Fiera Letteraria - Anno III - n. 18 - 9 maggio 1948

9 maggio 1948. LA FIERA LETIERARIA • La casa 1n 1 JJ'n nno c.lladma d, "'°""'" ,·cc, f)' /(} -" J _,--.. / " P o vere ~:~·!:.:r~··.:.:~;~:·~::: ::·;::;: ::i:. u i ti)~ d1 mallom ros-1 e la ch1oi:a um1<la " ~ Fu come uno scherzo ottico : le pareti s.-'-indinarono, palpitando nelle ferite dei mattoni rimossi, spruzzando calcina ridoUa in pol– vere. Per ; 'u!'Cio spalancato, ,\ngc. lo si salvò senza riflettere, e, in que! mentre, nudo e tremante, egli vide crollare !a casa, altre ca5e a– prirsi come scatole, sentì la terr:1 vibrnrc .solto le piante dei piedi, lunghi e ~ordi boati, e dappcrtullo una polvere !ent.t e den5,,1, qu,isj fumo. In quella polvere, tra nem. bo e nembo, il sole splendeva, ~1c. crescendo con ~a ,sua luce dorata e tranquilla il misterioso terrore del fatto. Angelo sedClle su una pietr.t lisc1:1, ed ebbe freddo e vergogna di trovar.si i.n quel!o stato, ridotto un'.tltra volta al punto della nasci. ta, e difeso soltanto da! nero e lu. C'ido pelame al pari di una bestia; si accovacciò sulla polvere dCl!a casa distrutta 1 e la polvere lo I i– <.ea!dava, e la sua vergogna anda. vn. scemando poichè la pe!lc ,si rico– priva di quella po!vere gessosa, C'd egli non si sentiva pili nudo ed e. ~posto. Altri corpi si mossero nella luce, ~orgendo <.la!le macerie, e im. provvis."l.mente il vento di tramonta. na spazzò il paese creando cornpat. le nuvole di polvere: nuvole vere intanto si accamparono nel cie 1 o, trasportate d! furia sul luogo del !-inistro, e ili vento successe !a pioggia torrida: Angelo fu di nuo. vo nudo, !avato dall'acqua del cie– lo, ma non avverti più alcuna ver– gogna delle sue membra, anzi si contemplò con fiducia, scorgendo per Ja prima volta !a ferma armo. nia de! corpo : lisciandosi con IC mani ,i, muscoli, si compiacque cli sentir~i vivo e di essere scampato a quella morte. Andò incontro agli altri corpi, e si. avvide che erano tulle donne. Poi da!Je case non colpite uscirono uomini con man. telli, donne con bambini appesi al petto e i capelli di,sciolti 5u\le spai. le. Angelo, avviluppato in un man. tel10, si accovacciò accanto al fuo. co, in una di quelle case. * La casa di zio Nicola aveva re. s;stito, !>ull'altro vensante del pae- 5,(:1 protetta dagli uli\•i e d.t!l'esser costruita sul fianco argi!loso d'ella cotlina, e Angelo trovò r!fugio dal. lo zio, ma poi Nicola si portò den. tro una donna, e ad Angeto con– venne sloggiare perchè a tre per. sone in una camera sola l'aria e il sonno diventano una lunga sma. nia. fredda con 1a caP'{)ella eletta dea con· e alte~e il prete e gli uomini da, ma peri feria cl~ leswni le vecchie danmll1 a morte. La genie Io guar<lava I te, fu 11 terrore della c,11.1 Poi muta c1uando accenclernno i caloriferi i dolo· cappuccio nero: il morto fu depo- C.tse non <hfcttavano, e alcune fu. ~~r!~::\: e : ,:~:\:; 11 ~ 1 ~~r::~1/ò 1la,~fa~ ~: 1 :: 1 1 ;~: 1 ~ 1 / 11 ~t;:t:~~~\~:vueov~ 1: 1:~;~;: ~ 1 ~,::r:c 6 t:~~:a~:fev: ~:11';a~.~~~::~ 1 ~~~ sto nella lnira, e la porta fu chiusa rono avvinte con catene a 1tre 1111- lanm cl.tg -1 ,.p 1 r1t1 alll· lqq::cncle d ti- nuovi infermieri Scomparvc,-o lo lastre brc. JI vecchio 1o supcva e a~petla\a dalla donna che ,sj m.:.se a piangere forzate con cemento, alÌ.re puntel. le monache m:ilate di tuLcn·oloFi agli Ji la,agna. ~oi,tituitc da (!uellc di mar- l'autunno e i c.llorifcri. Gli chiedc,:i· strappandosi la camicetta e !:.Compi. late in attesa di un giudizio defi. infermieri ul,riaconi e feroci coi mala. mo, furono aperte ampie fìne~trc, il no:·(< Come ti senti? gliando5i i cape!Ji. L'avvocato lo nitivo. Sul muro di levante de!!ri ti, fino a medici che ~i stor<larnno cli chiostro fu chiuso <lu :ilte vetrate, i ca· (< Se fos.~i un all,cro menerei polluni persuase ad aspettare e che for~e la casa di Ange!o era visibile un !un. and~rci. I parenti <lei malato <1~amlo lorlferi e i \CU1i'a1ori furono in~t:1ll.1ti e fronde! Rispondc\'a. donna, sfogato il primo dolore si go spacco, ma collaudato dal tem- -en11.vanoyarlar~ dcl~'0,,.1?~clalet1~avan in tulle le cor:oic c. in tulle _le st.m1~e, « Dunque slai Lene? sarebbe al!ontanata dal ae•e ..',·n f~or1 clall arm:id10 sh :1L1ti <lei <l•sP'a· abbandonarono le p1a_i.t~llc d1 mai_ohca « Ma non mi poi.so muovere ... son P "' • po e rnascherato dalle erbe: la de- z1a10 \'Otato alla morte e quan<lo non bianca O azzmTa, scm111laro110gli ot- qui. come un albero nella ten-a.. Ilo vece tre ,settimane trascorsero inva_ rnofizione fu ordinata con un tono potcv:rno farne a meno cc Jo accom1xi· Ioni. mes~o le r:ulici nel letto. no e fu necessario registrare la co. a!l::irmantc che non ammettev;\ ·li- gnavan 0 rccitan<lo il Mi~crerc. In tuui E i fantasmi? I fant:1smi •'i rifui;i::i• Nella cori.ia cli uomini si aniccmla• pia deJ testamento per ottenere una !azioni, e, sulla carta, ad Angelo gli o~pcdali l'otto del mc~c cli marzo rono all'ultimo piano dove non c'erano ,ano: mori,,:ino, guarivano. wfTrivano. sentenza. Ci vollero i carabinieri. e toccarono altre tredici mila lire. i.i festeggia\·a il p:itrono dei malati e corsie, 0 si annìd:irono a0l coro della Taholta, la manina, c1u:indo i ma1ati la donna apparve indemonja~a, Bastò una carica di polvere a fare ftg~: 11 ,:·Pt::!~/:~g%~:v:;~:ili d~ 0 ~:~i :~: 1 ~;:;m:i/:d~: 1 t;;~c. n;!:~toc.~:~c.~:ut:~~ a ~~~~~;a: 1 ~ 1 i~c;~:cc~i~a~ 1 ;~ 1 :ta:ia n;ci~:~, schiumando di rabbia e g-iuranclo saltare 1a casa, e i calcinacci <..O- nelle 6UC mansioni di medico tra 6tOr• pri ~ogni e interpretava quelli clegli vendetta. Ad Angelo ,sembrò di aver prirono le ajo!e e i solchi dell'orto. pi, piagati e idioli. Gran fc~ta <lunc1ue :1e~~~r~:~:er:r~, ~:lira~ioc~ft~i~~i~;:t':: altri. vinto una guerra, e prima di im. Soltanlo la macchia delle rose <:- ncll'O·Pedale il giorno dtl Santo Pa· in \rallo, però, qualcuno parlava an· ((Stanot1c è venuta la comare ... , di- p05Sessarsi della casa la fece innaf. merse dal!a polvere, e fu simile a trono. Mcs,a e cerimonia in chiesa con cora del Lrodo Jclla mezzanotte. ceva. Gli altri sap1w:1no che la comare fiare con l'acido fenico u come ter. quei fiori pompoi che vegetano l'intcrvonto ,lclle autoritù, J)'l"anzo ai C'crn in città un uomo piccoli1,Simo era la morte e f:iccvano scongiuri. ritorio infetto ,,. sulle tombe. mnluli e rinfrcmco f,cç tutti. Le mona· che era stato per tanli anni merciaio « E' pronto il brodo? Gli chiede\a· La casa aveva intorno un orti. J paesani, intorno ad Angelo, !.i che erano tutte in subbuglio,. gli infer- e venditore ambulante. Con l'andar dc· no. Il nano faceva cenno che ,i o che celio, e Ange!o ci piantò, in mez. guardavano senza un gesto, come mieri indo~•a\ano i i;rcmbiuli b\'ati e gli anni <1neto omc110 ~i era fJUo ,,em· no e indicava un malato. Tuni i;uar· 20 ai cavoli e ai finocchi, una mac. se nulla fosse accaduto, ma nei lo. ~tt~:i~a~o~na~;~i ,~:;~:~;~'~1e l~]ica~:~t: ::e <l~i\~::tl~e~,~:~:v\,~:~n:~a~•a:;;~ ~:::~;~,n:cr1~ ~~d~:~o 1tr::~1/ c;:t':~ chia di rose scarlalte, cli quel!e che ro occhi bril!ava una luce maligna: cillù i 111alutinon c'erano e l'ammini· 10 dove avesse abitato e come :1,•esse fnleo O il lanternino. Qualcuno d,ic• odorano forte e si spampanano per ~i avviarono venso le loro case aQ". s1razioue, pcrO, Ii reclutava. C'erano vi~.uto. Ma un giorno lo videro all'o· d,,,a al n:1no: e( com'er, 1 vci.tita? >). il tr?ppo odore. Fece il gallo tra gruppandosi sulle ~og!ie, o a•ff;c. gli abbonati: la mattina trcnla o 1111a· F<p,dale. Rannicchiato in 1111 Ictio 1roppo « Di hinnco .. mi 11:1 detto che UllJ le aJo!e, bagnandosi i capelli rie. ciandosi al!e finestre. ranta mendicanti. ra•ati e 1osati. entra· grande per lui, bianco floscio O rugoso, tl<nr:1 bere il brodo. presto.. I.a not. ciuti nella tinozza che raccoglieva Angelo ,si appoggiò con i.I corpo •;~~lo g::~~~:~~~Jl:cla!~•n,l:~:o::~::~e c:sa:~ guardava i maiali e i ~ani con gli oc• '.:n;,/n:I:~ J~or,~i:~:s;ivf::~va~in P~!~~~ acqua piovana, o !:ledendo 6ll lmO e Ja testa a un tronco d'albero, e, mettc,·:1110 a lello. Facevano i malati o ~:~::~isJ:;t:i::i /u~i:1;~;;soed:r~ri:o 1~ paurMi e vedevano la «comare» ai pie scranno a fumare la pipa, fingendo co~ì sostenulo, rivolse gli occhi a: i convale~centi poP'Qla\•ano le c<>r·ic, ~atirc~co. Cli parlav:mo tutti, chò tulli <li ciel !elio e l'informicro con i baffi di non badare alla gente invidio.:;;;1. <'ielo. Nuvole e nuvole, ma questa clivorarnno il pr:rnzo ~cn ito (lalle dame lo cono,Cf;\:mo. e stupi\:1110 di veder. grii;i che porgeva la ocodel1a. « ... Su Dormiva <.l lungo, al riparo dal volta non cadde )a pioggia, nè !a di cnri1ù che si commuovevano alle F-lo. J 0 lì per 1an1o tempo. bevi .. »· vento e piii l'acqua scrosciava più terra tremò, nè donne nude appar. rio inventate da e'-!'i. ha,·i:J,ano l'anello (e Sempre li? Chiedevano. E lui: Una mattinn porlarono nella conia profond'o era il pozzo del sonno in vero, nè ruote di mantcl]j 1 nè ma. al Ve,covo, sorridevano al sindaco e <( Sempre qui. Uo fatto un p-::itto co11 un Lambino si111ile a uno scheletro, cui precipitava ma ,senza alcuna dri dai capelli di,sciolti. G!i inge. a 1 ,1,e,•,•,'.to~r[oafol1,10,,c,','"'•"• 11~' 0 'a, 1 n 0 0 10 J•a:ui~or~~~ In morte. giallo di 1>ellc coi grandi occhi neri stanchezza: si nutriva di sonno e gneri e gli uomini dalla miccia ~i " .. .. E qm111<lo a,eq1 fnmiliari1.1:::itocon i nucrriti e !ilanchi. Lo coricarono in nn ]a felicità gli vo!ava per In casa '-;j_ al!ontanarono e ben presto anche e gli invitali •e n'erano andati, salta- vi~itatori su~surrava le notizie più in• lcnino accanto a quello del nano e d ,ano giù <lai !cui e correvano a ri· 1ercF-~an1· nll'O~pcdalc Sosteneva che anc•cro lì. li rci:11on·o fo sroragsiuntc. mile a un uccello domestico che a. gli ultimi ragazzi curiosi. La casa scuotere il compcmo di due lire. Ncs- E;li SJlirit\ ~•cran~ scm~rc e che ~li in· Nulla da fare. E i ma1a1i ei guarda· vesse fatto il nido sotto !'architra. era 5,parita dalla terra per la cru. snno 1 ]i loro, però, avreLLe passato 1a fcrmicri dii.triLui,·ano ancora il Lrodo vano l'un l'altro poi fis5arono il vcc· ve. Angelo toccava la calce dei mu. dele vo!ontà di pochi uomini, Ja <'a. notte ncll'o,pedalc perchè correva \'Oce della mc 1..;;anollc. chio. rj e la !>entiva clolee e fresca come sa in cui rnnta gente aveva trovato (•hc lù ocrvi&-ero spesso il b1·odo della (< E 11 te? Gli chie<lcvano. « Bro<lo, dioso 1ui. Ma l'infermiere Ja pe:Je di una donna. rifugio e aveva. atteso l'ora della m..zznnottc, ,fa ai malati curabili che «Tnutilc. ri~i:·ondC\';l. io ho f::i1to 1111 dai Lafiì brizzolati colse 1a parola e Un anno dopo circa, gli ingeg 11e_ mprte. Come avrebbe fatto Angelo a quelli inruraliili. A mczzanollc. i,n rmtto con In morte. Me l'hanno <lato, fcrmando•i in mc1-zo alla corsia g1i ri del genio civile arrivarono nella ad attendere? E dove avrebbe po- ~:rv~~·n::~:c "'~~:~;;,: i~i n~~:~~. \ ~~' \l;;·; una notte, il broclino.. disse: « li brodo bisogncreLLe darlo zona terremotata per stabilire i tuta attendere, ormai? 11 legno <li ... eva. E il malato doveva hcre. Se ne :: ~c:::1i1i qui! Non ·ono morto... :i i'i°'na1:;t~i:;~ ir~;:trn darlo, qui. danni all'abitato e fare i soliti ver. de!l'albero gli ricordò la capanna laM"iarn un poco l'infermiere ·\mp.Ja- \'on morrò più, io! ((Dovresti crepare tu. riLauè l'infer• ba)i di contravvenzione contro chi, nel bosco, tra i salici mesti del cahilc gli <licc\•a: (< Su.... ancora ... J) e L'ospedale non era un osjiizio. ma mierc, e clovrebbe vh:cre il ·r:1gazZv. approfittando dell'accaduto, aveva fiume. hi~oi;nava dcciclcr:.i ::ivuot:1re la ~co<lc]. l'ospitava per cari1ù cristiana. E il vec- « Che colpa ho io se è giunta la sopraelevato senza permP.oSso: 1rntu. Allora Angelo sì $pogliò tra !e b. Poi l'infcnnicrc ~e ne anelava e i1 chio era convinto cli non dover morire sua ora? disco il nano. ra]mente il ritardo era dovuto al!n. rovine, e Si coricò sulla polvere malato si acldonncn1ava. Per ecm11rc. e &i attarca,a all'ospccblc come 1111:1 (( La sua ora .. In sua -0ra, dis~e un larghezza della zona dQ, vi$itare e che si innalzava in nuvolette sem. :i~i,t:~no apprcs-o lo portavano al CÌ' ostrica :ilio ~coglio. Ai 1:rimi frc dii :::~:t:o.Q~!n~: ~~ri:~;àgo 111 <i 1 ~:zi::a.Emi~ :I.la lente~za burocratica dei provve. pre meno dense: c'era un 5.0le dia. L'ctlifìcio. 'igilato dai fonta~mi e M" ~~~~•a~;~:1;t:\.~~oP:~,:~!:sp:~l~rl~cIci;i:,7~ ne andrò ... Ma Ee potes~i barattarfa con unenti <a prendere. bolico, e /\ngc!o .si m.:.se a cantare ~i~tito dagli infermieri ,]ella buona mor- o~~a ~ericchiolav.i,.110co•me ruscc1li. Ma }'ora di un ahro .. 1 danni furono presto calcolati in come una cicala, per stordirsi, ma, base ai numeri catastali e alle bol. a furia di cantare sempre p:ù forte, ·~·<-.•<----..,__,·+->·<-.•<-.+->•(---.-?-i•<-.•?-i~<__,·<_,·<----·~<-.•<__.,.<~+-,+-,·<--<-->·~·<----,+--,~·<--,.<--,~·<--<E-.·~ lette della II fondiaria i, - e Je ca. qualcuno del pae~ accorse, lo vide se crollate ebbero un valore sulla nudo, sospettò dL que! canto, chia. carta del rapporto, a conclusio:1e mò aiuto. Lo trovarono accovac. d~ poche righe descrittive sugli am. ciato sulle macerie della casa 1 je bienti, la posizione e i con.fini. Ad mani incollate a!le orecchie, atter– A~gelo, sulla carta, toccarono sette rito· dalle Continue esplosioni che mila lire. dovevano certo rintronare nella sua Ma, dato che c'erano, gli. inge. povera testa proprio come a] tempo gneri vi,sitarono anche !e vecchie della guerra. case, persino quelle poste all'estre. R. M. De ANGELIS MEMORIE D' OLTRETOMBA GOETHE e MANZONI fr;s,c. Glielo dissi, « no, non soffro troppo; ma l'età! Bisogna che i 0 pren. da alcuno precauzioni, che non mi ab– bandoni per troppo tempo al lavoro. e mi tenga in equilibrio, per bastare alle occupazioni di cui sono ancora capace .. In g!oven\Ù mi hutta,•o su tutlo ciò e:Le mi intcres•ava; ora devo essere tempe– ralo e limitarmi acl alcuni oggetti». VERSI PER UNO SPETTRO 1.'w1tic 0 seme germoglia dJi luce e nel verso d'ei pr(l[i ronza il tuo sg11ard1.i. s/ scioglie il {•o/lo dalla coltre d'acqua, l'iride sfuma net pulviscolo. O caro spelt.ro, è 11n palazr;o ormai rientro la nebliia quello elle ci cJi.iude, senti il cielo geTarsi alle pareti: per gli speec11,: corrotti è sem.pre l'ora del pipistrelli che picchiano s11i N'fri, angosciose farfalle. Tn sci l'eco violenta d'un luogo: una piaz~a remota, forse una grotUI o,:•c fu'mmo prigioni tlenunti l'uno dell'altro. Ascolta In stridula ,,.oce della pica c/1e nel 11oslro rimpianto si consola. S11l muro la luce d'un ramo ai nostri risvegli era wn paese: ora C viscido il fiume che beve i lltg11bri merletti della pioggia. e' A serilorc (I.i miele, J'u,rlo dei cani l'arrossa mentre sui prat,: tra.scorri, umida ti sente sul guanciale. q1N1lc1woelle non p11ò dormire. Laggiù è la valle che ci narra al fiume, orme sbandate dal fu.tile vento dei sa}Jci, il fresco delirio dei limoni ancora c'insegue: è l'alba falsa dei sogni, il bosco vecchio dèi tuoi occhi. Siamo lorri cadute t,ra i fl.ageUi autmmali delle vigne e ,1 nostro sangu.e conti1111aa patire. Xoi siamo sol.i, ciascwno per se ì: l'albero cf1e crepita, talora uno sciame d'oro ci sfiora, forte d!olendoci co1n.e 1111 desiderio. (,'uarda la superstite foglia che trema come 11-naparola da non dire, gialla domani, senz'essere detta. Ci resta il nome che ci divise, la nostra favola che ci consuma Angelo anelò a Ruardare i mucchi di pietre che un tempo erano stati la sua casa e intravvide occhi rossi di topi, code d! !ucertole, vermi ruggino~i e verdastri; e disse ad– dio aJ luogo, al cielo, agli alberi; e sulla pianura si costrui una ca– panna di legno ricoperta di tegole cotte a1 sole, in un'ansa del fiume tra i salici. Non gli riusci di dimen. ticare la casa d.:. muro, e sempre vedeva nembi di polvere nei sonni agitati 1 e il vento gemere, e !'ac– qua cadere con accanita violenza, anche perchè ne!Jc notti di vera tempesta il legno mal connes~o scricchiolava, e la solitudine de!?o uomo aumentava inasprita dagli al. !armi insidio~i de!la brutta stagio. ne. Pensò d:. prender moglie, anzi fece un viaggio sino a un paese tra i monti ove abitava un suo lontano 1 parente. Accolto con molte feste, quando ~apevano che la casa er::i una capanna di Jegno nei boschi 1 e donne cambiavano modi e accenti, Parlico/anuc111c J,roJ,•i:io a Goethe t .stato ;,. Italia il bicnuW 1946-1947. Rc,1. w Gabctti ha trodort,:, i Colloqui col Cancelliere von Milllcr (Roma, Astro– lattio, 1946), e Barbara Al14son, col titolo Goethe a colloqu'!O (Torino, De Si.Iva, 1947), una larga .scelta di con– :;e,:;a::ioni goethia.nc. Tufh e due i tro– !umi .so•• corredati di 11ti/i note, e eo:;I il Gabttti ci:m,e la Af/a.ron, 11eUe ,;,. .sntrive introduzib11i, av-.riano bene il lettore ad asco/lart: la parola del poeta. Dalla suita della AUason riP,aduCWn10 la con-:iersQJ!;Ì01u; con Victor Cousin, dd :?8 aprile 1825. No,. t t? Goethe elle due G.lmi prima s'era a/fat:ciato olla fi11~ra, fo una vestaglia di abbo.glia.n– tc ca1uJore, al l{Wib:;o richiamo mat– tutino di Liii Parthey; "Signor van Godile!,; e aeli occhi della gWvim:tta part!:Ja un a.stro. C0t•vafc.scentc da 'Uua minaccia di po/111011itc, il poeta è me- 110 olimpico del solito, anc/11: se ben p,c.rto si prenderà la H<a rivfocita e ancora per sette a•mi diffrmrkrà i"tor- 110a sè la luce e il calore del !Jt•o gc- 11io. lntrre.ssa,itj .so,i qui i giudi::i elle d,i del Ma11soni, nu-no noti- di qucfli cl,e di soli.fo si rifcri.scona dai Collo– qui c01t Goclhe di Eckcrmann. « Sono lieto - dissi - che tr::i Io co· se di cui può occu]}'arsi Ella aLbia pO· sto la nuova lclleratura italiana cd il mio amico Man1.oni! ». <(Ah! Manzoni! - cli~se alzando gli occhi e con tono di riflessione - ecco un giovane degno di moho interesso. Ha cominciato a •·omperla colle ,ccchie regole. 50pral· lutto coll'unitÌI di luoso. Ma i mi~onci. :ti - a11cienni.s1es, <lissc Goethe, sorfr denclo egli stesso cli questa parola di Quelli erano ·;,oscelli e ba11diere f11,111a11ti d'un golfo, i nostri pensieri: negli antri del cuore talvolta fi. l'occhio triste dei passanti, la cenere delle sere, il fuoco degli addii. Quelli erano logori fiori, pi·ume disperse e il nostro abbraccio una lotta. citpn: . I sscnti io e tu, viaggialori che senza chiamarsi si rincorrono. arriva l'uno e il treno dell'altro s11apora nel f11m10dell'urlo; e invano Angelo a raccontare ciel terremoto e della casa distrutta ptrsino il parente lo consigliò a desi!>tere o di mentire; perchè una donna non .sposa per andare a vi– vere in una capanna, o se !'ottieni con !!inganno la tua vita sarà un inferno. Fu la sola vo!ta che An. gelo pian~e, sulla via dei ritorno, e le donne ]o guardavano pietose, qualcuna con le lacrime agli occhi e un calore 5egreto nel seno; ma a che co~a va!e un uomo che non possiede nemmeno una ca~a di mu. ro? Si sfogò ad abbattere alberi, a cacciare mostruosi cinghiali, a guardare il fiume in piena, ma c.empre, alla fine di quelle ri!:ichiose avventure, era costretto ad abban. donarsi a! ,sonno: e nel sonno na. sceva la ca~a - come era stata c.ul !a terra del suo pa':ISe tra gli u. livi. * Zio ;'1/'icola mori e !a guardia fo. restale avvertì AnRelo che quel giorno <'i sarebbero stati i funerali Angelo si arrampicò per i vcr,santi scoscesi, e in due ore giunse al paese, bussò a!la porta di queila ca!-a. Gli rispose una voce aspra di donna, che evidentemente aveva spiato il suo arrivo: ,1 La ca<.a -.petta a me d1e l'ho a~s;<.1ito e -.o. no sua moglie dinnanzi a Dio"· Angelo non volle fare seanda\i, per onorare !:.i memoria ddlo z-to, f11 la r-cna che smemora dal monte, fa colomba che crolla dal swo volo Alle undici an<lai da Goethe. Mi di•• e io naufrago eh-e cerca. la riva. l'uno atten.de sul niolo il battiello dell'altro che a ri'va già saluta, chi entra non sa l'altro che scende, 6Cro cl1e il sisnor ministro era indi• suo conio - non vogliamo tapcn1e. Es- Vedo d t110 corpo levarsi come /11rw dal colle, dorarsi Ira {di'. ulivi, chi doma,1da non sente l'altro che dice. Ospite l'uno, l'altro messaggero c'incontriamo nella m.ente di noi stessi. sfJ'()sto. Rimisi al dome:tieo la lettera del signor Hegol e mi ritirai. Avevo già percorso mezZ:l la strada quando di cor,a mi raggiunse il domestico, per dirmi che il &ignor von Goethe deside– rava vcdem1i. Risalii la bella scal:1 or– nata cli stucchi e di piccole statue. o fui introdotto nella galleria, do\·e otto anni fa avevo avuto il piacere di 11:•·· acggiare in su e in giù col poeta, JJOi da questa galleria in un salotto dove mi disrnro ehe Goe1!1e verrebbe •uhito. La porla della galleria 6i riapcr~c, e vidi un vec1·hio, d1c però riconobbi IO· f;to. Aveva una cravatta in colore ne– l'lii:enttmente legat.1. pan1aloni di p:1n· no 11rigio, rl'<ii,1gote azzurro 1icuro, Cl a ;i rapo ·roperto. E che testa! Larga, .1ha, imponente romc· c1uella del Gio\•(' Olimpico. Avani:O lcntrimentc, mi .'.lll• dilì, 1111 "ofì1 " \ i ~i ,-('rli•11c al mio fia11c-0. A op1i parola cht; dice\':,, tossiva, la <suavore tremava. A.~coltandolo lo i;-uar• 11ni altenlamcntr, e JlOtei mi~urare la dev,1•tazione che otto anni avevirno pro. do110 in quella Kfsnrlo e forte fìgur:1. Oi:ni p,u·ola i;li ,·0~1,.\u; ,_.rt-v:i d,e -nr -si gliene vollero; epJ)'l1rc il suo se.irto fu pieno di misura, e ciò mi piace. E' un bcll·e•or<lio. D'altronde questi <lis· Libero De Libero sidii ci 8aranno sempre, nè danneggia·'------------------------------------- 110; bisogna che ciascuno faccia a mo- do suo. Sì. ho ricevuto l'Adelchi. '\'o ro1.z:1. Guardi Adelchi. è un rnr:iltcre ho anzi fatto un e•trntto cbo for,,e pub– blicherò :.e ne avrò occasione. L'ho ben stu<liato. Vi son cose bcilis,imc. Non inventato da Manzoni ,i. Gli di~si un po· commo-co: (( T ~en• timcnti ili Adelchi morenlo son cp,clli amo fermarmi ai particolari; !'ernprc al del Manzoni ~,e~'o. Manzoni, l'he è pur tutto bi~ogna p.ia1"(larc. Ma aspoUi uu sempre un lirico, in Adckhi h:t dipin- po': si ricorda cli rruel soldato lomLar• do prl!~~o cui si riu,Ji-l"Ono i conr;iurati o che non pen~a l"hC alla proJ>Tia cle– va1-ionc? Come sa "olgerc le co,c a favoro suo!... Come fa servire i elise· gni di IU\\i al S110 •oopo! Poi alla corto (li Carlo Mai;nn lì ngc di ))rotcggerc co– loro (·hc ha tradito! Sì, Ma111.ouisi al· tiene alb ~,oria e ai pcr~onagl!:i rcoli che es-a forni~ce, ma li :1vviciua a noi danclo loro una pcr,,onalitil, dan1lo lorQ i 1101,tri;cn1irnenti umani, anzi acldirit. tura Jibcrnll, ed ha ragione. Non ci si può inlerc•sare che a ciO rho un po' l"i ra~~omii;lia, e non ai LomL~rdi o 'Longobardi e alla Mrtc ,li C:irlo Ma· .;110:.. d111rert~~ ,q:,r~bbc :w po' tr·;;:ppo lo ;;e ~re-~o ». C( Ah. davvl"1·ò? D:1 mol. to 1crnpo ho aP'J)rc~o a l'OnOsccre la ~ua anima e la <ua ~c11<.ibiliti1 attra,cr~o gli Inni .«fieri. E' un catlolil'o i11J?:f'1mo r , irluo~o ». \.(1111e :unir,> di 1\lanznni gli esprt:~si la rnia ricor1o~ccni'.;1p: rrhli a\'C\'a avn· IQ la l,ontù ,li ,lifendcrlo eontrn la rri- 1 ica del ,, Quartcrly Re\ icw ». Mi ri· l'!po,t· ron un arrcn!o di profond11 ,in· cerilù: << Lo ~1imo mohn. fo s\imo mol• IO! Adelchi ;. 1111 ari;omcnto cli JYiùam. pio respirn, m:1 nel Cr,,ue di Cflrmw g11ofo r.'è molta profon1li1ù. E la parte lirira ;. l'O!<i hrlla rhc qui•I moligno crilico inl,(lc,e- Pha !01lat11 c fiu lr11• dnlta >>. Gli annunciai che Manzoni sla\'a scfi. vendo un rom::inzr, dove snrehgc più fc. ciclo alla •toria cli Walter Scot1 e ap-pli– cherebbe rij!:oro~amentc ·i suoi principi intorno ul rOl)lam;o ~torico. C( E quale ne è l'argomento? » te La Milano del secolo dccimo~esto ,1.(( La ~lilano .del 'ecolo ,lccinio~e&to! Manwni è milanc. ~e; avrù ~tudiato a fondo quo] ~ccolo. Se Ella vedo Manzoni :;li dica c1uan10 io In .stimi e lo :uni». Goelhc era coi.i affaticato che in co· ~ricnz.i 11011 potevo prolungare il collo. quio. i\li alzai e gli ('hic• i i ,uni or<li· ni per P:1rigi. Hispo~c che p'T il mo• mento non :ivcva nc~~un i,warico ,la clnrrni. (< Ma creda • di.s~c guardando• mi coi •uni ocrhi calmi e pcne1r□nti - "ho m'inlcrc,;so mnho n Lei, e quando ~arù a Parigi, mi dia ~uc notizie». Poi inrhinò r!o]r(•mcntl' la uohilr 1c~ta, e in VIC:rmi: COlTSI\ Eà ccw, a. mo' di -posrilfa, dur pani <Ut Cance/lki-1.> :,m .Mùl/n-, n's/}rtti:,a– rncntc del 16 d•'cembrr ISZ2 e dr/ 13 aeono 18.?7: (1 E&li (Goethe) mi mostrò un·e~em• plnrc dell'Ode di Manzoni .sulla morte di Naroleone. e la sua nuova tragedia Ad<'lclii, con la dedica a Goethe: ((Tu 11()11 mi ~ei straniero, come un astro amico il tuo nome giì, ha illmnin:ita lo mia giovinezz.::i,e quante volte ho guar· dato \'Orso di te, •ono ~,ato proteso vcr~o rli te in a~coho! ». ...Poi. ricordanclo Manzoni. !lic-ùiar(\: e, Sfl fosi;i 1:·iùgiovane, tradurrei i Pro· me.~siS1,osi nello .<:.Ics.so modo come ho fallo eon C::eltini. Nel tradurre non lfr ~ogna <:.ohanto :1,vcnturar3i in una lrnt. lal(lia immediata co·n la lini;na slranic· ra. Oi~ogna avvicinar·i il più pos~ibilc n ciò ehc ì: intraducibik, e rispettarlo, l!,ercb(' lì ..,,a il "alore e il car111tcrodi una ling,n11)). Pagina 3 L., notto vide la comare EiCdota si piedi del leuo. ((E la falce? le cl1ie..c. ccL'ho lasciata vicino al letto del ragazzo. Con la lamv-ida. ({E perchè c'è buio? << PerchC ho spento lii lam,Pada. ((To lo porli ,ia? <( Si. r( ,\~p, lii il brodo? « .Ah, Compare, lo sai anche tu che <111c~1a i;toria elci brodo no_n è vera. Pcrchè ne p.irli? ((co~ì ..... J)t.T ,chcrzo. ((Ma gli nitri ti creclono. « Lascia che credano .. 1t lo non ho Li$ogno del brodo ... Però tu. stanotte nou ti senti bene. ((Sto bcnii.-imo! Urlo il vecchio. (<Ma.. (< Bcnis~imo! ottimamente! ribatti: e fece pc-r alwrsi, ma le ossa gli ·cric• chiolarono e lo tcnn~rò inchiodato wl Ictio. L.1 comare lo \ iclc sudnre e di.,– ~e: ((Ilai paura? (C Sto bene. « Ti ho cl1ie~to se hai paura. «Si. « Sare3li pro1110a bar::ittarc In IU.'.1 or:1 con quella del r:1g:n..zo? Il nano indugiò a ri.'JYOndcrc _poi dis· ~e: « No. JI rngaz1.o... è meglio che se ne vadn, prima che abbia modo di al• larcar~i a (j\lCSto malanno. « Quale malanno? << La \ ila. Non l'ha c.1uosciula. ~– meglio cli<' se ne v:ida co'Ì, senz:i co• noscerlu. (< E la madre? (< Non lo \·Cdril soffrir<' (JlU111~ dovri', veramente ~offrire. <( E la barauerc~ti. l'or:i con qualche nitro? (< For;;e... ,-e fos•c proprio ncce~ario. La mal! ina g-li infermieri portarono , ia il rag.'.lzzo, morto. La madre urlav:i e si clibatte,•a. J malati guardav.1no con gran<li occhi allerriti. li nano fu t!lci• 111rno e scontroso. L'infermiere gli ebiese ;,e fo,"Sc in collera. 1< No, fr Sj)Ose, penso )). Qualche giorno apprC6so portarono un ferito. Era un f}Cfcatorc di frodo che avcrn indugialo a scagliare la bomLa nell'acqua. Aveva trent'anni. Un mala• t0 di&:.e: ((Quando guarisce 1o ficcano dentro». E un altro: ((Se guarisce ... e< E il nano: « Guarirù. La none vide la comare ai piedi del Ictio. <( Bè? che i;i fa? t( Non lo vedi? l<Sci pronto? « No. << E pure ... « E 1>ure.. tra una settimana t: fo festa del patrono. « E per la fe.ta del p-atrono vuoi b. ~r.i:irlo morire? (C Scegliene un'ahro. « No. Tu mi avevi eletto... « Ma è proprio arrivata l'ora per lui? « Giù. « Ho ))Qurn, co11fessò il nano. E su· <lava. (C Ha tre figli, il ferito, di 6C la cn· mare, ha moglie e ire figli, piccoli .. « E perchè ha prc•o mo&lie? « Ora ce l'ha. « Pcrcliè ha voluto far figli? < (Que:E.tonon ti intcresi;a. «Lo so... Ora vnrrcbLe fu pena ma il patrono? La comare si alzò. Era ahisoima. Ac. canto a lei apparve il patrono. « Dunque, pensò il nano riconoscen• dolo, è pt"Oprio &imile alla statua. « E i ma1ati? chiese lo storpio accosciato e l'uomo inginocchiato, quello con 11. testa fasciata? « Eccoli, disi,c il patrono acccnuan· clo a]la corsia. La eomare si ritirò neJ. l'ombra. La 1uce della ,:ua 1ampnda il• luminava il volto del Santo che sor· rideva. « Sci sempre venuto qui i] giorno della mia festa .... cc Venivo per l'obolo, confessò il nano. « Lo so. Ne avevi bisogno. Non t.ei ancora sianeo? ((Si, Ho camminato troppo quando facevo il venditore ambulante, ((E m,1ngiavj r.-oco ... ((Mangiavo molto il g-iorno della tua festa ... Ho camminat-0 per giorni e per nolti con la cassetta sulle ~palle, Ho camminalo troppo .., Ho dormito nei pagliai e nelle prode dei fos, i. La ra~• setta mi faceva da guanciale ... « Dove l'hai messa? « L'ho venduta. Non mi !erviva più. Mi han dato venti lire. ((Abbastanza. « Si, per quei tempi ... Era di legno cli pino o odornya di resina, e di colla. Ci stavano dentro trenta quadretti, si· mili a scatolette ... Attorno alle imma• gioi c'erano i fiori di stag-nola colorata e di squame di pesce. Li facevano le Cnp1mccinc e Je Clarisse ... Erano belli .. « Ne vendevi tanti ... « Si. Ma qu.1lche colta li Larattavo. « Lo so. Con 1c !Ctolc dei maiali. Oh! Non :1vcr vergogna .. Dovevi vivere. « Già·, vivere ... &o un nano ma ave· vo tutte le forze. Un giorno mi ag· grc<lirono, mi strapparono In casseua è mi portarono via le scatole ... E mi pk chiaro no. « Ilai perdonato? <eSi. (e La 0 cia\·i i paesi all'albo .. « All'alba ... D'autunno c'era nell'a· ria l'odore clclle alopJ)ie .'.lrse baena1c daH:1 rugiada e pa.'ls:inclo vic:no agli olivi senti\'o quel suono ... che non ho rnntito mai più.. Il ,rumore del latte che ~chizza dal cnpczolo della Le.stia nel secchione di lana. Poi sorgeva il aolc e c'era tanta luce ... tanta luce attor. no ... A Bora il patrouo gli si a,•vicinò e lo prei,e J}er lu mano o i,;li dìs e: << Vieni. II m1110 sahò giù clol letto, asilo e arzillo, ~ camminò senta scnlirc clolorc alle os~a.e eenza •cricchiolii. J_, comare andò a raccogliere L, falce accanto al letto del ferito e spense la lampada 11crcliènon c'era 1>iùbisogno della ,11:1 luce. li 11:lllOvedeva tulto chiaro come ciuando il solo !!Orgcva dietro i m-On1i e lo coglieva ullc ;:;p:,lle per le- &lrHcll:': <li c:ampognt1. Giuseppe PAU

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