Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 14 - 5 aprile 1953
Do1ncnica 1 5 aprile 1953 LA FIERA LI:TTERARIA STOR[A Autopres!nt azione VIGOLO D[ UN'EDIZIONE * di G. G. BELLI * E LAB01vfE DELLE DANAIDI * I nostrt J)OJ)Olanlnon hanno arte alcu• n&: non di oratoria, non di poetlu, come nhlna J)lebt n'ebbe mal Tutto t\'iee spon• taneo dalla. na.1.ura. lom, viva s,empre cd energica. perché la.sciat a liber a nello svi– luppo di qu alità n on !attlz.le . Direi delle loro idee ed ablt.ud! nl, direi de l parlar lo– ro ciò che può ve dersi delle ftaionom\c. Perché tanto qu~ dh·erse nel volgo di una città da quelle deGl'lndlvldul di orcll– nl .superiori? Perché non frenati I muscoh del volto a.Ila Immobilità comandata dalla. civile educazione. si la.sciano alle contra– zioni della pa.sslone Che domina. e de1- l'a.ffetto che stimola, e prendono quindi un diverso sviluppo, corrispondente per &0lltò alla. natura dello spirito che que' corpi Informa e det.ermlna. Cosi 1 volti dl– v~ono $pe0Chlo dell'anima. Che ~ frn. 1 clt.t.adlnl. suborduutl a positive discipli– ne, non rlw.lta una completa unlfonnltà di fblonomle, ciò dipende da dlfferenze essenz.lalmente orraniche e fondamentali, e daJ. non aver mal la natura !orm!lto due oggetti di matematica Identità. Vero perO ~mpre ml par rlzna.nere che la. equ– cazlone, che aooompagna. la parte ce?'!'– montale dell'lnclvlllmtnto, !a. ogni sforzo r,e.r ridurre gli uomini all'uniformità: e se non vi riesce qu:into vorrebbe, è !orse quasto uno de' benencl della creazione. D popolo, quindi, m3ncante d! arte, manca dl poe.sla. Se mlll. cedendo ali 'impeto della. rou.a e potent.e sua !Mt.a.sla, una pure ne ee:roa, 10 1a· s.fonandosl dlm.lt.are 1a. Wu• stre. Allora U plebeo non è più lui, ma un fant.oeclo male e gorfam•nt.e ricopp,rto di vesti non at.ta.glla:.e al suo dosso. Poesia propria non ha: e In c!O errarono quanti 11 d ir romanesco vollero sin QUI prcsen– t.al 't:l In versi che t.utta pale.sano la lotta dell 'arte colla natura e la vlt.tor 1 , della natura sun·artc. « Potevo scrivere nel mio diat·io: Pascal avait son gouffre; anch'io: il Belli» - dice il curatore del ''tutto Belli,, Esporre le !rasi del Romano qullh .!alln bocca' del Romano o.,cono t.ut.todl, atJJZ> ornamento, senza alterazione veruna. sen za pure inveralonl di slntaMI o tronca– menti di licenza. eccetto quelli che Il par– la.tor romanf'ISCOusi e, gll ,tes so: lMomma, cavare una re-Q:oladal ca.so e .ma gn\m– mat.lca dall'uso, ecco I l mio s copo. Io non vo' già prese .ntere nelle mie carte la poe– sia popoli.re , ma I popolari di.scorsi svolti nel la mia p oesia. Il numero pootie(' e la rima debbono usclre come per aoc1dent.e dall'accozuunento, In apparenz.'\ casullll!. dl libere fr&<tl e .correnti parole non lscom~ poste 11ammal, non corrette. nè model– la~. nè aoconclate con modo d!Uerentc da quello che cl manda Il testimonio dèl– le orooch\c: attalché 1 versi gettati evn sltl'lla:llante artlftclo non p.3tano quasi su• scltare Impressioni. ma rLsvegllare re:ml– nlsoenze. E dove con tal corredo di colori nativi lo giunga a dlo lnqere la morale, la clvlle e la rellg1068.vl :.a del no~~ro popolo di Roma, avrò, credo, offerto un quadro di genere, non a.I tutto f\?ree:evole da chi non guardi Je cose attraverso la JenLe del preG"ludlzlo. GIUSEPPE GIOACHlkO BELLI Nascita al vernacolo * di Dieci anni prima di leggere Porta, Belli scrisse in ronHnesco ACHILLE PL~ELLI - • Plfferarl • ,to ~e~1:!~ 1"~~~~:;~:!· j, ;i''t!~~!f~~nc3~2~~~ Giorgio Vigolo ha voluto datarlo intorno cd lBll-'19, come già Luigi Morandi l'aoeoo a.uegnato al perlocto 1819•'20. Ma U 1eguente componimento In ottal,l(l rima. Il primo del Belli In dialetto, rl1ale al 1817, come risulta, .secondonoit in/rtqucmti burleache u1anu del nostro, dalla curiosa data– zione che lo contrauegna: Dlmenlca 23 Febbraro 1801017. ~ ottave (con1err,att In autografo dal dottori Mca• almo e Filippo Spada) oennero lndfrfz:ate dal BtlU, amma– lato, a CatfflM Bfaglonl, mogUe di Aie.ufo Spada. Le 1tro/e non mancano dJ una certa 1com~vole:.ia, quantunque ,•avverta troppo bene che ti Belli non C ancora rlu,clto a .svlncolaraf dalle pastoie accademiche e meicolf la lingua al vernacolo. Er,ll non ha dirnutfchcua con la cc»fnaione diretta. L'inveriione del verbo, antidlaltt– tale r,,:r ecceUen.za,ricorre ,ovente, mentre $i va a.Ila ricerca dl una orlr,lnalltà che non rluce ad e.uere altro che 1travaga1Ua. Stonan.o alcune e Iniziali e tutti Quei pe,an:f lll//iul In ne ci riportano ad un vernacolo arcaico ~::ffni~!1o l~er:~:g:~~d~t.e cancellerà per ,empre, Eppure c•~ già l'Impronta bt.:lll.ana nella reali&tlca Lettura del Belli (Contlnuaz. dalla. pa.g. JJ feti• in1egralmente 11 lenore nel ,uo uo1ico 1umuho. e coi ,uoi bru1chi punggi dii c1rn1le 11 tenero, dal urca· ,mo 11 commouo, dii blufemo 11 1ruo1n110. 1\ rapito. Diremmo che. fr1 I duemila e irecento 1one11i, uno che 1pieaa tuno è quello, qui irriproducibile ru1 ftupendo. in cui uni femmina nell'ano del più 1en1uo ..o abbandono, udendo lo 1paro del can none che 1nnuncia la bencdiaione lmpntila dal Pipa 11 di I.ii dat fiume, ·ii Jtacca d11l 1uo muchio e 1'in1inocchia a te 1n1rai t'Ompunta: e On! er crocione tuo puu li ponti>. Che non è, b1d1 hc-ne o ~ente fre1tolo11, 1ohan10 1u11er.tlaione: è (come lo 11euo Crore ouerwava per la plebe napoletana) un modo l~n ~rouo e infantile, ma tince.ro. d'intimo oue.quio al dh ino. Ricordalo q unto, u rebbe 1upre1na1nen1e inulile riu111• mere quj, punto per punto, la minuta an&li!i ddla ,·i11, dello tplrilo, deU'arte del Belli. pro1Jo0u1dal \li,:olo nello duu.erllo nu1ri1e, erudite e geniali p11gine della ,ua intro• duaione: eume come oggi poleu et~ere compiuu., fon, 10l11n10 da lui, e1per10, e romano, e perdipplù poela. Che il lin1ua11jo u•llo dal Belli 1i1 non tinto un dialeno, quanto un idioma; che quale fabbro d1 1oncttì. 1ier ricono· 1cimcnto d'tm u•o del mutk:re conte d'Annuniio, il Belli non abbia rh-11i fra tutti i poeti italiani con1pre•i i ~ommi; che la ,ua Hom.:i 1ia rapp,e1Cnt11a fon un'arte 11 quale, traulic1nùo gli angu1li confini del con~uc10 mard1ietti•n10 "crnacolo, auingc un .en•o. ben pili che nuionalc, uniH'r• ,.:ile; lutte quelle co1e. in pule 1li note in parte rÌ•co• pcrte o ribadite con nuova inti•ione o confortate d1 in– tbgini nuo,·c, 1i tro1·1no qui coordinale nel modo me1l!o 1lle11ante. (E laadamo nella penna 11u1lche noura wccch1:i ohhiezione allo .ernipolo fi.Jologico, pu cui il Vigolo è tor– nato ai criteri gnflri adott:ui dal Belli. o addirittura a cor– rcuere la sua ~rafia. li do1e lo 1ttuo poela ancon non li a,•c1a ,iwn,mente 1eguili). I tre ,·olumi di qut.lll ediaione del Mond1dori 1ono, 1ipoJrafiumemc. auai belli: nitidi, cob illu1razioni di ru1 ri pi1rtiono quelle a colori, e più indici fra cui qnello nece•uriu.imo dei capo1·cui. e accurate. prezio!idime noie: per una 1ucre•1h·1 opetliamo anche un ,:louario, e un'ah· bondanle hibli0Jrafi1. Gio1·er.i cua I br guatare. fin:il• men1e. l'arte del 11octa a quei non romMni per i quali •n• con oni (n1al,:r:ido rl'irlni11i ri11·uli di quakht ,tori:i lcttttub) il Rl:IH non è molto più N1r un nome? Si per· 111adc.ranno, )cuori e rri1ici• .-he nc•tun poeta h11 I\UI<' l'lulia m1i:1iore di lui dopo i Jnndi ,~oimiui. il -'hnioui Jio\ine e il Leorardi, i quali roii dhcrian1t"nlc da lui, n111come lui, e-tprc~tcro la tni;tdia d'un'ctil or-rend,menle dcltua? ·* crudeuo che COJtltutrd In aegutto la vlua, vitallislm4 e.uenta del e monumento, alia plebe romana:; e peralno in quel vaphì accenni alla gra/ta, dal Belli creata e recata a perfedone, come egli .steuo al/ermerd orgogliosamente nella Introduzione af sonetti: e l'lel mio lavoro lo non pre.sento la scrittura de' popolani. Que.sta lor monca... La icrittura ~ mia, e con euo tento d'imitare la loro parola. Perciò del valore di ,egnl C0{1nltl io ml valgo ad e,primere Incogniti suoni•· L. J. Sora Ninetta mia Sora Ninett.a Ve scrivo 0uesta lettera \'e scrivo; Perdonerete se la fo In ca-setta, Perché m'hanno app,ogglato un lavativo; Ve dirò du paro!• in !urla e ·n t:-etta Sor pe !avve capace che so ,1vo, Ma tanto mos~Jo. per quer blo !egreto, Che PaN un peperone sotto aceto. M'è vtenuta una !rebbe bù e via Co antri cento cancherinl a.pprp,-.,so; So dieci giorni. corpo de ml zia. Che me curo me curo. e &.O lo stesso. Se vede proplo che aero e Maria M'ha.nno pe e ml peccati ciroon!r~so. Perché a.ntrlme ntre Jel le accusi brutte Nun s: trovano mnr.oo In Gallgutie. E nun è gntent.e queUo che v'ho detto Appetto a quello che ve vado a dine; Ho er gargarozzo m:o tanto rl5t.retto Che manoo er ftato po pa.ssà de Une: Nun cè rima.sto n.ntro che un buscetto Quanto proplo cc vo' pe nun morine, E cl ho un dolore corpo de Salerno. Che me pare de sta drento all'ln!erno. Ce vtengono er clrus!co e er Dottore A strozzamme ogni sempre cor cucchiaro; Che Je pUJa uno roaslmo In ner core. Me !anno vede er oole chl3ro chiaro. Sto sempre sur se more e mm se more, E tanto ce !enlmo ar monnezmro; Che s! nun me Il\ !a la malatia, La Santa<:ro:e me s~ porta via. Qut nuu se magna più che un pan,-ratt.ato. Oppuramente un po de semmoletla, Che proplo da cristiano bat.teu.ato Me danno er p:issaporto a le budella. Avete visto mal dietro ar ourato un·ammazzato drento a la barella? Ec.co come arrl::lotto m'hanno In vita La poca entrata e la Etragranne uscita. MetLetece un lmpla.stro su la gol11. E du visslganwcct su le bncela, Una sanguigna :l'una libbra sola. Con mmc fa.scie e ccrotlnl ln faccia; E poi dlteme un po se ve consola Sora Nlnett.a ml!l questa vtgnaccla, Queste miserie io. queste so ptne: Ce vo pacte-nza, m'è toccata a mene. Eh gluvenot.t.l mli che ve n·annate Con qurllo sporverato vlollnetto Come prop!o se !usslvo In estQte LI catarri a cercà oor moccoletto, Guardate un po a Mlodine g uardate Qui senzl. corpa sequf:st.rato a letto. E poi dite: si t.' \.nto me dà t anto, 56 Qua:1to tantone me darà, ma Quanto? * l,IITltJ .JA 1'1 ~1 ATTtJ ~TI Cfoacchino Belli: 11ut,10 JCono•ciu~~·Lyro D'AMICO U\RTOLO:UEO PI.NELLI - • Brlrantl in allarme• Biblioteca Gino Bianco Pag. 5 DUESONETTI COMMENTATI * 1619 Rifressione immorale sur Culiseo St 'a.rea.te rotte e·o11t li pittori Vte.n.,heno a. dd~rnà eco li pennelli, Tra. U 'a.rberet.tl, le crosee, 11 tlorl, ~ farfalle e l! canti de l'u.scelll, A ttempo de l'antichi imperatori Ereno un flteat.ro. lndove quelli Ownveno a vve-:tti Il gra.dlatort S!ra.eaMasse le coste e U scervelli. Cqua llòro se pUJaveno plucere De isent.1 ll'urll de tanti criatianl Carpesta.tl e sbranati da le tlere. Allora tanl.f: strane e t.ta.nto lutto. E ade&o tanta pasce! Oh a.vvmtl uma.nl ! Cos'è sto monno! Come cammla tutto! 4 settembre 1US. e L'af/lnltd. con slrtUI tirate di BJJron (M~reci, a. lii, se. , e Chllde Haro~ c. IV, str. 128 e segg.J può avere fondamento. dato ahe altri contatti con 811Ton sf µo.ssono notare nel Son. Un culldro bbu.!!o, 11 m ag• gio '33. Ma in QUeJto co~ in QUtl ltU>{lo U tono d.ef diu i,oeU t dlv-erst.uimo. Qui tl B. ironi.ua e cioè ri /e– ris~ tu un rtpi&tro ironico un t iPO di d eclamazione direnuta già allora convenzionale sul Coloueo e le rovine dell'antica Roma. e ne rù!icoltgg{a le fcdsitd. Rare volte il giuoco Ira il serto e l'ironico t stato da lui .sph1to a e/letti più scaltriti: pare una mu.!ica ,cTitta contemporanta.ment e tu due ton.aliti¼ dit'er,e. Come in altri frequenti ca.ti si ha qui il ,uo tìptco procedimento di trapillnta, e uno spunto proveniente dal mondo della cultura sul terreno popolaresco. SI veda fl 8011t'tto segut'nte che na.sce da questo, come rìsPOsta t contrappo,lzlone e non si manchi di con• fro11tare la nota l al Son. L:i morte ecc., 21 aprile •J,, dove egli de/lnisC'e I modtrn1 gladl9.t01"l gli « aocoltd– latort r om4nf, eh.e « per le corueguenze def loro s~n– guino.si litigi> e a/flui$C(lrt-0 tutt.o giorno» all'ospedale della. C on.solazione >. * 1620 Chi ccerca trova Se l'è \'\-&nUt.a lul: dunque su' da~o. Io me n·annuo 1n sifl pp' e.r !atto m!o, Qua.nn'eo::o che r:ncontro, e Jje !o: e Addio>. Lui passa, e nun'arl~ponne coJJonanno. Oleo: eEvviva er cornuto• t tr zor Orlanno (N"è tt.lstimonlo tutto Bborgo-Plo' Strilla: •Ah cca.roigna, Impara chi s:sò lo»; E t.torna Indietro Poi come un t.ira.nno. Come !o lo vedde cor corte.ilo in a.rto, Co 13. spuma. Jl la bbocea e li ·occhi roast CW'reme addosso P! vveni a l'assarto, M'Impostai cor un z.ercio e nnun me mo.--si. Je !esci !à ttre antri passi, e ar quarto Lo pres·1n fronte, e JJe ,croochlorno l 'os.sl . 4 Httembre 1835. e Pen-so che qui l'ossl ,ta110 specf/lcotarnente Qtulli della tc.,ta e non e le ossa > per cuf U roman&co ha. l'equivalente rossa cu dolori pell'oosa> a indicare tut• te le o.r~a in ocnere. Lo spunto del so~tto na.sce in– dubbiamente dal precedente " uuol rappresentare un combattimento del e moderni oladiatorf >. Alla r&to• nca esclamazione E a.desso t.arlta ?MCC! ... Come cam· mia tutto!, U Belli par Qui rispon.::fere che in realtll non cambla nulla e che rantfco vcuo gladlatorio so– pratviUe tuttora nella violenza 1'11.anucae sanguinarla, d'anronde trodi.2io11alee QU4$! compiaciuta di sé. dei romaneschi. Sl noti la corr'-tpondenza tra sfracas &s.s.se li scervelli 11cf primo sonetto f16l9J e jJe scroochl orno rossi 7ltl seco11do. Il Belli por dire: cccoi,t un m odent0 gladiatore . .Ma anche qui, come tn ta11tf ca.si .simili, ruitento morale -a.a cui fl Poeta aveva pr« o le mosse i pu~ato fn secondo plano di fronte alla /orza rile– va11tbslma dtlùi rappresentazione. Le terzine sono ammireuoli perch.é Il ritmo dei veui è l'ozio~ ste.ua del dramma, 1canrfila. nel 1uoi momenti e.uen.zi aU, /f. · 110 a quella fermata improvvisa nel blocco del tcr– :•uztimo verso: M'l1Tpost.a1cor un zcrcio e nun me mossi . Vedt quella io.rpeia immobilitd: del gesto minac• clo.to cui .segue una delle più lmpr èuionan u e battute vuote> :!i tutto il aem. Qtulla pa.u.sa, quel silenzio d'angoscia che i'apre fra la min accia d el colPO e il colpo ricorda quella del racconto dtgll attori in Ha..-n· !et Qua11doPirro alza la &Poda sul vecchio Prìamo. il rftm-0 riprende poi lento, carico dl attesa., rib attuto sul passi atessl dell'ovver.sarfo. Je feE"cl!à ttre ant.rl passi, e ar Quarto... per apPQggiare poi nllla c adenza ..tclla ra:ccaprlcciante onomatopea }1nale. Come tipo di mu.sicalitd e di scan.Jfone solenn.e su battute di nu• meri che J)OI risolvono b1 piena cad~nza, si con/ronfi co11: Pri ma l 'ha ddett.a un mu.sico, poi dua, Poi tre, ppol qu :i.tt.ro : ~ t.tut.t'er coro allo ra J'ha ddato rglù.: mmlserl cordla m tua <Er misere.re ecc.. Jl marzo '361 >. (Commento dl Gioralo Vtaolol.
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