La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 17 - 19 settembre
APPENDICE COME SI MUORE DI EMILIO ZOLA JJ crH1-eo, da un buon pezzo, passava io una 5frada fiancheggiata da alberi, che span deva no una fre'"ieura deliziosa e l'alle gria del sa– le cantava tr a il verd e deÌl.e foglie. D'un trat:– to una signora stor dita, obb Jiosa , si affa ccio a!Ja portiera ed esclamò: . - Come ~ incantevole pe r d1 qua! Pmprio allora il convo_glio E:71tranel ci~ite– ro di ),fontparna. c;se. Tutti taccwno, non s1 ode alt ro che Jo scricchiolio deJle ruote ~una sab– bia dei viali. BiQ-ùgna andar fino in fondo; è là che trovasi la sepoltura dei Verteuil,_ a si• nistra: una gran tomba di marmo bianco'. una. specie di cappella, ornat_a ricc_arnentf:' dt sculture. La bara vien depositata mnanz1 a que,~ta cappella P i diS<'.,0rsi_ comi!1~iano. Ve ne ~no quattro. L'antico mm1.:rtro trac– cia la vita politica del defunto, che prese nta come un _genio modesto, che avrebbe ~alva.to Ja Francia. se non avesse <lic;prezzato l'intri– go. In seguito un amico ~el dehr~t/) .parla della vita privata di quegl_i che. t.u_tt1piango– no. Poi un signore sconosc1~to ~1gha I~ paro-: Ja come delegato d'una Società ~ductriale. d1 cui i1 ronte di Verteuil era preside nte onora– rio •In fine un ornicciatolo dalla Cflra pene• tra.nte disse il dolore dell'Accademio delle <::.cienzPm'lrali P nolitir-he. U. DIFESA Dm.[& LAYOILil.TJllCl Il DIRITTO HETTORALE O[ LE DON NE in NORVEGIA. i,; noto che le prossime elezioni allo Stor – thing norvegese saranno le ,pl'ime 1 in cui le donne pot ranno esercitar e il diritto di suff ragi o uni versale. Finora erano elettri ci soltanto le donn e che pag avano le imposte. L'ul tim a sessio ne prurlamentare ha demoli– to quella barri era, e ha acco rdato il d iritt o eletto rale atlivo e passivo a tulle le donne che ab biano compiuto 25 annj_ A quant o scrivono ora da Cristiania alla Pran /cfu.rter Zeitung , si tratta, secon do le nuove liste eletl-0raU, di 225.000 nuove elettrici, le qu a– li sa ranno in maggioranza , socialiste, giac – chè prove ngono quasi tutte dalla classe operaia .. .\nche l'enorme rincaro dei vive ri Durante qu~to tempo gli asta nti s'i nteres– sano alle tombe vicine, leggono le iscrizion i sulle lastre di marmo. Quelli che ten dono le <Jrecchie arrerra no ~olo qualche parola, qu al– d1P. frase .. Un vecchio , dalle labbra strette, dopo aver <::.entito questo c-;punto d~ frase: u ... le qualità del cuore,. la generos1tà e la bontà dei gra ndi caratteri. .. )I scosse la test.a, mormorando: - Altro che! io l'ho conosciuto ed era una cnnaglia ! L'ultimo n.ùdio si diqper de per l'aria. Quan• do i preti hanno benedetto il corf)o, tutti si ritirano, e non vi resta altr i in que l .recesso die i monatti, i quali discen dono il cadavere nP.lla foc:sa. Le corde hanno uno strofìnìo so1·– do. la cassa di quercia scricchiola. 11 51:ignor conte df Verieuil è nella sua ultima. dimorn.. E la contes~a su lla s 0 d ia a ~dr aio. 110n s 'è mossa. Gioca semp re r:on la fibbia della cln• tola, gli orchi a l ~ffi tto, avendo rrn_r 13: iestn 1m'iden rhP :i poco a pnco lf' fa salire 11 ros– "OJ'e nlJP <::.11e µ-unn ce di hella bion da. IJ. I.a. signora Guerard f' ve<-!-ova.Suo _marito rlH• ha pnduto da otto rtnni er_a mag1str:1to. Ella oripartiene all'~dta h0rghe~1a, e poss1ed_e due milioni. Ha trr fif!li, tutti e ire maschi, che, alla rnortP del padre, hanno eredita.io c-i:1s.cuno cinquecrntornila lire. )la essi, aJlevati nrlla loro famiglia seve ra, fredda r contegnosa, hanno invece ~011.i_to na– ture 1,cialacquone, e tal quale SP-h-·a,ç-g10 ba· s:tardume mtmife f.otano appetiti venuti loro non si sa\londe. In pochi anni il patrimonio è stato sciupato. Il primog_enito, Carlo, S'è a.p– riac:.sionato pPr 1:i rrwrram<'a. Pd ha speJ"!J)erato DISCUSSIONI EDUCATIVE QUll.LE VERITiì? A Giaèle. Non risponde re ad una sig norina, vor reb• be <lire ma,nca re di cavalleria , e special– mentè in questi temp i che la cavaller ia é cosi di moda , ce ne andr ebb e del nost l'o amor pro prio. Giacché, per chi non lo sap esse , <liet;o lo pse udonimo Giaèlc si nasconde una s igno – ·rina , per di più i,nsegna nte. indurrà certam ente a votar e per l'est.rema sinist.ra molte donne , che forse 1 in tempi normali , voterebbero altrimenti. Il lato più caratter istico delle prossi me elezioni sa rà questo, che, essen dovi in Norveg,ia più donne che uomini, le elettrici av.ranino la maggioranza. Così, nella capi tale Cristia– nia, mentr e nelle elezioni del 1912 ·gli i.n– scritti nelle liste eletto rali erano 86.000, di cu i 40.000 donne, ades so gli elettori sono 120.000; e precisa mente 46.000 uomini e 66 mil a donne. L a vera formula del vatrìotti smo è il diritt o nyu ale di tutt e le patri e alla libertà e all a giustizia, è il dov ere per ogni ci ttadin o di ac• crescere nella sua patri a le forz e dell a Libertà e della yiustiz.ia ... Mi serabil i qu ei patri oti che. per ama re e servire un pa ese, han no bi sogno cli ahbassare gli altri, le aure grand i forz e m orali dell 'n man ild. JAURÈS. somm e pa zze in invenzioni strao rdina rie. rJ seco ndo, Giorg,io, s'è fatto divorar tutto dall e donne. fl terw, :\1a,urizio, è stato rub ato da un amico, col qua le aveva intraip,.reso la fab– bri ca di un teat ro. Oggi i tr e figli vivono a 51pesede lla mad re. la qua le vuo l bene nut rirli e vestirli, ma, pe.r pru denza, porta sempr e con sè le chiav i degli arma di. Abitano tutti un vasto appartam ento ,nella ria di Tnrenne1 nl Jfarais. La madre ha ses– santot to ann i. Con l'età, le mamie son ven ute. Esige in casa una pulizia ed una trancrui Jlità di chiost ro. È ~ever :sRima, cont a i Jlezzi di zucch ero , rh iu-de essa stes.sa le bott iglie co– minci ate. dà la bianche ria ed il vassellame a second a il bi!ò-Ognodi serv izio. T figli indub – biamente l'amano molto ed ell a ha conserva– to su di cc:;si, malgrado i loro trent'arnn i e I(' loro sciocc hezze, un'autorità asso luta. Ma qu ando si trova ~ola con quei gran diavo li, è assalita da sorde inquietudini, temendo sem– pre richieste <li danaro, che non sarprebbe co– me rifìut 11re. ll a avuto cura perciò cli collo – ca re la sua fortuna in prop rietà fondiari e: po~siede tre rase a Parig i e terr e daJla part e di Vinremies. Queste proprietà le ar reca.no g randi fastidii; ma S<ilamente così è tran– auilla, (' può trova r delle scap patoie pe,T non dar forti "0mme alla volt a. Carlo, Giorgio e Mau rizio d'altr onde divo – ran o la casa il 1 p;ù che possono. Campano là, si di9J)ui ano tutto, si rimnrove rano l'un l 'a l• tro i loro indomn.hili appetit i. La morbe della madre li a.rrir hirà di nuovo; lo sa nn o, e la speranza ha.sta per farli attende re sen1.a tar nulla. Brn chè ,non ne. pa rli no ma i, pure la loro C'ontinua preoccupaz ione è di saa>ere co– me la di\·i " irinr ~i fnrà: non nndranno d'ac- E per quanto non ci rigua rdi di,rettaimen • te, incom incieremo dalla sis,posta che Giaé – le, dà alla ma dr e che giustame nte -protesta per le rap prese ntazio ni cin ematog rafiche ra pp resentrunti le sce ne f.e,roci della gueru-a. Essa afferm a, che se fosse madr e, vor – rebbe guarda re in facc ia alla v-erità, (si tr at ta di una verità cine matog rafica) anch e pe r soffrirn e. La verità é che Giaèle non è mad re p<Lre, e per quanto noi non possia – mo capir e per quale ragione essa vorireb.be soffrirn e, constatiamo un'altra. verità, cioè che essa fa delle affermaz ioni teor.iche, -per– chè le rdonn e ,che sono m-act'.ri.soffrono non soltanto teor icamente . Noi non possi amo convenir e con colei ch e vorre bbe mandarr e od and a,re lei stessa al cinema tografo per guardare in faccia la verità... cin emato– grafica ,per soffrirn e, così, come ldd ~o fa– ceva mo ri re suo figlio sulla Croce, e per poi div ertir si a far soffri re Mari a sua ma· dr-e, così come i ,religio si fanatic i di un t.ernpo, che si incoronavano di sp ine, si ma.rloriavano in aoo:ni modo le carni .per soffrirne le stesse pene di Gesù ed essere per tanto deg,n.i di lui'. In quanto al programma scolasti co, che riguarda la lettura dei giornali di notiz ie e di ep isod, de lla guerra da leggeirsi nelia scuola, non possiam o cap ire come Giaèl e possa amm ettere che a,i sudde tti bambini sia utile inse's]lare ciò che si fa su di un campo di batt aglia, ra ccontar e loro tutte le fandonie che inv entano i giorna listi , e spe– cialm ente come nel nostro caso ai figli dei rich iamati, magn ificar e gl i assa lti feroci che squart ,ano, che uccidono degli uomini, perchè a1>part engon o ad un altro paese. Si, lo ripeto, credo più opport uno il Cuore del De Amic is ed i Prom essi &posi del Manz oni; si é bu onissima anche la d e– s<>ri zione r iguardante Don Abbo nd io, e per quanto io non viva nella scuola , sono cer– to e convi ntissimo di non fare affatto cat– tiva concorrenza pedag!)gica a Giaèl e affer – mando che H Manzoni in!iPe-n;:iai fanciulli a non segui,re l'ese mpio di Don Abbon d io, ma piuttosto ad imita re qu ell'eccellent e uomo di Fr a Cristofo ro. Appunto. comp agna Giaèle , perché la vi– ta è que lla che é, non dobbia mo falsar la. non portiamo in mezzo ai fanciu lli che si affacc iano alla vif.a., in questa terribi le ora. tutto ciò che succede si;j campi dell'odio . e della morte. Fra vent'anni quand o ess_i saran no degli uom ini si ricord eranno d i qu est'ora, come di un 'ora Immensame nt e triste e che anzi avrà fruttato ad ess i tali insegn amenti, per non mai più rip eterla. « La vita è que llo ch'è, ed i fanciu lli la bev ono", ed io ricordo quan do fanc iull o ancora mi capilò in mano urta stori a d i briganti, ove il briga,nfaccio ven'iva ,magni – ficato , i brigan ti erano descritti come del– la brava gent e che assass ina va, depre dava i ,ri cchi e gli ava ri per beneficare i poveri ; fa bto sta che io mi rammaricavo -che in– torno alla mia Seniga llia non ci fosse ro dei monti e delle s-elve con una bella ba nda di briga nti per rote rmi andare ad anruo lar e cordo diJ sicuro e bisog11erà vendere tutto; il che è sem pre un'ope razione ruino sa. E pen– sa.no a ciò Se'IlZa alc un cattivo deside ri o, uni – camente perc hè bisogna pr eveder tutto. Sono buon i alleg ri, d'una media _onestà, e, come tali, augura no che la madre dva il più lun – game nte poss ibile. La buona donna non dà loro alcu n fastidfo, ed essi aspe ltano, ecco tutto. Una SBra. leva.ndosi da tavo la, la signor a. Guerard, è assalita da uno -str ano m alessere. •l figli la ,prega no di cori cars i, e la lascia.n sola con la cam eriera, clopo che la madr e li ha ass icurati di -senti rsi meglio ,e che non le resta se non un'em icran ia acutissima. Ma l'indoman i il ~uo staio è pegg iorato; il me– dico di famiglia inqu ieto chiede un consulto . La -signo ra Guerard corre grave perico lo. Al– lora, durante otto gio rn i, un dr amma si svol– ge intorno al lrtto della moribond a. La •pri ma cu ra di lei, qua nd o la. mal attia. J'ha inchioda ta al letto. è stata cruella di farsi dare tutte le chi avi e di nasco nd erse le sot to i g uanci ali. Vnole. dal letto , gove rn are an cora. prot,eggere gli nrrna di dal lo ~ero-ero. t in ,preda a 1otte atroci , a dubbi che le danno il martirio. 1 suoi figli son là ed ella li stud ia continuam ente, li sorveglia come può. Un g io1·no, chi ama a sè Giorgio, nel qu ale ha maqgior fiducia, e gli dice: - Tieni, ecco la chi a,,e del buffet, piglia Io zuccher o... D®o chiudi bene e ripo rtami la chiave. (Contin ua ). Abbonamento an u alla difesa L I, 50
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