Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 49 - 6 dicembre 1953
Domenica 6 dicembre 1953 LA FIERA LETTERARIA TRA GL1[ JlNCU.B1C .DI SCTPJrONE * lL RlSVEGLIO DELLE !jlRENE '* Una fantasmagoria allucinata c ironica di cui l'unico spettatore appassionato è lo stesso pittol'e nella sua alta frenesia creativa Forse la e Meticcia> (nel ricordo del– la mulatta baudelt1ria11aJ sarebbe &tato, dei qtLa4rl di Scfpio1tc, se il pittore aves– se fatto il suo vtaoalo alle Isole, 11ullo ~entpio di Gauguhz, Quello me110 tJoti– co; e di là, dal contrasto delle tf11te usa. te co1t sotth1tcso di trucco e di nuuche– ra, sarebbe 11ata la pittura più aperta.– mente 1e,wullc. e 11te,1t'aDatto barocca. che Scipione vaollcggi.ava. Cosi com'è e rlmC11to unico c1e111piodi un esotismo di maniera, e di l$11irazione letteraria, è la riprova di un realismo che la memoria .scomponeva In vi.sione e in favola: la e Meticcia>, anche, è esistita e si allea naturalmente all'altra corttgla11a di cui abbfamo a lu11go parlato. quanto più amata e µos,eduta, lo :ii dedu rrà facil– mente dal libero <gioco> delle ve.di sme- ~:~d}:~:f z ~!~:st 1 ·~~~~gt/~~i ~ t:ito~ lrrngo ili 011cll'apprentlssage clic 11/fscopri mi mondo più corrotto cht incantato, al– l'Opera, di ballcrh1e ha vesti ,ucch1te e di /ondalt h1veroslmill e Jatul. ! onoriamo se, dietro le quirite, Il pitto– re prend.es.te de'11f appu11tl sul ,1110 tacc1d. 110; ci pia cerebbe molto rh1vc11lre qualclic saooma di ballerl11a, sia p11re appc11a ab– bozzata.. Certo si è c11c i turbamenti di Sclpfo11e da quell'epoca si tra1/ormano In pere11tori allarmi: Il paesaggio della car- 11c, rivelatoglisi traverso l'Impudicizia di corpi resi artl/lziall e scducer1U dalle luci e dalle ,nu~lche, pfù cl1t dal /ro11zolf e dal veli, non doveva più abbcrndo11are una me11te uitl proclive a una caccia oala11te, che l'esuberanza fisica rendeva addirittura svago lep.ittimo come un esercflfo ginna– stico. Scipione prese a camminare le stra– de di Roma dietro scie df pro/umi e lampi d'occhi, con quel 1uo pas,o danzante di giovane atleta, che la di.,ta,u:a rendeva più sciolto e persrno anno11ioso. So110,questi, i miti di Scipio11e. Quale meraviglia se, per dimenticarli, coli se– guirti i miracoli della rellofo,te e della fede? Le ,ue lettere al padre, da un co1tvento di Grotta/errata, e certi suol versi svela– no chiaramente eh.e Scipione 110ndubitò gianunal di .!alvarsi. Salva11dosl, sco11//,s. se a sua volta i lascivi 1110,trl del.l'adolc– sce,iza che si insediarono come vermi nel suo corpo df peccatore: la :ifrcna, appu11~ ro, J deformi. uomini dell' ap ocalf.t.sc, f ero– vigli lnsa11gulnatf delle paure notturne, e Il vi.so lubrico e tentatore della Meticcia dal pomelli /os/orescentl di maledette e prtdose im;;urltti. R. M. DE ANGELIS Pagine di diario Pag. :S SCIPIONE: Ponte 8".nt'Ana-elo (1930) quasi a deJtnfre h1 u11 surrealismo di marca orfe,ttale il di1eg110 dell'b1tero vol– to dellcatl,simo, contemplato a sazietà e quhuU ricomµo:ito fn una profondità sen::a rimpianti. Dei ritratti muliebri di Scipione, quello della Meticcia e l'unico canto di amore cantale, di un amore cor– rf:rp03to e appagato: tanto elle 31 potreb– be parago,1arlo, que:ito modello, alla Ma– ja vestita di 1m Gova, di:rpo:ito a dannar– :il l'a11lma una volta per :iempre e senza fnJt11oime11ti o .!crupolf reliolosi. 1 1 com– pleuf sensuali di Scfpfo11e. le su,e frene– sie e f suol t11cubi, dovranno ricercarsi du,uiue nel cRl.svcgllo della sirena>, nella natura morta dell'c Asso di spada> ali'< A. poooUs,e >, e, s'illte,ute. nella cortigiana ro– mana, elle denunzfa110 una fa11ta.:rfa esal– tata e un de.!iderio sconJttto o almeno mortlJtcato dalla corruzione della materia. Ma l' apocalis.te non é soltanto la /h1e del mondo; come la .sirena 11011 è soltanto 1111 mo.1tro dtl fondo mari,10. Mito e mira– colo. /avola e fede, /i.nfra11110co11 l'Identi– ficarsi in termini i11conclliablli 1>tr un pro/011do e h1sanablle dissidio: da una parte la corrOJa e' pc,arite materia, resa a.rtl/lzlosa dal sensi, dall'altra. parte la luce dello aplrlto con i miraggi del n1of cielf eterni e i11corruttlblll sulle cupole e le cattedrali della città più cattolica del mondo. (fl !}IU!/tlO• ISOl-Stlzio 1!1331 Ascoltato da Daventry Natlonale un con– certo di musiche di Bach. Concerto bran, deburghese n. 3 In sol 11cr archi, n, 4 per due !l11utlviolino e archi. Concerto per eia. ,•lcembAlo n. 5 In re per viol!no. Senure Bach In casa da solo, cresce In bellezza. Quel lcgaerl moti ascenslonall \'agano so– spesi nella nostra came,·a. Jn essi c'è un continuo agitarsi, ma senza ritmo. come di respiro senza fatica, senza materia. Pen– savo a certe uova di pesci che devono es. sere sempre mosse da un moto che viene loro Impresso dal continuo IIUS50e r1!1us– so dell'acqua. La musica ave\'& quel mo– to. Era una cosa nuuuante: filamenti di vita sospesi nell'aria: scendono per poi ri– salire. vagnre, allo ntanars i. J:: Il rlpeterll ~nza Ironia. i:;· Il sen.so dell'Infinito. UN QUADRO "FERMO,, COME UN CANTO GREGORIANO * Scipione 01c1Jl6 sempre, durante la .tua breve vft.a, tra la volontaria mortif(cazlo- 11e della carne e una tentazione collan– te, la 11aura dell'Inferno e l'attrazione del– le cortigiane di.sfatte e purulente; l'amo– re della meticcia ch'id 110n conobbi, fu, credo, l'unico epl.sodlo chiaro, l'unico idil– ifo privo di allarmi e di Incubi che la– sciasse nel cuore df Scipione una Jellcitti c-011creta. Scipione pas,6 gli ultimi anni della sua piovhieua a inseguire mostri e alluclna– =ioni: In/atti le civette cantarono 11ella Sila car11e martoriata ancora prima del– re.,tremo di1/acimento. La sire11a giace, duiique, .tu u11a pelle di tigre o leopardo; Jf pettina , lunghi capelli; accanto ha la brocca. sfiorata dalla simbolica coda, e dall'altro lato /rutta e uccelli. Sottobotco, o sotto/011- do marl110, Il paesaggio ha cuf la sfre11a rlpre11dt contatto co,1 la vita Ila l'iro11ica co11ve11=lo11alltd- i una sce11oorafla; mci 1101' ha niente a .!Partire. con oli uomhlf d 1 questa terra, a,1cllc se è disposta ad o//rh'1f ha pa1to alla uma.,m curlo:iità e .,,.rver,lo11e: l'unico spettatore appassloiut– trJ di que.tta Jcrntasmaoorla fche u1111ie11- te potrebbe trasformare In un hmocente spettacolo da baraccone per soldati fra li– bera u:rcltaJ è lui. Il pittore Scipione, che si è voluto dipingere questo quadro per r!empfrsl oli occhi, 111 luogo della mente, di u,1 terrore vi.tlvo e non più 11ottunio i: fantastico. Badare. quindi. al corpi con– torti e deformi degli uomini .torpre,11 dal– l'npacaU1 se. a quel colore bavoso, reso lu .. ml110.to dal giallo sul/ureo di evidente orig ine infernale, per co11vh1cersi che Sci– piorie fu preda - sebbene nle11t'at1atto .!0tlomcua - delle trappole sensuali dtl n1hco,ctr11te r che I suol 100111 Juro,io po– polaU da mostri di una lubricità apparf .. accnte: mostri che lo diooravauo vivo e rllutta11te, avendolo avtn11to In tentacoli v!scidl. E co&I, mag.ie di carte co11 f colori 1/ac– clatf, o adulterati da u,1 funebre lume, atterle, te.tte di capretti e ao11clli oocclo– lantl /Ili 1a11gulonf e rcpug11a,1ti. tutto co11ofurava, a11cllc 11el mo,ido cllerno, a rtnderlo prigioniero, ,e 11011 schiavo, de– gU h1scgulme11tl 11otturni ai qualf scam– pavii per la .tola virtù della luce ritenutci appunto (perché ht apparenza lo libera– va.) dl origine divina. Scfpfo11e per ouada– onarsl la vita, non esitò a bnpratichlrsl di scenogra/,a, ma non dovette durare a Scipione, semidio di u11 mo11do pagano minato dalla meta/i.!fca, 1e nora de/L'an– nunzio cri.stiano, /arti di tutto per ubbidi. re al pres&ante richiamo della /ede, con/1- nando il corpo trasformato In un panta- 110 di corruzione e di vizi alle leggi ,everc di quella fede. I e pellegrh1agoi > di Sclpfo11e durano qua.si un llutro: ed egU si h1ginocchl6, du– rant e que1te tappe, o ,tazion.i, con lo ,tes– &o fremito. dinanzi alle ba:illfche e al pon– ti santijtcatl dalla luce. No,i era certo elle sarebbe morto; e lottò per non morire. Letterea un reverendo * "Con1e uo1110 ,Jor,er,o vir,e1•e 11el be• ne e come pitto1•e dor,er,o dipingere,, f Senza data) Oh! ave-sai lo dato retta a quella voce che ml seguiva da presso e con la quale Dio ml Indicava quella che doveva esse• rt la mlii. via, Oh! che adesso sarei a cantare le lodi del Signore Invece di essere un rottame df naufr3glo che l'oceano deve consumare. O mio amato Padre, quante volte ho de– sldemto una sua 11arola e la sua ben001• zlone e mal Le ho scritto, 1>erchè l'lentivo di aver sciupato tutto, di aver tradito ogni cosa. Che cosa sono lUlll I miei J)eccatl di fronte all'a.ver io resistito al volere di Dio che era scci;o lino a me, mt1eano ,uo ll&llo, a Indicarmi In .litrada? Ora tullo ml è chiaro. Lei, caro Paclrl', una volta ml .scrlsre essere lo 11red1lello éa Dio. lnCattl ml accorgo ora che non e 11maato Intentato nulla v.:rche lo ml sal– vassi, perehè 10 cnmnunassi le -liUt! stra– de:; e sempre lo ho rov1Dato tullo; e sem– pre lo ho ch1uli0 li mio cuore alla sua VOC,, to~~ 1 lr:ir i~vtrn" 0 or::h\~ft.~fi1 1 ~~!: slno. Oh! non era la sua voce che ml diceva quello? SI, sl, carissimo Padre, ora lo sento, ora so tutto. Ma lo ne ridevo e, anche se consideravo la cosa, facevo un ragionamento meschino che ora proprio lo voglio dire. Ml dicevo: Ntlla mia 1,ersona c'è una cosa che pre– domina: la M!nsualltà; e quindi 10 riusci– rei un caulvo monaco. Vedevo lolle tre– mende e poi una vltn che sarebbe diventa– ta falsa.. )hl m'scro che ero! Mn non ci sarebbe stnto Dh, al mio fianco a combaltcre e<Jn me? E se Lui ml aveva portato per mano nella certosa, non avrebbe J)ensato Lui 11 !~– gare le mie passioni? O non era appunto perchè conosceva la mia natura che ave• va voluto mettermi d1wantl Il luogo della 1-1ace,Il luogo della glolft, della mia \·era fo:1eltà? Come uomo dove,•o vivere nel bene e come pittore dDvevo dlpm,:::crc. Che cosa ftltro dovevo lare nella vita? Adesso ml è palese tutto. Invece dtr,r1. che cosa succe.ssc? Dopo quella 1>nusa bl11nca, cara, che è forse la cosa più buo– na della ml& vita, fui ripreso In un vor– tice. appunto, In cui la mia natura di sen– suale pr(l(."lpltò e adesso vedo. aJ)l)Unto. che ~;n:!\! 1 iuT~ 0 dtl)~ :re1~;~s1d!o~~ ~tg~ le come un fuscello. Il ianQ:ue ml comln- ~~~o a a~ur:;jr~oia, I~ c~~ris1~~. d~f.~~~~~~~ a tutto. Il san;ue è un Incendio nelle mie vene e non vuole che bruciare, bruciare ognl cosa. Padre, lasci che 10 ml confel>l>Ioon Lei. 1:t?~ati 0 cl~ff-t 1 hl 1 :'lu~:~u~~ri~~ egerir:?o d~i mio coriio c'era qul'sta be~tla Immonda che si ravvoltolava nelle mie membra, che pure una \'olla erano solo di Dio. La mia fantasia diventò dl'l tutto corrot. ht e servi a far1n1 11reclpllare In una abble– utudine .morale ·tremenda. Ero un Invasato, stallo dal male e ma– le stesso. Fmcnè non ml raggiunse finalmente 11 malc fisico. e lo rkMdl ttmmAlalo. Però devo dirLe anche di un ijegno l'IPC· c!nl~ divino di quel tempo; che ml :;Cm• bra di averglielo detto altra volt a, Qua n. do proprio lo ero disceso cosi In ba.i.so, Cl fu unn nolle che, In un vagRbOnd,1,:-gio che feci per le i,;trade di H.OmA. a caMlCCII), mi trov:11 In un posto solUar,o vicino al Glamcolo <' accnnto alle carceri. Era tanti. non passava anima viva cd ('ra buio. M1 fermai e ml par\'<' di S"ntire come un mor– morio di prPghlt"ra. Que,.10 si rlpct~ 11\ù aistinto per la mia attcnnone e ml accor– si chP erano r1spos1e di preghl<'re In coro e C'he venivano dalle fint"strctte del primo plano che ml era acC':tnt().Quelle preghiere nella nolle ml <.cos..'-f'ro e allora cercai la entrata di quella casa che trov11.I11ll'Angoh.1 della str11da e che ml '-<'mbrò oome la 110r• tA di una chleslnn. J'oJ me ne tornr.l a ca• ~a. dnrm,I un poco. mR la mattina alle sei dovetti alZl\rmi e rul tra,1iort11to da un de– siderio di vedere quella chleslna se era pos. s!blle. · Non si può imma~inare che lmpre"lonr i:b~h1~:i~~~· dnn1l•al~!~=r('m~g;~l~a ~ 11 't!~<'t ne incontro l'lmm11.i::lnefl<'lln s11n111. 'l'erc– ,-:na. <' Il mio stupor<' crnhbe quando S('pl)I che quella chleslna era dr\ Carmrlo ed era dedlcnta alla SveJ:llarlM cele,.tt"., Pensi, Padre mio. è l'unica chles11.dedlcstn 11.lla Snnta In unR Roma che adesso è lmmen!iift. E In MCO rR una \'Olla ero SlRto portato per m11.no. L<'I cr <'rtevn a quP11la punto c-h<'lo. per– CO'-SOdalla grA7iR di Olr, In mRnlPra cosi palese, ahhla abhRmtonato la mlA vltA dl'I• saluta. Chi non l'Avrehhe f11tto? Chi poie– ,·a p~qrre ouel rtlql:!'r~7ht•n~,, non lr,? Cl ru, I!" ,,ero, un momrnl() di abbandono e di rlmnr~o. l\11 Mnf,.~~111. tornl'II alla chh~l'l•n11. e ml av\'leln11l 1111• <u1"'"' Co,,..unlnne. Ma nnl. Padre. ool come dlrlA eh"' ,nno un buono a nulla. un dlu1:r11zh,to.un \n(• 11 r• .. SCIPlO!li"E BO!li~ICHl teca G..no Bianco ·L'IMMAGINE DELLA MADRE * Fu, un -,•ltnrtto Cflsto, e "Velato da una luce di perdono Il mot o gener a Il largo fatto d'aria. Non c'è luce petc.hè non c'è corpo. Lo l'ICendere e li salire del motivo non ha differenza perchè non ha peso. Ho sentito un tempo e affettuoso>, qua- 11 triste. Sono Idee musicali, 1uono puro, musica degli angeh. Se ,ci ,tato colpito nell'etcme1110~dOtJc ha,1110 acde le forre più oacure, do11e µnn– c1p1aper ili creatura m11011a lu notte. Ora al tratta di roduna,·e le /or~o 11,mi- 11039 perchè la ferita li nm(tl'gmi, 11orc/u) vmerl!I con es,a aarebbe impoa.!ibile. E' molto tempo che mi ,ento chiamare ma dall'orecchio al cuore la tua voce 1'è pl'rsa. La tua voce è un'acqua fresca che vuo– le. lavarmi. Ma tutto Il mio corpo è corrolto e nelle mie membra corre un vell'no. Aiutami a uscire dalle mie miserie. Siate benedetto per la Vostra bontà tn. finita, e non permellete che lo non appro– fitti delle vostre grazie. Farà quanto posso Jarò quanto vorrete. Null'altro desidero che di conoscere e tare la VO@trasantissima volontà perché In l!:'8& troverò o~nl mio bene. A1peUo la mia aalt:c::u, oa1wtto la 1111<, 1C1lt1t'z:a. Il ,1110 core è 1t11to1,rc10 11e1 nwli lacci. I ,,mai 10110 i padro11i dPt 11110 ,:orpa, I..a forza ,s 11e va. Ln uoto11M. 110n c'd p1f,. Lo mia. bacco <ht·e11ta molle. C.:lte COIJ<l 110,ao /'ll'f.J per 1Ju9gire a queata rov111a, ldd10 ui1itomi, 11011 m1 ubb<rndonuro, e /(1 ç/10 pos. aa ai:erti vici110. , Dc111rnti tu fa /or::o, dimmi c/10 fltibUo Ju– re e ,arò ubt110:1e11te come lttt 1 ,amlmto b110110. No,, ,1mico,ider111i la ·w, /ru:ci": 1ml'c. nf!ll'111fcrno ,,. cui vivo ho il dcaidcrio del– la 1a)ue.::a. lddio ,alvomi, c«cckt i miei 11c111ici, oiu– tami, perdo,ta• al t1-10 /1g/folo. Io 110,1 ao,10 deg,w rii to, ma voglio MJit'armi da q1w- 1lo abis,o da cui 110n 1i può naohrc. Caatigam,, che io se11ta le nue cot1w, 111 tata; 111,z voglio la 110lt·czw. Voglio dormi– re: puro come Il patl(I. Voglio gcttar1111 aullc, terra ~11-ia co,ita.minarla Pa' che 10 poMa avi:ic111arrn1 a te. Dammi la /or:.r, Jler Vin• cere. Dio non ricerca come eH uomini Il suc– cesso. ma la M>h. volontà. Questa, per 1uo dono, è tutta noslra. E' entpieM far Dio irtd1//are11te e od e.!.. &<1 conduce la deprat.'CJ~ione del cuore. Dunque o ,trazla JR massima })arte etc. gll uomini dA tiranno dando loro una tcn– denu lrrcsll!llblle che non potranno mn1 111.ziareo quesla non è la Jnro telleiU\. scn~1ox1•: noN1c111 Dlfflcllfulmo sarebbe stato per chiun .. que dlplnaere un Quadro sim ile In du e set– timane: Scipione dipinse Il rltrat.to della madre In due 0l"e, a quanto ass icura- Il poct,a Libero de Llbero: che del pittore !u uno del primi amici e alla prima mo. etra di Scipione, che esponeva con Mafal nella Galleria di Bardi, dedicò un articolo di e scoperta>, li rltraito della madre fu venduto per duecento lire; per novecento lire fu venduto quello grande del Card1- 11al decano: e, per quell'incredibile som– ma, Scipione dovette regalare all'aqul– rente un altro piccolo quadro <una clo– clnra?> e un disegno. Voi non ricordate Il rltrnt.to della ma– dre dl Scipione. s'intende. All'ultima Biennale veneziana. questo piccolo qua. dro era esposto. hutome ad altri qufldrl e fld altri disegni In una e personflle > dedi– cata nl pittore scomparso. Il ritratto di Un garett i, nd esempio. quello della Cor– tlg! A.na. la cloclarn, Il cardinale decano; for se c 'erano anche piazza Navona, Ca– stel S.Angclo, piazza S.Glovannt: non me ne ricordo bene: POichè I quadri di Scipione sconfinano In unA. luce metafls\. ca, e uno crede di vedere nnche quello che non ha sott'occhio. Sarà inganno, sa– rà magia: srandlsslma art.e è cert.amente. Dunque. questo piccolo quadro potreb– be svelarci 1A storia. dell'amore di Scipio– ne per la madre: un forte. un autentico e crtstlano nmorc di flgilo sempre In pèc. cato e sempre In pent.lmcnto e In n dora– zlont. Scipione era bello. generoso, qua.si arrogante e spnvaldo, la bellezza della madre ha una linea classlc.a e severa. l'oc– chio e I capelli bruni lmcntre Scipione e1·a biondo>. front.e oltl e presaga. Ora ml ricordo che. a collo scoperto. la pelle di Scipione era remmlnea. col sangue In tra. sparenza: un sangue che gli consumava di febbre Il corpo e l'animo. Scipione non dipinse mnl e madonne> forse per questo: Il rltrntto della madre, risolto con tnle purev.n e umiltà.. di fron– t<' a quello furente e barocco della corti– giana, lo dovett,e n lungo consolnre. come di un cx-voto appeso l,)er grazia ricevuta. Qunle gmzla? Quello. senza dubbio, dal e ritorno'> - uno del ktntl, Innumerevoli r!tornl. dopo nottnte di Inseguimento e di pi-llc-grlnnRG'Itraverso I meandri della clt– h\ e del111,carne - A.Ili affetti familiari. nll'ndornzlone dell'lmmaglne materna. allR. quiete e nllR pnce di una casa In cui quel volto metteva unn luce trnnqullla di se– renltA e di preghiera. Donna semplice e llmornta, Ignoriamo se la madre di Scipione capisse la trap:e– dla del figlio: lo non l'ho mnt conosciuta di persona, e ora non so se ne avrei la. posalbUltà. e&Sendo passato lftnto tempo da quegli anni. Non von-el trovarmi 1rn– cora unn voltn di fronte n un fantasma. Se ben ricordo. I Bonlchl abikl.\'ano ver50 Piazza S. Glo"annl, e Scipione calo.– va In città ancora gonfio di sonno. specie d'est11te. a11·ora del sole a zenith. per sa– lutare qualche Amico verso Piazza di Spa. ,::nR o In Onllerla. Colonna, o al Caffè Aragno; poi spariva per rispuntare dopo cena. placcndo~li molto l:\ compa;nla di poeti e scrittori: Ungaretti. de Libero. Sl– nlsRalll. Dlemoz. Falqul, e altri di cui ml &fugge Il nome. Sono di quell'e1>0ea I suol filiformi disegni c:u1cnturnll sulla Fiera Letteraria: ne ricordo n.ncora uno dedica. to nl cocomernlo, o a uno spettacolo di gnln nll'Opern ...: erano fili che s'intr~c- --~ . ,.,,.. ~~, ... ~~ ....... --"' ;,,i..,.- • ~ ,• .,... :-,r•,:;~ / r....y- 't· '\ ~~:,;;,,::.--,.2.•.>~,.. ·, , ,, ., ' SCIPIOZ\"E: Prolela In ,bta. di Gerui.alenunc (1!!30) I '{' : 1/ -:– '...,µ 'i: ~--- I,: ~ clavano, la mano del carabiniere di auar– dla rlault.ava enorme e bizzarra come un ex-voto: brevi alluclnaztonl di gente pre– destinata a dl.ssolversl 1n luce e a luclare confll.l!a ombra di aè. un'ombra lndeflntta che sapeva di streaonerla e di miraggio. (Ma forse, al 10Uto, è Il mio rléordo a Imprestare al e disegnini> di Scipione quel vago favoloso che altri più tardi ri– scontrerà nel suol di.segni e nel suol qua.. dri). . A Scipione plo.ccva la compag-nla del poeti: e una notte non salimmo addirittu– ra tra gli A.Iberi del Plnclo, per legaere al lume di stelle l'ultimo numero di e Com– merce > - di proprietà di Diemoz - che portava, ml pare. un .grupJ>O di poesie di Ungaretti? Scipione leggeva e tentava traduzioni npprosslmntlve: era Incantato da quella. lingua. muslcallsslmll e per lui quasi del t.utto Incomprensibile. Restammo In quella mer.ta luce sino nlle tre. nlflne vinti dai brlvtdl- lo Ingor– gato dall'Ira per la scena durAta troppo a lungo e soprattutto per non essere stato capace di salutare quel matti per li solito convegno con la ragazza. Uno del veu.l di Scipione era quello di non riconoscere le persone; la sua t.lmt. dczza lo faceva scambiare per uomo bo– rioso; certo che difficilmente concedeva confldenr.a e amicizia. Timideua e spa– valderia si alleavano In lui sino a falsjfl. carau Il cnratt.ere, ch·era ardente e lmpe– tuo.,o, non calcolatore nè Ipocrita. Sospetto che sin d'allora ·avesse un'Idea sicura della sua propria grandezza; ave– va un moto fierissimo del capo che lo faceva eretto e nlmbato da quel luminosi capelli d'oro non esageratamente lunahl ma g1A rari sulle tempie e l'alto della. fronte. • Anche con me tentò lo stesso trucco. tmgendo di non rlconouennl, (lo ritor. navo dalle vacA.nze> e naturalment~ gll rl3post per le rime. Era proprio quello che lui \'Oleva: ne nacQue unn rissa fu"rlbonda ohe un suo 11mlco riusci a s:."nto a con– LC'uere. Ci lflSClflmmo sen~ salut11rcl e lo appl'oflttal di tale episodio per Poter SPIA.. t·c le sue mosse, per un o.mblguo de:-;lderlo d1 vendetta, allorchè Scipione si credev1t solo, di notte. sotto le arcate del ponti, In compag:nla delle meretrici bruciate daJ. l"nlcool e dalla tisi. Scipione, come ho det.- to altra volta, da quelle sclQlll'at. crea.. ture era magnetizzato: un po' perehe splntò dal demone dcli& glovtnezz&, un po' perchè Imbevuto di ma.salme evanaeU– che. Ignoro di che parlu.sero; si ecambla.. vano sl&arette e tozzi d1 pane <al vedeva– no brillare le fiammelle del fiammiferi>. Scipione le doveva studiare. rorse aveva In animo di ritrarle In va.stc tele di cui ogni tanto farneticava, per un proaram– ma confuso di glUlltlzla sociale di vaga ispirazione religiosa. In fondo, erano le sole compag:nie che un giovane nottam– bulo riuscisse a scovare all'aria aperta In quell'epooa falsamente puritana. In cui Roma serrava I battenti alle dieci di sera e le ragazze rincasavano un'or11.prima. la– sciando gli uomini derelitti al loro malin– conici bicchieri di birra e di frascati vannl > che Scipione trascorse nel quar. Non cl sono note le e notti dl S. 010,, Uere orqonlmo: certo che le ba&Oledella piazza di fronte alla chiesa, o, sott.c. nel. la piccola valle dove di solito IAVora una. giostra, dovettero cominciare a bruclarall le suole del sRndalA.ccl, .se Scipione preterl di s cendere di cont.lnuo In cltt.à, al cen– t.ro: rorsanche per non essere pietra di scan dalo alla madre, lnforrnatlsalma deJ. la vita amorosa di quel figlio guapp0 e col diavolo in corpo. Potremmo dire, con un·tmmA.glne &rdl– ta. che se la cortigiana di Scipione 11n– dava In giro col libro di messa In m&no. Scip!onc stesso aveva sempre un Uuo ae– ceso 1n bocca. ch'era la prescnia del dia.. volo col fuoco den·1nterno Jn cui Il plt.– tore credeva. Per questo amava bere spe;,.so alle fontane di Roma: per spe;ne– re. con quell'acqua sant.a, l'arsura pecca. mlnosa. Per questo, dipinse, Ispirato, li ri– tratto della madre, cosi cMto e velato da una luce di perdono: quel perdono cbe Scipione reclamò sempre, anche In veni, più tardi, da Dio, per le sue colpe di pec. calore cattolico romano. A not ora resta quest'Immagine. ch'è la Immagine dell11. madre di Scipione, un ritratto umano di donnA. mlgerlcordlou ed austera, Il tributo di A.more di un fl– i:rllo predestinato a durare nel tempo, che dn e quel tempo Infinito> non vuole esc)u. dere la madre, tanto che l"eternlziA., o al– meno spera. In un quadro e tenno> come un canto i;reeort11no. R. M. DE ANGELI$ Po9i11e ,li d • • ,,., .. .,, l JO marzo 19JIJ Attraverw !ante mo,se segrete .!!I lnrll– tra fra questi monti 111.primavera .. con finte e r:itoml, inganni che però lngannA– no 11\ occhi aoltnnto. Ricordo: la sera del 5 marzo con tempo eattl\'O passarono un gruppetto di uccelll migratori. Apparvero da dietro gll Alberi e paASArono nel cielo rapidi dritti. L'occhio li seQ:ul e Il avverti. Sbucarono dalle cime degll alberi, srtora• rono la linea del monti qunlri 01mchl, vo– larono nello l'lfOndo grigio delle nubi, 1\ nascosero per un attimo alla vlsla dietro un albero, rln1,p11rvero scuri nel cielo. Erano clnqua e dt111an•ero subito. Il mio cuore non m'lngtmnO; ~ntll che e1"a un !'legno a mi mhi! mollo a 1,ensart R quc5;\I uccelli. Pn.ttcamente era ancora. Inverno e temJ)() cau1vo, e nemmeno lo Indomani. che ccrcAI fra I piccoli alberi i;po~II e toccai I bastoncelli del loro rami, i,tntil alcuna tenerellll.. Benchè I rami non ave"ero le gemme mollo vlslblll, al tocco sJ 1entirono vivi. (31 marzo> Fra quei due alberi c't u1to apazio /at– to a 00110 Con la ba&e in C1lto 11d ciclo e ln punta in UM'l"(I, perclll le pitrnle ttpp11"– L(I ,0110 pmi di mo11tagna ç t loro rcrn1i alla boae " tOCCt"l'IIO • " con/ottdONO. IN quearo 1,x1:10 c'ò tutto ciclo perclù, di~tro 11011 e'/! tltdt«. AltlltJno per adcu.J d,llla !crru it1 mc;zo u loro c,rono , ra- 1111 llllOYh di "" albero elle 10 !l~rdo d(l 1,urccrluo tcmJJO. fJit4'3to tllbcre/fo ora a u I duicy110 lrnèul't, ,tetto tr/011do dct ciclo 11 uuzo.o u /ol'me che ltm1110 corpo, e non •uteru 1'I /191,ru del cono /atto di m·,a rhm– rn cho c't Jru I dli~ alberi. Ma fra 11011 1,10/10 l'nlucrcllo ai co1mrl1 d• Jou1106 cmn. b1t1ru tutto. (Juel VUOI() S<u'(\ ricmJ)UO, !lii .1/J(/ò.l C(l;n- 1.tlcl'(HIIIO, {Jlt{'/1(1 1/0r(l!}rne che VCl'SO sera &i /or111<1t1(J d1 cluuro ,u. ,c10·0 110n e, sui·a pw. s,m, r1euip110 1ll'op,·10 1t /011do da ima prov. t'ldeuzaall!I t"l'HZ1011e. E gh oct/11 vc1tra,rno c11tre C038 e /orse 11ascc1'Qt1tto ultrl pc,mon. l J5 apnlcJ Quindici aprile , a'iomo per me di rr&n• de cfoia ... ~Ja è stata &là scrnpat_a da me. Tutto è 1tato mantenuto, .ma lo non pc,550 godere dell'adon1plmento: ho fatto del tutto pHchè questo non avvcnl~e. Ml sono ado. perato per preclplt,.re; e dire che, &"' ulta· va questo, sarei stato un uomo finito. IJto non ha voluto e ml ha lnsc5:nato In questo mCl'leun'Infinità di cose. Ho vtnto aenu vin. cere e scnz.:i gioia, n1a orA non devo esacera. re perchè 111 ua grandeua è Atala mAnUe– sta. Io ho vls:suto nel miracolo, un mira– colo che si è rinnovato tante volte. O come merlt11vo di essere calpestato e que– sto non è 11vvenuto ,,crchè era la prova suprema e ml sarei nca:ato anche d11vant1 a me senza via di scampo. lo f)Otevo ora godere le ore più belle della mia vita • Invece Il mio cuore è r!m,uto arido e lo sono senza commozione. E che lo ml ac– corga di questo è IA prova della verità . lo so la mia salvezza, O&lla Dio vuole la m.la Avrei potuto contare I giorni annullan– doli, lascll\ndo una pausa divina nella mia \'ila e qur-sto non è avvenuto. Qu<'li. • !!lata la mia prima bAtteglla e lo ancora una \"Olla non ho combattuto ma ho vin• to lo stesso. Dunque, u combatterò, la vita dl\'errà grande. F.' per questo cl'\t tutto li mio animo è nwlllto, ml ta scon– tare la mancata esultan1.a. li mio u.n1ue Oi;S:i poteva brillare nelle mie vene • I miei occhi potC\·ano eq('re fermi e chiari, ln\'ece ancora sono OpAehl. E senza che me ne accorges.11 tutto_ .,ra 1COn,•olto per quello che non pote\'O rAcc o~llere. L 'oc. chio guarda"a tutto ma non si rerm11 .va,Ep. pure se penso quanta strada ho lo percor&O. Di questo potrei gioire ma non ml è dato. lo ho tutto sciupato. Potevo Acroellere la grazia dlvlna. ma nl i:rn1.1aal mio cont11.tto si è macehlata e In questo sono !!lato lnla– me. E sentivo di più Il m11.loe p<>nsavoan– che meno al mio compagno e quel'!ta 6 vil– tà. Quando farò solo Il volere di Dio? Sono ricoperto sempre dalla sua grazia. Oou, co.,a crC<"•lcitropa il 1uo modo di cuere. Se non l'le ha, """" IJ)(Jri,ce, non • vitale. Se t•iuce a vwcr• un giorno, e,&a vivrà per l'etsrnitd. SCfPlONE BONICHJ
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