Fiera Letteraria - Anno III - n. 22 - 6 giugno 1948
LA FIERA LETTERARIA ({) etd0-nallllli gli • annt la che gre:miva :1 vagone; qualcu– no cominciava già a protestare, gli :iltri, in silenzio, S: opponeva. no agli sforzi di mc e di papà. A!. !ora, quando m: stancai di vedere i loro volti impa!-tsibili e di sentir– mi fiaccare '.nvecc dai loro gomiti e da1Je loro ginocchia, mi sentii p:eno di fiducia e cl: riconoscenza che io avessi potuto r;parare al mio torto. Venne a trovarmi. Ero scampa. to, ma Ja morte poteva ancora ghermirmi. V 1agg1ò tutto un gior– no .n treno e camminò nella neve dei monti per dicci ore .. Dorm1m– mo nello !,teso letto. l\la cla!la pol– Lronn su cui s'era seduto, appena giunto, dovetti alzarlo di peso. J>.ano piano 1 un gradino per volta gli feci &.endCre le !,Cale che por– tav~mo al!a mia camera da letto. Lui si afferrava volentieri a mc ed io sentivo un nodo, qui. fn gola, dopo di aver sentito nel!e mie ma– ni le SUc magre braccia. Poi, nel– la camera, alta, a volta, d;p:nta ne! !,eltecento, ci. svestimmo jn !si– lenzio. Papà si guardava intorno stupito, un poco smarrito. della alle 1 gr(a • Let0-eea Quand'ero p:ccino !,Ognavo spes– so mio padre sul letto di morte t!, senza svegliarmi, p;al'!gevo tanto da b:l.gnarmi il viso ed il lembo d. lenzuolo che !,tringevo contro l.1 boeca. Non mi capitò mai di ~<>– gnare morta mia madre od a!tre persone care, ma il mio magro paparino, ros,so di pelo st:nto da. gli anni, "!i,l. Egli, nel mio sogno, Si faceva ancora più cs:le, ,quas. trasparente: simile in tutto ad un:\ , libellu!a caduta s.tccchita dal cielo. Po:, al mattino, quando mi alza- vo per andare a s.cuola, e mio pa– dre veniva a scaldarmi il caffè, ad ordinarmi i quaderni nella carte!. ·1a, facevo di tutto per stargli vi. cino, · poi per appendermi al suo braccio e d'un tratto nai.condevo !l mio vi,so sotto alla sua giacca e S:nghiouavo : - Papà mio, non morire per qaritàl Papà mio, non morire! Col trascorrere degli anni i! ~O– gno doloroso tornò ancora a tur– barmi : sonni, ma facilmente mi liberavo dall'incubo rizzandomi a sedere sul letto cd a:.èoltando i! re– spiro di mio padre. El sub:to mi riaddormentavo sorridendo, orgo– glio~o, quasi avessi vegliato sul suo sonno. , \ No, non m! accadeva più <li piangere e di Svegliarmi al matti– no, timoroso. A scuola i banchi !,i cran fatL. più alti, più capaci; non portavo più carte:la, solo alcuni fo. gli strappati ad un quaderno. E:'erano ragazze nella fila di ban. chi vicino alla mia e c:ò mi ren– deva inquieto. · I compagni parla– vano r,refcribii'11Cntc d: sport, r!i ragazze, di denaro; i loro di!.Co.rsi interessavano, invogliavano a ~i. tornarci su anche di notte, mentr<l il $:40rc s: faceva sentire per le prime volte confident:C rumorO!,O. Con loro avev6 :mparato a ridere con estrema facili.tà di ogni cosa, cd anche di nulla. Invece eravamo molto ferii qu;i.ndo ci toccavamo 11eìlo sl>OgliatO:o della palestra. i mu~oli" delle gan~bc e delle brac– cia e ci misuravamo il torace. Quando ci confida~amo di donne e di dubbi. Poi, tutti : profe!,Sori erano impreparati, deg!i intapaci; tutti gli uomin: anziani dei ma– niaci ridicoli ; te donne non più g~ovani avevano il volto f,(!nza Ju. cc, di un ~rigio uniforme, malato, aggres!,ivb, insopportabile; tutte le scene pietose avevano' il 1 oro lato r:dicolo; i genitori erano i peggiori conservatori, oggetti in– sen!,ibili che non riusc:vano a com• prender nulla delle nostre e.sigen. ze : la mamma, bisbetica attacca. ta co_n furore a!lc cose· di Dio, papà un avaro av:di~imo, meschi. no nella sua rivincita, che era una rivincita sulla nostra, sulla mia ,:riovinezza. Tutto c'.ò che non era giovane, luminoso e che non pal. p:tava come uo muM:olo di:>veva far ridere di disprezzo : era noia, nausea che b:sognava uccidere con risa !Sufficienti. Un giorno, a tavola, 3.vevo oc– cupato i~ posto della mamma, di fronte a mio padre. Poi ogni g:or– no, nel conquistarmi qu~to dirit– to, anche se nessuno mo!.trava rli esser!.i accorto del camb:amento, mi sentivo .sempre impegnato in un duro conflitto, cosl che dall'af. fanno ero coMfetto a consumare i miei pasC in ,silenzio. QU:ando u– scivamo le rare volte, insieme per strada, l'avanzavo di un buon pa!,So e mi voltavo spesso per a. !iipettar!o, spazientito: intanto mi misuravo contro la · sua ,spalla e g"loivo di e~sere più alto di lui di 11n huon palmo. Se jncom:nciava un r'.cordo di guerra, io faèevo un viso allarmato cd interrogavo gli occhi di mamma e dei fratel!i cd infine a lui r:volgevo uno 5guardo di commiserazione. Se gli altri i-i~ <levano, io r:devo appena, bastan. domi il ~uccesso ottenuto; se e-li :litri ascoltavano, fing-tvo un di– sturbo per alzarmi da tavo!a. Ed uscivo sbuffando e, lontano ormai, al !,•:curo, sbattacchjavo le porte. Gli dissi che aveva fatto male :, \'-Cndere le vigne.· Non so con quale cri1erio si erii disfatto dell'a!ber– go :n montagna all':nizio di una !-tagione promettente. Gli chiesi se avcs!e almeno ,sospettato che le dC• que minerali che scaturivano dalla noMra montagna avrebbero potu- 10 avere un a,,venirc <1: miraco!i. No, ,non era stato un • g:eisto di prudenza, non una speculazione l.t sua, quella di vendere la casa di città proprio allo !,COppio del!a guerra. Pcrchè non aveva voluto :isco!tare il m·o parei-e? Era un sentimentale. Glielo dissi. Ed i sentimentali non debbo. no mcuer!-,i negll affari. E' come . P>e giocassero con la rena : ~ de- ( ShnO che ogni cosa !,fugga loro 1 ra le dita. lJuando non svanisco. no queste ricchézze mal curate in una founmata maleodorante di vo!– Jare petardo. Suo padre gli aveva Ja5c1ato case e terra, la mamma gli aveva portato in dote terra e denaro, ma oggi dov'era tutto questo ben di dio? Un individuo che scruta ogni giorno, per anni, le quarte pagi– ne dei giornali e eh.ed.e opuscoli di qui e di là ad agenzie furbe rette da furfanti, non è che on inca!Lto minchione. Glielo d.ssi. Perchè non ha curato le !.Ue terre, 11 suo albergo, le sue acque mira. colose, invece di cercar.e la fortuna dietro le p~ù sciocche promesM: di facili guadagni? Non ·gli d1SSi che ci aveva de. rubati noi figli, ma glielo fetj in– tendere: Non dis!:>iche aveva de– rubato la mamma, ma lo dissi a le. che non mi preSe a schiaffi do– po di averm~ as.coltato. lmbaldan– ✓.ito, gli dissi che, non è vero che la vecchiaia giova alla prudenza, a!la saggezza. Uno può esser !,ag. g.o e prudente anche a quind.ci anni, e non gli nascosi che inten– devo e!.SCr ritenuto saggio e pru– dente. Poi, nella mia mente fantasticai intorno al suo modo di voler bc.Qe. Di amare, intendevo, di fare ul. l'amore. Gli r:diedj un aspetto gio– vanile, ,Io misi in mezzo a!la gen– te ciel suo tempo, ma gli negai la audacia e la po!,1Sib:litàdi poter in .. tcressare una donna. Sapevo che 1 a sua pe!!e di !atte si 53.rebbe tin– teggiata di porpora ed il suo oc– :hio azzurro fra le c:glia chiare si sarebbe appan·nato. Le ragazze ri. devano. di lui. .td un giorno, a tradjmcnto, do– po di aver covato per un anno la o1.1a.1tgna espressione, gl. gndai : - .t:.d 1!. patt:1..co ·1 cx:e:' Sulla !tU~pt:1Je non p.. ù d1 latte, ,na ingng,l.3 d;:u s'errai s~ delle ru. .,ue, il sangue impt:tuoso oe1 um1. Oi rek%-gu 1 rHt111u10. L\OPO sorn.:.e, uon sapt:va proprio adomb.rars1. 1v1 r,10.:r,vo au Wla l~llt:ra cn..: ,,ua m"aur..:, .:.uu,to uvpo C " cuu– ~rallO 11 cuuc1uso aa... ~t:111lori e 1a ,h ., .. a V1!,.ta all'aiOcrgu 1n mufl..a– ,u .., avt:va net:vuto ua pc1pa. 1u,... ,uaòre, p1c,;,a cuu1 t:l'a Ut:ha .,ua ~t:._c,lla,a ira un <L..:.preao per -..tt:11t:11q tt:rre::n1 ea una 1011.. a pt:r 11 ..... 1t::o, non laceva m,.:.tero de. sen- 4,ut:hlJ. romanuc1 O.i. papa. A voi• ~..:,anz:1, lt. aoa.~va a1I.a no!ttra ...umpass1one. .t.(1 10 r,petevo s~sso, in {aJ. !tetto: cer mio padre, e cominc:-i:ii n gri– ce mi :nvogliavano piuttosto a sor-· dare: ridere. Lui ripetè: - Forza, papà, forza che ce •, - Sali ti aiuterò io! facciamo! Lo e-u~rdai di nuovo, con l'c. E !u:, spingcva 1 si buttava con sprOSSione di quando volevo fargli il -suo piccolo corpo contro il mio ntenclere che stavo giudicando il ;mino, si _puntellava, !,Civolava ~ul 9 uo pas~ato. ;\fa lui i-ipetè: selciato. Finalmente m: riusci di - Sali, figlio, ti prego! - (!d farmi un buco nel vagone e p. .1.pà aveva le lacrime agli occhj. trionfante rinch:use !a portiera. Allora mi sentii disarmato e i..er Ci g-uardavamo negli occhi ora nascondere la vergogna accon~en- che mi era andata bene e respira– tii a salire sul predellino. La gen. vamo forte. Ci sorridemmo !lenza -:::. Che bella casa! - diceva - Lin castello, un antico ca!,U:Jlo! Racconto di Angelo del Boca Io lo guardavo che era divenu. to un'ombra, un pupazzo di pove. re linee. Le bianche gambe venate te da.i finestrini rideva del mio ten. dir'parola fin che il d'azzurro, le ginocchia appunùe, tò via. trcn~ mi poi-- i! capo come un pugno chiuso. tativo. - Non c'è più posto, più un !,o!o buco. - Mi si g_ridava, ri– dendo. E • . d· . - Mj vorresti slacciare il bot- m una lettera gh 1ss1: ione del colletto? - mi pregò. - Ti. ~icordi papà le passeggia- Mi feci vicino a lui che era di- te in b.c1cletta? Mi portavi a ve. \'entato tanto piccolo e, sJaccìan. dere_ i caMelli fra le co!line, la mia I dogli il co!letto, guardai i !-,UOÌ ca– pass,one. - E non potevo prcn. pelli bianch: che &:. diradavano al der son~o perchè temevo che trop- centro: aveva una chcdca di 111\ po tempo sarebbe trascor!-,o prima rosa pallido che a me parve, al- :Via papà, non era del loro avvi– so e prese a spingermi per di die– tro, afferrandosi ben salde alle ta– !tChe rigonfie dello zaino. •Mi :n– cuncaj di qualche palmo n~lla fol. Passj di donna Passi di 1lonna meditati dentro ,1 desiderio d'una casa: vasta era l'Estate che sconvolse ir, rosso _ondeggiare di rododendri il li~itc delle nevi perenni a mc, a qaiei monti. Forse una notte che salì 1,11astella miscricorde i' fissò il quadrq, patria e docile 'tepore m'invadesti s,1em;ic,sa. Ora i tuoi passi, e in me quanto fu viaggio ed ansia e male termina . Sergio AMTOHIILLI Liberazione Lasciato come un nero taber11acolo il pensiero a dormire, in altro tempio cautamente mi desto, quasi empio fuggito da un inutile cenacolo. L'a:;rmrro cl1e la fronte mj scoperchia o fing-resso dei monti nella l11ha, l'ittfinito specchiate,. in mia secchia abbandcm'ata: ecco la mia fortuna. E vicino mi porta alti baleni, sonni amorosi, amici senza g11erra, stormi preziosi d'ombre, ordini pieni e innumeri varia11ti. O cara terra, ) ) ) > Italia Italia, silenzioso a notte un'altro figlio s'accomiata e s,::nte rìtmaffli dentro il sangue il !,UOsgor:ncnto sul forte rotolio della tradotta : ~ un m:te inerme figlio che non sa pili lacrima agli intenti occhi arsi ~e non !or.se il tuo nome nello sguardo . .:: ora !.Olo, smarrito ogni traguardo, si volge indietro; e immerso è ncl!'esilio, già dannato: e credeva di salvarsi. La mia triMezza, la mia nostalg:a sarà questa canzone di soldati che s'ode appena, aS!,Orda, s'allontana ... E tu che ti cancelli con la mano agitata nel segno dell'addio. Dino MDIICHIMI Quattro poesie .·\scolto ancora la tua voee e i pas!,i lenti sul selciato. ci1iamarti vorrei ma anche l'eco non risponde p:ù. * Posso morii-e senza averti vicino. Non. temo più i! tuo !,Orriso. Stringo il cuore fra le dita ma non ti, chiamo scheletro di - Ed il patetico Toce? - e centro a me, mtanto, d.t>truggevo vg-111 sua po.:.s,Oilltà c4 aver ag1Lo ua auoac.e lungo i! hume monui. • no, 01.:.trugg.t:vo la !tUa ..mmag1m.: g1ovaru1e, ironizzavo su qut:sta ,mmag1ne come il p,ù mat.gno de– gli specchi deformatori •. dolce eh-e non mi, chiedi s 8 nel petto ho nascosto tumulti 8 nel silenzio fa radice un peccato; dolce, io smetto fango ,wra strada amata il' vecchio astio sempre dimenticato come sacco troppo ut11e. Ogni albero una foglia di m,e si. prende più tene.ra , ascolto [morte. * Nell'estremo naufragio del tempo quando r:.cercherai quel frutto ove cri ebbro di essere nel nulla urlerò come lupa. * Accesa f.accola che pura ti !,tendevo ora acerbo ricordo, t. gli d.is &..che non doveva a– spirare il br.odo perchè, avrebbe ratto ;in rumore insopportabile. 1~00 doveva adoperare 1l coltello da torchetta, non doveva raccog!ie. re le tette di salame con le cLta. 1VJ.i arrabb1avo parecchio e guarda. vo la mamma ed i fratelli conge– stionato in viw, l. supplicavo per– ché mi dicessero una parola buo– na, perché volessero !,Ubito inter.: cedere presso di me per farmi pas. !.are ! 1 .. ndignazione. - Perchè ti addormenti, vicino alla radio? ._ gli dis&-i. Oentro di me iremevo. Perchè s. addormentava come un piccino mentre la radio continuava a schia– mazzare:' l'erchè tardava a venir. mi ad aprire la porta di casa? 1'.:remevo cd ero t:aP,ace, nel mio cieco 1-vorc:, di ricordargli tutta la !tUa esistenza piena di errori, le sue insufficienze, !e sue colPe ver. so la mamma e noi figli, la :>Ua .rragionevole voglia di cibar~i di co5e buone, l'abitudine . <li fare la merenda alle quattro come i ra– gazzi, - Faccio la merenda, io? g!i chiedevo. Poi. venne la guerra, ed un giorllO, seguendomi d.istahte un passo, mi accompagnò al treno. Aveva tanto in~istito per venire che non potei ricusargli il favore. 11 treno era affollato, non c'era un s:o/o buco per me. Era impossib:Ie sa!ire. Mi guardai in giro in cer• ca d'aiuto, jn cerca d'aiuto per mc e per il formo!.o za:no che regge– vo sulle spalle. Mio padre lesse nei miei occhi ·e dis~e d'un tratto : - Sali sul p~del!ino, 1: aiuterò io! Lo guardai. 0ro irritato per quel che mi succedeva, ma il suo aspetto ed il tono deci&o della vo. ,no B an I f I t t I t t r I t t t I i t ì I + 1 l'acqr,a Che cresce nel suo corpo a scacco dei laboriosi insetti, da ogni maglia libero, in snlitudhre raccolto. lgnaslo COHIGLIO Frutto colmo .4 volte non ho sangwe che di cielo, ed 1ina leggerezza m,j, disserra dalla m;a specie. Allora co,i un fiato d'alba mi faccio una gran vela, e parto. Sotto i piedi m-; volano foreste, le nuvole m.i approdano negli occh-;. A volte sento t'erbe d'ogni solco legarmisi ai g(n"Occhi_, e la voce degli uoniin,i m.'invoste fino alle mie. radici più segrettJ. Ed 11 mio cuiore è un· frutto così c:0/11111 clic mj reclina tutta verso ter-ra. Fernenda ROMAGMOLI Dall'esili.o a te All'ombra delle palme e sollo l'alt.o grido dei ciel; rossi di ghibli stridono nwra ai passi d'a!gerlni l'tunian,lo iti lllngo sonno la co,1tratla. E gli sciacalli incauti di d.'igiuno mordono ai tronchi tUesi dove ancora spaventano le voCi passeri ingordi e rive d-i silenr:io. MOMFORTE 1942: Verso Lubiana E l'u!tima città s'avventa al treno, ~tri~cia sui suoi bordi la pallida sequela dei ricordi ad un volto, una casa se balena il faro nella fitta O!-,CUrità. dlira. gemma tu -sei. Se pur ·rido lama tesa è il mio corpo. Bacio d'amore perduto qua]. frutto a) suo germpglio tornare po1es!,j come nuovo giorno. llegle MARMITI Racconto Per ba.gnarmi m Sabbiena sono tomato un giorno a Santa Luce. (Era a quel fimne che scendevo a pesca con i ra,:az3j aJ tempo della pieua). Sono tornato stanco a mezzo agosto in cerca della fiera col suo strep:to: ma nel silc11zio Tiposano le ombre e i miei compaflni non /iQ p·ù trb11?t1J. Di/a.gana i pantani al mio paese e a!le carra;e cancellane le orme, t.ra case d.iroccate, aperte al vento, dalle bianch•e facciate ancora il/cse. Dila.ga110 i pantani ·nei giardini dove scendeva odorosa la sera. (Ora rm tramonto pi~ rosso Si posa s11,j fiori fetidi degli acquitrini). Al fiume che scorreva giù nel greto le macerie a vala,r.J;a fanno argine, e gli orti s'affossano ill poecanghere, sepolt~ d' acq,w. ~a Ic inutili reti. Sabbiena, .ful/c sponde ove i pastori hanno sostato per farsi capanne, solo, _del tempo mio lieto, riman1rono le libellule obliqu'e t·ra le canne. l ì t t t t t i r t i t i t t i r i t t t t t '.i' Lucleno LUISI t l'improvviso e con uno stringi. mento d. cuore, che gli doves.:.e dolere come una ferita. Papà é=Ì mise ~otto alle lenzuola, si acco– modò per bene e mi guard6. {La !,ua testa di vecchio era tanto bur. Pagina 3 OCCHIO DI BUE fa nel cuscino rigonfio d. piume!). Caro attore, l suoj oechi chiari mi interrogava. Ti os.servavogiorni. Ja dull<J mia poi• no: u Coi:a hai fatto 1 figLolo, in trono di platea, mentre ara.sante e con– questi anni? Quanto hai !.oflerto? vulso "viuevi" tani.o /erocemMte la No, non voglio sapere u. E r;pe. passione t!el tuo persotwlllrio. Evitkn. tè, assorto in dolorosj pen!,ieri: 1emente ai;::ato èa,li occasionali. mae- - Com'è bcl[a questa casa! Un stri. che liai incontrato nella tua C/JT• ca!,tC\lo. un vero castello. riera.. B "!lentire la parte"', a 'sernirla Gli chiesi del viaggio, dove a- <N pill", <I "CS&erepiù vero' - tu ti vesse passata. la n?tte. . :,ta 0 ;:;J:;:: :~::a 0 ~: 1 J,a s~uaa i!e~i~ - Non ~gndarm1, ._ disse sor. 1 bilità per Pfesentare ai 1uoé speua,ori ridendomi - ora ti racconto. Ieri ; !lintOmi. e.siero.i ckUa tua passione. <Serasono arrivato in una città c-lie I E 1i sei comhuo e i~ buona fede çre• non conoscevo. Era già notte e ,Ii di ol/rire in queJto modo al pub– non m: ~ent'ivo pili di proseguire. 1 blic?, l'i.llusionc della ~~rità. Poi c'erano degli aereoplani ne: I L 11lw1011e della venia a 1eatr<'.•: ciclo ed i tede~chi avevano furia, ~~~te .s1;~:n.t,,s 0 r;;, 1 ::t ::;:,, 0 n:~:. di mandarci v.a dalla stazione: ! uo, basato in · de/ihitiva m un· .equi– Presi Ja prima strada e mi trcv~u I voco etimologico. davanti ad un ospizio... Gli spettatori attendono da te, è ve• - )fa papà! ro, prOprio questo: di. t!$sere••illusi." - Che c'è? Son vecchio anche di essere introdotti nella tua finzione. io e fra quei vecchi non stavo ma- Mo non. è illudendo ,e. sreuo, che ,t111 le; ~olo io avevo avuto un destino concederm. loro qu6!to lieve colpo d.a• migliore. Poi ascolta: quando vi- ~~t=h~e:• ;c;!'~er;ell~el~:n::s~:. "f;'.: clero che m: preparavo a dormire citare un'<u-ione e subirla. illuclersi ed con i! solo pastrano sulle spalle euere illu5i., .1ono due i,r;p0.1t,uioni vennero a portarmi un paio di co. !lpirituali ben diver.tc e richiedono perte. Co!,J, ieri sera, non si fini- quindi una diversa attività interiore. va più d: parl~re .• C"era un vec- l'illusio11e de1la ve1i1à, minw:iosa• ~~'; ,~:~~ ~:i ~::•ilc~~e,::;~:/•~ :2!2 ~ ~;;:~~ ~ :. .:: stringeva il bracc:o nel racèontar. che vi~ l'illmio 11 e della tua i.-icenda mi : 11 lo ho un figlio che fa lo 1ea1rale. A lui non re.11ache registrare avvocato e guadagna bene. Ecco, obbiettivamente i dati dello ,ua dia• non mi ha ·voluto con sè perchè IJUO!li psicologica, esalta - nel caso l'<i· dice che non .sono simpatico a sua mite - come la cartella di. uno p,ichia– moglie e 5 porco dappertutto, co.;I tra. Que!lta curio.f(t e sterile inl'O'sion,, che occorrerebbero tre serve per ;~:,:°si~;7!:.0':odn~i1° J:;;'a~a;:,,: pulirmi dattorno. Ma io non gli ,,mmto avi,'iene .,,,Ila scena non lo "ri• voi:rlio male. Perchè dovrei voler- guarda". non lo tocca. Tanto vale ~!iene? E' buono, intelligente, è abban,tGni la sala: che è .quanto ahimè mio pcrchè l'ho messo al ·mondo egli fa ben uolenlieri, lcuciando1i ,olo io. Non posso vo!ergli ma!e. Non col tuo monol~go, ~t quale può creare, oo!.SO vedere che preghi -sua mo- 5econdo i aui, ammir«uione: o duogio. ~!." sr:;~•:n~ l~~cf~v~:\c~::~;: :;:, , :~:•~:: to la colpa è tutta mia ... »: ~eguire altra via che non quella d'im• - No, no, papà.:. - l'intcr. bandirgli l'illu!lione &'à cucinata e con– ruppi col cuore in p:ena. Egli p.\r- <Atadalla tua tecnica veris1ica. Oevi ve non accorgers: dell'interruzione muovere più accortamfflte le: leva dal perchè riprese .subito : . ,uo sentimento, puchè use scaltfoo 11 Una volta avevo un bel cavallo s<>llevandolo nel mondo· della vera vita - ha detto - ma ora è morto ,,. :;:ra;;rs~=~B~~.udc;;:.,;~~= f.:~~~;:! E si è !,Cusato. dello spettatore:sull'aereo cammino che Cercai la mano di papà e la cònduce ad ludum, al &'ioco,all'i.llwio• strinsi. ne. E invece che squadernarsli il com- .- Ti avrebbe portato fin quas. pleto a b c dei tuoi senti~enti, aiuta• sll - di!,Sj - se avesse ancor~ re lui. a indo«,lnarli, a inuemarli, a avuto il cavallo. E l'avrebbe fattc1 crearli con te. Egli vivrà allora il tuo per -suo fig!'o, perchè · tu cercavi per.tonnggio iruieme con te, sarà po.,.._ un 6g'.io. Non è cosi? !~:te d:1,!: ~~= :::nJ 0 en~:~. i;;:v~: Papà rispose a:la mia. ~tretta di nico distacco alla parabola na1uralU1i- mano. ca dei tuoi stati d'an,mo. - Proprio così. E mi ha detto Non esaurire iruomma la flUt$ÌoM che I i avrei trovato in mezzo a dell'attore e dello .1pe11atore nel .1olo te tutta questa neve. Ci ~urava. Jte.s.so.L'illwione teatrale è un'atri.111111 Qualche giorno dopo parti. Cam. ckd ha da svoliersi attivommte nell'anl– minando sul bordo della !.trada mo èel pubblico. L''illu~iiln, teatrale è dove le stoppie fanno una specie ~;.a•t;;vc::~c;i s:':e~o'':rt/;,;"::,7,::::;:; di scntierino asciutto. Nella !,pe- che schliude dinan.:i O te infinite po~– ranza che si s..1.rebbe vo!tato m: bi.lità di c~emione, dinanzi al tuo pub. fermai, ma lui tirò diritto cd alla blico infiriitè po.1sibili1à~IIU1110ne • di prima curva -spari alla viMa. Allora sogno. • mi -sedetti su di un paracarro con la pa,S.tione, che tu vivi (e Mvi t1i- una gran voglia di papà. Era co- vere) .1ulla scena, non b1tttarlo dwaquAI . me se fOS!,i di nuovo partito da·~: ~:o m~l:c::f;'~P;:7:n,:n: :;n::~ casa ed il rimpianto m:o era 1..na ferita appena aperta. * C'era un vecchietto fuori dal– la -stazione che divi5e due compa– gne in camicetta bianca, ed era mio padre che piangeva venendomi :o. contro col !,Uo straccetto di carta giallo in alto, nella mano. C'era un vecchietto che mi pre!,e fra le braccia, qua!.j addosso a due ra– gaz7.c che ridevano grasse, ed era mio padre che piangendo mi !egge. va il telegramma e diceva di e!,sere nonno, di essere finalmente nonno, di e!,Sere felice di essere honno pri. ma di morire. Allora io vidi le case della gran. de piazza Garibaldi farsi a!te t snelle, e snelle fino a sembrare grup– pi di palme africane che freme!,sC– ro ad un vento di mare; e vidi I?. panchine gremite di gente al sole, scioglier-si dag!i. ormeggi e salire col vento c11emuoveva le o;ilmc e farsi 1\avicelle di gente allegra i vi. di un vig.ie giocare con una bianca bacchetta magica tra quel!e nubi di risa e colore: cd un compagno d'inlanzla che correva in p:.sta, vidi correre in mutandine rosse per il ciclo mosso dal vento di mare; cd un compagno che !,uonava il cla– r~no dare il tempo alla danza de~le naviceile colme di gente allegra; ed un'amica, che un tempo avevo amato, adoprar6i con i suo occhi celesti e con i suoi capel!i d'oro pèr dare altri motivi al cielo i e poi cn cane bianco balzare :n alto, in ni– to; poi lo zampi l!o della fontana schioccare in alto. in alto, in alto, baci vaporosi alla gente che rideva nelle navicel!e, al vigile, al corri– dore dalle mutandine ro!,se, al compagno che suonava, alla fan– c:ulla che avevo amato .. E dall'alto ridiscesero tutte que. SI~ CO!.ed'un tratto e -sentii le risa delle due ragnzzc dalle camic<:tle colme di seno. -- Haj tempo un'ora per ripar. tii-e, e dcv: ancora. mangiare . sentii che dicevn papà. Allora mi conomicamente » i meui atti a creare l'illusione dellq tua dncerità. Al pub– pNc0 la.teerai invece quur'opera di di– viruui.One e di fan1asia, che sola può veramente farlo comunicare con te, ac– comunarlo tl 1e nell 'atte.ta .10/lrrta da tuo; evt>nJlteatrali. Anzichè asirar,e il tuo nervoso Pff• ,onastio ,u un palcoscenico, che è cod irrimediabilmente lontano da noi, eh. li stiamo a.tcoltando, eri.iilo. cosrn,i,ci. · lo qU\ nell'oscuri1à dei nostri cuori. Non lagsiù. su/le qoouro tauole, .tulle quali ti. muovi col tuo puo "- carne, ma qui, dentro di noi, è il tuo uet'O palcoscenico: Que.1to, .te mi hati. inte.~o. è anche un preludio di. critica al realismo teatrcle. FERSEN m1si dietro a lu~, che camm.oando teneva il pugno chiuso contro !a !,Chiena, e lo seguij a casa. · Sul grosso tavolo d. cucina v'era ap– prontata una tovagiietta e sopra ai p1atti V'era pa~e, carne e frutta. Mi disse: -· E' nata !,tamatlina alle set– LC, lo ero sveglio a quell'ora, ma non avrei detto d. essere già non– no stamattina a que)l'ora. Invece, alle sette ero proprio nonno. - Ed io padre. - di!tsi. - Ecco: tu padre, Una cosa meravigliosa, figi.o, Un preoio di incalcolabile valore, figlio, perchè se avrai seminato affetto raccogL.e– rai affetto. Chinai ii capo. Ma s~bito me lo 3entii sollevare. . - Ma tu raccogt:erai affetto, 11- glio mio. Poi, a tavola, quando ffii lascio tentare dal calore benefico che ho in corpo ed incomincio un r:cordo di guerra, m'interrompo alle prime parole. Lo guardo e gli sorrido. Papà m: guarda e ride. Ci pren. diamo la mano e ridiamo fino ;i piangere. ed ancora gli vorrei dire, come quando ero picc:no : - Papà mio, non morire per carità! papà mio, non morire! Ora non più smarrito, ma in un.i serena, ras!,egnata pregh:era. Angelo_DEL BOCA
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