La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 2 - 16 gennaio 191
~ IGOI!ETTO S.i chiamava Olivi ero, ma que l nomignol o, ca m vo e beffardo, che gli ave \ ano appicc icato, aveva cancellato il suo nom e per fino dada sua memori a. Il padre era morto qualche mese pr ima della sua nascita in una catastrofe della minie ra in cui lavorava da anni. Ultimo di quattro figli, tutti sani e robusti, Rigoletto non aveva di co– mune con loro, nè il corpo, eh 'egli aveva sgra– ziato e delorme, nè l 'anima 1 rozza e volgar e in loro, nobi!e ed ardente in lui. La m:ser ia inasp risce gli animi. per questo in quella fam iglia di povera gent e cos tre ita a la– vorare per vivere , quel dis graz iato incapace di guadagnarsi il pan e, era considerato com e un a bocc a inutile ; era toll erato appena , ma nes – suno l' amava ed egli non amava alcun o. G li gettavan o il pane per car ità come lo sì getta ad un cane ra ndagi o, senz a degn ar ~o d' uno sg uar • do, senza ri volg er gli 1.:na par ola d 'affetto. Pure ave va tani o bis ogno d 'affetto I Ma il giorno in c,ui ave va o~ato ch ied erlo a sua ma– dre , essa lo aveva guarda to sorpresa, sen za comprend e rlo. A lei, povera creatu ra che, rincasan do alla ser a affranta dal:e fatiche giorn aliere non s en– tiva altro bisogno che que llo di getta rsi su l mi– sero gia ciglio, quel vivere in ozio sembrava una felicità così gra nde da non lasci ar adito ad e'c:.m altro desider io. Così , beffegg iato, incompreso da tutti , Rigo– letto aveva accetta ta l 'ing ius tizia deg!i uom ini silenziosament e, come avev a acc etta ta quella della natura , e seppellendo ne l fondo della sua anima teso ri di ten erezza , era cre sc iuto in un a se lvat ichez za piena di rancore verso tutt o il ge– nere umano. cessando di amar e sua madre che non J 'amava , non curand osi di alcun o perchè nessun o si cu rava di lui. La narnra umana poss'ede anomalie strane , metamorfos i così impre viste , da semb rar e quasi incompren sibili. Così quella madre , di cui le fatiche ed i crJc – ci di una vira di . miser ia e di priv azioni, ave· vano assorb ito tutte le facoltà, 2.trofizzando pe r– sino que l se nso di mat ernità più o me no la!ente nella donn a, si risvegl iò e si sentì verame nte rradre , quan do la gue rra le tolse i suoi tre figli l'un o dop o l 'altro. Sembrò che il distacco doloroso, ren dend o più stri.dente il co ntras to fra loro e l'un ico figJio ri– masrole. acuisse , coli 'angoscia di aver li per du ti, fo;se per sempre , il se nrimen ·to d 'invincibile ri– br ezzo per que ll 'abort o di nat ura che aveva sem pre dav anti. Spesso ess a ne disto glieva lo ==- -".,a::b~-=- ~ a;,,~ ,orr idita, rr.en tre il rieon io degli altri figli fon i e vigorosi , si faceva così lan cinante da se rr arle l 'anima come in una morS3. Rigoletto, con un i-ntu ito sp eciale , proprio de– gli esse ri che so ffron o, aveva compres o,_ ind?'" vin ato questo , e tu tto il suo ess~ re sorgev a m piena rivolt a contro l 'ing iustiz i.a della sua sorte: e contro que lla di sua IT'adre che alla colpa d1 averl o gener ato aggiung ev a quella di non sa– perlo amare . Per chè la natura in un ccrpo di mostro aveva messo un cuore umano? Pe rchè lo aveva do– ta:o d' una intel ligen za viva? Non compre nden– do nulla non sar ebbe sta to infe lice. Pure a volt-e lo prend eva una pie tà infin ita per que lla donna cosi duramente colpi~ , ~ u~a notte in cu i perve nnero al suo orecch io, 1 sin– ghio zzi lacerami di lei, egli non ave~a ~p 1.:r-, res istere e, gettatosi fra le sue bra ccLa, 1;, un impet o di tenerezza , av ev a cer a to e trovat o pa – rol e che calmano e che consola no. Di-nanz i alla sua grande bont à la m adre se nti risv egliarsi ad un tratto il su o istinto mate rn::> fin 'al!ora sop i1:osotto la ge lida care zza della re– pulsio ne ch e la def ormità del figlio le in_spir~va, e nell a gioia indicipile di quell 'im provv1~a ; 1ve– laz ione ! 'aveva stretto al suo pett o. ben edicen – do qu;lla 0e!crmità che l'aveva conservat o a! suo amore. MARIA SA VARI C ERRI. ANCHE NOI ... Anche noi , na tur almet1U, pro testiarrw _con tutt e te nostre forze contro quell a sociali – sta (? eh• in una pubbticn, confer enza ebbr· il corll{/g io di esprim ere il .. . graz,105? voto, che la guerra possa dura-re {lno all ulti mo ur.mw " · E se ci sono comp(Jl,Jne_che la pen– sano come lei, noi le sconf essiarrw e mvi: tia rrw la Dir ezione dPl Pll'rli tQ a_rl ?ccupar ." della equivoca posizione in cui_ si. lro1;ano ora - aà QUTfl/!71/ar P •l C071fUSI071lSffl/J . po– liti co - certi sedicenti .ioci ali.(ti._ Res'.itu, scano la tessera e ci rendo no I an rt piv r,– .i pirabil e. L. . Il. Socr ate - spe:zando l'a_tosa atm ~1fero dr'/ · mecca nicista e ltbrandù l mn Q all 1 ~fr;ir ; feriore di tu tte Le libertà del M ~t_ro des: 3er e - li trovo di fr onte la llemoc~a:w ei suoi tempi. Eu a lo tortu,6 , come aveva sapur fl,ayeUar e i miglio ri d'A.tene. mott r an~o che " di suguaglian ze sociali sono att e a plegare .ad intent i tirannici. cosi ,il _pntere . dem ocratico. come il m onarchico ~ l arutocr attco. E NRJCO LEO'NE. 1,A DIFEiSA DE LLE LAVOH.A. Tll ICI Sui fili del telefono Nel silenzi o oppri mente, dava nti al « centra – lino H cui non i1lurnina ness una fiam mella di vita, mi se nto spinia col pensiero al pass ato, a rivive re i giorn i nei quali l 'inc ubo terrib ile de l– la gue rr a non domin ava il mondo e noi telefo– nis te ci sentivamo sore lle con tutte le collegh e che da olrre i confini politici della patria aveva – no con noi com unan za di idee ed iden tità di la– voro . Non occorre ness un sfo rzo perc hè io sen– ta una voce un po ' gutturale nel nostro idioma , ep pur dolce, che dalla lontana Berli no mi lan– cia va un buon ciorno aug urale . Poco più di un ann o fa, sul fìnire del! 'inve r– no, lavcra tori tenaci e pazienti di tre nazi oni. gar eggian do so lr.airi10 ne l fare pres to e megli o, a,veva no poNato a comp imento una nuova ope– ra di pace feconda ed oper osa , avevan o segn ata una nu ova tappa sul e.ammina de l progresso e della civiltà . Un filo di pochi millime tr i di diametr o parti va da Milano ed attrav erso a du e fronti ere lanciato su burr oni e dirupi lungo fìumi sconosciuti e balze fiorite univa Ber lino all 'Itali a1, e la voce delle due nazioni passava sui fili silenti rapida , sicura. preda: per qualche mes-e, innanz i che l 1 a nuov,a arter ia di com uni caz ione fosse apert a al pubblico, il perso nale dei· due uffici capolinea iniziava esper ime nt i con tutte le altr e zone in- clude ndo quanti circuit i era possib ile tenta ndo di giu-nr.er.e anche ali 'es tremo limit e d 'Italia . Div.en ne quindi per me una abitu dine c :i.ra il tentare tutt i i giorn i una conversazi'o ne con Ber lino per esperi menti. Quant e cose avevo sa– pute da que lla mia lontana collega! Dopo il so, lito affettuoso buon ciorno ve niva una non me– no sol ita domanda : <e .Ave te il sol'e lì ? Ah qu,i il so!e sì, sempre. E da voi? Oh, oh qui pio– vere. brutt o tempo , sempre nebbia 1 ,a Be rl.:no ! E di ques to passo mille altre domand e inge· nue sulle nostre città sulle famig lie sulle nos tr e pers one. Si chiamava Margh er ita, vent 'anni, alt a, bion– da e 11 poco bella n ave vai aggiunto con un a voce ed una smo rfiet ta che volevano dire : non brutta! Amava l' Ita lia con un fer vore mistico ed era capace <li dom andar e mille volte il colore del cielo, il fulgore de l so le, il pro fumo dei Aori . Ricordo che un giorno dopo aver faticato a met– tere insieme le sillab e e l 'acce nto del di lei no– me nel !'idioma della sua terr a volli chiamarla e mi sent i rispo ndere un ass ai concitato : « Voi esser e cattiva ! Chia matem i Margh erita ne lla vos tra lingua; esse re più bello più dolce n. te le donne di tutt i i paesi devastati dalla tern bile lotta, press o tutt e le madri ch e piangon o un figlio, presso tult e le spose che piangono sole su un a culla, press o tutt e le sorelle di dolore che dall e stepp e della Russ ia alle fores te del l<eno, dalle terre de l Belgio alla Fra ncia, alla Serbia, ali 'Italia, dove il dolore nuov o più cu o– ce, e vorre i avere la ma gica forza dj rialzar e tuue le fronti prone dall 'affa nno immenso per • chè tutt e movesser o, esercito di pace , ad arg i– nare I ·esc r'Cito di guerra . E sogno di compiere lo sforzo grand e di po– ter dare la buona novella, a tutt e le citt à e paes i che attrav erso al tenue filo comun icano e.on le città nostre; mi par e che la voce della pac e avreb be ec.o così profon da e sonora da riper – cuote rsi su tutte le cam pagne des olat e, su tutti i cas olari muti e funere i ne l! 'ombr a della sera che vien e, nell e città bru licanti dove il dolore dei singo li è straniero nella folla ch e incalza, nei villaggi giacenti pensosi ali 'ombra del cam– panil e fiso e che da tutte le cose salirebbe un cantico solo in mille canti, Un inno in voce di mille preghiere. E questo cant ico e quest •;nno sia•no per la Pace ! Napoli . dicembre 19 15. LUCE. Poi esp~~ite tutt e le prat iche, _ade_mpiute tu_tte ATTORNO ALDESCO le formaltta , la nu ova comun1caz 1one vernva . w __ _ apert a al 1-avoro. a l ~0 1n m _erc; o, _1.r- 1- ~ -- - · • ,,];:.-1: zion i e dopo lo sca mbi o dei saluti e de ~h augun pass avano rapide notizie di gioia e di dolore , bollet tini ,di borsa e colonne intere di giom·ale, - Mamma, perchè al Prevosto, che pre'. dica un quarto d'ora , quando gli ta,lenta, gli clànno un intro ito di circa 25 lwe a l gwrno, mentre a voi maestri e maestre che v1sfia– tate venticinque ore alla settiman<1, che ave– te ancora il logprio della not0sa oonrez1one dei compiti, fatta fuor di scuo>lia,, che d~vete anche rispondere e far n spondere, dell ope– ra vostrn svolta in classe,... a voi danno so– lo tre lire al giorno, mentre gl' indum~1~t1 e ali alimenti son raddoppiat i d1 ptezzo.._ saluti ai congiunti lontan i e baci di amenti. Ram mento che quel pome riggio d'aprile us ci– ta ali 'aper to dop o sette ore di fatica mossi il passo verso il mare per una passeg giata che mi scacciasse col moto e l 'ar ia libera , tutto il ve– leno accum ulato in tant e ore di lavoro inces· sanre e febbri le. Un nero pennacchio fuggiva dalle cimi niere di una g"rande unità da guerra che prendev a il lar go u-a il fischio delle sirene ed il rombo de '.le macchi ne; mi sentii in quel– ! 'att imo rid iven tar e rr.onella e disponen do la mano a ven taglio sul naso lanciai alla nave fug– gente un ironic o: cc il regno tuo fini ! n Ora la bionda Marghe rita riusciva raram ente a dar mi il suo buon giorno e quando lo poteva non era più il sole che ce rcava ess endo sop rag– gicnto giug no col suo calor e ovunque . La d'o– manda era un 'altra ma ugualme nte accorata : 11 C' è il mare Il? n Il mare? ma, certo, certis simo. Come volet e immagi nare ques ta città se nza il mare?! ,1 Essere molto bello vost ro mare? ,, ({ Ma bell issimo ! venit e a ved er lo )). Mi rispo se un sos piro inten so ed un : u Co– me si fa? 11 Sentii nelle poche sill abe tutto lo scoram ento di chi lavora per uno st ipen dio non adeguato ai bisogni, tut to il rimpianto di chi vede pa_rtir e ogni anno, rond ini fortu nate , le sor elle ~u• ar– risa la sorte per i paesi del sole , dei fiori, delle acq ue , e mi sen tii vicina più che_ mai a quella com pagna di fatica che dal proprio lavar? _trae – va come noi sca rso pane e ness una g10ia. 'volli ess er~ ministra di speranza e di gioia ed agg iuns i : Ven ite a pass are le vostr~ vacanz e qui : per quan to modest a me tto la mia casa a vos tra disposiz ione. Essa esitò un istantç ed io inca lzai , Dopo, quan do avrò il congedo, verrò io e Ber lino. Ah, mi risopse una voce sos pirosa, per chè non facciamo cosl ? ! 0 "E h... , figlia mia, perchè c'è moll_a d1ffe– renro fra l'opera nostra e que.la dei preti': noi abbiamo studialo il modo - e facciamo di tutto - per educa.re il popolo ~Il~ vii.a reale ed al lavoro, essi, munust.n cieli al eh là, studiarono il moòo di non affatwars1 per nessuno, d'illudere i crede_nzoni, dt mante– nere ign<Xranti le molt.1t.udrn1 e per megho incretinirle vociacch-iano rn lat.rno. ,- - Ma perchè il governo non,mrunda t.ut.t ) pret.ia far li mantenere dt chi h vuo-le,_e cosi stornare le prebende a lia,vore dt vm .mae– stri , che guidale le generazioni sulla ,oa del vero e clel prO©f'esSG? . . - E' giusto ciò che t.u osservi, ma ogni 1 npo lo à il governo che la sua maggioranza vuole. - Quando voteremo anche noi donne, I u mamma sono e.erba•, che farai propaganda per eleggere deputati più favorevoli alle scuole? - Certamenle! - E che si può fare O<rtde ot.tenere presto questo benedetto suffiragio veramente univer– sale? - Ist,ruirsi, aggregarsi, lotba,re, anche oon~ro l'elemento femminile stesso, in gran parte rel,rogrado nel pare~ o rlei diritti ci– vili amministrativi, politici. I DONI DEL NATALE Non lai neve che am manta molteme nte la ter – ra, non un bel cie lo stellato, che rasse re na g.ii animi ; ma una ne bbia fitta, penetra nte, che cir– conda tul1o ine sorab iime nte, dando alle cooe e agli uomin i un asp ett o tris te, des olato: aJl1un.s-– sono col cuore straziato cieli.e madr i e delle spo– se; col -dolore, che si accent ua ancor più, in que – sti giorni , che soleva no unir e ogni tamiglia, e ru fforzar e i vincoli d 'a ffetto. lo soffrivo. Cam min avo fre ttolosa e des ideravo esse.,r:e nella mia casa ove avrei trovato l 'affett uosità che cons ola e fa dimenticar e le più tristi im– press ioni. La nebb ia m i opprimeva, m i pungeva : Allo svolto della via 1 a pochi passi, vidi un fanciu llo sca lzo, e.on una veste bianca, c?:ie ori– gliava ad una porta . Lo ragg iunsi e mi fermai io pure. Portav a su lle bra ccia molti gioca ttoli"; mi vide e mi rivolse la parola : {( Sai dirmi tu, perc hè ma i in quest 'ann o n Of'l, se nto che piant i e lame nti veni r e dalle case , e non mi riesce trova rne una , dove ec heggi no te-– risate gioconde , le ilari conversa zioni f.amiglìa– ri, degli altri anni ? Anche { bimbi se ne stan– no qu ieti e pen sos i, e se mbra non pens ino af– fatto ai doni del N,;tale. 11 Ma chi se i tu ?. gli chies i. e< Sono Gesù bambi no, e ve ngo a porta re il rega lo ai bambin i buoni. u E tu, ignori la gra nde trag edia che si sv ol– ge qua ggiù , fra le g:rida di dolore , d 'ira, Je .im– prec azioni ? Tu non conosci il flagello che s'è. river sa to su noi ? Sap pi, che la guerra fra po– pnlii civili , ,devasta le ter re , consacr -ate dal la– voro deg li uom ini, di str ugge , strazia, soffoca i sen timen ti più ele me ntar i di civiltà , di bon tà ; so– lo il l,utto, il dolore, regna no or.a, e ogni animo cont urbato, inv ano cerca un po ' di pace , un po · di gioia. 1< Che dici ma i ! mi inte rruppe il fanciullo . 11 M.a dunq ue, ne l re gno dei cicli , si ig.no' CO la sorte deg li uomi ni ? L 'onn ipote nza., I 'ant":' veg genza di dio, in che cosa cons iSd'e? contt'– nuai. 11 Io venni in terr a, a soffr ire e a moriie, pe r la salvezza deg li uomin i, e me ne stavo ora tra nqu illo: certo , che la concordi.a, la bon tà, la giust izia, tenessero vincolari gU uo– mini. Sono dunque , ·ancora ma lvagi ? 1( Orri bilmente ma lvag i ! Ma per c~è dio Mfl vi mette riparo? Ch i, meglio di lui, può e,oJ– pire i responsa bil i, impedire la lotta fra tr icida , esaud ire il gran desid erio di tutti : la pace ba noi ? Non giungono. fino a •lui, ·le preg hier e, le invo ca.zaioni, i voti, delle infe lici che ban no i -loro cari in guerra ; non i lame nt i dei mor ibondi , dei fer iti? L 'aria è piena di pr egh iere ,umili , aUf~ "'...,.taidfln:i ..d~ .,,.,-J,::,,._.n.:_.,~, .n.çr -f.,• -'i rln l(\•--"'· se ness uno cì asco lta, rasciu~a Je nostre tam-: me? Va, va, Gesù , bam bin o, non irridere alla uma nità so fferente , coi tuo i doni l Se hai pot e,e . corr i sui campi, nelle trrincee : vi ~ono c~nti_na_i~ di migliaia dì cad averi ; risuscitali, rest1tu1sc-1~ alla famigl ia dolen te , ques to è ìl ,nomento d~• miracoli! E soJ:,ratutto fa scendere ne i _cuon , un po ' di bontà, un po' di pietà. Va. i bimb ,, non hi n voglia di gioe.are ... Menwe v-edev o il bambino sbigotti!o, conf ~ , allargar e le braccia e lasciar cad ere i giocat– toli.. mi sve gliai ansante. JOLE G. P AVIRANr. LA PATRIA nel passato, nel \presente, nell'avvenire 111. La società cam m ina inelut tab}Jment.e vMBO il coU~ttivismo . Le òrurriere che lo in tral C:~ , sotto rorana dei pun:teLli dj goveT"fll impe n ~ – stici o d i res~-tenze coa lizz:.. 1.te d i fo"t1..eoa p1~ list iche ed economic h e, s:J ,ra.nn o in.frante , ad una ad una., d a ll.a:i medç..sima lqn;a. ~S$()lven~ . insit a in loro stess i, per .d:i1SCOrdla., IPeT' in.suffi – cie.nz.a, 1)€,r cs.auri.rn -ent.o, r:er e'goisp10, wr o-v– pr ess ione , bn.rrjere c..he, m en.tre ,prem?"no SlÙ~ maisse.. acuis oono iJ1 esse, 'l)er reazio n e una mag.g,iore vit alità. dii res~s ~enz?,, di r.ibeal icm.e. dli .sfo rzi, cli ,r1inn ovn.t.c ene rgie , per .SJ>ez~ l e secola l'i ca ten-e. Ca ten e, che a vvrngh.1aa'lp an cora le !olle t{Yrolet.a.rie aJl.a. m iseri a. ~ d u le ed in t.eJlettuale, e che vog }jono ;inrp,ocl:i:ro la.Jl'uom o d.i soi'levars i e dj ass u-rgere aJJa eo– scien1.a: del propri.o io; ma che cad rann o d·a Bè infrante, perchè la deoropitezza è vicina, ,pel.'– chè la 11uggin e le ha orm ai rose, ~ rch è, co.mc le toglie cad:ono a ll'auhmno , cosi lo sfa.oo ,k) della civiltà p rova , in modo t.risOOm a b-On lu– mino so, che i siste mi a.Uu aiLi socia .}.i h an.no fat..– t,o il lono tempo , e che, a rri va ti grià oo~la. pTe• sente .a{J)ot.eosi belli ca. agli ult imi gTUizzi di un~ n,pp arente e&-tate di S . M artino. j J ve,.rno ffiO:J,•– ta le è loro vk, ioo . Ma dopo poc hi giorn i l'ond a di odio, che ancor a tiene l' Eu ropa nella su a strett a iniqua. travo lgeva e vinceva tutta la trama pazien te– men te tessuta, rompe va le fila dell'am ore che non conoscev a frontiere, accarezzava tutt e le stolte va nità di seco lo e di razza , ricacc iava la umanità sui se nt ieri del passato , sosping eva tu t– ta una ge nte. già affran cata da l $er vagg io, a comb attere ed a morire per una causa non su a. E mentre seggo immobile e silenziosa dav an– ti al cent r-alino che da lontano o da vicino non manda più nessun se gno di vita tento invano imbri~Ha-re iJ mio pen siero che vola presso tut- ,.:__ Chissà quando si ricscirà a st,rap pare quest' aJtra giusta deliberazione? E_pensar_e che per lavorare , soffrire, pagare '· lr_,butt , essere responsabili rlelle nostre a1.1on1 fino col carcere e colla vita, siamo cittadini ido– nei, ma per conco!TI're a compilare le _leggi che ci governa.no ... no! allora sia.mo rnler– deltel « Pur troppo, son cos,, ingiusll', illogiche, harhare; ma se pari al diritto e aWardi•re, si avesse la forza della completa solidarietà femminile e compagni più altruisti, da co– loro ehe governano s'otterrebhe l'ela,,gizio– ne dr l voto in men che si creda. T de tento ri della r iccl1ezza., dopo av ere SJ)(ffi– to popoli cont.ro Jl01}01i, pe.nsaTio gi à a dJsp'\!– Lairsi le spog ,JiP dei vjnti. P e.nsano già ad Cif!l– rrere nu ove frontiere dogana.l i, che perp e4t1ino gli odt e pre,p arin o J.ott.e fu tu re, an-co'l' più mi,ei– <li.a li della in -esente , e orc ino nuove bc-gt,o ill– dust .ri ali c..'l.pita listi rhe t.ra alleati , nu ovp OP- 7a.nizza,vioni mon opoli.stiche, n_,_1O;10·:=4'>00uJa..-. 1Jioni red di bi.1.ie; e sop.r a. tutto rio 11 tno n fa~ ià oio d'oro d.E>I ta.sso • deJI' int.ere,,s,. L'ell\ble , ma de lla. civiltà bol'ghe se è perp etuar e >il 'U'i– tnl izio sociale col denaro accumulalo . 1:r·ri&s– sLvi ed im;enu i, non l)ensano che, tlapo ave,· ,la to ta nta pro,va di iflca pa.cit.à a regg er.e :ti mon <lo. non poS-<:ono <ia'rlp111J1ement.e p,repn.ra.n :i.ltTe T'O!Vi:ne ! Seminianol F. 1/n/n, Quan do vieTie riel commeYti..a.nt.e itleau t.o it
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