lc vari 7K1c1aggidei monti Apuani dot'6 rac• chi11ae in forme geometriche 1,na vitale energia rap– preacn.ta.tit)(I e olc,mi i"terni di villaggio, dove le interru.::ioni del colore aembrano iapirate a Ctzanne, e3tendono olla a,m terra tanto amata quello atile ch'egli ,i era formato per interpretare i compag"i della a11a miaeria. Sono numero.,e le opere t1elle q1wli Viani iJ rh,– acito a 111perare la aua el/icacia ilh11trotioo per gia,ngere al dittacco dalla realtil che t proprio del– l'arte. E al di lii cùlle 1ingole reali.:.zaziol'M, iJ j,npor– tante la 311apo.!i.zione nello avih1ppo del g1tato ita– liano del no3tro aecolo. Ormai iJ dimo.,troto che all'origine di q11eU'arte italiana contemporanea che ci proc11m 111ccc,ai na– zionali do Stoccolma a San Paulo del Bra3ile f3uc• ce,ai ai q11ali·da 11n pezzo ,ion eravamo abituati), 3ono quei •reprobi> che anche in. Italia hanno com.• pittto 11na rioo/11.:ione nel 1111.ato, cioè i /11t11riati che già nel l9lf avevano /ini.t~ o q1wai l'opera loro, e Modigli<n•i che morì nel 19l0, e GiltO Ro,ai che "°" ;tncil~11~l' a!":.°d: f!~!ri::~· 0 cr::/cr;:,e~~i c::~i~:a!: 1ia accorto non ha molto importaJtza, ma che la critica abbia pretcao di /ore di lui mao e atrapa.c3e >, q11&to non t molto intelligente. L'originalitd dell'arti8ta non ai /J v11nto ottmwata -negli ultimi anni della a1w. vita. Oltre le 311e dar3ene e i 111oi barconi, dal 193! circa, che aotto il VCftne!lo rieacono a diuentare delle leggende poetiche, vorrei 'P(lrlart.11dell'ultima 311aovero, la decorazione rima– ala Interrotta dalla morte, nel < Collegio JV Novem– bre> del Lido di Roma. So"o deUe pitture "" t1111ro; alc1l"e molto br11tte e altre at11pende. Quelle brutte furono e,9eg11iteda Hna donna, mentre Viani amava rimanere all'oateria. V'è anzi la tradizione locale ch'egli non abbia dipinto t11a fatto di1Hngere tutte le pitturo che ai vcdoJ10.Non I' rosi: ak11nc portano il 3egno inconfondibile dell'artiata. Per cacmµfo quel– la rapprcaenta11to 11 porto di Pi1w1ich10. E' q1to3i monocroma, ed t- una idea felice di attenuare i co– lori a1tl muro, per ritrovare i valori lincori, con 1,nn &enaibltil<l aq11i{titO, come ,o /Ott,aO,ma vecchia iuci- 3ione inserita nella parete. E' una pìtt11m dreorati– va nel ,cnao della 11,0 partecipazione alla a11perficio ed iJ Jantoatica per t« ,1ia delicntc.:.::a formale. Pochi barconi attraccati nel porto: i barconi che Viani ha aognoto ,in dalla .sua prima giovh1e.:za «fl<13cinanti al deeiderio di evaaio11ee11p11ro troppo 111,c,aoappor– tatori di lutto olle ucdove. E:,ai vivevoJ10 in Viuni come il aogno romantico dello 11110 vita, e lui viveva ~" 11 1:,~o:,me in "" rifugio da un montlo catraneo LIONELLO \'ENTURJ Studi elassiei: Plauto e noi Plauto Il compito del rielabo– ratore va Inteso In maniera molto più larga di quella che es.so manlresta In Terenzio. E· gli n on ucva, come Il 1iovanc africano, l'Intento dl (ar rivi• vere l'ethos della commedia nuova .sulle s«ne di Roma per sollecitare l'evoluzione mornle cara al circolo degli Sclplonl o, In genen-, alla classe dlri• gente; egli mirava a rrnntu• mare 111schemi della comme– dia nuova, ma solo per ricrta• re con mezzi propri un nuovo tipo /orniate di commcdln, che dilettasse con l'invenzione di un ritmo nuovo. Il suo non era un genio J)fnSOS O,asset ato di espcrie.nu umane.; e.ra un ti· pico 1 e.nlo drlla t orma . dello stile, In cui dlonlslacamente si annullava, apparteneva, cioè, :tr:P~~I a~pe~:g1rer1 1 ~e~:et del Mourt, dt'I Rossini, del Monet, del Mallarm~. per I quall la .scoperta di una nu<> va cifra espressiva, J'a.s.sorbl· mento In essa di tutta la pro– pria splrltuaHtà, con un pro– cesso di a590Juto svuotamento nella pura torma, è ciò che ne la t-appc luminose nella storia del meu.l espressivi per l'arte di tutti I tempi. La critica psi· cologlstlca e romant.lca potrà recalcitrare di rronte a questa maniera di configurarsi lo grandeua di Pluuto, potrà cer– car di allargarne I temdnl In• globandovl anche \'ere o pre– sunte .scoperte nel campo della caratteritun:lonc del personag gl; ed lo stesso non ml nascon• do che un genio a tendenza meramente rormslc (s'intende, strlcto sensu I, non può assur– gert all'altezza di guida spiri– tuale dell'umanità, alla part di un Eschilo, di un Vlrrullo, di un Dante, di un Mlchelani:clo, di uno Shakespeare. di un Goe– the di un Wa~r. di un 00,– stoJcwskU, Ed è questo uno del problemi che la coscienza est.e– tica contemporanea dovrà pur risolversi ad artrontnre. Ma chiedere a Plauto ciò che Plauto non può dare, ma te– mere che clò In cut la grandNr U\ di Plauto Indubbiamente ri– siede non basti ad assicurarne la gloria, è Ingenuo, è provln– clalesco. Proprio ln una malterma Impostazione dl principi ml sembra si sia Impigliato l'au– tore di un groMO volume, da.I titolo L'oriqinolltt\ di Plauto (e Leonardo da Vinci> Edltrl- ~iu!"a~•n:~)ln~~ ~~r: !mC:: r05amente condotto: Raffaele Pcrna. Tutto Il tono del volu• me è quello del professore di scuola secondaria (.sia pure di eia~ elevatissima), In cui gli echi <kllll critico militante ri– vivono attraverso l'claboru:11> ne di una /orma mentii piut– tosto .turannte, qual'è di solito quella degli appartenenti a una benemerita categoria che, per ;;a~ 1 i°~!,~~~~:t:ug f~r~r!l nel vivo nusoo delle csperlen• r.a cullunill dell'ora presente. Lo rivela anche la premess.a al volurne, In cui l'nutore sente Il bisogno d'esprimere In .sua riconoscenzn at sovrintenden– ti blbllografìcl di Puglia e Lu– cania e alla libreria Latcrza, per gli aiuti che gli hanno of• !erti. E!retti\'amentc la .sua \n– !onnaz!one bibliografica è ri– levantissima, addirittura degna dl !Odeper Il luogo e le condi– zioni In cui egli s'è trovato a lavorare. Ma p. es. egli stesso confe55a di non aver potuto avvalersi del volume Da Sarsi– na a Roma di F. Delln Corte, che noi abbiamo già recensito su queste colonne, e che pure è stato pubblicato ben tre anni or sono: molto di Il egli avrcb– u potuto apprendere per lo studio di quella nuova tlpo- ~:i~~~l;~~t~afi~a~;!~~ura ~: gli .schemi atllcl che del re– .sto e;là da tempo la critica avf'– va posta In luu e cui anche ti .suovolume dedica la debita at– tenzione. Basta scorrere anche I titoli del capitoli in cui I due volumi sono ripartiti per co– gliere sorprendenti artlnltt .• per non dire colncldenz.e. Ma un'altra grave lacuna <e que– .stn Ignota all'autore) è P. es. quella relativa al volume del– lo Schut.tcr sulla cronologia delle commedie plautine: e si tratta, anche qui, di un volu– me pubblicato tre anni ra. Ad ogni modo Il Pemn ha larga lnfonnazione di tutti i problemi della crltlcn plauti– na, non se ne la.scia sfuggire uno, ma li anrovlitlla più che dipa narli, salt.a dall'uno all'al– t.ro senza riuscir a tracciare unn linea .sicura, perchè la composizione del libro risente ancora della maniera cao;uaJe. faticosa con cui egli è riuscito a procurarsi Il materiale bl– bllogra!ico, ed è viziata d'altro canto dalln smania d'asslcura- ~1rl1~utd1 11 m~~rt 0 ~~:fo~ (acen.:to da un profilo chiaro e coerente della sua persona- ~~àm: ~il~a:!~~a;..lg1~~o d:: volume, ogni tanto balzano agi: occhi le testimonianze di una rormai.lone culturale nntlqua- ~a :n~ssori:ru~~aiJAv~\1~ chlcht di un contatto rra Rt> ma e la civiltà greca solo a par. tlre dal III .secolo av. Cr. (e perchè chiamare ancora Plau– to, con vezzo di dubbio gusto, d'Umile poeta di Sarsina?»); a pag, 10 si cade nell'errore di ritenere Isolato Il giudizio sfavorevole di Orazio contrap– ponendogll quello di Oelllo, quasi che fra l'uno e l'altro scrittore non cl ros.serostate di meuo prima l'ìn!atuaz.ione mo. demiSta delle età augustu e claudla e poi la rtntlone arcai– sta del secondo secolo; n pal;. 33 l'lni:enuo fondo contt-nut!– stlco e psicologistico dt-lla criti– co del Pemn .si rivela là dove eitll conte.sta che .st possano tro,•are potenti alcune r!mre come qut-llc di Balllone e P~u– dolo, anche se si esauriscono nel gesto, nella parola e nel canto Cc Allora I personaggi dal Barbiere rossiniano, per tornare al paragone di pri– ma?); a pag. 35 quel med~lmo tondo, Insieme con una .scarsa ln!onnai.lone degli orientamen– ti della critica più recente, si pale.sa anche di più nello .stu• pore c he anche sull'opera del divino Shakespeare possa & sere dlsceso Il bisturi della ti· lologla, a rivelare che anche la grandezza del sommo wu. 11am è ratto più che nitro di prestigiosa c.sperienu rematl– tlca; a pag. 105 proprio Il Per• raa,~~te~:: ~~~~~:~;e a~~ì: .stlche In Plnuto, si manifesta schiavo della critica preceden– te coll'affcnnare Cc quasi de– precare) che, dopo Il primo atto del Curcullo, Il tema del– l'amore scompare: quasi che esso non determinasse tutta l'ai.lone e non ricomparisse con forza nell'ultimo ntto. qua– si che, se mal, la grande parte che nel primo atto Plauto gli ha concessa non derivasse proprio dalla radicale t rastor– mazlone In tono melodra mma• t!co ch'egli ha fatta dell'lnlz.lo della commedln, e quasi che l'Indugio sulle macchiette del paru,ltà, del lenone e del sol– dato smargiasso non rientras– se nella medesima tendenza di Plauto a sopravvalutare gli .spiriti a lui congeniali. la qua– le spiega anche Il lirismo da opera burra del primo atto I E tralascio mende particolari, come l'insistenza ccrr. pag. 45) stnma In un classicista, nel– l'adoperare la lettera j In pa– role latine; o la tendenza a prendere In considerazione autort, come Il Cnpovllla, che \'ecchl ricordi di un Insegnan– te lluale poco aggiornato pos– sono conservare sul pledistal– lo, ma che ora nessuno pren– de plu .sul .serio, o (pag. 99) lo errore di seguire ancora., per Il te.sto di Plauto. vrcchic edi– zioni che per certi lu02:hl In• ducono a fraintendimenti. In ~altà chiunque lmprcn• da a leg~cre Il volume del Per– na s'accorç-e ch'esso risente ancora della mentalità che fu– roreggiò cinquanta anni or so– no tra I prorcsso rl li ceali di lettere classiche, te.si, In no-– me del Fraccaroll, a scovare dappertutto l'lrra.:lonole neill autori greci e Ialini In reat11> ne alla critica rilologlca tede– sca, a lnfutldlrsl perciò di tutte le ricerche sfocianti In sospetti di contaminazione e Interpolazione o avviate alla scoperta di fonti; questa em- :~e7isJt,~~s~~ tr::no~vt!f!t~ surrogata dalla robusta esta– te di uno storicismo ben con– scio di se. sorregge tuttavia la lede degl'lnsegnantl mcdl e Il loro mal retribuito entu– .Sia.Yno, attardandoli In posi– zioni acritiche che, per un errore di prospettiva storica, essi ritengono ancora Il non plus ultra della modernità. Nel reer:::1·1/~!.s~er~~r:~:a~~~e~ rlentamento si è doublt di una patina del più esteriore cro– claneslmo e - nella tatti.spe– cie s'è nutrito del tossico ~re~~~~e J~p':~ 1 i:1rir:~f la Quelltnkunde terenziana, che ha rinfocolato I /a.stldlo. dell'estetismo nostrano per i problemi 1mprtscindlblll della critica sul teatro comico lati– no. E Invece sarebbe .stato tan– to racllc, • mlo modesto pa– rere, conciliare le ugualmente rLspettablll esigenze dl"lla cri· tlca letteraria e dello storici– smo fi!olottlco 05Servando che Plauto e Terenzio, pur dipen– denti entrambi dalla comme– dia attica nuova. divergono sostanzialmente tra loro e nel– la scelta del modelli e nell'ela– borazlonc che ne ranno. Que– sto è, secondo mc. Il punto di partenza fondamentale da cui non si sartbbe dovuto prescin– dere e che •solo pennette di porre con Incrollabile rigore metodico <sia di metodo fllo,- ~~!~co~1~1 ~~~cc~~~f'~~~~! nalltà del due commediogra– fi. Postisi su questa via, 11sa- n-bbe dovuta proscrulre l'ln• daglnc, sviluppando l'analisi comparativa della tecnica e della condotta scenica di Plau– to e di Terenzio, estendendola anche mediante l'esame di ciò che di più cospicuo s'è recu– perato dal mOdelll della com– media attica nuova. Allora si sarebbero piantate su tcrrtno solido le osservazioni, ormai tradizionali nellR critica plau– tina, che anche Il Perna pone a (rutto, ma che In lui riman– gono allo stato di velleità, e– nunciate e poi capricciosamen– te l1.scl1te a mezzo, e comun– que vaganti nella tluldltà di un'Ind agine lmpreMlonistlca e senza ba.si: p. es. la tesi che nel teatro di Plauto sia da &Or• fuit~~!~cd~n:Ctc~½\~v~~~ nl a quelli del mode.lii, verso creRzlonl più ricche di humu.t genuinamente plautina, e per Il più largo uso del cantica e per la più varia e robusta ar– ticolazione degl'ln1~tcnU co,. miei peculiari 11 p&eta; o la constatazione dell'esistenza di una .serie di /ocl commune,, espressivi o strutturali, tipica– mente plautini, di cui Il poeta si avvale slstemallcamcntc per aiutarsi a riplumarc nelle sue tonne nuove lo schema del modello. Tale constata:i:lonc, com'è valsa tlnora a rcstrln- ~~f[ 1C.nt~e~r:: 11 ~efi~ùc~3Jt 1 :~t nazioni, CO!!l, se adoperata con luclda coennza, avn-bbe po– tuto rivelare al Perna che la fantasia di Plauto, appunto perchè si lascln stimolare da un repertorio tipico di situo– doni da commedia dell'arte. e di artlflzl da strmo comacus, con assoluta lndlrrcrtni.a. ri– spetto alla sostanza umana dell'intreccio, è fantasia tlplca- ~1r~:ter1~rl/:alo~~I/J:~~ le acquista però la .sua neces– sità e fecondità proprio per– ch~ determina Il nuovo avvio dell'azione e lo condiziona e gl'lmprlmc Il suo carattere di sfrenata, trascinante festività. Invece Il Pema ha voluto gravare la comicità plautina di una pluralità d'lntenzionl e slgnUlcatl d'ordine morale, di critica del costumi, di pro– ronda rlfle.s.slonc sulla crisi di sviluppo e d'adattamento della clvtlll contemporanea, che le sono totalmente estnncl; c. polcmlu.ando col Mlchaut, ci ammanni sce anco ra una volta l'ormai fastidio.so assioma del– l'lndlvl.slbllltà di forma e con• tenuto, affermando che la cfor• ma ricca e ,·aria• di Plauto, appunto pcrchè tate, • s'adat– ta esattamente a quel conte– nuto di vivaci fantasie e di te– nere commozioni, che vanno da un amore soave e dellcato alle sguaiate considerazioni di una mttiana, dalla rumorosa allegria d'un servo che trion– ra o d'un ubriaco che barcol• la, al slnghlot:zl mli r(prcMI d'un padre ferito nel più san– to del suol aftcttl •· Ma gll !~U.~f!b~~t: c·:.è•f.:~:t~~~1tuà di uno Shakespeare, In cui lo Immane calcldo.scoplo di quel– la palpitante umanità, pur nel denominatore comune di un linguaggio fiorito. usumc voi• ta per volta Il colorito adatto ad ogni personaggio e cl (1 obliare la cadenza esprtMlva (nella sua autonomia forma. le), per calarci Integralmente nell'anima, nel rondo d1 quel– le diverse Individualità; e c'è l'adattabilità di un Ariosto, che piega le sue .snodatissime ottave a d espri mere volta a volta Il gelo.so strazio di Or– lando, l'eroico sacrificio d'Isa• bella, l'ele1laco rimpianto di Bramante. le guasconate di Bradamante, le guuconate di amori e degl'lngannl, ccc.. ma In modo che noi avvertiamo posarsi su questo vario conte– nuto quella veste Iridescente, ma sempre uguale a .se .steMa, della musicale duttilità del verso ariostesco. che noi gu- 1tlamo come entità espre55tva a .s,, stante, come qua1C05Adl 1aplenlemente sovrapposto Al· le slniole e dlrronnl vicende, ammirando .se mal U virtuosi• .smo con cui Il poeta sa rive– stire con pari (ellclU. e (lul– dltà argomenti cosi diversi. E' ruor di dubbio che la e forma 11 plautina appartiene a questa seconda categoria di magiche ldlltabtlltà. Perciò nella conclu.slone Il Pcma si sarebbe potuta rispar– miare l'ormai trust& contnp. posizione della vivacità plautl• na alla pen soea grazia menan. drea: co.sl e111 non ha ratto che esasp erare l'lncertctta metodica del presupposU. espo– nendosi ancora una volta al– l'obl~lonc che Menandro non è tutta la commedia nuova, che p. es. Fllcmonc e più an– cora Dlfllo - come ha chiarito ~:~lc~rùF'J:~':ii d~/a:~: che dell'opera del Frlcdrich non v'è traccia nel suo volu– me) si son rtvclatJ ricchi di quelle medesime ,uua.zionl che .sembrano csclmlvc di Plauto; che perciò l'unica contnppo– slz.lonc legittima _ sia per lo stato cUcttlvo delle nostre co- rn,~s~!:iori~a cril~au~:r::~:j. la, già da mc propu1nata, dl Plauto a Terenzio, per li berar – si una buona volta dall'os.se,s.. slonc della qut.rtlle dt.t Grtc s tl dt, Latlns e protllare l ca– ratteri e I limiti dcll'origina– llU. di Plauto nel loro verl termini. Si tratta, lo so, dl una vill traversa; ma è la sola che cl sia con.sentito di bat• tcre con concreteua di dati e rigore di metodo, sfrondando I problemi mo1ogtcl del trop. po e del vano. risolvendo!! .senza esasperarli e dando a Plauto ciò eh'~ dl Plauto . .sen– z.a farne nè uno scempio rl• manerglatore nè un creatore di un nuovo mondo d'idee e di .sentimenti, ma un ortglna– llssllno Inventore di una (or– n1ula e.spre.s.slva,Intesa la qua– le si configura con prestigiosa lmmedlateua anche Il proble– ma del suol rappartl col mo– delli greci. ETTORE PARATORE

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