La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 17 - 24 settembre
lui ohe sa di essere cercato e che per sfuggire ali e brame dei suoi aguzzini , abitua l'ud ito ai minim i ru mor i, e lo sgu ardo a riconoscer e I 'uo– mo dalla donna, il contadj no dal poliziotro a di– stan za con sidere vole, e, di nott e, nelle tenebre più fine, a distingu ere tutt o ciò che lo circonda. . Q ue l viso magro ed O\'ale . qu ella picco la ed incolla barba a punt a, che incornicia va la fac– cia, quei lineamenti regolari , quegli occhi che inqui eti si rnov evano incessantem ente e tutto quel piccolo corpo es ile ma forte. rive\a\'a la nob iltà della famiglia da cui discen deva una di que lle famig lie ru&.e, ch e passano la v/ra in un castello, lontane dal mondo, lavorando coi con– tadini d ·estate e passando l'in verno innanzi al focolare, mentre i vecchi racco ntano ie novelle della stepp a, e le mer aviglie della lontana Pie– trogrado. I contadi ni lo conosce\'ano da circa dieci an– ni. e lo ama"ano e lo rispe1ta\'n no come un Dio. Pietro passava I ·inverno a Pietrogrndo od a Mosca, la,·orando indefessamente tu tta la gior – nata, e spesso anche La notte . cosi che riusci\'a in cinq ue o sei mesi ad accumulare una discreta somma . Q u'.lndo poi i prim i tepor i della pr ima– vera fondevano le nevi , e i contadini si rimet– tevano al lavoro, egli com inciava il suo pelle– grinaggio. AnciaYa in quelle regio ni misere dove i con– tadini path·a no la fame. e ce n e vol:-e erano co– streui a Yendere le loro figlie. per potere sop– perire ai bisogn i della vita. Egìi portava il suo con1ributo di danaro, im– pedendo così alle madri il dolore della perdita delle figlie. e le incoraggiava e le aizza,·a alla rivolra. Arri\'a\'a come un redentore, e le madri ri– conosce nri gli baciavano le mani e si prostrn– ,·ano ai suoi pied i, ed egli passa\'a innanzi. a:::– carezzando quelle teste dolorose. quelle esisìen– ze spezzat e dai dolori e dalle fatiche. I conta– dini lo contrac cambiava no con una scarsa mensa e con un misero alloggio, e dopo cenato si rag– grup pavano intorno a lui ascol tando le sue pa– role. Ed egli incitava ali.a ri\'olta contro i padroni, li consigliava a riunirsi. facendo loro compre n– dere che se il popolo russo insorge11a nulla a• 1.•rebbero pntutn i pa.ironi nè il (!011ernocontro di loro. E rac c.onta\'a di paes i stranier i il cui popolo era insorto e i sig nori erano srati costre11i a farli lavorare di meno e pag arli di più. Rac– conta \·a ancora . ch e ques ti poj]oli .'.l\'evano i loro rappresentanti socialisti alla Camera, i quali di– fende\':mo gli interessi dei lavorat0ri in qualu n– que occasi one. Egli parlava loro delle noni intere. con voce sicurs. e metallica, col viso rosso e trasfigurato. col corpo scosso da brividi , nel!'esaltazione del– la sua fede , nell"odio per chi fa soffrire . ne!- 1 ·amore per ohi soff:-e. E non v ·era spettac olo più farnas tic.o; la sta n– za piena di teneb re. il piccolo aposmlo che par– lava. quei contadini dalle faccie piene d 'ombre e di luce, che aç-colta\'ano trasognati.. finchè i pr imi raggi dell 'a urora pass avan o per i vetr i del– le finestre. e i contadini pre si dal sonno, udi– vano le ultime parole del! 'aposto lo, come il ru– mor e di un mare lontano , come la promessa di un bene prossimo. Qua ndo il sole era alto egli parti va per con– tinuare il suo aposrolato di verità . Dopo la funesta guerra RuSS<rGiapp onese, in Russ ia un vento di rivolta spira va sulle reg ioni ove la guerra ave va lasciato più che nell e altre I.a sua traccia. Qu elle campagne misere e trist i anc he in tem– po di pace, ora eran o ridotte in uno stato com– passio nevole. Alle mise rie e malattie che se guo– no sempre a.d uM guerra, in quel! 'anno si era. anche aggi unca. la care~ria causata dai raccolti andati a male. Jn quasi tutte le famiglie di contadini man– ca va un uomo, che la guerra aveva inghiottito nel suo gorgo di sangue, e di quelli che eran'> ritorna. ti, ben pochi erano sani. Il crescere dei viveri, il raccolto andate a 'Tiale le malattie che seminavano di morti i paesi'; i padr oni che rifiutav an o di pagare un po' più uma nam enre, e mentre i poveri morivanc essi si divert ivano, tutto ciò spi nse il popolo alla rivolta . Qu es ta sco ppiò violenta ed ampia, ma la man canza di orga nizzatori , in quei difficili momenti, portò il popolo alla rovina. Il govern o, per sedare la rivolu zione, inviò contro ai dimos trant i, la più infima specie di po– liziotti. i quali paesano la loro vita dal delitto alla gale ra, e che il gove rn o previdente fa su?i sgherr i, per difendersi dalle sante e giuste ri– volte del popolo, nonché le soldatesche asiati– che. che n0n agognano che sangue e vin">. Costoro in poco tempo sedarono, soffoc.arono nel sangu e la ribell ione, non ebbero pietà di nessuno; don ne, bambini, vecchi, tutti furono vittime delle loro efferatezze. Bruciamno cac;e, gettarono nelle fiamme i rivoluzionari, violarono donne. sgozzarono i figli sotto gli occhi delle madri, passarono come la falce dell.a morte ..... Cosi la vecchia Russia ancora una volta s, macchiava di sangue. I polizioui. in quelle orribili carneficine, ri– sparmiarono e arresta:ono solamente co~oro, so– pr '.! cui capo cape\'ano \'i fosce una ta2l1a. Que- LA Dir.ESA DELLE .:.AVORATRIG Sti pochi, fra i qua li vi era P ietro B., furono de– portati. Anche laggiù , nella lontana Siber ia, Pieiro B., seguit ò il suo comp ito di piccolo apostolo. Egli incor aggia va i suoi compagni di sve n– tura , faceva loro intra vvedere una pross ima ri– vendicazione, impediva che la demora lizzaz ione entra sse nelle loro anime, ce rcava che restas– se ro sempr e forti e sic uri di loro ste5si. Così come una volta coi contadini , ora coi suoi compagni egli pas sava delle notti intiere, pJ;– iando loro sottovoc e, coli 'animo e col cuore pie– no d 'odio per gli agozzini. Parla va cogli m:chi fissi nello spazio immm enso, come se aspettJsse di veder compari re, sul òese rto di ghiacci o, la sa nta immag ine della Libertà, colla spada fiam– meggia nte della redenzione. Ed in prese nza di que i ghiacci candid i, di aue\ cielo unif orm e e bigio, di quella natura misteri osa e affascinante , co;npren deva di aver fatto rutto il suo dover e. Bologna. UHR THI S. Lil leggendél dell'oro .\11lle e più anni oi- ~ono. lontano lontano in un pae:-cllo ~ìtuato CJUO"-i '-Ulla ,·cit a di una gr·andi: rnu11tai:rna. 1 narra una reC'thia leggr nda. dC'I luogo, che abit assero( in una .... tt•-.... a 1><1n 1 ra ca:-;etta duP fratr lli con l(' loro mo~li e I figliuoli. ~elle lunghe not ti d'i n– n11·11,tquando il ,·ento di tra montana -.;onìina f::t1 1 lido urlnndo rahb io--o·nclle gole dei monti . fi,c hian(lo tra le fronde drf(li allJe,·i, quando il bosco part~va i1n-aso da una mandrn di lupi e in og-ni c-c::-.puglio sembl'a\' a fìsc·hias~c una serpP. nella casuccia non .'-i potcra dor– mire. I himhi con la testina soll o le co/l ri pi a~n11colan1110.gli adull i si \'Olta Hrno e ri– ,·ottarano fr a le lenzuola senza mai poter prendere sonno, le clon,1e dire,·a no cli non pott'r dorm ire pe,·chè pe,a,·a loro nello sto– maro la polrnta. g-li uom ini non parla\'ano: ~tare quelle ricc:hezzp hi:-.ogna mrltcr.,;,,i una c·01·nzza d'acc iaio .,ul cuore, 1·i1wt(•ra c:he la 1 icC'hl'zza incli\'idualr non dù la felic·itù. .\ me 1Ja"'1a poter HH 1 1e un 1wzzo di pane tutli i gion1i per la mia fam igli a e per me. il lil\ Ol'll non mi pP:-.a. perù ~e tu p1·oprio n 1oi ancla,e in quel pae.... e \'l'r i-ù io pure eon IP. Hipl'escro i l cammin o e ria ggial'Ono. , i[l.g– giar ono fìnchè si trora ronoi sulla rir n dr l more, sali rono con dei mercant i sopra un bas!in1Pnto a \"eia rimanendo pl.'1' settim ane e settiman e in balìa <l<-'llr onde r tiri reni i e. finaJmrnte 1 ~b0crarn110 ~oprn una !-ipiaggia qua, i '-Clr aggia. Da r·apo i due fl'atr lli si misr ror in cam– mi no: atlraYe rc.arono boschi c·o..,ì folti d 'al– hr1i ,-hr i loro rami for marano clrllr rn llr. ~ " . / l .1 ! ~ ti.>::·, "ì '1-,1 \_J''\. J I Nè vinti, nè vincitori! r·on gli occhi 6barrat i nel buio pens5avuno e ,ammentarano. Pensava.no che era orrib ile ,enlir piange,e i figliuoli per la fame, e il frr drl() P rammenlarano come in una visione confusa ma luminosa la cill ù: che palazzi alti e ma•sicci' là dentro 11011 nschiara ceri o ,t ,enlo. nè fil trava l'a cqua come nelle loro 111isNe r·aseUe ... l.:n mattino, dop(I una lun– ;.m m,tt-e inSf11J11P ~i alzarr;;n·, pi ù -;c·orag-git i dPI o;,1>lito; andarono m cucina per preparare la pol,·nt.a mentre le doone fi!a,ano un po' di lir11,,la ,·r11dt>r(' a l mercato C', con ter rore. \"id1•roc:heOJmai non 1imm1P,·ache un sa(•c·o di forina e s'f'ra appena a mcità imcr no! al– Jflra ,h~r-i~eroJisolutarnent,• di andare in <·er– <·rt di fortu11a perr·hè c-<,'Ì non potPrnno pro– p1i11piu andare aranti. La malli na rlopo m1si·n1 in tw,ca una gf(J!'iSil pa~nolt,1, pre– sero 1rn lu1slor1<• fPn ato e fc•c:flro pr r HY- , i arsi. \nllat.e in <·ittù? c-J1if'1.,<•ro lf' donnr. [...,·1 alzarono c·on nonr11ranzn lf• c.;1,alle: san·l,IJPru andati anc·hc~ all'LnfPr no pu1 cl, fì– rur la ,·on qu<·lla famr! I \,,-i,.,,nrJ. ~i mi"J'•f'o i11 ,·arnmi11<• ~nza 111ai \<,lf:ir.,i rndi,·tr<, f.M·reill' ar<·n1110 il C'll<H'C' ::wnfìr, di lar-rimf'_ amlnrorH> /H'J" 1rr g-i,,r– wit,, alla w~ntur:1, pr,i una ~r·a Gianni il m:t!.{(!i<,rv di ..... ,~ all'altro. a Cannrlo Bi('{1tdi qwtndn <•ra, amr, l,nmhi11i f' la '-i(•ni <,'a11~lan1 nr•ll~t t.;lalla a <.;c•nldar .... i ri– r·<J1d1 <·lw r,1, ... H nt<·<·nnl~t,a liL Hr>rta·?l)ic·,•\·a r-11'• al dih1 d<·I rrmr<·. lrmtnno lo11tano dnrr il 4 )1,, r·aln og-rii <<•ra v'i• 11n (Hwq• <"11iamnto Udoradr,_: i• il pnrs.p drll'or(), dii ri gi11n::w pui, diw·nt,u•f' rfr<:o <·<,m<· il gran sullano dl'i Turr·l,i. - ~i. ri<..pn,. l'altro. rna ri<'<Hdo an<-111• ,.h,. qu<'lla v.(•<·r-hiarlirrrn d1c• per- ('(J11'1Ui- clellc gallerie cli ttn1verde cos5ì cupo che a mala pena lascia.vano filt ra.re qualche rag – gio di luce. cosi che, in pieno me,i ggio, là sotto parera cl"essere all 'alba e sul crepu– scolo. \'alicar ono 1i cJ,,nti colline, gaie di Yi– gneli o coperte di pallicli ulir i dai rif\ e&<,i d"argenlo, alte montagne dai fianchi oscuri d'abeli , rii lari ci e cli quercie e dalle ,·ette canclide di ner i e finalm ente si lr oYarono di fronte a un deserto sconfinato. Là in mezzo. indi cal'ono alcuni ,·ianòant i . in un' oa~i de– liziosa sorgeva la famosa cill à dell' oro, il magico ìncantat.o Elclol'ado; ma fìno1al lo1·a nc~ .. suno a,·e"a po tuto ri 1 ormu·ne ri(·<·o: mol– ti s.~irni era.no periti nel cammino, un gran numero non aveva an 1to la. costanza d' ul– timar <• il per icol<,-.;is">imo \'ia_g-gio e gli altr i r 1ano ril ornal i a m~ni \'IIOle pc1Tilè non avr – vano saput o supr ra1·c 1 la pmva ch~eraposta comC' c·ornli zionc alla. ron qui sla dr ll'o ro. I d up fratr ll i. di etr o c·m1siglio di un vec– ('hio pr llegri no. r iposavano di gio rno e cam– mi11c1,·ano di noti(' sotto il ,·ic•lo di 1111 i11{lac-o pu1·issimo e scinti lla11lr rii slr llr, quando la lwrzza o<lorante del fiore di qualr·hc car-to 11o ll11n10 ac-r·ar<'ZZ'lV:t 101<) la fronlr, lirrC' lie\'C. c·orne una ear<~1.1. a ~ a.rr di lJimllO o di fi111r·i11ll'.l. l'11mnlliuo. prnp1io nell e pr inw lra5pa renze dr ll 'a lba. sc-orsrro, tra i vnpo,·i c·hc s'e levavano <lnl suolo umido di ruginda h· omhre l1111ghrdi nn g'l'1ppo di palm izi: rra l'oasi sospirala. Apparn~ sulJitr, c1i loro sg11nr<li un gran pnlc11.1:<1 4li marmo dn i ni~ti logziali au~trri, .~or1no11tato <la. una gn111 <·11pcda d'oro sulla qual(' s,<'nlnl11va 1111a lt;1nrlirrn ,·Prmig-lin <·o– me J! '.'-rlngur ,. ('OSJHII il di 1(•c-1'11i11i; H\"('\il per ~ft•n1111a Ulla 1wr·ont "g-nzzata. Cia1111i ,. Carm<·l" ,·0111prr ·prr) subito d1e quella era la reggi a del\" Eldorado ed entra– rn110: tu, 011011trodott 1 in una Mi a fanla – slieamente fa tosa dorè subil o appan e loro una gio\'a ne donn:.i L>elli s::,ima che i .serr i an- 11unciar ono come la. sor rana ; ma., cosa che apparre loro 1110JLo slr a.na , non ave\'a ra– wel to gaio, , peo, ieral o che ; arebbe stai o natwa le nell a regina della ri cchezza, del– l'u ro; ar en.1, hl\'ece . 11l'llo sguardo, nell'at– lP1.giam ento di tutta la persona un·cspres– :~ione d'int en. ..,a noia, qua~i di tr i6t,ezza. Si chinaron o a baciarl e la ..manoJ: era fPed- da gelida, t"ome fos~ ~tata "-a µure cli me- tallo. La so,Tana accolse i du e uomini con un tù rri...-.o indefinibil e c. dopo poto li atco m– pugnù in mia grande pr ate!'la. che si sten– <lera diet ro il pal azzo I eale ; un num ero in– finito di agne lli. di pecore brucar a trnnqui l– lamenle l"erlJe!la. La fata pre;enlò ai due uomin i un lungo l'o ltello daJla larga lama d'u(·c ìai o dt1i rifl e:-si dzzunog noli e (li s.s.e IOI o: :-iu <:01 agdiv . .')appia te che la 1·icchezza ~, 1 ic.:ara. ~empr e da l :-.anguc dei deboli ; più sa p rete sgozzarne <li qu e~lc peco relle e più UI a HC(;UJlllliCl'Cte. l'.armel0 el1be un grido d'on ore ; Gianni , l'a lt10 frat e llo. a tulta pr ima, ebbe anche lui un gesto di repulsione ma poi rip ensò alla mi~ ra <.:c..belta dO\e are,a la~dato sua moglie e i ... u;Jj lig l1 sofferent i per la mi se– ria :-.qua !Jida clic li opp rime, a. 1amme-i1tò le lung he dolorosr nott i i1i....onni pe1 i morsi <lella famt; e. l'Ulllc 1111 paao. alle n o il col– tello.. s· ucli un l:elato lungo, piel-uso. poi 11 :-.angue l'O l'~C a 1 .. i,i , a lloUi. i gemiti 1 i– su11;u uno al Lì.s.-,imi e ~tra zia n(!i. , Cann eto, inorridito, retroc._'.{~~ lette eopr cnclosi gli occhi pec non H derc 1"01 renda. ~p1rt al a c·arnefi– eina, int..1nto il :- .ang.ue ,c rm1i3l10 ,delle mi li bestiole. come per inta nlv, !-i t,amu ta, a in zecehini luee11t1. (Jua11t1. quanti iic amrnuc– chia.n.1 Ciann1! .e piu 11e w,anassava e più t'r e,'lccra in lui la c:tipid igia della conquù ta che. man manu, rliYentara come una feiJiJre, un deliri o. una pazzia. Fi nalm ente ear icò tull e le sue ri c:clirzze su dei c·ammelli ; no– ta, a però, me11lrc [)l ipara i suoi zetc hini nei sacc:hi ruo ti ehe essi a\èH l llO un tint inni o ~t1 ano le cui ri ~ona11ze gli ri to n.laran o i ge– mili disperali tielle , i!lim e morenti, e allora ..., ·an estan.t un momento perpl es~o. pr eso come da un , ago sentimento di rimorso, ma poi scolera. le spalle: ubbie, ubbie e debolezze! Adel>SO, finalmente. era ricco, ric– co come quei signol'i che in citt à aveva visto passare all.ezzosi nei loro cocchi, incurant i di lol. li r iaggiot del rito1no fu ben div erso dal prim o : Gianni, pauroso cli un assalto di bri gan ti s'er a al'mato fino ai denti . Quante an;,ic ! ad ogni ; turmir e di fronda c·era il ter rore di un ·agg,e~ ione. i boschi ei-ano er il.ati per timore che cm, le loro om– bre fa.nJ1r issero qua lche agguato, le str ade maestre erano poi temute perch.è troppo fr e– quentale, i r iol loli inrece eraoo trop po so- 1,tari . Anche i mpporli fr a i due fra tell i, che fino all ora s'erano amat i sinceramente, profon<lamenle, andavano a poco,a poco mo– difica ndosi: Gianni pensava che "Ca,melo era staio dav,·ero un debole, un inct.to . - Eh, sì, concluclera, fra sè, ci vuol altro che debolezza morbosa ; senti mentalismi ·da donnicciuo.Je. La ,·ita. giù, è dei più forti. Ed ora non è giusto che io debba dir idere con lui , con la sua fami gli a le mie ri cchezze. Perché non eblJe il coi-aggio di fare come feci io? Che noia, che peso aver dei parenti ineLti, che non sanno liberar 5i dal la miseri a, sollerar si dai loto cenci! Cann elo dai modi. clalre spressione dello sguardo e ciel vollo ciel fra tello int uì tull e queste cose e. con una profonda amarezza ncdl'anima un gioi no .s·acC'omiatò da lui con il prelest,; di cercare fortuna per suo conto. Cammi nò. camm inò a lun go senza una mela, con lo sc-onfo, lo nell" anima. con lo sgomento dell'tHTenire incerto. oscuro co– nw una nottr senza stell t\ fìnchè un giorno, ai piedi di una mctnla gna s' incont rò con clei , iandanti che, come lui. ern no rimasti rint i nella Pt°'·a sup rema alla rei:,rgia dell ' Elclo– racl). Uno cli essi un gioranol to gagliard o dall'e.spres,ione inlelli genle e fiera di sse; - Sentil e : la buonn_ frronda terra. la no– tl'a ricca, gcnc!'osa rnaclre C'Omune. offl'e ai suoi fìgli tutt i .. i...enza cli~linz ioni, tesori ine– sauribili e eia "" i non elii erle all ro che la– ro r-ino unili e c-onror di . Se-ariamo. dunqu e tutti i11.i...eme nell e r i– S{·c·rc di quC''lto moll!lo, for:-.l' ri trnr cremo 11 1 r ii'd1ezze C'lw non e-i fu rono conccss.e nel- 1·Elclorado. Si unirono tutt i <.'. aiutan do:-.i c·on gro:-.-,is– .,im i ~.-a_-;si. c•(m pali i-iusc·irono a ~can11·e un a !.('111/11r ia f int<'rna,·si nella montagna. Fina l- 111r11tr. dopo lunqlw srl lim anr di lavoro ecco , lu• ap1n.11·,·r un g-in< inwnto ,li ferr o. Yilturja! grid ù il girnn rw questo è il rrro trsoro d w <·i pro1·m erà la. conqui1..;la del panr 1Jr11Pcl<'llo, <lr l mondo. <lclla vita e non n p!('ZZ<J dr l 1..a'flgur dei <h•boli ! .\rl 1111 trailo pc1·ò. s'udi un alli ssimo fragore P appan·c un \'Crd1io g-i~ant.e-~c·o da l– la l,arha P rlai rnf)('ll i rii nrn• . Tuili I, fis-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy