Fiera Letteraria - Anno II - n. 48 - 27 dicembre 1947

D )l"O /'ahbondanlc nevicata nottur. na sulla città padana, nella mat– ~inaLa 5quadre di spalaLOri avevano UbctaLO 1 più impananti ir,croci Cl.elle vie. le soglie dei palazzi e d'!lle boL– teghe; e adesSo che si avvicinav;:1 il cn::puscolo della sera, neJlc ore in cui di solito og-ni traffico e attività co– minciavano ad affievolirsi, si vedeva gc.11te invece che imbacuccata ìn pc. s~nli pas.rani andava in giro soJlc– cna, attenla a non scivolarP. nei passi in cui la neve non era st.."1.tasgombra. ta. Nel vo.:;tiboio del Teatro, fra s'..tW• chi e dorature splendenti alla luce cli sfarzo.si lampadari d.i vetro, un nume.. roso µubblico :incora eleg-ante matirra– do gli ombrelli e le ..riar,-,.. e i c~o– potti che lo imbottivano, si arfo\lava animatamente. Erano fanatici di mu– s,ca arrivati in anticipo sull'ora srn– bilila, e dimenticate le quotidiane pe– ne della g-uerra mtendevano ora lir!t1 che venisse aperta la sala ciel 1emro. Duccio eh 'era nuovo di quella ciuà 'ii trovava in un disagio che neppure.la compagnia del suo amico Angeli ba– stava a vincere. Voltandosi indietro per il freddo che penetrava dalle ve– trate g-irevoli <lell 'uscio. vedeva scc..m. parirc a poco a poco nel Uuio la pia:,. za della S1eccata tutta conerta di neve e qua e là allraversata da caute om. bre frettolose. Ben presto in quella oscurità venuta come un 'ostile pre-– senza ad aceovacciarsi fin presso agli ~calini dei teatro. rimase appena a di– sting-uersi l'estremo chiarore della neve. Nè le 6pinte nè il brusìo de1ta folla riuscivano a distrarre gli opachi pen– sieri di Duccio. Benchè ascoltasse con .attenzione i discor.si di Ant?eli apprez– zandorie l'antiea cordialità, dovcvll riconoscere che il suo amic-o era trop– po mutato da queg-li anni pi.sani in cui seduti all'ombra dcJ Duomo o del Battistero, della Torre o del Campo. !.anto candi clissi mi di marmo sul1a ve1dura del prato, o in riva ~ll'Arnu indugiante con ampli.ssima curva a traverso la città. si i;i;arribiavano con– fessicni e speranze. Ang-eli era divt.·n– ta'o molto oiù robusto fi~icamcnte, ,. !'icuro di sè; ma aveva pure acqui– ..stato un che di comune- e medioc1 -:. Duccio in fondo 10 .sentiva estraneo, poco meno di tul ~e le altre pçrsone che si ur 1 avano e accalcavano in quel ve– stibolo, d·i out~! siQ"nore alto dai Cé1- p«>l!i r:ccioluti. per esempio, il qmlle aveva prima salutato AnR'eli da lonta– no ed ora g-li si faceva accanto !-u:,– surrandoQ"li qualcosa all'orecchio. E l'altro si abbuiava improvvisamente, e con freddo sorriso poi deviava il di– scorso. chiedendo!!li da quando \n qua avesfe imparato a frequentare concerti. Qui fu il ~if?nore allo a con– fondersi un poco, ma rispose simpa– ticamente che ncn avrebbe deuo la bu– gia cli esser divenuto un intenditore; ma Ja fame cli Rllssolo era troppo piì.1 grande de:Ja sua incompetenza. Quella mo:if"Stia era sino~ra, e Duccio 10 guardò con simpatia. Intanto si av– vicinavano alla sala del teatro ch'era stata finalmente aperta da alcur.ii in– servienti in uniforme, e potev:1no già vedere sul palcoscenico un ~rande pia– noforte a coda con l'ala alzata di eba– no lucidissimo e bianca tastiera di avorio. davanti ai palchetti dP,.c;;Crti e alle vuo:-e file di poltrone rosse. Accomodatisi anche i due amici, si vennero a trovar dietro a un 'ado– lescente con bionde treccine e gros~r. lenti da miope. Accanto a~ lei era se– cluta una sienora anziana e impetti– ta ma con l'aspcno d'i,stitutrice, che= l'ascoltava parlar\!. " E' molto malato, -_conduse infine Ja rag-azza con una strana voce indifferente, ma i.i ostina a suonare ... 11. Qui sembrò racco.g-1.ersi in se stessa; ma prima arcuò la mano in aria rapidamentt:, articolando le dita come sopra 11".l:t tastiera. In quell'inconscio g-esto del– la mano, sul viso· bianco e smae-rito, in quce-li occhi troppo grandi dietro g-1 occhiali di tartaruQ"a, era f: :i.c.le indovinare lunuhe ore di studio al pianoforte con lo scaldino accanto, mentre il nebbione cancellava 0e--ni co~a fuori della finestra o la neve vr. niva lentamente coprendo la pianura e u1t1e le vie, le oiazze e i;li edifici della città, camuffando da vecch·a Ilcfana il mezzobusto di Giuseppe Verdi nel cortile del Conservatorio. tra i g-iovini abeti oscillanti sottc, il suo candido peso. Invece Angcl non si accore-eva della raQ"azza. t' adesso che nella sala ancor semivuo ta non aveva pili il sosoctlo di :d 1 r= orecchi a' tePti o cli visi troppo v1- . cini, si abbandonava a un suo rab– bioso cruccio profondo. Tut•:1via quando volle parlarne e sfog-arst·ne con Duccio abba~s(\ la voct. 0uell'1m. mediata confìd<'nz.a .scaturiva dalla fratrrnità d'una volta. e rimaneva tutrnvia quasi senza raJriOnc, :Zrrttui~ ta: 11 Un oartie-iano. un mio comp·•. g-no di partito. Si é ucciso in carcere stamattina. Per non rivelare altri nomi. c:wisd, dooo quelli che f!li avevano <.trnonato con la tortura ... Anche là dentro noi abbiamo infC'r– ma,ori: sappiamo tutto noi. Si è ta– g-li:1to le vene con unn lametta da n:F..RA LETTEHARJA CONCERTO barba. Un mio compagno cli p,1rtito, lo arrestarono. Stamattina l'hanno quasi un ragazzo ancora. Sce~" in citt3 domenica: il giorno appres.so trovato disteso in un lago di sang-ue, con le braccia intorno alla testa ». Aggrottò le ciglia e si voltò indietro. con un certo modo abhandonato d1e non _er~ mancanza cli c?raggio, ma coscienza che la lotta s1 faC<!va sem– pre più dura. Il Leatro 6j era riempito in ogni ordi1!e di posti. Signore giovani P graziose, quasi sdraiate ,sulle po(tro– nc t~oppo c_omo<le o seduce nei palchi con ~I gomltO appagg_iato al parapet– to di velluto, ch1a,:ch1eravano, sorri– devano,. con il foglio cld programma tra le bianche mani affusolate. Eppu– re, quel pubblico mondano, oltre che t..lalla curiosità di conoscere il ùivu R_ùs~olo, era accomunato eia! più le. g1tt1mo desiderio d'interrompere per qualche ora l'assillo della guerra già p~;duta, della morte irridente a c..i:;ui ptu onesta speranza, delle delazioni e delle sevizie. A Duccio però era 1 ;. mru;to in mente il giovane carceraM che nella sua cella aveva aspettal..., l'alba con una lametta in mano, e ;;l primo chiarore apparso all'inferrj,1ta aveva preferito condannarsi d'un col– po all'oscurità definitiva. Su quella ribalta invere un altro g-iO\"ane, un pianista di fama mondiale, sarebbe apparso tra qualche minuto a man– dare ancora una volta in visibilio qualche migliaio cli ascoltatori i un altro giovane di qualche anno piti grande del povero morto, e r.he nulla avrebbe mai saputo della tragedia ,·hc si era compiuta quel mattino ne!L1 città, in un'orribile prig-ione dove co– me agn<'lli venivano poi S{?Ozzati i suoj migliori compatrioti. Ce1ebrt! e fortunato, Rùssolo; e hellissimo. SI• t:.ra anche bellissimo, secondo l'affer. mazione di Angeli che ne aveva .sen– tito 1>arlarc eia più d'una sc:ttimana. Quell 'att~a impaziente e quasi fana– tica, quel discorrere di un sol uomo per tanto tempo, ebbero ra~ionc an– che dell'apat:a di Duccio, che un po' irritato cominciò a inunaf?inarsi un biondo f)=anista delicato e con dc,lc1 occhi azzurri. ma~icamemc disceso da un aristocratico salone dell'epoca di Luiyi Filippo, quan<lo pianisti '!rana rerò e-li stessi itr:tndi compo– si tori e il fanatismo de1 oubblieo ave. va Uf'la p:ì1 alta t?iustificazione. Un apolauso fra<:?"oroso lo sveg-1iò da quelle fantasticherie. · * IJ divo in frac era proprio elega11- te, ma nient~ angeliche biondez7..(! nè romant.ci lang-uori. Non più giovanis– simo e di mediocre ..statura, bianco di cnrnagione e con neri capelli corvini l1sc.ati all'indietro, rivelava una po– sitiva maschilità mondana. All'ova– zione del pubblico ri,spose con un cen– no del caf)O accompagnato da un pal– i.do sorriso sforzato, e sedette al pia– no premendo una sull'altr<'I. 1e palme delle mani, incurante degli applausi che a DCCO a poco ,;i '1ffìevoli vano. S1 affievol.vano ma non si speg-nevarn.,, ed ce-li voltò il CHpo lentamente a guardare la sala come cercando qual– cuno tra g-li spettatori. Gli occhi un p0' rluri br llavano nerissimi sul vol– to pallièo. N<:1 silenzio carico di al• 1esa tutti tra'tenevano a respiro, e R ù~so1Q finalmente al.1:ò le mani ..;o. ora la tas11era. Beethoven: 12 Va.. r"azicni in do miu. EsPoneva il tema musicale con cristallina nitidez7.a 1 b~n misurando oQ"r:i ripresa. Benchè qualche muscolo troppo tet;O del vol– to P'l1 desfe un 'esp:-ess:one un po' in– Q"ra1a. il suo intero attcg-g-iamcnto era d forza tranquilla, di assoluLa pndro– nan7a <li sè. Si capiva che la presen– za del pubblico non po'eva molto con. tribuire a oue1 raccoQ"limento ch'era piuttosto abitudine severa. Ncso:lir rs'rnnco corno acimento, ncs,;un:1 in– feriore civetreria s'infr.,mrncttcvano tra l'esecutore e il pubblico. A1ni e-. rra crra 1 a 5=ubito un'ìntes..1 intima e nob licSsima tra i due. pcrche l'i pi– raia n1riclezza dell'esecuzione aveva rao·to e-li ascoltatori. Era cvidc:it<' la suf)"r orità di ouel p:ani~ta sug-li altri che Duccio aveva Potuto a~col– rarc Il suo imJJt:Q"llOera strettame11- tc mttsicale. s,en7,a la minima conc-es– si011e al v·rtuo.sit'.mo. <> il suo rocco c'olc-iss·rno e in5=ieme robusto: e O!?ni cooa era contenuta in un'e.<:<'11,p 1 arc comoos:ez7.a di m-0vimenti. 0:ov'cra sv:!.nito il lanf!'uido p·rini:-rn romanti– co :mmru?i11atn dal pubblico? Ecco in• vece un mo~erno e Preciso intcroretr di ouellc Vn,,,iasioni c-he Beethoven avC'vri co-icrp:to com~ drammatica manifc~1az'one di effetti armonici nartirolarmenfp e'eniali. Anchf" ron la <.ua forura che rivelava un ·oadronelZ'. g-iato sforzo, Rùs,solo infondeva neJrli di ascoltatori un '-esaltazione potente ma calma, avviandoli ~ull'orma beethov~– niana verso una speranza senza tra– monto. Og-nuno sen7,a urti violenti era ,stato R"ià tratto fuori dnlla con– sueta mediocrità d'animo, e venivu spinto sempre pili in alto a riLroso so– pra un'ampia corrente fluviale. Pt"r mezzo di sempre nuovi sviluppi il te– ma veniva sollecitato con un'oslina. zione fervorosa, con il medesimo im– peto ritmico dell'Appflssionatn. E 1~ preoccupazione dolorosa della g-uerrn, le angosce delle persecuzioni, dei di– sastri e de~I i orrori Se torna vano in mente qualche volta ad alcuno, er:u1u però vinte e beffate. irrisP e travoitc da quel! 'impeto g-eneroso. Finchè lcn– ti,ssimi accordi diffondevano un st:n• so cli solenne smarrimcnlo, evoca,,a111) PAOLO MARLETTA ~la ecco entrava Rb">snlo per la ~e• concia pa:ne del breve programma. Chopin: Sonata 1 in si ~em. min .. D~ po le prime batl~te l'animo di ognu– no ~ià seguiva docile il piani.sta nt.J– la penombra cli sentimenti che si ve– nivano lenti discatenando dalle scgr~ te radici dell'anima. E Duccio su~. sultò per un lancinante pensiero 01 morte, per un 'osst.:ssione notturna che lo :-iveva spes~o incalzato senza che nessun precedente avvenimento lo g-iustifkasse. Erano g-ià segnati il suo g-iorno e la i=:uaora, ma e{?li 11011 avrebbe mai snputo aprire quel libro alla pag-ina giusta. Pur f,!'iovane e pieno di forze che avrebbero voh.ito f!'iOConùamentc ospandersi. aveva tut– tavia queste improvvi,sc cadute di al. ta tristezza. E mentre il dcppio mn- TRE POESIE di ELPIDIO JENCO 1'empo di guerra Perchè dai solclv,ì il balzo dell:'allodotµ, "'°'" porta. sui, nell'atta luce, ad archi d,i can.t,o, lo stupor dei fiordalisi e dei rossi papaveri tra il grano? Il flllcl1etto J allai. poslll entro i su,0i giri. Pallida. c,·,omc ,wi sembra l'estate, or che ,Vi lampeggio de/ltlJ falce ha s-0nn.o nel buio delle stive, e 110n rricceude nell'attesa, granita. <l·eU.e llriste il g-ra.n bn,rbagl:-0 deffo_ mietitura Di_luvi Grande festa. dell'anima. Nei campi in abb.arndono tra filari spogli che il lanco tram1Uò lringo l'estate in 1m son110 verdastro di J,aduli, riappare un. arat.ro con due bovi e -un 1,om.o, dietr<>, a reggerne la stiva. Tale, dopo il dilllruio, la colomba, d'un bianco volo serc,umdo l'acqu.e.. sopra il ,l.cscrto gurgitc, alla. tcM'a confidò la placata1 ira. dli..Di.fJ. Capriglia di Pietrasanta, 21 :,t:ttembre 1944 primo g-iorno dopo Ja liberazione Autunno A u.,i cader di libecci, arde ,wll'o,.o caduco dei pinùglioli, sull'acqne, l'or;io rosa dei uitf~·. E' 111wr.1t1 lima~ La falce s 'alcerà pre~-lo su.; monti a scovar, tra le selve, soJ.to i m1,ccl1·i, bruni boleti, e un chioCA.:oliodi rivi. Batte al cuoro dei nidi 1m dolce sangrie che ai giovinetti i g-randi occhi socchù,de ai sogni ed alle tu.e lusi11;rhe 1 a.m.Q're: chè a queste calme volwllù pei Ja.rghi del settembre si sfanno i sogni b-rc'<Ji in fola.te di uccelli fuggiti-vi; e la fr<ml.e che, gitl stanca., si ruga d'ombre al declino suo grigio, per pene che ad acqua e a ver1to abbia dai te patite, p1tr p.nco aspetta un tu,0 ra.m,ingo volo. ombre che svanivano una nell'altra senza pur dileguare. E un dolore pun– gente si levava dalla variaziom~ .sue.. cessiva, un'ossessione che in sè aC"Co– g-licva ogni pii1 grave turbamento del pre5ente, del passato più fortunoso e remol'o, del tristo futuro, e solo cede– va nel Finale turbinoso, quando .ai lamentosi pianissimi succedeva il for– tissimo delle ultime battute. I grandi· applausi solo in pane riu. scivano ad esprimere 1a comm07.iu11e defrl1 spettatori, che tutti sembr;ivano aver guadagnato un accrescimcn10 nelle cncre-ie dell'anima. Rùssolo rin– {?raziava inchinandosi con una mo:::.sa meccanica, abitudinaria; poi spari svelto tra le quinte. Ma poichè g1i applausi continuavano dovette tornu– re alla ribalta, e ring-zaziava con il so– lito inchino trop1>0 rigido; finchè a paco a poco cominciò a ~orriderc con ma1?1?iore cordialità, con più viva animazione .sul volto pallido: la .sua riQ"iclezza si veniva sciog-\icndo, loc– rata e vinta dall'entusiasmv de1 pub– blico. Quando finalmente gli applau. si ebbero termine, un fitto cicaleccio Si diffuse per il teatro. La ra.1?3Z7.u dalle trecd ne bionde, con i I volto ac– ces.o e g-Ji occhi 5Cintillantj dietro le trrosse lenti. sembrava quasi bella. DucriO taceva; però la solitudine del. la città estranea era g-ià stata vinta. Il calore de) pubblico aveva trascina- 10 anche lui. 'Vinumto si dispiegava come un 'an. gclica voce suprema da que1lo stru– mento un po' lugubre di ebano luci– dissimo, Duccio credeva di ,sentire una mano che afferrandolo per i cu– pelli lo trascinasse sull'orlo del burro– ne in fondo al quale erano segnate le sue ore, cd egli con sg-uardo ansioso non riusciva tuttavia a scoprirJc. Si trovava di fronte al suo destino chP– con ritmo incalzante gli .si concreta– va in una successione di negre imma. gini che avrebbe anche pOluto tocca– re stendendo un;i mano, ma non certo svelare e riconoscere. Eppure, quel- 1 'abisso veniva presto perdendo la sua orridezza e iSi mutava in un malinco– nico richiamo quasi domestico, in un invito di pacata accettazione. Si sa– rebbe dello cl~e non fosse pili gelida la mano della morte, e vcn.Sse acca- 1 ezi:rnclo ogni fronte con sollecitudi– ne materna. Chfamavano anch'cs~j presentì gl'invjsibili spiriti dipartiti; c_cl_i quel muto coro una voce era più vJcina, e pur sollevata anch'essa nel– l'infinità dell'eterno era ancora affati. cata cli questa vita. breve: la voce di chi all'alba St era ucci-so nel carcere e avevano trovato riverso nei suo san{?ue. Nella fant:1~ia di Duccio la scena pietosa tornava adesso senza crudezza, a1\lmata da quella musica che a\"Vo)g-eva il ~iovane morto in un canto solenne e pur tenerissimo di rimpianto per i propositi incompiuti 3 e i dtlSideri ch'egli aveva dovuto ab– bandonare al J:mite del buio. Ma an– cora una volta il ~uicidio di quel ra– gazzo ;icqu.istava una lucidi1à osses– siva. Gl'insistenti rintocchi deJla \,farcia iunebre evocavano il voltv 01 qut:J g-iovinctto c.ht : per non tradire ;iveva prc-lerito usci re si lenziosamen– le dai mondo, e tuttavia con spanta. neità infantile aveva alza:o Jc braccia per coprirsi il volto, come a difendèr– si da un 'orribile aggressione. J I v,so del piani~ta E;°impcrlava di sudore: stille numero~e g-li scivolavano sem– pre più frequenti dalla fronte, gli scorrevano sul naso fcrmandog-lioi al• l'orlo delle narjci. Ogni altro al .:,uo posto sarebbe apparso ridicolo. RU.s– solo che doveva pur esserne tormen– tato non sembrava accorgersene e con. Linuava perdutamente a suonare, pal– liùissimo e con rosse orecchie jnfo– cme. Allora Duccio rammentò 1e pa– role che la ragaz:cma bionda aveva detto all'istitutrice: 11 E' molto mala– to; non dovrebbe suonare ... 11 Rùssolo era dunque malato, forse allo stesso modo del musicista di cui eseg-uiva in <1uel momento la marcia funebre, e sarebbe morto in breve tempo se non avesse smesso j concerti, e forse era _g-ià tardi. Ora si Duccio capiva pcrchè i I programma fosse cosl breve e vi si raccoman <las.sc esplicitamente di non chiedere bis. Che tritStezza. Le orecc-hic infocate, il volto pallidissi– mo e quasi di ccrn, quelle e-acce di sudore che gli scivolavano dal naso come se la sconci a realtà 6i volesse beffare d'una meritata fortuna, non erano che una troppo chiara prova della malattia, la mani fcstazione di uno sforzo sproporzionato alle po!-Si– bilità. Rùssolo era condann;1to. Quel– la musica che sollevava ogni asco1ta– tore in una reg-ione di disinteressata purezza, aveva per lui invece anche un'immediata rkSo~!'llza psichica, lo toccava nella sua consunta fra~ilità: forse con trista civetteria eg-li dedica– va quel funereo canto a se stesso. A quel sospetto una profonda pietà si ridestò nell':inimo di Duccio, e non solo per il pianista ma per se stesso e per tutti ; ed ee-li ebbe la certezza che a1 limite dell'ombra quel {?iovane cosi illustre e sventurato tendeva in. consciamente le braccia allo scon<r sciuto ra(?'azzo che per la oatria si era sacrificato, e si abbracciavano dietro quel muro d'ombra. Ma ecco il veloce e legg-erissimo Finale che rapidamen. te cancellava ogni cosa. Dagli abissi larg-amente scandag-liati si tornavo alla superficie fiorita. Mentre g-li applausi si scatenava– no, Rù,ssolo ,seduto com'era si asciu– (?"avafinalmente il sudore con un bian– co faz~oletto di seta, adagio adagio, con aria _stanca e quasi distratta, co. me se quegli applausi non lo ri(?'uar– cl2..ssero, anzi un poco lo infa.stidisse. ro. Si alzb infine, s'inchinò con un sorriso svanito e scomparve. Duccjo ,ruardando nelle file dei palchi e delle poltrone si meravigliava che una par– te di oue) pubblico mant€nesse anca. ra un'esteriore squisitezza di mod, malerado l'insulto deg-li orribili anni presenti. Anche An_ieli {'1 a -.ino!ra. mente commosso di quella muska. La sua faccia g-labra e un po' ordina, ?a, dalle precoci rug-he intorno a,i:!1 oc– chi e alla bocca, specchiandosi µt:r un momento in quelle lucide oro1ondit.:\ ne aveva acquistato un che di a--~c-~o e g-entzle. E quand'CJrli toccò Duccio 5ulla spalla, sorridcndog-li senza pa– role, i loro animi si riconobbero fi– nalmente, a traverso la distanza di quegli anni cosi torbidi. La suggc. stione della musica li risosping-eva nel muto ricordo di un passato che si avvalorava del fascino consueto alle cose lontane. Ma entrava ancora Rùssolo per l'ultima parte del programma. Ra\"e): Sonnti,ia. Niente più della concitata passione di poco prima: solo un'ele– j?'anza attentissima e raffinata. E con l'eleg-anza si alternavano e confonde. v~no malinconia e civetteria, scm 1 Jre sostenute dalla solita chiarezza tutta francese. Rù solo aveva ora una di– sinvoltura nuova, brillante e delizio– sa.. li Minuetto del 5econclo tempo variava seni ime-ntalmcnte quella clas. sica cornf)OStczza senza interromper. la. E il pianista con levità inimitabile evocava nel movimento dell'antica danza il delic<tto abbraccio di sospi– r~e ombre galanti. E che vig-ile at. Lenzionc, che aristocratica i1onia in quell 'apoarentc abbandono al senti– mento. Ma quella seduzione v!!niva presto dié-incantata nella velocissima Rl'rrtta del Finale. E quando Rì.1ssC'!O alzò le mani dalla tastiera l'entusia– smo e g-li applausi del pubblico furo. no commoventi. -Egli sorrideva sem– pre più franco. ma era chiaro che lor. nava a isolarsi nella .sua invalicabile lontananza. Ricominciava a nevicare. E la fol– la indug-iando inf!'ombrava il vestibo. lo e il buio marciapiede cl.ivant 1 al Teatro. AJ debole chiarore lunare .&i vedeva la ne,·e che cadeva sulla piaz– za e sulJc vie ampie e diritte, splen.

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