Fiera Letteraria - Anno VI - n. 31 - 5 agosto 1951
Domenica 5 Agosto 195I FRANZ KAFKA DIE VERWANDLUNG DER JÙNGSTE TAG • 12./:D., KURT WOlff VERLAG 9 1 6 LEIPZIG Den Umjd)lag 3eicbMle 0ttom~r E5tarec Una delle prime edizioni di Franz Kafka DUEPAR.ABOijE di Franzl(af ka * UN M1ES§AGGXO !MPJERIAJLJE .lf- L ,,:~~~,~~~:! i~r::~t~ :::Z1! 11 ~::;~ sa, essere insfg11i/ica11te, macchia invisibile d'ombra che ha fuggito il sole Imperiale 1telle lo11ta11am:epiù i11- credibili, ha im>iato a te 1m messaggi? dal 8UO letto di morente. Ha fatto t11gmoc– chlare il 111,essaogcro a' piedi del lette, e gli Ila sussurrato U messaggio all'orecchio; gli dava tanta !mportanza che se l'é fat– to ripetere sottovoce. Poi ha èonfermato con un segno del ca1,o l'esatteua del– le parole. E davanti a tutta !°assemblea riunita per vederlo morire - tutte le se– parazioni iln1>0rtu11e erano state abbat– tute e sulle alte sco.Iee stavano i7i cerchio l gra11d.ldell'Impero - ha dato al messag– gero le sue ultime Utru2fo11i. Il :messag– gero s'è subito messo in i3trada; è ,m uo– mo /orte, fafaticabile; ava11za11doora un braccio ora l'altro, egli si apre 1m pas– saggio attraverso la moltitudine; in caso di resist.enza. mostra il petto dove porta il .1imbolo del sole; così gli riesce d'avml– zare più facilmente di qualsiasi altro. Ma c'è una 111oltit11dine t.ale che le toro di– more s·c.stendono all'i-11/hiito. Se avesse il campo libel'O, oolcrcbbc e be" presto, se11zadubbio, arriverebbe l'ista11te 111ag11i– fico in c11i tu udresti i suoi pug11i battere contro la t11a porta. Ma i11veoe i suoi s/or2I sono quasi vani: egli sta a11cora te11- ta11do mt varco attraver30 gli appartn- 111e11ti del pa!azzo interno; non ne verrà mal a capo; se vi riuscisse, a11rebbe tut– t'altro elle vi11$o la partita; bisognerebbe che attraversasse i cortili; e dopo i cortili, il scco11dopala;;;w che b racchiude; e altre scalee e altri cortili; e cosi per 111ille1111i; e se in/h1e giungesse all'ultima porta - ma è impo.!siblle, a.1solulament-e ilnpo.ssi– bile - vedrebbe davanti a sè la città di reside1tza. Il centro del Mondo eretto sit mi rialzo di terra battuta. E 11css1rnopuò passarvi. sopratutto col mcssaqg/o d.'un morto. - E tu, tu sci seduto alla Ji11esira In attesa e lo sog11iogni volta che cade la sera. FRANZ KAFKA ILCOILPOBATTUTO ATLPORTONE *' ZRA una g(orn.ata. calda d'estate. E Sulla strada che ci coudrtceva a ca.sa . mia sorella ed io passam– mo dtwanti al portone d'una fat– toria. Io non ~o se fu per gioco o per dlstrazione ch'cllo 11e battè il porto11e, oppure se, .senza battere, si co11te11t6 di accennare il ge:,00 col pug110.Cento pa.!sl piit ava,tti, 1u11go la ura11de stra.da c~ie t~r~IO~ f!' 1:;!sc~~::/1'~~f~1~:, ~o:~ll:J~~~; bimo sorva.nalo la prima casa, alcum? persone ci vennero h1co11tro facendoci dei segni, /orse per amicizia. forse !'~r pre– ve11lrci; essi stessi erano atterriti, stra– volti dallo s·pavento. Cl mostrarouo col dito la fattoria davanti alla quale era– vamo passati e ci rlcordaro,10 il colpo bat– tuto co11tro fl ,portone. I colo11i cl avrcp– bero denunciati e 11oi avremmo dovuto attenderci un l11terrogat9rio immediato! Ma lo ero tra11quilliS.!lmo e tranqulllizza.,o egualmente mia sorella. Prol>abUme11te lei noii aveva battuto per nulla, e. l'avesse anche faU,o, niente al 111011do poteva pro– varlo. E mi sforzaoo a,iche di farlo com– prendere alle pen,o,ie che ci circo11da– va110; esse però m'a.!coltarono senza pro– nunciar.!i. A.tizi, aggiunsero che fri seguito non solamente mia sorella ma io stesso, nella mia qualità di fratello, sarei stato accu.,ato. Io approvai con 1.m sorriso. Poi cl rivoltammo a guardare la /attoria come si osserva u11a nuvola d.l /1m10 in attesa et.ella fiamma. Infatti vedemmo ben presto dei cavqlieri entrare attraverso il por– tone oompletamente aperto. Si sollct'ò 1m Polverone che nascose t11tto: solo le pun– te alte delle lance brillavano. La trnv1,a. era appena scomparsa nell'interno che parve subito rivoltare i cavalli e prendere la strada che conduceva verso di 1101.Io volli allontanare mla sorella, persuaso di poter .!'3temare tut'to scmza. di lei. Ma Jel ri/i1tt6 di lasciarmi solo. Le dissi allora che avrebbe a/111,e110 dovuto camblarsi per votcrsi prcse11tare davanti a quei sig1_1orl meglio abbigliata. /lifhte ella obbedi e si allontanò per la strada che conduce a casa ,iostra. U1t dttimo, e giii i cc.vaheri erano dava11ti a 11oi.ruma11darono d1 ·mia sorella se11.za11epp11re sce11dcr da cavallo. Fu rlspasto timidamente che per il mo– mento era assente e che sarebbe subito toniata. La risposta fu accolta quasi con t1ulif/ere11za: l'imvorta11tc per loro sem– brava 3,0pratt11tto d'aver trovato me. Tra essi spiccavano in particolar modo d11c siQII0ri: il giudice. u11 uomo giovane e pie- 110di vita, e il s110silenzioso aiuta11tc che chiamavano A.!Slllallll. Mi si ordi11ò d',!11- t-rare 11ella sta ,i.za più graude della Ja!– toria. Lentamente, blla11cia11dola testa e coi vollici puntati alle bretelle, io mi mi1i in cammino sotto lo sguardo aJ>pamtito di quei -,ignori. Allora pe11savoa111.'0ra che tma sola parola sarebbe bastata per farmi rilasciare. io cittadi110 tra tutti quei pae– sani, e persi110 con tutli gli 011::iri. Ma c,,111111do ebU ;1arcato la soglia d"l 1 a .stan– za. il giuw•;r> c/1eci aveva precedu!i e che già 11t'atte•1deva, disse: qu.cst'iwmo mi fa pietil.. Ma era chiaro che all11de1,a 11011 ta11'° al mio stato prese11te,quanto a quello che mi aspettava. La 3l<rnza somi– gliava più a una priglo11e clie alla stanza pri11cipale d'una fattoria. Grosse pareti di pietra. oscurità. muri i11tcrame11te nudi. 1m anello di ferro infisso 11ella muratura, nel mezzo uri mobile che assomiqliava vress'a poco a ima tavola d'operazione. La gra11de questione C di sapere se io ritucirò a res:,irare a11oora lllt'altra aria che uon sia questa della J>rigio11eo più esattamente .~e io posso ancora credere alla possibilità d:essere rilasciato. FHANZ KAFKA (tr11 ,d.di Carlo Falconi) LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 UN RACCON1[O J{J)I LAUDOMJ[A RO·NllNNI 0 1 NUOVO il bambino aveva la !eb– bre. Era la terza volta nella sta– gione. Spoghnlolo a sLn\ppl, e con • improvvisi Intenerimenti delle ditn, la madrt! lo mise a letto. - Dl al– meno che ti scnll -. Aveva male dalla mattino., non lo confesso nep1>urc dopo che il termometro ebbe segnato trentotto. Niente - diceva. Ern convinto che a sua madre bisognasse sempre dire: niente. S'al– larma troppo. E del resto lui odiava am– ma,arsi. vi si 1·lbellava: col capo lndollt.o e gli occhi dud duri nell'orbitn, continua– va a guardate I glornalctt.i e n disegnare. finchè In madre, sll'afrocaturn, s'accorgeva. Stette quleLo con la coltre al meni.o. per farsi perdonare d'esser di nuovo amma– Jat.o. Seguiva i movimenti di lei per la camera. Era pallida ,o :,ervosa. ► doman– dò se avesse sudato, se non si rosse te- 1rnto ben rnvvoitn la sclarpct.t,a al collo, o che altro mnl. Gli parve che proprio non rosse colpa sua. E domani ancora a leLto, niente pnsscgglata, neanche lo fa– nmno disegnare o leggere perchè non si scopra le spalle. SI senti scoratlsslmo. - Tu Ieri t.l sci levata la sciarpa - disse la mamma .volgendosi con una boc– cetta In mano. (O Dlo. già le medicine\,. - No, mamma, te l'assicuro. - Non sei mica andato giù al cortUe? - No. mam– ma, non mi bai mandato. - Io non so che è - disse la macire - tu ml farai lmt>nzzire. Non fiatò. sentendosi vagamente col– pevole. Gli bruciavano gli occhi, non chie– se la luce. Guardava 11 reit.angolo della flnest.ra di front.e al letto. Come un~ cornice, Il quadro delle sue malattie. Si vedeva bene n promo della mont.agna,. col !rnstagllilmento del bosco come rii.a– gitato nella carta nera. Sopra. una cor– tma di nuvola.me inch!ostroso. e In mezzo una striscia chiara, una striscia di ciclo sgombro un po' celeste e un po' color limone. Si fa sempre più st.rcttn, più stret– ta. Ora si chiude: Il nero rrn.stngllato si congiungerà con l'inchiostro del nuvo– lame che sbava, e farà buio. Ma. prima. vl passò la luna. Passò. già quasi dietro lo scuro delle nuvole, argent.ea . come un pesce nell'acqua. S'era assopito. quando Il gatto gli bal– zò sul piedi. Udi In madre ridere. quel riso speciale un PoCO debole d'Indulgenza., che le cavavs. solo 11 gatto. - Me lo In– sci? - <Sa di rare un atto conciliante)~ - Bè. per un poco, ma là sul piedi. - Tenne fermi i piedi, Il gatto cominciò le fusa. - Sentilo - dice la mamma. Non dice n lui ma a sé stessa. Pare rabbonita. Tornò Il babbo. Fu come al solito. Bi– sogna chiam 'l.re 11 dottore. subito Il dot– tore. Girava :ittorno al letto sbat~endovl contro maldes:ro, e toccava In faccia, al cono. senza ragione, !astldlosainent.e. - Il dottore, Il dottore ci vuole, vado a tele– fonare -. La mamma disse che s'aspetta– va un lncora•rnlamcnto, un aiuto, lui ln– veoe ha perso .subito la testa. E del ·rest-0 non è nulla. si sa 1 bambini come sono. - Ah! - dice lui - ma potrebbe essere Ja 1>9lmonlie. P.o~stanotte delira. e tu ... - Io - dice lei - IO cosa... -. Si mlserp a lctlcnre. Finalmente Il padre gli sedette vicino e cominciò. Le storie sa raccon– tarle magnificamente. Sul più bello ~·alzò. s'era accorto del gatto e andò a coprirlo con qualcosa di lana. Ha sempre paura. che prenda freddo anche Il gatto. Rac– contò una quantità di storie. Il bambino tenne gli occhi aperti n forza. si chiu– devano ma li riapriva.. ,,oJeva sentire. - Non ·u sta:,,chl mai. tu - dls.~ 11 bab– bo. s·era stancato lui. Poi and1nono a. mangiare. - Si si. lasciatemi, t'ogllo dor– mire -. Sapeva che, runo o l 'alt.ro. sa– rebbero venu:.1ogni momento. Si fece ac– cendere Il lumino: con que11o.non l'avreb– bero veduto. Appena solo si levò scopren– dosi tutto. si spericolò fino In fondo nl letto a prend~r micio e se lo mise a dor– mire fra le lenzuola. Poi delirava, se n'accorgeva lui stesso e ogni L<\ntodiceva: No no, stnvo sognando. ora ml sveglio. Riusciva anche a tenersi in sé per un poco. Il gatto non c'era più, Jn mamma aveva sulla camicia uno scial– le e Il babbo una giacca sul pigiama. - Perchè poi non !°hai chiamato - udl dire - qui· cl vuole Il medico, che uomo sei, devo sempre decidere lo -. Erano spaventati. lui sapeva che si stavan(!: di nuovo spaventando, sentiva se stesso dir delle cose strampalate, ma non era nien– te, gli• succedeva sempre con la. febbre. Cercava di tenersi sveglio, di pensare. Cosi ranno scorso. quando passavano gli aereoplanl e, anche se non s·era sentito l'allarme. la mamma voleva portarlo via dal let.to co1t quel sonno... un sonno ... come 11 ha spaventati, la vita. I grandi. s'addorment.ò sudancio, e si sentiva sem– pre addosso tutte quelle mani. Non tu nulla, la solita febbrata di gola. Il medico trovò l'Infiammazione - anche era un po' costipato - ma già andava. meglio. lui dolore non ne avvertiva più. Scherzò. Il {ece ridere, Ol'dlnòquelle odio– se supposte. Carezzava la bestiola, ma poi gli diede un ma.Mta e la. buttò giù. dal letto. - O no no - disse la mamma - lo tiene solo sul piedi. - Una bestia pu– llt.lsslma - disse Il babbo - non lo fac– ciamo mica uscire. - Ma è un gatto - disse Il medico. - lo non lo tengo mal dentro Il letto - proclsmò Il bambino. Ne era del resto persuaso. dicendolo. - To', e chi te raveva domandato? - Risero tutti. erano moltO allegri, Il bambino si senti fervorosamente felice. DI buon gra– do, poco dopo, lnsclò ohe la mamma gll infilasse la supposta. SI sottometteva. sem– pre docilmente. ifera già fatto un'idea della vita: che non cl si può sottrarre. Quella volta. col gatte, non s·annolò. Come poteva. se lo faceva cnLrare nelle lenzuola. Ma già era divertente, stando dentro. ben coperto, manovrare ti mo con la pallottola di csrtn In fondo (Invenzione della mamma). Il gatto era giovane. gli placen, nnche n lui giocare. faceva del gran balzi. Tanto s'accaniva che qualche volta, perduto l'cqu!llbrlo. cadeva n zam– pe all'aria sulla schiena con un tonfo. Cosa che - diceva li padre - a un gatto non può mal accadere. Anche gli capitava prendendo le rincorse. di scivolare sulle matt.onelle e, per tratt.cneri;;I,sLrìdcrc come Il gesso sulla lavagna. Vn gatto burtisslmo. la mnmma stessa ne era lnvaghlt.'\. Spio a guan!arlo. lei sempre cosi nuvolosa, si met.teva. di buon umore. Quando sl fu alwto. Il bambh,10 scopri che anch·cssa cl giocava. La mntLinn. fa– cendo le pulizie per crum - e di solito. In quelle ore, era piuttosto Irascibile - se lo portava. d!et1·0attaccato alla scopa. SI rav– voltolava alla scopa o sconvolgeva con le zampe Il mucchietto della· spau.n.turn: e lei nemmeno lmpnzlcntlrsl. Lungo Il cor- • rldolo. I:\ dove gira. si metteva dietro lo spigolo e spl;wa, sporgendo li capo e riti• rnndolo - ma gli rest.'lvano fuori i baffi - proprio come un crlsliano, a detta della mamma. Giocava Insomma a nasconderel– lo. Talvolta, mentre essa non cl pensava più, all'Improvviso le bal7-'\\'n addOSt-Odi dietro. arrampicandosele su una spalla. Come rideva. In mamma. Se la mattina entrava In camera a svegliarlo col gatto, non aveva le lune. Cominciò a raccontargli - lei che non raccontava mal storie - di tutti I gatti che aveva R.Vut.O d!¼, ragazza: li ricordava uno per uno: 11nome 11colore IL GATTO morti. (Ma il bambino non crede che muoiano. non almeno ti suo>. Dopo aveva avuto lui. e nl 0 nte più gatti. Lo mort.iHcò. Anche al padre si mise a chiedere storie di anlmnll: aveva avute uccelll. passeri sopratut.to . I passerl sono intelllgentl. si addomesticano. Ne aveva avuto uno che sii spartiva i cnpclll e vi s'accoccolava In mezzo. Tutti questi racconti Il tennel'o occupati per In. settimana. che li bimbo dové star dent.ro. La sern. accanto alla sLufa, g!ocav:rno tutL'c tre col gat,to, non si sa chi si divertisse di più. (Certe volte 11 piccolo se nc stava fermo a guR.rdar loro RlocnrcL A tavoln. Il padre se lo t.e– neva sulle ginocchia e. sotto sotto. gll dava qualcosa glÀ. mn:.ticato che si cavava dalla. bocca. - Su su. che sudicerie - borbot– tava la mamma. ma scappandole un sor• r!s~-0~1 g~:t.t~a;t~~z~ poi ,sempre 1.anto Era primavera - un'aria un po' ventosa ma calda - alla fine si poté uscire. U.scl la prima volta col padre. tenendosi ferm!I. la sciarpa. fin sulla bocca, cosi come la mamma gli aveva raccomandato ancora di sulle scale. SI. c·e1'avento, tenne la sclarpo. con tuti'c due le mani - benchè già CO· minciassc a sudare - con quell'appren– sione che ormai gh avevano messo dentro. Non era mal tranquillo, se tirava vento: il vento fa. ammalare 1 bambini. Parole della mamma. se le sentiva alle orecchie. Lui no, Il babbo non s'accorge del vento, e del resto è sempre cosl pieno di maglie che. appena fuori, comincia a scoprirsi, si sbottona, sbuffa che fa caldo. Come un bambino: parole della mamma. - Ma su. non ti scoprire - dice a suo padre. Cam– minano per un viale. lungo li muraglione. - Che aria, che aria - dlce 11 padre (è nato In campagna) nell'esaltazione di pri– mavera che l'ho. preso fra gli alberi - ma tu scopriti. respira, non senU che aria, aria aria cl vuole. - Gli tirò la sciar– pa, non fece In tempo a tratt.enerla e si senti 'Cl vento nel collo che gli gelava 11 sudore. Ecco - pensa - hn caldo lui e vuole scoprire anche me. Cl fosse stata la mamma. avrebbe detto cosi e poi si sa– rebbero messi a bisticciare. Lasciò che gU portasse via la sciarpa e s'abbandonò al– l'aria. dapprima con trepidazione. poi con un senso quasi di sbaraglio. Giravano. Dalla parte interna si vide che erano nati, fra le pietre gl'ezze del muraglione, cespi di vlolacclocche,Nlalle. -,- Guardale - dice suo padre - :rent.1. senti l'odore. - Cam– minavano controvento. l'aria li Investiva. - Senti l'odore. - Aspirò anche lui l'aria di primavera, che portava. odore dl vlolaccloc. che. Aveva ancora il n:tSOun po' chiuso. aspirò forte due o tre volte; solo un odore dl,pollcola. Quando viene In nonna. sempre ritenta. - M1mandi In corlll~. mamma? - - Sei pazzo - dice la mammn. - Ma via - in– terviene la nonna - non passano mica mamma lo bacia sul muso. Anche lui bacia. Il gatto sul muso - sebbene si schifi - dl nascosto, perché è proibito. Poi la. sera, dopo a vcr messo a letto li figlio con un po' di strllll - troppo presto vuol Por– tarlo a dormire - si tiene Il gatto addosso e lo coccola per un'ora. E certo lo bacia. Anche Il suo bambino bacia. ma, se hanno un po' discusso per quella faccenda del-. randnre a letto. solo quando s'è addor– mentato; certe volte lo sveglia. Più tardi anche Il bahbo va In cucina e mette ad– dosso al gat.to qualcosa di lana, mas:a.rt gli mastica un po' di pane. - Tieni un biscotto. Ciccl. - Sempre la nonna ha qualcosa. Va a prendersi ll biscotto. ).fa l'ha appena addentato. che mnmma urla: Non mn.n!l'larlo.sputa sputa. - O dico - fa In nonna. H<L preso un po' di sulfamldlcl, forse nel biscotto c'è l'uovo. La nonna è Indignata. lei questa storia delle medicine non l'approva. e poi, si. stai •fresca che nel biscotti comprati mettono l'uovo. Essendosi fatta mostrare I fogli, esclama: Dico, che roba è questa. Ora s'è messo a disegnare li suo eroe. La passione contrastata glielo fa più.gran– de del verosimile, ne riempie la pagma. E' un eroe del glornalet.to - II babbo non vuol comprarglielo più. dice che sono una sconcezza - ha la testa come una noce. la mascella ne trabocca protuberante. un tronco 11 collo, i;;pallj?a torre, II petto una montagna. e che blclptt.l. che pugni: due prosciutti I pugni. Mena, sbatacchia. di– strugge gli avversari. Ma a lui fa tene– rezza. Come l'ha completato con vertigi– nosa rapidità - e appeso a una mano l'ometto vinto - Il bimbo ne prova tale emozione da arrossire. Arrossisce nelle orecchie. L'ama. 11 suo eroe, lo disegna al– meno dieci volte al giorno. A un tratto, Improvviso. gli viene uno sternut.o. - Hai sternutlto? - No, mamma. - Continua a disegnare. Sente che parlano di bugle. parlano a bassa voce. - Be• - mormora In nonn11- è colpa vostra, si difende. Al miei tempi lo vi ho allevati... - Ora parla forte, ma li bambino non si cura di seguire Il discorso: sa. punto per punto, tutto quello che la nonna dirà su questo argomento. · li gatto non s·era mal mosso dalla stufa fredda. li suo posto den·1nverno. Ha an– cora dinanzi Jl biscotto smozzicato. - Quel– la bestia sta male - dice la nonna an– dandosene. Anche li.babbo subito disse: Sta male. Mamma non volle t\mmetterlo. La sera - lo raccontò poi - messo a letto Il figllo e tornata a prendere ll gatto. quello al solito modo le balzò sulla spalla. s'aggiustò come seduto nel cavo del braccio-e si la– sciò portare In cucina facendo regolar– mente le fusa. Però non volle. più tardi, dal babbo, Il boccone masticato. Tornò a mettersi sulla stufa fredda. non cl fu verso di smuoverlo, rifiutò la poi- LILA DE NOllll,I: nltratto 1H b:u11bl11aromana più glt aerco\1lanl. Tutti l rai::azzl stanno correndo In cortile. - Ap1>unto, suda troppo. - Se provassi ad n}lea1::t•rlrloun po·. - Che... sai che si raffredda subito. - E - dice la nonna - ti par nat.urale farlo stare ,emprc .,50!0. - Andiamo. mamma. che d!scorsl. Lui si dlver~ tanto bene eia solo. Del resto. non sa nc1>pure comport,arsl col ragazzi, sta corno un tonto. poi lo picchiano. s·è messo al tavolo a dlsegnare. In real– tà non aveva gr:m voglia di andar giù..del ragazzi hn paura. Non si può sclup:11't..'\nta carL'\, perciò riempie le pagine fino al– l'orlo di scene minute aggrovigliatissime: In mezzo una esplosione. uno scontN>.una battaglia. ·con grandi macchine invenLAte: nttorno gli omini, fitti fitti. m movimento. aggrovlgl!atl. lottanti, distrutti: braccla gambe teste sp9.rse. La matita va rapidis– sima. esperta. sebbene non sappia ancora scrivere. Gli giungono nelle orecchie brtini di discorsi. · L.'\ mammn sl lagna. come al !!Olito. tronn e 11 grc•mbo. Stava là appennato, senza coricarsi sul fianco o acciambellar.si, In una posltu1·ascomoda provvisoria, a oc– chi chiusi ma vlRilnnte, ritte le orecchie, rollva del naso arida St"nzn lustro. e con la coda fremebonda: come non riposasse, lnsommn. - Non è nulla - continuò a dire la mamma - I gatt.l sono delicati. qual– che volta si d!sturb,mo. - Mangiò qua.si niente. E non volle giocare. li bimbo fu deluso fin dal risveglio, quando non se lo vlde entrare !n camera con la mamma per Il rituale balZOsul 3:usnclnle. Soprat– tutto gli mancò Il ~loco: Invano lo ten– tava con la 1>allotwla. di carta. con un gomitolo: umide le fessure degli occhi, spinto. Innanzi di malavoglia - e qu0,s1 per complnccll7.n - uno zampetto molle. eccolo fe1·mo col gesto a mezzo. Sperd1JIO e nnnointo, il bimbo disegnò per l'!ntcra giornata. Ricominciò a vomltnrc. All'Improvviso !asciava la stufa e COHevna nascondersi nell'angolo opposto dietro la credenza. Lo si udiva tirar su per la gola. rumorosa• mente. E tornava al posto sempre col suo balzo, ma con un'aria avvilita quasi si vergognasse. I gatti Infatti si vergognano di star male - disse Il babbo. Aini:lunse: Questo gatto morirà. - Eh! tu - disse la mamma - sempre catastrofico. - Essa s·intende\•a di "atti. gli fece Ingoiare due cucchiaini d'olio d'oliva, con gran pa– zienza. e buona grazia. senza quegll urlaccl che tirava ruoti per purgRre suo figlio. Il Quale glielo disse; e risero. Veramente la mamma - ma questo non disse - era divenuta gentile. non 1 sl Innervosiva per nulla come di solito. dalla stufa e andava a vomitare In quel modo cosi aspro da far pctura. - Mamma, quando guarlsi::e? - domandava il blmbo. Gli mancavano tutti quel giochi. l'allea:rla della sera alle prodezze di micio. l'abban– donarsi R.nche e.ella madre un po' bisbe– tica. A~pattò con paiie1fa,'\, sempre con quelle sue cal":.Ca disegnare. o sul giorna– letti. - Vedi - diceva la madre - è glo• vane. grasso. non gli si è sc1upato li pelo. Quando ammalano sul serio. fanno Il pelo già da gatto morto. - Era tnfat.tl sempre cosi bello: lmooli:>ato e allustrato. wia g1oppa larga. Il mant.e!Jo grigio a strie setose. e gli occhi verdi come Il vetro d.i bottiglia. Per un pomeriggio Intero non vomitò più.. La ~ra balzava sempre ad– dosso alla padron3, leggero come un uc– cello. Lo recel'0 assistere. - Che corpo - dJce Il babbo - un corpo eia.stico per– fetto, membra magnlriche. - Anche 11 bambino. questa sera. lo vede come una bcll'opera della natura. Ma ricominciò. Sempre più. frequente– mente scappava all'angolo a far quel ru– more della gola. lugubre. La mamma disse che vomitava verC:e come 11 veleno, lui non andò a gua.rO.are.Si pranzò male con quella bestia ogni tanto a rlntana1·st. udirla • fermav:\ il boccone in gola. Come torna.va sulla stufa. subito 11 babbo. alzatosi da. tavola. ad and11rgll vicino. careu.a.rlo pal– parlo, voleva per forza mettergli addosso o sotto uns pe:l-zadi lana. - Lascialo sta– re - diceva la mamma senza lmpazien– ·tlrsl. Lei non mangiò nulla. Nel pomerlg~io venne la nonna. Uh! - disse - ·sto gatto non ml piace. Il babbo . era rientrato presto. stavano Lutti in si– lenzio senza guardarsi. A un tratto la be• stia. rizzata.si sulla stufa col pelo Irto, fece In gola uno strido lungo e sollevò I labbri sul denti aguzzi. Poi andò a vomitare <:<>me se avesse In gola unll raspa. Quando tornò, non rluscl a rare il solito balzo, prima san su una sedia. S'accosciò con la testa nel– rombrn. quasi dietro il tubo. B!' - di~ la nonna - che è questo. - Dio. come soffre - disse la mamma. - 011 hai dato un po' d'olio? - Anche stamane. lo non cap1:)co.fosse uscito penserei: qualche ba• cherozzo o un·erba velenosa. - Ma for..;e aveva bisogno di uscire, è la sua stagione - opmò la nonna. - Non s'è mal sentito, però, che gli !accia male allo stomaco. Tentava scherzare. la mamma sorrise pal– lidamente. Disse: - Ma non ha il pelo morto, guarda c-hebel pelo ha. - Di!', non sono che t1·es:lornl. - Io dico - gridò il babbo - che si deve chiamare Il veteri– nario. - La nonna si stizzl. - Eh', me l'aspetLwo da te. Mcd!co e ve~rlnarlo, un bel conto A. tlne mese. Su, non dire sciocchezze. Se ha da morire morld da solo. lnaspettat.amcntc. fra la cost.ernazione generale. il bimbo si mise a piangere: al solito modo. scolando lacrime silenziose. il suo pianto muto senza r!belllone. A lungo, benché la nonna se lo tenesse in grembo e la madre gli facesse brusche forti ca• 1ezzc. pianse .'UI suo giocattolo perduto. Ma la sera era calmo. Padre e madre, scambiandosi sguardi - benchè non aves– sero avuto coratni:lo di levar dl I:\ Il gatto - continuavano n ripetere: Domattina 1$1 porta dal veterinario. Era sempre lo stesso, torna va alla stufa sempre più fiacco. la. coda struscioni, e gh pcnzolnva bava. daQ"II angoli della bocca. e Guarda, non si puli– sce> dlsse la mamma al babbo. Aveva una voce debole, straordinariamente pacata, non s'lnnervosl neppure una volta. Il bim– bo andò a letto senza rimostranze, ma non gli venne sonno. Udi parlottare nel corri– doio. l'uscio di cucina s·aprl e chiuse molte volte, capi che babbo avrebbe voluto te– nerlo al piedi del letto - fu lei a dir no - e lmmAglnava tutte le pezze di lana che stava mettendogli addosso. Sicuro di non esser scoperto, scese e !ecc due Ktrl attorno alla cnmer~. scalzo. Era ancora sveglio quando vennero. ma finse. - Clccl - chia– mò plano la mamma. Dorme - disse. e lo baclò su una guancia. Poi subito lo ri– baciò. Disse Il babbo: - E' troppo sen; slblle. bisogna badare che domani... - Sl spense la luce e lui riapri gli occhi. Fu strano. al mattino, sentir In mamma. ridere. Aveva proprio riso. Il gatto era sul suo guanciale, come Il solito le mordicchiò un lobo. le sconvolse I C{lpelli con lo zampetto. - Clccl. vedi, è guarito. - Lui si tirò su, ma aveva ancora sonno, un Istante dopo di nuovo dornuva. Quando plil. tardi lo vesti, la mamma aveva gli occhi rossi. s!uggiva Il suo sguardo: sba– gliò ad abbottonare, mise una calza. alla 1-ovescla.Il bambino se ne Accorse ma non disse nulla. Passando. vide chiuso l'uscio della cucina: Il caffelatt,e .i.o ebbe In ti– nello. né domandò perché. DI la non u~l più, si mise subito a disegnare. Udiva l& mR.mma trascinar per le cnme1·ee il cor– ridoio, sola, se01.a nessuno a ilocare con. la scopa: triste. ìmmaglnb. E seppe a un tratto quel che slgntrlc!'l trlstcZ?,a. Lui di– segnò tredici volte Il suo eroe <grosso. più grosso, sempre pili grosso - e la testa. sempre più piccola -- csorbltante) poi andò al vetri a cu:irdnr fuori. Guardava Il glR.rdlnetto di contro. Prima c'era stato Il llllà., poi le glicini. folo pochi giorni e sparivano. Tutto fiorisce e sfiorisce cosl rapidamente. Ora nspett-nva I gelsomini che sporgeranno dnl !erri. gli piacciono, ne ruberà passando. L'uscio della cucina si apriva e si richiudeva. Poi a.rrivò la nonna. Entrò con sua figlia dietro e subito si rivolse scherzosa al nipote. Non mo– strava d'accorgersi degli occhi gonfi delJa. figlia. ed erano talnient.e gonfi. Dichiarò che avrebbe mangiato con loro. - Sei confento. Clccl? - Disse d: si. ma In fondo g-11 era Indifferente. se ma.I una di plil. a forzarlo per la minestra. - Vado al gabi– netto - disse. Ln mamma l'accompagnò, gll mise giù. l calzoncini. lo sedette, poi se ne andò. Col calzoni In mano. sull& punta del piedi. passando udi la nonna. - Ma lrtsomma. ti pare normale. per un p,ntto. - L·usclo della cucina era schiuso. entrò scm-.a.far rumore. Lo vide subito - In terrR 11suo cuscino. accanto tutte le pe1.ze di Jann - messo entro la scatola. Le zampette er:,,no Lese contro ll cartone, Il pelo bello e softicc. i denti bianchi bian– chi <come I cornetti del gelsomini, si ri– cordò> e gli occhi sp.1lnncati di vetro verde. Lo guardò a lungo. La sua piccola bara. è morto. La mort.c lo stupiva enormemente per aver co.,;I acchetata ammansita su& madre. Se ne andò lasciando schiuso. come usa al portoni quando c·è un morto dentro 11 cas:,mento. Tornò al J, ?ablnet.to.di I& chiamò perchè llli rinllaccln~ero le bre– telle. - Bene. allora l! :lal veterinario - dice subito la nonna. come lo vede rientrare. - SI si - dice la mamma. - Ve lo ri– darà Quando sarà guarito. benissimo. - Sl - dice li bambino - ci vorranno del gior– ni. - Aggiunge con blandizie: - Forse una settlman~. - Uni\ settimana - ap– prova )A. nonna. Si guarda con sua figlia, lui lo vede benissimo. Pensa che se lo prenderà per strada. per strRda se ne tro– vano sempre. Sta pensando al gatto nuovo che si rifarà. l'ha già deciso da Ieri sera: lo voglio pure grigio, ml farò un altro gata lo. Tende l'orecchio se giunga lo spazzino. dovrebbe .stare a momenti. Aspetterà. che parlamentino un poco. che consegnino l!\ scatola. e poi si potrà di nuovo circolare per casa. '-----------~----------------- le mosse, come giocavano e com'crt\no - Be' - dlce la nonna - tutti s'è In dif– ficoltà. di questi t,empi.- Eh!. ma lcslnari:? Iesinnrf' lesinare ... - Significa. pensa Il bambino. che neanche domenica si \'a a ci– nema. Lesinare lesinare lc>sinaJ.·e ... A oi::-ni sillabazione mentale ha rnt.to In pezzi t.rc omini. La ma.cchinn - enorme, piena di ruote e carrucole. è bellissima. Gli placclo– n,o le macchine. ne. va pano, dlse~narle ~li dà una specie di esaltazione. Morbosi - dice la nonna. Dice sempre morbosi e mnnlacl. Stanno parlando del gatto. Poi riparleranno della guerra, oppure del bab– bo. Diranno - questa volta d'accordo - ch'è un lnet.to.Inetto i,cll suona come Inset– to. ma sa che sii:nlflca · non porta a casa abbastanza.. soldi. Se nonna sapesse che Ma la bestiola non ~lette meglio. L·ln– domRnl rifiutò il cibo, ogni tanto balzava. LAUDOMlA BONANNl iblioteca 10 Bianco·
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