Fiera Letteraria - Anno II - n. 46 - 13 novembre 1947
FIBlA LETTERARIA Il coltèllino da v1agg10 • p os~1m1-:vo un t•oltcllino da frutta che mi a,·eva lasc·ato la nonna. Era. piccolo, sottile e t:1g-lientc; la la– ma pieghevole rientrava cli scatto nel manico e potevo chiuderlo tutto nel palmo della mano. Era p at·evolc ed elegante nl tatto. Quando ero piccola lo aveva nclorato; eia grande lo por– tavo con mc ovunque. ;1 i aveva se– guito nelle mie peregrinazioni in Eu– ropa, 1ni aveva ~crv 10 ad affettare le pesche un pò ammaccate nelle camere da letto infocate sotto i tetti parigi– ni, in luglio, a sbucc:are mandarini in mar10 sulle pendici dei monti in Cor– sica, a imburrare i biscotti che accom. pagnavano il tradizionale te del mat– tino in Inghilterra. Lo persi una so•a volta a Callian, in Pro,·cnza, nel 193_)· Ero stata c~trctta a uo forzato ripo. So in montagna perchè uno strascico di polmonite aveva lasciato deJlc om• bre in uno dei m·ei polmoni. Avevo <..-omperato una casetta da contadini con un fico davanti alla porta e mi ero istallata tranquilla. Un giorno che i fichi erano maturi ne raccolsi qualcuno e andai a prendere il colte!. 1ino. Non c'era più. Lo cerc::1i tutta la giornata. Scrissi ai padron! della ca– sa. che avevo abitato a Parigi ed al portiere. Ln notte mi 6 vegl?ai con una sensazione riflnovata di smarrimento. All'improvviso udi~ le pecore. Era un tramestio ininterrotto, un rumore sottile di erbe straru>ate, ru– minate, un p:cchiettare d zampette in movimento, mis10 ogni tanto al lie,. ve tint nnarc di una campanella. :\li alza dnl leuo per vedere. 11chiarore lunare illuminava tutta la pendice della collina. Erano tante, bianche e nere, un vero gregge di Provenza; brucavano tranquille e rapide sotto i miei olivi, divorando il magro raccol. 10 di grano. Proprio sotto la mia fi– nestra, seduto sul mio « banc de vieil– le:,sc II stava il pastore. con la schie– na appoggiata al muro e il cane ac. riambellato ai piedi. Mi ritirai, senza far rumo·rc: ricordavo tutto quello che avevo sentito dire ~ulla lcggen– clnria fig-ura elci pas1orc di cui si sus. t-;urrava che si !i<pzy;;tasscsoltanto di nollc e che ave.-,!-C il malocchio. \·i· vcva in una grotta ~u nella montagna. Pasceva le sue pecore sulle terre degli allri scegliendo a 6uo t:dento luoghi e s1agioni. Non era prudente opporsi aJl:I sua \'Olontà. Correvano dette leg. geode : non le conoscevo ancora 1ut– te, m:1 sapevo già la stor:a dell'uomo dalla gamba rolla e della ragazza dal braccio anchilo~ato. Il pastore era certamente un I ipo pericoloso, dotato di patere malefico. Le sue pecore però erano mngnifìt·he e e un Contadino voleva migt:orn.re il ~uo gregge anda. va eia l..,uj a comperarne una pagando. la in buon argento sonante, chè il pa– store non accettavn banconote. Dove. va avere staia di monete nascoste lnssl1 nella monrngna, perchè non 1Spcndevn mai un soldo. Quando ave. va bi~o;ogno di <1uak.'<>sa,C'bo, vestia– rio, clisinfcuanti per il gregge, pren. deva dove trovava. Non c'era niente da fare: catenacci. sprang-he, lucchet. ti, erano perfettamente inutili; sareb– be riuscito a p~1ssarc at·traverso un muro. Ma la legge, la polizia? Mada– me ha voglia di scherzare! Sfidare il malocchio? ForSe :n America le cose !>oOno diffcrenli, ma ... Ave,·ano notaio che le persone alle qual; iI pastore rub:wa finivano sempre per prospera. re in quaJche altro modo, e ~pporta. vano. ~1a era meglio non fars! nota· re affatto da Lui e se Madame lo ave.s– ~c per caso inc-0ntrnto, tiens, all'al. ba, c1uanclo porta\'a il gregge verso _le colline ... Madame si ,senti ,·a tranqu1t. la: era ben diflìcile che fosse in giro a qucll"orn. In 9uel momento il pastore mi era cosl v·cino che n,·rei potuto toccarne ht testa. Furnavn la pipa sotto il chia. ro cli luna. Infilai i pant.:iloni e scesi di s0110. Quando la porta s; apri die– tro di luj non si mosse, nl' ri.spose al mio t1 Bonsoir.... bonjour.... Mon. sieur 11. Scosiò solo rapidamente :l MtO mantello di qualche millimetro. Interpretai il gèsto come un invito e m: sedetti accanto n lui. Una gran pat·e era iuli 'intorno nella penombra. ira l'erba folta odorosa di c.-stntc. Re– stammo seduti, ascoltando il graci– dare delle rane. Nessuno elci due par– lava. L'ombra deJ cappello mj impe– diva di vedere i suoi occhi, ma la par– te inferiore del \ 'i.SO aveva una aria ra!i<sicur.inte. Dei folti baffi g-rigi da tricheco gli scende\'ano fino -sul men• 10. Le g-uance erano lisce e indurite dai vento: non erano guance g-!ovani– Ji, ma neppure cadenti e tremule come quelle di una personn spiritualment_e vecchia. Quando apri la bocca per ti– rarne fuori la pipa ,.:dì che i denti di EVELYN EATON erano bianchi e fori i: g-li..:nc 111:111c.1,·a qualcuno e ciò cla\'a alla ~un (bono. mia un non so che cli ·111111;,turo,un aspetto 1ih1iclo e allegro, di rag-azzo. J\ll'irnpruvviso lanci() un fìschto. Il cane si ri:ilzò; le pecore 1ornarono rn. picbmentc, con grande tr:unc:-.tio ver– so di lui, allontnnan<lo:-.i claJ tonfint· del mio vicino. 11 cane ripre~e la ~u:1 pos zione e la nulle il !<oUO :1spet10 tranquilto. 11 ~on c'è alcun bisog-n 0 di conci. mare di nuovo quel c:unpo cli Jc;m Armand ». dis.M: il pa~torc. 1e Ne ha già profittato la sett;mann scorsa ». Conversazione diOÌC'ile che &hiu. dev_a. _la ,·ia ad una meravigliosa arnie-zia. « Il concime è c:1ro di que-,ti tem– pi », azzardai. Segu1 un altro lung-o sikn✓.io. Poi sogg unsi. ci E' un buon cane ». ,e Di razza. E' il qua.rio a portare questo nome. ~on è· come c1ue1pan e. è quello che usa lui! Non c'è nie111e ·di onesto in c1uclla casa II e tirl, indie. tro il flacone. (( I salotti e le camere eia letto, che volgari1!i! ~le1a11 0 c:1. mufTato da lcg-no e viccvcr~a n. 11 li non pJ.u.s ultra ciel mobilio n, ri~posi. Il cappello ,i cunò ad assentire. u Ho fallo il bagno - dopo tulio (· conn;n ente avere dc-Ile comocli1à - e mc. ne sono ,cnuto via 11, Il quadro era affascinante e dcside. ravo saperne j dettag-li. 11 N'on si so– no mica 6vcgliati, come è :1ccaduto a me. per il rumore delle pecore? ,,, chiesi. 1e Se non si s,·eg-li:1110al suono del 1oro stesso russare non ~aprei proprio cosa li possa svegliare. Le pecore era. no nell'orto con Aristo. J nvece con quel s gnor Voci non si riesce a visi. tare la casa se c"è dentro lui "· Xon riusci,·o a l·apire, ma poi mi ricordai che c'era uno sc0zzcse, D?· EST A TE di PAOLO DEBENEDETTI .luliclir ()n,brc frecfrlc ud sileu~io m,ruhmLO, il -:_,euto pussa. i" alto nelle fogl,:c ,!rgli olmi. E le cicnle sui CCllri tJUticl1'1, in. mc~~o al cielo. e voci di cardellini {·omc un'acqua. frtdda. esile e Jretlda. .4 nJ11-:.•trno sul prato lrtltti citi ,m grido i buoi di pietra bit1nca. Puggo <l'esser qual ero: e a queste dolci cus,• d'nllora tornai la memoria, umprc le stesse, che non son piii nulla. Nun '/)iit. q11e~ ce,lri, tai•cicala, ;L ri1•0 del ct1rtlellhie, c~me 11ri 1 acq11t1.. alpilln. Più uo,i I i -viti . A me le cose n1w1,e 110,,-lu11mo 1:ocr, a loro io non l1JO-:.•oc:t. nu lassi.i )1. I I pa~tore art·l'nnò con la spalla al castello che a, c\'a cambi: .. to eia poco cli proprietario. Il Che razza cli tipv e quel tale? » chies: incuriosita, approfi11ando di quello che mi sembrava un l~rreno neutrale. Ave\•O ~.tplllo dalla moglie del fomaio che la signora Cabassud, la nuova proprietaria ciel castello, si clava molte arie, ama,a a,ere quattro cro:.ssants per col.azione e un g-il?olo per il suo letto, e che il !,ig-nor Cabas. sud era un Re dei profumi, C"hcla ,~ ro cucina nveva il pa,·in1..:n10 ricoper– to di linoleum . .11 J)(>,10 dei , t:1.·chi e solidi mattoni rossi. ccPuzza", rispose il pas1ore t1 co. me le sue bottiglie. Ci sonp stato ieri notte n. Carezzava con 'il piede la schiena ciel cane e all'improvviso fi– schiò cli nuovo. 11 g-rcgge che si dir:. geva furtivo verso il terreno proibito ritornò sui suoj passi. Era la notte destinata ai miei campi. 11 Odora! n mi disse mcqcndomj -.otto !1 naso un flaconcino stappato. Annusai. • Es• senza cli timo "• proM!guì mentre una risata iron Ca gli face,·a ,;;u~sullare le spalle. • E' '-Cri110 ...una bottig-lia. Odora qui! 111 Poq:e,·a !'nitra ~ano piena di erba fresca un pò stritolata. « Ecco il 1imo ,·ero. genuino. Queste, 11a1\\'arei. il cu; terreno confina,._, :1.11- d1 °C6So con il mio. • ~o? " mi provai a dire. Discutemmo ~ullc str:1ne77C del ,;;j. gnor Voci. come slcsse attento al cen– tesimo. portasse calze 6C..'Ozzes;.be, e:,.. se ìl --..,isk.,vsoda e sparasse dall:1 fine– stra contro quat-,iasi ambra che cli notte si muo\'esse sul suo lèrrcno. cc Pc,,. commoJe », concluse il p.1. store, « ma l'anno scorso ave\'a un buon focile con un astuccio di cuoio. Qualche ,·olta intorno alle pecore g-i. ronzolano volpi. ;tnchc lupi, e a mc piat.:e il pasticcio di coniglio. N;1tu. ralmente non ho la pra1 ca e l"ahilit;\ di ahri. Non ho mai f:1110 il ~ervi• zio militare 1,. Entrai in casa a prendere del vino: c-omincia\'O ad a,·crc frecldo e sonno, ma vole,·o ascohare ancora. Dopo un pet-it verre il pastore conl'nciò a rnr• contarmi come non avesse mai prest:t~ 10 servizio miliwre. nè combnlluto nella guerra 1914.1918 e neppure mai ,·otato o pal!"at 0 ta'-se. Quc!'otOera an. e-ora p 0 ù strano di tutti i rncconti_sul maloct.:hio. « Sono cresciuto ta-.... l1 ,, - it suo gesto indica,·a le t"olline - 11 1...·on un ,·ec:·chio: mio zio. Era un sol:tari1 che per giorni interi non apri,·a hoc• ca, ma ern un pru.torc che non :ivcv:1 ug-uali. La razza aJlevata r!a lu• non è mai siata ~uperata. Tem•~, un mon– tone che provenga dal suo gn::gge va. le 1:11110 argento quanto pc!i<:1 11. La cosa mi era già nota. Riempi i di nuo,·o il suo b:cchicre. 11 ~ti insegnò a leggere e a scrive. re. Ai miei tempi non e~ stevano le ~cuolc per tutti e poi, in ogni modo, comè ,cdi ... ,,. Vi fu un lungo silenzio. l.Jn debole chiarore (Ominciava a salire dietro le rolli ne. « Gli arriva\'O alJa spalla quando morì "· riprese finalmente t pastore. " ~li cli-,se, allora che non ero un ... uo parente. ~on a,·e,·a parenti nè amici. Qualcuno mi avt,·a gettato nudo in uno siazzo di pecore sulle pendi<~i del· la collina e lui mi m·e,·a raccolto. Peni-..1,·a che la mia nascit:1 fo:,~c sta– ta 1enuta nas..:osta e che nt!,Suno J'avc&se denunciata: <1uesto era :1bba. ~tanza chiaro. ~'li alle,·ò n,ieme alle p,ecorc. Più tardi cominci.ti ad iaiu. tarlo! Ero io che portavo le best:e :\J rncrc:uo, con il cane. L.'l J.!'Cn1e mi ri• 1encva nipote dt'I ,·ccchio e cosi cre– tlcvo anch'io. Comunque non opreca. v:uno molte parole, nè mio zio nè io. Inoltre ... >i. I I pastore tacque cli nuo. vo. lo accarezz.a'"o Arist0. " Probnbjl. mente m·etc ~entito dire delle i;;,toric 11, '-"hicse. « Ebbene. si 11. « Lo stesso accack,·a con lui. Ln gente cj evitm•a, !li faceva il :te,:,to della croce quando ci incontra,•a e tUI. ti a,·c,·ano una gran paura». Si \'OI• tò alt' mprov\'i~o verso di me. • Non parlo mai con tanta tranquillità se non con le pecore. Tu non hai paur~,? 11. 11 ~o», ri,posi. e, ~t.:andt~ per idea. Raccontaternj aneora )1. • Jean, mi d•sse mio zio. che si d1iamava con questo nome, prendi, dopo d1e mi avrai ,seppellito. il grtg. g'c e tutto quello che c'è qui. Seguìi:-t a vivere così. E' una buon:1 vita. E ricordati cli startene lontano dalia g-ente cli laggiì.1. Le pecore, il tempo e il limo non ti far:rnno ma: male. La piog-g-ia e il vento sono duri, ma 1·uo. mo li conosce - non sono cauiv·. Tienti lontano, ·Jean, da 1utto quello c-he è lag-giù ! ,, II pastore tirò una hoc.,;ata dalla pipa. cc Cos1 quando mori lo seppellii dove m! aveva indi• c-ato. Tullo rimase inalterato per un pò cli tempo, ma com;nciavo a sentir– mi curioso. Volevo rendermi corl10 da me. La prima volta che porlai le pe. core aJ mercato, mi decisi a fare qualche domanda. :\la notaj subito te ,·arie persone e l'espressione de; loro \'i~i. ~on le a,·cvo osservate molto prima, ntl in modo particolare, non abbastanza per accorgermi che ..,i r:. traevano, che contavano i\ loro :1rg-cn. lo con una fr<:tta pien:1 di rilutuuwa, Hffl':-1·,iv:1110 la pecora e si allo.1H1n'l vano. Avevano dcg-li occhi nvidi. Nes. suno cli loro chie(leva notizia ciel vec. d1io. Per quarant'anni· aveva vcndulo loro le pecore. era morto, era stato sepolto. eppure nessuno, neppure una ,·olta .sola, in l1.llti gli anni che sono pa,;;'-ali. si è mai sognato di doman– dare: « Cosa ra il vecchio tassì.i? 11 Pl'n,;;o che a\'csse ra,g-ionc "· • ~la ... » interrupp: io. • Co..,i quando \'enne fuori ln r1ue– .;1 ione cle1l'is1ruzione obbligatoria, il ser\'ÌZ;o militare e palali et. 0 patata, il mio nome non risulta\'a nelle liste. Xon po:-siedo una esistetwa leg-a1e. Ciò ha i .suoi \'antag,r. ~on dc,·o I COSIDETTI "GIOVANI " E " In uno dei capitoli della Riprctft che /or mano a di•lanut di dicio.uctle anni, la .te• condd parto ddl' elegiaca suo raccolta (I po– sto nel mondo (/ ec/iz.: F.lli BuraHi. Tori· no, 1930:., Il ediz.: Bompiani, Milano, 1947). Vittorio Lugl 1; /ollCÌando•i onche lui attrar re dalla qucatione del ropporlo che co"e o, meglio, che non corre, nel campo della letteratura, tra i " tìoooni " e gli •· an:.ia– ni •' dichiara di ritenere che: '' per q.u,ctCl· lo J"onna il loro dominio - i modi ptÙ re. cenfi del pc.n.siero e dc/farle, la nuo11a p,o,e. sia - i giovani non duedono i/ nCM1fro /u· mc, non han bisozno dello noalra 1Uida o inj.zi.a:ione. Se mai prc•umono, e non a tor– lo di poter aiulare nOC o capire. Cosi ap– ~nlo. Cercano magari la nOllro op,inione. curu»i o ~,;, non per regolare il pro– prio giudizio, an:i per giudicare noi. la no– atr-a capacità a aeguirli nello via luNa aper. ta e lunga dalHJfllÌ a loro. Po.,ono anche compiacerti del no.tro conacn,o, ,Jafcncne come di un•aulorild, mo t,eramcnle non ne hanno bisogno Certo non pen.uno che la n011tro giwtiziO d Sa coalafo qualche •/or zo, non credono di dovcrn~ compiere uno ugual§ per comprendtre noi e le nosfre cO' ac, che .sono le più 11ecchic, pcrcl,A di' ie,i ", Equilibrate parole. cui ai t.1orrebbe lulta• l.lÌo ,eplico,e, senz"ombra di jaltonza, che i co1iddcHi gioooni a quella guida e a quella inizia;;ione hanno doQuto rnunciarci eon rin· creacimento, o p,erchA incsi11enli o perchA inefficienti, e non ci ,i «>no raucenoli che dopo 01.ICTC •pcrimenta1o rmut•tild dette re– plica·te prooe di occo,slamcnro e ch1anmen• to da use /olle e rifatte OCTM> "' co•1ddetti anz.iani. A che pro in•i•lere} E ceme rcgo lare il proprio giudi:10 -,pro un• opinione reputata del tu1to inidoneo e 1n,:ìu,ta} Un riconoscimento .tOTebbe .t.ito oi>alto ,://100 onimo. Un incoragg.amento non .arcbbe riwltafo oid.o oano. Ma nulla, o ben poco, hanno ottenuto. E d' oft,ondc non nc«:ono a perauaJcrsi d"aocr /inO a tal punto Jemc· ritato. I giol)Oni... E" da decenni che la– mentano fincomprens1one o l'ot.11.'e"r1ione de– gli anziani'. E i giovani di ieri aono gli adulti di oggi, Senza che pe,attro la qere stione abbia guadagnalo qualche progruso con reciproco t1an tagsio, In realtà bisognCTebbe di1ti'nguere: il dii· ,idio non ~ tonto tra l'una c raltra etc}. ben1ì tra l'uno e I' affra mentahld. E dcftc mento/ild non ri.sullono ,opposte in dipen denz.o della Ji~rsilà d"anni. Ad ogni modo, " più Jacilmenlc ai giovani con..cnlito di comprendere gli an:.iani. che non OSI/i an riani di comprendere i ,i-o"6ni. l:.d è on· eho da tene, conto che tra i giouan, po, .ano, in ccrli etni di diuenso. lrol1orri Khie-– rali anche uomini d, cinquanta o 91:NOnla anni; cosi come non c'è da mcravigl,ar•i che tra gli anziani si frot.lf a militare anche qualche Riouanc ma g ·à oc.eademico, gia rdrfoo • p,.o/euore • (o • um&>e"rSito,10 » che dir 6t ooelia). Sia come .i •=a, anche r accezione 1/JO– c.ondo la quale uiene qui adoperata la qua– J,fioo di " pro/cuore u riguarda certe par fico/ari, per qua.nlo di/luse ( ma non sene· rati), moni/e•ta:.ioni di 1Wili1a o di -,,di• tò, non lesinate dalla pluraf1ta della clauc occademictrpro/es,orale a proposito della letteratura contemporanea. Quale •' giusti<=ia " dovremmo dunque sforzarci di uguagliare} Del resto, non 90• ,ebbe nemmeno augurabife che IJeni•e e/i· minala ogni Ji//ercnzo, $C lulto do11ucro 1i riduceue o reslauc limilato a un diucnao. Ma dal di,aenso all'ironia, olla negazione, 3 niente alla gente di laggiù. Vendo le mie pecore, metto da parte l'argento e prendo quello che mi 6en·e ». Si tolse li cappello per asciugarsi la fronte. Potei così veder i suoi oc• .,~hi. • Mi piacerebbe di regalarvi qual. che cosa 11, esclama! impulsivamente. " La ,·ostra \'isita di ,stasera mi ha fou 0 1anto piacere. Entrate,. a vedere ,;;e c'è c1ualchccosa che vi piace "· II pastore si alzò in pedi e lanciò un g-riclo: " Ohè! "· Le pcrore rominciarono a trottereJ. lare verso di lui. 11 cane balzò a ri– rhiamare quelle disperse. i1 Ho visi. tato In c:isa dieci giorni fa ", rispose. i, Madame dormiva profondamente. Non c'era nulla che mi interessas. ',c ••• :.tll';nfuori dj questo 11. Aprl la m:1no e al chiarore lunare vidi brilla· re iJ coltellino della nonna. « Ha una l:ima ottima per la frulla "· E' proprio vero, pen,ai. ,\ ,·oce al– la :1gg•unsi : • Era della mia nonna in ,\merica ». " Amcrka ». ripetè. « \li sarebbe piaciuto ,·edcrla •· Il gregge di pecore nere fra Je gua. li erano framm·ste poche bianche e due capre ~·incanalò lungo la via. Il cane le .,egui ,•a tenendole a bada per - rhè non si disperdessero. 1◄ tlllcz, honsc,fr à to,u ", disse il pa5ttOrè ,str•ngcnclomi la mano. Si mbe in te5ota lasciando che le pecore cxl il cane lo scguiHcro. Cam• minava len1:1111cntedrcondato dal ru– more, frammisto d: belati, di abbaia– re, cli zampe trottcrell:mti, che si te. , ava intorno a lui in mezzo a una 1111. vol:1 di pol\'Cre. Prese la otrada della collin:1. Le pecore lo segu \'ano, strap• panclo qu:1 r· là bOC'Catedi erba d:, 1 lc :-pomk·. brucando i cespugli e l'eterno timo .. \<Idio :li coltellino, pensavo io. PO< hi g orni dopo in,·ece era sul 1nio cc lJ/rnc Je ;•icillesst• )' accanto a un restino di fichi. Non ho mai avuto oc. c.-a..,ionecli conMatare se senza questo :l\·rc: potuto • prosperare in altri mo. tli •· E C\'Ìdcntemen1e, nè la mia ca· !-a. né- l:1 mia conversazione erano riu– c.cite ad attrarre il pastore perchè non lo ,·id; p[ù, nè udii più il tintinnare delle t·ampancllc. (l:'...clu•iv1tl A l'flea per la • Fin-a Lcderar•a •) NELL'ACCADEMIA NAZIONALE. DE.I LINCEI ,ono alali nominati, cor. decrelo <hil Capo dc.Ilo Stato, nuovi ,ocj nazionali. Net– la c.laNe d, ,dcnze morali. MOTiche. critiche e filoloaichc: categoria di fildoi;ria e !in· o:ui•tica I proff. Gioraro L-evi ddla Vida. Alfredo Gatctli, Vincenzo Bartholomae>s o Gino Funaioli: categoria di archeologia i proff. Bi111ào Pace. Domenico Mustilll , R.• nuccio Bianchi &ndinelh: calegoria di 11tor 1 a e seoara.fia .tonca e antropica.. i pro&. V'1n· c:enzo Fedenci Nicolò Rodo1ico e Luia, Salvatorclli: calor:aoria di ac.ienze 6~fiche il prot. (.;iu11eppc Tarozzi: caregoria d1 .cicnze aociali e pohtiche i proff. Gior~ Mortasa e Ugo Ciutc.ppe Papi: categoria di acic.nze g1ur1dichc i proH. Ugo Forti, Enrico Re· denti Piero Calamar,drc 1 e Vincrnzo Aran• a,o Ku1~. BE.RNARD SHA W che ha K1Jaclagnato più di ognj ,.Jtro nrnm~·n,.111,i;rn c.lll'l 11tnna del toalto (nel •uo 91 11 anno i ctirllti d"autore Sii hans10 procurato oltre 20() mila dc:111.ari) ha dichìnrnlo di euere un • lllomo fa:..lito•. Al• meno coeì ha detto Gabriele Pascal, il pro. duuore d'orig,nc ungher«c che eta adattan• do pc:r lo achc.rmo i suoi capolavori. Qual• che anno fa quando Puc.al sli chic111: di .criverc 11 dialogo per un lrm su San FTan. CCIICO d' AMit-i Shaw si rifiutò a.dducerulo che • per 50 ~nni .ono andato predjcando al mor,do contTo la povertà •. Ora hnalmcnle ha aco.:tu1ta la propo•la di pa.9a1] • E" tem, po . ha detto Shaw • che mi md~ a !ICTlvere per glorificare lo .i,pirito di S.n F~ceaco. in quanto ho dato via tutto il mio d·onaro o 90r\O povero anch"io». ANZIANI " al di/aggio, la ,froda è tempre la ,tena: e a percorrer/o ,ono di pre/ercnra 11/i an– ziani, o almeno -q.ue :lli ch'è inoo/so l'uao di. con.ide,are e chiamar tali, anche •e lali cronolo,rloamente non ri,uhano. Perciò, le allro conl/Cderozioni del Lugli •ullo tfeNO argom,cnto, rientrano piullò.lo in quello che • è indicai.o come il tono preva– lent~fflte elegiaco e giu1lamcnte toccante della sua raccolta. Genero.ilei aeor,omenle contraccambiatiù Di-,,ello, inrJidia, di/e.90 degli anziani " oe,- 90 quelli che ucngono di~tro •• e ac-pingo– no, aollecitano, Bi.ogno, ursrenu, dei gio. 11ani d, "' ,i/are '" per proprio conto t~te /e lappe, tutte le cape,icnz.c} Anche, an· che. Ma finoito a~i uni pc.,chè accolgono come •• Llti10 e opero,o " un più ampio loa– co dell'leri, <kl pa..aJo. dovrcbbd oa/.ere u1ualmente per 11li alJri aJ/inchi 1ng,pndi, $00no e prolunghino il loro og11i, il loro pre•,:mtc. Ptr qu,anto poslÌbileJ ,·mten<.le, ,en~a ,natura,,i; e senza rin.unz:iarc, con. sentendo o Ji .. enlendo, alte ral(i.'oni d~lla propria generazione. ENRICO t'ALQUI •
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