La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 12 - 27 giugno 19

Per lacoltura socialista (Da dialogh i di Marx e Engels ) Do 11.anda. - In che cosa consi ste la differen– za tra prolet azio e artigiano? Risposta . - NeU 'an tico arti giana to il gioYa– ne garzone, 1scad utt gli anni di tirocinio, diven. ta\'a ope raio salaria to soltanto per diventare dopo una ~erie di anni, padrone, mentre il pro: !eta.rio è quasi sempre salariato vita natural duran te. L'artigiano che non era ancora capo o maestro, era di questo il garzone, egli abitava la sua ~a::cae mangia\·a alla sua tavola. Il pro– leta r io invece, con chi gli passa il salario, ha ra p porti di danaro soltanto. Il garzone appar– teneva alla ste5-sa categoria del maestro e ave– \'8. le ste::se abii udini di \·ita: il proletado è di– Yi.sodal capit:t lista da un mondo interri di diff e– renze di classe; \'ivono in ambienti e in mod 0 affatt o dh-ersi; il modo di pensare delle due clas si è assolutamente dìYerso l'uno da1ra1r.ro . L'artigiano confezionaYa per lo più un intero o~gett o e rabili1d. colla qu ale egli si servi\·a. del suo utensile era sempre decish-o per il gra– do di perfezione del pro dotto; il proletario non confeziona per lo più che un a part e cl ·un getto, opµut·e panecipa sol:anto alla esecuzio– ne d'una parte del procedimento necessari o per la produzione di una dat a parte a ·un dato og· getto. e la ~ua abilità indiYiduale passa in se– conda linea in confr onto della macchina, men– ne la ~ma abilità è più spesso decisiYa per la quantità anzichè per la qualità degli oggett i da lui ._•onfezionati. li garzone YeniYa, carne il suo maestro. pro_t_etto nella misura del possibile atti aYcrso tutta la Yita. mercè gli statuti del!€' c'?1·porazioni o mercé costumi dgenti nell'arti– g1an~to. contro la concorrenza dannas ti: i! pr o– letario de\·e unirsi ai suoi compagni di laYoro o fare appello alla legge, per non essere schiac– ciato dalla concor renz a! L·eccesso di offerta di la\·oro opprime ii pro– l~t~rio non già il "-UL• principale. Il garwne ar– uz1ano era. come l'artigiano stesso. limitato di mente e di cuore, compen>?trato di spi rito di ca<:._ta, nemico di tutte le in.no ,·azioni; il prole– tana con=-tata tutti f!li i5-tanti, che i suoi inte– re,::i di clas~e " 1 )110 fondam entalmente di,·er ~ d..; quelli della clas::ie capitalista. i sentimento di casta dene in lui sostituito dalla coscienza di cla..:::.se dnlla con-:.apm·olezza, che il miglio– ramento t.lella .sua clas<:.enon può essere cerca– to che nel progresso della ::.ocietà. II garzon e ar..igiano era , in fine dei conti, anche laddo,·e 5"i ribe llava, e anzi m,:grriormente l~drloYe i:::i ribellé:i.\'a, un reazionario; il proletario è sem– ,:ire maggio1·mente costretto a diventare rh-olu– zionario. Il primo progresso sociale contro il q-..iale -.i ribellò rartigianato reazionari o fu la t:! :i..nifattu ·a. la :::ottomis:,;ione dell'artigianato -:--ma.esti" e ,;arz,Jni - al ·apitale commercia le cne si suddidse poscia in capitalf" commerciale e industriale. Dfjmanda. - In che cosa si dis:ingue il pro – letario dall'openio dell'industria manifattu– riera? Risposto. - L'operaio della manifa ttura dal secolo sedice--.:mo al secolo decimo-ottavo, pos– -.ede\·a ancora quasi dappert utto gli utensili della_ 8roduzione, un telaio, gli attrezz i per la sua zamiglia, un piccolo pezzo di terra ch'egli colti\·ata nelle ore di libertà. Il proleta riat o non ha nulla di tutto ciò. L"operaio della ma– nifattur_a ":~ita qua."'-isempre la campagna . in r~pport1 fJIU o meno patriarcali còl proprieta – r10 di:illa terra. o col suo datore di lavoro; il proletario abita quasi. sempre la città e non ha :ol .::,uodatore di lavo ro che pu ri rapporti d danaro. L'operaio i:lella manifattura \·iene strappato, mercè la grande industria. daile condizioni pa– tr:arcali, perde la proprietà ch'egli posse deva ..,_ncorae di·,enta <:'On ciò proletaiio. Domanda. - 1 ,juali furono le prime conse– ;uenze della rivc..Juz:on~ industriale e della di– . :ii.one: della soc:e-:.a in borghesi e proletari? Rispo,ta. - Anzitutto la cc,c :tici.nr ,-, diminuzio– ne de: r,rezzi de; ;1r(xlotti d~lrind 1 J-tri - do– \ uti alrapplicaz,rJne della macchina - distru s– ;;.e iTl tu~ti ~ fJaP..si (.f~;. mondo L \·pcchio sistema d'indu.:.tria bc!--,tlto-ulla manifattura o •.:ul la- or0 a mano. Tutti pa~si .--,f:'.m.-b ,rbari r·he fino allora erano rimasti più o meno e:c,tranei all'evolu zirme iforica ~ la cui indu3t.ria ave\·a fin allor.-. ., ggi.no -.ulia rnanifattur&, \·ennero , ;olentlJ'" :,1~ntt: tolti <lal loro i~ofomento, comprarono le u,erci :r1iù a buon mercato degli Ingle<.;ie l:i. ',l"~arono .:..ndar i;_ JrJvina i prnpri opert1: deJJ,. :..ariifat.t,Jre. (0-,1 rfoi r,aesi, eh.e fJùil él·.-eva.n,, élt~o pnigre'-':ii da :.,ecoli (>er esempio l' India, "'>11hirrJ!J.O una trasformazione rivo!uzionana da r-ima, a fondo, e p~rfino 1~ Cin:-i ~·avvia ora versr.J una rh·oluzirJne. Si e &rrivr t1 al punto chi: una nuov~.1mar-c-ti1- ;a, !;Coperta ogg. in Inghilterra, in n annr, :{etta sul lastrico rmlioni di J,:1vr>r<•trJr_ :in'!si. In qJeAo mr.,do la :-;rand,;-:ndustrin. ria rnes.'-<> n relrlZirJne tri lr1ro tutti i popoli del mondo, ; f.1:.,,> in un me1·cato mondiale tutti r,ir:<;tJll r .-rr·ati lor:,aL ha preparat, ovunq11r-, la civilta e il ijJr.1'; L.re ,;;,r.,_ f-: ha f<.1tto <.J r·he tutto ci<> eh wcced~ r i _·,B""-1 dvlJi Si rip~rcur1ta ~11 tutti g-J, ::i:Hi· J1ae·-i d1 rnr>dochi::~e ora '18H 1 in Jnghil– ti::na e in Fr:::mcia i lavora.fori ::il em<1nc1pano, dò d~...-eJ,ure :rarre Y:CfJ, in tutti i p~i, d,'.Jl~ rivol1Jzirmi, l1:-q:Jali avranno p'::r crJn~~gu,;-nz:i., ,re--,t•J <J t;Jrdi. l ~rnstncipazione rJi q11f!i J:1vr1- ratori. In <-:e~on-10 lur.,grJ, Ja gr ,r1dr, r,rJuc.tri<Lha <.;rJ– ~t~tuitrJ o\.·unqu~ I.etmanifattura, ha port:"tto al rnassirrw _zra,Jo J,J svilur,pr, dell:i borrtbr~sia, dr•!– Ja "'da rir:chezza, del "Ur, potere, mettendola r,rimo posto f1a le cla~i. . ·e vr:nne di c,Jnc,~~11enzache, ovunque cit> -ucr-...edette,la horgtie--ia .-.'impfi.. drr1ru dei potei-r• politico e sostituì le clar,si che fino allora ave– \ :.inù dominato: r arL..,tocr:,zia. le rrHi.r:btranze ,irtlgiane. nonchè il rPgime assolutista r:,he I rapr,r;.yanfaYa entramt..14;.La borghesi:1. abolì il fJr;tere deffaristocrazia., nella riobiltà., sopr,r·• rnendrJ il diritto 1Ji primogenitura l'inalienabi• Utà d~lla pr?prietà fondiaria r- tutti i prh :1~gi di:.Jla nobilta. Oici:triJsse il JJùt1:-redelle mae– stranzi:, ,opprimendo tutte le ci:117JrJrazioni e i loro µri-...<Jegi. Sostitui le une e gli altri r:.onla libP-ra concor– ri:::,nza ,ossia con un sisti?ma di ..:ocieta. nel qua.. le ognuno ha il diritto di e-~ercitare q1Jalsia,;;i ramo d'in<lustria, n<m iotr--ndovi P<,<;(;re impP I...A IJl e'.:SA DfilLL.E !...A VORA'!'ltfCT dito --e non dulia. roarn.:ani.::i det cap itale ne– cessario. L'introduzione della. libera, concorrenza è dunque la dichiarazione pubblica, eh.e oraimai i membri <lella S('Cieià :--aranno disuguali solo in quanto .sono disuguali i loro capitali , poichè il capitale è divenlnto il potere decis ivo e, con ci~, i capitalis ti. i borgh esi ~ono diventati la pn ma classe nella società . M a la libera concor- 1enza è indispensabile per l'inizio della g.ran– cle industria .. poichè essa fo.pprese nta I unico ~t~to sociale nel qua le la. grande ind ust ria può svilupparsi. Dopo a,·ere in ta l moclo di strutto il poter e sociale dell a nobiltà e delle maiestranze e~sa ne distrusse anche il potere politico . Es~ I ~_endooi ele, ·a.ta a •1rrima classe nella società l.t borg hesia si procl amò classe dominante an~ rhe in politica, mercè l'introduzi one del si-ste- 1 n!a_ rappresentati\·o, basato sull8: ug uag lian za I cin le d1 !Tonte alla legge e ::-ulriconosc imento I legale della libera concorre nza e int rod otto nei 1 paesi d'Europa 1Sotto forma di monar chia co– '-"tituzionale. In tali monarchie costituzio nali i:::onoeletto ri solo coloro ch e possiedon o un cer~ to capitale, ossia i borghesi. Questi elettori bo1·ghesi eleggono i depu tat i, e questi deputati borghesi eleggono un gover– no di borghesi, mercè il diritto cLi rifiuto di pagare le iasse. In terzo luogo, il prol etariato ~i sd luppò o– Yunque e ne!la stessa misu r a dello SYilup110 della borg-h es ia . :\"ella misura in cui Cl'ebbe la. ricchezza della borghe)':ia, aume ntò il nume ro Jei proletari. Siccome i proleta ri possono es– sere impiegati "-Oltanto dal capi tale, e il capi– ta le può es-sere aume ntalo soltanto quan do esso occupa dei prnleta ri. l'au mento del ,prol etaria– to procede cli pari pass o coll 'aumento del ca– pitale. Kel mede simo tempo, i borghesi come i proletari Yengono ad abitarn le città nella qua– le_l'indus~ ria può essere esercitata con vantag. g10 magg10re e questo accent ra.mento di grandi masse in un punto solo suscita nei proletari la cons aipevolezza della loro forza. Inoltre, quan– to più l' indust ria si svjlupp a, quanto più si im·entano nuo ve macc hin e che \Sostituiscono il la,·oro manuale tanto più la grand e industria, come già abbiamo detto , l'iba.ssa il salar io al minimo. reu dendo così ~.em.pre più insoppo rta– bili le condizioni del p.roletariato. In ta l modo da W1a pa rt e il cresce nte malcontento. dall'al– tra la crescente forza del proleta ri ato pre.para- 1'<) nna 1·in1luzinne ~ocìa!e. che ven à fatta dal p1·,)letariato. Battuta di cronaca 8t,.a1u1 a clirsi: la çronaàt d6i su icidi non /> .,ospe.,a no11osla11te la gue1·ra. Jltn /r 1• il gra nde rlf'a?nmti si si-oloe s11i campi d'E11,.opo, altri piccoli drammi si srolyono dentro te anime e hrmno , sa.lvo le propo1·:.io11i, la stessa yrandio– ,ùtà lrayir.a. Cna do11na si i· suicida(({ Jll'r r11,H,rP. (11uullf> smrn m·a. le donn e che v-ivo110 l)tancolondo up/ dolore dell'at.tesa dell 'u omo r11nr1to? Forst> 11es– sww ,fi e.ne se {a noli:.a feral e re rrà nel. bur1, lf'Slo rli un annuncio v(friale. penserò ol sui.ci – rlio. ma ripiglie rà la via co11fnrlaio dallo sti • molo <li mille cl oreri. T dol ori che ven[JMIO co,ae da iwa /orza {a– la le ci possono abb att er e, ma non scat enano nell e anime le passioni violente che rabbuiano il cerve ll o, {'in che la mano può aff erratP un'ar– ma sid cida. l' i sono invece dolori che mordono. avvelena. no, stra:; iano })erchè ven yono cla una volontà cosci ent e e con un gesto pr emerii tal o; vi è l'i11. yius/i:;ia che ci sfer:,a nelle sue unghie da nli invano le nostre /or :.e bastan o a sottrarci,, rd allora è fa cile smar rir e la via, di menticare il dovere, cercare lo fine .. Hoba cla sarlinr l'Pntenni? frutto di letture m.alsane? Oh , nessuno osi gettare la pietr a! Noi non 11ccare:.:.iamo senlimen talismi mnrhosi. mo neppllre vossia m o r idere su tant e crù;i del– la psic he umana! Diciam.o a tutti : siam o forti nel dolor e co– m.un que esso ve11aa e fa cciam.oci un culto del cloYere per cui la vi ta deve esser 11issntal Ma diciamo pure a tutti : siamd b·uoni e co– scienti in ciascuna delle a:.ioni nostre. Badia – m,o di non colpire. di 110n 'l.lCcidere moraluienle le anime .. La felicità nostro non può veni re se non dal pensiero che non abbiamo compiu to in– oiu sti:.ie. Chi non JJllÒ arere qu esta si.cure:;:.a e pur e sor rid e, non e since ro , e quel sorriso è una smo,.(ia che nasconde il rimorso. G1,,f:LF. LOT E E DIFESA DEL LAVORO v~~~~~1rn rn trnm ~~ffrmm del LAVORO In quest'o ra, adunqu e, in cu i tutte inai – stinlamente, le ene rgie soci alist ich e dov reb– bero essere unite e tese nel massim o ur gen– tissimo sfor zo di difender e i diritti faticosa– inente conq uisl ati dei p role tari cd insieme .a questi conqu istati diritti , il vero di venire dell'umano progresso e di una nun me n.zo – gneJ'a ch·iltà, ecco arri var e - da un socia– lista, e JJrccisamente da uno di quelli che !Jassano 1,er organizzatori eme riti e bene– meriti - al ministro del re. la supp lica perchè sia provvisoriamente sos pesa la leg– ge che \·ie:a il lavoro della risaia ai ragazzi rrinor i di quattor dici anni . li socialista ed organiz za tore in questi one preoccupato di Yedrre ,1 i ragazzi dai do– •Jici ai quattordici anni di età ab ban dona li, :enza la son·eglian za dei ·genito ri , stùle -trarle, in pre da a tutt i i vizi n e si affanna 1 pensiero dei conseguenti ({ furt i cam pe- stri 11 e vede unico l'imedio a ta nta iat– tura - l'ospito/;/?, dell'acqua melmosa del– ,a risaia ed un antici po di due anni dell'in– ,alubre laYoro. ~on ne dubit;amo punto; suff ragheranno ,Jei loro appoggi. la domanda di sospensio – ne, i proprietari delle risaie non solo; ma tutti quanti coloro e lat ifc,ndist i e in du– .,triali - cui fa c·omodo la conco rrenza de i wnciulli nei latifondi e nelle fabb riche: la .--;uffragh<·ranno JJreparandosi a lavorar,., per JOi trasformare in rtr,(ìnitiv a la sospe nsion e pruvvisoria, avva lendo si' degli stess: argo– ne-nti su ar:r:E:nnati del socialista organizz a- 1.ore1 i quali argome nti se valgono in tempri rti g11r,rra, aJr:ono, pur anco, in tempo d, pU.Cé. ~ .\1;1 come '~ mai potuto cadere in sim ile f:rrore 11 qnalcuno s, domanda, con stu pore , ùno dni noslri9 Colpa, diciamo noi, di quel l;i sr,rcip di s(Jcialismo ehe è pur troppo an– dato ~orgf•ndrJ m parecchir plaghe, f~ chf• pes.Y, - per essersi troppo isolato e str a– niato dai movimenti w·nrrali nrm va pilJ rn là dell',nu•r,·sse imme diato della plaga t,,s~a f\ ma,,riri. dai r·onflni di un colleg io L'on Cugnolio deve avf~re consa pevol- rrn:ntl\ o non, non e'interessa fH·rr-hè non intendiamo fare l'esame delle rnlc·nzioni trr1fJpù n.ffrr~ttatarnPnt,ù pf•nsato all'inLerPs sr• ,mrnn]iato rk' suoi <Jrganizzali senza prc· or:r11pars1 dr•lle r·nnsc;ruenze future f• dr.Ila nr-~.mzirme so<'.ialistif"'.a. Xon i? un .niStéJ'ù per n<·ssuno ,·h<· r leg– i prolf:"larir· dr·I lavoro. speci,~ q11f·ll~ ri~ ;luardo ]F; donne <·d i fanciulli hanno tro– vato ,, trfJvano ~pr•sso i lùro nr•mi<·i n<:i pro- 1,~tari st<-ssi i quali, non di rado :iiuta no - quando riùn sono ~si · 1 .;si ad indune ad <liril!.ura i pa droni a viola rl e. Il lavorato,·e il r,role tario rhe an cora non è ass11rto a rli.enità di classe cd a vi sio ne socia list ica dei proprii diritti e dei propri doveri - ha sem pre fatto ass eg na– men to sullo sfrutta me nto delle sue donne u dei suo i fanciulli, trova ndola come natu– ralissima e comoda, ed ha sempre - pur troppo - offerto egli stes so le vittime - carne dell a sua ca rne - al capit ali smo cs,J– so, senza cuo re e senz a cosc ienza. P erché era moll o più facile piegar,• do n– ne e fanciulli-. fuori luogo od anzi tempo, a1 du ro, debilitante la voro che no n reagire combatte re e soffrir e pe r ott enere essi stes~ più adegua ta e bastevole mercede. La supplica di cui in questione - con tr ,_1 la quale ha nno già protestalo e organizz alo ri e organ izzazioni - deYe ave re avuto ori– gine per l'ap punto da questo. Or bene, noi diciamo, bisog na avere il co– ra ggio - anche a c-0s~o di rend ere malvis o il socialismo, di oppo rsi risolutamente a si– mili tendenze, anc he - ed anz i sopra tutt o - se colo ro ch é anco ra ne sono affetti son o degli organizzati. E nel caso specifico diciamo: Se i rag azzi dai dodi ci ai quatto rdi ci an ni rimangono ab ban dona ti sull e stra de senza la sorveglian– za dei genito ri e si abbandonano ai furti campe::;tri - du rante i lavori di mondatu– ra del riso - imparino i ptoletari, cui gra– ,a c·d ad dolora l'abbandono alla strada dei figli, ad unirs i e combattere per abtencre, da ch i di ragione, asilo e sorveg lian za pei proprii nat i e aiutino i prop rietari ai quali danneg gia no i furti campest ri . E i sociali– i Li. specie gJi organizzatori, incanalino per quella ,·ia le ene rgie che a loro si rivol go– no e che da loro attendono guida e consi gl io. Nelle città vi sono scuote pr of,•ssionali ch e acc-0lgono, nell'assenza dei genitori, i ragr1.;· zi minori di età già lice nziati clalla ~cuoia elementare e non ancora capaci per l'offi– cina o lo sta bilim ento. Ebbene sorgano scuole preparatori,• al la vo,·o dei campi nelle nostre plaghe a5rico le, pei figli dei nostri contadini. Cosi ess, non saranno più abban donat i alla st rada, non commetteranno più furti rampesLri crescpranno contadini <·olli e uomini consa pevoli, non si logoreranno la salute e non faranno la ,·oncorr!'nza a nessuno. E il r·i medio sarà vpro, civile e duraturo. (Jnorr,v<,lc di \'C'rcelli all'opera; il rom– nito è p,u difficile e lnngo - e sarà, il sap– piam o, più contrastato che, non quello <li chiccfore, al ministro del re, la sospensio– ne prov visoria di un articolo di decreto di legge; ma non può <·he arr id ere ad una me:nte di organizzatore e ad un cuore di so eialista o sa rà. vera opera. di civiltà e di pr o– grr,sso, integramPnto necessario e dC>gno al li! legge sul lavoro delle donne e dei fan riulli. '.VIAil!A GIUD ICE. Abbonatevialla "Difesadelle Lavoratrici,, e procurate abbonamenti. Allecommesse e impiegate di aziende private Sieie le più l'estie :.d dovere dell"organizza.– ZJione. ed è per questo che, quando Yi sen tite fiaccate dal la lotta per la vita e cercate d i mi– glior are le vostre condizioni , siete licenziate dai padr oni e tr ascu rate dall'opini one pubbli– ca. E così dovrete lavorar.e ed. estenuarvi fin– chè la sal ute e l'età vi permette ranno dti rèsta– re in br eccia , poi per quelle a cui la previ den– za non av rà provveduto ci sarà la risorsa del- 1 'ospedale , dell'o ~pizi'Oo del suss idio umilia n– te della spett.abile Ditta . Perch è, badate, che è que sto il 1niraggio dolente che vi aspe tt a: se voi lavor ate troppe ore al giorn o andate incon – tro alla. pa ralisi, alla nevr astenia, all a mis eria. La stan chezza C{;cessiva è un ,·ero e proprio avvelen am ento del san gue. è un nemico dell a \'Ostra forza nenosa e mu ~colare, è un distrug– gito re di ,serenità mo1·ale. è una tir ann ia di cervello e di cuore che fa di noi donne pensa n– t.i e volenti, alt retta nte macc hine aut omatiche al serviz io del pub blico, vari opinto e mu,U.ifor- 1ne e dei paclrontl. che · hanno un solo colore : quello del denaro, e una sola forma: quello ciel critico, o qu ella del diffidente. Le comm esse e le impiegate formano una clas::-eche appare co~tan temente giovane : e Iri. gio\"Cintùè Spensierata! Dopo aver lavorato tut– ta la settimana c'è il riposo festi\·o e allora. lo si gode, e per goderselo bene si va fuori d1: ì\Iilano . ne.i più o meno elegan ti risto ranti .su– burbani dove si ba lla allegrame nte, si fila il più o irieno per fetto ,tmore, non si pensa , si dime n~ica, si fa qua lche debituccio. . e poi si torn a a l banco, a l negozio, con un pens iero molesto di più, a lavorare come cani.. istruiti. a mo;morare cont ro i padroni e gli ~rruttato – ri in gene re, a sognare un cataclis ma che ca.1n– bi la faccia del mondo, e miglic.,ri le condizi oni di lavoro e di sa lari.o. Arriva qua lche ,·alta la no tizia che ci sono Yenti , tre nta compagni che si affannano intor– no ai problemi più urge nti della Yostra povera dta; rna !e parassi te e le apate dicono: u Va bene, lavorino pure. se otterranno qualche co– sa sarà anche in \ antaggio no.;:.tro n; e non si muo,·ono: aspettano! Gli scett ici e i leggen esclamano : u Son mat – ti quelli là, ha nno buon tempo ! Vogliono per – dere il posto! ,i ~la in cuor loro aspe ttano an– ch'essi. Le donne cOimnesse ed impiegate, si spaven– tano, temono le ire della Yecchia mamma, le min acce del pri ncipale, il di:e-prezzudel!"an1i<"o, impiegato regio o regio ufficiale. o st.uòe11te che insegue una laurea , o giova notto elegante, per cui non y'è alt ra preoccupazione sociale che lo spor t o la politica cli Dònn a Paola Tr aYa– sa e.. aspettano anche loro. E non pensano tutt i questi lavoratori e que – ste lavoratrici eh· essi sono i congegni spar si di una ma cchina che solidame nte co-:trutta, con tutti gli eleme nti necessa ri. basterebbe a farsi strada ,per raggiungere la meta che è nell 'a ni- 1110 di tutti. tJuando si pensa che le classi più istruite so– no quelle che stanno peggio vien voglia di g1~i– da r loro: (! \~ergognal a che ,·'ha servito l'i– struzione? che cosa d ha imp ara to la civiltà che vi conta. in degname nt e, tra i suoi solda– ti?)) E si sente il blsogno cli inchinarsi umil– mente reverenti dinanzi alle donn e prol etaTie, a tutti i lavorat ori del braccio che additano a quelli -del pensie ro e del conune rcio il nu ovo culto per l'umana dignità . Perchè più che una requisitoria o una ram– pogna contr o i padroni e gh sfru ttato1,i io sent o che è ctovere dare una staffilata alle non org a– n.izzate. È per colpa loro se il crupitalismo tr ioJLfa e au menta a danno di chi lo produce - è per colpa loro che i salari sono insuffi– cienti ai bisogni della Yita, che gli orarì sono gr avosi e deleteri alla sa lute, che le famiglie languono, ino11)ellate agli occhi del mondo dal sentimento di un falso decoro da di'iendere " da sostenere , cJ1e i bimbi crescono stent,ii nei loro grembiulini bianc hi e nelle Yaporose ac– conciature , che le fanciulle nos tr e si prestano a Ia,orare, facendo ignobile concone111a , agli uomini pe.r stipen(li che y;:u•jano dalle :-m .1\le DO lire mensili; è per loro che fi01·isce l indu – stria neg riera. esercitata specialmente sul cam– po femminile, di far lavorare gra ti s, in Yia di esperimento, da uno a tre mesi ,comme"se e scriva.ne che poi sl dichiarano inabili o ina– da tt e e si T"imettono nella -ria cruc is della di– soccupazione o della concorrenza, se pure non ra.mbhino rlirezione e si imbrancano nelle ,.:rhiere lelle affigliate alla rosi detta vita al– leara. Da tutte queste Yergogne. comp resa l'aJtra del krumlragg io - questa viltà suprema della società pre'-(!nte - non vi può sah'are che l'or– ga.nizzazione. Cora~g,io dunque, fate in modo che la coo;;cienz.aYostra. si riS\'eg li ed operi. Io non vi incito alln rivolta Yolgare, incon,-.ul– ta, che non ha ragione di essere, ma all 'eserri- 7in ciel pen,i~ro, della volontà, necessaria per f:u-vi un'idea sicura delle vostre condizioni at– tuali, cli quello (·he potrebbero essere F..e ,·oi foste concordi nel chiedere i miglio ra menti che l'ag-it,azione e la moralità Yi indicano. non so– lo prl vostro 111al€'l'ialeinteresse1 ma anche per l'eqnn. prosprr-ilà ciel commercio, il quale non dovrebbe più es<:rre rappresentato da Mercu– rio, l'alato dio dei ladri, ma dall'austera Tetn.i, In ,lea dell '11iw aglianza e della giust izia. LINO\ \1\J.NATI. Si Ntrnmina e cam.minn rrrso un rif>lo lontano: trtlora non s'arriva; talm· si ai1rnae imiano. Qu,el t:ltP. i111porla è l'rmdare. · il cer1·ar rit• .'ìf'rPnP, ' rnr-cooliendo e s7Uff(Jendo a pirne mani il 11enr; JW(Jhi Re il nostro oiorno, ro111wnque, {l.nirà fra un .rny,to di belle::;;;a P 1111 allù di b011trì .' D. MANTEC.UN[ ,

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