La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 7 - 8 aprile 1917
LA DlFESA DELLE LAVORATR ICI BENEFICENZA Parleremo oggi dall'allattamento artific iale e me rcenario . E ceno che il miglior sos tituto del latte ma– terno è quello di una buona balia. Ma il tro– vare ciò che è verame nte una buona balia è cosa tutt'a ltro che facile specialmente per le famiglie povere che, oltre a doversi limitare al .pagamento di basse mensilità di baliatico, non possono provvedere alle s;1ese occorrenti per le necessarie visite mediche e gli accertamen ti - non meno necessari - sulla salute e sulle abitudini del marito , dei figli, degli asce ndenti della balia. Poi , una balia, anche se buona fìsicamente. non può esserlo riguardo alle abitud ini da dare al bambino ed alle cure da prodigargli : sia ?er la insufficienza delle sue cognizioni , sia per la scarsa affet tuosità che - salvo rari casi - la avvince alla piccola creatura che le è stata affidata. A queste mancanze si rimedierebbe solo con la sorveglianza e con \ 'intervento assidui che si porrebbero esercitare tenendo la balia in casa propria; ma questo non è permesso ai genitori poveri che debbono pertanto mandare i loro nari lontani dalla casa. affidati a mani merce– narie e inesperte . ;ier vederli tornare dopo un anno quasi sempre in condizioni di salute tut– t ·altro che buone e già viziati e irascibili. quan– do non muoion o addiriuura a ba!i:i.. Perciò. salvo casi in cui si possono avere tutte le garanzie morali e fisiche sulla balia, è più consigliabile alle madri povere I 'allattamen– to artificiale che , ove venga fatto con sistema razionale, può dare eccellenti risultati . Il lane che , per la sua costituzione c:limica, somiglia di più a quello di donna, è quello di asina; ma, data la difficoltà di procurarsene semp re, è preferibile usare quello di vacca op– portunamente modificato, che corrisponde sem– pre molto bene. Le proporz ioni da usare per un neonato, sono le seguenti : latte un terzo. acqua due terzi , Acqua seconda di Calce un cucchiaio da tavola per ogni bottiglia di <e biberon n (250 grammi circa), zucchero in quantità sufficiente per dol– cificare. L'Acqua seconda di Calce. che si tro– va in rutte le farmacie e costa pochi centes imi al litro , rende il latte perfettamente digeribile e procura al bambino il miglior funzioname nto in– testinale. Fra il primo e il secondo mese, si incomin – cia ad aumentare gradatamente la quantità del latte fino a raggiungere - ,·erso il quarto mese - la proporzione di metà latte e metà acqua; poi : due terzi di la tre e un terzo d'acqua al VI mese, e runo lane dal IX mese in poi. La dcse di Acqua di Calce rimane invariata : quel– la dello zucchero può aumentare gradatame n– te, ma non molto per non viziare troppo il gu– sto del bambino . Il latte deve essere sempre fresco e bollito. e la miscela sempre tiepida. E necessario mantenere la più scru;:,olosa pu– lizia del u biberon u lavandolo accuratamen – te in rune le sue parti dopo ogni pasto del bam– bino. Circa I ·orario dei pasti , debbonsi osservare rune le regole già indicate per l'allattamento materno. Con questo sistema si sono sempre ottenuti ottimi risultati e le madri ·povere che si trovano nella impossibilità di allat tare , possono tranquil– lamente adottarlo . sicure di allevare i propri figli in perfette condizioni di salute. Con un sei:so di stupore , d'ammirazione e d'inridia , la gente guardaro la gio\·ane ele– gantissima coppia che in quella rigida gior– nata invema le, passaYa per una di quelle l"iuzzestrelte, tortuose. luride della ,·ecchia .\lilano. La signora ,·estiva un lussuoso abito di velluto riccamente guernito ; le spalle erano arYolte in una grar.de morbida pelliccia; un berretto di pelo, di una foggia stra na e ca: pricciosa. posara su una massa opulenta cli capelli la cui tinta troppo bionda tradirn l'uso dell 'acqua ossigenata; malgrado ciò il suo lusso sfaiz oso ed i gioielli che l'a dorna– ,·ano1 1·irelavano la signora dell'a lla societù e gius ti ficavan o la merariglia cli quella po– vera. gente arrezza a \·ecler cenci e miseria. Giunta dinanzi ad ur:a casa alta 1 rustica. screpolata. la coppia si fe1111ò. - Yi attendo qui, Adriana , non indugia– te\'i; w ne prego - disse l'u omo, prenden– do fra le sue, le mani iflguantatc della si– gnora. - Noi: al tendetemi l"iorenzo. po11·este stancarvi nell'attesa. - :'ìon importa. aspetterò: sarebbe un·im– prudenza da part e Yostra. l'arrischian·i da sola in questi quartieri poco sie-uri. - A ,·ete paura che mi si rubi. Fiorenzo? chiese la signora ridend o. - .\o n ,·oi. quantu nque ne ra lga la pena , ma i ralori che portate. - Oh 1 cicdete voi che quesli stracc ioni sappiano valutar li? - Certo! non arete r.otato i lorn sguardi di cupidigia? Ma sapete Adriana - soggiun– se- che tro,·o ben strana questa vostra ma– nia benefica? - Non \·eclo che cosa ri lrorate cli strano: bisogna pur guadagnar ci la nostra part e di para diso. - Via .-\clriana siate sincera con me. e non ripeletemi quelfa stup ida storia a cui siele la prima a r.on credere. Vi deve essere nella \·ostra filantrooia un' altra. ragione meno astratta e meno ideale.. .\Iena astratta forse. ma mE:no ideale poi.. Perc:hè non dirmi questa ragione? sa– pete bene cl!c sono un po· curioso... - Ditte piutt oslo geloso - con-esse la si– gnora. - Pcrcl1è no·> -. Ingrato: ma se queste Ybite lii caritù 1 ,en·ono appunto a 1.a.sc -ondere le mir scap– pate con mi? Se esse costitui scono il mio alibi eri un p,·etesto, molto abile. dovete am– melter lo, per giustificare le mie uscite clan– desline9 Come l"edete anche i poveri sono necessar i qualche ro lta. - Qualche rolla non lo nego, ma il più spesso non sono altri che parassi ti della no– stra societù. sfruttat ori della nostra benefi– cer.za. Per conto mio tro,·o che sarebbe una grande fo1tuna se tutt a questa. canaglia che rire alle nostre spa lle, si cleciclesse a libe- 1are il mondo di sè... - Si vede che non avete mai provato la miseria , Fiorenzo. - \ o, per fortuna, ma se dovessi pro,·arla avrei un rimedio radica le per guarirla: un colpo di re,·olver e ouona notte. - E se non aveste il revolrer 9 - doman– rlò la signorn rhe si direrti,·a qua lche voltn a stuzziearlo. - Ricorrerc i a qualche altro mezzo. al Yeleno per esempio. APPENDIC E 20 LA GUERRA RO.l!ANZO Dl VSEVOLOD GARTSCHIN \!i ric..-.,r<li, <1i a,·,.r fatt•J. c11Jl'arrornp::ign:1- rn;.nw dPlla rnnsica fJiù di ~ti c-hiJ,m1..-•tri r-;Pnzt, avn~11irf> la minima Manr·hezza. :\fa quandr, i ... uonawri, ~fiatati, r·e'>savanrJ di suona.rf' . sr-orn parfra 1·erritarnent 1) e sa rei certrJ r-adut,i sf– non fn:.;;p arrh-'dtlJ un 1t alt! ,, provvidr•nzirtlP. Dopo dnque chilr.1mi?tri rJ si prr•s,-ntr, 1111 ost.a.cf )Jr,. C.::i c·a,rrmiina va '!Ostegg iando un larg11 n1s(·ell,,. Da un a fJarte aH·vam() la monta,sm:i dall 'a Jtr;t L.t strad a forrata strt::"tta P in rialz,,. Le rç.,eenti piog~,:> avr~•~-an. .-J inonda.lo la pianu– ra. form ando un:} -p:i,J1Jrfç. di rirra sessanta metri di h.i.~hezz~. L i strada f~rrata valir-avn quBto '-ta::mr.1 P lfJ lirr1itaxa rom,- u~a rli:ia. 11 oi dov t-va.mfJ a.ttravHsarla. Il gua r•J1:,nr, r:IPl– Ja fHrù,·ia l:J.c:.r·iòp~%:1rr> i1 prim 1, bfdt:1;1lionr -he pro:-;r•;?"UÌ &<:nza in<"idPnti: ma sut,it,J <fopo {'j dic hiari, chP il trr:n<J c:arr-bbP f)af..S:.i.t'J fr,1 r-inque minuti P rhP bi.s1).znava aspr•ttarr-. Ci fr•t-n,amrno. _.\ppi:>na ftirono affHnontirr·tiiati 1 fudJi, ar,parve ali,, s,·ol~ rJ~lla ,·i:1, la ,.-,-tt11r 1,Pn nr,ta dr>l .1?enPn1lP d1 hn,zata. Il nostro a-.ennal~ di lJrizata r-rn. l"(JfJJf• c;;11qJ tiirsi, un bra\'o ~Pnf-ralf>. ;\on hr1 mal lr1,Y:do 11n ug-oJa dPlla sua for~a n~ a teatro. nf! fra rQr i~ti della rattedrale. Il tuonar dr-Ila s11a yc,.re di basso r,r,,!r,ndo a.s5.f)rdiYa comr, un tromJ>0ne: il suo t 1 ,r.:.;0 rob11.-<;tfJ P {{TOQ,S•i na ~ormo ntat11 da un 'enr,rme test:t ro~sa; a.n•nt Jr, fedin e ,rialIP e duP sop r~rit:.~ ia flttp r• nPrP. che ombre_g-!!i:1.\'ano d11r or-chie~ti ,·ivacissirni CPrto c11rnnrf'r,ra rt randlo a\·.-,·~ 11n'~1-1:.pr•tff) imponenete. Co giorn,, di 111;1n,.,,...ra sul tamvo di Kh odyn– ~koiP a. )lo-..r·a, drtte prova di tanta abilità <' tanta POPrgia rnilltare dri entusiasmare un \·N•.,chi,, ho1 ghese: c1 Che fegato sa110! Ecco co– rnP bhwgnrrebbc esse re!... "· Da allora gli re– r,[I> il s,~pnumr,rM di << fog:1tfJ M.t1·(1 n. fl gr•nP r a lP 1100 sog-na ,·a die battag lie e f)Ol' ta.\.·f1 M~rnprP con si• al rampo HJl11rni di t-,;toria rnilita rr. L:t sua crm\'Pr~a zi<ine pre fr-ri ta, 'lU.LWJ,, ~ra in corw,a.znia di 111Tki.di, r-rtt la r·ritica :.i.Ile guerrr di Xapr,Jer,ne. S:1-pr·vo tuttlJ ci<,. fJnchi• ,oi E-rn st:1-to rif f'– dt<,; ma mi <·ra < la.to raramP11te di \'e<1rrP 11 11r,~1,-,, µ-r•n1•ralP. Et.di rl prrrPdr>,·:1. rl11n,o l<· Jr: tappe, in \'f-ttura: la notte allog~ria va in qua.kh, . 1,.,st,, fin,, a iard:.1 r11·a dPI rnattinn pu J1oi r1ltr,-r,assa.r,·i di n11,,,1, cl11rimto la gi )I nata. La tr11ppa sta\'a molto alt<•nu, al rolorP rr,s~o più o rnr,nr, acrPso dPI su<i \'iS<J e alln ,.,_.....,! più () mp11r, ninra rnn cni r-i ,;,tl)rrlivn f,!'f'l– dnnr:ln Buon ::dorr.o, figlioli~ B rnritl e:111J..-.11 \<1~trn <:cr·r·llr•nz:1 1 ris1,,,n. dr~\·at10 i W>Irln.li.E,1 a.7,zi11r1g-r•vanr_, tra loro V:l a br·rnr: :tu r-,,,·a u11 hir.. diiPrP r,•t,rnh saH11~ la sl,,,rnia 11110HL~ri,arisrr l.t ,·,,r-rhi:1 "· T:11\'<,Jr:i il .2"enrraJ,, p:1ss:tv:1 snizn incid<·n ti. Utl':dll'a non rin11n,·iavr:i a <lnrf' qnnlrlH• r~r ,a.fa filippir;r a q11alr-Ju· ('(,rnnn<lnnfr• di rr,rn pagnia Qiia.nrJo il .'!"rH·n:dP , idr· f1•r1110 il nostro hnt– tazlionr•. g:tl1,pp,, rii rnrrina :tlln tP... b rlr-!1:1 N1]onn:1 ,. c..aJti, dalh1 , r•ltur,i N,]h ~w·ltPzzn - ;\fa 1;011sarebbe una bella morte, ria ... - ;\la forse che una rila di miseria è bella? - Chi si contenda gode - rispose la si– gnora con una. crollata di spalle. - Avete pcrfetla mente rngione, ma ap– punto perché questi vigliacchi hanno quello che si meritan o, io non muoverei un dito per aiutarli . - :'ìon dite bugie Fiorenw, perchè potrei c01:rincervi subilo cli stridente contra ddizio- 1w fra le vostre par ole e le rostre opere. - Sarei curioso di sapere in che modo e come mi trovo in così flagrante contrackli– zione. - Andiamo Fiorenzo! arete una memoria così lnbile eia dimenticare il ballo di bene– ficenza a cui ,•errete questa sera con mc? - :'ìon con roi purtroppo. ma dopo o pri– ma di voi. Però non so ar.cora se ci verrò; <.:'è vostro marit o che mi da noia. ~ O mi piuttosto date noia a lui - disse la signora ri{lendo e soggiunse vezzeggiando– Ma verrete è vero Fiorenzo? - Verrò, lo sapc le bene che non posso stn– re senza vedervi. Con un son isetto di trionfo, la signora s' ir,oltrò nell'and ito buio e stre tto della casa, e giunla in un corli letlo sudicio cd oscuro, cercò inrano cogli orchi la port ineria; non trovandola si clecisc a salire ccl 1 a bussare al primo uscio che le si par ò dinanzi. - Abita qui una certa Elvira Dona li? - Si signora - rispose una vecchia ac- corsa ad aprire - quir.to piano , terzo uscio. E mentre la signora saliva. con una smor– fia, le scale ripide e angu~te. la rccchia bor – bottò - Eccone una che, colla scusa del ma– rito malato , sarà largamente aiutata . Dar– ,·ero che certa gente nasce Yeslita. E nella sua pol"era mente d'ignorant e, quel giudizio non era aITalto rirollo alla ricca si– gr,ora, ma alla misera creatura che lavorava alacremente ,·icino al letto del marito in– fe1 110. La signora intanto giunta all'uscio incli– catole, picchiò, una donna giora ne, ma pal– lida, sc-0rna e recante sul volto stan co le stigmate delle privazioni e le traccie cli ve– glie aITariose aperse : - Che desiderate sigr.ora? - Siete m i Elrirn Donati? - Sono io. signora - rispose la donna faceuclosi da parte per lascia i· passan la vi– sitatri ce; questa ,·ide allora una pore ra umi– eia stamberga. il cui poco mobilio, tarlato e zoppicant.(). diceva la miseria e lo squallore; in un canto sopra una specie di giaciglio, era co1'icato un uomo ancor gioYane, • ma disfatt o da una grave malat tia. - E. ammalato eia molto tempo vostro marito? domandò la sigr.ora . ----Da più cli cinque mesi, signora. - Perchè non lo fale accogliere in qual- che ospeda le? - Non ho il coraggio di farlo; e poi, quan– do egli era. sano e robusto ha lavoralo per me, è dunque giusto che io lavori ora per lui. - ~la in un ospedale guarirebbe più pre– sto. - Non lo credo, signora, perchè le cure di estranei 110 11 possor.o supplire quelle af– fettuose delle persone care: egli non potreb– be slare senza di me, come io non potr ei stare senza di lui . Erano quasi le stesse par ole pronunciate consentitagl i dalla sua pinguedilie. 11 coman– dante gli si precip itò incont ro. .- Ghc c'è? P erchè si sono fermati? Chi ha dato l'01·dine? --- La. , ia (, in ondata , vost ra eccellenza.. e il tre.no sta per pa...,;;sarn sull a strada ferrata . La da inondata! Il treno! sciocche zze! \'Oi fat e dei f:.old ati pulcini bagnati, e me li rirlu ret.e femminucce. Non ci si deve fermarr c.;enza ordine. Vi metterò agli arresti, caro .signore! - Vostra ecce llenza .. Xiente rag ioname nti! JJ ge neral e rotò gli occhi minacci osi, cerca n– do un·altra ,·ittima. Cos'è q,11esto?P erchè il comandante della Sf-<'ùncla. ra<'ciator i non è al suo posto? Capi– tano \Ventzel, favorit e... ,ventzel si avvicin ò e 1a col1era del gene– rale si rovesc iò su di lui come un torrente . Srntivo che tentava ri sponder e, ma il genera.– lf>ne cop ri va la , ore e non si .potè capire altro SP non che \Ventz el doveva aver risposto qual – cosa di sconve ni en te. Voi di ~.1d Pte? ~irte 11.n, ili ano! grid i', il generalP. - Silenzio!. .. Toglieteg li lnsciabo ln. r lù ~i mt::ttu a~ li ar r!'sl i di et l'O la rassn. dr l regµ irnento.. ( ·n esempio per i soldati.. Si ha pnunt rli una pozzanghera!. .. Soldati. S"gni– tr•.rni!.. Alln. S11n1mv! Il )'.!Pfl('r:dt> passi) ra rddame nte daYanti nl Jiatta,, li one, camminando verso l 'acqua col pa.c.r-.n incPrto di un nomo che è rima sto per ,n1 pPzz,, in vetlnrn. SP'2'1lil Pmi. fhd inli!... \ll a Suvarov! Eri rritrt, nc·ll ncq 11a rog-li stivn.li di vernice. Il rrimanrlanie. coll a fa.rria. <' ontraria.ta. si \'Olti,, rnPttPn<l(}~i a fianro dC'Igpnera le; il ba.t– Ut~linnP lo seg11ì. In prindr,io l 'ae<rua !'i ar ri vava allr ginoc– chia, pr,i ali.i r-intCJla. poi anco ra più su. TI ,zPnPralP, alto <li ~datura, camminava rn n da Fiorenzo qualche minuto prima ; Ja si– gnora ne.pro vò ur.a sorda irritazi one, sem– b~ando le inconcepibile che un povero do– vesse sentire ed esprimersi come una per– sona dell'alta società. - Se la morte ve lo togliesse, dovreste pur stare senza di lui - disse duramente. - Ma allora non sarebbe per la mia vo– lontà, e davant i ad una forza superiore ad essa, dovrei chinar-e il capo, rassegi.anclorni - rispose nobilmente la donna. - Certi sentime ntalismi non dovrebbero esistere in chi come roi vive dell'a ltrui ca– rità. - Io non l"ivodi carità - interruppe con fierezza la giovane - se lo avete creduto dovete ricredervi : sono sa,·ta, vivo del mio lavoro, se nor. me ne portat e, io non ho nulla da chiedervi. nulla da accettnr e c!a voi. ~ Portan· i del lavoro? - domandò la si– gnora st upiln. i\la cara la mia donna, noi signore dell'alta società ci serviamo delle grand i sarto rie. - DoYe i padroni. arri cchiscono, sfrut– tando le umili operaio - disse con amar ez– za la donna. - In che moclo parlat e? - Dico, ciò che per.so , la verità. - E' un lusso che non lutti possono per- metters i. - E' vero. ma è anche il mio unico lusso. - Da mollo tempo siete sposa la? - chie- se ancora la sig;nora. - Non voglio ingannarYi, non mi ~ono sposata , la nostra è una libera ur.ionc. ma non è per questo meno sa lda e meno sin– rera . - Con qual disi,·ollura lo confessa te! - protestò incligna·ta la signora. Ma non sa– pete di aver trasgre dito alla legge di dio e degli uomini? - So. signora , che la legge cleJ cuore è superiore a tutt e le altre e come le altre e più delle altre ha, i suoi diritti e i suoi do– veri. - Ma la roslra legge offende-la morale. - Quale mora le sigr.ora? Quella che per- mette a<l una donna d'inganna re e dì tra – r!ire leggerment e il propr io marito 9 - Ma almeno colei salva le appa renze - rispose la signora punta sul r ivo. - Soltanto gli schioèchà b-Odanoalle ap– parenze e del 7i11dizio degli schiocchi ionon mi curo. - Voi siete una. be1. strana crealura - disse la signora e ~e non fosse per la pietà che m'ispira quel poveretto non cercherei in alcun modo d'a iutarYi; pure vi perdono le vostre insolenze e... La signora aveva posto mano alla borsa, la donna eboo un gesto orgoglioso di pro– testa. - Tenetevi il vostro der.aro signora. fìn– chè mi rimangono cl ue buone bra ccia per lavorare. il mio compagno non accette rà l'elemosina da alcuno. e tanto meno da chi insulta la donna sua! La signora arrossì vi– vamente, uscì senza salutar e. e giui.ta in istrada , mentre cercava collo sguardo il suo cavaliere. mormorò, com-inta: - Quanta superbia. e quanta deprava– zione in questa poYera gente! ~[ARIA SAVARE' CERRI. PICCOLA POSTA. CHIAVAR!. - M. C.: Troppo tenu e. RA VENNA. - 1. G.· Esposto tro:ppo schematica– ment e; l'arg omento, del resto, è già st ato svolto nella Dif esa. TORI NO. - C. M. : Non Ya. Rifate con magg iore precisione, con meno contu sio ne. passo sicuro, ma il p ie.eolo comandante dove– \'a manovrare colle mani. Il reggimento, simiJ.e a un a mandr a di n1on– toni a cui si fa. att.raversare '\:Ul fiume. a.ffo11- dava. nella melm a~ d invi sch.ia.v,a. le gambe, si buttav ,a a destra o a sinist.ra . I cap itani e l'aiutante avrebbeTO potuto attra.ve rsa re faci l– mente a cavallo quella distesa d 'acq ua,, ma di– nanzi all'es empio ciel ge nerale misero pierlp :\. terra e, tenendo il cava llo ,per la. briglia.. N'\– t.rarono nell'acqua fangosa, agitata da C_[l1e!Je cen ti.naia di gambe sold atesche. La nostra c.ompa.gn ia, ohe oomiJ)rendevn i~1 generale gli uomir1 i O')iù alti del battag li one, passò con un a certa fa.cililà , ma nell 1 0:taiva. comp3-oo-nia che ci veniva di et ro. erru10 qua si Lutti min gherli ni, e l 'acqua, ar ri va nd o loro fil– le orecchi e, si movevo.n a stento. Alcun i, cominc iavano anzi a inghiottire l 'ac– qua., e si a.woggiava no a noi. Un soldat ino , uno zingaro, da l \'ÌSO ,pallid o e dagli occhi ne . ri spa lanca.ti , a ffer rò per il collo con tutte e due le mani lo zi<'l Gitk ow e lasciò andare il fucile. Fortunatamc>ntc per lui q,.1alr11110 prese a volo l'arma del gover no e im pedì che anno gasse Un a ventina di rnct ri più in là l'ac qu a era meno l()Tofonda; tutti potevano cammina re speditamen te e caiYarsela senza in cidenti 1 tria non senza bestemmie. Nella nostra compagnia si rideva. non pe rò nell'otta\'a , do v<' molte faccie era.no li vic,le. non soltanto rii frNhlo. 1 racdatori li sp inµev n.no avanti. u Andinmo, bn.mbini, fat(' pre~do! Siete forse annegati ? - ì\Ia ci si pu ò anne-,rmrc - grida va qual – cuno d!'ll'otta vn.. 't fa.cilr n lni cnmm inare· !-fido io . non !-i P hn.gnato che le bas eite! Gnar ~ da te che eroe! Gli alt1; si anneghino pu re! (Continua )
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