Fiera Letteraria - Anno VII - n. 12 - 23 marzo 1952
rag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 23 marzo 1952 Osando restituire bene per male, non posso cre~re ctie risulteremmo perde rco11ttnua da vag. 3) conqu~a 1 .or1:-E che le grama.glie ben vi s1 o.ddtcano. CIMENE· Sei un brutto e vecchio sa– plent.one di - broccoli smo7.z\oot.1 dalle p~corc. M~ rl~POndlml. - Se, come dici. al nostri del non !nt..eressa - se vincia– mo o prrdlamo, quale !olle !orr.n. - ~ quella che usurpa Il nido della m 1 :i, cntmn? Mt:H.LINO: E lo domandi a un vecchio pagano? Vecchio Merlino, vecchio - ct.cr · no poppnntc. che non sn st-uce. -i.rc te lab· bra - dnl seno della terra. nc-mmcno per crescere - nella maturità del ciclo. Nul · la può svezzarlo - finché sua mndr:? non si mcttn sul capcz.zolo - l'aceto del· la morte. Eppure quando passel!l:t!Rvo - tra le siepi di rose sclvat.lchc della mia mat.urltà. - ero ln un pncS{>crlsthrno. nel 1>acscdi Ariuro. - Là srolgornvo n"l– l'lrldJ,? dell'occhio - del creat.o. e Il ride· vo come de,·e ridere un uomo, - Lrn I pila.stri delle mie costole nella - vast1 na:vo.w.del mio petto. Una terra crlsUn· nn! Ll ~tavo - e 1! fedele bastone del vecchio Glusoppe - sboccia.va In fiori scnrlnLLl nella neve cndÙLa. - Ma, come dissi allora, Il miracolo era - comune: I bastoni di castagno, - di biancospino e sim!.11lo compiono ogni anno. - E gl! uomini spe7.znvano le loro spade per amo– re della battaglia - e spcz...avano I loro cuori per amore delle donne - e spez– zanmo lJ sacro pane per amor di Dlo. - Io 11 vidi ca~Jcnre in mC7..zo al loro amori - In un cerchio di vento bianco come la neve - e poi nell'ossuto giallo mondo della m!a. tcstn. CIMENE: La tu:'.I. terra crlstlall.'\ cm debole, crollò, - bruciò, le sue ceneri vo– larono - nel nostro cibo e nelle nostre bevande. Ciò che ml aftllgge - è forte, mi distrugge con grida di amore. - unn vlolenz.'l di umiltà che arrognntcmente - chiede tutto quello che sono o possle· do o ambls:o, - mslstentc come la dlnm1 suonata - quando per la prima volta li sole pre.. e fuoco. e da allora - suona a stormo. bàttlto costante. nella selvaggia. -- ~~~~2uo'!~llfu~to~~aqX~~~oc';~:e~fr~oi:;: re. -- Ur.'.\ toilc~ spl·t.,tl ml tr•'":::nfl v;a dal miei dei. - Fa ch'essa ml nHronU da uomo! MERLINO: Può darsi che già - que– sta forza t1 abbia affrontato da uomo, su qualche - sommità c!I secolo da cui h terra bassa e-c1rcola1·e - viene, !In dal– l'eternità. sorvegliata. Ancora. ancora. - la. terra tende braccia deliziose: e non è stiano - che I nostri occhi umani si soc· chiudano nel mirarla, come un flore - si chi-ude su una goccia di rugiada. e non des!derlno vedere - altro. Ed eccomi.qui - vnnl'1Ul'.lanted'oblio. . CLODESÒIDA: Mnndalo vin. - con le su-. 3,ntlche ramiftcaz!onl: vrc a dormire - ~~;~:cf:· Tloel>: Devo tornare n te? - Tu. granello di polvere che tre delle nostre gcn,razlon! - hanno c11lpc1>lato: che luce emanò dn te - a mc? Perché la mia forza tremò di fronte - nlln tu:1 fu~t~~: Sulla mia anima. non ho fnt· to nµlla contro di te - se non t'omb:\t· tere. Non ho conosciuto nlt.ro che _- ln tua m\.scrlcordla: quella invero Cu unn– sorta di luce per mc. - Io vQFl'.ll0 vivere, poiché ho in mc una vita - che pare rl· chi~~~iNO: 'Ed anche una morte: -una morte a.nnt"Q:at:l.nel fiume del suo battesimo - dal quale cmcr~ uno stil• lante bimbo cristiano - In un P:l"St' che era divenuto una tomba per nol tutti. - sebbPne In quell~ tomba di BritRnnln U vecchio M,.rllno, :.Imeno. - vivesse Ce• lice, polchè poteva tenere, sia le colllne - che le valU, 11 suo Crondo"'o amore. nelle br~•a, - vecchio pagano che non é ~g~L: Il mnl~po di venti - n-nnl ml ha. asciugato e fatto perdere - ogni desldrrlo dl tutto quello. MERLINO: Ma lo spirito di "quell'acqua. è iennce. ClMENE: Ancora lo spirito! Tu nn. nutsct e guardi oltre mc. - e fingi di non saper nulla. Osi forse dire - che Il mon– do ha una segreta direzione che oltrepas..c;a. gli del attraverrnndomi? (A Clodcsùlda) Portami via - d:i loro. - Sono pazzo. pa?..zoa parlare con gli schiavi. CLODESOIDA: RIPoSnll, Clmene. CThtENE: Sono vivo e non vi è riposo. CLODESOIDA: Sci Lu che ngitl l'ari:.: l'aria di Per sè - è calma come sempre. Fidati del nostri iddll - e fa lavorare questi paf[anl. CE11lra ,lnna), ANNA: Padrone, padrone. padrone! - Dove è Il padrone.? I lupi. i selvairgi! - Una vecchia non serve! Oh. padrone! CTh1'ENE:Che succede? ANNA: Tanti lupi, i campl - sono sot-– t.o~opra - signora. I suol frau,lll! - grigi - rlns;-h!anti. maligni. un'orda terribile - assalt<lno -- le pecore! CIMENE: Le J>ecore! CLODESOIDA: Fratelli, aiutateci. aiu– tateci. - svegliatevi, cl sono i lupi! ANNA: Le pecore e gli ainelll. - tutt.o quello che abbiamo! MARTINA: Perfino Rlla luce del gior– no, alla luce del gJorno! - Cosa può aver. li spinti? ANNA: Certo la fnmc, la fame. l'a.ppe. tlto, - la rabbia del vr.nLre! CEntra110 Tadfrldo, OStner, Qulchelmo e Chèldrlco>. OSMER: Perchè gridate? CLODESOIDA: I lupi! - assaltano Il gregge! TADFRIDO: Cosi comincia. - Ecco già la svei!tura. OSMER: Andiamo. allora, a salvare •– c:.uanto resta. lCJmcnc ha (lià strappato la spada a Colpri11 ed è partito: a,iche iloel. prima. di lui. Ora seuu0110(Ili altrt, orfdando per disperdere i l11plJ. ANNA: Io non servo ad altro om - che n sbattere u0va. Lanto tremo. - Pcr– chè succedono queste cose? Certe zanne - ho certi ncutl dolori nella fChlena solo per averle vl.stc digrignare nella luce. - rVecU11doColgr1ti1 Perchè sei qui tu? - Tu che occupi lo rpazlo come se 11 temPo non cominciasse fino a posdomanl. - Tut.– te le gambe 1>1 muovono ccccLt.ocodeste Lue che tengono la terra lontana da te.--:- Per. chè non vai ad aiutare? COLGRIN· Mia cara buona donna. sono qui di servizio. ANNA: Che sen·lzlo Intendi, ml doman– do. - li prigioniero se ne è ,and! 'l.to . COLGRIN: Ottima ragione perchè la se. conda metà dell'accordo non venga meno. - se Il cavallo fugge dalla st-nlln non vuol dire che 18. stalla è tenuta a seguirlo. - Io sono un uomo di cui et s! può fidare. ANNA: Certo che )o ~cl. - Bene. almc,;,o quando verrà la. tua ora d'essere sepolto non si dovrà faticare a tenerti sotterra. - Ma perohè dovrebbero ass.il !rcl 1 lupi? - Gli uomini i=I crenno AbbasL.'ln?-'\ d!sira· zle. senza. che debbano succedC'reanche ca– lamità oatur:tll. - Il vecchio è d'accordo. MERLINO: L'età cons!dere,·olc - ml fa annuire; io non sono nè d':iecordo - nè in dls:1ccordo. Sono troppo miope ora - per poter distinguere un:. cosa dall'altra, - Il fiume gonfio di tcm1>esL.'l da'tl! occhi gonfi di ll\crimè. - o la nuda_ t.crrl}scrc– polnt.a.dnlln faccia nrs..~.- o li mo1morarc della foresti\ dni sospiri del cuore •- Ciò che è nell'uno è nell'altro. un umore - d'Ira che sl voti:i:cont.-ro sè stesso per mo1·– dere - Il proprio corpo, polchè non vi C nulla cccct.to sè stcs ..a - su cui l'Ira 1>uò posarsi: e!,s.,'laffonda. nel tr.m1>0- come una spada nella neve - e le radici rict'– vono tutte le l'lU!m1>zrlee sopravvivono. - e le sLMtlonl sono rlconcillnt.e. Qunnrto ~umi fa. - I romani si allo11t:rnarono dalle noft.-rcstmdr blforc:tte - color for:lle d'au. t.unno. ~r rlsPondcre - Allt>disperate e \'Clll0SZtromh" f")P li chlaml\vano n Cl'\S:\, - le vost.rc t:-lb'J cl d'.chlararono inverno, finchC le nostl'e membra - d lo\'1\rono p~r U rr.:ddo lnt<'nso. Voi annC'rlstc - le vene delle v.,llntc t'0l nostro sancuc dls– seccnto. E finnlmente - le vo tre vile grac– ch!arono come cc1·vt ~u un ramo morto - e ,:;li echi risuonarono contro di voi. Mn io sento - va<:::l\ -n!"n~ sul mart' ~nr. ruto ùnn vela - muoversi. laddove le ondr. come nella. festa d!lln mlctlt.urn, -- bat– tono fort.J sulla noslr,i. cost.a: gli uomiQI di Roma - .tornnno, 1>0rtando D'o, tra– scorso l'!nvcrno. e un alito - di vei·dc csnla dalle slC"pl. Il muro dzl cielo - è squarciato dal ca.ntl dcll'allodo·a. Prlmu?e e viole - e ogni frMllc prlvllcg!o della giovane terra - si radunn.no ccme p2lle• crini nelle nnvnt..e del sole. - Una nave In pieno flore bxchcggln - sulla schiuma. di febbraio, e si posa - sulla Brltannla. (Entra Clodesùldal. CLODESOIDA: Avete visto? Avete vL,to con I vostri occhi. Deve essere irelvagglo - come una fiera nel suo cuore! Chi ha mal visto - una tale lotta di mani contro ar• tigli? ANNA: Una che? - Un.'.'1 tale lotta? Non avevo il cot-a[tttlo di posare gli occhi - su quei poveri agnelli belanti. - Sot10 ttndntl vin I lupi ora? - Tremo ancora per Il de"'tlno di quC'stc p2c,:,re. CLODESOIDA: I lupi - sono stati ri• cacciati. Ma Il britanno ha ucc!so Il PIÙ terriblle, - Il più grande: con le sue mani nude - come le mle: ha assai1to e percosso il predone, arrerrando:o - t.·a il sa1lgue e la bava delle mascelle. e ne ha scos!o - e strozzato gH urli neilc fauci ....:.. riducendolo a una carcaosa. Era 01ro1e - e speranza e terrore e trionfo stare n vede-re. ANNA: 11 rngl\ZZ0? li britanno? Con le nml nude? MERLINO: Come un pastore - con un !~ne. COLO-RIN: Con le mani nude? ANNA: Tanto vale - stendere la bian– cheria bagnata sulla tun spada, - eroe che pesi sulla. mia co~icnw. fE11tra110 Tadfrldo, Osmer. Quilchèmo e ChèldricoJ. CLODESùIDA: E' unn stor!n - CIH? n.,rrerò fir10 alln tomb.'.'I ! Il mio cuor2 mnrtellri - (: abbmccln ancora In terri– bile allegrla. della lotta. - Che faremo per ricompensarlo? OSMER: Rlcompznsnrlo? La sun morte - può servirgli da rlcompcnsn. Chi è Il pn1.1,0che vorrà - a.bbracclnrc future ca– lnm!Li.? Chi lo vuole si merita di ~lacere - con l'erba che J?ll cresci' dn una fcs- oora nel cranio. · CLODESOIDA: COS3 vuol dire? Non si è unito n noi - nella. nostra. scla~ura? TADPRIDO: Ma In nome di quale po– tere? - Osmer teme ... OSMER: E glust.r,mente teme. - Non sono un b!mbo In questo bastone forcuto ch'è la vita. (Entra Cimene). CIMENE: State ancora n fnr rotolare le vostre bocce di tuono? - Scnt.o c!ò che dite. Ancom a romp2re vento per farne - urag:tno. Sono mo'.to stanco. OSMER.: E lo shmo - tutti per l'nrl– sla. E senza dubbio lo sono - gli del ap– pJ8'k1U pronti per li salto finale - In nL~Sl\ di snggcu.a da noi. TADFRIDO: E non si tratterranno a lunio - om che cl è giunto il prlm~ ruggito. ClYaENE: Questo può darsi. Conosco bene - Il p~so del i::llenz!oche cl s~a ora sulle spalle. - Ml ci muovo dentro come la t..,Ipa che. nvnnz.'\ndo, - alza I grumi dc-Ile foglie morte. - SoLto di me, sllen– z!o: Intorno a mc sllt'nzlo. aria - e vento che azzlt.Llscono il mondo per ascoltare - Il vento a.zz !tt.l.rc Il mondo: e sopra di mc - silenzio su sllcnzlo su sllenzlo. - vapc,re Irreprimibile, vuoto lnesprlmlb!le. - Che volete che faccla? OSMER: Sdi'-blLatlcon gli del - prima che siamo colpiti di nuovo. TADPRIDO: Un sacr!f!c~ . fE11tra Hoel, a1t1tato da Martina. Le sue spalle so110state oral/iate dal lupo, Vamw verso il gra,uiio osservali In sl– lemdo dagli altri}. ClMENE: Farò sacrifici. OSMER: Allora 1>0trtmo di nuovo re– spirare e - sperare nella gioia. CLODESùIDA: Lasciatemi penrare al ma.le - chi? potrebbe farci, al denti anne. riti della sua anima. - e non soffrirò delln sua uccisione. Ciò che Rlt del - vo– gliono gli daremo, anche se Il nostro san– gue .._ si agghiaccia. GlIMENE: Parò sacriflcl. - Pa~hcrò ogni CUPO debito - e vedrò li ;nltltin.i. cnnd!do Sono stanco, st.lnco - di essere nrrotat.o dalle pietre fisse - dell'aria e della terra. Soddisferò U silenzio. -· Por– tatemi una delle c:-ipre b!nnche. OSMER e TADFRIDO: Una capra? CIMENE: Un silenzio di mol'te è pro– fondo quanto un nitro - per soddisfare 11 silenzio. Basterà - rappeu.are là dove qualsia!"! sussurro - potrebbe ancora sfua:– r;lre dn~l':ilto. Porlat.eml la capra. CLODF.SÙIDA: Ma ciò - non PUÒ pla- cer lo:·o se chiedono il britanno. OSMER: E' un animale sprecato. TADFRIDO: Guarda, va - a pre;rnrc. CIMENE fprcsso l'altare): Dc!, nostri del. del - della lut},ga marci..\ forw~a delle gcnera1Jonl. morte e V!\'e, - del uo– itto :s.'l.ngue.Del che tormentate e strln• getc, - I cui piedi di ferro misurano Il pavimento del t.uono - avant-1 e lndleL1·0 nell'ambito do"e li caos .;emct~~ - <' pnnor1 p!an$tcndo. Del prcvn:grntl, - ~hc, i;;rar.d; nell'universo. con<:•Jmatt.. I no• str! il"•UJ n!_- come cibo, e d masticat.c-, bu,nl e cattivi. - come 033a. Che otten– go, sacr~f!cando? - lJ san::;-w, scr:rtc, la terra Sl ne lmbevc, - cresc~ Il velenosa morella, la paura continua. - Il terrore del irtudlzto s'Insinua nelle vls:::ere. - e la speranz.'l, con la sua pala ambiziosa., suda - per ~vare In fossa. che alla fine cl lnghlu~. - Il sacriftclo è sconforto e èlsperaztonc! - Il gesto della morte è compiuto e fotto e ancora - da compiere, morte e morti;? e 'mort~: e tut.ta ,'la - non poa:slnmo rifugiarci fra le vostre gi– nocchia. - Perchè? Con quale col1>0 la carne umana - fu 1>ercoss.'le sepamta · dal corpo dt-lla v1t,a- che sta oltre no!? Voi cl fate es.sere gli c~ernl nemici - del nostro stesso mondo. Dunque lo ml SOL· tomeLt:>.Se1>arnzlone per .rn1>arn?.lone! Lo pletre votive - possono star separate flnchè la rott.ura non è colmat-a ! CCfmene butta giù le pietre dell'altare. Gli altri, ec• BibliotecaGino Bianco cctto Hoel. ti ucttano a terra s,,~ue,i. lati,. -.R!spondcwml. rlspondct:m!, dun· quc! Sono .c;olo.swz.'\ spcranin, - fu:>d· Jrggc. non 1>1(1 Il devot.o !111,:inocchtnt.o. - Fatemi tac..!1c! Scend:tc e fatemi ta.:::cre! - Co.sialmeno nvrò Il mio vero po to - con Lutto il resi.O. CAttc11donoJ. - Il dl– slacct> fra l'uomo e gli del - è cosi com– pleto? Non sapete nzmmeno ridurmi al silenzio? <U11a voce 110,i lonta11a si ode chiamare. e Clmcncl Cìmc1ic del bosco!>, Clrnc11c resta stuvito. G ·1 altri si alzano ht 1,artc da-terra s1"'vcutatf. Lri voce chiri– ma a11cora, plU vicinaL - Che c'è? Chi C? So:10 qui che aspetto. (E11tra un nies• saoocro1. MESSAGGERO: Clmcne del bosco, è qui? ClMENE: Ec:::oml.son lo. MESSAGGERO: Siete chlamllt.o all'a&· sC'mblcn generale - di tutti l padroni, fittavoli.· piccoli propr'.-c:13rl e feudatarl, - per ordine di Edr-lbt'1'to signore e re del Kcnt,, - p"r rloeve:·e la 1>:rs:mn e le parole di Agostino - divulgatore del Dio cristiano. CIMENE: Sono chiamate dal re? MESSAGGERO: Dovete radunarvi sul– la collina occidentale - per ricevere la peuona e le parole ... MERLINO: DI Ag-oa:tlno - mandato da S('gu!to lui e no:, cl fi"slno ancora. QUICH€LMO: Era t.crrlbllc osservarlo. Dobbiamo met.tcrcl a posto con gli dC'I. - Non po':iSOno pretendere che i ftgll sop– portino la colpa del padri. - Sarebbero capaci di farci sorrrlrc n causa del no– stro sangue? HOEL: SI: - o dall'esempio di chi ancbbcro gli uomini Imparato quel 310· chetto? OSMER: Grldel'al dii dolore !C et vol– gfamo verso di te. MARTINA la. 1-Iocl): Sei ancora un brL tanno. :inche se LI ho - lavato le ferltc. Sta tranquillo e non combinar guai. CHtLDRICO: Anche II san1rnc di no– stra mndrc scorre In noi. zio. - e nostra madre teme gll dei. Non si terrà conto - di c!ò? CLODF.SùIDA: C:>n J:11 del avviene lo stesso che con gll uom~n!: - Le donne son fatte pzr s~uir l'accampamento, - ed C!".SJ com!dcmno naturale l'obbedienza nostra. Se - best.emm\a1:,5lmocl plzzlch~· rebbcro .le gote e riprenderebbero In ma– no Il corso della storh - come se nulla fosse. Noi s!amo feHcl o soCCrlamo- se– condo I no~tr! uomini. ANNA: Allora ml consumo le mani per nlf'Jtte. CLODESOIDA: 11 lavoro della giornata. è ancora da compiersi - quaI\Jnque sia Il -· -,,~ -.::::.:-c-- :;;:::-_ :éj.J ~ EUGENE BERi\lA:,;' - e Fl1ura dl donna> Gregorio di Roma Il qua.le un giorno di mercato - vide 3ngell dove nol vediamo I nostri nem!cl. ANNA: Lui lo i;apova. lo disse. li ha vlstl arrivare - In una nave piena di pl'lmule da Roms ! CIMENE Ca.I messaggero>: Tardo a ca.• plrtl. Cavalcavo - sul dorso nudo di or– rlblll pensieri. Chi hn deciso - che Lu vcnl!sl da me ora? Sotto quali vcsLI -– sono richiesto, sono questi I sol!tl ordini - del re? MESSAGGERO: Vedo che l'Idea non ti garba. Vedo che ti è già giunta - la no. tizia, e la tua a\'vcrslone, credo, - è comprensibile, benchè quanto sel tenuto a fare - sarà di star seduto e fingere di prc.~t.arc attenzione - per riguardo alla 1·t>glna. ·, MESSAGGERO: Secondo me state prcnden_do la divozlonc troppo sul serio. - Gli dei non ob!Et.Leranno affatto se slamo un po· diplomatici. - Lascerò che t.u prenda le tue declsion!, Clmenc . CIMENE: Il tempo si decide per me, o lo vado col tempo. - Ciò cht' esso decide sarà. SI, verrò. lEsce il mcssaor,cro). TADPRIDO: Te ne andrai e cl lascerai a sopportare - le sofferenze che scatu– riranno dalle Lue bestemmie? OSMER: Lascialo ancia.re . CLODESOIDA: Mn proprio ora non è Il momento; - E' cosi fobbat.tuto da que· sta t.cm ;>cstadi male. - che' ha ogni poro de-Ila pelle aperto al castigo. OSMER: Lascialo, 11\<=Clnlo andare. CIMENE <a 1-IQel): Il t.uo dio è arri· ,·ato, forse. - o aspetta sulle labbra di un uomo di Roma. - St.nrno. Come se uno spirito dentro di te. come - un uc– cello sclvat.!co nascosto nella t.ua carne, - avesse ucilto un suono lontano e aves~e preso - il volo deHando uno sp!rlto cn• tro di me. Slamo sul s:ntlcro - del cam– blamento. E devo .'.'lndargli Incontro, - lncap!tce come sono di vivere senza mu– Lare. HOEL: E' vero. dunque? - li solo Dio s! t.tia facendo J:u·go - fra I tanti? CIMENE: Io vado per saperlo . .:.. Vado per osar spingere Il br&cclo nrlln siepe - e per i;apcrc co:sa nasconde, se una roSl\ - o una t1Rrc, o una tigre e una. rosa lì1stcmc. - Non turbnrt.J mia cara moglie t.urbl\ta. - Se lo dondolo, è col dondolio del mondo: - alln fine ml farà dormire. Per qul\nto riguarda voi. - nspet. tute con un po· di fiducia. - SI, potete rlC06trulrc l'altare. se volete. - Sarà un luogo per sedersi quando le giornate ~1 farMno più tiepide. - Nel frattempo li silenzio vl conservi. Il s!lenzlo vi sia pi·o– plzlo e vi dia pace. f Esce Cimcne. Tcr-:l/rido ed Osmcr han- 110gla comh1clato. e ora seyufta110 a ri– costruire l'altare. Clodcsilfda osserva Ci– mc11: 1,arttrc1. CLODESOIDA: Dovrebbe andare? Cam– minR abbastam,.'l salcto ora. - qua.<.!come qunndo segue l'aratro. E' solo - una pau– sa. nel suo cervello questa? Può evitare guai - dopo quello che ha fat.to? TADFRIDO: L'aria è più l!mpldn semm di lui. - E speriamo che gli occh1 lnleL– t.3.tl di .sangue sopra di nol - abbiano destino del giorno. Non ho speranza - di sapere co.99.sin la speranza. Solo le mie mani - possono trarre le loro quo• t.ldinne conclusioni. ANNA: SI, dobbiamo darci da fare e cercare di ~cordarc - le complicazioni di quanto cl sovrast.a. <a Colgrin) - Sei ancora radicato qui dRgll ordini? cçH,GRIN: Inevit:ibllmente st.atlco. OSMER: Va a lavorare. COLGRIN: Ma supponete che 11 pri– gioniero .. OSMER: Non sL.'lr Il fermo come un morto. - Supponi dl fare qu(lllo che ti si dke e presto. come un vivo. COLGRIN: PrL>slo? Vivo? Posso sup– porre - qualunque cosa per una volt.a: ma non ~ono ratto cosl. - Nacqui a mcz.– za sti-ada tra I vivi e I morti. ANNA: Alloro cerca di allontanarti un poco dalla t.omba. (Esco110 Clodcsitlda, Col(lrill ed An11a). TADFRIDO: Cosa vogliamo fare? Le p! et.rc del"lnltnrc - sono di nuovo a po– sto. Ma non J)Cr gli del. - Per loro le plcLre stanno ancora cascsndo e roto– lando - da un dio nll'altro, giù - per la torva scarpata della loro eterna me– mor!A. - Dicono ch·ess1 furono form,,tl - coll'on;osllo ferito del caos re.cplnto - che 11.noorn. bram!\ Il corpo del mondo su cui camminiamo. OSMER: Se cl danno Lcmpo e una leg– gera sp\nl-0 - nella direzione fortunata verso cui già tt'ndtamo. - potrt>mo elu– dere l'alleanza con Clmene, - che è un terribile ostacolo sulla via. del buon ope– ralo. - annullare la colpa e Intenerire gli del - e seppellire le vli;cere di questo marmocchio per sempre soi.tt 'rra. - Se gli del ci danno tcmp.o. TADFRIDO: Ma Clmcne ne reclnma - per sè la morte. OSMER· AEilremo In suo nome: -· se venisse un momcnt.o che richiedesse azlo· ne - mentre lui C assente. egl! cer:.o si aspC'ttercbbe - che noi agissimo per lut. OSMER: Andiamocene di qui. - Ilo ancoi-n una scintilla di coraggio anche per \'OI: - non slamo ancora destinati alla da .nna:r.lont' . - Resti tua sorella. Noi pregheremo con un cC'rt.o scopo. <Esco110Tadfrid.o, Osmcr, Q11ichèlmo e Chèldrlcol. MARTINA: TI odiano'. cd è facile ca– pirlo. - La nostra cslsLen?.a è cosi dif– ficile. - come se Il nascere forse st.,t,a un fnvore - sùblto rimpianto. Non ab– blt'lmo nbbnstnnza nrln - per concederne agli estranei. Spero che le ferite si cl– catrl1..z.lno.- Ho fat.to del mio meglio. HOEL: Grazie. Rientri? MARTINA: Certo. Non vi è nulla che ml trattenga. HOEL: No. non vl è nulla. MARTINA: Cosa vuol? HOEL: ~Il domando - COS:labbia trat– tenuto tuo padre e lasciato me ln - vita. MARTINA: Non ml preoccuperò di mio padre. ·- d! mia m<\drCné dei miei zii. e nemmeno, tra di noi. - degli del. L'uni– verso è t.roppo scomodo - e grande. St.o molto attenta alle cose piccole. - come l'lndo"sare abiti verdi nel terzo mese - o mettere pruni sotto ll tetto: - ma le cose grandi, come gli del, devono bo.dare a se stesse. HOEL: Tutta.via, sono curioso del Solo Dio. - Non sono mal riuscito a dlmen– t:carlo del Lutto. Sembra - lnslsterc en– t.-rodi me. ?\'IARTJNA · &>I un paq-ano nrtto e ere. tc!uto. Cerca di dormire. - Sci troppo stunco per e.s.'>l,'reOdiato. - .t. qui:.,.,o non ,•a. HOEL: Dcvi proprio odiarmi? . MARTINA: Non è uno del compiti più faclll. Ma altrlm<-nt! - come possiamo manwncrc la nostra posizione e In st.!ma di 1101 stessi'! - Ora dormi e apparimi odioso qunndo ti svegli. HOEL: Dormire s1. ti mio corpo e co:ne un campo assetato di p!o;Jgla. li sonno - può Inzupparmi e sin benvenuto. !Esce Martina. iloel si sdraia 11clla pa· 01 ~ufnfì;;~~>-Benvchuto, sonno: - ben· venuto nello. testa Invernale del mondo - Il !IOnnodella. 1)rlmnvera. che alimenta sogni, - trombe a.ddormcntate, c:tmpane SUOnnntl. - un trillare d'uccelli dovun- · que muova :1 sole. - leggermente: LUtto sogna. - tutto sogna m~lln roccia nsso– plt.a: - gli agnelli che si Impennano om· bros!, Il corvo 7,0pplcante - che simile n strega raccogllc stecchi - e la lepre dalle orecchie a _plnnncolo - che scor– rau..a nel grano di smernldo: - Lutto so. gr.a nt'lla roccia l\S'l0p1to..- ogni sogno risponde a una forma - che era nel sogno prima che le forme nvCSS('roforma: - ognuno obbcdlt'ntemente prendt' for– ma. - secondo Il proprio suono. a.cuto o profondo. o vlb - In acqun o nell'aria, nella luce. nella notte o nella muffa; - ogni occhio, vlllcclo. narice. orecchio, coi sensi o col 1>en~1ero, - perccpLsce a seconda ln forma dC'Isogno - neil'antlca. roccia assoplL'l. - E sopra le forme della. vita, ln formi\ - della morti,c. la sln~o– Jare forma. del sogno che S\'anlsee, - 1ml tutLl obbedlentcmcnte giungono. - E so– pra la !orma. della morte, In forma dell3. volont:°L- dt'lla roccia a_. .sopit-n.la fine dell'angoscia del sonno - ove Il ruscello del sogno si sveglh\ negli occhi npertl - del mare d'amore del mntllno di Dio. - Ecco un vecchio che trascorre una gior– nata - prlmnvcrlle con 1>e1isler1l<\nto al di sopra del muschio - In cui sta ab– barbicato, pensieri nebulosi - come n cangiante flauto di una colomba per le radici di un albero. - Non Importa, Per quanto comodamente cerchi il tepore av• volgendo In mia coda nl piedi e ml am– miri - rlflE-sso nel guscio di una noce prima di mo"rdcrla, - tut.tavla osservo la o,stinata pressione - che 1<p:nqegli uo– mini verso una forma nl di là - dclln forma che conoscono. Di tl\nto In L.into, per uno zampillo - di luce, pervengono a una goffa nppro.,..slmizlone. - lit voi• tl\no e In r!vol!-ano, la modellano - se• condo I consigli del loro bisogno. - Sem– pre la forma si stende sopra !a v!la. - Lo st..1mpodel verme nell:1 s:i.bbln non crn In forma.. - nè Il corpo rlmbombl\nte di una enorme bestia, - né Il ventaglio aperto della coda vlbrantc dagli occhi az– zurri, - né l'Intreccio del nido. né la tes– suta ru0L'l della ra.gnnteln. - né Il lablw rlnto o In slctcm!'lz!one del micie, né - le cnrt.c e le mnpp:? deg:ll uomini. La forma brlUa.va - come un pJlltdo ccr· ch!o Intorno alla luna - di del lnvis!bHI, cd epoca per cpoc:i. - glt de! 01>emrono correzioni secondo la forma, - i::ccondo la roi-mn che c1·a unn i1>Mol:.,- secondo la Tua JY.lroln.Ecco qui uno. pagano plU che a meti\, - che p;1~a In 01Jo Il wm. po della primavera. - Il mnt.t!no è giun– to a vedere di lontano - In sera. e le ombre \•agantl cominciano - a st.cndere un poco le mcmbr.\. Me rre nndrò - nelle\ quiete d<::lla. torre serlcchlolnnte, - n tl"!l– scorr.!rvi un'ora o due di vncrooblio - a dissodare ma.:;:lllor terreno nl sogni. lEscc Mcrlh10. Entra dopo 11u hltcrvallo Martina con ima ciotola di cibo. Va verso Jloel. che ancora dorme>. MARTINA: Ml sci ancor meno ncml· co quando dormi. - Svegliati. Sc-l an. dato laddove sl:1mo tutti di una dimen– sione. ---. Ritorna Indietro e r:corda Il l.uo SL.'lto. HOEL: SI? - Non è qui che dormo. Pcrchè Il mio cuore - è cosi pesante? MARTINA: Eccoti del cibo. Devi fare Il buon nemico - e mangiare. HOEL: Te ne sci :rndata. - Pensavo che tu potessi non tornare, MARTINA: Non hai· fame? HOEL: Forse. Da dove siedo •- suu·orlo del sonno ml p:1rc di conoscerti meglio - di primà. Tieni la ciotola in mano - e ln$Cl:unl prendere il cibo dl Il. MARTINA: Sono forse la Lua serva? HOEL: Io rono Il t.uo sel'VO.Ho dor– m!t.o - quando Lu hai detto e dormi> e mangerò come un cigno nddomcstlcato - dalle tue mani. l\tARTINA: Tro,,po nero JY.!ressere un cigno. - Faresti bene la parte di ombra. Chiederò a mio p~drc - di farmi fare cii te l'ombra della mia persona, - di camminarmi dietro al mnttmo, e davanti a mc - nlla sera, e n mcu.oglorno ti avrò sotto - I piedi. HOEL: Ml ndatterò facilmente - al nte7..a:ogiorno. MARTINA: TI sentirai umiliato - e morderai la polvere. HOEL: Ne ,s!\rò felicissimo - e bacerò la pianta dei tuoi piedi. MARTINA: E' chiaro che non sei - che un britanno di poco spirito se desi• dcrl - diventare l'ombra di una ragazza. HOEL: Sl, In verità: -- un britanno di poco spirito; fa.I bene a - rlcordarmrlo. MARTINA: Ma un brltnnno che se rosse uno Juto - sarebbe coragRioso e plnce– ,·olc. Slcchè accontentati di questo. HOEL: Semplici cose sono gli a!fettl, - chè non vedono se la Rentc è nemica - o amica.! SI direbbe che la forte dlffc- rneza - fm unn razza e l'altra. dovrebbe essere chiara anche al cuore - bcnchè glaggJa cosi !tPJ>art'i\to - a batt!!re Il tempo nel petto umano. MARTINA: Tu non parli di nulla che m! piaccia. Mangia - il t.uo cibo. (E11tra110 Tad/r}:f.o, Osmer, Q1dchèhno e Chèldrfco). OSMER: Vedi. è tornata da lui. - E 0 come t,J nvcvo det.to. Il suo dannato con• taglo - si estende. TADFRIDO: s·estende dapprima nel punto p!U debole. - La ragazza non vede che gli occhi e In bocca - di lui e d'al– tro non le Import.I\. QUILCH~,.1O: Può andare a manglar erba - prima che la chlnml ancora so– rella. OStl1IER: Essa cl dh. Il diritto - di mandarlo dove gli del vogllono. - Egli è nostro e ,,1rLualment.c già sncrlflcato. •- Se esitassimo adetso pcrflno Clrnene direbbe - che slamo deboli come mollica. MARTINA (a Hoell: Sembri co...l Lrlste. (Lo bacia sulla froutcl. QUicHeL.1\1O (balzando aua11tD: car- ne lcbbro•;a ! CHELDR.ICO: Egli !"ha lnsldlntn! MARTfNA: Che c·è di male? QUICH€LMO: Tu (! Il luclcchlo del tuoi occhi ]AscM slew male! OSMER: La t.ollernnza è giunta all'estre– mo. Ora - colpiremo. Nera pedina del gioco del diavolo, - ~cl fuori. HOEL: Che volete fare? OSMER: Fare gran cosa di te, farti cibo per gli del, - e darci pace. te pa· c!crc. - E non è troppo presto. Ci sarà un avvenire trn.nqu111oper te. - Ho det.to e esci>! MARTINA: No! Mio padre dls.se di non farJ;ll del male! OSMER: Non Io direbbe ora. L'lncer. wzza - cl ha. dondolat.l tanto da. n&u• scarCC!lC- per t. -utta.la vita. E non vo• gllnmo gabbare - più gli dei. QUICH€U.1:O: Dobbiamo attendere? - Una paroln e tirerò fuori la sua tre– mant.e carcnssn. MARTINA: Non osare toccarlo! TADFRlDO: Nlp,otc, - dobbiamo ln– chlnarcl alla volontà di quelli che ono• rlnmo. - Liberiamo li mondo da un male. Non adlr!amocl. - Facciamo quanto c1 à rlchicsto, con solennità, - senza pas– sione. Pallo uscire. MARTINA: No, non lo farete! OSMER: Prendila! <Cllél1rico pre11de Martina e la. trat· tiene. 0St11er e Quichèlmo portano Hoel al ce11tro della scena). · MARTINA: Vigliacchi! HOEL: Lasciatemi vivere, lasclateml, - lascl:1tcml vivere! TADFRIOO: Portatelo all'albero; lo of. Irlremo - come vuole Odino. 11 sacrificio per Odino. Orsù. - lnllne saremo Uberl dnlln paura. MARTlNA: ·V1gllacchl, viglia.echi, - ladri striscianti. che osate · 3010 perchà mio padre è lontano! (Lcoano J/ocl con le braccia tese al• l'albero). HOEL: E' dunque giunta la. fine? Cosa mi nLtende? MARTINA; Padre, padre! HOEL: Fig-Uo e colomba. pensosa.. - çh~~~"-l,°rn~~co:!~re! OSMER: Noi liberiamo - questa. caaa dal terrore e !a colpa. e le tenebre. QUICH~LMO: Purlflchlamo I nostri cuori. TADFRlDO: li sole scorre sulla lancia. - La lancia. rlSponde al sole. Sono una sola cosa e Vl\-nno- concordi all'atto del sa.criflc!o. HOEL: Morte, sii per me come la mano che ra ombra. - al miei occhi per aiu– tarmi a vC'dere - nella luce! OSMER: Odino, ti paghiamo 11 tri· buto - di s..'\ngue. TADFRIDO: Ricevilo e concedici - una comoda slcurcZ?.a. <Osmer fa per vibrare la lancia.. Alar~ w,a si libera di C/1.è~:lrico e gridando: e Noi> cerca df Impedire Il colPo, Entra Clodcsilida). CLODESOIDA: Cl hanno colpito d! DUO· vo, gli del? - Cosa Rncorn. - dobbiamo sopportl.\re? MARTINA: Guarda, guarda! CLODESùIDA <coprcn•.1osf (Ili occhO: Deve essere - per Il nostro bene; dob– biamo sopporklre queste cose, per distrua:– gere - l'errore. e cosl gli del ci snanno pr~J~~HltL.\.fO: Ecco, torna. a casa mio P::i.g;\~ER: Bene, torna. a. c.ua. - Nol slamo nel i;!IUSl0. TAOFRIDO: Capirà. che quest'albero - n c.'lUS!\di'lln nostl'i\ miseria. doveva por. 1,.,rc t...'lllfmtt!. (Entra Cimc11c. Va verso il granaio, vt– cino al quale sta ClodcsùiclaL CThfENE: Clodesùlda, torna a. te un cuore ora tranquillo. - Io sto bene: ho vtsto I nost.rl tcrrU>II! del scendere - a elemosinare le briciole che cadono dai nostri peccati, loro - unico mezzo di vita Questa sera tu e lo - potremo pa.ssei• giare setto gli alberi ed essere noi st.es51, - !~!eme, nella consapevole?.zn che que· sto giorno selvaggio ,è t.rnscorso ·- per sempre. Dov'è Il britanno? Tu credi an– col'3 - che devi te.merlo e vedere In lui - 11 seme della temJ)('sta. Ma lo ho udito - del suo Dio, e sentito la nostra carne solitaria - festcggl:uc In creazione. n . pauròso silenzio - divC'niva U silenzio di una grande slmpntln. - In quiete di Dio e dell'uomo nel verbo reciproco. - E mat ph'.1dovremo s:i.crlflcnrc, avidi dclln buo– na volontà dcgll del, - ma sempre In– certi: po!chè Il sncrlliclo - può es.ser fatto perCctt.."lmcnte solo da. Dio - e 11 sacrificio è stato ratto tale da Dio - per Dlo nel corpo di Dio coll'uomo - su di un albero h111al1.nto all'Incrocio delle quat– tro strade - della terra. del cielo. del tempo e dcli ·eternità - che sl lncont.rano su quella. croce. lo ho udito questo; - e mentre ascolt.'lvnmo, con gli occhi SOC· chiu.'>I- In faccia al te.rdo sole, sopra la spalla dell'uomo che parlava, - ho visto l'albero del crocevia, - l'amore di Dio pendeva nel pulviscolo e nel raggi - di luce. come se... MARTINA: Padre! CCime11csi volge e vede Hoel>. CU.1:ENE: E' anche qui? - Può 11 sole ave1melo scritto tanto profondamente ne• gli occhf? - Cosa avete faLto? OSMER: Il momento lnevltablle - è sopraggiunto mentre cri lontano ... CIMENE: Cosa avete faLt.o? TADFR.IDO: Tu non spezzeresti Il cor– po al nost.ro male? CIMENE: Vt dirò quello che so. Scio– glietelo. - Oh, dolore del mondo! Io vl dirò quello che so. - Portatemelo. CLODESùIDA: Dobb !a.mo vivere. CIMENE: Dobbiamo ancora Imparare a vivere. {Porta110 1-Iocl a Cimc11eL - DI– cono che - del s.,crlflclo di Dio - fu causa la cicca Ira degli uomlnl, e tut.tavla Dio - fece della loro cecità l11loro sai• Vt'ZZae la carne .!IOIIL..'lrln - rese bene ac• cetLa Rlla creazione. Ragazzo britanno. - 11 LuoDio è qui, che aspetta su questa terra ancora. - Perdonami per 11 dolore di questo mondo. . MARTINA: Non sci tu la causa del dolore... CIMENE: TuLto fa tutto: - polchè se Inscio un muscolo della mta forza - In· disturbato. o abbraccio un soldo di como– d!tà - o di pace individuale mentre l'enor• me debito di dolore - ricopre tutta la Lcrra, - o. temendo ;>er me stesso, faccio un solo passo, - laddove potrei fare un snlto; mentre Il u,mpo rest.'l lndlfferent-e. - non ho li diritto o la rnslone - di al– z..ire un gi-tdo contro questa cicca cru· Jeltà - dell'uomo. OSMER: L..'lSCCl'CIU0 che la luce delle nost.re vlLt' - sin soffocata dalle tenebre? CIMENE: Osmcr. - cosa faremo? Ab– t>u1.mopaura - dt vivere secondo 1 det• taml di Dio, che sono Il perdono. - la misericordia. e la pietà. temendo che da questi - saremo annientati. Eppure se potessimo Portorc - questi lrc nLtrnver– so la pa.m-a, Il terrore e U dubb!o del ter– rore. - os.,ndo restiLulr<- bene per male scnia pensare - tl quello che seguirà. non passo crcd.crc - che risulteremmo perden– ti. Credlimo forse - che non ,,'è forza nel bene o PoLerc In Dio? - D!o, dacci Il CO· ragRIOdi esistere in Dio, - e che In carne solltarl:1 sin benvonut.a alla creazione. - Port-ntelo dentro. (Me11trc µorta110 via 1-locl, Cimc11e,Clo· desùlda e Martina li scu11ono. Inta,tto si sentono ca11tare le voct degli tlominl di Auosti110>. CHRISTOPIJER FRY
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