La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 11 - 18 giugno 191

L\ DH'ES.-\ DELL E L~VORAT RI CI i seomponcrnno in quella, maschera che conoscent tanto L-eneed era come se nei fip;!iuoli .scorge~.ero il ❖egno di un male te– mibile e di quello ui-lasser-o con tutto il loro cuore di madri. Una forza, nuon1. eome un bisogno dì lacerai e. cl· i1~frangere fa.cera ser– peggiare nelle maci che ancora stanmo, piamente. tli,·iden<lo il pane. IL SORDO La parola eterna e uivina, che se.mb ra arti'icolata 1con due baci ir1ifaintili 1 qu ella che scioglie le labbra al baimbino aincor ,a lat tante e suggella ,spes so, nelll'invocazio ne su,preana anche l'agonia di colo.ro, che non conobbero mai la ma-d-re 1 U1Sciva dalla booca dolorosa del po\ ·ero sidl iano , con la ton.ali.là paissio – nale, a cui o; h.a abituato Giovanni Graisso, quando pron uncia su,!l\a.sioena il nome socr o di (<mamma>>. ,Che ,cosa passaiva <in que l mo- Larorarano curr.e sui solchi . E gli a.tli erano quelli che la terra ,·ectQda millenni. e ogni pens ie10 sembrara rirolto al laroro che dor ern conr eit.irsi in l}anc. al pane che do\·era essere rita. E-2Ji pa$ a,·a e le figure cm-,·c si segui\·ano cun imµrorrisi guizzi cli berpet:l i calpe~taii. pron ti a lail(.::ia1:-ii e od uccidere con IC' F:pil'C' e col rele-110. L"alba ~ntrnra nelle case. muli>come la pace. dolce come la ,limentica nza del do– lore. Da\·a rnntrir ni è r ita ailP rosr ch' l'n u10 semhn1'.e pawo:-·e nella notte . .sc.:oprira i ri,i delle donne ancora cumpo~.1tinel sonn0 ed t'n.1 u_zu.ale , •J)l\l una te~t:1 t he l1 ae\· a dall"omlJ, a. ,, . sul L1~lio della zuppa o la lama lieila fnkt' che fuce\·a. biancheggia 1'e ,-. er.za ha!Eni. .\ tutt o dieera . H Sr<'gliale\"i · io \"i w--rto forse un giorno meno 1>1 ulto di it:J'i'. l) , Le donne. sreg-liando~i parerano arer sul \·i,o la spe1anza di quella promc-sa. JJn ec– co. l'ombra tlel gigante inafferahil-2 si pre– sent.._1ra e ..:ulhinnco e sulla pace clell'alba pa1·t1\·ano amma:::~ar::.i le nur o!e come su di 11 1 cielo di aprii' . L'ira . c'.ldutn.nella notte. <-i ris.rc- 2Jìara. l n esercito di clonr.e :-rnza lì.ne. u, ·ira clallP care brandendo rome armi tli nw, te i pacifici al'lle.,i ciel la\'oro testé imbiancati dalla prima luce. Ed egli. il si– cmo,e. d8I suo c-1,t ello le ,·cclern ,·enire con– tro di lui. :--rapig-lìate . _(;:calze : con gli abiti :- iru-:.citi. tin..111•!•)..;:j ◄ lietro i b;mbi che non are\·ano paura. Dice,·a ai sen·i: ((..\rre5ta– tPIP! , ma quand o parerano tentenr,are. ~bacdn.rsi ;:otto 1·urto dei carnlli e le per– co~.;;~. ecco il tzigante librato su di loro. nero e ;.-pa,·entoso come un uccello immenso e incitarle e soi::p.ingerle. I ~-er\•i rrano tra– miti. t: ,rano dalla chiesa i preti in cotta e stola recandn le imagini sacre. Lo s~rano esercito parera arrestarsi. ~o– bili parofe fii ra<se!!llazior.e e cli calma do– re,·ano essere profferite. perchè le donne piangernno e qualcuna s'in~nocc hiara, ten– tan<lodi baciare il lembo della ,·este sa,cer– dotale. ,r a il -:rigante sorgern in mezzo a lm-o. come un pastore tra il greisge e le in– ~nocchiat e si lerarano. le lagrime si inari– rii,·ano e i ,ac erdoti erar.o tra,·olti. Il si– gnore udirn le grida forsennate: « Che avre– mo noi. quand'egli a,-rà de,·aAato le ca 0 e. e I-e terre clegli altri? n u l nostri uomini! u u :\'on ro~?liamo più piangere-!,, u I nostri morti da seppellire! » « Si annellhino le no– stre la<!Time! ,. Si per<e.guitino !!li spettri <lei mr,rti' ,. BruciamMli il ca.stello! , 11 si– l!llore senti,·a che lo spirito parlara in loro e rh 0 nor. <-ar~bbero \'al,i bara~li. nè tena– gtie. a farle tar:ere. Ed ebl'e paura rii e'S1c1e travolto. poirhè il sobillatore non era un )!A RIA GOi.i- ConvegnoRegionaleToscano Rammentiamo ehe domenica '18 Giugno. ali:; o•e l4. nel Salone del Cir·eolo Operaio •g. e- posto in ,·ia Tilli a Castelfio,r:entino, !--i ~nrirù i I f:(1n~n"'.• ◄J Reg1(Jflale- I os-c·ano rJe, Gmppi f ernmi,,il" Vn1 ii di....r·n'-...,> il '-Bg11"'r:tr- ordine del 2iorn D: 1. :v,mrna nella Pr-e~i,lcnza. 2. Or-gauizzazJ(,ne e prt,pa~anda fnn- 3. \"arif-. - Fallo marciare con la squadra degli « sca'ci nati )>. Cos ì rispos.e, .con un alzata di s.paHe, il Ten ente a 1111 Caporail t-lagi, ore che gli ave– va condotta dinanzi un so lda to sicilia'l10, dail– lo sguardo attornito e dal volto senza espries– sionc. La squa.dra degli << scaki nat i )) era il ri– fugio degl"inabili, dei meno at tii e de,i te– stoni. Il Capitano aveva dovuto crearla per ubbid ire a\le r:1ltiù11e ,dtis.posizion i m iniste.ria.h che escludevano qua 1SC assolutamente le <( ri– forme n e anche per isolare i soldati zuc– coni1 che entro de file dei no nma,\,i. faicevano sba .gliare i compa1g ni e crea,vano la confu– sione . Er.a dunque una ~pecie di « class de a.sen ll a doppio uso, in cui YÌ\·-evano in co– mun lone gli aisini sani coi ca.va !ai ma iali ... ll Caporal ).Iaggiore replicò timidame nt e: Signor Tenente. anche là non ne fa remo nulla di buono. pe-rchè non intende gli or– di n~: è sordo spaocart:o... Questa YOlLa il Ten ente. impaz'.e ntito , guandò il col dato con rpigù:o sev ero: ~lo1·do ! SorJo ? Bi.so,g1na \·ede re. Sarà un simulatore: sarà un impo store. Vediamo un pù ... E mettendo un d:to sotto il mento al sol– dato. che g,li stav.a dina~1zi. e a\zandogl1i la testa e 1gu.ardandolo fisso negli occhi, glliì domandò ad a,lta voce: - Cc1111e ti chianf? T .'int crpell art:o non fiatò, e g1L1airclò con aria interrogativa iil -Ca1porale e i so ldati. i quali già ,comina2,a,vano ad a 1 vvicinarsi, at– tratti dalla scena , che 1prometteva di riu– scire g ustosis.sima. I soldati son come i ragazz i: inse nsibili di front e a,\ do.lare altrui, ais-siistono al martir;o ciel compagno ,debol-e caduto , co n la fero .ce curiosità che trae i monelli adl' imbocca rh ira dì una fogna per ,gode .nsi 1-'a,go nia id',una tall– pa lap:dart:a. E attendono eh.e i! .su.periore dia il -permesso <li nidere, con una .pa,·ola od un gesto . att i a sciogùie re i vinc0ili della di– scipi ina . per abba,lndonarsi ad una di qu ehle 11:sate cla11.1orose, che sono la glioia cr ud eùe del le scolaresche, dall 'Asilo infantile ai 1 ,l',U– nivensità -e ra,ppr,eisenta,no ii pr imo g,ra.dino del-la criminarlità dell e ,fc,lle. Il Tenente ,incal zò, sincera. mente .a<lu-ato: - Ah ! tu 1seii -sondo, -gaigb:offo ? A h ! tu non -ci s enti ).Ton capitSci nemme no , non indovin i nemmeno . q uand o ti si dom mda come ti chiann i ? O ra t'acconcio ~o, p ezz o d'ii-mpostone ! E pre ndendo lo ,per ,un a spal– la e souote.ndol o for te e ind ican do la pr o– pria bocca: 1 Gua ndami 1 g uar,da qu.i. V edi ? E scande,n do Je parn fe e asp ettando , a!d ogni domanda, la risposta . che s'osti,na,va a non uscire dalle ,labbra del so ldato . ,Co – me ti chiami ?. Di <lo-'\·e se-.i ? Che me– st iere fa"i ?... Il Tenente gridava sempre più forte e il soldato col suo s.ilenzio s istema tico . ap pa – riva agi-i occhi idei. più •un pessi mo simula – tOTe. Secondo ogni verosimiglianza, eg -li a– vrebbe dovuto rispondere a sproposito, se fos se sta to sordo . ma risponder e qu alche cosa. E g li invece ttaceva. e la lotta s'acca nì fra colui che contendeva in buona fe,d,e a.I dèm one della s i.mulaz,~one un'u.ni.1:à destina ta ad ingrossare le falangi della patri a e il v~l– lano ombroso, che difendeva, a mod o suo, con temeraria sfrontat ezza, la s,ua vit a e la sua libertà. A un ce rto pu.nto il T enente, ,dominandosi provò a cambiar ,netodo: - Vediamo un pò dis.se . [o non du l:ito che tu sia sordo. ma anche i ,sordi niesc o-no ad afferrare qua,l- APPE:-; DICE LA GUERRA HO)IA~L0 UI VSEVOLOD f. IL f"L\GELUJ. Jr 1 11tiJr: l11Jdt::r I q1.1e .tét. 71~1Ta r1,Jll mi la– R-Cfrà tn:1.. r.q·1illr.1: si t1a.,.f"'lr!!'.:ra r·~r•, a luug,,: dir, -x1 quanrJ,, ;. .i.rà finiu.1.'. . I n,,.a,tri :- JJd;,ili f H" ,1111, r;r,Jme -nt1J1r1:, arorn·· r~.1 1 Ji; Htt.i il r:r•mir·J ,:ra fflPfL'> 1111r,n~r,;ira.t', che nr,,n _r.,j <-rt:-Jf!-,-..<:. fJa. <1uattr<1 rn,;;.,1 thr: h ~ut:rra i- d. -tii~.1ra.w., nor! r;,~flt1;_J.Jn1, :tr!c<,1:a una ,ittorir1 ,. tu•.ti 1 g-1,,n,1, 1ir1 <:<:11tlf1a1fJ <l 11CJ111ird J"l•"-tr.1 ftJI u~rTer,11 ).",.,n sr, ~e ~·an,, i r1.r•r1.i:u,a .,7n1 tl:lr:µ-,- a.rn – ma. che r<:r:a. n<,tizif di la7~iù: nii im ,rr:"· 1 ,rw. -.i 11 !.-;trar 1 it-n!J·. I ·n :dtn:.i J~~~Pra &·111:1. .Nfl• · z,, 111 e , r,~dit.e in-.;7nificaut1. p-li 1if11e 11 b 1 ,. udi fuuri ,·umbat1!rnr:nV1, crnq11ant&. f(J11rli, cento fe.Ji' 1" ,. i n11i1:::tr1,•ra d! q11•:~'a rtl r111t11 r,ercenwaJ" d1 \.Jtlira<:.>; ~ me; 1_nv1-ce '1_1_1'!'511 d_i– sr,a,:::,ci dannr, la -,e,,,az1<.,nf! _,Ji un y1,1n '1 1 -~– drr, ..,,n~·JifJO" . Cir1q1HHJt:1_ m<JJ1,: (:;-flt, fr:r t1 1 S:J!JO r,1-rrJitt> in"i;'.!111f1can!t qu~~t.e •. .\Ir.1 :111,Jra r.erc.f1è ,,_..., .rf'. sc,Jfl\.<Jlt1 :dia fi(J tizia di un o:kl"tt,J d1f:! -.,,,pJ;rirri,: qu,:11<:h" Clf•a.– l~ra? Perdir, qu1>-.,ti -.,;Jda 1 • ·d_n~ h.1~ d . a 1~, ~te:;.i .-,ul C"rn;Jù di l ►a·:.a~li:.1, ,., di,, r,-1,1"' rJ I~· sciarE- piu indiff"'r'-r1ti <.h une:_. 1·as;-i. fo\ t Sl,L {,a-:ò-.<. 1.ta. lei. fur1a <l n a<:'=>a.s.-HF> GARTSCHIN Pnd1i• ti.i "at;1,,,trofe di T(;lég!Ju l~ 0 } che fe– N.! por-11~ di<~<;ine di morti i11orrid 1 tutta la. Hu-~i;L rw~rit,e rr:ntrnaia di .cud11ti JJeg li sco n– tri d, 1,va1t1J,·.J:-,tr1 srJTJQ ({ r,crdiV: insignificanti" ,. nrm 11r1,vtJf'anrJ tmrJzio11<! alcuna? L ,,.,,\·. 11n1J .. tu<1n1t.e iu rnc-Jicina e 11 gua ir 1r1 intr .1.1,-11,zo !- PSS<J d;:lJa µ-ur:na, mi diCP\"i".I. gi•J/'td fa Lh fortl1> •\"<Ji, il fJ.Lr-ifi~ta, d.f'III! ,·,Jstrr. idf!r• u1,1anitH r <:, il <11 di,~ \'I a, nwleranrw, r11rn1Hl<J do.ri: :t,, a.,nrruJr.J.;111) il \"fJ.'i!r·J r11·0.'i~ii,10} Xrm mi 1,r,s-;rmr, ddr1In:u·,,, V11-,~iliPetro– vitc.,d1; .-;1>11<J 111:lla ter-rit,,ria lr-. Snn 1·;dJ ..'2"raU-~v1 tJ'(>JJP0 Jin·~t.r,, se la 7 lé/'J'J ,:, rwr I<: lu11~t1r•, ~i r·liia ,o r•rà nn('hf 1a t<•1Titori11lr• I! \·f:rra :) \O!"tro turni). :\Ji I e trnìtrJ J! tuo re: nir•1Jt1: di pllJ pr,,. J,:-i. ile dir: -1 r"'·luti :n1d1e la tcrritori:de u ,11 r·i J. 1•\/J rwn~;,1t<J ::-:e l:1 g-11r:rr:i c·r>11tiJ1ua~~P !.. L { erti, d,,, r·(J11f.in1H'.rH. 1-. "<: 1111n è questa, ;1 ra 111 alti a. JJc:rdii: oon r•~<-,:l"f: snlda.to '! f'e, d,,_. IHITl ter1l;1r,· di far i un 11<11/lf' <·r,]]r• mir! y ,i ·t (J11r~sh di r,g~i J1011 Ifii 1,:1rp <"h•• J! JJ/"f;JrJ,Ju, rjj ,cr11r•r)'f: ru~11re, dic fj(J~I l"i~r,:ir· n,iH· 1111<J. 11t• rnr•, Jll! tnr<, frab•Il•, lfllllOre, w· banihill'rJ d mia -:;,tJff~IJ:-i. Più fJJ"':·tr, d1'i1, (1 fJ ,a '·o forr<rrnnn n,-J qualr: 1111 trr-1p, 1 ,n- iJill< ca una se:.i11,ala. n1 HWl rnlud~. che parola. Tu certo esager i un pò una sor– cUtà, che esiste di fatto. Ved iamo d';nten– de,rd. Da quaile orecchio sei sor ,<lo? Da qu ale senti ilne,glio ? 1,1 so ldato, che stava sul\'(( attenti)) col– p~lo dal mutam e·nto ,dii tono de l superiore, alzò legg-erme nte un braccio. Evidenten te n– te stava per tradir si e in.dicar ,e l'orecchio meno malato. Fu 1un istante, ma s.ubit o si ripr ese , tornta.11:do a iirri.gid1irsi neilla pos :– zione di (<atte nt i )>. 11 gesto non sfugg ì al superiore, che 1 lu– singato da l suoces so, 1tornò a.ll 'a.ssa.lto con un chluvio idi iparcxle. iL c domande ripet:ute, ins•Jstent.i, segrnite Ida lu11Jg he argomentazio– ni il!nst ratL,·e, pareYa che do'Ves·sero di per sè ,generar -e una risposta . anche s.e il so ldat o invece d'e ss er vivo, fosse stéllto un fa 1 ntoc– cio di cera. . mento ne ll'anima (leJ so'Ldato ? Qua!,e altro pen siero olt,re a queiilo deil cast ~go imm ine n– te, inflett -eva fa .siua voce r,oca d'accenti di cos ì di-sperato dolore ? Q,uali 1Ull11e.n1branz,e di capanna. di campo o di gregge, sinte– tizzato nel nome iterato delta mad re, affama – vano la sua 1 fa111tasia, esalt at a dai~la ten sio ne dei1la lotta insueta ? Infatti egli capiva e nispon<le va -cogli oc– ch :. Ognuno dei p:rese,nti s·wccongeva che, nella testa bi silaicca .di qu el po, ·ero contaiclino abitua .te alle illJgenue malizie deiLla vita vil– lereccia, s'a ,giita.va una grande tempesta. l i poveraccio era stanco o non poteva più re– citare la sua conrn1edia. Fonse il Tenente aye·va Ln.dovinato con la ,s,ua ultima ipotesi. li soldato era so rdo dayvero, ma esagerava la sua infer.mirt:à, per fansi mandare a .casa. ~o n era possibile infatti 1che non ri'us.ci.sse aid affer ra,re ne,f)jpure una parola , guau la.ndo in faccia i,! suo ,inberilo,outore. Eg li ca,piva che era ,questo il lato debole d el suo p1:.ano di sirntilazione e cerca.iva di evitare lo sg·ua11-– do del snp-eriore abbas.sando ila te-sta o g'U– ra nd o gli occ hi qua e là, ma il Tenente i11e– so rabile non gl i daiva rvquie. D~iso ormari a spun tarla con quei! e.alone, che l'av ,e\'a fat– to sgo lare Iper mez~'ora lo tenie.va ora p-e.r le spall e con a,mbed•ue le mani, come fanno g l'ip notizza ,to ri. ,cenc~n1<lo,di ·nascon dere l'U– ra, che gli gon-fi.aiva le vene de,\ collo. Sta.neo 1forai1 n11ente .anche 1lui e conscio or– mai della debolezza deU'avvensario, torn ò alle 1rn:naccie e ge·ttò ... l'ancoTa <li .speranza, il Codice ) .ifilliita.re, che a.ve \'a t"e.nuto in -ser– bo fino a qu el mo.me ,nto, pensando fol"'se che , do.po tade minaaci a, non avr-ebbe poluto tornare più in.di -eitro: Va b e.ne , siam o int esi: tu non vuoi pa rlare e te n'and rai ~n galera . LI Codice ),,J1Llitare parla .chi.aro con tr o i si– mulator i. Sicu ro ! Com pa,gnia di di-sciplina e liecht son:o ! Ma dopo, oh, inte nd iam oci : dopo !. Pr im a al fronte , in pr ima l~nea . ai re ticolati ... E poi , se port-era ·i in g iù la p::tlc, al ir-e.olus ori o, test one ; al recliusori o ... ! Il sordo tacque, e i,1 tenente f.ece l'atto d'andar sene , sco111fitto per il 1momento, ma non 1d1:Sposto certo a la,soiar impunito il col– •pe,volei. P o 1 i isi voltò , q.uaisi rico-rdando si, e, con vooe natur alle, senz "ira que sta vol ta, ,domand ò al sim11t latore ccxociiuto: 1'1a di.mmi un ipò : s.e sei p rop ri o soni o, a casa come faoe1Vi ? A caisa ? ,Come ti par la;va tua maidre ? La tu a maimm a, a casa, come ti rparla,va ? La t>ua mamm a ?.. A que ste iparol 'C 6<l so~dato , che ten ev.a ormai: gli oochi fissi ad 1111 ipunto ind,et ernn i– nato dava n ti a sè, e ,oerto non vedeva nes– sun o, se non fo.rse w1a vis ion e lon tan a, aprì le bra.ccia con un ges to disperat o e lanciò un gri do laanento,so come una .povera be– stia feri ta . P oi s'abbandonò a teura com.e un o straooio e, nascon den dosi il vi so fra le m ani, com in a:ò .a si11,ghiozz.are e a r ~peter ,e fra i sing hiozz i l'rultima paroila p ronun cia ta dal T enent e , ch' .eg,li conif,essav.a cos ì d'av,e r udita , qu asi no-n osasse corntrinuane la men zo– g na nel nome di sua maicLr,e: - Oh ! 111311n . ma, mamma, !Illamma .. creda, ver rà la mia volt.a. Qua ndo sop,prime– ran .no il mio io? Ah ti ribelli contro la guer– ra.? Ti costringerà ben essa a imbracci a re il fl.11cilc, a.d uccidere ed a. morire! NrJ, no. E impo!"Sibil e! Sono lln giova.n.e tranquillo, non conosco che i libri, lo studi o, la famiglia, la. rist retla cerc hi a deg li i11timi; non ho altro idea.le che <l incom inci are fr a un anno o due un a \"Ila di la, ·oro e di muttHL as– siste nza; non ,·ed1J ncll'umun.ità che UJl sog– getto di studio; non sogno che di riu sci i-e a eo101ire11Uer•e ciò <·hé ò mal e. })8-t' .pot érl o ~fug– gi re.. Ed ecco a u11 tratto crollare qu esto cdifì c·io <li tnu1quill a frlicità; e(·co111i 1·ivestito degli .--tr·ssi stracd di cui i-.!11\iava gl i st ra p1pi e IC' r11ar·d1ie, ,. Hesstma. coltura, nessu na scie nza. df~l1'1mia11ità, p1Jtrà /tCf'Ol'(larrni il m ise ro <li- 1 itlo Ji di-JHffl (' di'! rnio (·41rpo '! Quand l ~li c– ..,p,mgrJ le llliC rih,·lli<u1i c·n11tro la g uC'tTa, Li– vov ~orrid e. Hisr,µ-na ,•ùrlr1·1· le cosi• c·o11 111:,gg-i 1r sem- 1,idtiL, pwl1·11r,c:o ,: ne 11,·1·rtr l'e~iste,n, a. ra.d– <lolcita, 1ni dief'. CrPdelù .-oi ('Ile que~la 11w,c-cl. r"'·i:.1. sia <li rnir1 g-u-.to '! Olt.rc clH• <li rla nn r, a tutto Il 111,mrJ,. irnpc- 1 1i..,ce, a me in<P\'i<l11rtl– n:e11te, <li tnwi11a 1'<' gli ~ludi Vi soffi:1110 1111 f•S31!Jf' <· \'Ì !-if1Pdh<'1Jf11J a seg'ar g-aJT1hr f' h1·ar– rin. ! E nr,11 ,·i p:1rlo, l,:1rl:-il1•. <li tutti o-li irui- 1ili ,11r r,ri della g-l!f'JTa. ) Ja le no--tre lllflg'– giori n:<Timi11:-1zioni 11011 la soppr imeranno, r-1 a Jlli<J l'.!iudizio i• mc-glio nou v<•11sa1Ti !roppo, or,r·uparsi dc-i prr1pri afhri e <;f' prii \'i rni111rJ11n,,u eur,ue fpriti, hPh! andnrc-i 1 Bi– ,.o~na sa<"rifkftr"i ai t,,111pi C'he ,-01'!'1J111). '\ 11ro n,,.,ito f.11.pete r-t1<• \br·il .Ya rome inf,,rmi"• ra '!.,. - IJ aV\"('!'()? S1 · s'i• d"'("i-;:i tr1• g-inrni son,,, Nl <wKi ste:;sfJ tt1tdiJ a impralic-hirsi rn:lle fa!-i-Cialure-. Il suo pianto avrebbe oomrtn QSso le pie– che lastr icav ano iii cortile della case rma: eppure i soL<la.rti p1rese111ti, di cui og nu no for se aveva fa gol a se rrata da un simile pianto, non seppe ro, come b.ranco umano. ao,iernato da legg i tra,sce.ndentii la volont;i <lei sing olii, ,:non seppero -n:nun:ciare aJ.l'e– splosione della loro bestia.Età co!J.cttiva e davanti ai\ ca:èmto, scc ,p;piarono neilla risata troppo a lungo repr ,eSisa. 11a il Tenente si vocltò di scatto vers.o d,i loro roteando il bra 1cio, come se bran – cL:sse una frusta, e gnidò, qua si li vedesse lì attorno per la prima volta: - Cos a fate voi qui ? Silenzio ! Vi.a tutti... 1 _ 1 Poi ri-volto ail Caipora i'.e, inclicandogl1i solcl.ato si,mulator ,e: - Accom,p agnate lo ~n camerata, .d1iss-e. E se n' an dò . e. b. FRATELLI Fr·itz e Vera si erano conosciuti all'uni– versità cli Be,fo 10. Cento e cento volte si era– no chinati insieme sulla tavola ar;atomica dove il gelido oactn.rere svelava loro il se– gl'eto della vita. - Sono sicuro - ,diceva a volle il gio– vane studente tedesco riyollo aUa compa– gna di studio - che la scienza un §iorno riescirà a strappar e alla morte il suo cupo segreto, sa.prà prolungare nell'uomo il vigo– re de,lla gioventù fino all'ultimo giorno del– la vita. Oh! la scienza è il raggio di divinità che sublima l'uomo. Par la.va ca.Imo e convinto collo sgua!rdo fisso nel grigio del cielo, come se seguisse la luce ciel suo sog110radioso . - Sì - gli risponde, 1 a lei, la giovinett.a. ru.<.sa che avev,a nello sguardo w~ bagliore stl'ano, il riflesso di tutto il sentimento che vibrava nella sua anima - forse potrut e riuscirvi, ma a che servirà la rìgoria del corpo ad un'a nima prona? Ecco farete degli uomini delle splendide macchine, ma nul– l'altro di meglio. A poco a poco tra il metodico tedesco e la piccola ribelle rUJSsa che aveva nell'ani– ma tutto lo slancio ardj t,o della sua rana ., avvenr.e quella fusione d',anime che li con– dusse ad unire le lorn esistenze. La loro vita proceclcrn h'anquilla; erano buoni compa– gni che a\'evano saputo trova.re la felicità n~lla reciproca rinunzia dei picooJi egoismi e nell'a ffetto <lena loro bimba della piccola Luce che aveva il mist icismo del padre e il caratte re indipendente della madlre. Già, vi– vevano felici, t,ra,nquilli qururndbun rullo si– nistro di tamburi strappò lo scienziato alla sua clinica , mise lo spas imo nell'onimo di lei . della moe,lie ciel tedesco che a,·eva ser– bata intatta la sua idealità libertar-ia, quel grandioso sogno redentore che le dara lire- Non I ho di ss uasa, ma siccome le chie devo come potrà. con tinua re i suoi studi: (( Ci l))en– c:;e,rò dopo, rispose, se ritorne rò u. Vada dtm – que, la soJ·ellina , imparerà pu re Je belle cose. .E 1-i:ous ma Fomit.s ch che ne ,pensa? - l"\ousn1a non dice tllùla. Ha assunto una ari a impa..._'"Sibile non lavora più . Per conto suo non mi 'S!Piace cho m ia sorella 1>arta, per– chè in Yerilà non è più un uomo: si orucc ia la segue c.ome un'ombra e non fa a)iù niente . .\Il l'arnòre! E Vassili P et,rovitsc h scrolla il ca.po. - È ven ulo a cerca rl a anche OJ' ori\ co me se non sa,pe~se uscir eia so la. - ~la mi pare, \!ass ili P•et.rovil,;;.h, che non sia con, cnicnte che 1\ousma con\'iva con voi to rne fa. - È ,,e ro, ma chi •J>ote,·a pr evederlo ? L'ap– parlamento eTa g rande per mi a sorella e per me, e giacr hè una. carnera restava libera, p.er – <"hè 111 n cede rla. a qucsLO braYo ra gazzo? Ed Peeu che il brn.\o ra.gazw s'in g1·ulli -;ce di mia ~ore lla. . \ ,·oler dil'C, I ho un poco con i\Ia– r !a. Forse che h:ousma non le convie ne in tutto'? I•: IJuon.n, non è uno sciocco, p lei non ~e ne cura affatlu .. :,\la .$C non \'i 9:l •ia.ce . la– q·iatemi ~ola, non hrJ tem1,o eia per lerc; Kou– s111a e rnia. sore lla sa r an no subito qui; pot.re – tr a'-pcttarli nel sa lotto da pra nzo, se desi– <11.'rnle ,·c•df'rli. CnLrie, V<h'•dli Petr o\"itsc h, anch'io ho i lllin11Li conb1t1. \<Mio! :\011 arn, o fatto due passi in i:-ilrarla. che in– Clllltrni i\1aria P ctrQvna e "J(uus1na; J)1·ocedc– vano senza <lii' P<lrola; :\!aria Petr•ov na ern. <lan1.nti, Nl IIJJJ)ariva p rel)cctijoata; l{ousma la •·e~11h·a un J;i> di~co .. -;to come se non osasse tamminarlc al fianco ma ogn i tanto lr gettava un ·occhiata. Pn ~-.;arono sen za ved erm i. (Continua).

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