Fiera Letteraria - Anno I - n. 19-20 - 15-22 ago. 1946

FIERA LETTERAR A N N O I . N. 19-20 ESCE lL GIOVEDÌ SOMMARIO ROMA. 15-22 A10110 1946 UNA ;coPIA .L. 20 Direttore: G. B. Angiolcui Dire:iont> Ammi11is1ra:ione e />ubblicit<Ì Piau.a Madama, 8 - Telef. 50.919 RO lii A Spedl•ionl ln abhona,n~,uo po111le (Crupl"' 11) Guido Piooene: Personaggi positivi - Francesco De Sanctis: Lezioni inedite - Filippo De Pisis: Autobiografia - Giooa1111i Comisso: Il fucile da caccia - Alfredo Gargiulo: Campi flegrei - Giorgio Bassani: Due poesie - Marcello 'Galliari: La miseria (II) Cinquantenario della morte di Verlaine a cura di R, Mucci, V. Orazi, I. Siciliano - Note e rassegne di: A. Parronchi, E. Rocca, M. Labroca, A. Beccaria. Abbo,wmc11ti: auuuo L. 940 - semc@Lrale L. 490 - Lrim<'ltrnle L. 250 • E..tero: annuo L. 2000 - Avvi.si economici: al rig~ L SO Pu. bblic.i.uì: al mm. L 20 }ioo:a 500; L. 18 da 501 a 1000; L. 15 da 1001 .a.2000 Persona 1 ggi • • • • pos1t1v1 La rnage;iore diHic0hà che pesa sull'arte uarrat""'J di oggi è, a mio parere., quella di <1are ,-ita a un « J)Cr~naggi-0 posilivo ». Que~ta noo vuole essere nè u1111 clot~n ei-h:t.icn nè una 1>0.rle lli casa. ma solo un'osscr\'azione lral!a dalla praliru dello Ferive.re libri e das]i Ol'llaco1i incontrali. \Jn'arlt' narra1·.,·a che abbia qualche ambi– :r:ione non !)UÒ ~e!laran;i da un tentati\'O d.i giudizio 6ul mondo. da un tentativo cioè di ca1>ire e di raJ>presentare in che co. sa coruis1a il bene e in che cosa il ma.le. Ntl cogt·ere gli 01,petti dcl male lo scritto– re moderno ha una !>peciale perizia, ed in. faUi si bulla con foia 1>er questa via, CO· me fa l"acqua che fermata da un'argine rompe nei punti dove iocooua minore r~- FANTIN..t..ATOUR: e Le tour de teble,.. Da. s.inistra a de.tra: Verla\ne Kimhoud, sh,lenzn.. Ma c1uando lo scrittore giunge Mollarmé, il do4an~re Kouueau, (.;a,mille l't:!leto.n, (Quest'anno r'1corre il cinquanlenario 1m.• sao.la maturili1 e si trova a confronto dclJa morte d'i Verlaine, allo cui memoria dedichiamo la nostra quinta pagina). cun gli obbhglti infinitamente. mauiori che ~a gli impone; c1wmdo egli deve corona- re, e quasi tradurre in E.iSlema, tulla la Eua preparazione, la printo. e la pubblica, l'esprqesa e l'int!ilpres,sa, sa1,endo che que– sta (ru;o risolutiva decide unchc, il falli– m• nlo o la riuscita delle opere ~ri:te nel– la fa~ preparatorio, se bSe appariranno al lettore una base du.re, •olc a <1uello d1e è w1u mancanza di "imboli e di &lrumcnli. E iafatti, il problema maggiore d.i fronle nl c1unle s.i_ tro,•a lo serj11ore d'ogg_i. è d.i tro,•nre c1ue.i pe~naggi, quej 11'mboli, n1t:- di:uue i <1uali J>Otrà esprimere i suoi con. eeui po~ith i, e renderli ,-;vi e parlanti. Bi. &Ogna d'!l'e di 1u1s~aggio che UJlO 6crittore Vt>Jlulo dopo O un'avventura grntui,u getto- mvdcmo è •1ua:.i sem1>re ricco di bisogni la nel \'lJOLo; qua nd o insomma non i>uo più intelle11uaU, e. cerca 1>erciò un personaggio cipi malvaa;i? 11 mt!lodo è delusÌ\•o. lm. pubi e vc-rilà 1>0sitive a,•rnnno uua 1i111a equivoca; non riusciranno mn.i ad ofTr:-.n– rarsi daU'origine; 1>ene1ra1ie corro1ti da1lo logica interna del persouagi;_io <"he li por- la. 1Saranno anch'essi assimilati dalla sua ma.lvagi1:i. Senzu riuscire dunque a 5labilire 11el li.bro <111nkh 0 valore positivo, diffon– deranno t>er di pili su di eS6o un"aria di limital"'6i a una 1,omma di osservazioni ro– mantiche, egoitotiche, J>nrz.iali, detiale dal positivo ehe ll:On t-OIL'.l.nto &li rappresenti faJ,;itù, che lo render~ odioso. d . J d la !>ua ide1 tlel ben;, ma ne ubbja coscien- Di queai:1 n.,•~!-,ità del Jler8onaggio I>~i. tf'mperamenlo e ten t!OII a para o~<iO,ma ui e la esprima, u soui'glianza di un car. ti,•o. e insieuw dclln djffìeohà di lro,•arlo, è co&trello ad una visio·1!.e giu:.rn, vera." Jinale Fe<lcrigo nei Promessi Sposi. Il car- è tcstimon'anz:i, mi "6embra, la voga « cor– totale; al.loro la nc(•~sità del per90nagg·io dinale 1-'ederigo è una figura fort-c oratorin nclliana » di molli anlori d'og,; •vedal– p~it', o divenla imperio~ in lui. Egli !.i accorge che anche il male. il :.uo male, è . un pù retorico, ma tiene fenno tutto il mente france'-i. i\on !1,11endo tro\t1re lo. privo di senso, se noo riesce a contrappor. rt.t:to. è uno strumento neob,Bario per In gli e 8 dargli per limite un. bene; ~I modo \"ita1i1:·1 arti~tica del romanzo. Anche oggi 1 0 -.:rillore catlolit.o è avva11tagg.ia10. La r,.1;_ giont", l:1 CÌUesa, gli offrono tllllo un cam– pionario di personaggi pos'.1i"i. Ma, per qun1110comodo aH"arte, è d.fficilc chiedere a uno M'riUore di .11derire a una fed~ solo per lrars1 d· impacc.io o.ella tJteiuru dei 61-IOi libri. Del re:.LO i,j è lcnlllti a r-redcre che certe cribi di co~,·i~nza seguile dall..i. con• vens.one ca1tolira nc1I i scrittori giunti al– l'età maturn a.Lbiano UJl"origine streUam~n. te artistica, e derh,ino daUo sgomento di non ~a1>c,rrbolvere in altro mùdo le diffì– coltù che ho C81Xh,to, a.n.che i;e poi nella coscienu1 degli .!ocrillori prendono diverso as1>etto. apJ)a ono cioè 1..-onverEionisincere. Dico <tUt«ìlO sen~,a antipatia, ma in ceri_j animi impregnati di passione 1>Crl'arte, an– siosi di risolve™ arti~L camente e non del tullo chiari, le esi1enze arlibtiche spesso s.i uavestouo lla esigenze morali. Che il ca.ttolic~imo (>Oi di <1ues1a lc1tera1ura sia in gran parie a1,parcnre, lo dimo:.lra la ICU.rt: it.àdi. perbOn.agg.i veramente J)Oéiti,•i 11i quaJj ~a dà , ila, la qualità ambigua, e<1ui– voca., e ifb0m11ui falsa dei 6imboli di cui 111~0 che non vi sarebbe 1>iù oml,ro ~ non es.ht~ :,e in noi almeno l'idea della lu– ce; che i 6uo: per"'°nagg:i « malva~i .->, quelli du iovenlare e quelli giù i1wen1a1.i ne.i suoi libri preceder.li come parti di un quadro ancora incom11lc10, sono poco J)iù d1e astrazioni o ~fotc:hi di umore maligno Ee ad essi non •i affiarwa il per,onagéo ., buono~- Ln ie1endo poi nel ,uo <~me. lo •cri11ore si arcorge che il 1>erwnaggio po:--itivo ;;li è ne~sario uon -olo per J'e<1uilil,r'o, non t!Olo per la varielà. ma anche per lo svi– luppo d.ialetlioo d,-1111 sua op-ra. Uro è,• per coM dire, il ptrno, sul quale 1'01,era ~ mucwe. Senza di esso lo seriuore e co. 61.rello a • piétiner sur piace»; 1u1ti gli aspetti d,ella ,-:ia i!ìi confondono in un -so– Jo colore malvagio, sono macinati e ridotti a una sol• poltiglia da una apieiazione fis– sa ed obbligaLoria; per quanto ricco egli 6ia di osservazioni, da qualun(1ue punto egli parta egli è li.rato quasi per i ca1>elJi al primo punto di partenza. Onde quel– l'impre:N:one dl angustie e di asfiss-ia c:h·è di alcuni roman.z.ieri d~oggi la cui superfi– cie è pure cosi dovizfosa e analitfoa. Quc• 6 tc os~ervaz.ioni sarebhf.ro poi del tutto p-atuile se questi t. C.rittori manca66ero dav. vero di un'idea del bene, se in loro non fo~e eioè che uo'id-ea della parte negativ:1 dell'C6iatenza. Si vede c.he in reaJtà non è co~i, e die ognuno di ef>ai, insieme con una vi~ione del m.alc, ha elaboralo anche una del Euo contrario, o in queow mondo o ndl'1.Itro, come del rca:o C inevi1abile. La vita non è mai cosi lacunosa e par-1:iale co– me talvolta sono i libri. Jo parlo <1uj, non Jo na.conOO, di un'uperienza 1>~r&0nalc, ma oS6cn'o Jo st.e:680io altri, e 1>roprio in quelli che più IS'lim.o, i quaJi hanno con. vinzioni e certezze, che non si traducono afl'a1to nei loro libri disastrosi. Si ha COiÌ il curio"o •pettacolo d'uomini J>Otiitjvj chc– Ecr "·ono 60lo e sempre libri negai ivi con pe1·1:.oriagg:inega1i,•1; d'u.omini interi clte rie"cono a J>Ortare nei libri solo una J>arte dcli.-. loro vi.l!ìione. Etsi poi J>Crlo più ver– ►ano la loro parte pofi.it: va in ra&.ionumen– t.i, in aagli marginali, ma non mai nei ro• tu.rnzi, do, e €.arcbbe necessario rap1)refien. turla. Viene. dunc1ue H 80Spetto che J,a diffi. coltù ,-i::iitrli ..tica, che questo djpenda non tanlo da u11a defìc·e11za morale, quanlo da •i giova. &elusa la soluz.ione cauoli~, ogn.i 5criL tore, du qualum1ue parte si schieri si riuo– va d;i fron1e, alla 8le66a neces&ità di perso naggi p0ei1:vi, e iruieme alln difficoltà di trovarli. Tizio è comunjsta: ma potrà ri. correre, senza cadere nel ridicolo, alla fi– gura dd "- com1~"'1o cosciente »? Ca.io C razionalista: ma 11ot11 J>0Uà ricorrere alla fj. gura del savio settecentesco. è ai potrà, ,;enw rid·colo, metLere in scena il medico psicanalista, o l'uomo che vive in natura. Senza oonLinuare l'elenco, che potrebbe e:,. iel'e Jungo, 00'-fiinmo concludere t·he, •e facciamo t>COrrere il dito 6u.i 1>enorn1ggi che in passalo hmino eignificato il bene, noi J, uoviamo 1u11i logori; per quanto rtto ab. biamo hiso&,n<J,non siamo ancora riusciti a trovarne dei nuovi. Gran parte de.i pèrso– naggi, che neU.a let1eratura recente hanno ,·olu10 1:;reseat.:u"i corne positivi fnnno, bi. ,ogna conveo·rr.e, pie1à. Si dovrù allora ri– correre ::il metodo romantico dei perao1.41g. gi rou due an.im.e, una buono e l'altra cat– tiva? Siamo lroppo ifitruiti 6ulla Hramen– l~ ferrea coerenza dei caralleri u.mani, pe-r quunto complessi e ven:.ntili. Si trarrà il bene dal male, fneendo seaturiro irupu.lsi e verità l,uone dalla trasformuzionc esue,il't di J>erwnaggi che porlavan-0 impuW e prin- lvV strada mae~lra, ~i 1cntano una ecaJ)J>atoia: che è quella di non mellcre in scena carat. Ieri, ma solumentc « eroi », 1>orlatori di idee, ]...1!M··antlo de.I ttmo in ombra chi si~– no quelli eh~ le por1an 0 e Mmc ,'1 si:ino giunti e come ~i Eian1l formali. Per larÌi agire scelgono cli preferenza ambienti mi. tici d; antica 1ragcdia, in cui la ncccssilit d'inventare ,·arutteri è meno evidente. Un giudizio, i: in ..ieme UJla g·iu1,tifìcazione, di ,,ue-lo metodo. viene <la <111e.llo che si è dello: fo1:.e quegli scriltori tentano cosi di eludere una diffìco11tl altrimenti insolubile. l\fo rinunciare ai 1·aratteri vorrebbe dire ri– nunciare all'arte, e i..n(atti i migl'"ri scrit– tori in praticJ vi rinunciano sol.tanto in parte o nieote affatto. Inoltre a.oche questa è una drada b111tuta, che può 6foc:iare so– lo u dlvertimeoti estetici, eccellenti talvol– ta, ma sempre di seconda mano. Ho detto affi11i1.io che non ambivo a pre.. - onta.re unn dourina estetica, ma solo un problema ()rllti<-o, di que.lli che in<Ju.ièlano uno ecrittore clic cerca di r'llOlvero la pro- 1>ria 01,era dul pu.nlo di vi.:,la artislico e da quello concettual.e. Nemmeno 1)0860 porla. riQ di 60luz-ion.i, e se mai oguwt0 la deve cercare da flè. Vole"o notare sohanto che la nos,tra. arte ha un es1rerno biltOKJlOd.i personaggi I)OSilivi, ma che la nosua C:vil- 1à non è ancora riuscila ad elaborarne, nes. sono. e ne..-.suno si offre allo scrittore con la atcsiia nalur:ilcz7.a oon cui si offrivano il ~acerdo1e a Mnn.zoni e il fll~o( 0 a Vol– taire. E1>1mre un'arte n.irraJiva, 6e noo giunge a <111esto,foll'sce; benchè vi siano molti modi 11er giungervi, e sposso meno appariscen1i di ,,uelli che ora ho citato. Ma i. una quc~lione e89eoziale, una <iueelionc di riuscita o di fall'menlo. Gurno P10\"ENE A causa delta sqspen– sione del laooro nelle tipografie per il fe_rra– gosto, questo fascicolo porta i ,wmeri 19 e 20. Il prossimo numero 21 verrà messo in oendita giovedì 29 agosto. L·EzIONI INEDITE di Francesco De Sanctis (Co,1ti-11ua.=ionc 1wcfi ,wm.cro prece<f(!r,fC) V. Lezione In <1ucs1a lez.ione spiegheremo più parù– col.arme111e ]a figura, l'accordo e la con. cordanz: i. Dicemmo cl1e nelJa figura gi contt.nc, nno Ire elementi l'estensione, la co m1Jrc11.:io11ee ranalo gin; ora i gramma– Lci lumno d1ia111:110 t .im. :ddocbe l'estem•ÌO·. ;:~~ 1-~e,:~;~~::~ t, ::::~~e;cs~:n:; ile r::~:: Jl pca~icro progrerliM·c <1uando trorn nuo,·i nom: per le idee acquhlale. J>Cr le nuove modifìc11 zioni degli oggetti. &so durH(ue i,1iot·cur> a.di ogw;c11ie modificazio. ni, Que~1e 1>0::-.sonoCOIICl'JJirsiSOiio do,... pio aspc110: alcune 1ro,,ansi n,::l' oggetli assolut:1111c111con.side r:1ti, e diconsi acce~– t.orii. aggct1iv1 o me,dio nllrihuiti. Alcu– ne altre modificazioni trov.m:!li nd para– gone d:i 1, ii 01tge1ti, e (·hia111:1usirelazioni menlo ddl'celtn:.ione: 1>0icbè essa è quan– °' ro.1>por1i. do -!>i adoJ)cra un"itlca generale per la par- Fincbè la trauuualil'u fa la storia delle · tii·olnro e vicevnsa. La n~elonimin. è ~l fon. idee e delle modificazioni, non fu che ~amenlo della com1,_re11s1one; poi~e ef;fa prt!i-enlBre idee e modificuzioni 1:enza farle e c1u_ 3 mlo figu~~udoc, un _oggetto. cireond~– Jnai incontrar.e: perciò bi:.ogna un atto 10 d! ac~eb..;0ru. adopc~1~mo 1 acce.or10 dol pen!iiero d1e deve 11 nirc le ·m.odifie,.,. per J) prmcipale! Ja quulna comprCia neUa 7io11j :1gli oggcui: t1uc~to è il verO',. f'o~1a111.a medesuua. .La. _metafora, cho Quindi noi 1 ,arleremo primu degli oggf"lli, <1u,mlunquo d:i ~lc~ln1 bi. e credulo _che ,:>oi dello niotli:icazion.i. e indi del verho, com1lren1!e.seu tutti i. t~op1, 1>ure. coruude– e quando uvremo form:ito i giudizi vedr~- raia parl1colarmente e 1l nome d1 UD og• mo con!!) "i delihono legare llC.r formare gdl6_ pre:._o _o parago~alo ad ~n ~tro ~h~ il Ji~cors,o a lu1 e011u1;.ha.Ecco I tn fonti oei quali t.J · ri&olve la figura. Ma nella figura abbiamo IV. l.ezione Nella p::i:.:.aln lezione bbLinmo Jjscorso dei Ire Jiue-zzi di cui ha:11110 fallo u:o i pu• poli per dc,·om1>0rre gli oggetti; oggi J>US• ..-eremo a vedere le fonne diverse che han– no adnprale per esprimere le ruc,dificazioni di quelli oggelli. L'oggetto e la modifì. ca2:ione SOU() uni1i in natura e uel n'ostro pen~iero, quindi Ja necessi1à di esprimere :111cora nel l~nguaggio quella intima unio• ne. A far ciò i J>opoli han usali Ue mezzi, ossia la figura, l'accidente e la ooucordan– .za. Lìa figura si ha ql,U).ndo con U!tla EoL la figura &.i esprime la <1ual;tà e l'o'g– gello: co:.ì ri.,o per bocc<1 rh/ente /<H. /e 1>er a.=.iGV•e lodeV-OLe ccc. o ciò iii è ~ tw.nu. Lo mutando Je parole modificatrici i o n o– mi nstralli, co;;ì invece di azUme virtuO.iòfl iii d'ìsse virtù. Ma finchè l'oggello che ti @Ollintcnde è un nome generale come a– r:ione, persona, cosa ci J>OP>Siamo servire della figura; ma quando il · nome i.· wcc.iale ,fon pobsiamo for u"-o della figura. cd abbiamo però bisogno di un altro me:t– •w. Questo secondo mezzo fu l'nccicle lllc os!ia l'nheruzione deUa finale e dell' i.ui: ziale; cosi volendo intlicare w10 che fu J~ ,•eci del co,ni:..ole a questa parola bi ag• 'gmnge un pro e si fece JH'oeonsole; vo– l~11d.?esprimore il ,·orrcre oltre i tè:rmi,,ni 61 chSSe trascorrere; e dicusi lo sl<..-ssodi 1ruscorso-, sconsiglialo. Possiamo de) pari aherare la finale, e per esempio volendu aggiung_ero ali~ parola uomo l'idea cl: nu– n!er<, s1 cambierà r o in i e 1,i farà uomi. rn. M~ nep1mre <!Uesli due mezzi bastaro· •~•I prnua l~rchè degli ac1:idcnti non ci l>Ot,· ~1111110 servire che in 1>0chi ca:.i mentr le 111'-'..dificazioniIJ~no iafinile; secol!.(10 :er– clm l"On quesll due .mczzj la quali1à ,i n1o&lra poco e di traverso, e noi alc1me volte abbiamo il bisoi:;no di m~lrare la <1ualità più dello l!ìtess,ooggcllo; e quindi s~rse la ntc':5eitù d'inventare parole apJ)O. @Ile per es1>runere Io qual:tà. E ciò si (f> ce; ma siccom_e .i popoli ~apprin1a veg- 11:0110 complt•s1vameute, cot.t in prin('lpio la ~arola <'.sprimente la qualit~, e quella e– i:11r1meu1e I oggetto l'ioco ..porarono e non ne (~ero clic una parola: coai pannol:fld, c.i1>0giro, ecc., ma finalmente queste 11a– role col procego del tem1>o si divisero. Questa facoltà di u11ire le parole dicesi fa. coltà della compos.izione, ed alcunt" Jingu~ come la greca e la tedesca ne fanno grande uso; altre al conlrarfo coni.e l'ilaliana ne usuno con riserva. Ma ueare u·m11ro della compott1i7.:one renderebbe monotono il di– P:corso, e però Ei mostrarono come nbbi~1- mo detto due parole distiate. Quando la lingua è giunta. qui è bene innanzi• ora però si preecnlu una difficollù; cioC ;i do– manda <'Ome fa.remo per esprimere con <Jueslt! due J)a.role distinte la conu~.sione che è tra Ja ,1ualità e l"oggetto? A ciò Ei e risposto colla concordant..a la quale dan– do al.le due parole identità di forma viene ad esprimere up1>u11toquel legume cbo la <1ua.Utàe J 1 oggello banno in nn1ura. E però <ilUUldo noi diciamo uomo buono, donn" buone noi facciamo J>erchè la <1uuli1àaves– se i;enere e numero, ma 11010per dar for– m.1 identica a l'oggetto. Quindi non ci de– ve far meraviglia se gli lnglesi dicono don. na buono. La figura adurl(1ue, raecidenle e la concord::in7..a sono i tre mezzi adoJ>e– rulj 1>er es1>rimere le forme delle mod·r.. cazioni, e 11a111ralme.nte si 6eguono md– l'ordine in cui lj abbiamo es1>0sti. Ci restav.1 a lare w1 nitro J>H&O,cioè di et'ìl>rimere con 1111 g.'.udizio l'inerenza della qualità nell'oggetto; que:clo lii fece per mezzo de.I verbo «è» il quu)e e:.prime esternamente quel giudizio che in noi a· vevamo gi:'1 fallo e l'avevamo indicato con J'identità della forma tra la <Jualità e l'og. due idee. Wla espressa e l'ultra 60llintesa nel 110~1ro ~J)ir:10; la 111odifica:z:ioue è e• &-pres~; l'ow;getto è sottinteso. Ciò è ba– sl.inlt: pertanto chè la modificaz:one è l'i– dea priuei1>..1le; ma quando si è voluto e– sprimere J"oggeuo è "tatu bisogno etpri- 111cre l'oggello e le modificazioni. Ora le modHi(·a:r:.ioni 1Sies1>rimouo o per acciden– te o ver concorclan7..a. Accidenti del nome wno le modificazio– oi dcll'in.ziale o della finale dei nomi o sono Ire: genere, numero e quantità e qualità prC6a gencr~lmente. Quando &i è formalo il genere i pOJ>Oli.non no.o ,i ,on domandati qual'C il modo migliore 1,er el'primero il genere. Quindj1 come è stato naturale, hanno 1r0va10 una voce per si– gui6c.aro iJ maschfo. un'altra per la fem. mina; ma in que~to modo vi ,nrehbc Btato Li:.og:no di un doppio numero di paroJe; onde eono&ciuto que·to inconvert:,ente si ri1:o~t.e ud ll.ll :.e.condo 1entutivo, che (u di e:,prm1ere col medebimo 11ome il maschio o la femmina. Ma la coufo:.ione che que– sto geuera,•n fu cagione di un terzo ten. tativo, di di,·idere i nomi in varie claS6i. e cosi e&lenuare il genere u ciascuna di es· iit:; e ~L diede un genere ai nomi di città, un ahro ai nomi di fiumi, d·· inonli, ecc. Ma ller le tante eccezioni cbe portava se– co qucslo le.ntativo -ii. ricorse ad un quar· IO mezzo, all'accidente. Si modificò t.'OSÌla fìuale dei nomi as8'!gnanc1o la 1erminu:i0. ne o per i numi maschili. Quosta termi– nazione è tra tutte la più costante; però vi ,ono da nccetrare mruu,, eco e spigona~ do il primo ci venne dal. latino, il secon– do_dalla ninfa eco, e ael ten,o si considerò .sp,ca come In Jlrima che 6i presento.. aUa mente. L•i e l'a sono ronlnlri di regvfe e– quindi di eccezion·. L. i è sempre muchi– le fuori i nomi :-Uanieri in i <:he sono (cm. minili; l'a C ~mpre femminile fuori i no• mi :.tra11ieri in a che •ono mascbiJi. L'a è tanlo piena di eccezioni, che non t1i è po– tuto anooru r:~urla a regol.e gener1di. (c0-J1linua) Due premi letterari Della Vendemmia Alcuni t><fitori hanno chiesto l'autori%:a. ::io11e ,li pnMeritare, in da eccezionale, ope. ,e fa cui pubblica:.ione è gi(Ì stat.a resa di vubblica r11gim1c, ma cl,"' si trovano a11Co• ra i11 corso di stampo. /o. accoglimento del. fa domm1d11, sono st~rle tlCceltate alcune opere in bnz;;e di stampa. Nel dubbio e/te da qu.e.sta mi..sura cli lar– gl,e::.Z<I possano e.s.«rc rimasti esclusi ~i~ r~ri che gradissero giovarsene, la Commi8- s1one /111 deciso di ammett.(!re, fino al 31 '!K<>Mo prossimo, fo presenta:ion,e di op<.re 1t1 bo.=:e. ali.e condi::.io11i suindicate, ed a r1uelle de/ bm1do di co11corso. Viareggio 1946 Il 15 ogosto 1,-errà "•scg,1ato, all'A.lbcrgu lfoJ·al di Vi~ireggio, il Premio letterario 1946, />et' la migl.i.ore opera 11arra.tiva usci– la tro iJ luglio 1945 e il Siugno 1946. Il pr emio è di l. 200.000. Altri quall'ro pre. n!. i.di /.,. 25.00_0 cia3cu110 11errfll1no auegna– u a d opere rite11ute meritevoli di ricom,_ sf'imcnto. /,<1 j'iurfo è cump,u1a da Leoni. da Rep<,ci, we.siclcnrc; Corr,ulo Alvaro G. B: A11fi.olcui, _A1110,iio Batdini, Libero' Bi- 1t•arett1, Mass,m-0 BontempeUi. Umbcrro Ca/osso, Giulio Cer1ci Alberto 1 Cola11tu.011i Giacomo Oebe11ede11i: De Zerbi. Anto11i~ Greppi, Elvidio lc11co, Frw1ce3eo Perri Curlu &,1,,,,., Ignazio Silo,ie. Fra i ,wmi dei camlidc11i sui qua li mo ggiorme.,1t,e si è /er muu, l' atte,1:io,1e del.la giuria ricordia– mo quel.li ,li Piove11e, Pe a, Lcuiàolfi, Bilen. cl,;. S< ivillio, Pavese. Nttlfa st,csS( 1.re~ a del 15 c1gost-0 vernì pu. re assegnato a Viareggio! il Premio « Dw--.c. 11aN1101)(1 • di L. 100.000 per un rom(mi:o i11c.-<lic-o.

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