Fiera Letteraria - Anno VII - n. 8 - 24 febbraio 1952

Domenica 24 febbr. 1952 L'AGNELLO di Persia incontrò una gcnttldonna lombarda, che prese a rimi– rarlo '!On l'occhialino. • Fedro, Fedro•• btlava mtscramcntc l'agnello: « presta.mi il tuo lupo • ! UN BOTANISTA apprese dal carpen– tiere che il lcg-no del larice. era buono da finestre e da banco: e vd.ic che fossero tutti larici intorno ali.i e.a.sa. Andò anche da.Ilo speziale e disse: larici! E dal ca– vallaro e disse: larici! E dal nu.stro mu– ratore e disse: larici! An•cnnc infine che gli bisogn~sc una gran ta'\•ola, da di.!iscccarvi alcuni fu11- gh1 \'e,cnosi: che intcndtva distinguere dai mangiativi. Gli disse, il cupcnticrc, che gli faccs!'c, alla tavola, le quattro gambe di legno pero: che a tornire vien meglio. E gli so, 1 vcnnc. al bo1anista,, che nel secolo pur allora consumato c'era un pero nel giardino. Ma i brici tene\'ano il suo luogo oggimai. Questa iavolctt.1. ne certi fin: 0.'lli lor• ma dell'Essere la mcrit.1. tutela nel Ju• din des Plantc.s. E la parola d'ordine è da incuorare .1.lballo i dementi. * I PUBBLICANI volevano scrivere le tabelle il numero delle vacche di Zebedìa, per .1.verne oblar:ionc: di duo nummi di tributo a ogni ucca. Zebedia andO .1. •eodcre issoffatto i quadrupedi e dichiarO .1.ipubblicani che le sue vacche •e le en.• no 1ognate loro. * UN MORALISTA volle vedere nel ca.leido.scopio: ma. ne torse il ca.po ischi• fito: .-Oh, oh, ohi•, badava esc;a.man. * DURA VA il passo tuttavia dc' Lanzi: e l'accorto colono si divi.sO di rendere invisiu la v:tcca, che aveva molto più car.i dcli:. moglie: onninamcnte invi,iva a quelle soldatesche pestifere. Ma niuun luogo gli pareva proprio. LA F lERA LETTERA R 1 A LA SATIRA DIUNUOMO LIBERO AUNA SOCIETA' DICONFORMISTI FAVOLE DIC.E.GADDA IL MUNICIPIO dc' Gcno\ 1 csi fece iii– stendere sul Bisagno alla sua foce un itpcs,o dra.ppo di calcestruzzo. Ingelosito, il Polcè,•cra chiede l'igu.ilc. * UN CONTE, alla. battaglia del ).lin- cio, non fece nul'.a, non mouc. A\'cva or– dini da non n1UO\'Crsi:ne pas bougcr! Questa fa\'ola ne dil·c coraggio, che il male è di pasuigio. * IL CERVO, assetato dopo la rissa. in• contrò un milanese. Costui; manco a dirlo. gli pagO la bira. (Con una sola r tut• ta\•ia). * to degli 111.sanguina<ie bendati, con occhi -'.Ila \'Olla. La bianca tuuica del chirurgo era tinta del colore .ibomine,•olc. * IL PORCELLO, \'enuto ne: morir la state alle qucrci, appiè la rcina loro \' 1 in– contrO u·n boleto tulio ritto e scarlatto: pcrlocche .iccostati a quella in\·crcconda porpora i duo buchi del grifo gli bofon– chiu a li\'cllo: .- lo \'O a tartufi•· * NABUCCODONOSOR. ~eguitato dal codazzo degli ufficia'.i babilonici, mcon• trO un po\·cro dia.\·olo. Il po,•cro dia\'Olo ,i fece tristcincntc da parte. la patria immortale: cd altri, a guardarla dalle tii;nole. è bisognato vi\'esscro. Questa fa\'Olctta nt dice: il morto gia– ce, il vi\-o si da pace. * VOLENDO l'a.quila schernire 'l gufo. che da,•a duo lumi nel:"- tenebra e al di non istava che per balocchi, rimase col• l'ali impaniate, e fu dall'omo presa e morta. Questa favolina del gran ornitico Lio– nardo di sCr Antonio di scr Piero da Vinci ne mostr;i: che J'ischcrnire altrui è malo augurio per sé. Addc: quale ha buon senno n":l insuperbisce ad imbecille. sç,ffia\•;i pure del predetto, che 'I com– missario l'anda\·a mormora.:ido: e ma– lann'agg1a •. L'ITALIANI sono di simulato su.spiro. * L'ITALIANI tono dimolto presti a grattar l'am&ndola: e d'intcrminato lcuto. * ADDOR;\fENTATOSI l'asino ,opra il diaccio d'un profondo lago, il suo calore dissolvé cuo diaccia. e :•asino sott'acqua, a mal .suodanno, .si destò, e ,obito annegò. Questa fa\'ola d1 misscr Lionardo di scr Antonio, matematico, ne dice che l' 5omaro, che t'è ac!dormito, mal pro,•\'cde Pag. 3 UNA CAROGNr\ di cane rigirata 111 un gorgo iu ,opra\'vcnuta da una caro– gna d'asino, che imprese a roteare con lei: .. Che fetore!• sciamò. * UN CRITICO, veduta una bionda che ~i pcttin.iva, le chiese un <ca.pcllo. e Per che farne?•, domandO innamo-– rando la beli.i. e Per sp.iccarlo in qua.tiro•, rispuo1t i! critico. IL LUPO si fece innanzi al p.:dron di casa e, invece di sbranarlo, corte.se e cu• r1010 lo nchicdc\'a: ..dimmi, dimmi•· Il padron di casa non poté fa.r motto, rii add1tO I.i sanrui.suga. * UN FRANCESISTA, avendo a tra. durre "<;a mc soulCVc le coeur •, tradu•• se: " questo mi solleva il cuore•· * SCENDENDO i! crcpuKolo, la ian• ura si ridestò: e imprese a far dello spi– rito. Verso ,:e quattro a mattino non fu più untara. poiché la ciabatta l'ave\'a tramutata m una macchia, del muro. Qucua fa,·oletta raggiunge le pcrson• cine di spirito e ad ognuna vorrebbe au• .surrarc: e abbòzula •. * LA SANGUISUGA, dal aervirio re10, era, piena di sangue e d'orgoelio. * ANDAVA, la pazicnlc caro,·an.1., !unge, l'infinito scnt1ere. Quuta favola è detta dc' cammclh dt li ar.ibi, de' muli, de:li .1.lpini, delle \ne• .stinte formicolc. UN FlORENTlNO vole\'a che il suo gatto secolui _pa.rtcggia"3se . .- Ma dalla tua parte c'è gii il cane~. disse il gatto. * IL PROSATORE si credeva di emu- lare il Guicciardini, ma emulò .Bcrtran– do Spa\ 1 Cnta. Nel mcuo di una brughiera cavò fo.s• u, un poco più fonda di quanto non an• da.sn :tlta dai:o stran1c la tuta della vac• ca: e le corna pure computò. E, tratta\•i la cornuta in sull'orlo, per un U.\•Olonc a sdrucciolo ch'a\•ca bene bene 5aponato ve la fc' !idrucciola,rc del sedere: avendovi Oi'ni diligcnu, accio la non si frangesse l'o,sa al:e g:1in1bc. · , A EKRICO di Lucimburgo, settimo imperi.tor sacro. ;\latteo ViS"Conti alla Molla gli promos,;c una delibera. che jtli era fatto presente rii centomila zecchini di oro. Oucsti c:cntomi~a zecchini di oro, al solito~ li pagarono i milanesi. * UNO SCOLARO \'idc un poeta: e ,i domandò atterrito: .- )fa non basta,•a l'Iliade?•· · * IL SOLE pi\'ol0 ve.rtiginoumcntc su sé stesso, cadde indi come porco morto n' i' mmare. al bisogno. tr r.=-"'"'='!!!"l!!!!_!!'!'!!;;:;;~l!='-•==il Quando indi i Lanzi mcssono a sacco il paese, scrutarono a lungo la desol> zionc ddla bru~hicra, con cigli raggrot• tali e schermando alleo il solecchio, della man de.stra. ~h nulla vi ,concro. * ARISTIPPO cinico non avca fede aKc virtù del digiuno, ,ublimativc dello ,pi• rito. E, in fatto, non appena poté.• ,i sgra• nocchiò un pollo ai ferri, presolo dall'ala. Donde quel celebrato dittaggio dc' filo• Hfi cinici: .- Del po~:o il \'Olo, del dindo il pas,o •· IL DINOSAURO, fuggito dal Musco, incontrò la lucertola che ancora non vi abitava. Diuc: .-Oggi a mc, domani a te •· * IL CAVALLO. mandato sul Carso, trac\'a una carretta bene lcg,a-era a~ ri. tomo, tutto affidato.si al ,::-iurarc della Notte. ;\la la pcrjura Notte gli mancò la paro:a: e la fa,cia del mattino che guarrla era già sul Veliki. Xa1i dal cielo del mat. tino fiori atroci. i I.tirati delle folgori. Agonizzava tra infinite budella, chiedendo pcrchi, perché. IL SEDANO, buttato in pentola, v'in– .contrò la culatta del bue. Ne \'enne un brodo: ch'ebbe .succhi e pepsine da~:a cu– latta del bue, e il gusto e il profumo dal sédano. Questa. fa\'oletta ne ammonisce, o uo– mini battiferro, a non dilcgeiarc gli scrittori. * ' IL CIRIEGIO. venuto dopo gra.n fuga d'anni a.I nonagesimo suo, fu uadica.to e mcuo in tavole. E dette ta\•ole, dopo ,ta• gionatura assai, piallate. E, infine, com· messe in una scansia. Ora egli guarda l'Omero e il Plato, l'Or'azio e il Dante. Ma se il destino rii riconducesse una sola. delle tras\'olate ore del tempo, ci si rifarebbe a.I suo colle, a far zuffa con i venti dcll'ap6:e. Questa buona favola del buonissimo ab.ite Zane\la ne ;idduce: .-che al comune degli uomini, e dc' ciricgi, il pensiero d1 gio\'Ìncua è rimpianto•· * L'AUTORE non può rimpianrcre I.a sua inc.sistita gio\•incua. * LA SCDDIIA. tro\'ato un elmo da pompiere, se lo mise in testa. ~fa rimuc al buio. * LO SCARAFAGGIO dilcggia.\';i l'arco di Costantino Cesare come architettura supcn•acante ... Stolta e \'UOta a.C:teua ! •• proferì. Pasta da sotto agli usci c.hiu.si ca.tenati. LA CI).IICE. ;innusato il pan di Como, opinò che i lombardi son {cui. Questa favolettil' ne insegna: che _ogni animale si nutrica di quello gli conviene. * . IL GE>!ERALE Salasco, a )lilano. so. scrif..le l'armistizio detto .-di Sala.sco •· QUcsta favoletta ne insegna che le iste– rie \·anno \·cdute dappresso. Altramcntc, d'un gcncra:e, ne fai un campanile. * I BUOI dissero all'opcraie: ..cosi \'Oi non per voi mellificate, o api •· Risposero ('operaie: e cosi ,•oi non per \'Oi portate l'aratro, o buoi •· * IL PASSERO solitario fu in\•itato dal- l'Agente delle Imposte a voler pagare la tau• dei celibi, comminitcgli in ca.so d1 inadempienza le sanzioni su.tuitc da:la legge. Parendogli troppo grave il pasarc, dc• liberò di togliersi, a non pagare, una ~hr– fisa. Poiché la passera s'era gii coniu• gata al beccafico, ci s'ammoglio con la foca. LE PAROLE sacre, vedute le labbra dell'autore, ne rifurzono. ~ ~os.c sa.ere, veduto il cuore dcl.'autore, \'I si fermano. * AD ANNO di salute 1iostra 111ih10\•C· cento e quaranta, dccimotta\'o dell'egira, un capostazione \'idc arri\ •a.rc uno ~cara– faggio sul binario di corsa. Egli pcnzò: che oramai c05Ì fosse. * IL DINOSAURO, che clormicchia\·a al ~lusco, si ~enti vcllica.r la groppa da zampini di lucertola, ~cndoché d'un ouo in a.'.tro qudla vi and;wa scintillando a diporlo, ncll'c!lercii;io mattutino. Di,sc: .-Oggi a mc, domani a 1c•· Questa fa,•ole1t;1 ne adduce: che i pie, coli vivi amano rampicare i grandi morti. * Il. GUFO dimora\•a le ro\'inc: e vi at- tendeva il pocu, che a suspirar vi an• classe. Discesa la notte, udi sospirare lun. gamcntc. Verso l'alba, che liii mori~a dal sonno. scorse il poeta allontanars1. Con la ragaua. * LA PENNA disse al pennacchio: "A che sci buono. fanfarone? •· Rispose _il pennacchio: " A farti scrh·cre le mie lodi"· * LA FARFALLA incontrò una \'ispa raiaua., di nome Teresa: e Sta per na• scerc il mio poeta•· pensò. * IL BRONTOSAURO opina\'a che il \'trbo brontolare 1 1 ,1\·cvano in\'cntato per fargli rabbia. Questa fa\·olctta ne dice: che il penna· !oso è debole opinante. * IL GE:,.. 1 ERALE Bon.ipartc incontrò il Monte di Picti di ~filano: e in dodici ore lo ebbe ripulito. * IL PO~IO, cadendo. incontrò la pa.r– rucca di Isacco ~ewton. Questa favo'.ctta ne djcc che la. gra\·i– tatione, accordata.si con il secolo dc' lumi. dc' pomi. e delle parrucche, u.sò al suo filo.saio un trattamento di favore. * GLI STOICI erano impassibili a\ do• lorc e aborrivano il vizio. Qualcuno era un po' gras,o. * CRISùSULO stoico, secondo l'op111ionc di ~hni.ilc, non sedette mai. * QUANDO l'aquila ebbe rapito Ganime- de, ,i disse: .-che bC.:pollo! ... * UX VECCHIO pappagallo, sentendo ,é prossimo alla fine, volle rcgutratc sul di– sco le ira.si che tuttodi anda,•a r1pctendo ai passanti. Nacquero cosi le opere com· plctc del pappagallo. * IL TIEPOLO frcsca\·a un.i \•illa del'.a sua terra, che bàgnasi di Brenta e di Pia\•c: e \'i ponc\'a assai diligenza, !accn– do\'i anco lenzuoli. con polpacci, glutei, cosce, mallèoli cd allùci. A:uurriuimi cr.ino i cicli, e con un diafano traS\'Olarc del:e. nU\'Olc. • Chi guarderà mai a questi piedi? .., ,i disse il T1cpolo a.I mutar pen– nello. Passati gli anni, \'Ì erano sul pa\'imen- , ioteca Gino Bianco * QUAKDO il collo di Cadibona \'idc arri\'ar su il generale Bonaparte, di~c: "E va bé•· Questa fa\,o:ctta ne adduce.: la stirpe dc' profeti elloballistici non i.stinge negli c,·i: Gio:.uè, l'ancroni: e il terzo, fra Cotanto senno, lo s'aspetta a gloria) Gioiee sofferenze di on moralista D I CARLO EMILIO GA.nDA., uom.o eh.e odfa la guerra e ci ha dato forse il più bel libro di guerra della lette. ratura contemporcmea, narratore tra I pochi, a11ztµochisslmf. capaci di dire qual. co.!a in un'epoca h1 cui 11cuu110ha idee ma tutti scrivo,10 (oneryo l'ltallaJ, e che al groaso pubblico è praticamente ignoto. o qruisl, e dalla critica. parlo della più organizzata, viene reputato e claui/icato per la storia dei suol mnorl, per l'tnvcn. zio11ed'un linguaggio, talora seoriccrtante, talora sorprende11te, di lui dico, che scrf. vcs.!e favole era noto .!olo ai lettor·I piU provveduti. Apli schedatori. Che non pos.!ono aver dimc,ttfcato. si• curamcntt, certe colonne di Solarla o df Campo df :'\1arte, dove s'<tlltnepvano ln ordine succtnlvo ddle favolette stra,te, bizzarre, e.!tro.,i.s,imc. Qul piccolo nucleo d'allora, attraverso un lavoro ed irn ripefL.!amento dccen11ale fpcrchè va ricordato che mentre glt altri s/or-11ano un libro per 1taglo11.e,Gadda. et Impiega anni, a tal punto che la sua prodtuionc sta praticamente in una ma110J è adesso divenuto u,i libretto consf.stente: Il primo libro delle Favole. Il che lascia ,upporre fe lo speriamo} che altre uc wssano seguire. Comunque, tcmto per e&scrc prccUI, dt favole non d tratta che saltuariamente, di quando in quando, - tl termine non va. preso alla.lettera - perchè la maqgior parte po.s.!ono e.5.!ere definite epigrammi, altre inocw,,e. altre satlrctte td altre a,teora. moralitil. Certo che 1emprc qui ma11ca il .! en.so del fiabesco, Il tono !nqcnuo. bonario, certo incantato .!tupore. Cl .10110 .1l bcst~, animali. lupi, agnelli. lepri ccc.. ma re• .1tano .!empre pretc.!tf. e non diventano mal personaggi. Co.!i quello che potrebbe dive,ilre un dialogo cl ,·arcorge che rima1L<: coutbiuam.ente un monologo. Un mono• logo doV( l'autore orendcndo la veste or dell'uno or dell'altro, lancia le sue in• vctttve, sgancia le sue cspl0.1lve battute. Ed. il lettore dopo un wco. orie11tatos1 IL CANARINO, volendo fare della. critica. comincio a pro"arc il becco su di un osso di seppia. * GLI UFFICIALI del generale Bona• parte incontrarono le posate d'argento di ca.sa ~f clu, Serbelloni, e Bclg1oio.so. Se le dimenticarono in tasca. * IL NIBBIO apre l'ali. E il vento lo porta. * UN VASO da notte, stanco d'essere in• tronato gli orecchi. si \'Ohe per aiuto a.I poeta. Pcetio che " andar ,. d1 notte. * ~IORIRE per la patria è dolce cosa e onorc\'0lc: infatti a.:cuni sono morti per con la t1ovltà d'u1t linguaggio, comln. cerà ad idenUJlcare i bersagti. contro eh i è diretto U colpa. Gioco codesto non privo di sorpre.lie, e di scoperte. Ho accennato al l111guaggto.Dlrl) che Qui l'autore supera 017111 altro suo prece. dente esempio. E per l'auimilaz/011e J>Or• te,itoso. dei vari dialetti cltc rivela di CO· mnccre /in ne.lv 1oro più segrete fJfcghc, C per il ritmo if1tpreno al periodo, che si co11cate11aesatto, preci.so . c.:011ie una .!Orta df mecca11ismo ben congegnato. vo. lendo allargare lo ,guardo, dirt!f che dietro cl .!I sente tutto il pe.!o d'una cultura entrata nel giro del 1ang11c, e d'una tra• dizione sana ed autentica, 11enui11a. Del resto su Questo pm1to i,~nso che potra cuere illuminante l'acut~ e sr,fe. tata 1:ota Jinaie, dove di un nostro co– stmnc letterario, e di certe correnti o tendenze prctenslo.samcnte innovatrici, vie11e fatto una specie di severo riesame e (perché no? J hrne11tarfo. Ma oltre al .satireggiante morali.sta. al nervoso e scatenato fustjgatore, al folgo• rante e h1tran..tlgente PUIIQolatore, all'ir. ridente e .!UJJeriore osservatore. che ha. Il coraggio di dire certe scottanti ve• rità in un'epoca di accomodame11ti e di co11/ormtsmo, da uomo solo co,itro uomb11 organizzo.ti, va ricercalo anche il poeta che df qua11do in qua11dotrapela, 1i fa luce. LI la paglrta .!I contrae, si Intenerisce, · come nell'ultimo. favola di Zorzf, ptttor veneto, t tutto al ctrconJonde di un'arte teneramente malinconica. · Slcchè nasce il sospetto - anche nel lettore comune - che non .!f tratti di una serie di e ll$Salti morali• trnpietosl, fatti con distacco. Ma che dietro et sfa iftvece una partecfpaiione, /or.!c un.a .!Of· fcrcnza. Scii dl1sim1date magari, come • s'addice a un .!lgnore. E' la verità. Ma due parole vorrei aggiungere In margine anche per l'Ultutratore. Mirko Vucetlch. e per l'editore. Neri Poua, che ringraziamo doppiamente, anche per la concessione. G. A. CIBOTTO LA~tE~TA circa 'I poeta Petrarca il poeta Carducci, leggitore sommo allo Stu– dio, che 'I vuliarc dcll'ita.:iani si cre– dano, per ignoranzia delle cose not.ab1h d'ogni poeta, lui esser suto "un canonico grasso vagheggia.tor di feminc: e non fu mai prete! •· L.i qual favola ne suadc a ritenere: che qual su,pira anni di Dio quarantasette pieni rifiniti appresso a un.i fcmina. e 'n \'ita e 'n morte di lei; mai non arrivando quella oppfimcrc vi\'a, e morta lasciarle pu.c nO.:lascpuhura, l 'italia.ni lo fanno un canonico. Et anco di gran c1cci~. UNA GENTILDONNA lombarda, fa. glia primogenita a scr Trippotto \'ITiat– ticrc e dispo,ata a ser Cimolo impren– ditore, che facca traffico e ri\·cndita p1c– ciola di minugia di por<:o qmpic, da ca– \·arnc lo sterco e le sgrassa.re , I.i \'Olle ccnquarantatrè milioni di smeraldi per il di di sua fetta. Scr Cimolo, a chi non ba.sta\'ano e' milioni, del grande amore le a\'e\•a e da]'uggia di chcl continO\'O d1 lei piat1rc sopraffatto gnenc pur diede, smeraldi e rubini. L.1. gentildonna lombarda li dimentico al cesso. Dopo di che, con istrida. grandi fa. cessi: .- non l'a\•io ritrovaci e' mia sme– raldi, l'a\'iO lucia11 sul vetro d' i' Ila• ,•abo, non l'avio chili ritro\'ati, gnor com– missario gnaHcl "• la badava stridere: e dando gran \acrime nel moccia naso ,·i TROVANDO la s-cimia uno nido d1 piccoli uccelli, _tutta allegra apprcssàtasi a quelli, 1 quali essendo già da \ •ola.re , ne polé pig'.iarc il minore. Essendo p1c11a d'allegrezza. con euo in ma.no se n'andò at suo ricetto: e• cominciato a conside– rare quc.sto uccelletto, lo cominciò a ba– ciare: e, per lo ,vi.sccrato amore, tanto ! lo baciò e ri,•olse e strinse, ch'ella gli tolse la \'ita. Questa fa\'ola dcl'.'ornitico Lionardo) d.i Vinci nel quartiere Santo Spirito, è per dire: che ~li amorosi parenti, per non li voler g-'.stigarc, e per h baciare del continO\'O, perdono li figlioli sua. * IL RAGNO, stando in fra l'u,·c, pi• glia\•.a le mosche, che in su tali uve si pascevano: \'Cnnc la ,•endcmmia e fu pc· ~t-'.to, i-: ragno insieme coll'uvc. . Questa fa\'ola ciel sommo Lionardo di mis5cr Antonio di ser Piero di scr Ghui– do Ja Vinci, nel quartiere di Sa.nto Spi– rito, ne ammonisce a ritenere: che quale ancidc attro animante a suo vitto, la gran vendemmi.i del Cristo lui ancidc. * LE CARA~IELLE sono amiche del gi.strico, leggiamo in Dio.scoridc, e la po.stilla \'i ammarginò il Cesalpino: quan– do non le lussino di piombo. * e ~IA SIGNOR co:onncllo! •· Questa fa\'ola ha pur chiosa d;i Ovi. dio, pclligncsc poeta, là dove nel primo libro dell'anc dell'amore ne ammonisce: .- Nequc cnim lex acquior ulla - quam necÌ5 artificcs arte perire sua•· * UN TALE denominato la t•'av.a. richie- dé l'autore ch'cl:i ascoltasse un poema che 'I detto Fa"a a\•ca fatto sulla libertà. e Prcfcrico la schiavitù •, rispuosc l'aulorè. IL VIALE Giulio Cesare mette capo al largo Ermenegildo F regnctti. E tal è d1 noi. Amen. * IL CONIGLIO, venuta la guerra, ba· da\'a a dire: "ortù ragazzi, andiamo ra. gaizi •· ~tanchcvolc il manoscritto. non ci ri.su '.ta dO\'C c.v.•olo volesse andare. * IL CONJGLIOLÙ trac\'a .sciabola da dietro e levava gran pernacchia in sul colba, da parere il re .\turat: come s'udi prcdicuc ti cannone, gli nivali lo.stri can– tavano cri•cri, le gambe gli facevano g1a. corno g1acometto. e Orsù ragazzi,., bada– \'a dire, • andiamo ragazzi•· ~lanchcvolc il m.agliabcchiano, illcggi– bù il pansino, grattato il valicano, sai. mi5trato dalle acque alte il marciano, tar. mato il ca.sanatense, bombardato l'ambro• sia.no , •mmuffito il pari,icnsc, sotterrato il bcrolinense nel bunker, deportato 11 vindobonensc, pugnalato il m.ilatcstiano, mriccard1to il riccardiano, anda.to in mo• na il monacense, austcriu.ato l'oscon1cn• se, re5tituito 1I bocllC)ano agli credi /Jcl buon v~covo cui era stato rubato, adi• bilo a involtar l'affettato per la mensa della Breda il bra1dcnse, e mal medicato con l'alloro del poeta Pispo'.i il \aurcu– ziano.mcdicco, non ci è poitsibilc mettere in chiaro, a. distanza di anni, d0\'C dia• volo \·olc\;a andare ;i sbattere. ANDANDO l'autore per cuti campi e venuto al guado, s'imbatté in uno ani– malaccio di piì1 corna e di grifo pa\•cn• toso che g:i mugliò sul volto: ,é essere il P.idrctcrno degli animali. ,,Ben lo ere• d,o •, assenti r~ventemcnte l'autoM: • da.ng0 di li in tutta fretta. * STANDO il topo assediato in una pie. cola sua abitui.one dalla. dònnola, la qua.– le con continua vigilanzìa .1.ttcndca, alla sua diduione, per un picco'.o spiraculo riguardava il suo gran pcriculo. lnfra.t• tanto venne b gatt.i, e subilo prese usa dònnola, e immediate l'ebbe divorata. Allora il ratto, fatto sacrificio a Gio– \'e d'alquante sue nocciole, ringr;uiò som• mamcntc la .sua dc11i: e uscito fori dalla su.i buca a possedere la gii persa liberti. dc la quale 1ubito, insieme colla vita, fu, d.ille feroci unghia e denti della ratta, privato. ~ Questa fa.vola di Lionardo di scr An• tonio di scr Piero da Vinci, dc' costumi d'ogni animale atudiosissimo, ne conforta remorare 'I salmo dopo fortuna adcmpiu. ta: e ne a.mmoni,cc dubitar del re Giove, che dc' troppi offici non si reca a mente e' precipui. PIOVUTE le bombe, un mora.lista tai• t>Ò I.i mo4lic, i figli, le poltrone del salotto e l'orologio a cucù. * ZORZ I ptttor veneto !ccc. San Libera.le in fitura d'uno riovanc bellissimo non _pili ri,•enuto da. le iUcrrc, che pare con San Francesco povero da. duo' latr una b:ui OY'è no.stra Donn.i, e rcin.i, ·~ suo rentil parto reggendo, seduta: e légasi lo scalzo, già. ignuda.lo e dc• 1a povertà del suo saio ri\'utito, d'uno capestro .J. la cintola, ,ì come allora che dc le cinque piaihe di crucifis.sionc e passione, sul crudo su.so in fra Tc\'ero e Amo s'adergc, da Cristo prese l'ultimo sigillo: quando che '\ cav.1.• ,icrc è da ritto. e, tutto chiuso dentro t'ar– mc co' ;•una mano in nella guardia dc la poggiata. sua spada, la cel.i<.i dell'antro braccio so,tenuta, quale dal biondo capo s'è distolta, e dal sereno suo ,·iao: et cne 'I detto bacincllo con piumicini buoniui• mi e' quali d'uno tenero co:or \'crdc in uno itulo di.svariano, ch'è paian li steli dc la primavera al tallire. Et è per il detto Zorzi fatto a. dimo• strar quello ne la p.icc a coloro tutti che il piangono e a. l'offerente genitore, e per rcvcrcnzia di nostra Donna la qua·; aicde con cl putto 'n piè sul ginocchio di essa, in una. basi o plinto frammcuo i predetti intercedenti santi assai .alto, e d'onice e d'onice e d1 lap,luulo !abricat.i e d'a. spide e g'iada verde, o \'Cr pietra mah 1 a, con ornattuimi e folti drappi da piè d1 Quella, che di Damasco e Lissandr1a. tut– tod1 recano a le lor terre quelli vinigi.ini per na.vc . Mara .viglio.sa favola. è questa, per Zor. z:i dett.1., e ne dice: ch'a rimembrue i non venuti a sua ca.sa , .i la misericordc Ma– dre a.ccomandando cui, da sè, Zorzi di C.astclfr.inco, imparando piange te tu ar• ;omenti: e a suo mcrto stcasi I che le ra.• nocchie son qua.: l'elmo li distoli0, e 'I capo e 'l volto gli faccio ne la luce •. CARLO L'11LJO OA.DD&

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