Fiera Letteraria - Anno V - n. 20 - 14 maggio 1950

Domenica 14 maggio 1950 LA FIERA LETTERARIA FOIITIJNA al figlio CHEE'NATO • Racconto di LU1G1COMPAGNONE LLE set dt sera, arrivò In A ca.,a la levatrice. Eru. una donna suf cinquant'anni, grossa e aquadrata, con i cape/Il abbru.ttolitt dalla per– manente e glt occhi piccoli e duri. A~va aiutato a na,cere centinala di bambini, e da que– sto le derivava un Istinto di 11mtirsi sicura e padrona, c11c poi si esplicava In una pratica d'b1gcnua e curiosa arrogan za. Non trovò la gestante tiel letto ed htticl con la .tua targa par– lata ,nerfciJonale. La gestante si era levata Po– chi minuti prima, non ,1e pote– va più per Quel pela e passeg– giava nell' altra stanza strin– gendosi addosso la vestaglia con un gesto nervoso. Era l'ul – tima volta che eu a rxusegglaua per la coia con Il ligllo nella pancia. Il ,uo corpo di donna gfowrne .ti era •formato con gra– tla nella maternità. Per la ma– nfua di pre,entarsl della pancia le aveva110 detto che avrebbe partorito un ma,scltlo. ll flglfo. adeu o. le pe,ava aul basso ven– tre che 110n ai decideva ad aprirai cd a liberarla. La levatrice si arrabbiò per quella bravata di andarsene a 1paaao per la ca.ta e la CO· atrln.te a adraiar.tlaul letto con t ginocchi tirati verso il mento. lndouò Il camice bianco, ne rimboccò le 111anfc1lee inco– minciò a managglarle la pan– cia con le mani pesanti. poi disae alla madre della gcsta11tc: ,nfateriosa pfeta. Se occorreva altro? Qualcosa sf a//losclò dentro dt lui, st aentl atrana– mentc Inerme e con poca ape– ranza. Ci aarebbe , tata fortuna per lui, la moglie_. f! bambino? Fortuna per tl $UO bambino; egl! pensò quella parola for– tuna, 1e11zaaggettitit. Fortuna significava la lieta, la buona av– ventura d'un uomo dal moh1en– to che entra fino a quello elle •compare dalla teN'a. - Alil - gridò la moglte dall'altra ,tanza. - Fortuna a te e al mio bambino, fortuna al mio bam– bino, fortuna, fortuna, fortuna ..• - Vecchia! - gridò la le– vatrice.. - Porgimi Il cognac. In 1alotto. buttate sul di– vano, le due vecchie spaven– tate 1granavano f loro roaarf tra le dita gialle. = ::i:r:r R:if::Ìcord lae. - Ahi - griflò la moglie. - Tutta la notte - gridò la levatrice. La luna biancheggiava nel cortile. L'uomo appoggiò la te– sta sul braccio. lti una casa do– ve Il danaro è poco, un bam– bino na,sce nella paura del pa– dre; tiella paura che l'uomo ha della sua -povertit. La luna camminava nel cortile e pa1- aava aul fflllCChl del ri/hdf. C'e– ra /ort11naper Il ,uo bambino? Settemila lire nel cauetto per la levatrice e q11attrocento lire - Dolce cuor del mio Go.sii - una dla,c. La luce fllanguidlva sul tnu– ro del cortile quando la leva– trice gettò un grido freddo e Imperioso, come un comando che le dcrlvrusc da un'autori– tà. lgnota. - Forza. Co11t1,111ò a gridare ht que– sto modo, con un ribno via via più. Vi!!l0cc,come u,i ma- 1tro che quidaue co,i la ca– de,m, del suo grido lo #orzo finale delle braccia e del mu– scolf d'una. 1quadr11 d'operai. Seguendo Il ritmo della voce, l'uomo vide come suo /folio na– accva, secondo per ,econ:fo. - Por - za. - For - .:::a. La ,quadra d'operai li rac– colae per l'ultimo I/orzo - uno - consapevole che tutta l'im– palcatura del nervi, muacolt e aangue poteva crollare - due - annle11tartl hi una pro/on– dltd spa1,ento,n - tre - ma alla /hie qucato lavoro è com– piilto, quuta vita C nata. Dopo mi'ora, ttdendo li n,– more d'uno del tram del mat– tino, l'uomo senti Il desiderio d'utclrc sulla strada. Si 1bot– tonò Il cappotto perché non fa– ceva più. freddo. Una donna al~ ta e nera, dagli ::lgomi a,ssal marcati, lo vide e gli lanciò la voce: sigarette. Egli !L av– vicini> e chle,e un pacchetto di na..."ionali.La donna comln• ciò a frugare nella cc,ta. Preti– dendo il pacchetto egll le por– ,e il da,iaro ccl ifnprovvlaamen– te dlue , come .te auleme al aoldl ojJrt,se parte di quel cal– do che gll ,correva nel aa,1gue: - Un'ora /a ho avuto un bambino. Gli ocelli della dom1a IL ac– ce.tera ed u,i ri.to le apparoc sulla faccia ziqomata. - Bello? - dlu e. - Sembra molto bello. - Il primo? - SI, il primo. - Che bella cola - df.s.te la donna, cogli . occ1tl lucenti. Poi, con voce cltlara, gridi>ver- 10 un gruppo di donne che veu– devano pane e flgarettc: - Un'ora /a glf. t nato un bambino. Le donne, graase e nere, ti Qlraronoa guardare con la lu– ce del giorno .tulla Jaccfa, e t1cl muoverai formarono uri ,e– mleerchlo. - Bello? - gridi>una. - Burro e 111fe~ - rfspoae la donna dal cesto. U11a del gruppo fece u11 pal • ao avanti. Era grosaa, e ,car - 111fgllata,una grande /accia di zh1gara saracena. - Fortu11a - essa gridò. - – Fortuna al /fgllo ch'è 11ato. E come mi grande 1aluto agi– •.ò una mano nell'aria del glor- 110. come /an110 i merldfonall qua,ido sono felici. LUIG I COI\IPAGNONE , . / I ' (1l -i ' .1 . ; t( I \ In Francia la rappresentazione di sonetll sacri C affronlata anche dal più noti artisti d'an .nr uardla. Ecco un Giuseppe irlovnnetto Che pascola le pecore, dlsf:gnato da J\larc Chacall, esposto :dia ì\lostra d'Arte sacra fra ncese a Palazzetto Venezia. Pagina 5 DUE POETI Antonio Rinali * Quattro epigrammi Ai lappe ti ove t1t dan.ci , e pare clie 11tl passo muti il viso colore, vivo e denso il brus io dell'ore vic11e, e 1111 aroma sp,11110. (19,8 ) Il Già ca1Jti presso al focolare, t'ilt umiui al suo lielo rossore. Fuma la casa: amare sostaucc bruci percllè dia110 odore. III Dopo il tuo vi.so clli110 e i timorosi sguardi muore la voce, e solo ardi sul bianco letto come ~ma proda limpida e fiorita . (1_9,8) IV Oltre la chiusa soglia solo Amore ci. cliiama iu 1111 raggio di sole nudi o l'aperto leUo, Solo Amore li spoglio iu 1m'a11.ria clie trema d'impeto il bianco petto. ANTONIO BI NALDI - E' ancora su, paneremo la notte. La madre ,eone Il capo con tm'e.tpreulon e di plet4 per la figlia e la lcriatrlcc brontolò qualeo.ta e dlue: - Dammi ,ma taua di C"af– /è. - Bevve il ca/lè e domandò alla gutante che genicva co11 t ginocchi tirati vcrao fl mento: - e quel Jeuo di tuo marito? Perché non si lamenta lui? - La gestante ebbe un pallido ~~n::•~ioio 01irt:~ s~;~~ ,~:~l---------- ------------------------- - - --- ---------1 f;~:;~~:~~:.~~:!f:~ LA D BI D.I p A~ E G1'usepp df,ae la levatrice premendo con le mani e la donna gridò; la madre e la parente, aiutandosi a vicenda, le versarono altro cognac lu bocca. - Mannaggta la miseria/ - o AG TONJI ~:·-.,::.,,'•;:'' lir .. ,. :i~ ..":; RACCON TO D [ MARJI A sorrUo. , - Ricordati donna - conti– n11òla levatrice - che Mosè hn detto: tu partorirai con molto dolore e il tuo uomo al g11ada– gner4 Il pane col sudore della fronte. La madre della donna rtse e la levatrice J)OQl'llò tutto il peso delle mani aulla pancia della giovane. Un grido tagliò la ,tan– za e la levatrice dl,se: - Grl• da, grida. Tutta la 11ottela pa1- seral a gridare. - E addoaaò fl peso del auo corpo aulle mani che mauaggfavano la pancia. Un auro grido, e la gestante tentò di allungare le gambe. La levatrice gliele tirò m con una pioggia d'inaultf. La madre sentl voglfa d'in– tervenire. /ece un ge1to timido con le braccfa. - Tu! - gridò la levatrice. - Tu! Ne 1,a1 /aut cinque e non /tal imparato a vivere. Le– ootl dal picdl o quant'è vero Guù e Maria... I! marito tornò con una pa– rente che aveva mandato a chiamare per aiuto. La paren – te ba.ciò la donna Inchiodato nel letto dalle grolle mani. La levatrice Quardò l'uomo e dia• ,e: - Beh? Ml ,embrl un po' aclupato. Hai a~uto mal malat– tie? Che fl dlati0lo ti porti. L'uomo sorri.te e 11 guardò Intorno con apprenalone. Guar– dò fl pacco c»tetrlco. li thermo, del cal/è. la bottiglia del co– gnac. l'ovatta. Domandò ap– J1Te1Uloo: - Occorre altro? C'è tutto? La madre della Qettantedt .t.te : - Tutto. non preoccuparti. La fronte di lul rimaneva ag- f:0!!':i:mfl:e~lreca;:ttia ,C::t: ce, In tasca ali erano rimaste quattrocento lire. Se ocrorreva altro? Che altro potetia bf,o. g,iare. che era stato dimentica• to? In ta.1ca avet1aquaUrocen– to lire, pili un pacchetto di si– garette per pa.s,are la notte. - Hai una bella faccfa - dlue la levatrice. - Una bella ne parla all'alba. E ?Temè tanto con le mani, che la madre e la parente dl.l- 1cro: - Lasciate stare per un poco. - Datemt del cajJè - rl- apoae l'altra, brutca, e bevve d'un /fato. - Bi1ogna /orzare - dille dopo. E 11 rivolle alla partoru11te con un tono meno duro. - Su. bella mia, premiti. Pre• miti. E' meolfo. La donna, col ginocchi tira– ti ver.to fl mento, aveva la /ac – cfa coperta di 1udore. Fece uno a/orzo e gridò: - aht! Una delle vecchie, aobbalzò ,iel .tonno e dia.te : - Miseri• cordla. L'altra: - Ave Reglna. La prima: - E' terribile. - Terribile - dlSIC l'altra. E la prima: - Mater mlse- rlcordiae. - Vita dulcedo - contlnu6 la teconda, e 1entlva un gran– de freddo per U corpo, un prin– cipio di naUJea. Di,se: - Al– meno 1m ca/Jè. E le sorella: - Cl hanno di– menticate. - DlmenUcate - echeggiò l'altra. - Et spes nostra - Salve. Ad Te... La donna gridò tre volte: - Ahi! Ahi! Ah.li - E' una tarantella - gri– dò fa levatrice. /urloaa. La parente strofinava un Jaz– zoletto tulla fronte della par– toriente e tremava. Piangeva e tremava. - Forza, bellezza/ La levatrice dlue: - Cognac! - La madre ,•era Irrigidita e gridi>: - Sl è fermala. - Sotto con la volontà, bel– lezza - dl.t!se la levatrice, rau– ca, e aggtun1e premendole Il vcntre: - Tarantella/ Tutta la notte/ Le vecchie aul divano del la– lotto ,1 ?Te,ero per le mani. Ja~u°or:! i~t:'ntoi,oco e dia• .., -- ·+- se: - Voi peniate che andrà tutto bene? - Tu ,al che /al? - abottò la donna. - Te ne val da qu.e– ata stanza e non cl rimetti 1'11l piede. Oli uomini dovrebbero partorire, Invece df queate creature. A.f/ond,i) le mani nella pan– eta della gestante che gridi> per f! dolore. - Rimane ,u. t duro. Qui ,e ne va tutta l.a notte. Entrarono nella 1tanza due ., wcchle con due bullf cappelli tirati sulle OTecchle. - Beh? - chle1e la letia– tnce. Le due veccl&le fecero per Y:t::~:~ ~ e o;rran;,~m:.veoono - Picctrella - slnghlouò la più vecchia. - Picclrella mia. - Beh? - ripeU la levatri– ce. - Chi t que,to malaugurio? - Le zfe - spiegò tlmlt.U: • mente la madre. - Fuori - gridò la donna. ;;.c%euor! ::_ue~~J"r&:,r;:~do:i al marito. Le due vecchie u.,Cfrono sal– tellando, e dopo u.,:ct l'uomo. La levatrice rimate con la ma– dre e con lo parente. Le due vecchie, 1combu1ao– late, ti gettarono 1ul divano del aalotto. Le /eri un grido della Qea~~'"!·terrlbfle - la pl!i vec– chia dLue. - Terribile - ripeti. l'altra. Eltranero ttalle borae f ro- aarl. - Ave varta gratin piena ... - Domlr ua tecum ... U NA SERA ll cappellano s1 avvicinò a. Olovannl e gli dlsse: e Se vuol vtvere devi prendere U pane d.! quelli che sta nno per morire •· E d'allora ogni giorno gll Indi– cava fra I compagni quelli che non avevano che poche ore di vita. e Non devi rubare U pane a quelli che sono ancora In vi– ta •• gll diceva Il prete, e togltlo golt.anto al moribondi e al mor• t1 che ormai non ne hanno più. bi.sogno. Non Carni peccato se cerchi di salvartb. Glovannt In– vece non derubava soltanto I mortt; quando qualcuno gU 51 raccomandava percbè gll l~las · so li pane, aspetta.va che 61 ad– dormenta.sse e poi lo derubava. Ma rubare U pone a coloro che ormai erano cosi aflnltl che at s><>tevano considerare gtà entrat.1 In agonia, era ben diverso che rubare a quelli che come lui si tenevano ancora In ptedl e che rubare a quelli che come lui al tenevano ancora. ln piecUe che non al raMCgnavano alla perdi– ta del loro pezzo di pane. C'era anche cht prima di morlre por• tandosl alla bocoe. U auo pezzo di pone al stonava. d1mangiarlo. Quando si avvlclnava al mori– bondi e I\ derubava Giovanni ca– piva dal loro occhi che non ave– vano più la forza di oppont. Ma vi era. anche chi si difendeva Alcuni, già freddi, tenevan o pane stretto Jn pugno e Giovan– ni doveva allarga re loro le dita ad una ad una. Ma era cosl de– bole che a volte gliene mancava la Cona. Allora lo mangiava dal– le loro mani. Mangiava la groas." ~~terl~~ lv 8 iF:se:~1e:;e p~8:u~l~ la che ti moribondo stringeva Cm le dita. Ne restava sempre un pezzo nella sua mano aer– rata che non poteva mangiare e che Olovannt .st.rappe.va con 1 dent.1fin dove poteva arrtvnre. Quella mano stretta sul reato L'uomo ·4edette fo cucina, dielro fl kitJO!o. Se blaoqnava altro? Acce,e una rigaretta. Aveoa freddo e non ,•era tolto ti cappotto. La finestra della cucina avetia un vetro rotto. Fuori, la sera era calma nel cor– tile. Soltanto un po' dl vento muoveva le piante e le foglie dell'albero. Un rumore ,u pauf attraverso ti cortile, poi entrò una macc11lna. Un bambino grfdò e dopo fl ,llendo fu com– pleto. Pareva che la trita Jouc morta Intorno all'uo,no. Ripie– gato su una &eQglola, era rl · ma,ta la ve,taQlfa della mo– glie. Egli sorrise con tenerezza poi ,enti un ,en,o di profonda, K UNG HSIEN: Pae,;ar,lo. iblioteca Gino Bianco del pane faceva orro re e al tem– po ate.MOaveva voglia d1 adden – tarla. e dl mangiarla come ave– va mangiato poco prlma U pane che stringeva.. Cerano momenU In cui Giovanni doveva. Core un grande arorzo per dominarsi e vi riusciva soltanto se chiudeva gll occh1 perchè la tenta zione di quella mano era coal forte che bastava che la gUardasse per sentirsi lrre.slsttbllmente attrat • to. Pa&Saronodiversi giorni; uno. matUna Ideportà.U furono atte r– riti dn una singolare scoperta: durante la notte l topi avevano manglato una mano al caporale toscano Donati , 5enza che que– sti se ne accorgese. Giovanni, che si trovava presente, disse che ~~r 11 ::i~1~u\1 t~~:.u:~td~~ rante la notte con l'inte nzione di mangiare solo Il pane che te– neva ne! pugno, e che dopo aver– lo mangiato, .splnt1 dalla fame .si erano attllccaU alla sua ma– no. Tuttavia gli italiani non riu– scivano a splegar&l come il loro compagno di prtglonla Pietro non al fosse svegliato i;otto ! morsi del topt, e la spiegazione del medico nillltate rusao, che i~ ~rn;~~ ~:ed~ 1 i:fu d;,r~i 11uo stato di debolezza che alla particolare abllltà con cui I topl riescono spesso a dlvorare un ~:1:~e ,:~::~~Ue.so~oé 1 ga;~; Incuteva. terrore al deportati era che ogni notte i topi sarebbero tornati a divorare 11loro pane. Oli lt.allanl non pensavano al pericolo che per cssl rappresen – tavano I topi, ln.sen.slbW e lo– capaci di difendersi come ero.– no o. causa della loro debolezza; ma 61 preoccupavano del pane, di quel nero Impasto che 1 russi dtst.rlbulvano loro ogni giorno tn quo.nUtà sempre minore. Durnnte i tre giorni in cui Pie– tro, l'Uomo morso dal topt. ri– mase In agonia, vi fu una lotta Eelvaggla per Il po.ssesso dellA suo. razione di pane, tra. I de– portati. Solo Olovannl non par– tecipò allo. lotto. ma vi assl&tette come spettatore seduto 1n un n,ngolo e per tut,to il tem– po che al accaptgllarono eglt cercò di rendersi conto daJ loro movlmentl delle capacità di re– $latenza di ognuno. Con aua arande i;oddlafazlone si accorge– va che I suol compagni glunU all'est.remo delle loro forze, men– i.re lottavano per quel peu:o dt pane erano costretti a sorregger– si i-uno all'altro per numtcner– sl 1n pledl. Trascorse una notte dl calma senza che I topi si la,c1o.ssero sentire (sebbene nessuno avesse visto I topi che al dlceva aves– sero divorato la mano d1 Pietro, t! rosse solo Giovann i a sostene. – lo e a sospettare della loro pre- 5enza) e ru la notte In cui Pie– tro mori. Ma la notte .seguente, quando già tra 1 prlglonlerl era ritornata la quiete, l'urlo ter– ribile di una voce da tut.U subito riconosciuta fece balzare gli Ita– liani dal loro giacigli. Em la vo– ce del colonnello Zatterlnl, l'ul– timo ufflclale sopravvl.ssuto In quel reparto formato quasi esclu- it!~~~~ dc~~:n~:J'tad:J°~c~1 grido continuavo. a lament.arsl tutU si avvicinarono a lui; quan – do Olovannl che era accorso per primo vicino al vecchio accese una cand ela, Zatter lnl mostrò alla. luce la sua mano mutilata dl due dita, d1 cui stringeva 1 monconi per frenare l'uscita vio– lenta del sangue. Ma non riusci a parlare perchè mentre 1 com– pagni gli stringevano Jl polso con una corda e gli fMclavano la mano per arrestare l'cmor ra– gta, svenne. Prima dl avenlre pe– rò li vecchio avevo. fatto un bru– sco movimento verso Giovanni, quasi volesse .scagliarglisi contro e aveva mormorato parole tn– comprcMlblll. Nonostante questo Inciden te che J1111clò tutti perplessi, Olo– \'annl non al allontanò dal vec– chio colonnello, che avendo ri– preso I sensi era però co.,l debole che pareva che non rlcon~c esse nessuno. Mentre tra I prlglonlerl si parlo.va della dlagrazla capl" Lata al colonnello zaucr lnl; Gio– vanni che non prendeva parte alla conversnt lone, ascoltava I loro discorsi In silenzio. Era opinione dl tut ti che il topo che avevo. asport.' l.to 1n un soli topi olt.re che alla sua debolet– colpo due dita al vecchio colon- za era dovuta al modo con cui nello doveva essere un topo gl- si comporto.vano verso di lui I gantesco, a meno che non sl prigionieri. In quegll ult!mi tre trattasse di un altro anlmale, di gloml sembrò che l'Intera came– un lupo, cosa a&SOlutamentc da rata al fosse risvegliat a; anche eacluderaJ perchè le finestre di gll Italiani ptù deboli coloro che quel $0Uerraneo In cui erano rin- Giovanni riteneva n0n potesse• chiusi erano tutte sbarrate da ro flpire la aebtimana, si erano :r: 3:~~ed~:e~1:o =e:~~: :~!/~~~odffi:8 ; 1 ~f ;!~~ ~elleunr~::a~r~ ~~,b~b:~~~~~ $ul pav.lmcnto perchè non avc- gevano a \'olte proporzioni vnno la forza di tenersi In pledt. straordlno.rle. Tuttavia dopo al- Oli al Arrestavano davanti e al– cuni giorni l deporto.tl comln- zandosl sulle ginocchia si trat– clarono a dubttnre dell'esistenza tenevano per alcuni mlnut1 a d1quel topo che nessuno era mal guardarlo e pareva che 1 loro r1U$Cltoa vedere, perchè avendo occhi non esprlmes~i;o altro che teso numerose trappole 1n ogni curiosità. tn curiosità di un a.nl– angolo della prigione e tutte con male che è dlrncltc capire quel– una crosta d1 pane per l'6CRcosi lo che pcns.'I..Ma 11:,oldato Gto– duro. che un topo non sa.rebbc vannl elle er11.uno di loro sa– ma! stato capace di staccarla pcva che pensavano soltanto alla senza. Care sca.ttnre Il congegno fame che li consumava e forse della trappola, ogni mattina ln- alla poMlbUltà di potersi procu– vece t.ro\ •a.vano la trappola an- rare qualche cosa da mangiare. cora carica ma senza la crosta di Per lui orm.al nel carcere non pane che vi avevano messo per c·ernno nlt.ro che animali, non esca. Un uomo soltanto poteva lmportn di quale speclt , da cui farlo con molt..a fncUltà scarl• bisognava stare !n gUardla per– ca.ndo e ricaricando la trappola. chè da un momento au·a1tro o.– Orma i I prlgionterl non aveva- vrebbero potuto gettnrsl tutti no più alCWl dubblo che a sca• Insieme sopra di lui. Forse ru ricare le trappole fosse stato uno ll loro modo di cnmmlnare, la di loro, ma non sapevano spie- maniera con cui strisciavano per garsl Il mlstero delle m:ml mnn- terra, le loro divise In brandelli gtatc oro.che non credevano più e soprattutto que2II occhi lmmo– all'es!Atenzn del topo. SI prova- bili tn mezzo nlla selva del ca– rono, più volte, ad Interrogare Il pellt e delle barbe n dare a Glo– veochlo colonnello ma senm al- vanni l'Impressione di sentirsi cun rl&ult.atoperehè l'u!flclale, In circondato da topi. Ma fu anche uno .stato di estrema debolezza, la p:i.ura, u pensiero che 1 suol rtspondeva con parole molto In• comooi:rnlIo splRSSero,che ntten- 9eDS&te. Una volta, guardando d~ero n momento favorevole. fla,aoGiovanni, dlS5Cche era lui e cioè la notte. ciuando le senti– il topo che gli aveva mangi ato nelle rus.~ .sirltlrAVRno nt'lle Jom la mano e pregò i compagni d1 bnraoche. e a rar IR JrUardl~ allontanarlo. A lungo andar e rimanevano solo l cnnl. oer ll'Cl– però le parole dell'Ufrtclale. quel~ t.arsl sopra ·di lui. In ratti. lfl la continua e spcclflc:i. :i.ocusa 11era. quando I suol comoaa:nl di contro un loro compagno in.so - nrlftlon!.n che durn.nte I! a:lorno ~=~ P~~~rl ~~~~~~~~ ali ave,·nno crlrl\to ~morr lntor - zlonc del colonnello, anche per- no st, chinarono soma di lui. eb• chè sembrava loro lmposstblle b(, l lm!)resslone dl ei;sere clr• che un uomo con I denU po- t'ondnto da topi e alzò le braccia tesse stra ppnt'e due dita e di – vorare una mezza mano come era accad uto al povero Pietro . Tuttavia da quel giorno muta– rono contegno verso di lui. Tutte le volt.eche un prigioniero gUar– dava Giovanni , si sentlva tur – bato pensando a ciò che quel– l'uomo gli ricordo.va ; ma .sl tur– bava anche Giovanni e st con– fondeva nel sentirai evitato e non .sapeva dove posare lo sguar~ do, né dove sedersi, perché a chlunciue si avvicinasse sentlva d1 procurare Impaccio e timore. Inl-orno a lui si fece corno un vuoto, cd egll sentendosi comple– tamente Isolato non ebbe plil. Il coraggio nemmeno di parlnre. Poi, flnl col dimenticarsi di mangiare. Era sempre tor– mentato dalla fnme, e paasava gran parte della giornata sdraia– to sul proprio gtaclgllo. Anche cosi In disparte , o. Giovanni sembrava di e&Ser spiato. Era evidente che sebbene nessuno lo guardasse in faccia e gli rlvol• gesse la parola, lo tenevnno d 0 oc– ehlo. Avevo. l'lmpresalone che la lndltre rcnza del compagni verso dt lui fosse solo apparente e che C$Slnvesaero assunto quello atteggia mento per controllarlo meglio. Anche la facUIIAcon cui ora I .suol compagni si addor• mcn!Avnno gli sembrava che na– scODdC$1Cun 'Insidia. Poi cl ru chi cominciò a guardar lo aper• tnmcnte in Caocla.a girargli In– torno, ma sempre senza rivolger– gli la parOlll né scambiarn e fra loro. Giovanni Intanto diventa• \'a sempre più debole; da alcu– ni giorni ormai non riusciva nemmeno a finire la sua rn– tlooe di pane; gli si era anche lndebollta In vista e Quando I compagni gli passavano davanti vedevn soltanto delle ombre gri– gioverdi ag1Ulrsl nella penombra della prigione. Una sera gli sem- 1 per scaoclarll mo. non se ne an• darono, si allontanarono solo di qualche metro e dl Il rimasero a guardarlo. Ma la notte ell ri– tornarono di nuovo una. alla volta da.vanti e gli vennero coal vicino Che al i;oldato Giovanni parve di essere tnvestJto dal loro flato. Nel loro ocohl c'era. la stessa. ottusa espressione sup– plichevolo causata da.lla rame che sl vedeva. sempre sul volto di tutti I prlgl_onlerl deportati in Russlo. e che non gli abbando• nava mal se non dopo la. morte. Allora a Giovanni venne ratto di contarli e gli i;embrarono se• dici come I suol compagni di cella compreso Il vecchio colon– nello Zatterlnt, di cui uno del topi, ll più gr06S0 e più ardito che gll aveva posa.lo una zampa sul petto, gli sembrò che avesse ta. stessa. fisionomia. Ormai I compagni .che egli scambiava per topi gli si erano avvicinati talmente Che gli toglievano Il re&plro e Cormavnno un'unica massa Che ondeggiava sopra di lui. TUttJ volevano rarst avanti e Giovanni che si senUva premu– to sempre più da vtctno. nono• stante capisse che ormai non c'era più alcuna speranza di sal– ve.ua , tentò di rompere 1l cer– chio che lo stringeva da tutte le parti e, sollevandosi, cercò di fug glre, ma t prigionieri che Cinoa quel momento erano sembrati ln– dee!Sl si gettarono i;opro. di lui che non vide più nulla ma sentl solo ll dolore procuratoil'll dat loro morsi rai'sl sempre pii) acu– to. Clnchè quetlo che al soldato Giovanni er{', sembrato Il topo più grOMOe più ardito, In cui a:11pareva di riconoscere li co– lonnello Zatterlnl. e che gli aveva po.sa.to per primo una zampa sul petto non lo addentò alla. gola. Allora R:li sembrò di scivolare In una. buca. sempre più gh'I, sempre più gh:1 tlncM . non ne ebbe r:i.gglunto li fondo. MARIO AGATON I brò che Intorno al suo pezzo di pan e lottassero accanitamente alcuni grossi topi. E da quel giorno vide topi dappertutto . Persino ti grasso soldnto russo che la sera venne a distribuire Il pa.ne gli sembrò che Coe.sedt– ventat.oun grosso topo. Ma quel• l'allucinazione che gl! faceva scambiare I suol compagni pe1 TAO CUJ: 1•ao;,,g;lo . * Quel filo d'erba ?,;~l sf::p::~:b: ::; ::~iop!,~,e:.• Mi ve11iva a cercare il c11ore sdraiato s11lprato verde . E non trovava 1lie pelle il povero filo d'erba, pelle di sedici an11i fresca e cliiocclieralrice. O solletico amoroso, casta gioia dell'erba 11ovella. · Ca,iicolo di q,cei tempi, rovente rossa romag11ola, 11el podere della Prug11a11a che c'era tulio e non io. Il violino sull'aia ... , Il violino sull'aio sh1::zicava piedi scalzi, accompa gnalo dal villo rosso. Lo S1t011avo ,m veccliietto contento, tutto quanto nei irandi occhiali: 11ess1mosapeva dt. dove venisse, da quale/te mondo di lò dal mare stampato insieme ai Real i di Francio ... Il valzer tondo come il pogl1·aio portava Atnadig i o Bertinoro e alle spreua11ti co11tadine pareva d'avere tanti cuori Ira le due labbra, 11el me:i::o del petto, .i.ulle gambe ben tornite. San Pietro Sa1J Pietro ramme,ida 11110 1'ete quasi me11te inventando u11a favola . Ges,ì lo miro co11te11to il vecchio pescatore. E' cosi clic s'lla da campare, tra opera e fa11tasia. Si li5ra lo Spiri to Sa,1to s11l lago di Galileo. Venerdì Santo Nel buio del Venerdi Sa,,to l'umid ore dell'aceto, la sbavatu ra dì Caifasso ... Il sudore del Cire11eo era il sa11gue delle pietre. E le parole del buon ladro11e 11011sapevano fi11ire. Nessun galle cantava: rimorso d'avere ca11tato. Il sole slav a co11Dio, ra(grumalo nello sua ma110. Cl, altri giorni di Simoi. Pietro questo alle tre Mari e, ' co11il cuore scoppiato di pia11to. L 1 1111ico gio rno che 11011 ebbe cielo. Il Battista Q11esto Erode era il sovra,io e aveva Jma barba da trebbiarla . San Giov am1i dello il Balli.s ta era 1111 ag11ello magro magro che le cagne lo .sbranaY0110 sollo lo sg uardo 'lJU0IOdel Re. Fiammeggiarono le colline e restarono deser te. E si v idero mille locuste divora re la barba d'E rode. Betlemme Appe na i11vet1tato il color bianco ecco sple 11der e la Madonna. Il paese di Betlemme se lo te11eva rm a11gelo in mano. Il bambillcll o or ora nato uru d'oro iii mc:1::0alla pagtia. GIUSEPPE V61,EN:JjjjJ · I• ,.

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