Fiera Letteraria - Anno IX - n. 42 - 17 ottobre 1954
Domenica I7 ottobre I954 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 ...L'AMERICANO S GNA D'EVADERE; L'EUROPEO S FFRE OGNIORADIPIU'DI DOVERSI DISTACCARE DALLA SUATERRA ... ~r-~-- ~C:/1 ~ L'INVENTORE ESCDALL'INFERNO * ROBERT JUNGK L'«ANIMA DELMONDO» si è fatta isolazionista? L'APPUNTAMENTO MANCATO (continua da pago. 1) Non si potrebbe, però, nemmeno se ciò fosse vero, di• sconoscere l'influenza indiretta esercitata dagli scrlt· torl sulla vita, in particolare sul costume. - Non dico affatto - riprese, e sono quasi esat• tamente le sue parole - che Il risultato a cui mirano gll scrittori non sia anche pratico. ma è un risultato pratico che giunge soltantò ad altri Intellettuali, che rlmbal7J\ entro un ambiente chiuso. ' AnnuU. Era vero. Ma ml pareva che Cosse, CO· munque, un risultato tangibile, non trascurabile. E glielo dissi. Allora 11suo tono diventò garbatamente ironico. - Tangibile? Come no! Anche lJ passo di una !or• mica è tan,:lblle, ma si può perder tcm_poa ba.dare al passo delle formiche quando si deve spiare Il balzo delle llere? Del resto - prosegui - gli Intellettuali di•· mlnulscono ogni ,::lorn.o: li loro numero. statistiche alla mano, si ra di anno ln anno sempre più cslguo. Credo che sia proprio Il tipo di intellettuale ad es• sere In crisi. E' Il suo modo dl porre I problemi. Il meccanismo del suo pensiero, il suo mezzo di comu– nicare con gli altri che sta per la'fc fallimento. Molti intellettuali, da noi. sono diventati giornalisti. Anche da voi In Europa c'è la stessa crisi. Non ve ne accor– gete forse. ma vi assicuro che c'è. In questo mio vlag• glo ne ho Incontrati pochissimi di Intellettuali e quasi nessuno, di quel pochi che ho visto, ha saputo dirmi qualcosa di Interessante. Ho perso li mio tempo ad ascoltarli benché spesso credessero di tarmi delle con• fidenze estremamente interessanti. A questo punto lo avevo una gran voglia di scom– parire un po' vivacemente. Ma la repulsione che provo per I gesti appena appena teatrali. e una specie d'ac– canimento sportivo. anzi addirittura polemico che m'era preso per non dargli partita vinta In quel ter– reno neutro spagnolo, ml spinse a ribattere con una certa Irritazione: - Ma le !ortlsslmc tirature di certi vostri libri non del tutto vuoti che cosa signlllcano? Ammetter!\ che cl sono milioni di persone _che Il leggono! Vorrà dire che c'è un Interesse per le< favole> di quegli scrittori. - Non dico di no: In America si Jeg~e molto, anzi moltissimo, ma si legge con la stessa !renesia e con la stessa superficialità con cui cl si diverte. Lei, prl• ma. ha usato una parola giusta: <favole>. Ecco: si leggono delle /01,-olc. (Io non !ccl In tempo a dirgli che le favole erano Importanti, perché andò avanti) Il contatto con gli scrittori, da noi, è un'attività del tutto secondaria (saltava fuori li professore di quelle certe discipline psicologiche a noi sconosciute). Voglio dire che la voce dello scrittore non è, J>Crprincipio, una voce che venga presa sul serio; non cl si aspetta niente di scrio, del resto; niente che possa servire a risolvere un problema vitale. Era perentorio. Fu allora che gli citai Thomas Merton: non pote\fo ammettore né credere che Mer• ton venisse considerato una voce che non conta niente per la risoluzione <del problemi vitali >. Il mlo amico professore si fermò e prese un'aria compunta e stupita: - Che c'entra Merton? Mer~on no1t è mica un In– tellettuale! Merton era un Intellettuale che disgustato della sua Inutilità è andato a chiudersi in un mona• stero. Oggi. di ll. parla di religione. lo non sono re– ligioso - dlsso più sottovoce - ma considero la rell– glonc una cosa seria. Di Merton aveva letto soltanto La Montagna do1lo sette balze e ne era rimasto impressionato. Gli do• mandai se non sperava ,che, da quella parie, dalla parte. cioè, delle voci spirituali. anzi francamente mi– stiche, l'America non dovesse aspettarsi qualche sa– lutare rivelazione. Sembrò assentire. ma con cautela. e IJ tutto è - proseguii lo-che non a\'ete dei Santi. C:o– me spiega che l'America non abbia ancora del Santi Btblloteca Gino suoi?> Allora. sapendo che venivo da Roma, e accom• pagnandosl con un gesto discreto, ml dlsso sorriden• do: <Spetta a voi incoronarne qualcuno che sia ame– cano >. San~ 0 ~ f:~~~:;,c~~Ì. ~~ell~ ~ p:1~f~~as~~~~: 1 /~~~! derne atto. Ripenso al professore americano e ali'America sen– za Santi ... Ma anche a Ginevra, dico tra me, ln questi <Incontri> dove siedono spesso del celebri teologi, e dove si è patlato e si parlerà anche di Dio, non si è mal parlato. ch'io ricordi, del Santi. Forse per questo, ancora una ..~ita, quegli Intellettuali hanno mancato al loro appuntamento con la vita. . DffiGO FABBRI di JEAN STAROBINSKI Qualcuno ha parlato del ruolo della paura nella. ptf• cologta. amcrfcana.. Ma non è poi cosi con.sld.ercvolc: l>L.,ognaammorbi• dire un po' questa aOerm<Uione. In realtà, quel che colpl.sce, nella vita americana, è anzi la. presenza della sicurezza. Ect è proprio 11el cuore di questa sicurezza che va a prendere sviluppo un certo e gioco con la paura>, .sia nelle artf che in qual.stasi divertimento. me~;:~;c:~r:ero:,~ra~d:ri~· d~f,~e .s~: .,%~~:i~,:,;~~lc- Da una parte, sotto alle suggestioni delle teorie p:,i• coa11ali..liche, .ti fa un gran sjor:o per arrit:are a .salva– ouardare e a J)1'0lcggere Il fanciullo, cosi da. evitargli. og,u posslbfle traumatùmo Ma dall'altra 1)Qrle, con l'au.slllo sopratutto della t('• lcv/.~lone, Il fanciullo americano è 1ottopo.sto e ,otto• 111e.s.so ad oscure forze traumatizzanti, che tuttav'a lo aJ7a1cinano. Ed accade allora che, per colpa delle fntru– .stonl degli adulti. all adolescenti si trovino ridotti alla anc,o,cia. ed a quellt sue influcmt che ti ndom,/Jrano rn quuto genere df spettacolf. primo di tante altre espe– rienze. La 1icuruza ottenuta dalln ch.iltd americana f'..$J)/frC' alla j!,ie una curiosa amblguitd nM rfp11ardt del rl.schfn Il c,iova,ic amtrlcono non ufta neppure a rl$chf'1rC lt:t r:,roprfa. vito in certe oare tportivc. ma d'altra. pa.rtt oli .succede di trovarti dliarmato da11Q11tf a un altro ti1'0 <!f rtschfo, qurllo che rlchf•dt ,. ,oll.eclta la reatlone ousonale e direi solitaria. dell'uomo. • JEAS STAROBL",'SKl 1anco (oontlnua da pac,. f.) tudlne a saper rendere !'•mpllcl anche ~eotcd~bbf:::efa~, ~l~~oèt~\ ~~~~r/~~ problemi economici e tecnici, quello del– la civiltà. ma al contrarlo occorre do– mandarci se non è possibile, pure attra– verso filosofie diverse e tra dll!eren– zlall valori, trovare Il mezzo per risol– vere del problemi che sono simili e co– muni>. Perchè, alla Ilne. a cosa si riducono le divergenze tra l'Europa e l'America se non a fattori del momento? Sono persino quel litigi necessari, che servono a vederci meglio In !accia. Ma non c'è dissidio Ideologico, neppure quando ma– dcmoisolle Hersch teme 11< vuoto> dello splrlto dietro 'alle buone azioni degli zii ~ Il teoloro Karl Ba.tth (DiStiOO c1J F. F1llpptnJ) .... •.•·,·:.t•\":~-\~ ·:ì WILLIA:\l RArrARD d'America, neppure quando Jungk de– nuncia la cosldetta <sete d'onnipotenza> degli USA. Non è conflitto, è urto del slmtll. Ed è l'instabilità politica (qualcuno ha par– lato dl prcguerra) che aculjce cd esa– spera quest'urto, che per essere tra si– mili avrebbe Invece tutti I dlrlltl d'essere reciprocamente vantaggioso e salutare. Invano, Infatti. tutti denunciavano I mali di una Jncombénte « americanizza– zione> dell' Europa, perchò I primi a professare un rlspetlo enorme per I va– lori europei erano proprio gli americani, I qul\ll però Invitavano a loro volta gli europei a voler distinguere tra valori au– tentici e capricci, pregiudizi, velleità, una mentalità retrograda. E di rincalzo gli europei sollecitavano gli americani - sul quali Incombe Il non voluto destino di <difendere> l'Europa, che ornmal da so– )a non saprebbe più salvarsi - a voler essere meno <vuoll >, meno <semplici– sti> o meno < tecnocratici > (che spesso è la stessa cosa). di fronte al probleml ed agli stessi bisogni europei, che ancor quando si presentano come bisogni pre– valentemente economici, sono In radice dei problemi splrlluall. come se la po– vertà - da noi - restasse Il segno di' una discrezione, di una misura, di una gerarchia. Non di Mlo perno... A tar felice un europeo povcaro bastano cosl poche cose, - e come basta una cosa da niente a lare Infelice un americano anche nel be– nesscare! L'americano. Infatti. sembra che sogni sempre d'evadere: non per nulla Il suo ultimo eroe è lo a,x~comcn. lo astronauta, l'uomo infrasteJJarc e lnter– galatllco. 1'11.tomlroe Il cibernetico. Lo europeo soffre ogni ora di più di dovere stacc11.ntl dalla sua terra. dalle radici. dal sangue. E' l'uomo lncarnato. e ogni rumore anche lontano d' aj:,ocallsse lo spnventa: Questa, forse, è l'unica differenza strutturale che c'è tra noi e gli amerl– canJ.•n loro ottimismo Igienico. e la no– stra disperazione concrcnosa! C'è inge– nuità, ma c'è sopratutto una tremenda !orza tonlflcatrlce nell'avvenirismo ame– ricano: e c'è meno lo zampino di Satana di quel che Jungk voglia vederci. Noi. Invece, come ha ripetuto Mlloscz, non sentiamo di avere troppo tempo davanti a noi... Fin dove è 11.11cora cristiana la nostra disperazione antica, e fin dove è più cristiana la speranza degli americani? Arrivato a questo traguardo finale Il dialogo Europa-America. a me pare che abbia trovato tutte le ragioni e tutte le urgenze, non una esclusa, per essere Im– mancabile. Gual a chi dovesse Inter– romperlo, farlo cadere! Discutere, d'accordo. Discutere su tut– to. Ma non sulla scelta dl un destino lnsclnd1blle, di una Identica salvezza. GIANCARLO VlGORELLI
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