Fiera Letteraria - Anno IV - n. 42 - 16 ottobre 1949

Domenica 16 OtÌÒl:ire 1949 .,.., AVVERTE NZA: [~numeri in paren.. tesJ. stanno a indicare le diverse ve.ci: _Quelli ìn cifre arabe. voct tem.– mtnil1; _ Quem °ir~ (i/re rgpume, vc,ci maschili, 1) s;aprc nell'ombra.._._· •) S apre, .. J) (O arcana fragranza di (freschezza .,) 1) 1a corolla della luce: 3) Nin fea che sul fiume del tempo si culla. •l E le stelle... . 1) Qunli bianc he colombe , nel sonno , sotto l'afa, . !) si celano fo ste lle. Il Chi, nella fucina della notte, ancora ha ha11u10 il di~co d'oro dei sole? . Chi ancora suH'inoudinc ha rbauut o il di~co d'oro del sole? E' un pugno il sole: la man o che rcj!i{c i fili delle mar ioncuc che siamo. IU LA FI E R A LETT E R A RIA -----i- / ' .-/ '- - _-;--- é, .... ~;,. -;:.. .. -- .--:::::::=-- CORO DEL GIORNO xv P.\1 O tu , che del peosicro della {morte ,·ai morendo ogni giorno , a {poco a poco: À1 i;crollati daila mcme e dal cuore questa [cenere. IX} Pcrchè, in ,·eri1à, io ti dico: S, muore solo un giorno nel:a _ [,·ita. X) ,( Ama tuHe le cose. per non Camarnc troppo sol una. P•l E tutte amale come ne amcre· [:iii una sola. 4) L'uomo non è che una 1uii;ura rd'amore. Voci tltl eco) (Una misur ,1 d'amore .. . [Una mi~ura d'am ore... } .;) Egli è ciò che ama. Ciò che (dona. .J) Coi:ì i} ~o,:.:.no è lo ~pccchio de:• fl'amorc . ll) Lascia che i ,·h·j scorrnno col [fiume. il i) E i m0l·1i 1 i freddi mor(i, più affond ino ogni giorno nella herra ». XVI ,:\1) ~la sul far del sera, ~ui prati alla periferia c'è !emprc uno ~pazzino Pagina 3 XVIII s) Or ru ci accogli o Dotte, e [nel silenz~o che ccpre ìl mondo, l'alvo suo [del sonnò ~fc~~n d~i'1: 0 '\liume ansie, fr ftro,i il ma1erno tuo alvo, onde !i [renda all'infanzia del sonno. Lcnre le ore ,·olgano nel ciclo 5ugli um :mi calando 1 a quando fa quando , di pietose parvenze blande reti. E lungo il ronno ~u,udino so– [spe~c nelle ghirlande loro, sempi· (1erne le pure st~ll\ V) " E' mezzanone. Tuno ,·a bene . ~la il Poeta ha derr,1to la sua [:-p1grafe ». xx I) Se pur _dicono ai morti an11ca la chc11a, io ,·; prego, o pietosi, eia questo mio ~epokro di~caC"" [cia1cli1. i\lana bestia , V) Un cremha s'-affaccia s,r:l.t rso~lia della sua grotta. ~ fa conca [elci monti C ai suoi piedi. E i vili:,~ . E le citt11, irte di c.mcdrnli e Cgra11acicli. vn Non irridete a quest' uomo Nutrito d'crbc e cl.i silenzio. Poema a più * di Arnaldo Beccaria che :.cccnde e sia a guardare dei ca~cami ciel j?iomo un suo quieto falò. clic piange e ride isterica, e si ciha di topi, e si macchia del sangue d'u,i • [gnoli. Recate a me \Vll) Lic,•e gli è la carne sull 1 ani 111:t. VIU) Più lic\·c dclJa pa:pcbra diafon.e· bull'occhio sempre aperto dei pesci. IV V) Da i nascondigli del mare, uomini scalzi 3) {~os:ro col fa\'Orc della notte l'm!ì.idia delle reti} V} · tr;-i~gono a riva il \'i\O arJ.:;cllto dei pesci. JV) Schegge lucenti, VI) guizzano, VU} e si torconu, VIII} zampillano da:!e ceste ricolme: IV) ~ulla sabbia s'illuminano e s'o:,cur:,no (iswntanc i. V V) E un uomo, un piccolo uomo , ,·a lungo i solchi irrorando di una mistura atllu rrina foglie larghe una mano. VI) E di canti di g.i:li una coraoa con l'orizzonte gli si allarga (intorno. VI I) Amo que ~ro uccello terreno. Qu ei.ro uccello, che di suffa lte JllUra della nont: procl;una - altero aralclv - (l'im1ninen te re~no del ~.iorno. IV) Poc';mzi l'al ha, come nc►la vi~ilia i fucchi dell'annuncio .-. prima b era sulle collin e, nel silcnL.io s'accen dono i suo! [can ti. I) Bello è il suo s:;rido nella prim:, Cluce: IV) neuo crinale , linea di :,pardacquc che di,·ide l'un d;11J'altro ,·er~ante. I) Bello: sguain :uo uclla nuo\ 'a Uuce, è Ja 'spada di fuoco di un [t\rcangclo. VII V) E un piccolo uomo cammina con una sua bo:la d'aria, e una pcmic.1 a scacchi bianc hi fc rossi. VI) E' colui che :icandiscc su11'unità di mi~ura a.epczzamcn1i di terra. ,VII) E.' colui che munito di un filo a piombo innalLn mur i. Vili) Egli è colui che santi fica il [matt ino coi suoi semplici, puri strumenti di nùsura. vn Il metro, (Vin la stjuad ra, V) la bolla d'aria, •Vll ) il filo a piombo, V) la stadia . l) O i\li sura: respiro della terra. IV) E l'Ordine: sua suprtma lindura. Vlll I) Non d"te da ~iocare ai bambini sci.tboliuc o fuciletti, IV) VII) 3) pistole a ~emo colpi, e minu~co:i mi1ra o carri amiati. E ncmnll'llo le sempre un pochino ma c:.tbre [bamb ole. I) ;\Jcuc1c nelle m;1ni dei bambini IV) V11) ,:li ck mcn1:iri strument.i e!; misura ' (cosi semplici, puri!); il ,·irnine obùc dicnre :ill'!ndu ~tria cki nodi. I) ;\la:irro Giocauolaio, la tua arie è rnua cl:t rifore. IV) Cost,irni~ci il modello di un [orecchio, grande, e tan10 pili magico qua nto pii1conforme :1!vero. VI) E' non ~ultan1o l'organo dc '.:'uclitu, ma pure dd l'cquii=lnio. IV} Cu:.llui:.ci il modello r~componibi le nei pcui che lo fanno nido d::i :iuoni, ;m ento [bi:anu cre. r) (L'e!icc e l'anticlicc ... z) il martelletto e l'incudine... VI) la coclea e il labirinto ... J) ~li otolici...) Fuuri ctlmp u: VJI) (E l'orecchio di un [ragno .. . idem VIII) di u_n serpente ...) IV) E che dimo s1r,i 3) l'a,·,·cn1urow, arcano itinerario della parola per giun~cre al cenc llo (~e non pure :1l1a meta del cuore). l) Jn"cnt a, imcina, ~la:s-tro [Giocattola1u, ,la tua ar te è 111tta da :-c prirc, IV) Pcrchè , ricorda, gli uommi nuc1 lcc~:i,1nu pili cli gioc:1rc. 'IX V) E l.1 luce crc"scc e s'indora come fa ~pig;i del grano. VI) Ri11;1 C ~ul mcuu del giorno come la ~pii..::a dc! grano. VII) VIII) VII) Vlll ) Coro) E' buono il pane, ~ul mezzo dei [giomo. E' buono il ,·ino. E il ,•jno dice: be\'c1c, io sono ' lii ,ang-uc della terra. E il p:1nc dice: mangiate, io hono il corpo de/1:1terra. Della terra che fummo, che [:;iam o, e che saremo. V) E :iulla rerra , la sr;u,ura del sole (è la più alta. I) ,e Nè il ~olc nè l:1 morte i-i po~o guar dare fissamenre 11. IV) i1a fra ii ~ic e la morte l) sia questa nostra luce (Juotidiana clemro oui lmmcolìa mo. X V) Ecco, e rnggiunro il [culmin e, nell'attimo si ,·olgc il ~olc, e piega, :il suo [declino. E qui, nel p::1rco pubblico, sccluto su una panca, è Lu i: il Poeta. E a:icolta l'Erma Camusa che non udita paria a una [fanciull:t. BibliotecaGino Bianco XI 11) « O ignara , come l'albero (fiorito 'or or:1 ucl 111; aino a primrn'era ... 11 giorno s'illumina della tua [gio,•inczza ... li tempo fa le viste cli non seguire i tuoi passi; ~ira al largo eia te, di ::t dallo srcccato; pure, io lo ltO, già ti fiuta. ~la io non ti dirò che eosl alle,·a le MIC prede, fingendo di perderle d'occh io. Quc~[a a:.frusa ,·,ic-cnda, che ahcm a son apponc luce e Ctencbrc, è ancora un gioco per re, un ~cmpre nuo\'o e dilcuo~o [gioco che l'aria t':1pp:trecchia, e il tuo dolce stupore d'cs:sicre dipana . Pcrc hè dovrei dirti ch'è invece Ua rno1;: che i ~orni macina in ccn::c? So 110 l'immcn~a mon1;ig11:1, l'o~curo tun nel senza ,·ia [d'usciu1? Tu ti guardi d'intomo 1 dilatat e [pupille: CO;?!ie il tuo sguardo il ru~ccllo e la ro~a, la 1111\'ola lc,1.:.gcra 1Ìcll'azzurro ... E ndi'orccchio h;1i il canto [ebbro felice dcl,J'usignolo. Nè ,·cdi ancora come hi:t la luce macula1a di morte. Nei ,·isi tu non legg:i - qua~i ahr cttami ~pecchi del [1110 , isu - la bianca lebhra ciel tcrnpo. Dunque io non ti dirò che la [Narnra è la mos1ruosa madre che cli\'or; 1 le bUe proprie crc.:,uurc. Non 1i dirò ... :\la addio fanciulla. Sii quanto [pili puoi ~cmprc uguale a 1c stessa. Non disrrarti da te mai un ~lo C.is1ante. 1) (Apert a come un prnro, 3) e chi usa come un -pugno). Il) Di te non lascerai lembi dj [morte sul ro,·1.-10 dei J:iorni. Non :.calfita, p:tbscrai di qu~~– Cgm. Cesferai in un .&Olgiorno: turta ' Cin1cra ». XII V) Ed ecco, il Poeta VI) VU) YIII) ha aggiunro una nuo,·a [pro\·incia alla sua e ,,Jl'ahirui anima: !·la scri«o una num·a poesia. Perchè, in ,·etiit:ì, io \'i dico: Angusto è il pac:1c dell'anima, angusto e brullo il paese in cui [;\\'etc dentro di voi dimora. E solo il Poc·t:t è colui che ne es1l;tnd1.: i confini. VI) Solo il Poeta è colui che ne ri· Ctro\'a VII) VI) IV) e le pi;murc e i fiumi, e ri~alc le \'alli, pcneira nelle selve che dan ni· [do alle fiere, auin~c '!e sorgenti Solo il Poeta è colui che nt: Cri,•cla con l':tlte cime i cieli. E la stella che indica il cam· [mino. J) « Non è un Ji-bro di ,•ersi ch 1 io Cridono: è un ,·i \'O atl:tnte della mia e clella tua anima ». Xli i V) E :-.ul fa.r rlcll;1 Fcra... Voci ml eco) (E :iul far della sera ...) lll ) Dalle \'t.-cchic che seggono in Csug-:iusci disto~li il ,·iso, fog~1 1 non (guardare come così la morte le \·icn ~bocconccllando. IV) Sono c~sc le P:1rche. Le vere, [sole P:1rche. XIV I) Ed ecco, sono solo con mc fs1esso qual sulla proda .il pescatore è [solo con la sua canna . E l'aria già [s'imhruna. E il fiume scorre lento alla sua [foce. XVII JX) E tu, caduto il giorno, salpa (t1ancora. X) E!-~O è l'isola do,c non mctrcrai pili piede. Non ,·ol~cni a ~uarclaria. Sono obliqui g_lispecchi IX) 4) della momo111a: infran~ibili. [Non rnlgcrti. IX) Taglia g"li ormeggi: r;1~ii.1li, ,·orrci dirti, piu che con il coltello elci ma· [rinaio, X) col bisr,nri del buon chiru rgo che recide i hcndini. IX) Salpa l'ancora, X) e la,cia ,11:h ri,·a della ser,1 la tua YCCchiapelte e i pen· [sieri come un mucchio cli fo~lic morie ct: roglie eia hr~ciarc. eq Salpa. Di ià dai mari delle [noui, già ai nuovi approdi 5j profila ~n lumi cl'albc . l':1rcip::lago dei giomi. la nitida cicala, bruciata dalla luce, nut rita d·aria. Roco ha il canto, ma dolce, la [dccrcpitJ. figlia di Crono. E mi ricorderà quando pii1 [bianco è' il fuoco della luce, e più ne splende l'erbn. ARXA LDO BECC.~RIA INDICE DEGLI EPISODl 1 J Nascltu dello Luce. - 2) Il Sol e- - 3) L'Eremita . - 4) 1 Pescatori . ([ Pcs c:i). - 5) L'.4.orìcolt_ore. - 6) Il GaUr,. - 7 J /1 Geometra. (GU Stnt~ menti rlt .lllrnraJ, - 8) I Giocattoli. - 9) il Mczzc,olc,1·110. - 10) 1l Pom e. rlouio. (Il Parco 1>ubblicc,). - 11) L'Ermu e la f'anchtllo. - J:!J Il Pc.eta. - 13) La Sere,. Le Parche. - 14) Il Pcscafc,rc sul Fiume. - 15) I Moniti. - 16) Lo svazzino. - 17 J L'Isola <fove non metterai 11ltì piede. - 18) L'Invocazione alla .Votte . - 19) Il /Ja11tlitorc. - :zo) L'E pigm fe , (/Uust ra:lord di Pt:ll!CLE F'AZZI.\'l) LA PJ~RTITADI CALCIO E p:i~.~'.;,t 0 :~1\~. 10 c'l';;. Ra e e on t o ti i G i Il se p 11 e .A. n t o li e l I i ~! 1 ,~ .. ~ ~)~~,go~ ! e,,, cf~!~~ nate che accendeva no to, )asciando Intendere. con lll mia vita e ml sembra ora la disperazione di una prc- Ma era presto ancora. Gi· Le str.ide erano quiete. menucata e divenuta lmper- clò agli altrl passeggeri che cbc mc la consumassero - i,:hlcra, con la violenza dl rnvo per c.1s.1In apparcnz.1 vergini, fresche come l'erba <.-Cttlblle, 5marrlta Jnquletu• ml riservavo quello scom· I~rano sempre domen iche e un'lmpre c,u:lonc, che mia Indaffarato a p~arannl dl un ))l'alo inUtllO· Non dine. parllmento e che non vole- cominciavano li ma ttino madre quella mattina non ma In rc.1ltà dh;occupato. J>rendevo 11 tn,m per rl· Del Lun gofiume ho negli vo eS'SCredisturbato. alle sette, quundo ml svd- umlllassc la mia felicità con F'lnlvo con f aiutarc Ja non· sparmlare I soldi e andavo 0<.-chlgli lppoca~rnnl spogli. Nessun ml guardava nes– glla vo: il suo umore ang?sc1ato, che na nelle sue faccende. Rit i• s~l scleiat1. puliti. ~ul ma~ con i rnn• ~o;,;pcsl sull'abls- suno si cura,•a di me, ~gnu · UsCJvo cl.Il nido cal do del Il suo volto fosse allegro e ravo il secchio de lle lmmon· cl,1plcdl, tr,1 i pnl.1zzl, I vl so del mur,1J:llonl, e le f<r no dei passegger i se ne sta · letto, e saltellando a plccH riposato e no n ter~o, con la db:lc e, unn potend o dare coli, I lan;hl viali in una ~Ile ':ìccchc e I rlccl spiuma· vn per conto suo e lo ml nudi sul pavimento scia to pc>lletirata sugli zigom i. Sa· sfogo altr lmcrltl alla ml,1 11vvcnl11r:, nuova scbbcno tl caduti :;;ul dur~ mar cia· st'ntlvo come un irande ml andavo alla finestra. socchlu: rei uscito cli casa, più legge- al:1crltù, rifacevo 11letto. conosc iuta. Della fontana, piedi di catrnmc. E la pia:►•• ,;embrava che essere .11:raTide rlcvo gU scuri e scrutavo 11 ro e felice se }'avess i lascla- :\Ila madre, Il volto terre o, chi! gli altri giorni non dc· 1,a dov(' prC'ndcvo II tram. adulto doveva e e e nlenté ciclo. ta nella sua contcntczzn, se cnllato di sonno, a v<'ClcrcIl ~navo di uno s~uardo , ml Un'ampia plnz1.a, ~hc.•si al· altro èhe q el is [i I llb~ . non ml rosse scm brnto di letto rlf;nto diceva che ern fermavo a sludl.u"<'Il verde Jnnwva come un ansa dal u n rs e~ lnv~rno, Il cic lo dell e fuggire JI suo dolore avvili· fatica sprecata per-eh~ prl· fond o melmo so, con splrltd fiume, clove IP vetture traili· rg, Jr~a ~fssin timor!, so– s e m pr~pava sem· to. '.\la soprattHto pensavo ma avrebbe do\'uto prende- eia m1turt1llsta dtlctt.antc, ,•!arie ferm avano come ad ' s cc O con qua cosa prc._ Era grlg 0 , 1.mpenetr a· al tempo che avrehh<" ratto . re aria. ma non ml ~ro,-,rnvo affatto un.i sta1.lone. C'era anche davanti a s~. qualc osa da fa· bile, non s1 f>Otcva dire se l\tc ne st:i vo ncJ letto a Allora ml assa liva un'ln· rii ricordarmi che cosa Il 11 capolin ea del mio tram. re ma che desse feltcltà. al· sa rebb~ Slata un~ bella s:oderc Il c:ildo .:acumulato ~orrcrcn1.,."\ lnttil. vols::are. 111·orcssorc cli :-.-c:lt'n1.<' C'! ave- Un tl'am 1><"rlferlco cli una tesa, un a par t ita di calcio. flo rmn a. ~~e 1; 011 si sa~b- nr,Jl,1nolt<' e c-cwavo 11"lor-- ) li sbrigavo della taz1.a di va splr,;.mto sulla mr,tmn oola vettur a. di vecchio ti· li tram attaccava una f po_tuto re O t 1 Pfvo 11 no fuori ~c,c:Jl scnrl ;eco- latte e d<'I pane, e u~I YOa vr,1,:lc dcllr fonLanc. '.\Il li· 1>0 1 una !,;Cfltnlasferr,utllan· lunga salita tra case cosi si· a prtm •;• 111 \og~I vo t sr st:ltl , c-hc •schlarivn , muso cl uro, senza dare spie- mltavo ;i. vNIC'reche c'era, e te che a ~•eclerla correre sul· lenzlose che sembravc1nod1· ravo 1 ;ca men f < vcccr a· Solo la clomcnlca m\ capi· g;iz\onl. .t:0<:lcvo li mio atteR::tlamcn• I<' rotale i;embrava dovesi.e sabltate e vllllnl nascosti da rl a 5t ni;:crc 1 ror dleu·r l;l\la di s,•cs:lh1rm\ cosi prc- Appena fuori dal Jklrtonc, 10 di srolarn dlllg:PntC',Il sen· capovol;.::crsl e ruzzola re con muri di cin ta .e da grand i e case e cos ras s curann · sto. J.a nott e Il mio corpo una salda, dolce !.pint a ve- tlrm\ lihcro, ;:alo. Poi paS:;a· ~ra:-i fracai,;so sul selciato. alberi frondosi. v, strade In casa dorm ivano tutt.1 dor ml v;i mn la mente cccl- nl\•a dal suolo e aUora ml vo da ,·antl a monumentali Non c'erano mal più di erano ariose. solitarie: sug- .incora: era pres to per l~ tata fchhrllc con tlnunva a meuc,•o a correre verso Ja ruderi romani. )Il sc-mbra· cin que o sei perso ne su quel gcrlvano l'idea d!l loro varsl- Mi lnfila, 'o di nuovo pcn~,rc c. :i ~A"narc , c-osl che fr<'sca nrla del m;ittlno . Cor- va l111possl bllc che, Il foss<:"rotrnm e qunndo mettevo li splendore prlmav erlle 1 quan · nel letto e mc ne stavo su• aJ mattlr-o. aprl\'o ;:lt occhi rcvo senza una rai:;lonc, ;irc;:idutl 11ml quel fatt i che plrde sul 1,m lc!llno e ~alta· do Il sole chia ro avr ebbe pino a ~ hl aperti, pcnsan· luC'ldo come se non avessi ~empre pili ;icccle>r;mclo, fin· aYevo letto nclla storia. vo su ml p;ireva di salire battu to su lle spalliere fiori-– do. I miei pen~lcri non ave- mal dormito. chè i pal monl non ml facc- Prova"o a imma.':lrrnrmi ;::Il s:u un vagone rls:crvato solo te, rlcamate sulle inferriate vano nessu n ordine e fine. Aspe11;1w,.Non volevo es- vano m:ilc, J>Olfermavo. antichi romani in toim ag- p<'r mc. Qualche volta an · di cinta. Ora pcnsn \'O se! col tempo s:crc II primo a girar e per c;i;- La città ml si apriva da• girarsi trn quelle colonne. davo subito su lla p\att afor· Quelle case cosl sllen: lo– nuvoloso. monsignor B sa· s.,. Poi Quando Sl'nth·o di v:mti deserta come una lan· ma bianc.·hlsslmc inte re. li ma e ml mettevo a osserva · se e riservate que\ quartle– rcbbc venuto ugualmente, là J:i nonna jn cuci na attor- scnzc, silenz iosa eppure so- tempo trascorso ml sembra· re Il manO\•ratorc. Conosce- rl cosl puliti ~ quieti ml da• Poi che, questa volta, avrei no al fornelli, mi al:r.avo con da eppure popolata di pr c- va enorme e qu ella. Roma vo I movln~entl di di messa vano Il senso del benesse re, µlocato col 1;randl. quclll del dec-lslonc e comln el:wo a nora come un a cassa armo- di cui si parlava nel llbrl 111moto, cli acceleraz ione, di della ricchezza e ml sono ll_cco, _poi che nel J)Omcrlc· prepararmi . Prend<'vo dal· nlca per I passi echeggian ti. non doveva essere stata fr~no e ml lmmai;:lnav o che rostatl dt-ntro per tanti anni j: 10 avre i fatto con molta cu· l'ultimo ,:::is(Hto ciel comò Il :m sembrava allora tutta propri qui, ma 1n una regio- se un r.lorno 11man ovrator e come un sogno \dl!Hco che r:i I com piti di scuola. poi caSSt'tto degli strac ci, I eal· mla e che Il soltanto potrvo ne lontana ora $('Omp:1rsa. fosse sta to colto da malore, non conosce e non attizza che forse mia madre si sa--zoncln\ rhc mia madre av e- agi re e vivere e non provare Sul lunA"ofiume finiva Ja come dicono I giorna li, IO amhlzlonl ma solo vaghe rcbbc sveg liata contenta per- va ricavati da una sua ve~ oppressione nè timore. mia passe~~la ta. Ji'\n\va an· avrei saput o afferrare le le- ~pera~ ;,,c. chè mio padre, rientra to di chla sotto,· este, ~Il stlval et· L'Invo lto degli st\Yale tll che la elt1à sconosciuta e ne ve, fenna rc e, se necessario, Ma non re.'? eva a star se– notte quando lo già donnl· ti sformat i e spaccati che che tenevo sotto Il braccio comlnC'iava un'altra ost ile condurre 11tram a destina· d~to· andavog II i tt • vo, le aveva portata un a a,·e,·o po.rtnto in montagna. era un peso noto, llolctssl- per mc. Allora ~uardavo H zlonc . · su a P a _a buona notiz ia che la sollc- al paese. quando ero anda· mo che mi faceva sent ire più cic lo; anC'nra grigio , era co- ì\la pili spesso, polch~ ml forma. 11 tram usciva ali a· vava da lle preoccupazion i e to dal nonno . e li avvolgevo fort e, arma to. Camminando mc un soffitto cli ('('nere che eaplrn.va r;_m1mentc di ·sa\\• IX'~lo, sembrava correre su dalta miseria In cut era· tn un ~..,rn alc . J.,e~avo soli· I chiodi del tnccht ~orrcva• l rilg~i <1<'1 i:;ole nnn riusci- re su u n 1ram vuoto tra un alti ssima mulattlera e ln ,·arno . cfam@nte l'Involto con un no con la pelle sulle cost.olc. wrno ;i J)f'nctrar e. l...o~ ntiv o quelli che dovevo prcnrlerc basso la città rlstagna"a Ecco ml rcrmavo un au t- doppio r.n,·o di spago e fini· e cosl pensavo alla mia ma· sopra cli me come una ~r andar e a scuola, m\ St:"sulla pianura , Poi attaccav a mo su questo; spera\ 'O, con ,·o di v~tlrmi . grezza e me ne lnorg ogllvo. preoccupazione appena ùl• devo al finesLrlno di un se- l'ultimo u·atlo di salita I)ri·

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