Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 8 - 22 febbraio 1953

Domenica, 22 febbraio I953 E' uscito recentemente, nella collezione di e studi rellgl0$1, etnologtcl e pslcoloal– ct > dell'editore Einaudi un grosso volu– me del prof. Giuseppe Cocchlara che s'ln– Utola e Storia del folklore In Europa>. Il prof. Cocchlara è probabilmente 11 magalor !olklorlsta o, come si diceva una volta, 11 maggior demopslcotoa:o Italiano vivente. venuto dalla scuola del P1tr~. egli ne ha perfettamente assimilato 11 clima spirituale, fatto di scrupolosità, di probità sclenunea, di un Inesausto amore al do– dumento; <Il Pitd prescriveva 11massi– mo rigore. un rigore quasi feticista. quasi monacale nella trll5crlzlone del documen– ti di tradizioni o di letteratura popolare; ne voleva un testo stenograftco che ripro– ducesse con fedeltà meccanica tutte le pl(l piccole Inflessioni del racconto): e fatta anche di una capacità dl laVoro enorme. pressochè Illimitata. La e Starla del folklore in Europa > si ngglunie ad una lunga catena di saplen– U lavori: ed è In certo la e summa> della fatica culturale e filologica del Cocchlara. E' l'opera In cui vengono organicamente svolti e coordinati 1 risultati di una vita di meditazioni; e da cui perciò si possono trarre le concluslont, fissare i punti fer– mi,. giudicare I llmltl, stabilire Il decor– so e le prospettive circa la situazione de– gli studi di folklore oHI In Italia. lnfatll, il libro del prof. Cocchlara non rappresent,a unicamente se stesso: nel di– segno, nella struttura generale vuol es– sere un rlepllogo o. meglio, una presa di J)OSSesso critica delle varte concezioni che si sono sviluppate da quattro secoli a que– !Sta parte Intorno al problema delle tra– Hztonl popolari, largamente Inteso. ln eMO conftui.scono, Insieme alla Pro• ~!ematica tipica del folklore. altri lnnu– merevoll spunti: la nasclta dell'etnologia come scienza, la critica Intellettualistica portata daglt Illuministi sull'Idea di su– peratlzlone, le wcltanschaupng nazloua! popolari del romantici tedeschi. il malin– conico tra.5porto per la natura primitiva e la poesia degli umut che carat.ter~ un certo momento del romantJclsmo In– glese, le gigantesche mante classU\catorte del positivisti; e Insomma tutto quanto In bene o in male, con maggiore o mino– re talento culturale contribui a creare l'odierno concetto di un folklore che, per usare le parole di Antonio Gramsci, non sia studiato come e elemento pittoresco> ma in veste di e- una concezfone del mon– do e della vita., im plicita tn grande misu– ra, di determinati stra.ti (determinati nel tempo e nello spazi o> del la società. In con– trapposizione <anch'essa per lo più im– pllcita, meccanica, ogaettlva) con le con– cezioni del mondo ufficiali <o, in senso più largo, delle parti colte delle &oeletà storicamente determinate> che al sono successe nello sviluppo storico>. Un lavoro immane, come si vede: per la cui completa riu&clta bisogna supporre che Il classificatore abbia ceduto 11 passo allo storico e che l'ldea.fona. l'Idea-ma– dre che regge rlmpalcatura del libro sta giunta a compenetrarne ogni più piccolo dettaglio. Qual'è, dunque. la ooncezlone che Informa la e- Storia del folklore In Europa>? Nella premessa al libro, 11 pro– fessor Cocchiara .scrive quanto aeaue: e Gli studi del folklore, che sarebbe In- LA FIERA LETTERARIA Da quest'opera - la "summa,, dell'aftività del Cocchiara - si possono trarre le conclusioni, fissare i punti fermi, giudicare i limiti, stabilire il de– corso e le prospettive circa la situazione del folclore oggi in Italia ~ DI JROJBE .R'Jl'O CANTJCNJ[ enuo Isolare da tut~ quelle esperienze che danno loro vita, non vanno dunque considerati come tanti tessuti ciascuno a se stante, bensl ocme un unico tessuto nel quale I vari nu s'Intrecciano, è vero, ma non per darci altri nu. bensl Il tessuto stesso. Lo storico che vuole peraltro tn– daa:are l'origine e lo sviluppo degli studi · del folklore europeo deve convertire I co- siddetti metodi che 11 hanno mano a ma. no caratterizzati non In una serie di rl• ceU.e a carattere m&,&'ICO - e fai questo e avrai quest'altro> - ma In una somma di esperienze e di Interpretazioni perso– nali. E' ovvio quindi concludere che la storia del folklore non è, e non può essere, che la storta degli Indirizzi di pensiero che tali esperienze hanno prom0S50. nel loro vario concretarsi e indlvldual'$i nella per– sonalità e nel mondo della cultura det slna:olt studiosi, la cui opera va giudicata non solo per quel valse ma anche e so– prattutto per quel che vale. E' alla luce di questi criteri che lo ml accln10 a stu– diare oome si sia formata in Europa una coscienza del folklore e come da essa sia POI nata la sclen:r.a del folklore. La mia Indagine pertanto è, e vuole essere, untt storia Interna, o meglio direi In senso vi– chiano, Ideale di tutto un movimento di studi che port a l'E uropa alla ricerca dt se stessa in ciò r.he essa ha di più Intimo> Abbiamo citato pr ima Il punto di vista di Antonio Gramsci In materia. Un punto di vista che è una p recisa locallzzatlone del problema cd-i.ma Indicazione. non me. no esatta, d el cammin o che lo storico de– ve seguire per Indagarlo nel suo aspetto ccncreto e puro, non nell'altro vacuo che ne fa un e divertimento> ad uso d) aran– dl e piccini e abbassa lo storico al rango di un cantastorie. La citazione non è nata a caso: lo stesso Cocchlara riprende. sem– pre nella sua premessa. alcune parole di Gramsci. Cosi è evidente che lo schema del libro vuol riattaccarsi all'Idea di da– re una deftnlzlone del folklore che nan sia puramente classlftcatorla. nè che scan– toni per la via dell'ldolegg1amento este– tle-0. del piacere formale; ma sia In primo luogo una Ipotesi e storica> e e reale >. LascllU1loancora la parola all'a.utore del libro; Il quale sottolinea che: e •• .se le tradizioni popolari vanno considerate co– me formazioni storiche, ti problema fon– damentale che, data la loro natura. esse pongono è un problema di carattere sto– rico. E Il compito dello studioso delle tra– dizioni papolari è quello d1 vedere come esse si sono forma«!, perché si conserva– no, quali sono stati e quali sono i bisogni che ne determinano non solo la conserva– zione, ma quella continua e direi nawrole rielaborazione. dov'è il se8J'eto stesso del– la loro esistenza, che è un continuo morire per un eterno rivivere>. Non sarà fuori di luoa:oper aiutarsi a deftnire ancor me– glio I confini metodologici dell'opera, cl– tare un ammonimento che un altro 111u– stre studioso, Ernesto De Marllno, rivol– geva anni fa al e signori etnolost > nella prefazione del auo libro e Naturalismo e storicismo nell'etnoloa:la > e che Indiffe– rentemente si potrebbe applicare 9.I cri– teri con cui si procedé diverso tempo ne– gli studi di folklore In Italia. Scrlv~va Il De Martino: e Or cosa diremo agli etno– logi e al paletnologi? Diremo che si sfor– zino di rifarsi al principi, di apprendere l'abito di porre criticamente la questione de Jure per ogni ricerca Intrapresa e so, prattutto di riaffacciarsi con la grande tradizione speculativa europea. E li avver– tiamo anche che di questi principi non c1 si sbriga In quattro parole, posto che In essi rlffulsce la migliore tradizione specu– lativa>, Questo è, a grandi llnet, Il com– pito che Il prof Cocchlara si è assea:nato per la parte che riguarda U folklore: se vi sta o no riuscito, o se vi sia riuscito soltanto In parte è quanto cercheremo di vedore coordinando tra loro I tratti più tipici e Interessanti del libro. Il Ubro si apre con: e La scoperta dell'America alimenta In Europa un nuovo umanesimo, Il quale ag. gluna:e allo studio del mondo cluslco lo studio del popoli e delle civiltà più lonta– ne. Ed è l'epoca, soprattutto. dell'uomo primitivo ti quale non viene cercato, come nel Medioevo e nello stesso Rinascimento nella tradizione di Adamo e quindi ccl– legato All'Idea della colpa originarla. ben– sl tra le foreste lontane dell'America tlove 11 duro dominio europeo non spegM Il fondamentale carat.tere di oolul che verrà, ormai, considerato come Il rappres.,ntan– te della natura e che sarà chlamnw di volta In volta prlmltlvo, barbaro. selYaitf!'>. Nella prefaz}one con cui si apre la se- passato. oltre che un alimento nuovo per Il auo pensiero, un campo di lavoro me– ,SJ>lorato: allo stesso modo, nella massa del materiali, che a no! provena:ono da tutto ti mondo, blsoana ravvisare una nuo. va provincia del sapere, la cui arrerm•– zlone eslae il lavoro di Innumerevoli a:e– neradonl di studlost. Nella gara, cui allude Il Frazer. la sco– perta dell'America. se da una parte pone I suol cronisti e I suoi storici In una par– tJcolare posizione. in quanto sugli India– ni d'America nulla avevano potuto dir• gli scrittori dell'antichità, dall'altra crea e potenzia un mito che sarà quanto mal fecondo nella storia dello. cultura a.uro- Xllornfl~ di Ludwlr Rkhte.r ptr le • Alemaonlsche Ged.icht.e • dl J, P. Hebtl conda edizione del e- Golden Bough >, Il Frazer osserva che - la scoperta delle antiche leltcrature fu per gli umanlslt una rivelazione. che .schiuse davantl al loro occhi abbagllatl una splendida vtston'.:ldtl mondo antico, quale non era stata Imma– ginata nel suol sogni dal monaco medie– vale. all'ombra taciturna del chiostro, sot– to 11 tintinnio solenne delle campane. Eb· bene, In vita del papoll primitivi, egli A8· giunge - spiegherà davanti al nostro sguardo unon studio che tende a famllta– rluarcl con la fede e con le pratiche. con le esperienze e oon gli Ideali non sol– tanto di due ruze particolarmente dota– te, bensl dell'umanità Intera; che cl per– mette di seguire l'Uomo nel 5uo lungo cPmmlno. nella sua lenta e audace asce– sa. E cosi come l'eremita. della Rinascen– za trovava nel manoscritti polverosi del pea: Il mito del buon selvaga-lo.I più acu– ti Interpreti della vita Indiana d'America. come. ad esempio. Pietro Martire. Jean de Léry e Bartolomé de Las casas, non solo difendono Infatti I primitivi ameri– cani. scagionandoli dalle accuse che In genere Il avevano avviliti, ma Il esaltano per le loro particolari virtù, tacendo coin– cidere, si noti bene. la loro primitività con la loro bontà. Nasceva cosi un uomo– primitivo che era l'Ideale stesso dell'uma– nità. ma di un'umanità migliore di quella In mezzo a cui si viveva. E nasceva, con. temPOrRneamente. una nuova provincia. del sapere. dove lo studio del popoli non era più una curloslt.à erudita. In tal mo– mo li prlmltvlo diventa un documento. E, diciamolo pure, un documento storico>. Codesta scoperta del selvaggio porte. Immediatamente con sè una problematica nuova che, grosso modo, si può esprimere cosl: quali rappnrtl Intercorrono tra noi e I selvaggi? cioè tra I poPOll civili e 1 selvaggi? E I nostri antenati, I nostri pri– missimi avi In che relazione stanno con questo e ébauche > di ciò che v'è di uma– no nell'uomo che sono i selvaggi? Nella polemica si Inserirono ben presto gll mu. mlnlstt e segnatamente Il Fontenelle Il quale mescola n problema del selvasglo col problema dell'Immaginazione prlmltl– va, creatrice di fantasie e di miti, e con l'altro problema degli errori e delle su– perstl.zloni che sono giunte a noi altra. verso I miti e Inquinano ti nostro sapere. li compito del filosofo, dell'uomo e- raalo– nevole > è di appurare codesti errori e li– berarne le menti: e tutto quello che pos– sono Insegnarci I selvaggi si rlduce alla constatazione che noi uomini ra111onevo1t una volta fummo come loro. ln ciò, tut– tavia. v'è una grossa novità e una inte– ressante scoperta. e Ln novità - chiari– sce Il Cocchlara - su cui ti Fontenelle Insiste e che poi sarà Immensamente fe. condA. tanto nel cam1>0 dell'etnografia quanto In quello del folklore - è che ti grado Il civiltà del nostri primi antenati, cioè de !veri creatori di favole, noi possia– mo detemlnarlo a ritro!O, Immaginandoci cioè un état d'esprit per cui sono passati tutti 1 popoli e che ogal non si è Intera– mente spento In mezzo a noi. Cosi egli, se da una parte dà valore sclentlftco al rap– porti tra noi e I selvaa:gl, dall'altra Invece non dà nessun peso al mito del buon sel– vaggio. Il Fontenelle pone anzi alle nostre orla:lnl un uomo rozzo 11 quale, al pari del– l'Indiano d'America, non ha nemmeno nel suo vocabolario le parole di giustl:zla e di libertà>. nolo1lco >. e E come tale lo Immette nel folklore. ove si pensi, eill aga:lunge, che le vecchie idee sono sempre latenti nella. vita presente e un loro ritorno alla 1uper- 1Uzlone è sempre possibile>. N~l gtudlzlo compleulvo da esprimere - secondo Il Cocchlara - au.l lavoro di Fontenelle c'è da tener presente che per lui la ricerca della verità non è soltanto un program– ma di lavoro scientlnco, non è fine a ae stessa ma viene 1ndirlz.zata ad uno .scopo pratico. ad esprimere una nnalltà politi• co-.soclale. e Il che appunto lo porta da un lato ad attaccare In nome della liber– tà dello spirito l'errore, ma dall'altro ad allargare 11 ruo esame al popoli. tutti del– la terra, cla.scuno del quali, positivamente o negativamente ha qualcosa da Insegna– re al riformatori stessi della .società. E c'è Indubbiamente in tale atteggiamento una premessa falsa: quella cioè di ldentlftca– re indiscriminatamente la supersUzlone con la tradizione, come se fosse possibile considerare ti passato soltanto come pa.,. sato. D'altra parte. al può negare a Fon– tem!lle l'anelito di rinnovare la aoclet!, ranellto di richiamare l'attenzione aua:11 usi e I costumi del popoli >? Esaminiamo ora la posltlone del Oe- 6ult.l: che In quel tempo furono coloniz– zatori di primissima forza, esploratori au– daci e Intelligenti, e per raa:lone del loro vtani e delle loro scoperte. Indagatori so– lerti del costume selvaggio. Uno di loro, anzi uno del loro migliori. del più dotti e severi, Il padre Lafltau. era stato a lun– go, come ml.sslonarlo, nel Canadà, dove aveva avuto la fortuna di essere guidato nello studio del selvaga:I d« un vecchio confratello. Padre Jullen Oamler, che. do– PO sessanta anni di permanenza In quel posti, conosceva la lingua algonchina. la urona e I cinque dialetti Irochesi. Lontano dal suol selvaggi, Il Lafttau però non al contenta di descriverli oome avrebbe fatto un comune viaggiatore: la sua ambizione, com e egli dichiara. ! quella di dare col i.uo esame un abbozzo a quella e aclenz11. degl i usi e del costumi del popoli~ la Qua– le e ha qualcosa di cosl utile e cosl tate. ressante che anche omero ne fece OBa:et.– to di un Intero poema>, vale a dlre l'O– dissea che, secondo lui, si deve con a!de• rare come la plma opera etnoiratl.ca ' e li mondo del selvaggi. o m eglio del suo l sel– vaa:a:I.per Il Lafttau non è fatto di bizzar– rie. E' un mondo come 11 nostro, dove vi– vono anime e non cose, uomini e non 01- gettl di curiosità. Prima del Lafltau. Il primitivo, 11 nobile sclvaaa:to. non era sta– io soltanto studiato. ma era stato anche Inventato. Senonchè, ove noi lo studiamo, e per studiarlo .è necessario conoscere le lingue In cui si articola Il auo pensiero, non et accorgiamo forse, si domanda Il Lafttau, che I suol fondamentali costumi, oome I nostri, sono appunto la religione, Il culto dea:11 spiriti e del morti, l'organiz– zazione aoclale >? Possiamo dire che e le Moeurs des Sauvagea Amérlquàins > - l'opera ea.senzlalc del padre Laf\tau - so– no l'lndaa:lne più attenta e acuta che al– l'Inizio dell'Illuminismo sia stata de<Ucata alla religione del primitivi. Eravamo In un'epoca In cui I deisti e gli atei avevano fotto del primitivo In genere, ma soprat– tutto dell'Indiano d'America un deista e un ateo>, Al che Lafttau ribatte energi– camente ftn dalle prime pagine delle Moeura: e Io ho visto a malincuore CO· me coloro che nelle loro relazioni si oc– cupano del selvagal Il dipingono spesso come gente che non ha nessun sentimen– to di rellalone, nessuna conoscenza del divino... E' questo un errore di cui sono responsabili molte persone ... I selvaggi al contrarlo hanno l'animo buono, l'lmma;t. nazione viva. 11 pensiero facile. la memo– ria ammirevole. Tutti hanno più o meno delle tracce di una religione antica ed ereditarla e una forma di goveno... E ban– no Il cuore alto e fiero, un coraggio a tutta prova. un valore Intrepido. una for– za nel torment.t che è eroica. un r(Jipetto per I loro vecchi. una deferenza per I loro eauall che ha veramente qualcosa di sor- prendente>, e Io non ml contento - chia– risce li padre Lafttau - di conoscere il carattere del selvaggi e di rendermi conto del loro costumi e delle loro pratiche. Io ho cercato In queste pratiche e in questi e05tuml le vestigia delle antichit à più ar• retrate. Ho tetto con particolare attenz.lo. ne gli autori più ,.ntlchl che h anno trat– tato del costumi, delle leHI e degli usi del popoli di cui avevamo qualche cono– scenza; ho fatto la comparazione fra que– sti costumi e confesso che. se il! autori atntchl ml hanno dato del chiarimenti per surfraaare alcune fa.cllloongetture !ne• rentl al selvagg1, l costumi del selnul m'hanno dato del chlartmentl per lntcn. dere pii) facilmente e per spiegare parec– chie cose di cui parlano gU autori an– tichi>, In altre parole. In lui vrevale una oonceitone storica del aelva11to. in luogo della visuale polemica dea:11lllumlnlstl. Per questo il padre Lafttau si può consi– derare l'Incunabolo della .scienza etnogra– fica moderna. E per questo le sue conce– zioni lo avvicinano slna:olarmente a un grande tUo.sofo Italiano, a Glambattlst& Vico. Secondo Il prof. Cocchlara: e La 5Clen– za nuova, la scienza che aervtrà a porre li problema stesso delle origini dell'um•– nltà su un plano diverso da quanto flno all ora non s i fOMefatto, ha nel Vico que– sto precl.ao compito: oomertlre li certo <c he è prov a ftlologlca> nel vero (che è prova ftlosoftcal. E. da questo nuovo or1%– zonte che a llarga e precisa sempre più nelle alt.re redazioni della Scienza nuova, Il Vi co ved e la storia stessa dell'umanità, la storta delle nazioni e degli uomini. del passato che ili si fa. presente. Egli non ha davanti a sè nè Il problema dell 'et.no – Jogla, nè quello del folklore. Dell' uno e dell'altro eau avverte però In maniera de– cisa la presenza e le !stame. Senonchè che cos'è per Vico Il mondo del primlttvt. quei mondo clo! che Il Lafttau aveva posto de– cisamente nel campo dello storta? Lo storicismo del Vico rimane Indubbia– mente Incomprensibile o comunQ.ue non chiaro. se esso non viene allment:ito da quel documento di cui Il Vico si servi per animarlo: Il bestione, che è appunto l'uo– mo primlt1Vo con la sua corpulenta fan– tasia. Questo bestione. questo primitivo, per Il Vico non è però soltanto una deter. mtnazlone cronologica; è una determina– zione Ideale, tanto è vero che Il mondo primitivo non solo può essere in noi ma anche ritornare su noi. Questa la sua sco– JM"rta<avvertita peraltro dallo stesso La1\– tau, ma svolta dal Vico su ben altro pla– no>. Il Vlco parla più volte, nella sua. opera, dello sforzo c05tante che ha dovuto fare per Internarsi In quel mondo dato che a noi è e ora naturalmente nea:ato di poter entrare nella vasta Immaginazione dJ quel primi uomini, le menti del qu:,lt di nulla erano spiritualizzate. perchè era– no tutte nel sensi. tutte seppellite nel corpi>. onde e appena Intender si può co– me pensassero I primi uomini sulla ter- (Con.tfnua. a pa"ina 61 Un'esecut.lonc di strc,hc In 1nghlltura (dLs. del sec. XVIl) li Fontenelle. ln sostanza, dà al mondo del primitivi Il valore di un e prima ero- li Gue.rin '.\teachlno, In un dlsepo milanese eca 10 Bianco

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