Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 49 - 6 dicembre 1953
Domenica 6 dicembre 1953 '/_ ·, ' (f i Jj ~ ~(: '"' ~ ', j r_ ~\ . I /f-'1...;_,'~. / - ;J....._,,.~, I A~~ (~-. ' I; 4'\A,O I~ . 8 j~~ 13;-o __ .1, -~.-- ~..-.;.: ·-- SOIPIO~'E: Autoritratto (8 gennaio 1930) Riascoltando Scipione di ENRlCOFALQUL Riprendo' la cartella In cui da vent."aruù nccumulo i ritagli del glomall e delle rivl· ste dove si parla di lui e con un consenso, , erao la sua arte. sempre più crescente, co– rno se non di lui si trat.tMSe, del e DOl!!itro • amico Scipione, ma di un altro, di un an– tico... Riprendo la scatola dove custodisco gelo– .eamente quanto avanza della sua corrlspon– deru:a. anche gll abbozzi ritrovati tra Il muc– chio delle carte e degli lmparcgglablU di.se– gni che. per suo atrettuoso ,·olere. mi ru. dopo morto, offerto dll.lla madre. .. Riprendo gli autografi delle poesie (dieci In tutto. mu lanclnantl), gli originali degli lrrlpetlblll cilsegnl, le riprodur.Ioni del quadri. i libri già dedicatigli in buon nume– ro. la raccolta delle lettere e del fogllettl di diario da me curata e ristampata più volte: le Carte .segrete... Riprendo QUell'unJco ritrattucclo che di lui ml resta nella copia inseritane dal fido Ssheiwiller nella prima edh;lonclna del nrsJ: U ckette gride1no... E IO rivedo, caro Scipione, alfaccian.l e qua&! l'>p(lrgersldal margine bianco del fo– gllettò, çon c;,uella sua gran faccia d'antico personaggio Illustre che a me parevA. d"aver In precedent.a conosciuto e ammirato nel marmo di qualche mu!CO. Una larga so– lida 11\ccla dominata dA un'altissima bian– chissima fl'Onte; ma solcata da un naso che, per eE5ere st&to rearnito e appuntito dal ma– le. sc:npre mt lo restituiva nella più verlt11.– bile !mmaglne ~ proporzione d'uomo in\'MO e bruciato d& un fuoco. Aneora _oggi. nel riflua.rio attraverso 11 rloordo, è cosi che lo rivedo e k> riascolto. La leggenda fece presto ad Impadronir– si di lui, della sua vita e della, sua opera, delle sue parole e del suoi gcstL E ton.e fu lui stts.s0. l61ntl\'amente. a rar ch,e qualco– ss di leggendario gli si raV\"Olgesse attor• no come un affascinante manto e non l"ab– bandona55e mai più. Cominclò col cambiarsi nome. DI Olno Bonlch1 fece Sciiflone. E fu come cambiar terra. rlconoi,;cendo e scegliendo In quella di Roma la sua plù autentica, me.ntr·era na– to a Mace1ata (da famiglia borghese. il 25 febbraio del 1904 ). A quindi.cl rum!. lmbaldaru;lto dalla vigo– ria della spett aoolo,sa corporatura. vinse un camplonatt> di atletica leggera: e quella dello sport as.rcbbe forse diventata la gua carriera. e Era alto, bello - rlcord11.Mafal - con lineamenti da Sigfrido, slcuro del suo corpo adolescente e potente... Em la personlflca:tione della salute». Ma una. pol– monite lo buttò a terra. Cercò di rialzarsi, ricadde. Ebbe 0001 inizio que11·a1temat.Jva. d'lllu– "1onl e dlspcrazlont. di prigionie e di fughe. di lUMuria e di ascesi, quel desiderio di sal– vc:u& e qurllo spuhno di TO\'lna che non lo lasciò pl:J e prese a crivellarlo. a svuotar– lo... Cominci<' l'odl.ssea del sanatori. Quanti non ne girò: dal e Forlaninl » in vista di San Pietro al • San Pancraz.lo » su nel Trenti– no? Scmpr~ s:ronglurando che lo aiutassero :i pagar le sl)tse. Pcrchè era povero. E se lo a,·csscro abbcndonato, senza più potersi cu– rare. sarebb.? morto a&SAIprima del 9 no– ,·embre 1933. Ma. un cambiamento s·era venuto operan– do nel suo spirito dopo Il primo a...~alto del male. E. mentre innanzi aveva ritenuto di poter a\'anzarc neila \'lta sotto Il segno del– :a fon.a, prf!'5ea fantasticare di dover muo– ,·ersi r-otto quello della grazia. Durante le pause della !ebbre - sua fe– roce ncml:a -. quando glo, 1 Rnllmente ce– deva alla s:peranz.a che liete stagioni potesse– ro rifiorire ar.che per lui. si 11.coo.stò e vla ,·la si a.ppas.cionò allo studio dell'arte. Fer– vido e assiduo, prese a frequent-are l"Acca– demiA artistlC'a,i musei, le chiese. le blbllo• teche di Rema. Forse fu la parola. l'esem– pio di un oompRgno d'ospedale a Indurlo a latclare le palestre per le aule, gll attreu.1 per I penneill, le pedane per I banchi. .. Con– trt\Me nuove amlclzlc: prime cd efficaci, quelle con MRtal e con M11zzacuratJ. zlane.. E n primo plauso della critica fu Op– po a tr:lbuta1gllelo. E da Oppo stesso dove– va \ 'enl.re , poco "-PPteSSO. li rleono,;cimento ohe Quella della pittura di Scipione e è &tata un'apparizione fra noi: un'app11rlz!one fantastica e tragica che aveva un accento nuovo, sconctrtante: qualoosa di terrlbll– men:t fruttuoso e der.so oome di chi avesse a dire in hrc.ve moltls&lme cose. come di chi volesse fermare anoora per un attimo Il chluden.l di una glorn!l,ta nel fulgore del tramonto. MP. da parecchio tempo gli ami– cl sepa.re .!.amente a\'evano capito li perche di questa ir,tonazlone febbrile. Ansimante. dolo1'068 e Ironica dell"arte sua: di questo colorire sangnlnoso. d1 questo disegnare tre– mante, sussu!tante. acuto, fln!M!mo...». Un mir.:10010?Meritato. caso mal, trasoor. rendo da pt-rlodl di degenza a periodi d"ln– rorgenza: quasi dP.lla rtfluslone all"Bzlone. dnlla calma alla !uria. dalla oontemplazlone Alla ribellione. Forse Scipione aV\'erth•a di dover bru.:iare le tappe per non lascl11rsl'sor– prendcre d111\a morte 11.metà cammino. E Jungt,I tormel"tosl mesi di letto se li rlvcn– dica,·a e ripaga,•a con subitanee ~rrlbP.n– de. Al terminar delle quali, boccheggiante. rlsp11rlva, Ed eTRcome se li buio lo rl11ssor– blsse. Giorni e mesi tremendi &ono ,xu&atf guar. dati da ~ .su pareti bianche. che si &chia– ri&ano e 81 scurlr:ano soonjlnando: abban– donato alla pa~lt,•it.d pili, oompleta ma non lndi.{1crente; ragando .rut rami di un cedro che 110n faceta mai rumore, vi.,to nello "JXl– zio della {i11e.stra ... Ora dovrei parlarti della mia .JOlitudine. 'Anche tu conO,Sci questa butla: e&Sa fnari· di.sce il cuore . .sa .rcavare. oome una talpa. e come e.s,a il pelo morbidi.,simo lmpalpa– blle. ed e del .ruo stUMJ colore, grigia. Tutti i grigi che 1ianno verMJ ranurro e tutti i grigi .!Ordi mi.Jteriwi che r,anno 1ierso f/ ro.,. so. .◄nnientare. dUtruggcrc: non è la mia età. Io mg/io fermare f miet ocehi. le mie mani e non vagare . . Voglio far u.scire dalle mie mani le cose di cui il mio cuore è 1tato pieno. Voglio stringere, non careuare. Voglio, Jortt avrei do11uto .scrivere; t:or– ref, perchè infine non faccio che rtt-oltarmi In que.sto "P(IZio e l'infinito è grande come un lenzuolo. In eJso ci si riprua: è un mo– rire.~ MR pure. dRl Condo del letto. la sua \'OCe contin~twa ad echeggiare. Qui ha nevicato abbondantemente, ma .tubito Il gicrno dopo era sparita per incan– to e l'aria era di nuooo tiepida. Ora è nu– t:olO,SO e .se mi manca il .tOle .!Otto perduto. Mi viene ocme la voglia di saltare I èiorni. Non COMidcro que.ste giornate e vorrei ,tpa. rlrc. cadere addormentato. rf.n:egliarml di nuovo in un giorno col sole... Perchè dram– matfuare? Tutto è naturale, anche uno che e malato. Perchè. dovrei forzare Il tono: per– che ml accade que.Jto? Non ti ho detto che .rono oontento? Anche a Ma/ai ho .rerftto che lo non rono né un ribelle e disperat.o nC un ra.ueonato. Tutto si restringe in mo– do Implacabile intorno a mc. ma lo non sarò .tehiacclato Perchè aL-ere terrore o pau. ra di que.s!O? E poi ancora non è il ca.so di LA FIERA LETTERARIA " IO CONOSCO LA~llASALVEZZA " * SCIPIONE * La leggenda fece presto a impadro- nirsi di lui, della sua vita e della sua opera, delle sue parole e dei suoi gesti parlarne. chi durerd ancora tor.se uno o due a11n1,&e va bene. E due anni ,1:onolrrng,hf come due secoli, sono ·otto stagioni.' Anco– ra due primaverili Due e.ttatl. c·e anoora tempo di /a1·orare. di ridere, df giocare e df dormire. Se tu d{ct ad u11 uomo: dormi seduto. quando da innumerevoli e !nftnlte genera– UOnf ruonw ha dormito sdraiato. non è co– sa /acfle ad ottenere .senia fndfcfbfle stra– tio. Per di piU oon la febbre e un·agitazione nel oorpo che mi rende ardente. Natural– mente se mi .sdraio. mi .sembra di K>boçare. Altra oongc.stionc. &e oo,1ge.ttfoni sono; al– tro pulodo /tbbrlle. Rc.,piro oon ditncoita e 30n oo,tretto a stare .su una pila dt cu.s:c!nf e n:ituralmente a non dormire. Scipione non ti darà che cattive notitie ... Cosi la e ,•ita » esemplare di questo neo– romantico e r.co- esprtsSionlsta che un Va– sari del Ne.,, ecento, se esistesse. n0n man– cherebbe d"\ntessere lntotno alle sue for– tune e alle sue disgrazie d"uomo e d'artista: cosi quella «vita» è dh·entata glorlo6o rl– oordo degli amici che ne godettero e con– sum11rono a:cunl trattl Insieme con lui. No– minl11moll; BeccRrlR, De Angclls, De Libero. Diemoz, Falqul. Mafal. Ma1,z.acurat1. 5an– tangelo. Sln!sgalll. e Scipione non appartiene più a noi - confessa Sin!sgalll -. non è più di pochi t1.mJci.Noi non gli camminiamo più dietro ... In pochi anm ha fatto tanto cammino: egli ha guadagnalo la gloria. ruentre noi ab– biamo perckto la giovinezza. Cl lasciò che eravamo ragazzi. pieni di an&le. ricchi di pro~ltl. ragazzi dal destino incerto. ijal lineamenti lnOistlntl. Bast11.,•alui ad accen– dere li Cuoco· dentro quel fuoco ciRScuno di noi buttò le poche pigne che a,·e,•a In ta– sca. Egli a\·eva la forte maestà di farci guardare t.utt<' coi suol occhi, di fRrci fiu– tare con le &ue narici. Alrombra del suo lmmcnso corpo noi pon sentivamo ne&sun bisogno di crtscerf!'; e quando morl tutto ri– torno per noi povero e lnslgnUlcante ». E son do,·Ltl trasoorrere molti anni. sla– mo dovut! passare attraverso molte espe– rienze. primi\ di poterlo ripensare e ricon– siderare distaccato da noi. Ma finalmente possiamo tssere certi che a ricordarne la tor. mazlonc. piutlosto culla -e llbrcsca. e la ma– turazione, piuttosto barocca e letteraria (ma non ~arà meglio, per non sminuirle, chia– mar l'una: mnceraz!one, e l'altra: fennentR– ?.lone?)...· a rlelcncarc I nomi del cento auto;-i citati: dRI Vasai greci e dal Manno– rBi romnnl al Greco al Goya al Magnasco. dnl Tlcpol:> al Daumler, da Ingres a Plct\s– FO. dA.Chi8all a Soutlne a Rouault a Pn.scln a De Chlricio n Blnke, eppoi Ungaretti e San Oio·wmnl dtllR Croce. Loroo e Gongora. Rimbaud cd Essenln, Barrès e LAutrenmont. D'Annunzio e Bnrllll, Perse e Jacob. Mon– therlfmt e Br:.udelalre. Breton e Dorè e Mo– digliani ...: ~iamo essere certi che. anche ripetendo tutt11 questa compllcatlss.imn in– dAg:lne- pecianterla o discrc7Jone. che vi s"lmpieghl. acume o plattC1.1.11, simpatia o rospelto -. non si coglie e nemmeno .si di– minuisce Il segreto e Il !RSCino della i;un arte: la verità e la fatalità della sua arte. Non per e,,w. a vedere più nel giusto e più fondo In quel segreto. do\'eva essere uno del &uol amici poeti. SinisgAlll: e Nella moder– nlti\. che _n9n è li progresso, non è la te– cnica. ma un più doloro risentimento della ::~ :t 1 :~~A~~- a:P!:: c~7!~ a'rii':o .. ~·~ sua plltura !lacclda e gelatinosa. di una sostanza che hn la \'ltalltà del succhi orga– nici. è tanto satura di tona per quanto C corruttibile: fino al punto ncc~ario al se– me gettato sulla terra che. Intaccato, rltro– ,·s lo stimolo nlla luce. come scrive\'a San Paolo nella lettera al CorlntL Nata dB un fuMre continuamente nutrito, da una ,·olon– tà che pure SE:ppc!Rr luce A. una vera an– &iR,nella sua pittura. Sc:lplone. lìnchè ha potuto. hA. tentato vernmente di esaurirsi». Chi voglia documentarlo. dc\'e ripercorre– re le tapp~ <if'lla sua vita. riosservare le sue cedute e le !<uelevate. riMCOltare I suol gri– di e I suol siienzl. le sue lmprecnzloni e le "ue preghiere. Parrebbe quasi che la 5ua ft. gura fisica stf:MCpr trasumanarsi e che nel– la denantc Jc,tta lra l'anima e Il corpo, tra Il bene e li male. range!o ch'era In lui stes– ~ per trionfare ,;ul demonio ch"era ugual– mente ln lui e J'attanngliava. Persltro hn rRgione Marehiorl quando as- 5-Crlsceche e !"uomo Scipione non può g\'a– nire nel mito. La sua storia è troppo ,·era perchè egli pos.sa allontanarsi tanto presto da (luellR rt.altà che diede alimento e motl– \'O alln tormr:ntnta e meravigll05a metamor• fosl dcu·nrtc. In ogni pltturn, In ogni di- segno. si riflette la pena segreta di qu_ella anima, perth.:ta per cai;o in un flnnamento umano in cui 6plende,·a solitaria». Egli ha pa~ato con la vita questo raro privilegio. E cio,•c\'a mc,rlre - ha ammesso Oppo - perche si ceJ:isse finalmente la r&glone ve• ra. il segre:o doloroso da cui era l'italo i:;pln• to e quagt o,·~tretto a dipingere e a dtscgna– re « molte comJ)06izlcnlo di figure urlanti e Jnn'Cantl ln paesi da leggenda illuminati da chiarori engoscl~I.»; Ecco da qunle Inferno e da quale purga– torio si levano le opere che tanno di Scl– plont uno dtgll artisti più sJnceri e più de• gnl del nostro Novecento. Fu ventura. per noi. a,·er p:ntcelpato al loro dellnearsJ e qua.si oontnbulto 111 loro atrennarsL Rimar– rà Indimenticabile - è stato giustamente predetto Ja Oppo - e la Roma cattolica e popolaresca ch"egll vlde. attorniata d&lla campagna anrorR selvaggia m·e llberf ca– \'&111. sotto rlntuocata ìamn del giorno mo– rente. corrono scuotendo le lunghe erinlere e pari!' nitriscano senza fine; la Rom&.dalla granOe cupola circondata d'angcll ln ,·olo e contenuta In un cielo suonante di campa– ne: quella Roma che comlncla\'a a scompa– rire. in\'a~a d"ombra e di malfamati misteri, • sulla quale s·tnnalzavano candide e pure le antiche oolonne: la Roma dalle piazze ster– minate. dR.l palazronl silenzl061 ove Il i;ole cadente fa brillare come ultima ,·olontà di lncenclJo Ulla finestra: ecco qu&l era la Ro– ma cne Scipione eon la sua fantasia malata. vede,•a morire oon lui. Ed anche Il mondo borghlglano e \'Alleano lo lnteressa\'a mol– tislsmo: rftr&ttl di ,tentlluom.inl papalini e dl prelati &i videro entrare. stranlsslinl. su quella scenn tanto moderna e un poco de– cadente». Erl\no le sue visioni. Inchiodato nel letto da11·1mperversare del male. se ne riempiva fi. no a soopp:are e non appena pote\'a rlaliarsl e correre. n riprendere I pennelli per servir– sene come d·un bisturi, se ne liberaVR lri. linee e eolori. Perelò forse c'è 5empre qualcosa di turbinoso, di slnl~tro. di ossessionante nel– la fattura e nel tema, nel\"ldeP. stessa della maggloranz:i del suol quadri e del suol di– se~ Qua1C'068 di T06SO, di sanguinante: come nella sua vita. E eomc non rlmanf!'re Incantati. Insieme a Carr!crL di fronte a tanto accumularsi di rossi al crcp1tsc0lo. TOS&I in graduione di gamma. rossi ricavati dal bolo del Condi rome nelle tele del ·100_ TOMIteneri e rossi nel cascamentl della porpora ecclesiastica. ro&SIconfusi al neri delle piume e al verde cupo del !rutt! »? « Tutto rosoo e sempre ros– ro: ~Il 11ngelldanzRntl che solle,•&no Il cie– lo <11 Castel S11nt·Angelo come un braciere; che sta per spegnersi e le cui favUle riem– piono rnrla le ali e l'acqua: la meretrice se. duta davanti allo sfondo della Ba.slllca: Il ritomo dei cacciatori nei tramonto della campagna rumROR; I tritoni di Bernini in plaz.zn Navona. le cASee gli obelischi oome In un incendio da melodr11mma: la sogliola e la moneta Intorno alle quali gli orologi a doppia cassa volteggiano simili a satelliti di un sistema In decomposizione: gli uomini !n fiamme delrApocalissc e la sirena che &I 1weglla sulla stuola agitando li pettine: tutte le figure e tutti gli oggetti di Sclpionf!' sono vis~! nttra.rerso questA. combustione interna. snn)Z1Jee Cuoco Jn un·amalgama prtS.'lante e faclnorosa ». Con llngm,ggio più tecnloo, Parronchi ha precisato che « la luce rossa. abbagliata. dl Scipione. è nella stori11.più recente la prima luce unitaria in ordine alla quale si rendo– no visibili, nell'interno di un Quadro, gli ogJtett!. SI potrà dire che Morandl ha mc. dlato ques1a slessa scoperta attraverso tut– ti'!. una rlcercA di materie. un difficile asse– stamento cc,mpos1th-o. In Scipione la sco– perta è lmp10\'Vlsa e viene su con rupetto di una rl,·oltt\. Oggi eMa ci appare sicura: t ocr quant ancora su5tgestlonata dal tem– pestoso disordine che la precedeva, perfet– tamente ragghmta ». -~1 fuoco di una mcl amortOtSIcosi lrrlme– dlablle finiva per brucl11rsl e sparlre anche Quanto d"illustrath·o a volte s"lnsinua, 1 a e sl11rgava nelle sue opere dalla Sirena al Profeta: anche QURnto dl p&cologloo e dl episodico- 11.vrebbepotuto llmltanl e mlDRC· clan•! li \'Alore d'assoluto ch"egll si sforzava d'imi:;irimervl. Il C'Oloreanimava come fiore di fuoco 111. struttura dl.!it"gnatlva - ha osservato San– tan1,::elo ~ In mRsse fumofìe e torbidi lampi dl\'enl\'a. per lo scompaginato goloco della rantasla. Il principale mezzo emoth·o per esprimere b, triste condanna di « uotnlni ~cnza clelo. abbrutiti dalla materJ& » o per =-,,.--'E"'N-''R-'l":00 F ALQUI (Continua a pa9. V « Nell"estute del 1929 - racconta Maf&l - andò a Collep,udo. un paese della Clo– cl11rla. La sua SP.lute P.veva ripreso mlraoo– l05amentc. SI Rrramplcava. corre, 1 a. la fe– rita &i era clc:atrlzzata e fra Qualche anno non avrebbe lasciato ne55una trAccla nel 6UO petto». Ne profittò per buttarsi Al IR• ,·oro con un·irruenza .sorprendente. e La sua attività proficua - osservò più tardi Apol– lonio -. Il ,,ero periodo della sua produzione utile si racchiude negli Rnni 1929 e 1930. E i documenti di simile 111,,•oro 50no In vero rorprendentl per Il grado di "maturità dA cui Pmanano ». e.e Questo breve ~lro - rincal– zò Santan3elo - chiude la parte esscnzlAle di un·attlvltii che l'urgere del male ed Il bisogno di sollecitare &vlde esperienze alla vita. co.strin~ro, più da vicino nel termine di un solo anno». Ma a lui bRStò. Ebbe par– tita vinta, Rlln Galleria d'art.e di Roma; nella mo.-;trn del ·ao. appena due o tre anni dopo aver CEP<)6to I primi quadri: nel ·21 da Bragaglla nel sotterranei dcl!'.11A\•ignonesl. nel "28 lungo I corridoi del Circolo di Roma. nel "29 In un angolo della mOEtra d"Arte marinara, nel '30 in una 68letta della Sin– daçalc Jazlal~ e della xvn Biennale -rene• O Carlllnnle Vnnnutclll sul letto di morte (19W) ·,b oteca Gino Bianco Pag. 3 Stadio per il Rlt,a.tto del Cardinale Decano (1929) INCONTRO CON UN GUERRIERO DELLA FEDE· 1(,. ILCARDINALE- DECANO La figura appare in una luce più da apocalisse che da resurrezione; e del resto non poteva e••ere di– versamente, poichè in tale tragico modo Scipione concepiva la grandezza e la dignità della potenza 1(,. dl H. JI, DE ANGEUS Sclplo~ tentò. nel ricordo degli anticht maestri, df avviare commerci con Il Vati– cano; che dell'Arte e deg/f artisti fu .scuola e fucina: a lui cattolloo romano, e quindi parente o amico di qualche prete umanUta, non doveva apparire di/1icile penetrare tra– vcr.ro Il portone di bronzo. e / or.se &ognò df ritratturi1e cd alfre.acar11e personaggi, cort6i e proce.ssloni. Comunq~. sta di fatto che intorno al Va– ticano «girò» spesso. con la sua pittura. (Lo .Jte .t.ro ritratto d<!:lla cortigiana, con lo s/011do delle due chie&e barocche, 110,~ f) iuta te.,timonianza. ~la pure indiretta., di fer– vore e di feM? J E infatti, prima dipinse Il « principe cat– tolico• Inginocchiato ed orante, pof quuto •Cardinal decana» di cui vi parleremo. li ritratto del Cardinal decano ra[Tlgura fl Vannutel/1, nobile di sangue e principe di Sa11ta Rom<111a Chìesll. Sullo sfondo in cui .t"fnquadra la cupola laterale di S. Pietro. U volto fcratko Ml Cardinale e /e sue mani lunghi.tsinM e wsute giganteggiano, e si puo dire occupino tutta la t-da. La porpora /1a un colort antico • .scampato a un incendio di cui porta tracce, tutto il quadro 1.a colori e patine di un'altra epoca ben piit renwta. E' questo f1 quadro « eelebratfoo » più Im– portante di Scipione. che non ha inte.ro .sol– tanto /are Il ritratto del cardinale. bensl di celebrare. e di calare in una luce di et-ernl– ta. tutto quello che fl porporato rappre.senta e che lo cfrconda appunto di quella luce. Intendiamoci. questa luce e piri da apo– coliasc che dn rcsttrrcuone; o del resto 11.011 potet:a e.s.sere diversamente. polche In tale tragfco modo Scipione concepiva la gran– dezza e la dignitO: della potenza. Forse non fu del tutto c.,traneo un intinw untimento di co11dmuia por i tempi it~ citi vivevamo i" Italia, col sottinte.so di veder pre.tto la Chie– sa trionfante sulla barbarie politica d'al• /ora: pertanto quella luce di «fine del ,non– do • cM ritroveremo anche nelle « plaue » a te.ttimontanz.a di un'architettura anch·es– sa piit eterna che antica. e quindi fuori dal tempo. li quadro e carico di emblt:nù - le chiavi, i dadi, ccc... - per rendere piU euide11ti '" mal diulmulate intenzioni: e forse ha un contenuto allegorico che difficilmente nu.– .scfre,no a Interpretare. Potremmo. certo, appurare doue e quan– te t-olte Scipione dde li Cardinale. o ne fu. ammes.so alla pre.Jenw.. Ma a che cosa gioverebbe? Più importante sarebbe rtsape– ro I dialoghi che Intercorsero tra i due, se dialoghi vi furono durante le po.se. (Ma forse il ritratto fu fatto a m<:nwria. o su una fotografia, ed e un ritratto di pu– ra Janta.Jla, un vero e fotomontagc » Jan– tcstfco, anche se csi.tte pcrsi110 un dUegno a penna dello stes.so «modello», d!&egno ri- 1,etutamente cd anche qui pubblicato e c/1e e stato - non indegnamente - utiliuato come copertina di un libro su Roma di An- 101110 P1cx;one Stella. Cono.scendo la fiera e baldanzosa natura dC"I p1ttoro, 110n ci mcromgt1crammo che Scip/0110 $i f0.t.se ~co11/ealllltO• al C:ardrnale, 11el tied(:rlo e rlconwcer/o di una te,n.pra cosi $Olida df guerriero della fede. La i;e– rita e elle Scipione mise in quel ritratto una carica che / or.se ritroveremo soltanto nelfaltro del poeta Ungaretti; e lo arricchi, lo oontaminò di .!Ocra.,trutture .timbolichc. che non riucono tuttavia a diminuirne la autorita. Il ritratto renne venduto per 900 lire a un privato, e tuttora non appartiene ne alla /~mi.glia del Cardi11al-e, n~ al Vaticano. Sc1. p1~,ce, da_vero pìttor-e, pred1bge1,'4 la, figura e , perao11a9g1 acccnipaoo qu.a.,i acmpre au sfondi architett.ontcl, anche per omaggio e amore della cittd di Roma di cui ,copri ti mf.!tero barocco e re/ fgio.so, cattolico e s-en– suale. Il ritratto del Cardinale a.uomma le 0-!J)f– razionf del pittore. cd e perciò CM oorre-m– mo trovarne la chiave, che non è certo quella dipinta alla sini.stra di chi guard11. Ne tampooo ci aiutano i dadf - limbo/i chia– ri della tradizione della Chic.sa. ma wcu– rl.ssimi In quellf della pittura. li segreto di Scipione ripo.sa ht quest'ap– parente contraddirione: qu-ella ,ensuale («_Cortigfa?a ») e l'altra mi.stica. o almeno mutlchcgg1ante. polche, senta la mortale ma– lattia che mandava a Juooo il sangue del pittore. Scipione st .Jarebbe forse, per apa– valderia. macchiato df Impostura, non riu– scendo a di.,tinguere la .ro/Jerenui umana da quella arttstica di i.,pfradone leturarla. Co– me cedremo, piti tardi. nel ver1f pubblicati postumi e che.svelano i limiti df una cul· tura e df una lede. Limiti che non .sono della sua pittura glo– rlwa; del suo sentimento ~llts pittura CM :~t~.sumo come un·a1tra e pfti fatale ,na. Spe .s.se volte. dacchè Scipione t morto. ab– biamo .sentito accennare alla .tua m.anCMvo– Ie.:za, al &uo orgasmo, e all'aria di mu.uo che c_ircolerebbe nelle sue tele: le debolc.:u .rono int-emperanu dell"uomo giovane ampia– mente ri$cattate dalla morte ):lrematura - e quell'aria di mUJeo t un equiooco tendendo. so che /al&a un giuditio storico: le ùle di Scipione K>no degne di mUJeo, percht .sono nate con una patina gfd antica, ottenuta col flato ardente ctcu·uomo che L'Oleva df– .speratamente .ropravvivere ne/I.e su.e proprle opere. Quest'anelito. di natura purarneitte religiosa, spinse Scipione ad accostar.ri alla ChiCS4 e af suoi rappresentanti - e non solo com.e peccatore pentito. Avrebbe voluto a~prire ,i misteri degli emblemi .sacri. Indo• vmmzdo che 110,t erano ,tati po.,ti a cc.,o dalla Me~te Divina; e RNna .Jtes&a fu. per lui, ,:er 11 .suo .spirito Inquieto. un'im,nen.Ja basilica In cui J:IOTpm-ati .solenni facevano fl loro ingresso fra trombe int:i.ribill . Bl.rogncrebbe ora ricercare quanto Jru,e vf– &ione pittorica e quanto bi.rogno di fede nt:l• lo _scomparso: cioe a dire &e gli occhi erano piu Ingordi del cuore. Se badiamo al suo &egno cosi puro 8 te– n~e. di una lor-ta nervrua add!rittura ten– dinea. nel suoi nudi di donne r!.soltl con una gra,zia da ar~sco inctso sul gelo d-ella car– ta, - a che coaa gli avrebbero giovato quelle ~~!? que! drappi, quel decrepito e quell'an- 1 ritratti di Scipione .sono .!Omigliant!&sirnf agli originali, .teavati in una m.aterla dura e p/a.Jtica, senta pentimenti, com.e su un di.segno prestabilito: era il suo cuore a rimi– rarlo: ~opo elle l'occhio se n.-'era aa:iato. sui. la tela. diuentarono perronaggi. allegorie: intcrr-enlvnno i ponti, le cupole, l,e ba.Jiliche. le plaue e le fontane. il colore eterno di Roma - città del ros.ro e del giallo: quel– l'invero.simile luce Mnsa dl antfchl miraeoli. Scipione di quella luce. a laL-oro finito, conservava a lungo il ricordo: per qvesto 1101t di.!tingueva. a 1:olte. la gente: non la sapeva vedere, non riconwcendola intonata a quella luce, a qu-ella citta che lui crede– va di non avue ancora abbandonat11. R. M. DE .L""ì'GELIS
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