Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 27 - 5 luglio 1953
Pag. 4 r-:~r:~~nd~ll~~~g~~~ J:c~a:f~:eooa : fircato. con le sue solide parctl di tronco nella 'tena. Sot.to la t.ettola. \'Oltolato nelle ooru1i!c~t!e!'f, a cl -i~A:~:::u;,i· la camicia ln!radJclata sulla pelle. e volt-va ripararsi ~~~O:fl·!Pet':.ti ~o~~~~!' ~jcf~\j~ =~~~C: 1 l;u~o 1 ~1l;·ec~~~~C\~ ~:ec~~~ ~.'! ~e!~11i~1 :Ì!;° dc~at!~~u1r!l~t~ della mano. l.'ra ruoc:io con 11 bemoc:colo di cartone RI PC>St? dell'occhio; e la chitarra dovevn essere I untea cooa a questo mondo di <'Ui r=Pop~p~~~1tu~•ti!f 1 r: st ~cfi~~om~I~ spiò lsllntlvamente tutte le contrazioni' dl quel lipoao. Ogni tanto· l'uomo parlava ma le parole gll r:lmanevano confusamente' Im– pigliate fra i dcnU. e non er&. possibile Cl\• plre che 00$8 dlcease. n bracclo che .t.veva sotto la test.a. per sostituire U cu&eUlO era 00 Wo~v: 1 /~~~- Lo stato dJ questa. nuo– va solitudine lo riempi di malinconia. Pen~ che non avrebbe potuto ndaUarst a ~stan: :in:ui.'u:i~aj~iJi:C~~~ p~;r l'~ti~n:{à. Pctchè a.vrebbe dovuto sperare neU'a! dt là, se non avesse _più potuto Incontrarla? Ptr• chè avrebbe dovuto essere buono ed eSSere in gnWa di Dlo, se il paradOO non era con leJ? S1 rese conto c.lie un parndiM) senza la mamma non poteva essere sufficientemente buono. Pensò che doveva lui stcs.'\Orare utÌ1. scelta. Forse avrebbe dovuto acoett.are le cose come stavano; ma fotff'... Diventare cntth•o. diventare sporco, coperto di pecca:t ~~•:: 1 Jndare all'inferno, per riconglun• La sabbia si tras!onnava 1n fango. La r11.. dura prendeva un planclto ftlaUo. L'acqua crollava dal cielo come ln un vuoto d'ari!\. Avrebbe preso una decisione Avrebbe no– vuto scegliere. SI ricordò dl un compalP)o df scuola. che quando gli si raccontava un fatto d1 qualcuno. chiedeva subito: « E' stato eroico?•· Certe volte era facile risponde.re , ma altre volte era meno facile. Talvolta, clare al paradiso, e questo per amore di sua madre. E non bastava dire delle bugie. avere pen– sieri cattivi, rispondere male (questi sono peccati veniali). ma uccidere qualcuno; e ~i Ki~~~~e ~I :rrg~·te~cc:iiir: ~lt~c~~: tava che ce ne fossero stati, nel paesi di montagna. Guardò. come se fosse ln agguato. n suc– natore che donnlva. Non doveva essere dif– ficile amma.aare un uomo. Sul giornali si leggevano due o tre om.1cidl alla volta. Un uomo è debole In certe parti del oorpo. St potrebbe batterlo con un sasso su una tem– pia. Sf potrebbe accecat1ll rocchio sano. strappargli li bemocoolo di cartone. premere dtntro l'orblt& vuota. LulJino si levò, e venne a guardare da vf– clno I uomo che donnlva. La pelle della tem• pia era leggerissima. E dentro Il ca,-o delle ossa. affioravano e battevano le vene Lul- fa~'?e:!. ~~!~~!;· ~r~tic1chi~r 'l.ch ~~ radura. e se... 1.:1 Q:rosso Easso. Poleva tr:i– sclnarlo a sttmo con due mani. Lo avvlclnò alruomo che donnlva. Con uoo s(orzo avrcb be potuto solle,·arlo. e prt:ndere l'uomo sulltl te.sta. Ma poi oomlnclò a tremare. Non era P0&Slbfle ammazzare un uomo, quanc!o le mani tremavano tanto per la paura. Forse. ::;: s~ r::i:~ :~:~o ~'itf!tt 0 $1 N:ia:Ò attorno smarrito, e posò gli occhi sulle dita dell'uomo che dormiva, che erano appoggia– te sulla chitarra. La chitarra era chiara. lucida. pareva di legno d'acero. A,·eva corde d'oro e d'argento. forse perchè se ne riconoscessero le note. Un oordone rosso fiammante pendeva del ~gistrL Sarebbe stato più semplice rubare. Basta,·a rubare una volta, per essere ladro per tutta la vita. SI piegò sull'uomo che respirava at• !annosamente. ma li tanto de1ra11to lo re- cuore In gola. Ma l'uomo non si I lasciò scivolare la mano lungo il oorpo, e li suo sonno rimase senza quel– l'appoggk> della chitarra. che chissà da quan. to tempo gli faceva compagnia. sefJ~: J:11~~/~l~~l~~Òft ~~t~ nella pioggia verso casa. Tene\·a la chitarra stretta contro Il fianco. correva d.isordlna– ~ente. sdrucciola.va a lato delle pou.an- 1herc, piangeva, si lamenta\'a. Lo strumento LA FIERA LETTERARIA ELIO l\IARCUCCI - • Paesanlo di barche> era alquanto pesante, ed era fmpo&Slbllena– t1Cor.derlo,ade!.50 ohe comincia.vano le cAae sotto gli u!Uml alberi della pineta. ...veva smes!O di piovere. Il paese appa– riva lavato. I pae5anl uscivano dalle case. e guardavano ln nrla. Qualcuno d! essi Apo• strofava Luigino. mcraviglland081 che ave&6e una chitarra. MA Luigino neppure rispon– deva. Correva tra!elato, ansimante. Avrebbe voluto essere al più presto in crunera suo. Dlfatt.l soltanto sulla soglia di casa si fer– mò. R.t!stò ad ascoltare le voci della casa. Prcrerl passare dal giardino. SI curvò lungo 1 vetri della aala. perchè ehi era <!entro non lo vedesse. Corse anoora piegandosi sulle gi– nocchia lnngo tutto Il pianterreno. Faceva. scivolare la chitarra accosto al muro. spe– rando che nessuno uscisse di colpo da qual– che stanza. Percorse le scale furth•amente, e nessuno lo udi entrare. SI chiuse l..n came– ra a chiave, e si buttò sul letto. pe!!:~ i,!:b~~lt!a~~~~ri!rid':·Jf~~,a~~ cw10 venlNC a chiamarlo. Avc\13 addosso l panni bagnat.1. Ouardò 11 soffitto. In ogni gioco del suol stucchi: ascoltò col cuore tn so~ qualsiasi rumore. A un tratto, senti Il PMSO dello t.lo Arturo che sallva le &eale. - Luigino• - disse lo t.lo Arturo. con un tono di voce visibilmente alttrato. _:: i=~ ~~~bbJosamente lo zio :irta~·d: :11~e~:.rchf~~e ~\~~:- co~r:c~g a scuotere violentemente I battentL Allora Luigino lascJo la chitarra sul letto, 11.prtla porta. e usci fuori. - Vogllo domandRrtl uno. rosa - disse lo zl°sc~~ronef{!~~g~~f'ir~~d1~:.1e ~~T1~ 1 :uar– ~:; ft°~:~ J::~a se~iaChit~n~.e~a~~ poi un p11.k> di glo,•anottl. la signora Rosn. e F-UO padre. - Hai visto una chitarra che Il slrnore h3 smarrito? - disse subito IO zio Art.uro. flssandolo. Luigino girò gli occhi attorno. con un'aria disperata. - No - disse astlosamentt. - Ma ti cl ho visto lo. con la chitarra - d!A!e uno del glovanottL - eom•è possibile? - diSse li padre d1 Luigino. - A me non importa. Ma me la dovete ritrovare - replicò l'accattone. - Avanti. Lulglno. - disse la guardia abbastanza dolcemente - do,·e rhal messa? Anche &e l'hai trovata tu, adu.,o c'è Il PII.· dro~~gh~ l~t!._~l~~o b~~~:t:~e!~ non l'ho vista. - Sarà COM- dlMCallora la signora Ro– ta - Luigino è un bambino tanto buono e obbedltnte. - Scwateml, - disse la guardh1. - e poi, D!o .sa se questo è Il giorno. con 11 lutto In CR.!la.Ma quest'uomo rivuole la au& chi– tarra. e lo non !<> che farcL - Bè. ~e non è"è non c·è. Non dubiterete di noi - disEe lo zio Arturo. - Ma l'abbiamo vlsto noi - replicò Il f, lovanotto. - Correva oon la chitarra &otto I braccio. - Do,•~ sei stato? - chiese 11 padre a S'll'I figlio. - Sù in camera. e basta - rispose Lui• glno. Il brigadiere sl avvicinò. e toccò le spalle del ragazzino: - E' bagnato fradicio. - dlS. se - SULdicendo .delle bugie. L'accattone si avvicinò a Luigino, e lo scrollò: - H11.ancora l'erba del bOsOO nelle '~\?d!fd;,1:n1f~ 1 ~~raet~ttub~t;~:: gnucolando. - E' del bosco - rlbattè J'fl.Cc11.ttone. dan• dogli uno 11enppell0tto. - Lascia stare Il bambino - dl&se la si– gnora Ro.c;a- Non vedi che sei sporco. _ 11E~ri1r~.~;:?f~ d~~enno v!rso le scale Lo zio Arturo si volse vlvacemtnte vet$l di lui. I baffi gli tremarono sulle labbra. - Dove, andate? Non vorrete mica otren– dercl.. . - Quest'uomo ha sporto denuncla - dls." la iruardlR - E lo devo !are li mio dovere. Sali pesantemente le scale. e entrò senza esltazlOne nella stanza. TutU rimauro lm– moblll. con le facoe rivolte in IL!to. senza parlare. Dopo qualche secondo, la guardia rloomoarve sul pianerottolo. - Ecco la mia chitarra! - gridò l'accat– tone. - Ve l'avevo detto - dlMe uno del gi06 vanol.tl . - Gesù che hai fatto! - urlò Il padre di Luigino. afferrando suo flgllo per I polsl. Luigino si dj\'lncolò. La guardia scendeva lentamente la rampa, con aria SOOdlsfattls• Nma. La chltarn, sulla dlvi.sa a colori. RII ~~ ~~~:,ri:!;:~tog!n:~~ ~ E" questa? - Cerio che è la mia - dlssc raccat tonc, e 1'11.trerrò. Luigino ero r!.masto al centro della stan– za. con gli occhi pieni di lagrime Non fa– cev,r che pensare a quel compagno di scuola che rlpeteva sempre: E' un eroismo? po.~bfie•~~a~~U:.~a~:i.e~'.~~~gol~af= di tutti I pre.,enU. e pensò che rosae soomodo andare a piangere su di eMi. E finalmente Incontrò un, grembo di donna - quello della signora Ro8a - r- s1 precipitò ool capo dr-n• tro quella ,·este. La signora Ros11.si mise a carezzargli le orecchie, e rJpetet·i\ - Che ,•olevl rare? Che volr-vl fare? Tutti gli altri s'erano avvicinati, e osser• vavano la scena di quel pianto. Luigino soue,·ò la testa. e si voltò ,·erso di loro. Il grosso veto di lacrime copriva li\ ftslonom.1a dJ tutti. E Lulgtno ~1 mise a gridare. - Che volevi fare? Ma che volevi rare? -· ripeteva la sJ.1nora Rosa - ~I stato sem- pre cosi buono ... - Non volevo essere buono... - $lnghJOZ7ò Lntgino - ..• per andare all'Inferno ... per an– dare all'inferno ... Il fltto velo dl lacrime si sclol~. si schlari. Luigino vide che tutti lo guardavano senza Domenica 5 luglio 1953 ELIO l\1'\RCUCCI - • Flpra dJ uomo,. ffu~~·1onOC:ria '3a ~uf~ ~:f~r:~ c11.plrlo,os;ervandolo attentamente . .._ - .E' tanto buono. - disse la siFOOra Ro– i;a - Lo ,·ed.ete che è tanto buono. La guardia si rivolse lentamente. an·aceat– tone. con una cert.a commozione nella voce. - E' una formalità - gli chiese. - Inten• dete ritirare la denuncia? - Ma si capisce - dlsse l'accattone. - Io rivolC\'O aoltanto la chitarra. Se la mise a trat:olla. salutò tutti e use\ fuori. In giardino provò la chitarra, per ve– dere se suonava. Poi si allontanò, u-mprc suonando. E tutti restarono ad ascoltare questa musica che scompariva. MASSDIO FRANCIOSA UNA SINTESI DELLA LETTERATURA PORTOGHESE * Sei po.esie da "Il trovatore!, * SCRI1-,TORICON VITA NAZIONALE di UAFFAELE CARRIERI Battiruorc Come U soldato che fugge per amore La Jancic .interrai e Za spa,do: DUCrmato in ogni contrada Il mto nome fu batticuore. Più volle mutai me&ctfere e ma più oolte omato e di&amato Unito diviso aparpagliato Batticuore fu Il mio taU.smano Pauano gionU pa.,.rano anni Crescono tarli dentro le porte Muri wotl eh.I. Di percuote? Batdpuore: ,1ono gll lng4nnl. DJ fUlla in /119a plU solo ruto Batticuore mt tleN-e de.sto. Hanno lasciato aperta la porta Hanno la.sciato aperta la porta. Per fumi colPlrOlJare la .sera Le foglie .staccar.si e cadere E l'clbero re.stare all'imJ)ledl Come un povercoclo spogltat.o In un corpo d.l guardia. Il vendito~e di ventagl Ventcgli chi vuole ventagU1 Vendo U vento in ritaglf Chi vuole ventagli d'cuf41 :éo/1r!f~~ ~Z:~tlno E e vupro,Ponen.tino. Chi vuOle ventole•.stornelU? lntreocio piumette e phi.me Per scacciare le brume Dai tuoi caJ)dU. E ora ci dicdno add" E ore ci dicono oddio • Trcnqume, feroci. Nell'rupro periglio Ci dicono cddlo le voci Che Jwono albore Al cieco seme. Ahi dolore, dolore/ L'eco dentro ml geme DI que.ste VOCI TranquiUe, feroci. Pianto di Samuele Vi .sono nuovi ciechi sul ponti Ma gli .strumenu sono rotti. Talvolta alle torri Tornano i morti. Vi sono • nuoot ebrei neg,U o.ree:~orl Con n.uovl campioni di eh.lodi. Non d .sonopiU ~De a Rodi Nè da.tterl a.d Algeri? VI ,ono n.uovl ocçh.j e nuooe voci Nei corridoi E nuoin fiumi alle foci Ma tw. tornare non vuoi. Tu piangi e mi domandi: Percht nuovi chiodi? Non cl ,ono più rose a Rodi Nè rondini alle Piramidi. Maria quieto mi tie11 Lo studio comparativo del'e loro opere rivela una struttura ampia e completa "* di CARLOPICCHlO LUIS DE CA:'\tOES La. valle è sommersa, sommersa da. un bollore di nebbia; ma le punte rtcclute dei cOllJ si riuano a.i .sole si dora.no cl sole nel caoo abbraccio del cielo. Sui tegoli. grigi di mu.schfo zampeita. fl plcetone, il mattino gl'!ngemma la turgfda go{a. ;:11ava}~~c:r: 0~:;,:0 ·,v~~ 0f!' tu .si .sgrano un ro.sario di luci: un treno che va.. Ma sul com indugia e guarda accorato il giorno, in.tonne pellegrino. S/iorl&ee .sul tegoli l'ultimo ri.so .san~uigno. Le Caffil.,_.,iedella domentca colb bocca spalancai.a aia piegata sole o vento di buc..i m:.ttlno ameuodl vanno vengono su e giù. 4U e giù come rondini a vcspro. Più non squilla.no: lèvati va nella cua del Signore a cantarne le laudi tu. creatura prediletta, In purezza ed umiltà. a. render grazie per la caat& suora acqua, pu l'aere nubllo e sereno per la terra paziente e lo scintillio delle notti. Per la aiola Il dolore la morte di': sia fatita la Tua. volontà. Ma Invitano: levati porta, uomo, tra Il freddo ba.lenlo del marm.t tra gli ori appannati nell'agonia del ceri nella rrusclante penombra porta l'arldo cuore. Vieni a muovere le labbra: anche se i balbetW non hanno eco In te, ae smarrlt.l a mezza via la. navata Il lnghlotte e li fra.ntumà. Se n penslero U vola lmpa.zlente a ciò che lasci ali& SOl'Ha. / U4Clral santificato rar ~~e 0:~ 0 dÌ 1 if~ritJ5Sloni e da una goccia d'acqua. sulla fro'nte e sulle dita. * Nella calura merkllana la. piazza è una cisterna. asciutta. che l'ombra spacca a metà. La facciata del Duomo splende nel fondo come una conohlglla. abbandonata dal nutto. E sulla calda pietra dell'ultimo gradino pi.sola un cane. {~a S:~n! ~:01:~~ ~~a di trasparcnr,e a22urrtne. Pa.s&ano le ragau.e In vcatl ohlare. Ridono l giovanotti. E sulla fre&ea. pietra dell'ultlmo gradino seggono I vecchi. U mento sulla mano e negli occhi la sera, TrLDE NARDI r.,ino Bianco
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