La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 4 - 25 febbraio 1

LA DIFESA. DELLE i.AVORATRl G BIT-\ :IIAIEllOTT!. La missionedellaScuola ne ll' o r a presente. Ll ~uldato, il prele eà 11maestaro d i SC'U-Ola,,;uuo i soli uommi, che fauno te riuolu;;ioni: it :;oldato ed il vrete hanno sin ora guvernato ,f.t mondo, U,, ae:;tro 1h souolu aUent.16la su.a volte.&, la q11-0le cerrcl quattdo il mondo sarà gmdato 110n dalla for;:c,, 116dal sentim ento, ma dall'iuf elltge nza ; e varc che nou :,ia lontana, JJOWhò <'ggi 1·i::;oruendo ,H po- {~/::.'r!~r~i;~t~ai~~i:!~f!~ro ehudol} àsol- Lura I SETTEMBR INI . Su un numero recente di codesta nostra cara Di.fesa, iun articolo riguardante l 'educa.zione deila fanciullezza, firmato M. G . 1 uilevarv•.a giu– stament e che !a Scuola non ademp ie - nel– : 'atruaJe momento così grave i>ef' essa di re– sponsab ilità e di ammonimenti - I.a sua mis– s.ione di preparatrice all.a vita , in quanto che il suo insegnamen to non ri~ponde [t.!le esigenze soci~ i che si affcrmernnno vivo e urgenti do– po la guerra. Pok.hè infnni. se il prosente conRitto - co– me ~p,;.are a molti - è come una croc iata con – rro k cause s11e generatr ici, sì da distruggerla per semp re (noi crediamo fermamente che que– sro pcss.1 farlo solo I •avvento del Socia lismo ) ; 2.c, 92ssata quindi q,uesta raffica devastatrice, splenderà sulJ ·umanità affra nta, il sole di una pace sic ura. che lo consenta. il -ibero. felice canunino, verso i suoi immancabili destini : l:i educazione di guerra che si va ora impartendo in qu:isi tutte !o scuole - psrJo delJe primarie. nel:a ,nia qualità <fj m2.estra elementare - ser virà davvero ai nostr i fanci ulli a quella -;he do– vrà essere la loro vtta di pace operosa e fe– conda? No. - Bisogner:i, dunque par di sentir do- mandare da molti sorpresi o indignat i - tener gelosamente lontano da~Jnnciul lo ogni eco giuer– rc-..~a. nascondergli la vita della trincea, le an – sie e le angoscie e le speranze che costituisco– no pur la nostra- vita d' oggi? Neppur e; .anzi, a... wiciniamo I 'anima sua te– ner3 a]a nostra , così stre tta da ansie assillanti ; facciamo che in questi iprimi anni di con vivenza sociaJo, in quest'embrione dj società che è I.a S...."'1lola, impari a gioire e a so ffrire col simile suo, e a porta re I 'oc&1io e il cuore oltre la cer– <:hia anguEta del:.c conosce nze e deg!i affetti suoi. Ma i 'insegnamento scolastico non si pr,opo-– ne soltanto Ani immediati ; ess o mira ben più oltre ! 'età della generazione affidata gli ; gu.ar< m e prepara l'avve nire. II .fanciullo dunque, oda e senta dalla nostra voce gii orrori della guer ra e le ineffabi li delizie della pace; penetri con noi nella trincea òuia e fangosa ; con noi entr i negli osµedal i, nelle case, ove si soffre e si at– terrdc o non si atten de iPiù; v.isi1:i con I'immagi– naz ione i luogh i devasta ti ; si form i l 'ide.a - sia pure elemen tare - del! 'arresto avvenuto sull a via dei migliorame nti sociali; ìn modo che da cìò appren da ia consi-derare il rpresente stato di cose, come una parentes i terribLe, chiusa la quale - e per sempre - sarà necessario da part e d ·ognuno, eneflgica e indefessa e appas– sionata opera di rivend icaz ione. [mpari cosi a odiare con tutte le su.e forze fa guerra e ad evitarla per I 'a"""Venìre; impari ad amare la @ace, a tenerla cara e prez iosa ,as– sai .più di quanto noi l' abb iamo tenuta. Più che 'rifo rma , quind i, della materia costi– ruente il programma sco lastico - riforma che do-vrebb'essere consentita dallo Sta to e quindi, APPENDICE 17 LA GUE RR A ROMANZO DI VSEVOLOD GA RTS CHIN - Tu settimane? E oono già quindici gior– Ai cf1e carnminiamo I - And iamo nellt zampe del diavolo - bor– ho.t.tò Jo zfo Giltkow. - Che .borbr.,tti, vocchio dl3monio? Perchh ~ raggi tutti lE nelle r.a.mpe di qual diavolo! Percl 11è. dir'3 queste cose ! - Oie foroo andiamo a. nozze? borbottò lo .-,io Glt.kow. - Proprio quesVJ no, ma andiamo a manf.e... .QleT'e il nost ro giura.rrvmv.>. Che bai giuratfJ l'altro giorno? " Senza ba,Ja.re aJJa vita !...... Dunque, sta in gua rd l;-..1.., ver-chio a,::iooco. - Ma che ho detto, Va.ssili Karpil.ch? Che forse rn:,n ci vado? Mori re., ebbr"De, sia, se oe,. corre: Che importa dave si muore? Bisor,!Jla ~re morire, t,<l è sem:pre ]a stessa cosa. - B così, di ' pu re. Gitkow tacque. TJ suo viso si rabbuio; nes– suno, tn ~nerale, av'3va voglia cli ,parlare . Si stentava a camminare; si scivo la-va e spesso gli uomini cadevano nella mota vlschi 0- ,;a.. Si 8entivaoo pa rola.ccc.. Uniro FedP...row ca.nm :iina.va a testa. aJta e mi raoc fJnt.ava. f:len– ~a inteJTùm1r::..--r~i, una stn-ria, poi un-altra, fJU Piet.ro>J"U,rgo e la camp~a. Nondimeno tutt.o ha flne. Un giorno, nello svegliarmi , .,.;di il c~lo a.zzurro, dei v~e ti illum in ati dal so!,o m&t.tutino, sentii delle al– legre voci chia.'>,OOO Eran o già. tutti in piedi, ,a.5Ciutt.i e rip<>Rali, da.po una do?orosa marcia di una settimana e mezza Sùtto la .piogiga e senza tendC". Quel giorno appunto ci died.rro anche le tende. Gli uomini le clispofiiero, piantando i piuo li 1 ti· randa la tela, e qua.si tutti si trovarono :1l– l'runbra. - Se non cl hall!lo prot.elli dalla pioggia., ci ipreservcra.nnrJ da.J solc - osser,vò Gitkow. - Sì, r,erchl\ lf' te..i=.tinr. dei sì.i:;nori non a.b– hronzi.scano - disse 1alkgro F'ederow, vol. g.<•tvlh un',>"...chiat::LmaJizi,~a ùalJ.J mia. parte. XJV. DA TEKUTC H A BEHl.',.D. Dopo le ,piog;:fir. vennero i ca.lori. Ahbando – namrno le vie tra.qverse, <love i r;i<di affonda– vano nel fango, (Per prende re 1 J. $ 1 rada mne• stra ohe conduce da Ja.ssi a Bur·arest. Hammenter ò si:,1npre la ·J)'rima tappa <·he fa– cemmo .c:1u que9tu. via da Tekutch a Bcrlad. li termometro segnava trr•nt:tcinque gradi aJ. l'ombra e la t.aJppa era. di ,cinquanta -chilome– tri .. Xon si S'!nti•va 11n idito di vento. la fine polv~re di eaJdna., StJlliwa t:.t. da. mi-gHaia di pirv1i, inondarva la. da, e,ntrandoci n13Jnuw e nella booca., c<iprr•nd.oci i ca-oolli a1 punto da non IJ}Oterne dLc;tinguero il co10'1"-! r mfsch.ian– d0si aJ sudori:: f..er forma.re sui nostri vis i una. &~e di mac;chera che ci dava J 'aq>parren1..a di ne.zri. :\"'on 8'.> .p(;reh,• non a,v ~o.mo carnicioU ì e si almeno .per ora, imposs ibile - si tratta di mu– ta-r anima e scopo al1 'insegname nro 1 facendone scatur ire monh i necessa ri alla vita del domanj, di ,questo minusco lo popo.io che oggi affluisce nelle scucle; vita di lavoro, di battaglia e di conqui Eita. li maestro pu ò far q1uesto, pojchè - anche nei 0:1muni ove lo Sta to o le amministrazioni Joca;i eserc itano più assiduamente il loro con– troUo - egli riman e, OS-O affermar lo con indi– scut ibile certezza, formata si alla prova dei latri , il padr one moraJe delia sua scuola. Per vie in– numerevoli la J<uce.può arrivare ali 'anima! En– tri ogni giorno nel Tempio nuovo , ov 'è i'aico sacerdo te , con un r;riccO:i.o, buon seme da d-epor– re nello spir ituale terreno che gli è affidato, co– si suscettib ile a ogni solco; e si arm i di sa– ij)ienza, fede e tenacia. E attenda: chi ~a che il buon seme non germogl i rende ndo bella la sua vecchiaia! IPcr svolgere quest 'opera di educaz ione so– ciale , o, ,più propriamente , socia lista , I'inse– gnal)te deve amare intensamente i.I fanduto in– teso come popolo, ossia 1forw e sper anza del– ! 'avven ire; penetrare nella sua vita , viverl a, se ntirne i dolorJ , le miser ie, i bisogn i, l' ingiusti– zia che l'opprime e il dest ino che le spetta. E ancora non b~ta; chè per far questo con ::.more e con metodo - possiamo ben orgogJ io– sa.mente proclamarlo -=- il maestro deve .scuote– re da sè ogn i prec oncetto o pueril e terrore , e avv icinar si al Socialismo - fuori del qu2le non e 't:: .giustizia sociale - essere preso dalla uma– nità ,profonda spirante .da ogni suo principio, c:'h~udernc in sè la vera essenza, farne anim a della su.a apc ra scola.2.ticn. Soltanto cosi La so•.w– ln adempirà ;'a sua missione, dando al popolo qudla coscienza c'ie dovrà guida rlo su lla via della sua fata le ascesa. economica e morale. E se. per egoistico amor .di quiete, o per in– ca,pacità, il maestro ncn può obbed ire a qucst3 missio ne. e battesse altre vie più facili e pia– ne. del udendo in noi le care. fervide speranze che , 1n lui riocniamo . non varchi. profanando. la. I.~ s1J0Jis della Scuo:a. M ARIA PA~EI.U. Per l'organizzazione economica. Andiamo ogncr più rilevando le condi.z..ioni d'infe riorità a cui è conda nnata socialmente la donna. E sta. bene . Ma s me pare che unitament e a ta~i giusti rilievi occorra indicare alJe Lavorntrici il modo di conqui stare gli stessi diritti poli tici dell'uomo · e la necessar ia indipendenza econo mica, jndi– spensabi !e .ad acqu istare una perso naiità pro – ij)ria, una Hbernzione vera ·e comp leta dalla sch iavitù fami.gliare e socia le che l'odie rno as– serto di cose e 'impone. li prob lema della donna è dei più complessi, poid1è urta -in un 'j.nfinità di pr egiudiz i, di ve– tuste i-Oee, d'interessi , d' egoism i. Noi dobbiamo dimostrare alle lavoratr ici tut– te, che non è vero che l'ema ncipaz ione femmi– nile è un 1 utc:pi2, ma che può diventa.re una realtà, il gior no in cui Je lavora trici comprende– ranno la loro vera funzione , di madri e cittadin e~ Le operaie devono ritenere come prim issimo :nezzo inizia le della loro emancipazione, l 'orga– nizzaZJione di res istenza, per mezz.o della qunle Potra nno raggiungere la vera e<l assoluta incli– pellde.nza economica, che per la donna ~ la so• luzione di tante sofferen?,e fisiche e morali. È ! 'org anizzaz ione di classe che ci può dar modo di conoscere le in{;.iustizie sociali, e ad– ditarcene i rimedi; a... ""Viarci, insomma, suUa via della redenzi one e dell 'emancipazJone. Coll'augur io ,fervido che altre prendano pure Ì.'l carola su ll'argomento, penso che le donne debbano avere per motto: l'em ancipazione del– le lavora trici ·sia opera delle lavoratrici stesse! CARMELA BONESCHI. doveva 1C:a.mmln arc in unHo:rroe. 11 sole pene• Lt1M·a nel panno n.oro e ci bruciava Ja testa a traverso il ch.epi. I piedi, rnalg l'ado la suo. la, sentil\. -a.no le pietre cocenti della via. Si soffocava. P er maggior disgrazia. 'i poz.z.:iera,.. no a·airi e {fUasi asciutti e la test.a della nostra colonna. (1,utta la. (ljvisione eTa in cammino) si ìmpadronha di tutta l'acqua 'in modo che, dopo e.<1.Serci be11e sos.pinfj vicini al pozzo, non ci rest a.va che un liquido argilloso, contenente più fang o che acqua. Quand o anche quest'ru:. t[Ua ci rnancava gli uomini r imanevano pe r via. In que l giorno circa novan ta soldati del no,stro reg;gimento cad dero su ll a strada , tre morirono d 'insoln .zione. Relativamente 3«li nltri sop.JX )rtai a.bba~Lu.n. z.n. henc <1uesta tortura. li nostro reggimento coni,pren~ova in generale uomini del Tnrd, mentre 10 era stato -abituato fin dall a in fan• zia ai <'nlori deile ste ppe; e poi forSl' c'era an– che un'rdt ra cau~n. Ho notato che in generaJe i ooldati ~emp lici so1>port ano p'iù difficHmento !e priva.zionj e lo fa,tiche dei gl 'adua.ti . (Pal'lo soltanto di quelli che hanno fatto la eamr>o.• gna di Joro .spont anea. volontà}. La soffere n1~a. fì!-.ica. era per i sold ati sem 1 plici u na, vera svf'n. tur:t, rapare di ubbatte re il loro cora.g,gio. T volontari in\ece cfl.c fisico.mente forse soff ri• vano tanto più in qua n to la loro educazione era sta.tu . più raffinat a., erano moralm ente me– no ahbattuti. La loro for;,;a. d'animo non po– teva venfre meno per dolora.r di piedi, 1pel caJ. dn opprimente, pf'r le fatiche mortaJi. Per <'Onto mio non ebbi mai una tranquillità di spilitn Cf.,mpleta, un pili grande contrasto mo– ,,:ùP; non ho n1ai c-onsidcrato lrt vita con rna.g– ~fr>TC dol<'-OZz.a. come quando ebbi a oop.porta.re tutt.p quelle soffen-n.ze , quello. compresa d uc-– ciclm"O i nemi ci, rra il f-l<dlia r dei ffll-Oiotwli. Ciò può po.T'f-.re:-:.tJ·a.noe in: ,ensa.to ; nondi– meno e cosl. Conservaso od ogni modo tatt..'1 la mia pre-- Le parole di un ministro e ii dovere delle proletarie. La coniro risposta logica e str ingente d;tt..:1 dalla Sede Cenrra le all<i prima rispos ta del Mi nistro Meda al Memoriale deg li operai detk Manifatt ure Ta bacchi , lo ha costretto ad aec O.-c_ da (}uell'atmosfe ra di benevolenza verso gF operai di cui aveva tentato circon dar si. llll'/attl nel colloqu io avuto nel settembre scorso colk– rappresentanze delle diverse Manifatture egh .aveva dich iarato che aVTébbe stud iato ii Mem 0- rial e, risposto in merito, ed ove le risposte •or – avessero soddisfatte le maestranze della ...,; J'attura, lasciava:.. il diritto di re;, lica. E questa è venuta da molte Manifatture-; all't: .. superficiali argomentaz ioni del Ministre liUff.% loro reale po.sizione finanz iaria, mora le e -il.sa – lubre, hanno opposta la rep lica severa e tn– glient e propria di chi queste m~ie e,-.tbisec giornalmente . Qu ando il Ministro non ila ss – puto più che rispo ndere . ha preso il coraggi o a due mani ed ha dichiarato che le finanu- di"J!n Sta to non permettono aggr avio alcuno al Bile11- cio. Bened ette sed iè dei divers'i Ministeri chL in temp i di t..1nto ;irogiesso no 11 hann◊ ancor. imparato questa frase! Quanto tempo rìspa rmie rcbbero ai loro diversi propr ietari ! L 'atto c.h-e re ndesse -popolare il 1\1inis~ .iè– lui stcrso che parla) non c;arebbe ccrr+ ~rit.ìi c– co!l·uomo di Stato: quand o siano cC&SGt(~ l...;. condizioni eccez ionn!i del Paes e, egli non :itvreb– hc difficoltà a ritornar e su!le quest ioni at1'1.1cl! t:d ,1 por tar.ii anche qualche mu tament o: WlUiÌ<i vi è di immutabile ::i q.uesto mondo , dioe scrn· pre S. E. ; gpecia lmente ?Ci in fatto di Mìni'.?t..r soggiungir'l:110noi . ,fv\a l'uno vale l'a ltro, tanto quan do si ti: ·a.rt .::: di negare migliorament i alle classi opcr-2ie, co – me quando si tratta di stanz i::!M milioni e, m1· liard i per ciò che viene chiamMa la ctiPe.&1 .m:..• zionale. E siccome ciò che viene a~ortito da':' militarismo non è piC! reso, :wche quar.do I '.as– scrb imento è po.n ato -al paroN>ismo come ~ momento attuale. è impossibile eh-e qt.--aiC'03-a resti in questo bilancio, già tanto ta..tassato , per migliora re le condizioni delle opera ie de t tabacco, cond ìzioni che vengono poi co.1Bidera– te non come un sacro dovere da .parte di rnr regge i destini dell 'ltafia. ma come un sefi'!..?lke-– allo .. 901>olare. BiEogna rare della propaganda, speciaime!,t è nelle Manifattu re della .bassa Italia, per no,-. ren dere inut ili e inde.corosi gli sforzi dei dtn' genti l' organizzazio ne e dei compagn i cile con – tinuano a· piatire fe loro miserie d&rVant? a tmtf i Ministeri , ottenendon e sempr e ugua1i rispost.e. Prop aganda economica e politica , poichè il no– stro movimento non <leve soltanto tendere a: pochi centesimi di guada gno in più, ma cfe\le guardare alle cause 9rincipali che ci hanno pro– curato il disag io attual e: deve .guarda-:-e alf'"'tr.– cer to doma ni, al rincar o enonn e della vita Poiché tutti questi sono effetti di una politica. è orma i tempo che tutte le donne si ~ino di politica, si abituino a pari.ame. a diSCtlt'ecne ~ la vita intor no alla donn.a è orm ai ìnt~ ir1 modo. che Io starse ne lontane o neg hittose oort può •più ~..;:sere chiama to supina incoscie!lliim:, m. i &1prema viltà. Le donne delle Manìf-atture e ,1im– tellan<losi da un ca;,o ali 'altro della -•;,;,fa come una sola persona, s:i riuniscono ftl!torno– al vess illo della organizzazione, i;:,er itttti atuc: migl iorament i morali e materia li che !e Ìll• aF zeranno domani in faccia a sè stesse N aR:-– socie tà. V ARÈ ANCJU-/1 senza di spirito mentre gli altri cadevaa .1>ln me-Lzo alla via. Giwiti a Tekutch mi 1proca:ra.t una grossa zucca dj bambù, dello. capacità d r almeno quattro b ottiglie. Hiempii più lii w u1 volta quest::L zucca, dur ante la marcia e ne feci due pu.ni, una per mo e faltr.a iper il 111.let vicini. Un uomo cammina, si sfori.a. di ree!Einre poi la cal<lura ha il sop ravvento, a poco ai ,poco gli si piegano le gambe , il corpo Yl\cilfa come quello di un ubriaco ; il vL~ gli 9. ;:w– ro~ sott.o lo strato di polvere e di molA: to .¼Uf i. ma.no stringo ('Onful samente il fudle; u.c: sorso d'a,cqua lo ria.nima ruppe.on .., e finalmcn+ tl' c;id~ inani.ma.t.o ~ulln , in dura o potveroea - L'tunbulan1.,..'\. l chiamano delle vo,c. rn.. uchC'. J.. a runzion e dc·ll'o.mbuJanza consiste Ae.l h+ ra.rc p;uJcjglio della vin. ehi è cad11io e 111 .ei 80C c-orr erlo: ma capila spes..:;oche l'ambulanza. s.:: trova qun.si nello stesso stato di clù ha. • ìso– gno <li soccorso. l foos..i late rali <leHa stra.da sono 1>ìent dj .c;oldo.L.isdraia.t i. F'cderow e Gitkow canuntllll't,– no di fianco l'uno aJl 'aUro ; si cap isce che BOf. rrono, ma si irri gidiscono contr o il dolore,. .!J! c-n.ldo influisc e su lutti e du e in modo di,y~ . n. seconda clel temperamento. Federo w a.cm pnr la e ~i accon tenta di sospiTare di tant o, iu ~anto profon< lam.en.te alzan<lo aJ ciclo., COGm m muto lam ento, 1 suo i begli occhi bruct att d~n. ;polv~re. Lo zio Gitk ow, inevce, beam.. ~ mm e r a.g,ona a questo modo: - GU(trd n un ,po', cad?no come moeca e f... At~nto ! P er ~o n ~n m1 sr orti cav i CODA. tu; , btuonettn. - gru ta 1ncqllerito, schivando •.n ~olcla~ d1e ca~cn<lo aveiva o.rri~ato dt ea – va.. 1-~ll un OC<:-h1 0 col fuciJe. - Signo re Id.di.o t Heg:ma. del e1eJol P erch.è opprim erci COt:i1 t 8,p. :o•~o~ i= i ~ei;;:a..~mt c, c:·cdo che ~ .e (O.~

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