La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 3 - 7 febbraio 19
lNVOCAZIONE D LL'ORFANO di guerra. Ahimè ahimè! chi salverà la mia sparai1- za? Ancora pochi mesi fa la mia casa risona– rn dell eco di mie folli risate e tutto intor– no sboc.ciaYa la -1ace nel fervore del lavo– ro santo. Oggi, non più. Tutto è tristezza e morte. Ed ogni cosa che mi c,i11conda è morte. E morte è in me e nel mio cuore. Gran Dio, che hai tu fatto di noi e del TUO mondo? La mia coi::.cienza è .smi;rriLa e p;ù non trova se stessa. Fu sogno? È vero che partì mio padre 't Ed è vero che è morto? Ho perd uto la no– zione della reallu, e pure un ricord o è fisso nelle mie pup ille mo,rtali, così solido come la fusione del bl'onzo e sconfortato come l'ultimo lembo di pat ria che sal uta l'esule che ,·a. - Egli ci tenn e su le ginocchia, lungam ente, coli mio fra tellino che non comprendeva; che non comprende. E ci guardava e piangeva come non ,·edemmo mai. Poi ci abbracciò st.retti e ser-rat i e co– sì ci tenne quasi a soffoc are.i. Le sue lacrime bruciavano ed il suo ba– cio fu cosi forte da sentire il sapo re del sangue. o·un tratto si diYincolò e . fuggì ai ca.po chino, dispe ralo; e noi lo chiamammo, &pa– ,·entati, a ,·oce alta, invano! E n on lo ve· demmo più. E non Jo vedremo più mai! Di', gran Dio, dì che hai tu JfaLtodi noi'? ~la tu non odi - tu non rispondi. }tlilioni di uomini si sono prostrati a te nelle invocazioni per la pace, m a tu no n hai udito - tu non hai \'isce re umane per le tue creat ur e che pure ti hanno adoralo. :\1essun cuore di tigre sa rebbe ~tata sordo alle im·ocazion.i dei figli abbandonati, ma so rdo è il tuo, n pieno di bontà infinita,,! Che! Che mai? Ecco qua il tuo mondo, squassa lo dal tur– bine di odio e di sangue che Lravolge il fi– glio tuo, {{fa~to a tua immagine e somi– glianza ». Esso s·erge contro di te, in una formida– bile accusa. E appena passato ìl c'Ìalale, la iesla, simbolica che ricorda il tuo figlio sceso a " S.-\L\ "A.RE la umanità peccatrice. Pernhè non ci hai salrnt i? Perchè hai com– mes.,"Oqu •s l-0grave peccalo? Cosi è passata un'altra volta la m enzogna della sa.lva zi on€, oggi che essa doveva tra – dursi in realtà: rn!ffl-"eci-un-!-i, : · balecc h·, anche agli orfani, ma i donatori avevano le mani tint€ di sa ngue ed il nostro cuore. è tutto gelo. Suprema irrisione! Perchè dunque lu dai la vila per mar– toriarla e l'infermità a chi ha bisogno di lavoro - e da. la mort e all'uomo che è s osl-egno di famiglia? P erchè hai creato una società di ingiustizia 1 dove il Ticco ha il su– perfluo oo il povero non ha il necessario? Perché tutte queste infamie? Questa è la socjetà tua - la società di Dio? ~a., tu non c..ài; ar.c'.1e il mon do è orfano al pari di me. Ebbene: oggi diro cca entro d1 noi la triste menzogna della fede. Così sia. Sorgi dunque dalla vana preghiera, Esse– re mio, e t'incammina, solo, per gli ardui sentieri della vita ora per te fatti più tri– sti. Va ad espiare il fallo dei secoli -che s'abbatte su di te incolpevole e spezza il duro pane dell'esilio. L'orfano è l'esul e di tutte le pa'.rie e diluite le,contrade. E fog– giati un ani mo d'acc iaio e riempilo di sa– pienza e circondalo di bontà. E va, col tuo ideale uma no, luminoso e redentor e, libe– rato dalla antica fede fall ace e solo cosi salva la tu a sper anza ' E. BIGNARDI. APPP.'.'/DTCF: 33 Pagine di vita. - Qui, di~si, v'e bnta ;renie chr~ una vr,lta mi voleva bene; delle famiglie bcnr-stR.nti che mi acco,:,lievano con festa, alle quali io leg– gevo qualche volta, nelle uggioc.;e g-iornate d'i r1. verno; .. delle famiglie i r-ui bimbi io cur1ii gio- 1 va ne tta. ai quali appresi i primi r;Jementi del sape re; <Jelle bimbe, che ora sa.ranno adole– ,;centi che m'ebbero mR.estra amorosa r; pa• zient/ .... qui, conos,·iamo tutti, tu•ti ci cono– scono· lo potrei •·!fidare la mia bimba con più corag7i.o .... e<..::erpiù tranqui:b1... m i J:H:rò il pane di b0cca per yJagar la rata mensJle; pro– curerò di nr,n rnancarvi. ... La voce mi trema,·a: mia madre era sem– pre più fredda e mi ri,:;;po% duramente: Noi non vorrliamo aver noie e disturbi: siam0 stanchi:-? non ,·ogliamo altri pç•:.:i: siarrrr, ver– chi; tu non potrai forse p;igare; fa I emmr, {fol– le bru tte fig,1re; ne rim::irremmo umilit,ti, nrJi che non abb irimo a,·uto rrHJi debHi. ~ 1, no portala con te: trovr,rai bene IL a Oderw ... - ~la non ~onosco ne.;,guno, replicai. - Ma neppur qui si troye1-ebbe ... chi vuoi ctie ci ~ia? Portala con te... Io ave\·o un nodo a11a gola r·h~ rn ."ioffo– éava: un'onda amara mi ~aliva d:il cuore e mi fa,ceva mancare il respiro.. M alzai: Al– lora, dissi, ron una voce che non mi parve Ja mia: - SaJireni o su fino al gra11aio e ci but..- LA IJlfJ!:b a i>Jèl. LE LA l'UiU rl,!CI Piccole e grandi verità. ln una chiesa di Milano, il prete dal pulpito: - Dio manda il terremoto per punire gli uo– mini ciai loro errori, e fa morire i buoni per– chè ciò sia di monito ai cattivi! - È meglio continuare ad essere cattivi -– pensa certamente qualche ascoltatrice .. Mn nessuno, a tale sciocchezza, ha il corag– gio di uscirè. Si crolla il capo e si tira via ... - P2.ssiamo sopra al controsenso, chè, senza relig ione, non si potrebbe vivere 1.. Ma sì che si può vivere anche senza la re• ìigione dei preti ! C'è la religione del dovere eh' è insira in noi, nella coscienza nostra, e non ci può tradire, solo che noi lo vogliamo! C'è la religione della verità che scaturisce dalla scienza, la quale ci spiega ciò che pareva inspiegabile e ci dà la consapevolezza di ciò che siamo in confronto al cosmo, senza illu– sioni e senza presunzioni! Il terremoto, trova la spiegazione sdent ifica nelle leggi stesse del– •a r.atura che sono normalmente vitali e bene– fiche. Quel calore che esiste nel centro terre– stre e fa crescere le mess i nei campi, è pure la causa del violento cataclisma tellurico. In altri tempi lontani quando la terra era ancora in formaz ione, cioè a dire completava il pro– pr io passaggio da stella fissa in pianeta, i ter– remoti erano freauentiss imi e ne son prova i giacimenti fossili ·che si trovano sepolt i nelle miniere e offrono a noi un prezios issimo au– silio. -Ora i terr emot i avvengono sporad ici in terren i non ancora solid i. Le terre continen– tali non subiscono terremoti perchè hanno già conquistato la loro solid ità e così le terre allu– vionali, come la valle padana. Se un dio di giustizia sovra intendesse alle cose terrene, per certo non condannerebbe gli uni per i peccati degli altri! 1\ta la natura seg ue il suo corso senza cu– rarsi degli uomini. Sono quest i che si adattano ad essa. E la scienza, che studia i fenomeni della natura, viene in aiuto agli esseri umani prevenendo ::! provvedendo fino al poss ibile. Nel Giappone, paese ove i terremoti sono frequenti, una speciale costruzione di case, evi– ta i danni che ne deriverebbero alle persone. E noi perciò amiamo la scienza che s'affanna alla ricerca dei mezzi per la difesa del! 'uomo. F nella solidar ietà umana troviamo tutta la idea– lirà della vita, che altri non sanno trovare, se non nei vecchi credi religiosi. Veritas. Spirit osit à forcaiole . L a compagna Zanetta e fatta bersaglio del più lurido vocabo lar io dei gior nali nazionali– sti C forcaiol i, i quali tentano di far dello spi.– rito coi soliti luoghi comuni del cappell ino a sghimbescio, del marito mancat o, ecc., ecc. Ci dispiace tanto per i signori na:.ionalisti .. ma la Zanett a è in grado di portar e an che dei cappellini eleganti se le fa il caso.. e non è u,1ir1 delle tante derelitte cercatrici di marito quant e se n e trovano nell e class i borghesi. Essa difes e maq istralm ent.e u11a sua iàea. che è quella di mina cciare lo sciopero aenera– le per difendere la neutralità. Ciò ha fatto mon tar la mosca al naso a tan– ta gente ... Xoi non siamo d accordo in questa sua te– si, con la compagna Zanetla. Ad ogni modo essa è stata loaica e coraggiosa. - Chi bussa alla porta ? La fame e la rivolta. Il pensiero di Rosa Luxemburg. Il Labour L eader nella sua inchie sta sull' Ln~ ternaz10naJe e la guerra pubblica uno scritto di 1-l.osa Luxemburg. Stralciamo quanto se- g~; L'Int ernazionale operaia, sotto i colpi mortali degli imperialisti, non ha gius tificar.e le speranze che s,i ponevano in essa , ha rovi– nato \ergognosamente. ~la l'onta più vergo– gnosa è la condotta della sezione tedesca al Reichstag la qual e av1ebbe dvvuto essei e al– l'avanguardia dell 'armata pr~letar; a. Bisogna esprimer e ques ta dolor osa verità non per pr o– vocare la sfiducia e la rass.egnazione, ma in– vece per chè le deviazioni del pas sato ci serva– no di lezione. (e Oggi, dopo molti mesi di guerra, il veleno chauvin che ha cosi vjolentf: mente agito sull a olasse operaia tedesca, comincia a pc,1dere la sua efficacia. Che i cap i ci abbandonino, va– da; ma ogni gio rno aumenta il numer~ degli operai che osserva no quanto accade mtorno a loro con ver gJgna e orro re >>. tererno giu tutt'e due, nevve ro Rina? tnnto, io non ne pos-.--opiù e la vita è così dura! :.vra non a.vrvo finiio che mi sentii irrigidire le gambe e le braccia: una crisi spa ventevo le mi prese: i denti chiusi come una morsa, il sinzhio zV) lacerante. :\1ia mnd re mi prese di– spei-ata fra le brarcia, e mi risca.l driva, mi ac– ('.arezzava. IP mie '(.'orelle mi bagna\';:ino le tempie coJl';,ceto, mi ~pruzzavano con acqua. fredda, mi fecero passitre alcu ne goccie di li– QH_ore fra i {lenti stretti, ma. 'io non potevo calma rmi. Pac.:sò un'ora prima. rhe prjtess i ria\·r,rmi 1J11 po' .:\1ia m:-idre era s11hit0 cors:i a chieder~ ad una. buona fam'.glia del fJorgo se avrebbe accolta la mia bimba. Essa ncr·ettti ubito: mi ricord; :i.va . mi voleva bene. Fu li!.s:-ito il men– sile di 15 lirA: ero contenta pen:111'> avevano 1:ma -stnlla 1-,en fornita e il Jnttr noH ~nrebhe mancato; poi r,i-an riginti e t.mto huoni e pre– murosi. Lrt IJ(1fizia valse :1 ritorn:•rmi un po' di co:raggi,J. La. uda bimba sarrbbe stl'ttn in m:rni f-Ìcure, ~i s:1rr>hbe ric.tahilif::.. henP. L a mnmm:.i, tutta lieta di vedermi più tranquil1n, mi rianimava con p:1 role affetiuosr·. Tornai ;il lavoro: in q11r1Ja'trattol'i:i mi t.ro – vaYo ½CfnTJre :i rJi:.:ng-io.V<Jlf~vo ri-1.ahilirmi in ~:ilute, trovar la fnrza, di lavor<trr con JPna ner i rn;ei figlir,li, e d1 <imare :rnf'ora la vita. Te,;;i tutta 1:. rniJJ n, 1 onf à a ,111r-~lo scopo. Tro– v:ti una mhd:or Jieno;icme ud Odr•rw. ma la stnvfa lunga tra troppo IJf'".ante data la m.i:i debolezza e, coll'aiuto <l'un JHlrrnte potei com– pr :1.re una bicirletta., p:1.qandola ri lenui rate mensili. Cr,mhr"ai a riavenni un poto. Ad Odnzo feci la mia prima lotta pol!fira. Per migliorare il nostrogiornate. Car e compagne, Ho i•nte.nrogato qualcuma delle lettirici a.ssi– du,e ed ebbi le seguenti l"ÌSPOSLe: Una madre deside ra che la rubrica dell 'e– du oa.zion.e ed igiene d:ei bimbi non sia mai dim enticata. Un ahra let.trice mi dice: bello il comples– so, int e1e3santi le Voci, ma i1 tutto un tantino materiali.Ha, inten dendo dire che non dov.reb– de combattere la religione. Una g: ova.ne entusiasta della no stra Difesa legge tutto tranne i lunghi articoli di politica tr oppo complicati. Mia madre in.fine, che è una cara vecchiet.. ta ancora religiosa., dice che la Difesa seppe spezzare la sua intransigen za contro i socia– l'isti. Vedeste come fu entusiasta dell a novel– la : Furto sac ri lego! Ma ciò che la commuove di più sono gli articoli intorno alla guerra. Ella si va persuadl en,do che il socialismo solo potrà v:iincere la barbarie guerresca. VHIG!NIA i\•lONzANJ. Si voleYa imporre alla n◊ftr.a Sezione Mag i– st rale un Pre side 1 iLe onorario, il deputato del collegio (un conservatore, che sedeva all'estre . ma dest ra .) per la cortig ianeria del dir ettore e di alcune inseg-nanii. Alla riunjone, io mi rib ellai recisnme nt e, dicendo che non poteva r11nare la scuola , chi e-1 a così tenero pel prete e per le .spese improduttive, chi più volle ave– va detto esser un bene, il conse.Tv1ire i contadi– ni nell'ignoranza, .che eran già troppo as tuti .. Le mie parole solle\·arono un pan demon io: alcune mr,e-;be ne fu rorno ~.<'a.ndalizzate. Pe1·ò molt i i11seg•1an1i fur ono del mio pa rere e così rifintar()no l'onore d'avere un presidente asso– lutamente inutile. Da una collegn, sulla stam– pa, fni chinmata ineosciente pel mio voto ne– gativo e cosi gli altri. nisposi con un articolo ben chi:tro e p1-e<'ic::o ~ulla nlia rnncezione del– la scuo!a del popolo e di quelli the potevano es~ere ,·erarnente gli ainici della scuoln, di quelli f'he vernmente desideravano la re den • zione dPI prolr•tarinto. La r-osa fefe rumore e !-'orprese: non pare– va \'ero, che ima donna, veneta ner giunta e rnae-.! nt provvisoria po1eo;;se ~r, i vere C<'rte co– <.:e. Ebhi ima valanga di higJietti dn visita e i.;trette di mano a io~a: trovai degli nnirni af– fini. <lr!{li amici. Ma 11ell'ombra si preparava la vendetta. lo la nre<;eOt:\'O, ma 110n la temevo. Ero an– cora rriOlto ingPnua: non sapevo le arti de.i vili. EblJi qunlrhe nmnrezza; si -sus::.nrrò qtrnl– che <'alu>'lni~. :\f:1 intnnto io mi sentivo niù for'.e. niù rnmbaWva.: rin;u;reva in me il d"· c:.irTerio,J,,lla lntta, intnnto che cerravo sopire l'intensa nost.nlgia d'un affetto vero. li pcnsi"rO r-hP i rn 1 ei himhi stavano bene, Miracoli vecchi e nuovi, santuari e acquemiracolose i\li ra cconta.va un verniciatore di esse re sta– to i11coru;.apev oli, enie l'amore di un portento– so mir acolo: ave,a avuLo l'incarico di in~er– niciare una madoru1a in g:esso per la chiesa d,i un fJaese della , icina B1 i8:nz~. l1 gessat.ore ave va ri111andato il la, oro d1 g10rno III g10r· no, finchè sotto l'imposizione ~ell a consegna fissata per la sagra del paese s1 era messo al– ropeia; ma per J'u rgenz!I-. del cas? la povera ~tatu a si do\'e tte im erm-c1arla prima ancora che il gesso fosse asc iutt o. . . Ora come ognuno sa, il vap ore acqueo p1u le('J'gero dell 'a ria tende ad innalzarsi, e quel– lo O contenuto nel gesso ancora umido impri– giona to da.Ila vern ice, salì su, su , fin? a)l'a– ,pertura degli occh i ed uscì in forma; d1 stille. La buona gente del paes e assic ur ò che la ma– donna aveva pianto: si eran o vedute le la– grime: i preti avranno aggiunto in buona fe– de che quelle lacrime erano dovute al dolor e della madre di d'io accasc iata pex i peccati de– gl i uomini e delle donne comprese, e fors·an– che per la propaganda dei socialisti. E la ma– donna in ges;;o ebbe l'erezione di una nuova chiesa costruita coll'ele mosina dei fedeli. Se il fotto è avvenuto non molli anni fa, domandiamoci un po' che cosa 110n poteva accadere nel lontano passato, che cosa poteva e.rea.re la fantasia di popoli vissuti nei secoli ad dielro in cui la scienza era patrimonio di pochi e la spiega zion e dei fen omen.i nat.urali ancora confusa e adomb rata di sim boli? f: quel che chiediamo al libro ormai dive– nutoci amico (1). I miracoli s i ricollega.no s.pecialme nte al culto medicale. Guarigioni miracolose si ope– ra.rono ,in lutt.e le relig oni e ne abbiamo no– zione stari .ca nella storia greca, rom ana. me– dioevale e su su fino a Caravaggio ed a Lour– des. Gli dèi erano gli antjchi intermediarii , poi i sa nti e infine più rprefeiib ilmente fors e per una maggiore eleva zione della femmi nili – tà, la madre di d io. Nelle prime relig ioni era specialme nte nel– la notte 1 mercè la interpretazione dei sogni, che venivano indica ti i rim edi. Nei temp li ve– nivano a,ccoltì i ma.Jati a pernottare e ad at– tend ere il sog no. La suggestione e l'ipno tismo trovano Iiscontro in quei cult i come m ezzi di cur a. Le acque ebbero una im portan za st.ragra n• de. Quelle te.ra ,pe.utiche erano sotto la prote– zione cli una divinità. Ma anche l'acqua co– mune in un tempo in cui l'igiene per il volgo non si conos ceva (era nelle grandi civiltà greco-romane un privilegio dei centri in cui Si svolse la storia) l'acqua fu riconosciuta co– me eleme nto del culto. Fontane e piscine in cui venivano immersi i malati o i loro indumenti esistono in tutti i temp i. Le epoche modificano e trasformano, ma non hanno ~alti. li pr in_cipio è sempre lo stesso. In certe fonta ,l.e antiche Yenivano gettate le offerte per megl'o otenere le guaiigioni. Il nostro libTO racconta come a Salinis (Fr an.cia) e"ist.eva una fontana per i tignosi in cui veni \·f!no gettate le offerte votive le mo– nete con'l.prése. Ma il concilio di Autun nel 585 interdisse quell'uso é ordinò inve,ce che fosse– ro versate alla chiesa per ! pove.ri . Speriamo che davvero fossero stati cosi destinati.. Non così adesso a Caravaggio e a Lour des e in altri posti consimili. OYe la fontana sa.– era non man.ca mai . La santa candela d1i AJTas fu uno degli espeilienti più ingegnosi contr o le n1alatbie cutanee dj,pendent.i dalla spo rc izia. Le ulceri venivano guar ite dalle gocc:e di sego della candela che cadevano sulla piaga immersa nel\'acaua. S. Antonio era il santo intermediario, cOme del resto ogni malattia ebbe nel m€d·o eYo il suo santo. S. Rocco si invocava con tr o la peste, S. Val entino contro l'epilessia, S. i\!Iargherita per i dolori de l parto. Anche oggi molte po,·ere donne invoca.no saJ1ta Apollonia contro il mal di denti, p.er – chè non hanno uno scudo pe.r recars i da un denti sta. È aue stione d'ignoranza ma anche di bor sa. Perciò la su per stizione ~onraYvive Sl)ecialmen– fe fra le nover e donn e del vo'go. Anche qui il !letnminismo economico fa c:a.polino. g. b. (I) :'>'IALVERT: Scien:.a e religione. la bella siag'o ne, il moto al l'aria ape rta. al sole cocente, mi ridavano il desiderio, la gioia del vivere: i miei ~.ensi, la mja anima sì T'<le– sta.vano dal torpore; ero tornata vivace e per– fino au aJche \'O!ta all egra; il mio linguagg.io un p()' scettico e sdegnoso, invece di allonta– na.re , mi concilia.va . le simoatie dei conoscenti. lnl,anlo Beppi mi scriveva, ora in modo da indignare. ora invocando aiuto, ora parlando dell'avvenire dei figli oli. in modo da preoccu– parmi ~erinmente. Mi min acciava, insolentiva la mia. famiglia, diceva che la migliore delle donne era sempre inferiore al più ahbiet to deg li uomini; che su a figUa doveva persuader~i che una donna è na– ta per ~ervir e; doveva far la mas sa ia; ma guai se avesse pre~o in mano un libro! che suo fi– glio a 15 ,umi avreb be dovu to mant enere suo padre .. E tante cose aspre e cnttive. Più d'una volta mi leva i di tasca dieci lire, pereh·egli min;:i,e. eia.va su icidnrsi djcendos i nella mi ..eria ... Sem . pre più lo s1Jrezzo uccideva i resid!lli del sen – tim enLo. Ven,ne la fiine dell'anno e an dai in famiglia. Al posto non fili confe rm ata: pel prete ero tronpo t azionalista e moderna; per il direttor e troppo irriv("l'e"'lfe alle glorie del paese; per i tepi di de-mocrntici tropp o vivace e sovversiva. Il pensieTo d'esser senza impiego , m'impres– sionò viv::imente. Non trovavo requie: il rim. provero era nel , olio di mio pa.dre. Tenta.i l'impos..,ihilf':: ccn"o r si qui e là mi racco man– da.i e il posto fu trov ::ito (presso a Tre viso) da un ca ro e ,,ecchio amic o. Guadagnavo di niù, ma la scuo la unica, mista, m'era Pf'..,antissi- ma. (Continufl ).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy