Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 1 - 4 gennaio 1953
Domenica, 4 gennaio 1953 bAto Ivim Ivànovic: « questo non san\ mai!». « Come volete: ma lo devo ottempernre nlle superiori ordinanze». « MA cosa state Il a lnt.imldlrm,? Sul ~c– rio volete mandnrc quel soldnto moncu n pigliare la .troln? E lo dò rordlne alla c;en•a cii accompa~arlo nlln portn n suon di colpi di attlz:z.ntolo: gli romperanno anche il brac• clo ehe gli è rimasto». « Non ardisco dl~utere con ,-01. In tnl c<.so, se non volete consegnarla alla polizia. fatene li mlg!lor uso che credete: ~uent<!la a Natale. se vi garba.~ fatene del prosciutti. o magari mangintela co.sl . Io vorrcl soltnnto pregarvi, nel Ctlso che facciate .;ahuninl. di mnndarmene un palo: di quelli che Gftpka prepara cosi bene col sangue e col lnrdo. Alla mla Agrnfènn Trofimovna piacciono un visibilio». « DI salamini. con vostra licenza. lo \'e ne manderò una coppia ». e Ve ne sarò mollo grato. benefattore e amico carissimo. Ades...~concedetemi di ·dir– vi ancora una parollna. Ho incarico da par– te del giudice. cosl come di tul.tl 1 cono• soentl comuni. di. per cosl dire, rappaciarvi con !'amico vostro l\•i\n NlkHOro\•lc ». « Come? Con quel tarpano! Che lo facc'.n la pace con quel villano? Mal!». Ivltn Ivà– novlc era In uno stato d'animo d1 estrema rlsolutezzn. « Come meglio vi aggrada», rispose il sin– daco. convltnndo ambo le nari con Il tabfl.c• co. « ro non oso darvi consigli: permettete però ch'io vi dica; ecco: adesso voi siete m rotta, ma allorché sarete rappaclntl ... li. Ma Iviln hftnovlc Iniziò un •d!Scoroo nt– tomo alla caccia alle qunglie. il che sole\Ta nccadert> ogni quah·olta intendeva cambiare aTfomento. E cosi il sindaco. senta a\·er conseguito nlcun s.uccesso, do\•è tornarsene a casa. Per quanto si cercasse in tribunale di te– nere celata In cosa. ciò nonpertanto Il glor- r: ~fu° 1 drui;,t;' 1 il~~c"~~!/ :~~~ ~~= l'Istanza di Ivàn Nlklforovlc. Il sindaco stes• so. In un momento di distrazione. si lascio sfugRlrc per primo il segreto. Quando lo ri– ferirono a l\'An Nlkl!oro\'lc. egli non disse nulla; domandò solo: « Non è stata. per ca– so. la nera?•· Ma Agàfija Fedosèevna. che· ern li presen– te, ricominciò s. non dar requie a Ivàn Nlkl• forovlc. « Rideranno di te come di uno sce– mo. se lasci correre! Che.specie àl nobile sa– rai dopo c!ò? Sarai peggio di, quella don– nuoola che ,•ende l dolcetti di cui sei ghlot· to •· E tanto disse che rluscl a persuaderlo. quell'indemonlatn! Andò a soovare. Dio sa dove, un omlcinttolo di mezza età, di colore arslcc!o. Il viso tutto cospar-so di chiazze, un soprabito blu rattoppato nei gomiti. un \'ero calamaio curialesco! Si unge\Ta gli stl– \'811 con la morchia. portn\'a tre penne dle• tro ogni orecchio e. per calamaio. un·am– polln di vetro appesa con lo spago a un bottone. In un sol boccone Ingola\'a nove frittelle, e la declma la riponeva in tasea, e in una sola carta bollnta scrlve\'a tante dl quelle calunnle·che non vi sarebbe stato lettore capace di leggerle tutte d"nn sol fin. to, senza inframmezzarle con colpi di tosse e starnuti. Questa non grande semblr.nza d'uomo ponzò, si arrabattò, scrisse e, 1nlme, partorl questo papiro: · « Al tribunale dislrcttuale di Mlrgorod. il nobile Ivàn. figlio di Nlklfor. Dovgocchùn. « A seguito della mia istanza. che è da parte mia.• nobile Ivlln, figlio di NUdfor. Do\'i;occhùn, alla qual cosa a,•evll da essere unitamente al nobile Ivàn. figllo dl I\'l\n, Pererepènko. al cui anche lo stesso tribuna– le distrettuale d1 Mlrgorod ha dimostrato la sua connh•enza. E anche quella stessa sfron– tata tracotanza della troia ners. ~sse.ndo mantenutn segreta, e già da'.perwne estra– nee essendo giunte al mio oreccn10. Laonde quella tolleranza e connivenza. quale ma– lintenzionata, senza fallo pertiene il trlbu• nale: lmperocchè la troln prefatu e animale cretino, e perciò vlepplù atto a rapina del• l'lneart,amento. Dnl che palesemente risult,a che la spes.."0mentovata trola non fu aitrl• menti che Istigata a ciò dall'avversarlo In perronn. sedlcen;.e nobile IvAn. ltgllo di Ivàn. Pererepènko glà convinto di grassazione, at– tentato alla vit•a e sacrilegio. Ma Il prefato trlbunale distrettuale di Mlrgorod con la partlglaneria che gli è propria. ha mfltufe• stato tacito consenso della sua persona: sen• za quale consenso la troia pre!uta non a– \'rebbe potuta in alcun modo essere ammcs• sa alla sottrazione defflncartament-0, lm• perocchè li tribunale distrettuale di Mlr• gorod è nssni fornito di perwnale: per il che basti pur far menzione di un soldato. dimorante in ogni ora del giorno nel iOCale d"aspetto Il quale, bencfiè abbia un occhio guercio e un braccio al qunntç danneggiato. ma. per cncolar via In troia e picchiarla con un palo. ha facoltà ben proporzionate. Dal che autenticamente risulta In connivenza del prelato tribunale di Mlrgoroà, e lndub• blamente la spartizione del lucro giudaico ritratto, assoclat!Si secondo reciprocità. E detto bandito e nobile Ivlin, lìgllo di Ivàn. Pererepènko vi si è trovato. incanagllto nel raggiro. Per lo che espongo al preiato tri– bunale distrettuale io. nobile l\•an. figlio di NlkHor. Dovgocchùn. per debita onniscenza, se dalla prefata troia nern o dal consen• 1 zlente con essa nobile Pererepènko la di– chiarata istanza recuperata non venga, e in base ad essa, sentenza secondo giustizia in mio favore. concepita non sia: lo, nobile 1"àn. figllo di NikUor, Dovgocchùn. su tal– fntta, del prelato tribunale. connl\'en~. ho da presentare ricorso In Corte d'Appello. co.n trasJa7Jone. nella debita forma. dei fatti. "Ivàn. figlio di NlkUor. Dovgocchùn, nubile del distretto di Mlrgorod li. Nel frattempo si produsse un avvenimento della più straordinaria lmportam,<1 per tutta Mlrgorocl. Il sindaco dette un com•ito! Dove prenderò I pennelli e I colori per raffigurare la \'Srletà del consesso e il grandioso convi– to? Prendete un orologio: sventratelo. e guar– date quel che succede lA dentro! Che gran babilonia, nev\'ero? Figuratevi, ora. che nl• t,rcttante. e foise anche più. eran le ruote di tutti I cocchi che facevano sosta in mezzo al piazzale d"lngresso del sindaco. Quali cnles– sl e~carrozze non v'erano! Una col didietro largo e Il da\'nntl stretto; un·a1tra col dldle, tro stret..toe Il davanti lai-go.Una Cf'acn!TO'aB e insieme c:llesse: un·a1tra non era carrozza e neppure calesse: una era simile a un enor– me covone di fieno o a una mercantessa cic– cluta: un"altra a un giudeo spennacchiato, o a uno scht!etro non-ancora liberato di tutta la pelle: una. ,•lst,Jl di profllo, assomigliava a una pipa con Il bocchino: un"altrn assomlgJ!a. "a assolutamente a nulla: era qualcosa come un lerrll1cante parto della natura. del tutto amorfo, e procHgiosamem:e fantastico. 01 !ra– mezzo a queste gro\'lgllo di ruote e ruotanti si estol!evn un·emgle di cocchio 1a\ vetri lln· mensi come finestre d'abitazione. attraversa• ti in croce da grosse liste di legno. I cocchle· ri - In palandrane grige, glubbetU. casac– che color cenere: in berretti di momcnc. berretti a visiera. del calibri più dispara– ti - reggendo In mano la pipa, menllvano n giro, lungo lo spiazzo, I cnvnlll Maccatl. Qual mnl convito non dette il r.indaco! Concedetemi: or IOvi faccio reJeuco di t.Ut• t.l roloro che \'i erano. Tarlls Tarùsa\•lc. Evpl r',klnfovlc, Evtlchlj E\•tlchle\·lc, lvàn Ivil• novlc - non quell'Ivàn h•Anovlc. ma un al– tro - Sà\'\'O Oa\•rllovlc. il nostro Ivàn IVÀ• nO\'lC, Elevfèrij Ele\•fèrievlc, Mnklir Nazà– re\'IC. Fomà Grlgòrle\•lc ... Non !}OOSO più con; tlnuare! ml mancn.n le forze! La mano e stanca di scrl\'ere! E quante dome non \'i erano! Bianche t>olivastre. e 1111,e basse: grasse al pari di h•àn Nlkl!Oro\•lc, e cosi mingherline da pensnre che qunisl\'oglla dl esse potesse esser rlpost.n nella b'UAlnndella spada del ~Indaco. Quante scuffiettc! quanti \"C!tltl! rossl. gialli. caffè. \'erdi azzurn. nuo• \'i. rl\'oltatl. raffazzonati: fnzzo!ettl, nastri. borsette! Addio. occhi miei! Non sarete buo– ni più a nulla dopo quçsto spettacolo! E che ta\'oln lunga fu approntnta! E coJUe tutti clancia\'ano. che brusio solle,·a,•ano! Cos'è, nl confronto. un mulino con le sue macine. le ruote. gli lngrnnaggl. i frulloni' Non pos– so dirvi In modo certo che parlassero. ma ,,•è dn credere di molte diletle\'oli ed utili cose. come: della stagione. del cimi. del gra– no. delle scume. degli stalloni. Alla fine Ivàn IvàllO\'IC, non qucll"htàn I\Tànovlc ma l'altro che ha un occhio guercio. disse: «Ml par strano che Il mio occhio manritto (lv:\n Ivi'l– novlc il guercio parlava sempre ironlcamen• te di sè) non ,·eda I\'àn dl Niklfor signor oo,•gocchùn •· « Non è voluto venire! » nfTemlò il sindRco. « E perchi'? ». « Ecco, sono due anni onnal che. gro.~le a Dio. sl sono bisticciati fra loro; cloe: frn Jvàn Iw\novic e rvfm Nik\!oro\•ic: e dov·e runo. l'Altro non mette piede per tutto l'oro del mondo! ». ìblioteca KUKR-1'NISKY - e Manlio,•> «Ascoltatemi!» disse Ivàn Ivànovlc il guercio, allorchC si vide una considerevole 'assise d'attomo: « Ascoltatemi; anziché ,stnr qui a fissa1mi nelrocchlo guercio. \'edete un po' se è pos.'.Jblle rappaciare I nostri due amici! Ade..,;soIvàll Ivi\novic sta· lntratte• nendosi con dame e pulzelle - mandlan10 a prenélere In grnn segreto Ivi\n N1ltlforovlc. e geltlamoll uno nelle brnccin delraltro! ». Tutti accolsero all'unanimitÀ la proposta di Ivàn Ivànovic e decisero di mandare qual– cuno a casa di h•àn Niklforovic-per pregarlo di ,·enlre nd ogni costo al convho del sin· ~fn~t\_rtig f~:08 ~J~:t~~i!1-:_ allç~ 1 lttilmt!~i~ neJrunbara7.zò. Pu discusso a lungo su clii !~~~o 1 t~gi~ 0 t'{oaJ~l~~~l~!naez1!~~J.~~. ~1~ unanlnlitit fu deciso di afildare l"inèanco a Arltòn Prokòf'evlc Nudomblllco. Mn prima occorre presentAre un poco al lettore questa persona cosi riru"arc1'1evole. An· tòn Prokòf'e\'lo era un uomo del tutto· vir– tuoso, e In tutti I sensi della pa~la: se un gli chiedevano: « Perchè, Antòll Prokòf'evlc, 11 vostro pastrano è marrone e ha le m::mi– che azzurre?» allora, dl sdllto. dlceVa 6em• pre: « Voi neppur cosi ce l'a~ete! ASR.etta.tè : invecchierà. diverrà t~tto unito! °li. E da\·• vero: sotto l'azione del,sole Il panno a~ur• ro hn tralignato in marrone. e' ora. cal~ a · pennello col color del pastrano. Ma ecco quel che è singolare: che Antòn Prokòf'evlc U§8 portare d"estate un vestito ,grave dl·,PBnr\O, e un vestito d"anchlna, leggero. d"inveroo. Antòn Prokòf'evlc non ha casa prop;la. On tempo l'aveva: alla periferia cittadina: ma poi la vendè, e col denarl che n'ebbe si com• prò ire cavalll roani e un calessino non gran• de sul qùale andava a giro a farsi o:spltare da questo o da quel proprietario, lJl. camp'a• gna. Ma polchè i cavalli gli d9.Yan.omolti fastidi. e per di ph'.1ci volevano ,f soldi J')e~r comprare l'avena, Autòn Prokf>feVic li ba– rattò con un vlollno e una serva. intascaÌl– do venticinque rubli di giunta. Il violino lo ,•endl-, Antòn Prokòf'eVU::: e la ..en-a la ba– rattò- con uno. borsa per~tenerci,•H .tabacoo, di marocchino e d'oro: e adesso possiede i.ma borsa quale nessuno ne ho. reguale. In cam– bio di tal delizia. però, eg:ll non,puÒ' ar.dnr– sene In giro per la campagiij\,' e è costretto a restarsene In cittA, e a paSSl\re la notte \J.n cA.'-ediverse. SOJ>rnttutto presso ,qùel nobili che prova\'ano gusto a dargli I 0u1Tettl sul na1;0. Antòn Prokòf'evlc ama nut,;rirsi bene: gluoca In modo discreto alromo n·erb e Al mu9naio. L'ubbidienza (u sempre 11 suo ;,rl• mo. naturale elemento. e pcrclò. prèSO cap. pello e bastone. i.I mise aU-istanle' in cam– mino. ,i- ~~rir r:~a ~::~heA~t.~~ef :~~:~~ ~ti~: ,.e fu circondato da tutti. A tutte le domc.n• de Antòn Prokòfevlc rtwase con due• sole, ~!~~ ~;,i;o~ed1ri{ 0 en~~l~~!~d-in~:'dc 1~;ro~ peri. rabbuffi. e fors·anche buffet.ti stava per rovesciarsi sulla sua testa pel fallimento dell'ambasciata. quando ·la porla si aperse e Ivàn NlkUorovlc entrò. · Se Satana stesso, o uno spetLro, •SI fOS.!;er mostràtl, non nvrebber destato sgomento ln tutta raccolta pari a quello ln cui la· gettò l'inattesn comparsa di Ivàn Nlkl.forovlè. E Antòn Prokòfevlc badava a ·Sruammolarsl dnlle risa. reggendosi i lombi" per 11 grande contento .d'{l.ver burlato rlntera assemblea. :P.rattanto un odorino di brodo aveva lJJ:CSO a diffondersi per tutta la sala~ e p!Sce,·ol– mente solletlC:ava le narl degli qwltl, alfa. matl per la lunga attesa. Tutti si rh-ersaro– no nella sala da pranzo. La fila delle dr.me - chiacchierine e taciturne. magrollne :e f~~-~j:tesc;tf11iòm~nme a~~~i. eN~a di~~~ verò lo le pietanze che erano In tavola·! No'l:i farò pRrola di monacclle alla crema. nè di rigaglie nel brodo. nè di tacchini 1,.-on prugne zibibbo, nè "di quel piatto che ns.~òmlgllava, affa~etto, n un palo di stivali imbe\'Uti nel sidro. nè di quella salsa che fu il CKntQdel ~lFc~1d!!~~\~h!,~, 1 oÌ:~ ~~mlra~~c~u:~~f.a1~~~ ardente. -e ch'era. Insieme. di tallio glolho e batticuore nJle dame. Io non dirò di queste pietanze. poichè trovo maggior piacere a mansiarle che non a farci troppe chlacchlc• re sopra. A Ivfm IvllnOvlc piacque molt..lss1mo 11 pe– sce appareechlato col rafano. ~li si 6P?'O· fondò con particolare fervore in ,quelrutlle e nutriente esercizio. Nelrestrarre k lische più sottili e deporle nel piatto, gli ,1ccndde, per caso. di alzare lo sguardo. O CreAtore del cieli! Cosa nml prodigiosa era qu~lla! DI fronte gli stava seduto l\'àn NlkHorovlc! In quel mede.c;tmolslante alzò 10 sguardo nnche Iw\n N!k\!oro\·lc!... No!. .. Io non pos. so!. .. Datemi un'altra penna! La mia è smor– ln. morta: ha In punta troppo sòttlle per un quadro sUlntto! Le loro facce. con su dipinto l'trretlmento. si fecer come di sas...o. Ciascu– no di essi vide un essere da tcnipo a lui familiare, Incontro nl quale. sembtn"a. ~a• rebbe stato pronto lstlntivnmente ad nccor• rere. come Incontro a un amico inatteso, e porgergli la tabacchiera. dicendo: « Sen•i!.e• vi IO, oppure; 11: Os:o pregarvi di volermi ob– bligare IO. ma Jll contempo quell'essere me– desimo lncute\•a paura come un funesto pre– saJ::IO! Il sudore gronda\!a ~lii a fiumi da l\'An h•ànovle e da Jvi\n Nlkl!orovic. Tutti i presenti. dal primo affultimo. am– mutolirono per In tensione: e non stacc1wn– no gli occhi di dosso a quel Oue antichi amici. Le signore. che fino, a quell'Istante :rii: :~:~~o~~fn!~i:C~n\~ ~~lac~n~~e~!"~ cucinati J capponi. interruppero quella con• \·ersazlone di colpo! SI !ece un silenzio as– soluto! Era un quadro degno del pennello dì un gran pittore Infine IvAn lvAnovlc tirò fuori \a pezzuola da naso e cominciò a soffiarsi, e lvàn Nlkl• forovic prese n sbirciare all'Intorno e poso l'occhio sulla porta aperta. n .sindaco subito notò quella mossa. e ordinò di serrar bene n c-hls.vela porrn. Allora ciascuno dc! due ami, ,:i rlprei::e a mangiare: e non rnllr.-..·aronopiu oeppure una ,•oli a lo sguardo. l'uno, sullo altro. Non appena li banchetto ebbe termine, I dne amlcl si ah:nrono In tutti\ fretta. e si dcttrro tost<J n cercare I berretti i>er taE:l!a• re la corda. Qui !I sindaco strizzò un occhio.. e Idm Ivànovlc - nC1nquelrJ\tàn Ivànovl.:::. ma raltl'O. l1 Ruerdo - si mis:e alle terga di J\·àn Nlk\forovlc. e il i::indncoandò alle tenta dl Iv:\n h•àno\'IC, e tutti e due lncomlncla- Z.-ICOLA \'. GOGOL ------ (Continua a pa9i11a 6) LA FlEKA ~ETTERARIA Pag. 5 AMORI PLIUSKJ'X Oògol' non era uomo di grande lnventl\Ta - ihvent..lca, certo,· non fanta.sla. E il suo mondo fu straordinariamente H111ita.to, llml– tt.to In estensione, non ln profondità -. Cosi. Se ill avvenne d"essere Incapace di ben co:n– blnare una trama, vCl'6Ò anche ncHl!mPoss!– b!lltà di creare una soc:Jetà cospicua di pe~o– naggl. Ma oome i pani e I pesci del deserto, quei pochi personagg~ di quella. p!ccola socle– tÌ\ furo!'lo cosi prodiglosamentè moitipllcatl che Gògol seppe fare! convinti, attrAverso I rdccontl, l. .romanzi e le commedie, di a.ve 'rcl in~rattenutl con una. moltitudine. Vi riusci col dar corso a una serie di dina.stie l C'JI rampolli ripetevano in fantasiose e sorpren• dentJ va·rlazlonl I motM fisici e morali del rispettivi captsUplt.e. DI queste dinastie le Anime ,aorte raccolsero• e allevarono le ultl- m~ i P~~e~::C,~~ ~op:,~~~~rfmo parUOOlar• mente fertHe, e le lrro:-arono di quell'acqua di vlta. ohe nelle favole è ragione del mern– \'iglloso, e nel favolOSo dell'a!'te incessante ragione di meraviglia. Non che Gògol', s'in– tende, fino olle Ani,ne morte anzlchè figure umane e viventi avesse creato delle ombre, ma se poniamo In disparte I Proprietari di vecchio ·sta.,npo, e quel Mantello che attende ancora daila critica un lungo dl.seorso attor– no al suo vaJore poetico e sforlco-letterar!o Cri.spett.oalla letteratura russa. p;!ma, e poi , a quella eu:-opoo); I pe'TSonaggl delle rima– nenti O",->ere gogoltane erimo ttatl Innanzi ad og:n1altra CO.Sa delle sa!)ide avventure less!• cali e motiologlche; e per intendersi nlla buona, aveva.no sorvlto assai più come ma– nichini di stile che non come \IMI d'un carat– tere o di una urnnnit.à. Nelle Anime ,nor.te le cOSe andarooo ln tut..t':iltro modo. Anche qui occorre subito precisare qualcc- 0 a di •straocdinarlamente ovvio: e cioè che Gògol' nel e poema• non r!n'unc!ò affatto al sue-I giuochl furb~chl di prestldhtitatore verbale. e continuò bella• mente a spassarscla ccn le parole, le fra.si e i co.st .-:ut-U, cosl ccme gU dettava l'estro ar• guto, chè allle!tro e alla natura non poteva davvero mancare nel. momento stesso In Cl.Il 1~ andava eS"çr.lmendomeglio di q_uanto mal gli fosse a~aduto. Ma nelle Anime morte anche laddove Il comico scatur!Sce dnlla sorpresa dell'assuroo ·grammaticale. sintat– tico ·o semant!<:o, Il divertls-seme11t non è più fine a se stesso: opera a ren::ler \'Aria la pa– gina anzi che a T"lemplrla di sè. Noi qui, non Intendiamo affatto intrlt• tenerci sul c,>m'.co.Ci preme anzi o.ire qunl– oosa òl diverso; ma pur srut.'\nzloso: e :::loè che nelle Anime morte l'elemento dominante, nel personaggi, è dato costantemente da u:11 1,. i'\lAZEV - è Nicola \f. Gogol> Le comari let cau e S'è 11ffog:110!Perdio &'è affogato! Ecco: che non mi pou,f 1,iù muo,·ere di qui 5e non a.i è affogalo! > abborrac– ciava la grassa leHitricc dentro un capannello di donne in mezzo alla &lrad:1, , · e Che sono io? Una bugiarda? Ho rubato fopc una ,·acca II qualcuno? Ho a.carogna10 for&c qu:ilcuno, peuhè non mi ii credo?> !trìll:wa u113 contadina in giubbetto ec>5ttcco,col naso paonauo, nen1:11,liando le mani. e Ecco: che non mi ,·enis&., più voglia di bere l'acqua, k la ,·cc– chia Percp<;reichn non ha ,·isto coi Jlropri occhi che il falr Lro si è impicca10! >, e Il fohluo s'è impiccato? Mn i;uarda un po'!> dis,e il t.indRCO, u&cenéJo•dalla ta!a di Cub: 1i 1rauenne e, lavorando tli gomiti, !i acco!IÒ alle interlocutrici. « Di' piuno~•o che non ti venga piì1 voglia di l,ere la ,·e>dk:1,\'ecchi:i 1bro1111:ona ! > le ri11105e la 1e,,.i1ricc. « BiH• J!ncreOLe ·u,cr pau.i come te per im11ircar~i! S'è :iHoi;::110! Lo so tanto bene come chC te né sei staia or ·ora alla hcttola >. • e L1 spudorata! ,·cdi di che mi rimpro\·cra! > rihanP. invclcnila la conte.dina dal n:.iio paonano. e Se 11u•i 1,ht:i 111, latteronn!· Credi che .non lo 53)1pia io che il di::1co110 ti \'icn,; a trovare lulle lo sere?>." · La tenitrice an•ampò. , « Che diacono? Da elii vn il diacono? Che, inventi tu?>, ,e Il diacono?> att::iccò la mo,i:-liedel diacono, !erra.ndo•i 1euo alle due litii.::;a111i,n pelliccia di lepre ri,·c!lil:i di nanchino auurro: e Ve lodò io il dfor-ono! Chi ha det11>: il diacono?>. . e Ecco ,la chi ,,a il diacono!> dine la eontadinn dal naro pnon::tto, indi<-;mdo 1:i lehitrice. e Ah, ,e1 tu, tall(la! > c!clamò In .mo,lie del diarone>, foccndosi i;ollo :11!0 tc~Sitrice: e Dunque sci tu. fa11urrl1ie· ra, rhe lo ::innchbi, e lo :tbl>C\'Cri · di fihri impuri per 111- lcttnrlo! ». e .Arretr::, o Satana! > diceva b tehitricc rinculando.: e Vedi 111 malcdella Elreg:a! che non JlOHa più ri\·e– M're i 11,,oifigli! Sporcacciona! T11hu! >. E la moglie del èiacono spulò nci;:li ocrhi alla teuitrice. Anche la tcuitrice ,·ole,·a fore il mede5imo, 111:1 •im·ece lo gputo arrivò sulla barba intonsa del &indaco che, per tentir meglio, s'ern ficcato li sollo. e Ah, denm1cci:r porca! > sbraitò il sindaco, asèiui::m· dosi il ,·i,o con unn faldo e ahmmlo il fruHino, Qucflo ge>to dis11enc ,:li astanli che si &parpai;liarono imprecando. • Che zonume! > ri11e1c,•:1 il sindaco, eontinuamlo a n,1. tarsi. «Vedi un 110'quel f11hhro: si è anncp10! Dio unto!>. e C'era e non c'è più! E i9 che vofevo fari:,li ferrare la cavolla penala!...•· E nicno ,,li 5imìli C"ri;stianipenu· n1en1ì, il &indaco ii a,..,·iò pauo paHo in direzione ili easn. XICOLA V. GOGOL (Da e La notte 11rima ,li Notr!Jle ») LE DINASTIE DELLA CREAZIONE ARTISTICA ... Jlig-ure e personaggi delle "A•ai·,ne 'IUorte,, * Riuscì a moltiplicare la sua piccola società di pachi personaggi, dandoci l'illusione d'una moltitudine JJ366lone; un sentimento in CUi essi si ani– ma.no, e da cui traggono cor:po e vita. Lo stile è ormai diventato mezzo: espressione e non cosa espressa; o g1~0e;o~ n viaggio di Clcikov è tutto fuori che un Intreccio, ma per un nall'ratore povero di ln– vl'ntlva scandire del cap!t-011 In ta,prpedi viag– gio offr!va la possibilità di stabllke una al– meno apparente conseguenza negil avveni– menti. I quali. a rigore, non erano poi :i.è avvenimenti nè avventure, ma pluu..osto. o più. spesso. o:::caslonl di rltxat..tl collocati clA-– scuno entro la cornice di un capitolo. e lllu– mlnatl ds una luce comune: ognuno, insieme, centro dl un mondo umano e periferia di un monclo soclRle. • Ecco pcrchè le A11ime morte, più Che un romanzo o un e poema-,. !cosi come Gògol' volle ch!amarle}. ci si presentano come una collana di racconti accomunati da un itine– rario geogra.fioo: e imbastiti col mo rQEso della pCTsona di Clclkov. che è tuttavia filo · visibile e. i!la!ferrablle. e- persona apparente e cangeVole. Annunc!M-0 come eroe della vi– cenda, egli ne rimane, ln ultima ragione, al margini crepuscolari; fino a quando lo sc.lt – to':e non si deciderà a distaccar·J dagli altri, isola.rio e cont.emplare anche lui come o.v– ,·f;:ntura o ritratito a tè. In un capitolo a sè. Fino a quel momento, però, assorto nel tema d1 un Manìlov, di una Koròbocka o di un Sot-akèvtc. Gò<:ol'ben pocn avrà potuto con– cedergli: e quel poco solo ln funzione di questo o quel poema. Introdotto nella mo– venza nanativa, ora col compito del contro– canto. ora della coloritura, ora dell'ap~!o, vedremo Jnfatt.! Clclkov, camaleonUco. farsi a&SOrblreentro le calde tonalità di ManUov, diventare altero e sprezzante a contatto del– la trepida mltez:m della Koròbocka; e quindi gareggiare In ab!Ht.à con Soba!c.èvlc,e diven– tar vile col rodomontesco Nozdrev, e astuto con l'astuto Pljùsk!n. Nel capHolo part!co• larmente dedicato a lui e alla sua sto~la ttr• rena, caglierà ln~e In una forma nuova e insospettata, senza agganciamenti col pas- • sat.o nè con l'avvenire, e destinata a vivere e scomparlre entro la breve parabola di quel solo cnpltolo. Ma U -resto della galleria è In compenso tut>to·di persone vive e non cangevoll. Ce ne 1·1?ndiamoconto subito con Manllov: il primo àopo C1.ciko,,.ad apparire sulla scena. Man\– lov discende dalla dinastia degli Spònka. DI <1uegllSpònka che, sorti al Dlstillatore della Notte di ma9gio e aflermat.!sl con Ivan Feo– dorovio e Podkoleoslri, si estingueranno con Tentètmkov. E' J'nouHco per antonomasia: In sua espeT"lenzasi muove al d! là del bene e del mate; ma egli è sens!bile - sopratw.tto ell'amlclzia - e innamorato del bello. La sua passione è Il conseguimento di uno staio di grazia della fantasia. Le belle parole, le esor. nate espressioni, una con\'e,rsnzlone am!calc, gli riscaldano !I cuore, e a contatto di quel C3ldo tutto il mondo d"at,torno gli ~I pÌ'ende a ston?!dlre, e ad animare. L'amabile facon– dia di Cicikov lo muoverà ad un sollecitante fervore: ed ceco che, partito l'ospite, egli continuerà ad agitaa-sl in quel fervore, e In quel fervore la mente gli si popolerà di lm• nlaglni e genererà il rito: ar d1 sopra dello stagno n pensiero !nnalz.a un ponte prodi– gloso, e sul ponte prodigioso un belvedN""e dA cui si scorgo.no lontanissime città, e do– ve si possa alla sera. bevendo Il te, sedere In Intimo conversare' con un lntlmo amico. La paMione di Sobakèvlc è Invece la cu– pidigia. Sobakèvlc avanza goffo Incontro al lettore: la pesante e cr.smtà > della· figura, del modi, perfino della ca.sa e degli oggt.ttl che ne r!petono la misura, tiene di un umo• risma di superficie. Ma non o.ppena ha Ìnlzlo Il tremendo dialogo sulle anime morte, l'c or– so> si tramuta Lutto: si assottlgl!tl come .una lama, diventa acuto. E !I dialogo si svolge sc:-rato, attraverso Intricatissimi la.blr!ntl in cu! ospite e anfitrione cercano di impnnlarsl a vicenda, di sopraffarsi usando ciascuno delle pa,role deffaltro come di un trampollno da cui spiccare un salto In avanti e prende"re van~aggio. L9. piccola Koròbocka era stata SChiZZ .1.ta In un primo cartone come ritratto di una prop:-1etarla di mezza tacca. dalla gTetta sag– gezza. Aveva da es:eze una prudente e me– schina formica che vh'e e fa vivere i suoi contadini In mediocrità. Ma su Gògol' l'ebbe pol vinta un sentimento di simpatia. Dl quella slm$X1,tlaper le donnette anziane della. campagna. di cui erano state precedente te– stimonianza l'Annn Ivànovna dc Il terribile cinghiale, la PUlchèrlja del Proprietari di vecclllo stamvo e t.ante alti:;e germane della e fa.miglia>. (Anche qui la casa porta I segni dell'anima e del carattere dell'abltllt'°lce: la vecchia t.rappd.a geme a. lungo e toos.lsce p:-lma di battere !'ore; gli specchietti al muco, nureolatl di cartoline, e l'alt~imo letto entro le cui piume Clclkov· affonda In epico nau– fragio). Da;>J)tima spaventata dell'arrivo di un ospite sconOSC!uto,In un'orn notturna. la Koròbocka \'lene poi tut.t..apresa da una tre– p!da ansia.· La. presenza di un uomo le•richlama alla memoria l tempi lontani della sua '11ta 'eo• nlugale, e improvvisamente in quella consue– tutllne scialba in cm ella si è atSoplta da ann!, rlfiorl.sce li flore dcl!a sua femminllltà, e delln tenerezza. E domanda nll'ospltc se non abbisogni dì quest..:, o di queV.o,e se no:1 desideri che gli si velllchlno le pl3nle· del p!cdl pe-r conciliargli Il sonno, cosi .come soleva e amava ll suo uomo. In quest!l tene– rezza, In qucslo richiamo al pass1to essa ritrova e rivive la sun obliata um,anltà. Stupe!ace."lte è li proces~o, di umanlzza– z;one com9iutos1 nella dinastia del ChlCSta– kòv. Se gll altri pusonaggl vivono In una passione., Il J'llmµollo chlestacovlano, Noz– dreov, ltae vita da tuU-0 un caos di pas.;\onl. Mentitore portentoso come tutti gli t1pp.'.lr– tc:1ent1 alla schlat.tn, a differenza di c~sl SOBAKEVlC ment~ per sete di vl~ere ent~ un'3ura di ~agilO.ta avventura, Il suo temperamento e sanguigno e J):'ot-ervo;la sua. esuberanza di spiriti e 11n1e- cstoricih: dovunque egli v. :i.da nasce una qualche e storia>. Ma bastonato o bastonatore che ne esca, rlnndando agli av– venimenti egli li narrerà con eroica fantasla. La sua vltnlltt\ e tremenda - come I suol de– sideri: .non appena scorge un oggetto, deva lmpad:-on1rsene: dn.lla bottiglia di sclamJ)R– gna al c.'\gnolo pulcioso. E se può, ra,pina; se non può, compra; se non ha dennr! baratit.'\. ' All'avvent,urosa lntensltà del suo mondo sembr_a contrapPOrsl U· ristagno splrlt.uale di PIIJÙSkin, il Rattoppato. A Plljùsk!n, in unn lontana età, la morte della moglie è st,ua causa di un comJ)let.o sganclamento dalla v!ta. PC"rduta la ragione di amore, egli ha perduto Insieme ogni posstbllltò dl comuni– cazione con le cose: e gli a!fettl sono andnt,I lentamente consumandosi: rat.topPnndosl co– me gli ab~tl. e come gU abiti mutandosi in macch!a incolore. Il .silenzio della sua anima suggerisce una lnQuletudlne vaga, come di ombra notturna, ln cui avvert.l, Invisibili, OSIllJ presenze: Dlna.nzi a Pl!Jùskln anche il sorriso gogollnno si è turbato. E' che Plljit– skln, contlrarlamente a quanto si è creduto non è l'avaro. Se è giusto l'asSunto che i personaggi delle Anime morte vivano In una passione, la p:iSSlonedi Plljùskin non è l'ava– ri:tla: è una oPacn, onnal Illeggibile ansia dl amore, un·anSla di bontà che la vita ha offeso e {offoca.tq , L·a..varlz!a non è che n sintomo del re/oulemo,t. Un nulla ohe gli f-~:!~to u~l~ ~:es~:n. r~:e~·:~tl:~ 11d~1:1~~ d! un oompagno di scuola) e sentiamo nella sua anima come un vacillamento. Sul volto sbktd!to appare qualcosn che richiama ln confu.$a memoria di un sentlment-o: e un qualcosa di simile a un sentimento>. DI tutti I personaggi delle Anime morte egil è Il solo a credere al cuOTee alronestà d'. C\c!kov: la sua fede negli uomini risorge dlnanzl al più lndeg:10 degli uomini. ed è qui che egli tocca Il subl!me. Baste-rà questa fede nel bene perchè la sua e avarizia> sin \'1nt.a da un improvviso e generoso impulso di donare. E' un ba~llore che subito s1~ne: ma ha lnsclato nella pa<;tln:iun senso di mi– racolo: quel ctfe cost!tuisce tutto il tono del romanzo. Il quale vale perclò appunto come C:'lpolavoro; e cioè opera In cui lo sc:-lttcre. concretata appieno la p,roprla esperienza sti– listica. ha In pari temoo, e oonseguent-emente comunicato appieno lA ))Toprla esperienza. · LEO~E PACINI SAYOJ
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