La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 3 - 11 febbraio 1
' --··- \ .. -· . -· ·-•~-"- STO RNELLO. della sua cap anna nascos ta dall 'ede ra bruna e dauli steJ \3.ti gelsom:ni? Passarono, per caso, lì vicino dei ricchi si– gnori che andavano a cacci.a; si fermar.on_o ad ascoltare stupi ti quel canto strano e vtn t1 dal suo fascino s'av vicinarono a St~rn~ilo: Uno dei nostri! La mano d'opera femminile nell' IDIWstria Utlliì panmcazione. Riportiamo la chiusa dei breve cenno comme – morativ o di Osvaldo Gnocchi Viani fatto ~ Crist ina Bacci nel! ·assemblea plenaria _temJlll– nile di Ra,venna: Lo chiamavano cod perchè cantava sempre: cantava ali 'ac; Jra di corallo come aJl 'argenteo riflesso :~, .a luna; Ha spiga dorata come al moro,oo fiocco di ne , .' al flebile sospiro dello zefiro e alla raffica viole1-:ts che nelle notti d "in– verno urlava fra i ces;lUgli ~ k 1. ,.indi dei pini. Chi l'aveva abbandonato nel bosco bambi no teneri ~simo? Mistero ! Chi l'aveva nutrito? vestito? un pochino gli uomini, molto gli animali, le piante della bo– sc.aglia, co~ì, a~rneno dice la leggenda. u Vieni con noi o giovinetto. Sì, è vero,. bello è il tuo bosco ma più meravigliosi sono t nostri palazzi di marmo. Morbido è il cuscin~ di musco sul quale ora tu riposi 1 ma più soffici sono le se te e i velluti <leLe nostre sale do– rate. èor~pa~ne ·, 1~ c;no~co · le ~miliazioni eh.e ~o- 11rete .subire : nel segreto dei.le vostre f~mtglle .: dalle stesse compagne di fati ca : fra il. bruli – came della gretta broghesia, suddivisa in u~~ scala di gradazioni infinitesimali, non esclusi ' villani, danarosi o no, che la imitano, non sa– penlo scorgere più alte vette. _ . . G. Gari b-otti, membro del Consig!io Superior~ del lavoro. cioè di quel congegn.o st~tale ove s1 fucinano gli elementi ?er la 1eg1slaz 1one ~~ote~– rrice del lavoro, già direttore di forni munic1pah, ex segre tario di Camera di ~~voro, C~°?erato re non dell 'uJtima ora e pubb.1co amn~m1strator~ socialista, quindi uomo navigato nei. pro.bleITll che interessa no i lavorator i, G. Ganbotli, h_a , per molti, veste autore vole dì competente ancn a in materia di panificazione, avendo an.ohe ~ub– blicato un libro in cui tratta della panificaz ione in Italia. Da un tale studioso i te~p~ att:nd~va~ no, può dirsi, la parola, .il cons1gho, .1 cr.1t~r_1 per un migliore assetto d1 un ram.o d1 att1v1t~ produttrice così interessante qual 'è il 9ane, oggi colpito da disposizioni semp re nuove della 16- gislazio ne eccezionale di guerra. . . Il bosco era stato davvero tutto il suo mondo che nulla gli aveva nascosto , nulla gli aveva rifiutato. <( Vieni vieni con noi, tu ci canterai le tue canzoni e 1 noi ti faremo ricco come un prin · cipe 1>. Vieni, vieni, insistevano. _ Il giovineu.o li pregò di lasciarlo nflettere almeno per quel'.a notte , poi, al mattino, forse li avrebbe raggiunti in città. Tutto percM avete •· coraggio di _dichiararvi socialiste; di far parte di una associazione so– cialista: e in massima, anche solo perchè osa– re voi do'nne ritenervi accessibili di un con– c;tto politico ~ sociale. . _ . . Nella sua capanna di stoppia Stornello .aveva v-ascorsa rutta J 'adolescen.z.a , tutta 13. gioventù e la natura che l'a veva nutrito aveva finito per trasf onde rgli, per così dire. i! suo io fisico. Infatti la gente diceva di lui: u E' robusto come una quercia. snello come un giunc o, ha gli occhi di pervinca e le guance di rosa. Rimani -! rimani! gli susu rrarono i mughetti scotendo malinconicam ente ~e loro campanine– (( Dì! non è sempre fresco, iprofumato il letto d 'erbette di musco dove tu riposi nei caldi mer iggi d'estate? Ebbene, co.l ocate nel rip osttglzo dei vostri ricordi, nel primo cassetto del c~mò, in una sca– tola, l'effigie della bel.:a testa di Osvaldo Gnoc– chi Viani, apparsa sull' ultimo rtumero della Di- fesa delle Lavoratrici . . Ripon ete nella mente le parole colle qual i E– gli, che fu segretario di Mazzini, che com.b~ttè al fianco di Gariabldi, lamentò al popolo d1v1so, esaltò Ja Maternità rigenerata . Custodite gelo– sament.e nella memoria le sue paro:e : u dal basso sorgerà imperios.a come legge di Naru:a , la Ragione Civile che si sosti tuirà alla besna– lità della guerra: chi a~imenta nelle_ sue sane viscere questa Ragione Civile sono 11 Proleta – riato e la Donna 1>. Suile colonne della Difesa delle Lavoratri ci egli ci ha fatto sapere che si a.dop~r.a ad in– cor2ggiare le giovani operaie al tirocin io nel la– voro di panificazione. Ora pure prescindendo dai nostri criteri ge– nerali 'di programma politico di classe, i quali ci fanno dovere di adope rarci per ridu rre al mi– nimo -;,ossibile lo sfruttamento e !"oppressione di tutti i lavorat ori dal giogo capitalistico, quin– di di tute:are, ove non si pos...~ impedi re , il me– glio che si può, la donna , pure ricordando solo di sfuggita come sia fenomeno addolorante quel– lo dell'impiego della donna nei lavori nocivi e sia legittimo il nostro grido di protesta contro un sistema economico-soc iale che gene ra simili spettacol i incivi:i, inumani e che _solo il socia– lismo eviterà - diciamo: ma sembra al Gari– bott i buona e sar.a logica que!la per la quale perchè c'è chi sta male dev'essere spinto a star male anche chi ancora non è in quella cond i– zione? L 'am ave no tut:i l'orfanello_ \ 'amavano µer il suo canto dolcissimo e strano che ciel torrente impetuoso e del placido ruscello riassume va il ritmo. Dove aveva udite que:le melodie ohe sembrava frugassero nelle più intime fibre del– l'an ima? quelle nenie che facevano salire un nodo alla gola? quelle serenate che a -;,oco a poco , so;1ivano lo spi rito come in un 'estasi? Le donnicci uole dicevano che erano vetthi ricordi del paradi~o ... H Come fai. gli chiedevano i giovanotti del villaggio , a inventare quelle sto rie paurose di <:orsari, di lotte feroci. di tragedie terribili? 11 Non le invento. rispondeva Storn ello sor• ridendo , te ripe to sempl icemente: a me le rac– conta il vento che viene da lontano lontano , che ha soffiato fra g'.i anditi più bui dei vecchi castelli, che è passato con raffiche distruttrici sulle sconfinate steppe d' oriente. che ha sol– levati nel'.a sua furia i giganteschi marosi del- 1 'oceano. Me le racc onta lui quando turbina intorno al– la mia capanna. Allora ~emo nei suoi mugo~ii nei suoi sibili, gli urli feroci di chi uccid~ , il rantolo ango– scioso dei morenti n. u E le dolc i storie d'amore quelle chi te le racconta? chiede vano sorridendo le giovinette. ,1 Oh, quelle me le narrano le onde chiac– chierine del ruscello. me le susurrano. sco– tendo le bianche campanine. i mughetti di certi angoli del bosco. dove la notte si dan no ritrovo Je lucciole per festeggiare le nozze dei fiori. La gen~e lo guardava meravigliata e non ca– piva che il giovane intuiva cosi bene il lin- 2.:1aggio della natura snlo ;)erchè in essa. anzi di essa , eg!i viveva. Era una luminosa giornat:a d 'agosto : Stor– nello come il solito cam2.va sdraiato sul musco, cantava inneggiando alla sua potenza di princip~ del bosco. Grande più di quello del re era 11 suo palazzo: gli agili o'.mi ne erano gli svelti colonnati , le querce secolari, i cupi pi_ni, i mae– stosi pilast ri .. . Che pittoresca volta d1 verzura l ness un affresco avrebbe mai e poi mai potuto uguagliarla ... Quale monarca aveva , ad ogni ora del giorno, un coro melodioso come que llo del!e capinere che la mattina salutavano 1 'a1ba, come quello dei penirlf-si, delle cinga llegre che, durante la _g.iom ata cantavano se nza posa. le !oai del sole? Nessun ricco signore la notte s 'addormen- 1ava cullat0 d2 una melodia dolce come il canto dell 'usignolo de:la sua boscaglia . Quale alcova 9rincipesca aveva il fascino u Non sono forse sempre deliziose le nostre fragole rosate, l nostri bruni mirtilli? gli_ chie– devano frusciando g'.i arbusti, i cespuglt. o Non t'illuminiamo forse noi sempre la vi.a, quando la notte vai ad asco:tare i ~o~certi dei grilli , le serenate dell 'usignolo? gh ripeterono le lucciolete danzandogl i intorno. Solo i bruni abeti, i pini giganteschi tacevano severi. come imbronciat i. Andò Stornello alla città e alla eone del re, nei palazz i dei principi cantò tutte le \e~irend~ che il vento gli aveva narrato , cantò le dolci canwni d'amore che aveva udite dagli ucce l– lini. Cantò tutte le melodie della sua anima portando , dove andava, come un e.ffluvio. di fiori come un alito di freschezza prnn avenle . Can~ò ed ebbe anche lui un palazzo di marmo, un 'alcova di seta profumata e molto, moltis– simo oro.. ma strano, l'eco delle dolci melo– die andava afflevo:endosi nel suo cuore a çmco a poco , finchè venne un triste mattino nel qua le non riuscì a ricavare neppure un accordo dal suo liuto, non riuscì a risvegliare neppure una melodia nel suo animo : il suo cuore era muto. m-..no come una tomba! Per ispirarsi corse allora nella terra del suo giardino dove erano raccolte le pian te più pre– ziose, dove uccet:i dalle sp'.endide penne gem– mate erano rinchiusi in elegan tissime gabbie, ma lui non capiva i! linguaggio di quei su– perbi fiori esotici e quei bellissimi uccelli tro– picali dalle i;iiume scinti l'.anti non aveva no che stridi gutturali.. Corse al~ora con un ultima spera nza, al bo– sco, ma le capinere, i fringuelli non lo riconob– bero più e fuggirono al suo avvicinarsi. Avvilito Stornello si sedette ancora su!la riva del suo ruscello. ma onnai l'onda cristallina non aveva, per lui, che un monotono gorgo– glio ... interrogò ancora i mug,hetti, ma essi non ebbero che un indistinto fruscio!.. • Comprese allora il poeta del bosco d'essere divenu to e..c.tra– nea al!a buona natura e che perciò la. poesia er a morta nel suo cuore. GtuS EPPlNA MORO LANDO!'lL 11 prossimo numero uscirà Dom e, o sca 25 Febbraio. Gl i origi n ali deb, bono pervenirci entro D omenica 18 Fe bbra io . APPENDICE LA GUERRA ROllA!IZO DI V S EVOLOD GARTSCHIN L'ufficial e s·a:..vicino e riconobbi \V~t z~L _ :-,.;on a,·ete sonn0, Vladimir o Mica1lovltc h e<;n\oce sommessa. . - Non pos•o dormire, si,~or. c3:p1tano._ _ Mi eh arnanv Pietro N1c, la1ev1tch, disse: _ a; ch io nr>n. ho g, nno. Ho fatto t3:rdi pr~ '31) ù vostro capitano, ma mi sono ann oiato. G.mo– eavano a carte, t,eve·~an,1... Che m agnifica noi;~~min ò al mio fianco fino al confine deJ carnfJO e f,1cer~rno. piu volte questrJ trMto sen. 1 ,a. più scamb1arc1 parola. . . . . F u \Ventzel a rompe re_pnmo. 11., silen zio. _ Vi siete arruolaf-o \.olontan o. qur-lla di ge n !.e che non ho ragione alcuna d1 1lisprezzare. - Come dal canto mio, non ho nessun mo– tivo per du bitar e dei vostri sentime_nti. D'al – tronde p. la moda con tempo ranea; ! letter a.~i rappresent:rno volenti <'Ti i conta dm1 come il capo lavoro de lla. crea zione. . . . . - Chi pa rla di capo lavo ri, Pi et ro . N1col~l(?· vite!,? Basta rice rcare in lor() drg ll uonnn1, non dei bruti. . l- '1.scia.te dunque queste id~e comp;is~H'. nr-v()Ji. Chi 110n Io ammette? Degli uomm1 sia r,~1re; ma che rnzzr1;ct·uomirii?_ Ecco l<; que 5tione! a.n,Jiamo, andrn.mo. parhamo d altro. Non sempre la paro-'.a è pronta: la mente accorta: 1 1'animo disposta alla ritorsione, alla rivalsa. Non semp re avete la forza di testimonia– re voi per voi stesse, per la vostra coscienza, come si dovrebbe fare. come bisogna imparare a fare. . Allora ouardate le immagini nascoste: ripen– sate a qu~sti vecchi che semb rano fanciuf li : a queste alfe fronti che Dio mirò dappresso. come disse di Dante l'at eo Carducci. e sono martel~ late dallo stesso ideale pulsante sotto alle naslre piccole tempie: a questi uomini onesti, che, talvolta con figure di santi. passano tra i volgari i vendu ti, i mercanti. le spie. Rinfrancatev i, inorgoglite. Sono nostri! Sono nostri! CRJSTINA FO NTEB ASSO BACCI. Gran Madre Antica! Dice la terra al sol, che brilla eterno : Questi abitanti miei son sì piccini, che mi hanno trasformata in un inferno perchè vedono ovunque dei confini. Essi non san che quando tu m'indori e mi riscaldi, e mi maturi i frutti , non son fatta a pezzetti nè a colori, ma intera sono, e per nutrirli tutti / A lei risponde conturbato il sole : - O gran nutrice delle razze umane, unica mai re d'infinita prole, non ti stancar di fecondare il pane. Il di verrà che le tue fresch e fonli travolgeranno l'ultim e bandiere, e i tuoi figli vedran sparire i monti ed eguag liarsi tutt e le f rontier e I UN A DONNA. va seguito attentam ente il mo vimento lettera– rio russo . Ne bia sim ava con ir onia la tenden– za contadin esca come diceva, e qu esto rili ero, ric ondus se la conve rsaz ion e a1 suo punto cli partenza. Went z.el discute "Ta animatrun ent e. - Qun,ndo, gio vanis simo, entrai al regrj.– ,nento, non la pensavo come oggi , mi sfar . zll. 'VO anz i di adope rare la persu as ione, cer– cavo d i far valere un inHuenza morale; ma dopo un anno perdetti 1>gni illu s.ione. Ciò che resisteva in me, come influenza dC'lle cosidet– te buone lettur e, al cozzo <lelln. re:iltà, non mi parve più che sciocco senti men talismo. Credo oramai che il f;Olo modo per farsi ca pire sia que sto ... E fece. un gesto colla ma.no . Era buio e non riu <;cii a indo vin ar}(). Che cosa? Pietro Nicolaievitc h I - Il pugno, r ispose secc-amente. Addio; è trmpo di dormire. Portai la man o aJ berr etto e torn ai verso la mia tenda. Suf!riYo, ero n aus.ealo. Nell a tenda pareva che tu tti durm.is15ero .. Ma. qualche minu 1 .o dopo Federow, che uu "-frt. vicino mj chic"'e sommessam!"nte: = ~i. coc::a mai vi ha sl'?dotto? - Come di ssi! risposi senz.a ent rarP in pat• Ucolari, f-1 -;opra tutto per vOO.ere, per oonr,-. L a c,,nvn~azione s'animò. Wentzrl avrf.:a ~icura.mente letto molto, e, come diceva Zaikine, conoscen1 mnlto ben!' le Ji.ng-u(• Rtraniere. Giustificava a.nr :he le lod i <lr•I <'n.pitH;n 1 i '-una ... 1 1a attitudine a. ritPnPre molte poesie. Dormite, Mi<-ail ovitr h 't - No non <lormo. Sir 1 le stat() a pa'-.<.;0ggiar~ con \Vent zeJ? - S1, con ,v en tzel. ,;ce~eE prnhah il:nen te J>PT stu 1 lia r 1• ti popolo nel ~oldat,, '! ch1P"-P \Vent zPl: , E . buio e non fJ"t,•v(J d1scern"r l ~spres– !!io;; d~l f'UrJ viS'J, m.a. sentivo dell'ironia nel - Ebl,en,-., rom 'I': con voi '! E. buono ? - SI amabi le anche. V~rlete! F.rco com è coi suoi, coi signo ri! ~o n (! rnst <'Ofl noi altri ! - [~ ,lunque tanto catt ivo coi soldati'! - Ah, mn.lrdC'tto ! Nrlla . f:econda tiratori , franturrrn. la. fa<'<'ia. 11: una belva. Noi dicevamo al Gov erno nei nostri conve– gni, citati dal Garibotti : Vietate che la donrui venga assu nta al lavoro del pane per due mo– tivi princi.;lali : I ) per la morale; 2) per prese r– varla da malattie che la colpirebbero. Ma Garibotti afferma : ragioni morali e de– licate? Baie!.. tc io non ho mai avu to occa– sione di disistimare i lavora nti fornai coi qual i - e non .poch i - ho avuto rappo rti di lavoro )l. Come vedesi , si salta così a piè pari un ri– chiamo ad una ser ia ragio ne per la quale I.a donna al lavoro nei forni non è di assoluta de– cenza. E poichè Garibott i se l'è spicciata a!la sv-elra, noi ci limiteremo a pregare quanti potessero ac– cedere ai crit eri del Garibotti per I 'ass unzione dell" donna al lavoro del ~• ne - di voler di persona ree.arsi a fare una visita alla maggior parte dei fqrni durante il lavoro. Per noi, caro Garibo tti, la questione de!la donn a al lavoro nei forni, non è una semp lice quest ione di stima, o di disist ima degi operai panettier i : è invece di sistema òi moralità di lavoro in una industr ia che per 9/10 de".le im– prese non può dirsi industria , ma medioevale ar tigianato. Che poi il pulviscolo del forno sia meno pericoloso e nocivo d 'altri, ciò mi sem bra un po' prob !emat ico. Ad ogni modo io non sono flè sanitar io nè igienista; in proposito però sono stati dimostrati dagli studio ~j delle ma'.attie del lavoro i danni delle polveri di farina e dei gas dei forni. Ce rto, qua e là nei grandi cen tri ipiù popolosi ed urha ni d 'Italia c'è qualche forno moderniz– zato. ma Garibo tti deve convenire che siamo ancora molto lontani da quella panetteria mo- dello descritta dal dottor Walda, ispettore sanì– tario di Londra. E se il Garibottì vuol lìmìtare l'assunzione della mano d'opera femmini;e ai XIII. MISERIA . E rpiovuto pe r tutta la prima metà d el mese; si camm inav a senza tende, per una Rtrada in– terminabile che si arrampica va su un a mon– tagna e quasi ad ogni chilometro scendeva in un burrone. Si sten tava a cammi nare, per. chè le sca rpe rimanevano prese n ella mot a. Sop ra di noi il cielo gri g-io e basso versa va una pioggia fine e cont inua e non si aveva nepp ur e la spera n za di raggiu ngere la tappa per as.tiugarc i e ri ~caldarci. Gli abitanti, del resto, non ci ric even1no in casa lor o e non c'e ra posto per allog giare tant a gent e. Final – ment e attrave rsammo una città, poi una pi a– nura e ci fermammo su una spianata. Alti Bisogna va, <.lopo aver m nngiato Ja min estra caldn., cor icars i nel fango. Acqua sopra, acqu a sotto, pa rev a che tu tto il corpo ne tosse in- 1.uppato. Si trema, ci si str inge nel mantel1 o. si co– mincia a sen tir e un 'u midità tieni<la e ci si addorm en ta , fino a che la. mnle<lPtta sveglia non ci st rappa al sonn o. E pn i anco ra il cielo gr igio, la via fan gosa, le colli ne e i prati tristi e bap-n ati. F..ra duro per !tli uom ini. - S'è spal anca to i) cirl o - diceva il ser – gente l{arnov, vecchio sold ato, che aveva fat – to la campag na di l<Mva. Ci si inzacche ra, r i si inzacchera all"in fìni to. Ti ~ecchera i. Va ssili Karpit cl1 verrà il sole, rhe asciug herà. tutt i. La camp agna è lun.!{a e a.vremo tempo di seccarci prima di arrivare. la __:u; v~~t~do f't11diarlo, SP non ~i ha i1ltra cur a eh~ di giungere più prn::.to alla tappa per do~nt~~? sn l ~rio, ditemi. rJPr~ht nr,n. a:eiP accetta•~ J',,fferta del vo,:;;tro ca~1tano d1. ~tar: con lui: La compagni~ di questi contad1m, v1 Si r,arlò dei fnlncesi ,. ~VPn.tz,-1~lopo i.wer rt,,ttr, il fa.tto loro a.gli Sr'nlt,,n ,.· enc.ti : parlò dr•l Jrl'."/J,. dP--damt, cnn molt:L e~nre~swne la rtrJltl' ,ti n 1,,:pmbre di De M11gset. Dic~va bene, •:on s.,-mnlidUt, con i.entimento e ton 11:1a bel– ja. pron1rnr:ifl. franceSt. Quando P--l>be flmto, ag- ç{l~1: b~lli~~dm,,, non c·è che di,:e ; m_a tutt~ j franc<·si insiemP non v:ilzono dieci righe d1 r,.rhill~r. di Gr.>f'theo di ShaKesrl"':n..re. . E s'n<ldol'mentò subito; ad una mia nuov a domanda rispose il suo respiro <'almo e tran– quillo. - Micnilovitch - di sse il mio vicino avv i. cinnndos i a m e - ci vorrà molto tempo pri– ma di arriva re al Danubio? P davvero tao to cara · si , t - Certo ; mi J, almeno CO ca ra, quan o Prima di cnmandarP la sua cor_npagnin.. e& c.,endo "!-.tate,biblioteca.rio del reggimento, ave- Mi ra.vvolsi nel mant<'llo ; n ella mia testa ogni rosa Ri confuse P !--'n.nnebbiò in un M>D no profondo. Vi sono ancora tre settimane di marcia.. (Continua) .
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy