Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 13 - 29 marzo 1953
Dor.icnica. 29 mar10 1953 La. pianura di IA>ccn sr1wlll.'\ le messi dal prorompere della primavera fino al– l'aut.unno: riPOSn tn unn 1>rofondn ellissi clrcondaL'l da mo'ntl che si Sl.."\.811A.no lim– pidi nel cielo. La pianura lucchese d'cstnt.e è un muo– vere-ondeggiare di verde ri dente. un con– versart' spiritoso con ogni !rut.to e gemma e ln ,,1 sta varia e danm e si p erde e si rtnfra.nc ::i e per nullo. I monti che lonta– nament,e circondano OSL'\colnno quelln le- tizia. • L .\ F I E R A L E T T E R A R I .-, NARRATORI mLI.A "FiEHA U.TTERARIA,, }f. Le donne di Magliano }f. . VI: ~AR.lfO TOB[NO chiamano, non si vogllon far sentire da nCMuno. voci che rlrpondono al· loro de– liri!: ogni poco si fermano come ascoltas– sero la rlspo.stn: a loro volta rispondono. E' il 27 Giugno. una. notte già di silen– ziosa e ftt.to est.ate. U\ B zlagl ia è ur\.'\ bambina belll~imo. di dlclnssct.te l\nnl, In ~lle bianca, lo sguar– d o Che esce dal begli occhi dolcl.sJlmo e Innocente. E· snella. delictlla e già con le t1epldezze dello. donna benché un qualche COS.'\ nvvcr\,n di una Incapacità a comple– lllrsi, una mnledl?.lone che è dietro alla .i;un belle7.Z.'\e san\ quella che vincerà <o forse perché ro In sua t.'lrn e che In ma– dre mori qui al manicomio e il fratello è nel e corr1',fcndl > n FlrenreJ. Quiindo questo ragazza è arrivata ha commosso lULte le infermiere per In sua dolce bPIJCZZ.'l; esso non ha mal conolCluto la modre però sn che è morta qui e i primi giorni domandava alle Infermiere se, l'a\'e· vnno conosciuta. come era ratta. come aveva gli ooch1, cos.'\ dls~e prima di mo– rire. ecc. servazlone. alla e vigll!mza >, Timorosa. dlffident::>, verginea MI\.Clda– lrnn che bagn9. di bcrlme le trec:e, ml ha ubbidito. Uni\ nmmnlata. già molto nnzlR.na, del reparto osservazione l'ha 1•egult1 nno alla porta com? le p::irtassero via un t.!SOro. Immensa potenza della ver,:i:lnen b!Ueu1! qu~ta anziana malat,- stava S"mpre zit– ta. chlu~a nella ~trnpglne e cx:g:I, poiché le strnppwano la fanciulla. lei S?mpre palllda. si è irrorata nel volto. e mi ha dt'tto concitatamente: c.tfnmo s:mpre sta– te inslem~. non me. I~ ~tga ! > Ln B~rlucchl. In delirante di nutoocc~1- sa, colei che Implorava senz'.\ l.tancarsl, acutamente, come una tragica, che ruccl– de&~ro p?rché sua u;ml colp:1, s! è mcs:ia di nascosto un ferro dn cab .• '\ dalla parte del cuore, re lo è conficcato tutto sl che una puntn arftora"n appena nella p!'llc della mammella sin!stra, l'altra punta fmerg~va nel dorso. Se l'è messo la mattina, le !nrermlere se ne sono a~rte sul ro.r della ;;era. La Berluoohi da due anni grida: e sono male det.t.a. uccidetemi. è mla In colpa, sal– va.te Il manicomio: salvate le malat!', uc– clde~ ml >. Olà pochi giorni ra tentò di spaccart"! la Usta contro Il muro. febbre a 38,5, stamani 31,2. Natural– mente ,•lvlsslmo Il dellrlo che è dunque co:=Iforte. cl crede In t.31 modo che è una rellg!one e la orma di o:rnl coraggio. Quest:i m11lat.ah1 glt occhi molto Chia– ri. molto belli. e, In certi giorni In cui non è ..:o3llnva,ata da-I delirio ml è pan;a di lntE'lllgenza QU8;>i. :i:utlsslma. Questo rerro da calz.a che è penetrato d!ntro Polmonl, ha snorato la punta ciel cuore. or:i che nel reparto vlgilanz..'\ llQ.l1 c'è più, comincia n vl\'ere: da un comune logoro ferro da calza è diventato un vivo astro. Nel repar to vi gilanza non cl doveva essere e Invece olt.re es crei è stato usato. Le infermlerc-c onl<l.dl nc che hanno la rc– spo,uabilitd, che d0VC\ano vederlo. tro. varlo, denunciarlo. ora sono costret– te. dalla paura delle punizioni discipli– nari e giuridiche. a pensare a questo cosi p::iclflco. ftr.o ad alloro casalingo, ferro cig, calza. Oià dive~ ml hanno mormorato: e le!, primario. cl difendo.>. E tpero che, nel caso. userò l'a.st.uzta che posso per di– fenderle. La Berlucchl stasera ha 37,2. Pag. li 1 ENRICO ACCATINO - e Vecchia cont.adlna • (dls.) Un~ delle tenere sopra elevntczze che mortlde sorgono per qucsL'l pianura è il oolle di S. Marta delle Orazle. Su questo colle si distende il mnnlcomlo di Lucca. per tutta la provincia ramOSOcol nome di cì\fagllano >. t anto che AfaoHano è slnG• nlmo di :nat.to e quando uno si dimostri~ Irregolare: e va l a Mngllano > oppure: e sci di MnglJ:mo? > e la ragione di questo no– me è perché la rrarJoi1e sulla strada pro– \'ìnclale pili vicina a.I manicomio si chia– ma appunto Magllano e l'hblllt..'\ popolare lnd!Ct\ con I mezzi più facili, e cosi que– sto nome si è appropriato o«nl tama ben– ché in realtà Il mn.nicomlo pc:>ggl sul colle di s. Maria delle ?~a~le. Nella cartella che l'accompagna (essa proviene dall'O"'l)e(ble Psichiatrico di s. So.lvi) c'è scritto eh~ prlmn di es&!re ricoverato a S. Salvi era dalle suore dove si comporta va benissimo. si dlmo3tra ,·a buona, lntelllaent.e e solerte negli studi: un giorno n1>1>nrveconfusa. come p-arla.sse In sogno e sempre più si alterò finché fu rlcovemta; e dn S. Sa.lvi fu t,ra$ferlla n Lucca., nel nostro manicomio, p~rche è do– miciliata in pro,•lncla di Lucca, In un pa~e qui vicino, dove suo padre 1a,·orn Ieri mattina è riuscita a impadronirsi d1 un ferro' da calza che un'altra m11lata teneva nR.SCostopzr, alutat-o. da una ror-. clna da capelli. farci la calzn, e se l'è piantato nel p;atto. Aveva preso Ja mlSura glu-ta: dove sen– tiva battere ll cuort Il se: l'è JnJ\sj(), Pt:rò li ferro. sia per non M·cre la P'J.nta 9.CU– mlnatn <era un vec:chlo ferro ruggino sol, sia perche la direzione non era davvero esatta m:i leggermente più bassa. Il ferro è scivolato sul cuore unza att.raversarlo, e ln Berluc,chì che credeva di incont:-o.r subito la mort.e ha continuata n lmml"I- l,lerlo Invano. e Il rerro ha a.ttrnvcrsJ.to pleure e polmoni nnterlon e post.erlorl, e ancora lr è rlma.st.a la ,·tt.a. E' arrivato lo &fa.celodi una chlroma.n:..?, aveva la pam1cea bionda ricca di riccioli, aveva gli avambracci e le dita pesanti d1 bracciali e a.nelle, era piena di pet.ecchie 1nr tutto Il c orpo, c ioè d i p iccole emor– ragie, proprio sot.to la p:? 'l.lc, che rendono In persona ass ai rlp ugnnnt e. Toltale la parrucca e gli altri !ngual– drappamentl f"I mootrava: spelacchiata. un puzzo lento dalla bocca ~r una stoma– tite: uJeerazionl multiple, Non aveva per r,ulla l>"J"SO l'altezzosità, pur t uttavia ha capito che è per morire; è intossica.ti .\ fors! dall'arsenico; è Siomenta perché s i sf'-nte estinguere la •:lt,a e fugge davanti all'Immagine della morte che continua– mente esisa ecaccla, e continuamente ri– torna. Qualcosa di nuovo n manicomio si erge, bastione monu– mentale, su un collina che &'alza dopo la d\SC:tsa del monte di Qulesn: a poche cen– tinala di metri scorre li ftwne Serchlo. D'estate le cicale vi cnntano perduta– men\.'e. E' un p:iese rlnserrnto e strel,to che contiene circa mille mnttl e trecento lntennlerl: non si contano gli nnditl, le $Cale, le soffitte che ogni gcnernzlone ho. sra tto e :i.munto. La dtst.~n za dn lln città di Lucca è un poco più di set.te chilometri. Una w.le cong regazione produce una contin ua sor gente d'lnteressl e nella cam– pagna Intorno U manicomio è euardnto come un raro che sparge abbondnnza . Questa oostruzione che mccoqlte i p.u.zl è ben ooncret.'\ e quell'Idea che a ch i oc– casionalmente pa<-sasulla via Sarzane~ dà di robustezza è la stess.'\ che htmno I pru– denti e chiusi campa.smoll. <Dlsnv\'eduta– mente si ngglm\88 che I lucche11I sanno trarre il sangue, ftno nlln sprcmltium, da tutto ciò che può gemere>. Stanotte dalle celle acutamente grldnno le ammalate. Le voci nrrlvnno e penetrano dentro lo splragl!o della fincst.m di came– ra mia che ho la.scinto socchlus.'\ per il caldo. Sono voci ncute, dnlle lame che di– ventan .sotttll e pcr!orantt con qualche cosa di dolce e insieme di Inutile: non 13. terra. I prlml giorni che ru con noi non s! d!– stlnse dunque che per la commozione cl1e suselt&va la sun dolce bellezza e I suol drw– vero tnnocent.l diciassette anni. Le do– mande che essa faceva su sua madre ac- • crebbero la pietà e già si pensava di man– darla presto n casn, presso suo padre, che era venuto n trovnrln e si era dlmostrn.to affettuoso e dellcato con la figlia. come uno che benché la pazzia gli abbia recato tanti mn.tnnnl non rinuncia affatto oC si duole di neppure uno del suol sentimenU. Mn ieri la Be-laglln ha cominciato a dire nppasslonnU\ment.e, ed h:t contlnua..to tut:.a !a noue, con In wa tremante vo:lna che e è man:l!l. è tn agonia> e mostra le due mani dicendole di un cadavere, e di nuo– vo aggiunge, con RII ocehl p!ù belli p~r ·1·Jmplorazlone: e sono In ngonln >. Anche stam:rn1 rlpete,•n queste Idee d~– llmntl st.rlnge,ndosl nll'infermlcra come nn~~e paura di qunlclH! cos., di oi:rendo che ineluttabilmente si nvv.Jcln!\vn. <Ho noUlto che le Infermiere. molt., delle qur.11non hnnno f\gll, In curano con ogni gBrbo e, per esempio, la petti-nano ogni mRtt!.nn con tl\le curn che le trecce endono morbide e perfette al lntl del colli', mcornlctnndola E In !l\ncl ull!\ sl prc3ta n qu~tc ntt.enrlon! come In pnu.ln non le iml)rol.sse di gludlcnre cJ} e nlla b cllc72.3. sl rende sempre omngf;lol. Ho dovuto tm,:;ferlre In B?lall'.11adnl pie .. colo, quasi semrre composto, reparto os~ Sul far della sera le Infermiere si ac– corgono di una punl3. neri\ che atflora sotto Il seno della Berlucchl e avvertono Il medico. che infine nf!errn quella punt.a e tira s1.l e la pun t.a ores ce in un ferro e Già n e ha tirato quatt.ro o cinque centi– met.rl e qut:fto fe rro che ii,flora le pareLl del cu ore trasmette le sue pulsazioni. co– me un tragico burat.tJno a ogni colpo scuote 11 cavo. Il medico ~osp~t,ta che U ferro sin piantato ml cuore e. !<elo levi'rà. nwerrll. l'emorr>l..gla e la morte; chiama un nitro medico, cioè me, perché sia te– i:.tlmone. SI decldt' di togliere il !erro, che viene tirato su: era tunao 24 centimetri. L'ammalata rimane viva, continua a urlare la rua maledlz1one, ta. colpa di or– rendi crimini g1à comme-~1 e di quelli fu– turi che compirà. Questo fatto è avvenuto Il 22 sera. oi;gi 24 ì'nmm' \lo.ta è ancora ,'1vn e non hll a lcun dis t urbo, solo una ,•olta ho. tos.'llto e sputo.to leggermente rosa. Ieri aveva la Non dice altro che: e voi ml dovete cu– rare, non voglio chiacchiere. ma.ndateml all'albergo a s, Remo> e non vuole en– trare In alcun nitro argomento. Sembra che non voglia scendere a essere una per– sona comune: umana. Tratta le Infermie– re con insulti; le infermiere la t.rattflno con ogni cura: essa. continua a ripago.re con volgare disprezzo. Non è più cristiana. non ha mant:!nuto nulla della dolcezza femminile. L'lmmnJ:lne della mor~ la sgo_ mentft mn non In ra cedere. E' forse ~ola nel mondo. Non rl.cordn nes.~uno e. lntcr– rogat.a su I suol tnmlllorl o persone care, hn disdegnato ogni risposta: sembra che runico sentimento o nostalgia l'abbia per ' un albergo di S. Remo. Il suo volto una volta dovebt.e e<-sére b(ollo e 1mperlo30, ora è freddo e vecchio: il suo ccrpo grasso-flaccido è llcvemcnte freddo per rtnsufftelenza cardiaca. Risulta dal nudi documenti che l'nccom– pagnano che è di Napoli, la città de: perdono. )IARIO TODINO QUESTO GIOVANE SCRITTORE HA VINTO IL PREMIO HEMINGWAY ,}f., n Premio Hemfnpica., di que- L p. · 1 lfwa un po' pallida, frastor- ::n~~r : ~{!~l:pt',Jn",;!:if' a 1erazza e .• cantante ~~~~ti:s;.~~t!~ :o~~~IC~li~ e o Morfo SM1H1tnl, ~, • IL andarono n un veglione delln ~;J:~t,ri~~::'.!{o':Ji~ :'::!'~ :n~~~:.~ ~.~. ,! ::171:f:tJ~~f;~i~11; * ~~:oq~:~ 11 qit:~,·~1 e;;:co~ ~ve;ti,:::1:°m~· ifr;:;!e~! rd ) ': l~ UC00-1."l. to di SE l~ G I O l\t.l AL DI N X ~~~~ac~~/u:.~~~!~~ 1 ~u!~~:: ' conro. re In povertà, tultn\'ln ~ sue Quel lo ch e pili stuph•a la pensava. n quanto era. candido, cui ave,•a. cantato nl Moderno. ,;uno gli chl~evn cosa cnnlR6: con l'Anita: che uomo, le disse, mnnl dure non le dlsplnccwmo. Plerm• .za.cm la trocoumzn ml• dl un'wniltà RUal prossima nl• dinanzi a. cinquecento persone. ge, e con chi. e in qunle cltta. un nrLlsta, puah. Solnmente A notte nltn tornarono II cnaa, sta a goffa ggine degli ruuJC?I ltl gmndCZZft: e nllom lo pre• Em di estate. nllom, le vie Mn la Pleraua. dumnte le sue !i[h artisti &>no cspl\cl di tali e l'Anltn rideva: e· fennand osl del Cesari che pure apparl\'f\ gnva di cnntarle e \'Oln. colom• Jcserte, e un madido pubblico nssente. vi ti,ce,•n capolino tnl• nm~,·oleue, e con una pletl\ rnLto I portici. IR \'!sta del bl :I.MI pel'50Jla dabbene. mnllnconlcn, bn. ,·oJn•· e tnlvoltn • le fOA:IIC domenlcnle, sorbendo gelati al- ,·olta: le icmbrn,·n di riposa""! QUIVI!matcmR. In p~n al ri• luml nella caligine. del selc ia– con wia sorta di smorto ml• morte 1t o e In vie en rose• che In fmgoln. rn,•eva n.scoltato e tm unn gente nota, pre\'cdlbl- cordo del nebbiosi in\'eml tra• to sconnesso. di un calfè dal stero nella profonda lnctn-ntu• ernno pur sem1>re cnnwnl do!- poi ,we,•n battuto le mnnL Ef(II. le, nlla quale lomavn per di- scon;l accanto Rlla stufo e al- ,·eLrl umidi di vapore. diede al– J"l\ degli occhi e negli nbltl rl- c1 e un po· dlspemte. JJ Cei..•• riordinando le hnprcssionl di mentlcare le proprie angustie, In sua gola dorata. le venh'a la Plerazza un senso felice gorosamente color ~. di rl. In tnccla blnndn. dagli zl quel giorno. ricordnrn le fncce e In vooc di lui. esile ma osli- dn giustU1carlo. E' un bambl• lii ruggente di se med esima: mnÌ quella tinta che prediligono gli goml scarlatti, emette,·n una onbte del suo uditorio. Jn loro nata come w1 dolore di petto. no. dlcC\·a aU-Anlta, deve an- la sua cltth le e.ra parsa co,i\ Impiegali di banca e gli lm- tenem voce di b:\mbmo. Sptt• complR«nzn. la loro noia In• Pinch~ li ~ari diradò le Jet· ~ra Imparare a camminare. bella: quel rQS Si ma ttoni. quel p re~ri teatrall Ln Plemu.n, Jnncando In boccn rot.tollnenvn terrottn per un nttimo dnllR terc, In cui es.rendo solito chic- L Anita s11nu1ava un atterrito !<intano scampRnio di com·en– ~bbe.nc donna accomochu1te. oon nlfannosn gestlcolnr.lonc I f;URvoce. La Plernu.n si dole,·a dcrle dlstrflttrunente dclln sua fòlupore che dava alla Plcriu- lo Udendo l'Anita ridere im• n on toll enwa rnria amlche,·ole sent.imenll che l'lm• ndc,•ano ,, dl non es~re stata presente: i:nlute In informarn dlllu..c:R. lJ\ li senso di una catastrofe. che lei rise; 1 risero i due dtl colleghi del Cesari: e nJ. che tentava di t.mc :mell.<'renl- e mn se mc lo dici tu> dlce,·n. mente delle proprie muccdlnl. oomc se fo..,;c stato tutt.o per- uomini. e qulr: tutti e quat. ~~~~~ ii:~:~!. !f~r;!,ra;: !:o~:~~~~"~:r:~~lo 1 ~~•:1~C e 1 ~::n~~: ~f~~r~e ~-.~:e:·n I rn~~t~::~~o1: 0 :n~ll:t~~OP!di d\~~~l f11ccndoslpiù \'l\'O I! Cc· \:,,~~:°ef 1 ~~~~~~~~ N~~t~~ litl allusi\'!, .di unn slstemntl• cornrsl nne emo1.lonl di lui. borghi li ella Romngnn Ili Pie- nffnnno, ~embrnndolc lrrepnra- ~11rl.riprese lns!eme con IAni- ~hc i!dcrc le !ncc,•n bene, e ~~•ag:~taun~~':fi~ r::~~~ 1 ~1~tnt1t~~;~::.a 1 ~ ~~ ~:r~. P~~~n: 1~ 1~ 1 :e ~ fi~~I~ ::u 1 :ni: 10 ~1t~~ ! 1 110 ~:a;!\.~~ ~~n~cn~~~:~~~~so~. r~ 1:~ J>ensnva che I coriandoli rima·• ,•ftnlti\ e la repulsione.. Il Ce· ronipngnnm nlln stnzlonc per- d!osn di un cosi R\'Vlnto can- le! IO capiva. Forre aveva tro• rrndo sulln k>glìa dçl bnr, nv• glJ llltru:catl f'Ulll\ farla lrt:llf\ Earl em molto che non k> ,·e- correndo al suo fianco portld tnnte.. Appunto perchè l'Anitf\ rnto un'altra cui cnntare e ,·o• ,·erth"n le teste girare verso di del ,;uo Cft\'Al'.crc. es lanw ola de\'a. fon;e canta,•a a Imoln S('lllillwnlnntl, frn ,etrine di gllelo tnvldlan1 la Plcrtl.?7.A go. la. co!ombn. ,·ola 1t: e phl che lii\ e pol Il toro ritmico clon• ~mo nit~ IRgnm;Ù eoncwa,•::lO in qualche festino lm•cmnle: blnncherla ro<;a. di mortndcllc de,•a nel lodnrlo. nel mngnlft. per la bas..ccun del trndlmento dolio. I loro capelli gre\'l di n con I e- 117 .a. orn E: c e• tuttt\\'la lei ne portava nm- ,·.-ntllnte da scncclamosehe di cnme In bellc:rza. I capelli aot• si tenth-n offesa lmmng1nnn• br!llnntlna. c:Oh, ecco la Pie• se come si chlamR.S..ce, e se. un maglne tn fondo Al cuore come ('tuta, di s:.ui,efnttl mnnlchlnl lìcl e bruni. la signorilltA che dolo n cantare di mala voglln 11\ZU\ 1 • eo;clnma"<'ano -faml!lnr• ~lomo o ra1tro, non nveMc nul• al porta una reUquia. o Il ri• ool ,•I.Po di legno. e. non sape- rh'ela,•n In trattoria allorch~ per una donna che non po- mente Pnrla\'ano di ,port, spc- In In contmno a oondurla nl cordo della prima ne,·c. di una ,a l)C rchè, si Fcntlvn fclloe.• pnrll\\'I\ con. I cnmcrleri oome ;e,•a caplr!o. Questo sopmtlut• cle nel pomcr!ggi fc.;tivt dopo cinematografo. call7J0nedelrinfanrla, di un pn- 1 ;un.sl Il Cesnr: !ti&e un amico y f<l,.fero .!iU0Ipari; tanto che to In mortllìcm·à. Si confessò In p:-&rtltn. Ln Pierar.tn Il nsocl- SERGIO MALDINI dre defunto: qualcosa lnsom- rl emo asslE:mc 111 quale Rllen- rAultn nello s~ot?.Odi ftpparl– ma ehe rian.uma nel casuali dere In ,·ccchl.lla e tnre qual• re lndlUerente condh•idevn I llneomèntl di unn foccln. umn- rhc bambino. pareri della Plenu•,1,n dicendo na w1a miserabile e sontuoAA Talune sere quando egli nvc• l)Crslno: e ma quello che ha di ~taglone delln vltn.. Era. la ''I\ mclmolnto più del prevL,to pif1 bello e proprio li timbro di Pler1u2,n. alta. lnclprlata. dnl In conducc,'n n mnnglnrc In ,·occ •· fianchi rotondi ed lntemllna- trattoria, e sce~l!emno mm La Pierru-.zn. le .rnccontn\'n oo– blli. le !Rbbra rosse. la fronte e bucn 1tdalle scale \'i5Clde, In mc Il PrQfSlmo a~to nvrebbe corta, I capelli di un nero nr- cui dietro la mole unta e nf• cantalo nnche a Rimini dumn– i'Cn to, st che glJ amici del Ce· fnblle di una cuoca np)lnrln\ tr, In atnglone del bnJl)'ll: e C:081 u.rl, quando lei appnri,•n fra w\A salett.a adorna di rltmltl pnrlnndo se lo immnl!'.lnnm In I b aristi dcJrF.dlson, non AA· di can1nntl Quesll cantnntt 1t1accn blanca. plegnto sul ml– penmo tmttener!!l dalre-;c]n. 1nostm,•nno. In Ingiallite toto- ('rofono. In preda n quel lnn– mare pl\.role colle quali Ml{lll· i;c:mfle.momenti di trionfo: nel R,uore tnnto simile al languore flca,·ano tutte le oonforte,·oll cMenstofele1t, nel •Rlgolct101t. delle pr!mf' attrici al tempi del poglbllltA che le dlmen."1onl nell'c Aldn > non vcnh•nno mnl mm mu10. e Ma dav\'ero? > di· della Plcrau.a sottintcndevn1l0. meno a un sussleRO lCnorllc. e cc,va l'Anllll. e proprio n ltlml• Questi conoscenti del Ce~nr! dt fronte alle loro figure, OO· nl? •· La Plem7.7.n c!.UIUl\'R Ja.cemno rlsnltarc nl suor OC· l)Crte di pnnnl zlngnreschl o .-011 hnnno gi/J fntto Il con• C'hl la noblltA. la ,•agn trlstC:12.n regali secondo I casi. si lnuna. 1 ratto• dlcevn • Non ml mc– dl lui. che alla fine em un ar- i;c:lnn\'nnoplntee dellmntl e II rnvl$[llcrel se domnnl lo prtn• tlsta e non un l)Crdltempo dnl• direttore di orclu•stm eAAusto dc.~cero nnche alla rndk>1t fn. la mattlnn nlln sern Incollato mentre SI nggitL~tn I cn.pclll ln ('evn l'Anltn, :-Pnriando accen• Alle sponde di Ull blllardo. La dlrordlne. Ln PiemZ7.n e Il Ce- t·invn le ce• e !e COlt. e tl– Pleraua si era oomplnclutn '11 Mlrl !>ede,·nnoin un angolo. Più rnndo fuori .uno ~pccch!o, per tale dlfferem.a: e be.nch(> !fl tardi cntra,nno nelln snlettn I lllf'l!'IIO distribuire II cnnnin'o. lontananza del CeAArl le del· ,·eri protagonisti. cun•I. pl\l ~, montc,·a ,•,l$[a:ue1•lc Il !ab• se dCRII smarrimenti. clln si \'Cechi. dnllo sgunrdo hunltn"O bro Inferiore). e E poi lui ha inorgoe:lh-a della carriera da di fanclulll Innamorati del 1,tmpre Muto un debole per le · lui scelt.A, tra le pili r.cabrose suoni. li CesArl su~urava nlln c11nn>nlnRpoletane >. ma fra le più alte che un uo- Piemu.a: e Po\'eretti .. rono d<'I Qunnte ,·olle continuò ad RI• mo poMR mal seep:Jlerc Il Q-. falliti... l'opern i> ormai lillJ>C· 1<'m1Nlo. J\ dMdeme l'nn,!a per 1 rnrt avcvn già enntato n Ce• mta ,. Lei sppro,•n,·n Il cnrl- I microfoni. per le lune calde di rena, a Fori!. in orche!ttrlne di tnte,·o\e dlspre?.?.Odel Cesnri. tutte le cam.onl dC'Imendo? Il t<'I, t.ette clementi: e nlOlte rn• o legJ;:e\"nnel i.noi occhi uni\ Cf'~<mrl tro,•ava nclln Plera;o..zf\ ptu di quel luoghi gli a,•e• csprcl,Slone di furore: egli non nn magnlfìco pretesto 1>erpar– , ano fatto capire che ,;e egli AA~bbe mal stato cosi tq>Cnto,lnre di s~. 1acluunente ch 1 e "''e!'..~ loro proposto ore di nb• cosi ms.~nnto. Oli dlcC\•a: dcndo un'nmmlrn:done potrat– bnndono non si sarebbero tlm• e Non c·t- ne.">">UllO come te . tn che k> ei;illassc dalle rlt"dc tf' lnd!e,;tro. Clò il Cesnrl rac- ne/i.-;unodi loro saprebbe can- stri aml~7Je dcll'F-d 1 ,;on. do,•e conta,·a nlla Plerar.r.a. al rl• tare come canu tu>. li Ce:M· non gli si dava que11·in1PQr•nn tomo dP.t ,·aF?abondng~I In pro- rl le ~a,·a le m11nl ii:rM·1•.a.che cii:11credeu di .m•r~t•· ,·:nc!a. lo gnoklng ancora o- fOCCe sul braccio. quindi ordl- ~- Nelle loro apparlzloul al- ·ol'OKIdi ooriandoll. di fumo. nan un meu.o di lambrusoo. I Edl50n incontrnano le .:;oHte : r<'he:e di camc,·ale, e lei e le rlcorda,·a Il pome.rinto ln1facce gclalbe e dh·ertlte, l' nf'~- iblioteca Gino Bia * r..?accont:o dl REMO LUGLI Andavamo di città in città, di paese In paese. Camm!na– \•amo per lunghe ore del gior– no e a oolte anche dello. none. lo d11vnnt1 e Ma:-!na dietro. Sulle spalle portavo uno zaino ohe conteneva le nostre po– ohe cose; a una del!e c!nghle tene\'o appeso un bnratt.olo da con.serva, aperto e \'uoto, che cl &er\'l\'a per mangiare quan– do ne trovavamo. O gni tant o, cammlnando, mi , ·olt.a.vo a guardare se Marina era rim a– sta Indietro. s~ dOVC\'0 fermarmi per aspettarla e C'c ancor11. molto?• ml chiedeva n!r11t:cnw. qunndo m'nve"n r:l(.l~lunto. e Ormnt cl s!nmo • dlct'm lo. lnvnrl:lbllmente. Poi, quando si nrrlvnvn, nn– dn,•nmo a cercare da mnn– glnre nelle caserme o nelle chiese o negli nslll. E Infine cercavnmo dn donnlre. La gente cl gU3rda,•n oon mcrav\Gtla come se non 11ves– S{' m:11 \'tsto due giramondo. mn lo non face\'o ca.w agli sgu:ardl menwJgl!atl: nnda\'O t\\'Rntl con JR ~ta alta, gli occhi f!Y.I sulla str.1da ohe anoom dO\'C\'O peroorrere, I pollici lnfllntl nlle cinghie che ml pa.,<.avano M>tto le nSN?lle e pens.,vo :li momento In cui snremmo nrri,·au, Orma! MArlnn si era abl– tuntn a quella vita. Ernno otto o nove nnnl che nv('vruno !R'ICl:uo n nostre paese e che cammlnnvnmo per 1>trndr s cono .,c:ttte. Lei s! èra SlllllC!\t. '1.di chlederml QUfln– do cl sa rem mo fernuU dcfl• nltl\'.imente e avremmo ripre– so l:i. nostra. vita dl prima, con una ca..-.a e un ln\'oro. O forse non me lo chlcch~,•apiù perehè s. ,peva che m1 s.uel nrrabbb.to e le a\'rel propo– .!il0di rer marsl e di lnscillrml nndarc da solo. Si dormiva quasi sempre nel flenm o nelle stalle. Qu.nndo ml sdrnia,•o, ml nd– dormc ntn"o p resto e presto ml S\ 'eglln.vo la nutlna, Ap– pena vedevo u no spirn(;IIO di luce ml 11,l1.nvo In piedi e ch!t1- m1wo Mnrlna. Non potevo star fermo, non avevo t4!mpo di do:-mlr e a lu ngo: do,·e,·o andare 11. gira.re per la clttA o per li paese che a,•c\'amo rairgiunto e ohe cl era scono– scluto. Do,·c,·o andare a cer– care qual~. quello che cer– CR\'Oda tanti ano! e non tro– vavo mRI. Marina ml seguiva con ii:11 occhi In ressu:-a e Il passo Incerto: \'enlva avanti on– deggiando e st.mbrava che do un mcment.o all'altro dovesse nrtl<>M:lnrsle st.cnderS! 11,ter– rA per riprendere a dormire. Mentre cammlnnamo per le vie dell11città o del paese In quelle ore di pr!tno mauln o, cl Imbattevamo nC'1'II .sp ,ati.nl che pull\'ano le st.rade a ncorA de..certe,nel macella! che apri– ,•ano I negozi, poi nel lattai. A m11noa mano che s'11liava Il sole vedevo la città o li p..u- 5e ~\'cgl!ar51, animarsi. Io contJnu,n-o a soll~ltare Mul– nA Ptrohè ml segul!SC con PIIS!Oplu .svelto. Quando avcv11moglrat.o tut.– ta la città o Il paese. cl rer– ma\'Amo a .!edere sul gradino di una porl.3 e al!ora, mentre Me.r: nn s oimecchlava o al la– ment. :t.va pe.r le gambe che le dole\' ano, lo ripensavo alle strade che RVevo percorso po– co prima. C'era sempre, fra queHe, una st.rada nella qua– le ml pareva potesse esserci qualcosa di ciò che aspetta,•o o Rddlrlttur-a tutto. Erano, n \'Olle, scorci di logge o di cor– UU nppena ;:.mra\'vlstl che ml rltorna,•ano alla me.nte: e ,·o– levo ~apere a tutt.l I coc:tt co– sa c'crR In fondo a quelle log– RC e negli angoli del cort.!11 che non avevo !Atto In tempo n. vedere pas.--ando. Dovevo per forza rlmettt-rml n glrnre per lo cltt.i on:le rltro,·are quel post.I. TirR.,•o Marina. per unR manica e Je d!Ce\'o di rlRl7..arsl: e Ancora?• dlcr\'a lei con un f!lo di voce. senza l!perRnu. e Andiamo tOIOqu1• dlC!\'O e ci metteumo a cam– minare di nuovo per le stra– de In cerca di quelle la&se e di quel cortili. Quando li r.– troviuo ml accorge\'o che non c'erR nlentc che ml lnte.res– &iuse e Rllou. mt rtmette\'O In cerca di uno sca·ino perché 1>0tess.mot.ornarcl a sedere. ra non avrei gaputo dire che 006a a\'evo sa!dato durante il giorno. Unn domenica conobbi Ma– rini\ e lncominclal a volerle bene. L'nmore era una. cosa che ml pl11ceva.una cosa nuo– va. Marina veniva ad a.spct- ~!~~~110°'1e11~6f~ci~:"~tl ~i1. stretti l'uno nll'o.ltra. andava– mo a fare un giro per qual– che carrarecc~ e cl sc dc\'amo sulla. riva di un ras.so . Marina ml p3.Qava del l:l ca sa che n,•remmo nvuto tutta per noi qunndo fo.,'-lmo sposa\.! e del– In no.,trn vlb futurn. Una ,;rra dl!,,1 o l\farlna che vole,•o spo,nrla presto e che L'l C.'lsnavremmo potuto met• terln rm con I c;oldlche nve,•o dn 1,nrtc. LeJ era enttu!RSta di quelln Idea e ml abbrnoclò con i;rnnde nHct.to. Cosi cl rpo.snmmo e a\'emmo unn casa t.uttn per noi. DI gtorno saldavo I peu.1 d('fl:11Rrntrl pensando a Ma– rina e qu.,ndo suona,·a. la si– rena nndn,•o a OS.."-8. d1 corsa. e MarinA, Marina• dlce,·o en– tmndo. c. N>me è belk> che w !iila QUI Rd aspet111rml•• poi ml gu11rdn\'OIntorno e vede– \'O In stufa, l:L ta\'0la. la. ,•e– trlnn e Je sed!e. L'Indomani snldn\'O nnoora del pezzi dl :\rntrl, Poi tornavo a CRS.'1. e dicevo: , Mnr!nn, Mnrlna, co– mr è bello che tu sia qui ad iupettarml •· Ml guarda,·o In– torno e vedevo la stufa. In t.a– voln, In vetrina e le sedie. si ~c~~~r~~ ~~~r,!· =ritt vetrina. la tavola. e la stufa crono sempre quelle e Marina ml n.bllrncclava. 6ClllPre ano lltC'.11....CO modo. e Cosa c'è di nuovo?•• ahlcdevo dopo l'ab– braoclo. Marina diceva che non c·ern niente di nuO\'O,che non dovevo esserci niente. Eppure n me s-cmbrnva che un g:orno o l'llltro qualcosa di nuovo avrebbe pur dO\'Uto es– serci. I mesi passavano e dJVcn– tavnno nnnl. Sarebbe potuta nrrhmre una lettera, per esempio, non una lettera. lns!gnlflcante di un parente che diceva di aver avuto IA bronchite, ma una lettera .spedita da molto lon– tano. da qualche persona sco– noecluta con delle parole ln– teressant.l. A.spetta\'O lJI. let– tera, oppure un'altra novità qualsiasi. ma non arrivava mal. Marlna avrebbe potut.o d!rml, una sera, che erR. ri– masta lnclnt..'I. e che presto avremmo avuto un figlio. E Invece Mn.r!na non diceva mnJ nullf\ di ciò. Ml chiedeva che cosa n.,•evo e che cosa a&pet– tavo c lo rispondevo e nien– te• e cambiavo dlscor:so o ml mettevo n mangiare. Una notte, do;><>essermi n lun10 glr11.toe rigirato per Il letto a.tnza poter trovare aon– no. abbracdal Marina: e Non ~ p.ù star qui• le dissi con la bocca n9.3006ta tra I ruol capelli. da,,anU a. un orecchio, e domani non rl– ton10 In officina.. vado In clt.là. >. M. nr! na s! dlst.rlcò d11l mlo n bbrll-t elo, Accese In luce e ml guardò In !Accia. e A far che cosa?• chiese. , Non eo, dis– si lo e vedrò •· e Ma. domani sera ritorni?•. e No, non rl– tc.rno. Verrai nnohe tu con me, pcrohè qui verrà a:t ab!– tarc Paolino, il biondo. che si C sPl)!iato 111. settimana sco1'51\ e non ha CA!iia. GU ho vendu– to tutta In roba •· Ml continuò a guardare per qualche minuto In allcnzlo, Marina, sem.a essere CSP3Ce di npr!re la bocca, poi. nll'lm– prOv\'~0. sco;>plò a piangere. AHon:lò I n raccla nel CU'-cJno e pian.so forse per mezz'ora. I o spensi la luce e ml glr11,I dall'altra p.'lrte. L'Indomani matlna partim– mo In oor:lera l)Cr la cltu\. Qunndo fummo arrivati, an– da.mmo a mangiare ln una Ol.'lterla.Marina era tacl\.urna e teneva sempre gli occhi bas– f!;,lo: un ti;atto ru;,pe Il si- c Adf'SSORndrRI a \'edere ln q\:alche officina se ti danno da lucrare•· disse. e Cl andrò• dLssl lo, ma pensa,•o che non cl sarei an– dRto. Capivo che se 11.vesal trovato del lA\'oro sarebbe rl• comlnc:at.'I. per me la storlR di prima, di qu11.nto ero al pae\e. Volevo aspctt.arc e $1:l– r11rc per 111. città per \'edere cosa c'era di nuovo. La M"ra andammo R dormi– re In alber10 e !'Ind emani cl mettemmo a ~ira.re di buona 0:-11 con lo za'. no e I fR'òtOtt!. del lavoro, ma lo contlnua\'o a rimanere nelle st.ra de del centro. Pwò un alt.ro giorno e un altro ancor a. sen za che lo aveMI trovato una officina. Andavamo sempre a mangia– re In ost.erla e a donnlre In Albergo col soldl che avevo rl– C3.vaw dalla vendita del mo– bili. Il tel"ZO giorno Mar.na riusci a tanni prende:e una. strada ohe andava ~rso la perltcrla, Camminavo con U continuo t .lmore di vedere .!!'J)Unt .a.re , da una parte o dal– l'altra., una clmln1era: ma a un certo punto tncoml. nciam– mo n. trovare del larghi spl.at .- 71 M-nzn ca,e ç poi del le \'llle Isolate e quindi de1 ternnl colllvntl. Non cerano officine su quella strnda e lo ml sen– tivo contento e desideroso di andare nvnnLI In fretta per \'edere In qunle n.ltro posto sa– remmo nrrlvntl. e Ferml:unocl. torniamo ln– dletro • Incominciò a dire Ma– rlnn qunndo s'accorse che non c'era più alcuna probabilità di trovare lavoro. Ma io pl'05e• gul\'0 unu rl.lJ)ondere e al– lunga,·o Il passo. A Ulrdn sern arrivammo In un p.'lese. MarinA.plAnge\'a per la stanchezza e per Il pen– tlero che ancorn n,,eva della Cl\S..'l.Ci alloggiammo In una locanda e Il giorno dopo rl– p:&rtlmmo. e Andiamo n cer– care un'altra clt(A dove cl slnno delle fnbbrlche •• le dis• si per trasolnnrmela dietro. Mn delle fnbbrlohe non ne I ro\'ammo per molti giorni e qunndo ne trommmo lo dissi che non pote\'o fe:-marml in quel luoghi ohe erano squal– lldl e tristi. Volevo cercare. un P,.'ltseo Wln città plù belli. Quando a,·cmrno ftnltl 1 soldi lncomlnclammo ad ac– costarcl alle CA.Senne,all'ora. del rancio, e a chiedere a.I piantoni se era avanzata del~ In mlnest.rR. Altre volte an– davamo nelle chleoo o negli nslll. Cosi potemmo sempre continuare a. girare e Intan– to 1)3.t;Sal'Ono I mesi e anche gli anni. Quando cl ~rre:mnvnmo un po' a lungo In un poato ml ac– corgevo che la gente era bloc– CftlA In un cerch!o chiuso. Le donne al P.ffacclavano alle n- d~~!· J~:8tenoau~ 11 nn:.!~ di fronte. SI chiedevano In prcs Uto uno s p!cchlo di agllo Pf'.t cucina.re !I pranzo e un = g~ls ~:n~~ f:[Jiè''ffo:~ mariti, quando si 9.tza,•ano, la matt.lna, h1do s..~vano l a tul.3. e andBvano a lavorn.re In una officina o mett evnno le mezze rpan!che nere per andare In un ufficio e a mezzogiorno tornavano a casa. per man– giare e poi riprendevano Il lavoro fino n. .sera. Tutti i ~: 1 s.!!1 ~~:11 ~e~:{ uS:~i Intenti al tollto monotono Ja.– \'Oro e le donne nella. casa a f11,rda mangiare e a lavare le tute e le mezze maniche nere del loro mRrltl. E cod per nnnl flno a quando non fos– sero dlvent.ali vecchi e fog- !ìrocCr:r~;1 g:: ff,da:d a.spet.tare, a c ento met.rt dal pa.e~e o dalla clt.tà . Ern un co ntinu o cerohio chiuso e appena srorgevo in– torno a me un ritmo faml– ll11re - un uomo che rlnca– ~va d al la\'oro o la.sciava la ca.sa per andare a lavorare, uni\ d onn11. che andava alla fonte col tecchlo o che st at– facclavn. a una nnest:-a - ml 5enth·o agitare da una sma– nia incontrollablle. Immagi– navo come sarebbe stata nel– le nitre .stagioni dell'anno Quella st.rada o quella piazza nella quaJc ml tro,•avo: abba– cinante i:.ou.o il sole d'ag06t.o, cup:1. !!Otto un cielo t.empora- }=tt 1:s: 0 :e~~un~-? n~e:~~ E gli !lassi uomlni e le 1l.e5.se donne ehe 11.nda\'ano e veni– vano ora con abiti chiari e lep:gert. ora con abiti scurt e pesanti: lavora\'ano e si rlpo• sa. vano, lavoravano e si rlpo– sa, •a.no ed erano sempre più ,ec cill Non potevo ~t.cre: dove– vo rlp.'lrllre ln fretta. rugp:lre dA quel cerchi chiusi che ten– tavano di bloccannl per te• n('rmt fermo In quellA assur– dn vita. Dovevo andare a cercare qualcoaa. di nuovo. Erano ouo o nove nnnl c1,e fnce,•nmo quella vita. Prlmn, al pae~e dove abitavamo, ave– ,·o un la,·oro. Fai:evo il 39.ldn– tore in una fabbrica di ara– tri. Il mlo padrone diceva che ero u no del mit;llori operai che 11.ve ~ e per Nat11lee per Pa.– ~qua m l faceva qualche rega– lo. Non so come pote:,~ t.,sere tonto bravo. l)trchè lavora.,•o l!f'nu penure molto al mio J:w~r, e q 1an:lo er::, alh S!- Marina tcmava di farmi t,?I· rare per delle ttf'l lde della per:Jerla perche p: >tes.sl tro– r:ue un'officin.J. m• e Ch iedere Ma non rtu~clvo a trovare qm,llo che cercavo. In certi momenti ll\'rel ,·oluto avere UM. CMa e un indlrluo per pote-r sperare nell'arrivo di una lctlera: ma l'!dta della. casa era terribile e non pote– ,·o aSAOlutamente !mma.11nar– ml ~ncora ds\'anll a una ,tu– ia. a una ta,•ola. :a. una \'etrl– na e a delle sedie che sarei>-
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