Fiera Letteraria - Anno VI - n. 31 - 5 agosto 1951
Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 5 Agosto 1951 Q UELLA notte, la città cn. 1mmena. nel buio cd un solo fan&le rosso ardcv11. nella pla7..za più grande. Intorno al !anale gironzolavano alcuni uomini e una donnR. Da una parte In galleria, piena delle ombre cndute dn un trnmontO che era du– r,1to selle giorni: di fronte alla p:aller!a, un Rlbrnto fnntn.sttco, tutto di nmnno dalle porte al com:i:tnoll nit.I, :lbltato da t.reoen~ statue lmmoblll, come un monumento: Al due lati, ciuamcnU enormi, scnw. porte e senza !lncst-re. vuoti. MINUTICONTATI Nel mezzo della piazza unn colonna al– tissima sorpassava i tetti, si innalzava da una fontAIH\ dO\'C l'acqua mancava da. tempo lmmcrnornblle. Racconto di MARCELLO GALLIAN , Intorno 1.\1\apin:.u:a doveva dist.enderlll la clt.tJ\: ma non sl vedevano che quattro strade buie. sem..n.fine. Passa.vano ~opra la no.stra t.csta, e sclR– ma,•Rno Intorno a l fonnle vo!Atc di s:rilll ,·erdl, di c11mllet.te color smeraldo, di falene che emlKTavano dalle case \'UOt.ee sp!?nt.e. Ora Intorno Al !anale, si arrossavano con foga, stormendo. Io consigliai gli uo– mini e Ja donna a tornare a casa. Allora dalla rtnestra dell'albergo si affacciò un uomo nudo come un negro e vociò un vi– tuperio n denti st1·clt.l. L'orologio .si spa– lancò e ne ful((:irono quattro colombe dl metnllo blnnco. che srgnnrono le ore. Lont.ano, dietro nlle case, un ventriloquo ebete e rossigno. sfacciato come una donna ed lnnl\mornto di se stesso. Imitò alla p:?r– f ez.lo nc l'ululo del cani. Il grido delle cl– \' ct.te, lo strillo roco del galli, Il i,:ra.cldarc dell e rane: Il suo ventre rrn vuoto: recisa la J;:oln, .wrebbc continuato a parlare col \'entre, per un tempo sen;r,n tlnc. Flnnlmcntc ri uscii a trnsclnn1·e le J)('r– sonc fuori della pln1.z a: cammlnnmmo per breve tempo, a tentoni. In una delle quAt– lro strade, al termine della qunle, cl rtccor– ~emmo. con nostrl\ gmndc meraviglia. che la città Intorno non esisteva e che una plnnurn. nuda. chiusa, deserta. si di– stendeva, come un·Jmmensa. piattaforma uguale. La t>lattaformn avevn un breve risalto per t basamenti e per le fondnmentn delle cMe che non so se nvrcbbern dovuto ~– sere ancora costruite o fOS5Cro st.At.e di JII\ dlstrutV.-: certo si è c,he solo la plau.a. forma~ dAlle tre caso:!e dalla iftllerta, er,'\ rimasta nel mezzo della planurn. E nul– l'altro. SI Intravedevano I cunicoli dcllR galleria e lontano Il lume rosso ciel fR.nale. C'erano I solchi delle strade e del bi– nari. I bastoni del fnn;.11 dlspo3tl slmme– trtcamf'nte e sopra una. grande gabbia di fili elettrici. I m!el nmlcl notturni s'ncca.sclarono a terra e piansero: plangevnno sommessa– mente e le !oro lacrime chloccola\·ano e cadevano sull'ns:!alto nudo. '' M'at bo visto cosa ptO. mlgerevole di quel laghetto di b.crime Intorno Ri piedi degli uomini. E~sl P.ttesen> Il mattino che In Quella 1·ei::lonc,non venJva mal: I l"nAI! ebb ero rultlmR luce; l'orologio nella plR1.1, a.si • fermò. Le falene rimasero stn•tt.t Intorno al fAnAle, nell'llluslone di 1wer le piccole Ali rosse. Io e I miei comp,uml s11.lt: 1mmonell11. carllni::a dell'ncroplnno: d ove tti volare nel buio tltto per un buon Ll'ntto: buio 50\!do. senM. gpcrnn1.n. òl luce: nel CUOl'CRVCVO l'ansln del snpcre dove sarei finito. Finalmente, lont:ml~lmc, appArvero le prime velrotc riel mattino: An'tell bianchi e piume lstorla'lano quelle vetrate. Arrl– \'nmmo dentro una cupoln maestosa e sconflnnta drilln qual~ Il vento rnceva ca– dere polvere e nugoli di t.nrme. Oltre In vetrnLn. ernno uhtncclal slmu– lnll, con strati di nnrtnllnn e di bambagln_,. dove i:11 orsi, le mnrtore e gli crmclllnl, s1 ripo,invano !mmot!. Tr11vt'rsat1 I (:hlncclnl, cl trovammo fl– nnlmcntc ncll'nrla ~u;a; che cl h\Vò 11 vbo. Cnlal sul mare lmmrnso e ml doman– dnl ad un trntto chi fossi e dove sarei 11.n– dnto. Lo. domandai agli Rltrl ma non ne ebbi rlspo,itl\. Ml gunrdril ridosso e allora ml riconobbi: ero vcrnmen~e un uomo, sen1..n fissa di– mora, sconosciuto. Pe~vo quest,e strane cose, quando ad un trnuo. nel ,•olL'lrml vidi nel me1.1.o del mue un'enorme città C'hegalleggi1wa. Ml nvvlclnal con prudenza, poi Jent.a– mcnte nuot...'1.In un giro d'lspet.lone. Em uno di quel trnnsntlnnt.lci del quali ml ero servito un giorno per prtd.Rre le piccole nnvl e le grnndl <'arlche di mer– . canzle e di passeggeri. DI notte tempo, sllenz!osnmente. assal– tammo li\ gr!l.nde città mnl'hlA, tai:llnmmo ogni comunlcn"tionc con Jn terra, assogget– tammo l vecchi lupi di mare nl lavoro delle macchine, flssando una mc!t.a qua– lunque. • I i .• ., I ·- ;I l4- , ~ . ' 1'~' .. ;• ~ . 11 ~ LJL,\ DE SOUILI: Chiesa In fondo alla sin.da MILIA PITMANN. bionda ragnu.t\ di E pae~e montano. era divcnt..'lt.a schla– vn. Faceva la f;:overnantc delta bam– bina In casa di ricchi padroni, n. Roma. Da clrc" due anni vi sU\vA., e le sue pene erano andate sempre crescendo. A,·eva dovuto prima dl tutto rinunziare a proseFt"ulre ili studi. malgrado si fosse Il– lusa di Poterlo lare nel rlta(l'II di tempo. I padroni glielo a"evano proibito recLsnmen– te. Essi. perchè badnssc alla bambina, IR paeavano, non perchè facesse I suol co– modi. Per la .stessa ragione non le per– mett.e\•nno di h?fl:RCre libri o riviste: l'avreb– bero dtvuata troppa da quello che era Il suo do\'ere e il suo compito. La bamblnA era la sua disperazione. Nel primi sei me$1 non aveva fatto che pian– gere tutta la notte non si sa per quale morbo o smania che l'avesse presa. In 3!– il.1110,d\venutn più grandicella e comin– ciato a parlnre, s'era fatt..'I.sUUOSRe trbte, e di tcndenu cosi per\'ersc nella sua pre– coce lntclllf::enza da non credersi. L'Emtlil\ non riusciva a farla divertire. Le parlava. le fnceva ilochl, le diceva pa– rollne dolci. le raccontava fiabe. Se vi erano altri bambini, rldC\•ano. Quella, lndlUerente o plagnucolosn. Al ritorno dalle pa..~egglate che rau– vano al Rlardlno. la sli:;nora ml\dre Inva– riabilmente domandnvn: e M'ha !atto dl– ,·ertlre In bimba? , Emilia rispondeva: cr Abblomo dette tnnte favole. Rbblamo fnl– to t.'l.nte corse! ... , L:l slynorn guardava lu– credula la bambina che taceva. La chla– ma\'a poi In dl~partc, domanda,·A a lei con– ferma delle parole della Roverm1ntc. LA bambina con voce di pianto Sl>CSSO nef!:ava. succedevano alloro mutismi ostinati, sguardi ostili della signora e deGll llltrl di famiglia. parole velenose. Intcrvenlvn Il padre e con voce autorevole nmmontva che egli paga"" bene, meglio degli nitri. e che quindi ,·oleva es..~re servito. Che Emllla cl pcnSI\SSC, che dicesse chiaro se \'Oleva restare nella loro famiglia o no. Altrimenti a,·rebbero dovuto sollecitamente provve– dere. e Non voJ;:lloche lei prenda 11mlclt.lncon altre governanti. non ,•ogllo che lei parli con ne~uno. Diverta !A. bamblnn. giochi solo colla bnmblnn ! , rlprendevR Il padre. e Ma lo non conosco nessuno, !o non parlo con nessuno!, rlspondevn Emilia. e Chi mal m'hn potuto accusare. se lo non faccio Ch'."glocnl'e collo. bnmblnn?, e Non dico Che lel è stata accus&t.n. Ma i;ilcl'a\'Vt'rto. Ollel'ho gi& avvertito. e torno ora a rlpetcntlle lo, se lei Intende stue a nostro servl7.lo, splc~1\\'a Il padre. "Non voR llono fare Il loro dovere! Al miei tcmpl non era cosi! , dlcevn la sl– i;norA vecchia, la madre del pRdrone. Emilia s'Impauriva. Non vole\'A ln!nttl perdere li po\to per Il quale era ben re– munerata. e dl cui ella e I familiari ave~ vano blso.;-no. O taceva. o umilmente. e con POChe pai-ole, prom et.te,•A. che s,·rebb! fa.Ho di tutto Pl"r accontentare I padroni. E palehe era chiaro che la bambina. do– ,na accusarla, a m:no che non cl fosslro altre spie che stessero a guardarla quando usciva, Il ché, per quanto strano. era p ure p1·obablle, ella in nulla davvero ftf'n'> 8.vn. di trugredlre gli ordini che rtveva r icevuto. Se Qualche r.llra 9: ov ern11nt.eo Qualche madre dl famfglia nel giardino gentilmente le r!volg:eva la parola. ella A.vo ce alta rl– sPondeva che te era proibito convers.1.re con alcuno. Alle loro lruilstenze del per– chè dt'lla cosa, l'Emilia con qualche se~ s'allontanava. Venivano 1tlovlnott1 allegri e sralantl. op– pure nltrl tJm:di e seri. A;r.1.ardAvanoqual– che fruc, pronunziavano qualche compli– mento. Non li '>Ot.evastare I\ sentire. Spa– vent.ata e sconç.r05a, fuggivi\ da loro, come dal fuoco. Nè In domenica nvC\•n libera. che Po– teMC pa.ssegs:lare come meglio le piacesse. $Cn1.a Il controll o di nessuno . o che po– te.sse andRre al clnem atolln.fo o al ballo. QUASIsempre, Inve ce, lA signora pad1·ona volcvn accompagnarsi con lei, e ogni volta le faceva CAPlre che le dl\VR un grande onore. E lt\ triste bambina, sempre era con loro. Eppure ciò si p oteva nncora sopportare. L'Emilia non e.ra che una ra1tazz.a serlA. ed !nesperL'l: I dicio tt'anni non Il a,•eva com– piuti, e di una completa llberl& non aveva. mal woduto. Fu piuttosto l'lndltrcrN17.n del pAdronl, la crndcltù di essi. nnzl, In occMlone della morte del padre di lei, qunndo la signora pt•ctcndeva che la rngnz7.. 'l. non dO\'CSSC te– nere Il muso lungo, e Il pndronc frcdda– ment.e le dlcevn di svnsare In blmbA. che aprirono la port.n n tutta l'Ira na&COsta. S'nccorse di quello a cui prima non ave– ,n fatto caso o che Rve,•a pazientemente tollernto. Vide che In mattina la signora ordinava alla cnmel"iern di onnncquue li co.trè, che n pranzo e a ccnn le sceg:llevano I bocconi più cattivi. Nelle pns.segglate, 11 padrone SPCMO :a m1rndava avanti, per non offrirle nulla al caffè: e quando vi era qualche spettacolo interessante al ci– nema o al teatro. non poche erano le volte che con delle scuse la faceva rimanere a CI\SR, Tani.o più si nmnre,:~Javn Emilia della 0011a,che I pRdronl pretendevano di trat– tarla mcR'IIOdelle allrl' governanti nellf> altre fAmlgllc. Per Questo le dicevano che volevano un ~ervlzlo scrup0loao. F.d In– vece, solo lo stipendio aveva ele\'ato. Ed nnche questo flnh·a In Inganno, per non avere ella I regali vistosi di cui le altre godevnno. Erano ricchi, erano cosi ricchi che Emi– lia si s tuplva. ed erano W.nto avari. Ricor– d11.vn. l a rasca1.zA. Il caffè che Al m11.ttlno le offriv a Il\ mamma, pure nel periodo di maggior bisogno, quando Il pndre avevA dO\'Uto chlud.ere Il nt,GOZIO,e perciò ella era stata co3tretta ad andBre a scn•il'e, ed amarnmente non l>Oleva fare a meno di constatare quanto fosse migliore. Oh si, si stava. meglio davvero nellA propria casa! E Quanto non era bello 11&uopaese nel– l'alto Tirolo. dove aveva vissuto lino al sedici anni. P'requent.a.\'a le &euole ma.e!• iblioteca Gino Bianco L'Idroplano era. sempre posato sulle acque. LA. ~rn.nde clUP. marina formicolava. di finestre e di clmlntere, di piccoli ponti co– struit.l e di casette. ;,ml\ In llla all'altra, come .!ilusi\ nf'lle bot·ica•,e Anchl? una vllla c'era. con un (l'IRrdlno pieno di al~he e di fiori m11rlnJ, di conchiglie, di ma.Cireperla. e di coralli gnndl, che formRVl\no unR specie di anatomia mostruosa, a jl'l'/\ndl cuol'I e a grandi vene. E un l'inemntoi,:-rfl!o c'era. dove andavano I ri1,11azzl e le balle, I marinai e I facchini, I servi e le came– l'lere, con le poltrone un po' logore e Il pa– vimento seminato di cicche, di sputi, dl gusci. dl telline e di seppie. Oli nitri mari erano lontani, In bf\lla def mO!lrl e delle navi dli. 1cuerra, e la guerra era lontana, piena di uomini e di cose. Se guardavi nel fondo, vedevi quRlche borgftla somm,•rsa e deserta 11bltata da pachi p,.lombarl che Rltraversavano di qu,rndo In QUIUld0uni\ pla?.zn e unn strnda, trRSclnnndo I piedi e le man!, lent11mente, come brnnchle, per trovar rifugio dentl'0 uni\ cnsn. Cento passeggeri ,cettnmmo In mare e unn donnR. Gli a.Itri si arresero: una floL– ta di bRlene e dl delfini Insegui I fug– giaschi i quali nd un tmtto, con nost.ro R:rRndestupore, si nb.nrono per mlraoolo su, ritti In piedi, Immersi .~lno alle coscle. Avevano trovnto terrn sulla cima di una montnrna lm'mcrsa. qua~i c omplet amente. 11 tutto Intorno a loro errt Il mn.re vasto, e: mo, pulito, levigato, più sp aventoso di Quando non li.In llf burrasca sotto Il sole nero che si rovescln n nuvole e a èlclon!. Ernno soli e soffrlvnno la tortura d'aver PAzlem.n, di poter e.,.,cre ancor vivi: si RuardRvano In tacci!\ e non sapevano plangerll e cercavnno nelle altre facce un ~~R~l~On~~C I\ g~~~~lnl\v~:?te f~~t:,>Ur~~co;,.ct:r:: cldA, quasi Infantile, che KlocnvA e ta– ceva scherzi Lroppo vasti; di fronte a quel mare che sembrava riempito A tu– ri& di secchl~~u d'acqua. I naufraghi at d11.v11no ,. tutti quel gesti minimi, à quel movimenti distratti. a quegli lmpercet- tlblll se1ml di vlt.Q che fanno sentir~ 11q-ll uomini, nelle CAmere buie. Il rl~Vl"lthO dopo Il sonno della notte: ognuno 11.vreb– be voluto rlmnner solo, su quelli\. clmn naM:ostn, per darsi Alle smorne più osce– ne e nl gesti pili Immondi. Non si sbracclnv1rno, non Imprecavano, non ur)R\'ano, non chiedevano soccorso, non maledlv,-no, non si accapl1tllanno, non parlavan con se i,tt'ssl, serenamente e~U e facevano conti sulle dlt.A e accen– nA.vano a propanlmcntl Insulsi come n. camminare sulle ncqu~ o n gettarsi lun– ghi distesi sull'ondf\ l\dnglntl\ o Rd 11.l– znre una manata d'ncQua nel cavo delln. p:\lnm e rncqua sl togllevnno di dOMO che dCl tutto l'orl:-.1..omcsi splnJ<evR più .sotto le loro cnrrn. scn?.a Potervi pene– trare: ernno sconosciuti gli uni agli altri e provavano quel mrtlei;:scre lndl.nlnto eh~ viene dall'uso comune della stessa ncqua da bere per torw e da Juvnrst, dall'u,o dello stesso Sl)avcnto e delle stes!1e pa- 10Jc, dnll'uso lento della stessa. mone che ognuno vedeva negli 11ltrl: si llmltnvn.no l'un !'nitro e tutti cere:wano sen zn dnrlo A vedere, una forma, un grido più disu– mnno, uno s~unrdo ph:1accornnt..c, che Il 11.vrcbbc consolntl, cercnvano insomma Qualcuno che avesse preso Il com:,.ndo di tutti i:-11 altri. dimostrando di s.'lpcr sof– !rlrc e non lo trovnvano, cercavano l'eroe. e l'eroe non comp:u-lva nel cento visi. SI spe<:chlavano ncll'acqun llmpldn che avevn il rumore di unn fontana Il presso · nl loro corpi, che Intorno a due pa.,-sl sembrava un nume dllngante e che lon– lnn o òlctr o le loro spalle, era un'lmmen– SA mas.sa d'acqua vuota. Em ter rlblle voltnrsl per quegli uomini mls.crl, come t.crrlbllc crn guardare n.!I fondo In mon:.a11:11nviscida conquistata dall'acqua e dal sllcnz!o. lo gunrdnvo hnmob!le, sulla citt.à gal– legglant.e, la lorn mente primaverile e semplice qun til Ingen ua. Passavano tonui.no. sulla linea dell'orit– ;r,ontc. sandolini e b archette e piccole vele e mille mosche bianche " stormi. Che cosa potevano f,.re l naufraichl, soli, In un tempa hmRo che non fln!va mal. che faceva dlmtntlcart orni pltJ llevt p,n– slero. quando nulla c,111devaAOtto Il loro sa-uardo e a partAlA di mAno? Attesero jj:uardA.n,Jo di qui e di là, stRnch\ di rlmnncr ritti sul due pledl, dentro l'rteqm,, dentro le sc11rpe bai:nale. Dctt.ero scgnl di noia, a lungo nndue, r per disperdere In noia, comlnclnrono a darsi In faccende: Il pericolo ~lcuro di dover ~m.>arlre rlma3e loro nel cuore come una pena vaKa, misteriosa e pro– fonda che avevi~ nuUa a che vedere con I loro gest.1 e con I loro movimenti. Un tttle 111<lette pernno a zufolare un'aria lnventntn ~n:-.a ritmo nè metro e tutti lo KUttrdnvuno in caknesco: poi si fecero Rmnblll. cnrltntevoll, scrvlzle• voli l'un ver.iO l"nltro, e Invento.vano pia– ceri e complarenzc e attribuirono valori enormi a falli di nr&Sun conto. 1..'l sola donnn che ern nel i'nlPP0 .si 1·1trovavn orn con I ca.pelli d~loltl, le vesti attaccrilr RII.i. per,iona come pelle e le braccia lunnhe, JunghlMlme. che Il mnrc tncevn muovere l)C'rchè si attnccn~– scro alle r occe e si abbandona~,cro al flutti, il m: i.re a l)OCO a µoco sembrava. J:a rendes.~ i.d alt.a all'lmmen.~llA dell'ac– QUa, qua.,! ch'ella avesse dovuto viverci sempre per tutta. la vita; le re1\devn. la carne di madrel)('rla t le abituava lenta.– mente !fil occhi perchè sapes.<u-ro dlt.cer– nere or quella corr~nte, or quel rischio, 0l'll quel "orso n !lor d'Acqua. E come venivano a galla i residui dr! fl:iBrdlnanl e delle vcn<lemmle marine dal profondo, sotto Il Mie e si frrmavnno e glrnvano attorno e si avviluppavano alle gambe e al flanchl degli uomini e&il ~u– sarono d'un tratto. con terrore alle prime manovre di :stt'ane e nieravtgllose meta– morfosi che si sarebbero operate sopra di loro: chlss{o.che cosa sarebbero diven– tati, appena chiusi gU occht. Poi venne Il Pomerlii:glo e Il freddo dava Il sonno che si confondeva dlnaru:l al loro occhi col mare e col cielo. Non volevano dormire, sebbene 11. tratti, 11embrava si ,vea-llAMero bruscamente, ; LJL,\ DF. NOHll,1: VF.CCH INA Vt:STIT,\ DI Nt:RO ~ per rttrovar11I tutto Il cielo e tutto 11 mare, d'un bRl7.o,negli occhi. Erano cosi pullt.1, cosi mondi, cosi lm• macolatl nel corpo. che mal avrN> be.ro pensato di pater diventare come la c arn e del &antl sognatn nella prefthlera. Un• pulizia mlnutn, audace, crudele, per tutto Il corpo dove non c'era po3to per un grnnello di sabbia o per una macchlR o p~r un segno. Avevano tolto n loro li sa– port- dt-lln ct1.rneu mana che quando pa.saa. e quando si Posn e quar.do tocca. sl apar– ca.: nulla; perduto Il con ta1lo delle cose e le orme che Ja.,clano le cose. e le Po\a• ture delle lacrime, e le unghie nere dcli• fatica, e la polvere nelle mani e nel cnpelll e le macchie di sudore e Il cielo St'mbrò di vetro e Il mare un acquario dove non cadeva nè una mollica di pane. nè una foglia: Poi si propagò per tutto 11 corpo degli uomini una malattia. dl rug:he bianche. precise, nette. quasi d1 gesso. che sl trasformò a POCO In neonar.1 decrepiti, conservatl dentro barattoli d1 Mus,o. MARCELLO GALLLUI CASA ALTRUI Racconto di MARIO LA CAVA straU, e 81 porta.va bene. n suo Povero p11.pi\ era orwo1lloso. And ava nell'inverno nevoso a sciRre colle compRfme nella VRIICche ac~ndevR giù da un fianco del paese. e nelle belle glor– nnte di sole In \'Ila tra davvero uno splen– dorr ! Snllvll ,ul monti vicini, sul più fa– cili, nelln primn vera florlt-n o nell'estnte ch·crn la stessa prlmnvera cresciuta. e lf\ rellcltt\ !!I spandeva l\ flotti nel suo cuo1·e ridente. Qwrnto diverso non tra orn. Il pre-,enle! Orfana di padre e povern, lontann dnlla mrtdre. lontaOa dal frnt.elll piccoli! Prigio– niera In una cn!R cattlvn, dove perfino l'RCQUI\le era .x,ntata, e dove I suol pMSI erano tenuti frenntl come quelli di unn bestia da soma. Se nvessc potuto andar vin. volentieri lo avrebbe rnuo. Ma nvrebbe (rovato subito un altro pos:.O ln altra !amiglln? TemevR di no, era timida ancora di mettersi 11. cootrasto e di fnr valere I suoi diritti. Ma appena o.vesse messo da parte un po' di denaro. avrebbe ccrcnto di trovare un posto migliore. ~nrebbe nndatn all'agenzia o avrebbe parlato n.lle governanti nel giar– dino. Se nell'ntt.esn del cnmblo, I padroni sosp~ttosl e severi, l'f\vcascro acncclata., poco male. Avrebbe R\'Uto di che vivere per un certo tcmpa. Avrebbe lnt-anto chie– sto pure consiglio ed Rluto RIIR mndre. Passava cosi la prlmAverR del 1938 e nulla fino a quel temPo era camblRto nelle abitudini e nel lavoro di F.mllla. La no– staiata di amore quell'anno si era fatta. sentire più forte, e con tenerezza la glo– vAne aveva J)Cnsato a un compngl)O di scuola che In un'cPoCn 01·mal lontani\ le nveva lsplrnt.o ilmpatllt. Erano entrambi ragaztl. e la rel111.lonenon era andata p1ù In lt\ di qualche si:ttmrdo appassionato e di qualche <itl'\!!.tndi mnno. Stava una m.ltthU\ della fine di mnHIO, verso te dh..'CI,tt'dula su unn panchina di legno nel gl!\rdlno, cd avev.i. la bRmblna sulle Klnocchla che faCC\'O.SD.ltellare a mo' di cnvnlllno. l...'1. tencvn per le I\SCelle,e ogni tanto l'abbandonnvn: e nel piccolo rischio n cui l'esponeva, nel grido comico che nello ~lesso tempo geitavn, e 1>0l nell'esagerato riso di gioia che acoompawnava la salvcu,R, qurtndo di nuovo p~ndna le sue br11ccla, spernva di compiere cosn che la potesse divertire. Ln bRmbina rlde,•a poco, ma pa– revn contento.. Alt.orno a quella panchina vi crnno aJt.rc panchine; e su una di esse un'alt.,ra go– vernnnte nnp0lctann. con un bel bnmblno pnftuto che appe nn sn1>evn cnmm!nare. V'ern.. rtnche, n.cc: uHo a quella, un giovane scrio. che non le rl\'Obt' rnal la parola e che sembrava non la conoscesse. li 'R'lorno prima avevR piovuto, e ancorA. ]R terra era b11,rnRt.a. li bambino della fl:0- vernante naPol:?tana mise: li piede In fa llo e c11dòe. Non si fece mnle, nè plA.n.se:ma Il suo vestitino elegnnle si mncchlò di terrn. Corse la governante napoletana, ch'era unn bPlln. e fr!'!ICa rngn:-.zn, a M>llcvrtrlo. e Povera m!! C<'me fncclo orn? Cosn dirò nl pndrone·?, N1clamò. costcrnntn. 011 oc– chi le si arros.,nrono di pianto. ( L'Ingegnere è qui, è nel giardino. Io non forò a tempa o. J:warc Il pc7.1,oInsu– diciato. E ml rhn1>rO\erC'rù, ml dirà che non ho bad,l:.O 11.Ibambino!, continuò la giovane. cercnndo di tromre conforto nelle persone che 1'.1.scoltavnno. S'erano glt\ av– vicinate due vecchie slEtnOre. ( No. non lo Invi!, suf(gerl Il giovane scrio. e E' pc1rn·Jol1..1.sclasciugare, e Poi Ja terra andrà via dn sola. E non tema tanto l'Ingegnere. O che non lo sa che I bambini corrono e cndono?, e Ornz.le! P.-'rò come dice ltl. Ma se verrà l'lnR'e~ncl'e, cosa gli dirò?, e 011 dica la veritt\. L'alu~rò anche lo, se sarò pre.1ente, promise Il glovRnc. LA. rngau,n tacque. ed nccesa nel viso, conti– nuò n giocare col bnmblno. Venne l'Inge– gnere. e ln governnntc fece le sue scuse pet l'lnclctcnte. L'lngeimere sorrise, e non cl tu bisogno t.lell'ttluto del giovane. Poco dopo Questi se ne andò, snlutnndo legger– mente I pre~ntl. 11 giorno sea:uente. alla stessa. ora, J'Emt. Ila nel giardino era fermn dinanzi a un vendltol'e aml>ul antc di chincaglierie. C'ern. li\ bambina. alla quo.le In i;:IO\•nncmostrava (::li oggetti. O-un trntlo l'Emllln s·accorse che c'era qunlcuno che In 1cuardnvn. Mo– ~trò lndl!fcrcm.a, poi voltandosi vide che era Il Jtlovnne del giorno prlmn. Continuò per In sua strada nel vlnle, ma Il glovnne credette trovare nello Sl(uardo di lei Il se– gno d'un qualche lntereMC. Nel giorni successivi I due glovnnl pure si videro. L'uomo In l'lel(ulvn a distanza. e poi ,il sedeva a gunt'darla In una PRU– chlna dove In J>0tev1tvedrre R suo na:lo. Non dlccrn una pnroln, nè faceva alcun complimento. e Dio mio, che Kiovane ~Ilo e gentile!, si disse l'Emllln, pcnSAndo nel proprio dlnletto. • U\ tlmldc-.u.a di lul diede coraggio nlln Qlovnne. Lnscl6 un giorno In borsa su una panchina, e poi .si allontnnò. Sperava che Il glovnne, dovendo sedersi, scegliesse quel– la, Rltonmt:\ sul suol passi lo vlde con i:;!olndove voleva vederlo. SI sedé nccnnt,o. Il ~lovane 11.!volse verso di lei, come se ,·ole11.scpnl'lnre. Ma non disse nulln. Ad un'lmpertlnt'n1.:'\ de>llnbambina, Emi– li!\ rimproverò l)Cr Istinto In dialetto, li J;t" lovn.ne colse l'occa.,lone per domandare: ( La sign orini\ è fore.stlera? , Emilia fece ! lnt:l di non sentire e con– tinuò a parln.re oolll\ bambina. Il glovAne ripeté I n d omnndn. Ed Emlll:1. voltft.lasl a. J1;uardarlo, rl~po.~e con gentlleu.n: "'Sono tirolese,. Il ,:tiovane ii.on lnU~e hene, nm non ln– slslè a sapere di più. Disse che l'avevn vi.sta più ,•olle e che perciò ern come 11c In conosce1'...C.Emilia sorrise, e tacque. Poi permise alla bamblnn di unirsi con un'!lltrJ. poco dlscost.i. e Kiocarc Insieme. Ern un·.u– dlt.!:-.1 ..'I. In sua. polchè s.'\l)Cvache I P:\dronJ lo avevano proibito. SI senti libera da mm testimone. e come ad un amico aprl, per sfoinrsl, Il suo c uore. Disse che st:wo mo.le. che soffriva, che I padroni erano cattlvi e In bnmblna lJi– sbct.lcn. Espresse l'ldcn che nppena. lo avesse potuto se ne snrebbc andAt.a. S<! ne snrebbe :rndl\t.a lontnno ... "Forse non ha .:•·nitori?, dom andò Il glovnne. Ricordava In rl5PoSL. 1.di lei alll\ sua prlmn domnndn. "di dove fosse. e gli crn \'cnuto Il sospetto. dopo le altre pa– role che Aveva sentito. e Ho .solo In mnmmn !> rlsPose Emllln. e Vive nel Tirolo. Pure mio pndre ern di quel paese. Ma gli nllrl parentJ sono tutti In Bo<.-mla ... ,. ~ Io sono dell'Italin del sud. Ml trovo a Romn. per cercare un·occup11zlone, Ho studiato. ma sono pove ro lo st esso. Lo dico. e so di non fare di me stes.so un bella rRc– comnndazlone ,. c-Tutt"nlll'O, rispose l'Emllln. e L'uomo non si deve VR!ulnrc dal denari che hn. o dalla fortuna che ha nvuto >. e Tuttavia I tempi sono dl!!lclll > dlMC asscnnntamente Il glovnne: e chiese no– tizie delln vita nel Tirolo. delle montagne, del lawhl... • e Oh come si 11t.abene!, rlsPosc Emilia. ( E vorreste ritornarci?, Emilia tacque. Non era forse complet.n– mcnt.e trnnQullln iiul conto del ,:lovnne. Del resto clln non conosceva g:H uomini. Ml'. le piacque che Il iilovanc si fossr mostrnto tnntc _Jll'enrnroso. Avrebbe voluto 1\bb:111- donnrsl nncorn alln i,:loln di stare con lui, mn In pnura In distolse. Chl.tmò In bmbl– nn, salutando scvcramenk s''l 1<.ntanò sen– za dir R tro. L11 ... r:, steM.'l. Eplllia r • rimproverala dal padroni. Ciò sl poteva prevedere. Le dissero che amici k>ro l'avevano ,·lstn. chlncchlcrure con ll'Cllte al giardino, tra– scumndo In bamblnn. Emllln si scusò che nvevn l'>Olochlcslo l'orn. a un sl~norc. I pndronl non ln<l8l<'rono. L'lndomitnl la (l:lovnnc espresse Il de– lltlderlo di 1rnd11re nel viale, an:dch~ nel '', ;~\.._'\:""'-, -._ • • • ~ • I y_: • ,✓ ' -/ .,,_:::/ r - '"' ,, , ,., ; , \~ ~. , . ·' : '· ~ , -~ I ,. ,, i". i i''-1 . • l ,:,,.~ ( '~it :· ...~ft, . ' ~~ ( ·~ . '.: ---'(._ "'Zi-,-i!- - '"':!"' ' :~<.i· ~J~o)---~~x, ~ ~ ,.·:: •' ,.i ..~( .. , . • ·j • ''"' ... ____ .t.._;;"·- .. . ~•} LU,A DE SOBILI: Le ,eechlne . ' i -~ irtardlno. Volen In tal modo tranqullllz– ure I padroni. E temeva, se 1.vesse in– contrato Il srlovane. di non saperlo licen– ziare con poche pArole. Quel giorno pa.<i..<;ò bene. Eppure le la• grlmc, ~nl tnnto, quasi scm.o. motivo •P· po.rente le rlfl:a\'uno li volto. Vide una cop– pia di studenti, un maschio e una lem• mma, pas.~Rre1111lmnumcntc ncc:mto a lei, senti i dlscoul di scuola che facevano, e quell'rtrla di !\more che Il circondava pur nelle pn.role Indifferenti che dlcevAno, e un grande rim1>lanto della vlt.a che lnutU– mente elio. consumava, la prese. Cercò di proP0,.~1tola mattina dopa, all& solito. ora ne-: Klnrdlno Il giovane che ave• vn. conosciuto, e appena lo vide Il cuo~ le snltò nel petto. li glovnne s'avvicinò e In. sal utò. Dls.c;e che lnulllment.e l'aveva n.spctt.' l.ta Il Klorno prima. Elln disse cht' si allontannssc, per ca– rltt\, poiché era !tplata. Il giovane stupito domandò 3C avesse 11 flda.niato. Emilia s'affrettò a rispondere di no. Disse In un momento che la bambina non l'ascolt.nvn µerchè s·cm dn ta a c or– rere più In lt\, ch e I padroni s' era.no ac– corti e l'~ veva.no r1mprovcrnta. Tem eva di perdere Il posto . E poi non voleva far la cattiva fltrnrn d'esse,·e mandnta. via. Alla. domanda del giovane per sa.pere chi fossero I padroni, ella rlmnse In pen• siero. e Che lo vuole conoscere A fare?, chiese sospetto5n. Non aspettò rlsJ)()5ta; ma ara:lunsc .sorridendo che non era. pru– dente glielo dicesse. e E se f<>Meamico del– la fRmlglla, di qualcuno della famhtlla, e andasse a riferire ciò che ho detto dl loro?, e Non ml er~a cosi cattivo! Non si fida della toccla che ho? , , ::;1 chlnmt1no Melchiorre. Melchiorre I Ma o rn mt lasci. non posso, non posso re– sta.re! , Colla bambina per mano g'allon– tanò . e Non sei contenta di me? Non vedi quanto ti voello bene?, Intese ancora. U giovane che la ragazza preoccupala dice– va alla bsmblnn. Lo. sekul dt\ :ont.nno e la vide entrare In un negozio di con(cttl. Forse voleva comprare qul\lcosa per In bambina. li gio– vane si rnmntilrlc ò di no n averlo fatto lui. All'uscltn dal nego7.lo, Emilia .si ac– corse del glo\·ane, e que sti che credette di ravvisare nello sguardo di lei un segno di disappunto. JlCr non rsscre Indiscreto, scomparve. Tuttnvln. nè la prudenz.a. nè le careue colle quali Emllla aveva sperato di ac• cattivarsi la bambina. valsero a qualcosa.. Quel giorno non .successe niente dl grave. i\ia l padroni avevano dovuto sAperlo. Altrimenti non lll sarebbe spiegato Il mu• llsmo della signora giovane e Il borbottio della vecchia. L'lndomnnl 11 padrone parlò: lo signo– re stavano ad nscoltare, In silenzio. Quel servizio. fallo a malincuore - CO!l dbs! ~ non lo soddisfaceva. No. no! Per l'ul• t!ma vo!La r,vrebbe avvel'tlto. Se Emllla. volevn stare con loro, doveva ubbidire. Che flu d11 quel 1:Jorno non più Rnda&Se al giardino, ma al pa1co. Emilia sd~nOM non rlspase, Non disse nulla tt sua scus.,. nC alcunchè volle pro– mettere. Chiamò la bambina ed U6CI. Andata nl pnrco, Il desiderio della vtst& del g1onnc 111 tormentò. "Come fa ccio? Che vita. è In mia?, si disse. Chiese rl.so– lutn alln bamblnn se volesse 11.ndare al glnrdlno. Quella rlsPoSe di si. e Non dlrnl poi che ti ho voluto con– durre lo!... , le disse. Quella abb~è, gli occhi. Emilia non si rcce llluslonl. e Se ml mandnno vin. tanto mep:llo!, si dls.'IC. e ParU.·ò per Il mio paese, ritor– nerò In !ti.miglia! In qualunque POSto .s },, meglio che qui!> E nella sua amare1.za, or!:QG:llosnment.e trovava una ca ,rtn sod– d!sfRLlone. RagJonnvn. dentro di sè del rimproveri che avrebbe ricevuti e delle rlsPOste eh! avrebbe dRte. Avrebbe fatto vedere chi ella era. E nell'Ira dimenticava 11 dolore D('r la JX"rdlta del klovane, ad evitare la quale tanto ,wrva osato. Combinazione \'olle che Il giovane quel .\IARIO LA CA\ 0 A (ContU,ua a. po.a. 6J
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