Fiera Letteraria - Anno VII - n. 45 - 9 novembre 1952
DOMEN'CA 9 NOVEMBRE 1952 LA f I F Pag.3 L'incubo di Donato 1 Devono essere le' quattro. Le niole son fio– rite d'azlne rosse, gialle, aranc!one. alcune g!à sbladlte. Se non fo3Se domenica, Pa– !-quale s'avvierebbe ora lungo Il muro scro– ~t.sno reggendo a stento qli nnnafflat-oi tra– boccanti. men!rc nella conca. sotto ll fico. GIOCHI SUL -PRATO furono ndd0S30. A che era servito appron– tare )e lorL!flcazlonl, disporre l caricatori In bell'ordlne. far rifornimento d'acqua per tan– ti giorni? Schiantarono i retirolatf. rove– sc!arono le armi, forarono 1 bidoni e cl Imbrattarono Lutti di tango o di ,ari, ue, :*· Racconto di GIUSEPPE CASSlERl ~~arcg1,ur i1\1~u~~\erir~bepd~~i c~~~y ;<f~fi~ ~i fondo, vi apparirebbe hnmob!le. come ogni pomeri~gio. mi domando distrattamente se i! frinire deJle cicale sia più armonioso che al mntt:no, o se CO!-l mi sembri perchè or• mal ci ho fatto l'orecchio. R.acconto di MarioR.. Cimnaghi ggi, sul prato. tutto è come doveva es• sere. A n emo, come provviste, Ottavio eè. lo, tutto 11 pane, 19. carne ed H vino eh& la :sù non furono consumati, cl avvoJgereDJo nelle coperte di Jana e accenderemo un gran fuoco davanti alla capsnns. Mia madre. ·ar– facclanùost al balcone, non avrà timore _che ci· si possa bruciare o che ci si raffreddi, nessuno c! chlamerà per la cena. Sapremo che i nemici potrebbero venire; forse, nella oscurità, già stanno spiando il nostro bi– vacco. m1 non si n.vvlclneranno. Più tardi aprirò una fessura nella. parete d1 pagli_a in modo da potere ogni t.anto guardar fuor,, sussurreremo di cose e C.i per.sane che si ce– lano sotto magici nomi. Ottavio dey.'~ere già In cammLno per raggiungermi. oi:a çhe sulla prateria sta per .scendere la notte. e Vi disturbt\ padre?,. Donato. forse l'unico ragazzo a.nalfabeta. dell'isola compare sull'uscio d1 don Ca.rio col berretto sotto l'ascella e la. vo. ce un po' velata òi ~ oggez.i.one. e To'. alla. l,uonora 11n ost.ro tormentato! Come mal da. queste part..l.? ,. e Non sapevo dove andare. O'è maretta, non vale neppu– re mettersi con la lenza.>. e Ho capito. Non sai dove andare e al lora vien.i a. far compagnia al tuo padrino spi. .rituale. Gli o.ltri non at.t!rn– no, è cosl? Tu, mJo caro, di– sprezzi il mondo! >. e Io, padre? ,. e Tu, si, ma non atterrirti, non è un peccato inguariblle. Lo dlsprezz.1 perché, magari, lo ha! sognato con la testa di Frankestein ... Ieri c'è stato lo Onorevole, no? >. e Si, ero a sentire al Mwù– c!p!o •· e E dimmi. ln coscienza, hai partecipat.o all'enbusìasmo, ,al_ le !mprec""1onJ de! tuoi pae– sani?>. Il ragazzo !CUote il CBPo. e Qui t1 vo!evo. Tu stavi tra la folla perché sarebbe stato assurdo t.rovort! sul p!oco deL la Capperara. Ti avrebbero dato del pazzo; e questo non lo potevi sopportare, Cooi li ca~i in mezzo agli aitri, fin– ~! di sentire tutt.l e tutto, ha! l'aria di assolvere il tuo aove– re di c!U<ld lno i nteressandot.l alla vita soo! a.le e poi, in cuor tuo... in cuor tuo Il c:Usprezzl. E, tanto per conc;.udere. v!eni a implorare l'autorizzazione per U Seminario ...>. Donato, Sotto la. vala.,ga non ha neppure la forza di fiata– re. Il prete prosegue: e •.• ma._ gari, r!petendoml per l& mll– les;ma volta che WlOdei segni della vocazlo!'le è proprio la persecuzione della tua sorel– lastra I>. Il rag,a.zzo, col capo recli– nato sul petto, quasi a racco– gliere le parole da una sor– gente invisibile, mormora: e Mi persegu!ia, padre! Ne .son certo, Di giorno sono lo U p!ù forte; la notte no, la. not– te vince lei >. e Spiegai! meglio, Che sa– rebbe quest1 distinzione di clcssJdra? >. e Di giorno le parlo. le dico di essere buona, semplice, di som1gliare all~ compagne deL l'isola ... ». cE lei?,. e Le! prima ml sorride; poi In! dice che è. in fondo• una. sorellastra, che siamo estra– .nel, che, volendo, potremmo perfino spos9rci. Io allora mi faccio forza e ie ripelo che il mio genitore è il suo, clte lo ho ben altra vocazione. Il Semi– nario, se ne sarò meritevo– le!...-.. cE lei?,. e M1 guard(l come se capis– se Il per 11, e si allontana ...•· e Vedi· dunque che serve a qualcosa la. paz.1enza..Tu ti rl– fiuta\•i adàirittura. di tentare-,, e Ma la notte no>, e Ancora la notte! Cosa c'è mal di tanto diverso la not– te!>. «Ml spia>. «Ti spia?>. e Mentre dormo >. Don Carlo gli si accosta tra_ sclnando la seggiola. e Fammi capire qualcosa d l più> risponde abbcnlccia.to. e Tu dormi nel tuo letto e la sorellastra viene a guardarti. E' cosl? ,. e No. padre. Tilde donne nel pakhettone •· e Ebbene?>. e ll palchettone ha delle fes– sure e attraverso quelle fessu– re scopro dut: pupUJe fisse su di me, Io ml volto sotto sopra, ma esse arrivano ugualmente ln quest.1 mle! oochl, Ml fac– cio 11 segno della. croce e ml p&re che quelle ridano las– sù ..... e La.ssù - interrompe secco Il pAr:còoo- Non portarmi In– nanzi questo lassù sbrigativo. Il palchettone, le fessure .., Ma sei ben sicuro dl non soffrire d'insonnia, 11 allucinazioni? Possibile che lei ti scorga tra. le tavole? No:i tornarmi bam– bino, Donato, DlsLesa carponi tutta la noti,, per spiarti! Che Tilde s!a un po' strana. un po' fuori del normale nei riguardi d'un fratello, è ccsa che so. Ml\ che tu arrivi a -rlcamarcJ, a fantasticare su questa. tra_ ma, eh, no, assolutamente no. Nient'altro che allucinazioni. E le nlluclnazlonl non sono 11 simbolo d'un t.uon cristiano e per giunta. aspirante scmina– risla >. SI gratta la testa irsuta, poi solletica scherzosamente col dito 11 mento di Donato sem– pre più di~orlentato. « Vieni qua, anima rn pena >- Si alza e ac.cenna ad uscire. < Metti– ti con la fa.cCla contro questa parete. E' dt legno, no?>. cDi legno>. e Le fessure sono più. stret– te di quelle dl casa tua. del palchettone, voglio dire>. e Pressappoco uguali > ri– sponde come un esam;nando 11 ragazzo che non sa dove voglia" parare l'interlocutore. e Ebbene, i:.uspia tr,a. queste tavole quanto ti pare>. Esce in un baleno, si porta dall'altra parte della 1)3rete, bussa: e Cl siamo? >. e Sl. padre, ma non vedo mente,. e Oh via! Eppure ml trovo giusto In corrispondenza de! tuoi ocohlao.,! ,·erd! •· Rlentra fr~orosamente, gli plzzlca un orecchio. e Devo pensare io a sve_ gl!art!? Scaccia questi Incubi, Donato!>. e Ma che colpa è la mia se ml sento Inseguito ... te11tato •· e Tentato! ecco 11rebus. Ho capito che soffri di questo, m• devi guarire, a!mmt che vuoi ~uarlre >. Gh occhi interroga– tivi, a.,ienti ael prete, percor– rono in lungo e in largo l'a– nima del pe.scatore. e Cos'è rrut ;a tentazione? Avanti. cerca di ragionare. di sv!ncolartt pe:· un momento dalla paura>. e Tentazione - ~La U ra– gazzo - tentnz1one è l'art.e di un demonio che viene a spin– gerci al male,. • No no - g1Id<, Il prete - N~o viene, ragazzo mio Quel tale semmai è, è dentro di te, dl noi, di notte e (!iOfnO a spaàroneggia~ e. In te e pre– sente e ti domma.!>. n ragazzo 10 guarda stralu- nato, Svaniti i pochi colori, appare olivastro, mnlaticc:o. Don Carlo riprende: e ConlL mu a credere che Satana sia nella tua soreliastra? >. e Ne son :::erto >. e No, no e nncorn no I E' in te. E' comodo credere il con– trario. Tu sel onesto, ~oflri e desti amorevolezza. tu, Infine, sospiri 11 lascbpa ssar.a per il Seminario. M(l. cont.il, uerò a negartelo. e sai perc hé?>. n giovane ~li tende il voito cont.r:1.t,to dall'ansia. e Perché 1:1 tu,\ vocaziote è paura, non desiderio di luce. La tua fede è misero gu~.c!o deve vorj esti chiuderti u catenacc!o per iso– larti sempre più dal mondo! >. Il prete tira un so.,p!ro. E' afrattcato. a rrochtto. Torna. li sllenz.lo nella bi– cocca; i pl nns trl d i San di Domino risuo..,ano a ondate come violini in concentra– zione. Don Carlo è In piedi, so– vrappensiero. Donato lo segue con lo sguardo seduto sempre col berretto sotto I a~celia. e Scirocco - pronunzia ti parroco annusando -. Sciroc_ co g-:-a.sso. Pioverà. ma non st.asera. Che n~ dlCl? >. « Stasera non è pos:sibile. E' ancora debole da levante >. e Hni 11 battello nuovo?>. e Il nuovo. Po~rebbe fare 11 giro della costa>. e Appunto, qaalcooa del ge– nere ho intenzione di fare. s21 dlspoSto ad o~compagnarmJ? Finirò dl spiegarti quel che non ti è del tutto chiaro•· della grotta, Subito dopo un lrtlSClo, un tripudi o di bolllcl– ne come una ca! da.ia che sl roverci, D:nlto, con una. mano tre– mante sul remo. ccn l'alt:a at– taccata al b:acdo di Don C:tr– lo. non emet~e più Wla sJl– laba, I e Suvvia! - lo scuote 11 pre– te - ri.'-pondi ;i voce nltn. Co– sa sono questi tonfi? I diav oU. i monaci in pcc~ato? Penf. n.cl con la. ragione che Dlo t' ha data. Ascolta bene. disllr.gui ! >. nrt~~ i~lr~~~-> pronunzia 1 e Hat vinto! - esplode e-al– t.alo Dcn Carlo - E' solo 11 mare! Ecco lo. luce dzll'lntel– ligenzn nelle tencb:-e della ~ua 1 nn!ma lgt1a ra.. E' il ma.re che si, <13gira, si torce, volteggio, s in,zrcinpa In questo covo e vi Si rlbella mUP"&hiandoper an– nl. per secoli!. .. Il mare! An-1 diomo via. per oggi hai vJsto abbastanza ! I Egli stesso- ·a.!ferra i due re- ~~81fia e~~ 1 of;e1f~ti~~~ 8 [~~ I l'orizzonte Jiqukto. I Donato. nncorn stordito dal bru....~otre.pas!"OdnlJa luce nl– le tenebre e poi ancora alla luce, s'accorge solo d:po mol-1 lo tempo che 11 parroco sta re– mando anche per lui. Fa 11 ge– sto di sostltmrlo, 111.'.l il com– pagno gli ordma: e RLposatl. Stenditi a poppa e dcrm~. E Sogna olnquan!,a tonnellate di sarde>. GIUSEPPE CASSIERI Sul prato ho subito scorto le cose che Ot– tavio ed lo vi trasport...'\vRmo d9.lla Umo– naia: le $luolc che d'inverno proteggono ce:te ptnnte dal vento e dal gelo. Il gomitolo della rafia. 11 pennato, canne acquat!che, pali scuri. chiedi, vasi di ttrracotta. Benché \"Olga le spalle alla casa. vedo mia mac!re che nella grande cucina azzurra pre– para le cfllege per la marmellata secondo In ricetta che lei sola conosce. Indossa il ve– stito chiaro dal disegno minuto e ia scolla– tura profonda: Il suo volto è un po' accal– aato. l'e1-,pressione vigile. La Beppina che l'as~iste si lamenta perché Pasquale, In quel– le poch~ ore di libertà, va a giocare a bri– scoln con gli am!cl lnvece di condurla. a pas– seggio; se nlmeno 11 suo Ottavio si dCC:ides.c-e r.à entrare in seminario patrebbe sperare In una più lieta vecchiaia. Quando la pentolri comin.cla a bollire sal– gono. Le persiane della guardaroba sono state ncco.,tate fin c:a1 mattino perchè Il ~\~~~ :~o ~l~l~a 1!~ 1 ~~~~~te" 0 ~eli~sr~~rb~a1d: D3.lh cesta mia madre raccoglie l tovagl!oli e lì d eoone sulla tavola da st!ro: ne spiana abitualmente uno plù nggrinzlt.o e li osserva tutti con cura prima di Pn&'-arli alln Bep– pina che tuffa la mano in una lnsalatiera dal bordo screpolato. Ora tutt'e due aprono le brRccl3 tenendo per le cocche un len– zuolo: sul voho dJ mia madre appare li ti– more dl scop:-ire diraèata la tr<tma del lino. E c'è Fido, dlsteso da qualche parte. die– tro una siepe o, !orse, sotto la magnolia. Solleva il muso per sba<ligliare; sl leva e va alJa r,onca. dove i pesci rossi con un guiz– zo scompaiono nell'Of;curità del fondo; Poi corre ~u per la viottola che J)Orta ai campi, fE-ndendo l'erba alta. Quando dai casolari giun:te reco di voci stanche, Flèo scalza la terra intorno aò una tana e guaisce in pre– da ad un misterioso sgomento. Sul prnto Il ciclo è Umpido, l'sr!a Im– mota. eppure ascolto Il vento che urla tra i platani nelle sere d'Inverno. I mml sfiorano 11 tetto dove Janno il nido le civette rhe mandano 11 loro funebre grido quando la notte mi desttJ. Il pericolo 51 avvicina: ver- ~!ss~3 è1Y1~1'~~~ ~!i ~~ - di~:=~~· o~lb,l; ml coglierebbe alle spalle: !orse un plpt– strello. o un lupo mannaro in una notte di luna piena. Ma avverto un respiro sommes– so. Posso glrnrm1 se voglio: mi protegge la Luisa che ha il sonno leggero ed l capelli cosi ben ravviati al mattino. Poco dopo odo uno scalpiccio laborioso, rumore di piatti, di posate e dì tazze: ormai è giorno. Nel pomeriggio mia madre m! ha trovato nella penombra della blblloteca. Senza rl– sponde:-c all'Importante domanda che son tornato a rivolgerle mi ha Indicato Il prato col gesto consueto spingendomi dolcemente verso la porta a vetrl. Ml trovo qui sull'erba. ma son certo è.i non aver varcato quella soglia. benchè altro passagglo per accedere al giardino non vi sia. Ho già accostato al vertice le due stuole più grandi, Jasciandole però molto distanti l'una dall·aILra in ba~so: una capanna di questa loggia si add!ce &d una regione sel– ,·aggia ed oppone maggior res:Stenza al venti che all'improvviso si levano dal deserto. Do– po essermi umettato il pollice, alzo 11 brac– cio e siccome c'è possibilità che durante la notte si scateni l'uragano, rizzo una terza stuola cosl èa l3sciare al ricovero solamente l'apertura protetta dalle alte montagne che s'elevano ad occidente. E' tempo ora che µrovveda alle fort1flcazioni. Tenendo in ma– no una zappetta, ml guardo d'intorno. Ma è già stato I scavato un gran fossato che si allarga agli angoli protetti da sac- chetti di sabbio e mascherati con fronde dt betulla~ Proprio èome volevamo fare Ot– t:ivio ed io, benchè. allora. tanti accorg.1- nientl non. pote!-s!mo neanche immaginarli. So d'avere già fatto una considerazione simlle lassù, In Russia, quando con la secon– da. compagnia detti U cnmb!o agi! alpini, a! tempo della, ritirata. La sera avanti. cht~à come, m'era tornata in mente un'altra sera. d'Inverno. durante Je vacanze di Natale, quando OttSNlo. che non Rndava piu a sct.:o– h. era stato accompagnato In blblloleca da mia madre. Davanti al caminetto c'erano tante palline di creta colorata che rideva– nCJ,piangevaoo. si abbracciavano. intreccia– vano danze nella grande foresta.. del tappeto vere.e. Bevuta 1a cioccolata, Ottavio che ml s'era inginocchiato accanto, aveva preso a scoccarle in tlltte le direzioni e. infervora– tosi. rideva. rideva. A quel ricordo m'ero sc:itito dl nuovo molto triste e avevo avver– tito oscuramente l'equivoco che da annl or– mnl gravava su di me. Avevamo voci grm:se. lassù. si sputa\'a, si bestemmiava, si parlava di donne. qualcuno p1angeva, con i baveri del pastrano al.zaU e le mani nelle tn.sche appicclco:;e. Durante In notte non si scorsero 1 bagliori allar– manti. non si Intravidero le ombre che sci– volano dietro gli alberi nè sl udirono gli echJ di suoni mlster1osi. La notte pa5$ava senza gioia, senza paura, nel gelo. D'un tratto, non 50 di èove, sbucarono de– gli uomini che prima non avevamo mal visti: i nemici, cl dissero, ma c'era da :1011 crederlo. Avevano la pelle blanca e l'unifor– me molto s1mile alla nostra. non manda– ,·aoo erta selvagge. anzi apparivano spa– ventati. Dietro il rrlitragliatore mancava il tempo di se!ltirsl ìmn~gnatl In un'aspra bat– taglia. Sparare f;oenzn scambiarsi impressio– ni e consigli, sparare e basta. flnchè non cl Pervaso da un'angoscia segreta alzo gli ~~h:;è d;::~i~1!. ~~ncil~v~~~~-tomt:n:; dolcezz.'\ consueta è scomparsa dal suo sguar– do. Tento di sorrJdergll ed t=:clamo: e.Buo– na sera, Pasquale . Nc....'l mi r!:>ponde e con– tmua a guardarmi con d'ti.rezza; for.,e per la gran fossa che ho scavalo sul prato, penso, e ·mormoro: « Volevamo solo giocare a nn– sronc'..!no•· Ma c'è anche Ottavio: è altissimo, quasi quanto la ca.sa. ed ha le spalle larghe, la mascel1a quadrata, le guance accese per la rasatura. Ml hanno spiato a. IUngo, lui e-.suo padre. hanno visto tutto. hanno udito ogni mia parola. Da qualche parte ml raggiunge In voce della Bepplna che incita I suoi uomi– ni a darmi flnalmenLe Il fatto mlo: da tanti annl mia. madre non c'è più e 11 prato ora è il loro orto. Spero ancora che Ottavio ml si avvicini: se si sedesse accanto a me sul prato tutto tornerebbe ad essere come un tempo: Pa– squale comprenderebbe che io sono sempre quello d'allora ed 11 suo sguardo ,si rifareb– be èolce. Immobile come un idolo, Ottavio mostra l suo! denti b!anchlss!ml e ride, ride, ride, MARIO R, CIMNAGHl de~~a.~•~t~àmia~ ~/e:~eg~e~ ----------------....------------------- < Prontissimo. padre, corro ad assestare gli scalmi >. Si precipita lucri e Don Carlo gU t!eu dietro alla svel• ta. senza cappeJo, e A J:,.,.ppa o a prua?> gli do– manda. il ragazzo appena lo vede saltare a bordo. c. Dove stai ,peggio tu coi re– mi. Ora vorresti sapere da quale parte bisogna. remare, vero? > e finge di squadrare il cielo a nord e a sud, di rimi– rarselo quasi n valutarne .. la consistenza. Il pescatore è prot.eso a ri- IL VASO GIAPPONESE ~ Racconto di PIA D'ALESSANDRIA cevere la ,direzione e in.tanto Quando Nera Vanin ritornò - Vengo. vengo - grido. e di bombino sdentata. Sgraziato di camicia, sudato: e la ragazza Ja cascata che segnb.vn l'ingres- dopa la ceno, quando l'ultimai spettinati. i suol dispetti dt percuote I ac~~ lentamenle; era Il tempo che si doveva. SS\· sali di corsa. con salti di capra. era nnche n gesto che getta\'R faticava col suo fagotto e si so di Val Fredda, anche se di U luce si spegneva e a poco a poco monelle. Sciocchezze. pensavu. cura nd0 di spingersi un J>O I lire in Val Fredda per i ueni. agitando sgraziutamente rom- indietro le clocch.e più corle sforaava di non restare troppr, l'alta valle e le balle no!1 ernn,, contro il cielo s1 cnncella\'aJ10 _quando Nera era lontana. Ades– al largo. . ma ancoro la gente stava nJ brelto. E la madre. nel gunrdnr- splo\'entl sulla fronte. e il mo<lo indietro per non fare vedere 111- visibili ancora. Si fece 11segno 1 profili delle creste finché. nel 1 so ave\'a una \'era dortna, con>.6- c Alla grotta del Buemarl- paese e parla,·n di chi do\'es.se la. Eorrise. di chiudersi lo scJalle sulla go- ruomo come quei mesi di città della croce e il padre :;i voltò n· nero, si sentiva soltanto 1n loro quando faceva ll soldato: non no!• scandisce Don C arlo _fr e- nndnre. Gli uomini giovani sn- In, quando si alznvn un vento ravevnno inllacchitn. C'erano o- guardarla. Poi riprese la stra- presenza sotto le stel1e. I ragnz- ne voleva più sapere di quellu. na1:do con abile gesto rass.cu- 11\·nnoquasi tutti. e nnche qunl- Veramente un poco :,g-rnzìatn freddo. e- anche quel suo 1 m. re di cammino per arrivare in da. Un'altra orn di cammino e. zi di Peppe Vandrin suonavano magra 11glladi Giovanui Vnmn. rativo lo stupo:e del g iovane. che donna per preparare i pn- era sempre. Nerina. oon le sue brcnclnrsi. e vollnr!ii senza rJ- Val Fredda: da bambina saliva finalmente. incredibilmente pie- Jn fisannonlca e si canta,·n quei Poi. nel ritrovarla. si era ac-cor-- c Al Bt!emll!mo? Ll no... >. stl, ma ancora. delle doune. gambe lunghe di stmnbecca e Jc spandere. e cambiare d'umore. sul birroccio di Gino Ricò e i cole sotto i giganteschi macigni, lenti canti che nssomigliauo to che Nera si era fatta bella e Perche, a.:mmi ... ~rché? non si era fatto la scelta. braccln dai gomiti sporgenti che nlzare le spaHe e guardare di nuovi paesaggi le venivano in- in una solitudine stupita. Je ap- mn·acqun cnhna che porta vin.:. e che era lei a non volerne pnt Perché ci sonn gli spiriti., e co- .Ln sera .si riuntvnno in cnsa !alcia\'anO n colpi lenti e sec- nnnco. dispettosa. contro adagio. aprendosi In un pan 1 ero le bàite. 011 altri cl Si ~ulln\'anO, bent.1_. sapere. • . sl? Perché cl sonp le anime d1 Pi~trc 11 Vecchio n pnrlore chi. r piedi nvc\·nno strnne ditt, -· vuoi salire sul carretto co- ritmo tanto lento quanto lt:g- • • • lo sapeva: lo ricordava. nncl1e. • • dei dannati? Percfié cl b alla.- del tempo dei neni e delle bi\lte rhe sl muovevano sciolte una mc una volta? - le chiese gero. Le piaceva. allora. salire Continciò 10 sun vita fatico.-;!'_era proprio, per lor~. un donde- Perché, dunque. non la In- no i mons.ci indemonia.ti? No:1 che asp.ettavano in Val Freddu dat!'nhrn con qualcosa di sclm- scherzosamente Gino Ricò. J per In mulat.t.iern incassata nel di falciatrice e di massaia. A Uo di culla. Mn a lei quella mu- sclnvano in pace? Che altro vo– è q uest o che m ormora la. Pietro Il Vecchio sedeva ruetro mie.reo. Ln vila cosi sottile che due figli caricavano la roba, costone erboso. folto di abetaie. falciare n suo appezzamento di st,,:a, quel cn.nto acc~escevano lo le\'ano da lei. O:llre la polenl':l.,. gente?>. la tavola lunga e nvevn nl:e il seno. piccolo e sodo. pareva pentole, coperte, falci e rastrcl- da. cui :,i vedeva la valle sempr.a prnlo ern sola. ma a mangi 3 rc st.'"nno tonnento d1. essere so~ la zuppa di fag~o11, il vmo vc~- c 61, padre, questa è 1n. ve- spnJle Ja cappa del focolare che esaR"erato quondo ::;tavn dritta~ Ji Nera neanche rispose. già u piu basso. e il torrente appenu la sua polenta e In sua zuppn spesa frn due mondi .. inquieta: sato nei bicchieri e le 6:.o\'iglle rità >. sembrava un simbolico trinngo- con Ja cnmlcettn e Jn gonnn che sorriso Je si era spento. uno corda di luce. Poi In mulnt- venlveno in tantL c·era unn qui col corpo e Ja~lu col pen•_ lavnte? . e Dammi un remo, ti aiuto>. lo fuggente dnlle sue spalle 11110 in disegnovano tutta; mn se se - Caspita. come ti sei fatta t.iern scnvnlcavn una sella e soln donna ogni due O tre faml- sien>. sempre lagglu col pensie- - Nera; Berto Rlco si con~u– Gli si mette a !la.neo stùla a perdersi nel so~tto _nero. Of. deva curvn, e la i-ottnnn si al- superba 1 - disse 11 maggiore, nnscevano intorno nuove mon- glie. e le altre erano madri giù ro, c~i sa p~rché. chi sn come. ma per te - dicevano le nllro sbeGsa ~ranna. e proseguono !riva vino ni suoi ospiti. balte- lnrg:cwn.era paco più di un pet- e Berto. 11 più giovane. si piegò tagne che le sembravano sem- P.nz! nne, già abituate 8 molte E so 11 pensiero le sfuggiva. ri- donne. taciturni a cento metri da;. pe- va forte la bottiglia stù tn,•ofo. to di 'bambi na. Sul cono troppo nd nggiustare il basto del mulo pre tanto più belle di quelle bocche affamate. • Credevano belle\ neppure il corpo riusciva Anche lei se ne era accort.:i. rimetro di S. Domino. davanti a ognuno. che volcn1 lungo, il viso era bello, inaspet- per non guardarla. che vedeva dalla sua casn. che essendo staln a servire dle• n trovar pace. Certe volte arrivava dove fnl- c Sai dove si trova?> glt dO- dire: - Prendi. Bevi: - E O· lato. veramente una sorpresa. NNo. e suo padre presero lt\ Ma oggi comminava a occhi ci me~! tutto. ormai. don~~e • • • . cia\'a. un costone esposto al so- mand:i. dopo ur. po' di strada. gnuno si ,·crsnva 11 nno. beve- Un b_izzarro viso un po· mango- ~orclatoia, mentre gli strettis- bassi e non si rigirava mal n saper fare. e niente le costns~ Cht~ non fosse plu frn loro. e le, a sud ~t Val FreJ~n. sopra e Sl, ma, qu~t:.do ero costret- vn n schiocchi e poi. parla\'a lo piu scuro dei capelll, con gli simt blrrocct. ohe ogn1 sarebbe- guardare intorno. non c'erano più mortificazione e fatica. de1 lo~. se ne accorgevano tut- 11 tor~ente. la gun_rda\:a, e non to a doppia ria ml buttavo a.I La vecchia moglie di Pietro stn- occhi verdi sollevati agli nngoll, ro scesi al vlllagglo carichi di che erbe, e pielre. oggi, e i pie- Ma Il male non era la fat.icn, ti. G_ ti estrnnel Ja trov1_1vano era piu capace d1 ridere e !mher– la.rg0 fin quando svaniva l'eco va sull~ portn e guardava fuo- gli zigomi spargenti. Mn la boe- fieno. salivano adagio per la coli fiori d'estate. e 11 caldo CO· era che non riusciva più 8 rl- camb1.ato. scostante, e _piu che zare come un tempo. 5?.tto tl def dannati-.: ri: e e era sempre un poco d.i ca. quundo rideva, scopriva al mulattiera. Non si parlarono cente. e, più avanti. l'andare posare. Anche In fatica è ouonn mai superbR. Suo pad1e ... Suo vec chio ca ppello di pilgha . .che < E adesso e! rechiamo a. fa- chiaro dietro 11 suo prohlo. che centro due piccoli denll acca- mal. padre e figlia: l'uomo an- del padre. cosl tranquillo. Dopo se. dopo. viene il ripaso. Glt ai- padre uell'inttmttà della loro un gio.no era stato d.i sua mn– re una visit.a di dovere a que- il giorno era morto da un pPz• ,·allntl fra minimi spazi vuoti. dava avanti col suo passo rit- due ore di cammino ritrovo fi. trl, st che sapevano riposare. e vita ~ d1.1esi incupiva ogni gto~- dre. Nera Io osservava senza pa. sti simpatici padroni> rJpren- w ma al tempo di glugryo In Ju. che le davano un'aria stravolt.1 mtco di montanaro, In man1che nalmente il crocefisso alto sul- Nera li invidiava. Era di seru, no piu se.nte nd01a inafTerrnbU,;;. rere. de caricando di giovialità la ce non si decide a morl.I'e. F;rn dur.i;, e villano. malgrado la E pensare che un tempa Je e. voce. Si parlavn dn molte sere delle --------------------------------------- uglln fosse servizievole in ogni rn piaciuto! Era a1to e ben fat- e Non è una bella Idea? Si donne che dovevano salire; e si ora. e anche. spesso, sfinita e to, ma quelle orecchie la~hc. sta sempre a filare la stessa nom inr-.,ano una per una. Pie- ~~ ,. l'-....~ impa~rit.t come gli era pinciu- un Po' sudicie all'interno. i den- esistenza sull'isola! Tu a pe- t.ro diceva: «No; quc!sta no..,Non ~~,, ".. . ~ to dl rmn1n_ginarla: ma che CO· ti guasti. la fronte bassa. .. E sca., 10 a dir messa, qualche Y~gllo. ». dispettoso come una t?']&,,/' ~ ,, · _,' ~ i' I ~ · · sa c'era 11iu 1n lei della ragaz- qualche volta. si era fatta prr- batteslmo qualche matrimo- zitella. con quel suo! occhi ·ol- ,r"t_{ ,, ,~. °'." ,;~,, ';{; 1 ,\f(.7 ".: zetta di uua volta. di Nerina, la sino baciare! nio, un po, d'olio santo ... è mo- lerici eh~ sgranava tu faccia_fll t; ...... - --::::a·· , ~ ~ sua predilctla? Laggiù gllel'a- Oli voltm•a le sp~lle. rabbto- notono Cl vuole una vacanza compagm, e sembravano paill- e u ,,.-:· ·. ~ c.-(. I:, , /4".,, •.~J/'f vevano cn,nblnta. quegli stra- sament.e. e apriva I erba falcfn- Donatò Dobbiap,o conceder: ne cl! vetro che stavano por .l/ c.1.il, ·µ, ' ! .:~\. ~( r ,/1, '' L··~ ,,,~r· n!er!. quel «slgnorill, Non avreb- la eol rastrello, senza parlare o cela. che ne dfci? Semel in scoppiare. Il villaggio er a ~un- cr _._ \\ , 1 t ~ ,,, , ;\.._. be dovuto )asciarla pnrttre. rispondendo appena a~le ~e ti- anno, esorta. 11 oroverbio >. to pic~lo e antico che en.uo -· '-.....~- - - . .. • ,,........... ,J '"'" , 11 l"J "~Li Sdraiato sul suo giaciglio di mide cloman~e. Gli v_eniva in e PRdre cl stiamo allonta.- quasi btti un poco parenti e l l - ~ ....{ I I "',<iJ ~r1 '•· "• )',ci'.;· ffl~' ~: ii I ✓ ..:1 ~-1-""' 111 fieno, il brac\::io nudo sugli occhi, mente. certe 'olt-e. il giorno che nando:t . vecchio Pietro \'Cnh•a co11slde• ~-- -~~ ... \1 .. (J;')\ ,. ~7.J,.,3"'n [,~ r~ ~ ifihfl:::1:1- I ~~,,~"- spes.;;oGiovrmni tare.ava ad a_d- ero partito per fare il soldato ~,?~~~ =e~~ll u .g~f1\~ ~~go~~ n~nn~co':it~:;~~. oo,;;~~;.; '."-._ ;,? ;t(' § I~·~{ ~i ~ ("W'( .~J. ~i,, ;;;..;.~~~~~:r~-=/;! .. f I:[~ ;--;1r {,11\1 l_ - - k fe':g~~t!~/à, ~g~}!~·1/a:i:~~~ ~.~.:o:ri :rt~t~a· ~~tal~.,~~ brl de! remi Gli èoch. h. necessario. Quando seppe che _ .:.:._ :"':7_ \~l,zr-.,. _.11,,_....-tl_z 1 _ill 1 ~fi"ij 1 -~·~:...[",''.,·-;-_ :'...:.,,:,,, ..', _1110m,.,.__~."\), 1 y,"11,"\ÌI,;~/ ','"', .,c.{., ~i '""'"iriì ! • mentre la lm1a che saliva tardl pianto sul suo collo che odo1a- o -. e o Nera Vanin era ritornata di cit- --- . ~ --- ~ T,.,_ ( ·1_ .... . ~ o•n!JI ,: --- ....._ ;.JJIL I I ~ f JI Il ne] cielo con\lnciava a hllrare VR d1 sudore e le eJ.'A. sembrato un ,gran desiderio dt correre>. tà dove aveva servito per dieci ~ '"' : ~"\ · ,. J'f_!-.-'.: t \ ~,-- r...._ 1 in :'."':.:~ . --1~• ;·,.r--::--=:-.y~~~. -~"'.:C:- :::.., =-~~ t .. -l, 1 , dalle connessi 1re della finestru• che Jc portassero vin la parte L occhio di Donato. ac:setato mesi. 1D casa di signori. rimu- 1 •1 '\ I f'. ~.. _...-.... ]J:;;: ~""" ~ • ... }:~ V-- - f\ _-.\: i~m cola. Fuori c·etra un silenzio RS· più belJn della vita. 8 sgomento, JlWlln oltrn In ginò per molle sere quel pensle- ,4;. ,_,.,_~J // ~ ~J:0~.:ì,:\,. =~":i fi.~~~,-{~'.,'.~H' ;J,9,,/}: ,.,, ;:,_-'\.,·]. l '} soluto e l'aria, wl p11--ss'are delle Le veniva da ridere a quel ri- prua. ro, poi 11penultimo giorno disse c::7· .:v.;.,::,7- -t •· "~ 3 ' > ..,,.. . ' ~ - --=:i...: ---~~• , t• _,__ ore. si faceva Ltedda, l'odore del cordo e il giovnue, incorngglnto. Si cominci.a no a. dlSt.ln~~ere a suo nipote Giovanni. versan- ✓ /~-. ~ :.~.,. ~,'· 11 h'l't~ -=- ")-'~~ -~~ ~r.·~ ..-. \, · fieno falciato esasperante. le gettava qualche frase scher• gli a.rchitra.vt naturali O una dogli 1ui stcss1 il vino: - E' .....--<"---- /. , ,,.-~~ --'rl:1ir. ~__?~_:::::.-- - 4;p,<:.:. 44,...· , No, non avn!bbe dovuto la- zosa. ma lei, con uno sguardo oa vern a nel mass!oc!o centra- Nera che deve venire... -.. ~ _ ~. ~ -i;'~ )/♦~F-t,1 . ,,,--:. ~ -. • .,, sciarla partire. Tante alti e sprezznnte, subito lo ammuto- le della scogliera. - Mia tigUa? Mi sembra di· _-,......:::_....,__,;._~ -. ....._ -'-:z=..1/ PL~ t". ~ --=l""~ -...:.: scendevano ft. servire in città. Uva. Don Carlo, che non perde di ventata più delicata. -------~_,J;::; · ~tx..~~~~(l~~fkiJ'-::, _.,, '('ò ma non la sua !Verina. Poi cer- Un giorno l'ave\'n seguiti\ vista neppure un muscolo del - E' lei. Ho detto. Lei che ~-~~ --.....;..,:~.; I~ cnva di giustUlcrtrsi. in fretta e quando andava a prendere nc- pescatore, tenta di distrarlo. deve venire. --------..:.. . e i:-- r--- · ~ con estrema indulgenza. per qua al torrente. Pioviggmnva. e e Ci vorrà. qualche minuto. L'Idea. in fondo, non displa- - · - .. ~ ~ prendere flnnllncnte sonno. E· l'odore del fieno ancora verde Fermati un mC'ment.o.Ascolta- ceva neanche a Giovanni. Por- -~-- .c:r - rano tanto poveri, anche allora. era più !art.e sotto la pioggia. mi con tutta la tua intelli- tarsela su come quando g;.c, i- - -~ --=====. Cominciava l'autunno. con l'in- Berto Ricò l'aveva niutat.n, genza >. netta lo voleva seguire. In quel verno eterno e i pit~U che han- riempiendole l'orcio. ma poi 10 I remi, abbandona.ti agli silenzio vederla liquefarsi a po- LOlUBARDI: Disegno di Rom:1. no sempre tnme. E gh stranieri. aveva appoggiato in terra. strtn- scnlml, r1Jzuno con le onde e co a poco dal gelo che la strL'l• che nei mesi buon.\ ernno stnU gendolc con violenza ai poh;L fanno· girare capricciosamente geva. O piegarla di fatica, vc-1.,----------------------------------------------"la pensione nel paese vicino. IZ'iù - Tu hai avuto un uomo. un la. barca. derla di nuovo stanca. spaurita. u valle. ernno venuM al v\llnq-- amante laggiù! «Confermami che hai fede Poterla chiamare una sera. pri•, jglo per cercare una ragnzzn da SI era liberata a fatica. dallu nel m!o amore per te, che non ma del sonno. «Nerina». «Dam. POESIE DI RENZO LA URANO 1portare in città. Co'.!l gentUl, e sua stretta ed era corsa ansnntc sbsglio se metto a nudo la tua ml In coperta, Nerina» ... Qunn- , generosi: non aveva\tlo badato alla bJ\!ta. Suo padre l'avevo giovinezza., se tiranneggio la do era. ragazzetta lo pregavà neppure n contrattnre. anzi. ve. guardata nel su o modo n enùco. tua. vocazione ...>. per giorni perchè 1a prendesse dendo J'incerlezza. mentre la fi. Certo anche lui pensa.va a que- Non ha finito di esigere un nlla bùita. Pof qÙnndo la notte I R"liu li osservava, vogH\osa. ave- eto. Con mani tremanti-'-di rab, ~egno ::!'approvazione che Do- era alla sulla \'ulle più vtcmn A 1:N.' 'l'ORTORA vano promesso tanto denaro bia Nera accendeva 11 fuoco. nato gli pre11ce le man! e le al cielo che alla terra ,we,•a U ~ DANZATRICE EGIZI AN A Che a Giovanni non era più r!u- - Polenta per dodici - bal. porta alle labbra con devo- paura e nella capanna calda la scito di riflutare. Ma nhe nve- bettavn. - va bene. padre? Vi zlone. • sua YOcesi faceva Afona. qun~! lo avvertiv!Z alcun .e vol te certi vano fatto quegli scCJnosciuU faccio una bella polenta per e Credo, credo>. E dopo una dolce: - Buona notte. papà ... I vacui O ansie, e qua.si i nidi iti aria D . 1 'delJa· sua Nerina? Cosn era a~- dodici. :r d~nla~~~:~ cg~~a~~- ti~ Glielo disse •s:1~lto, duro men erano e i piaqnistei che una Jan.ctulla u~:iz~o~~::ce s;i ~:~:e ca:lu~~~~~l~~~{~~èn~~~r~:rlo, n!:ii 58 [~~tr p~:iu~°c,~ :~;~~~ paura. deUla. Grotta del Bue~ te. come le parlava da qunnac noiosa a me traeva. In un ugotoso dietro le spalle, come un 11utnto .t-'e ne andavo del tutto, lNìCinn- come. marini>. era tornata. E lei che stava da- di caffè e latte colorhlo, il cam,po che la 111..:zrtori,più d'mta amarezza dolo stacco e febbrile. Sat1ere ... e Mi fai feli~e Donato .. o\n- vanti al cassetto aperto e cli' del tuo cielo finiva e udivo i ritmi mitica. Danzatori, ierofanti Ma come sapere? Si sollevava Questo credevano. dunque: un diamo!>. · cischl:wn incantata tra le ~ue ,no,jici del tuo pianto, 0 modestrssima di Iside, le abbra.cciau.o i /imi.chi s.ul gomlt.o. e adagio strisc:iavn amante. Forse nnche sempllcc. Riprendono a. remare con co~e. dlsse soltanto: - Va bene .flautista di fiducia in casalhtghe belli che in un unico te'fnpo lino nl giaciglio di Nera. che mente un innamorato. Ma don•- impeto regolare. dritti all'im- - e neppure si vollò. Ave\"a tra tedianti elegie. Accostumata l i . l s et. dormiva tranqu111a nel .beno va avere camicia e caizon1. do- ~&?:~V~. caverna. ~~i~;~~o.u~h~a~1 ~i:tn~ri ~~ a 11ovcruccia, a fltbile, a fiammetta ~~;~~e ~,1 9 ,i~~n~:;~ofai: ~':tiz ~ ~?~;:r~1~tr'6ieg~~f1adis~!n~()~~; ~~~nci~i~ies~ 6:~~~e~!~1~~!~ Il parroco rallenta, pone arrotolRre intorno al dito. Ncp- 111..ia u11ira e sobria, frnprorogabi.!i c011te,1..uta è tra i piedi della Sfinoe Nel suo ricordo che c'era? E Falciava come immag-i.Riamo l'orccchto in ascolto e invita u I pure quanto sent\ 11 tonfo delle nenie tubavi. Antica mia mmoiante, da nuisiche di flauti. Affi.sa in vetta che sogni sognava? Do\'e, cotne che !olei la morte. con colpi pescato1e a fare altrett anto. !porta che si chiude,•a si ,·oltò eri una mi!t abitudine molesta a lenti cantici la oiovineua si era perduta? Ieutl e precisi. con pertìda ,·o-- e sento molti urli cor.fu~ i. Il giorno ~elln partenza il pu- a m~ incarnata ... Udirti era un supplizio tdea peremi-e. I Adagio la ricopriva. con 6J)au- luttfl. Le erbe cadevano. lREtlla- mi sembrano bestemmie, dre la trovo pronto. col suo ta- d'obbligo e un sGporifero al mio sangue. 1ritn tenerezzn, come quando ero te. doPo avere tremato nell'nr:a, esclama u g,Gvane d1vho ~ gotto in mano e rombrel1ont.. Pure, inquieta, eri a 1 ,z..e u,1, assillo .• 4.l verso In quell'altura il Tempo bambino. per un istante. Eppure. sl chie- mezzo fra il terrore che glt stinto che serviva anche al pa· deta lealmente. per un giorno, c.-,us cit!\ la. arott a. e 11 timore di dre. Loro non ~vevnno car!eho tuo di fìacc, 1 , atrnacquato, e i1i cui registri migliore e armonioso insiste qu ale Ma più di Lutti era gela:;o Berto per un'ora qualcuno l'ho for~e farlo trapela.re al prete. e salivano a piedi. ma r,h A.t- ,ne:z~alirk-a e gemi, riascolto: suo sempre. Tra i piedi della S{ in.ge Ricò. u nipote minore di Pletrc1 umato? La. ca\'e rna è spalancnt 3 co: 1 trezzi e le pentole ernuo issate ch'io non sono gl'ntlle. sabbie filtrano. Invano vige il T em ,,o. il Vecchio. Non era stata. Nera. Ecco. era ancora 11.nella ctt- una dentatura <ii stalattiÙ im- sul carretto di Pietro il V~cchto. U11 troppo fermo la sua fìdnnzata. mn tre anui. tà. portata subito vin dn quel presstonnnti. I suoni rscoiv> POFtnto. dal mpote. ~glio del •metro avere. quo.si uno cui non giovi Poi.eh.è la danZ!l. è una lusinga f ... danza prima si era1;0 «pnrlat.t» dalla pensiero. ~ra nolln saletta ~el rauchi ccme impigliati 9 un.:i primo tiglio: Gino Rica. La mu desolarsi, è in mia sorte, 0 torto{el!a come st piange una domz.~ _ e si getta primavera nll autunno. Poi Ber- 1·agazzl dove sl b1.llavn, sl «fhr- llngu~· rovent~. r;·esi~ ~e::gi~~~- ~~:1~~.~~~c:~~ dtti lamenti e mia croce. Epitalamio dietro le spalle, come 1lll. 1nanto ~1d~~os~~t~o~;~~a~~~n!e!.~remi~ :\;1iv 0 ;;rt~~e11dii:v:n°a~~~~iiv~ e ~ai ~ra ·;· . 1 ta vorato tanti mesi fuori di cosa. vano O in me il disaccord.o? E, mt sevizi eh.e la 1nartori, più d'una amarezza puto che ln figlia di Gio\•anni n~gendo 11 grande vassoio. e O • r spon e nso u men- dO\·esse partire per Val Fredda (mite 1 1 crsecutrice il tempo perdei antica}, e visco alla smemoratezza Van1n servh 1 a lontano. in clt• LI conosce,·a uno per uno, ia te 11 giovane. 1 quRndo quasi tutte le ragu.z.,.e, compag na. O tortorella e mio soccorso, del Tempo. tà. Si ern messo. allora, a fare n.:nlcl del signorino. e anche lo~ e Uno, due .... ire.>. Al C,?- rimRnevaao Rl vtllngg!o. Eppu- cara e intrcf.sa, <:c..wmòvi. e 11011.. C il giorno l'amort con la Rita di Forno ùi ro In conosce\'ano. Uno ce n·crn. m:1.nd0 del pa1r~o. 11 balt.J- re non a,·e,,n protestato. Sulla mai· q u1s !i 110:,lri epitalami in bianco. Canale che trovava nll'osterln, al.\o e bruno che In chinmnva lo oltrepa'-sa la soglia e si tro- portn nbbr_ncclò la ragazzn. !a Là, iu Alto Egitto, e come neolioe11..te 8 mescere vino e grappa. qunn- «la bella AgÒrdinm>.e un glor- vano avvolti ~el buio. strinse a se con. slancio. lei che e avara, a id,ntici passi, d'l. sempre, do qualche domenica scende,·a no volle bal1are Jn Furlàna co1 1 «Dio Santo.> ball>f:tta. Do- neppure quando ra,·e\'a v!sta DA UN.A ~lfA AU'fOBJf)GRAFIA lieve sull'onne sue torna, rista,npa o valle: e nveva pensato che e- lei. !:ie l'era poi stretta ìorte aJ ~a t o ere non nesce piu a con- tornare da tanto lontano l'a\'.?· come vive ombre danze. Allegoria ra meglio cosl. w1a ragazza fa. peth.l, nell'affanno dctrtùtimo eners · 1 va baciato. NC'rn si era 1-clo:t-tt del Tempo. elle e belloccln. n cui non do• giro. e l'aveva rnplta con st sul . «·Non lemere: > lo rincuora subito dall'abbrncclo e ovevn Farsi:! di me dt?Jina1wmte mi servo? veva niente, che non mettevn divm'lO. nfferrandoln olln vitu. il prete, l nd t.stmgulb!le a Wl scansato i fratelli più picc-ol Il tempo perso a m.artorianni in sillabe A le.i, a noi, l'tudefinita fioggezione come quella super- mentve H padroncino cticeva palmo. che le si attnccav,mo alla sorta rton tnrnerà pili. A immacDlati g1~r11t ba di Nerin. «brnv,: 1 bra\'o». col \'lso ridente I! subbu~llo an!maJe~co pa~ na. - Addio, addio... pallido un poco di strapazzo, vedo eta cre::i che lusinga... a:Nerin. Nerln»: cosi la chta- sulla 1-·.pnlladelln sua 1idan1.nta. re raddoppiato all'ingresso de: C'era una fìln di carretti ,;c. Danzatrice mnva in quell'estate onnnl lon- Il cu01e le battc,•n im.pazz.tto ~lsturbatori. ~ fo~sero nel- pro nl villaggio. nello strarlello ca d uti com.e in fa1Jola Oli ,.:rn.ttchi tr.nn. Lei R\'e\'a dìeciott·nnni. in qucf momenti. e non solo l tnteiilo dl un m;111ensa trcm- incas..,nto che ~embrnva unn I i.l• miei calendari, oli anni. E non stupisco dai secoli dei secoli, sia sagaio ,1llor n. ed era strana col suo v!-· per IA. s.trmchezzR. del bnllo: mu ba, mentre u:1 g.gante vi ~of- gn. del prato: e i rnnagli dl del mio canto nei lribo!i: io donato che badi pure a te che illudi. Guarda, s.o placente e J1 corpo troppo quando 11 giovane aveva cen·:l• fla. non sarebbe peggio qer 1 Gino Rico tinttnna_vono forre sempre al suppllzic o a 1tn vano dedicarmi riguarda! J piedi della S{i1Lge, morte# lungo e mogro, tutto splgoli. to di inseguirla ncllu sua stnn- tlmpani. A un 1 rni tC' i-rmbro che Nc::1 a un padronr. monotono, a un mortale 1 w 1 i. prensilt clessidre sono al Tempo. Nerln. Nerln. 011 piaceva di za lei gli nve\'n sbattuto c..:n e Ha.i paura?>. tornasse la rastnzzettn di qual, più. di me, al suo fastigio: alla 11Lia carne. ~entirla scappare fra i lnrici e violenza In porta sul viso. e No, no>. che unno pnmn; quel rumo~·e Non io di me divinamente mi servo. RENZO LAURAXO g1l abeti. rnprn al villaggio, cor- E nncht:' per le !-itrade c·crano Una violenta ondata sembra di sonagli. e i richiami dct;"li rere fra tronco e tronco con i stati degli uomini; e accanto o che debba sollevare ! p.l&str! uomini, forse. •----------------------------------------------· suol capelli b!onrucc, sempre le!, nel c:lnema, ne! pomeriggi lioteca G'ino Bianco·
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