La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 8 - 19 aprile 19

Lamia primacomunione Avevo allora dodi ci anni ed ero in ciUit ag li. studi. Tvli a n1adr e, donna piena di buo n senso, non aveva avuto tro ppa freUa per farmi accostar e al sacramento eucaristico. .ivia ormai era temp o. Torna ta a,J paese per le vac anz e pas qua– li , fu conv enuto col parroco che mi sarei uni la all e nuove comuni cand e. - Eb bene - disse il vecchio cura.lo pre– sentan dom i al giova n e coa diutore - ecco qui una buona reclut a: È già matu ra, e poi... è via ag li studi. qui ndi le sue cose le sa di certo. - Far ò, a buon con to, una prov a per le orazioni più importa nti , - rispose il coa– diut ore pieno di mi lle scrupoli. Subii la pr ova : ebbi istruzioni per Ia con– fessione e att esi il m io turn o nell'or ato rio fr edd o e tri ste. Le pi ccole peccat rici m i passa vano da – vanti : le ,·ecle,·o tr eman ti nelr accostar si e co mp unte nello scosta rsi dal confessionale. Io fac evo ment alm ent e l'elenco dei mi ei peccati, ma non arr ivavo mai alla fine. C'e– rJ. un pu nt o assai br usco da pa ssar e, ed era quello rigua rd ante i du bbi su lla lede in genere e.. su l vecchio testamento in ispe– cie. Avern studia to la stori a dei primi po– pol i e ciò aveva scardin alo tutt e le mi e idee reli giose. Non n1i ci raccap ezzavo più: da un po · d i temp o perd evo il sonno per al– manaccar e int orno a' qu ei tor mentosi dub – bi e in quel momento p nodo doveva ven ir al pett in e. Che lar e ? Che di re? Ebbi un su ssult o qu an do venn e il mio turno e mi dov etti far forza. Incomin cia i la mia narr azion e e tutto pa– reva and ar liscio, quan do il coad iutore si d iede a int erroga re : -- P eccati contro la sa nta modestia? Ah ! s u ciò egli era seve riss im o : m e ne aveva – no avv ertito le compag ne, ma all a fine la cosa mi rigua rd ava poco, preocc up ata co– m'ero da ben altr i pensieri ! Io capivo poco le doman de che mi ri vol– gev a, ma egli an dava in vest igan_do ms, sten– lemente , finch é, non cap11 p1u m ente o per lo meno capii che que l san t'uom o era fuori d i strada . - Non c'è alt ro? - soggiunse - pensac i ben e per non comm ette re un sacrilegio. Ah, il sac ri legio era il mio terr ore ! . Bisognava dunq ue dire finalm ent e de, ter ribil i dubbi: incomìncia i titu bant e, ma pr osegui i con abbas 1anza coragg io, mentr ~ - ìl prete com mentava con delle esclamaz1001 m iste di pietà e di spave nto . ', ra cconto finit-0 mi disse : .:__Ebb ene , in una scuo la dove si rovina– no così le ani me, non bisogn a and are. Di– rai a tu a ma dr e che ti levi da que l lu ogo di perdiz ione. . Rimasi colpila : si trattava d1 un a scuo la normal e gov ern ativa. Er a imp ossibil e che mia madr e potesse ri nunciar vi , pe rchè 10 dov evo pur pr end ere una patente che m1 ass icurass e i1 pane. - Dunque? Il tono brus co m i spavenlò: rispos i che avr ei ubbi dilo, ma io sap evo di ment ir e. Qua lunq ue peni ten za avr ei fatto ad am– menda dei m iei peccati , ma camb ia re scuo- 1a poi no I Fin ita la cerim onia , il vecch io cu ra to ci ·as pettava nella sua vecc hia casa per donare, il libr iccino di ricord o e per offr1rc1, come era nell 'u so. una cola zioncina di pan e e sa- lame . . Rivedo il volto esultant e delle mie com– p agn e e le loro boccuccie avide, divorar e que lla cola zione che doveva esse re per loro una cosa ben ra ra- APPEN DICE 15 Pagine di vita. Incom inciù la gue rr a sr.1rda: si vol~va. rito– gli ermi la classe che di rigevo; no~ s1 r1sRar– mfo nulla per pungermi, per man1festarm1 la più aperta ostilità. Dovetti r.icr.1rrere al g1O~– nalt:: Jl pensiero dei 1~aesln e. al :3-eg~et3;.11.o del Pro\·veditore, per drfenderrru, e 1J srnd<-1co s'ebtie una solenne lavata di capù. . .\ ft1 le cos~ nrm andavano bene in tal gu1s~J.: fo mangiavù sempre meno, bev~v:> sù.JO -~ua~– che bicchier di \·ino per ttnerm1 in p1e<l1. di: magrivo tutti i di: non _si ve(~vano che gh occhi nd mio viso. La bimba rnvece era flo– rida, fiorente, grassrt e soda. Era un tesoref.,.. to"Cr~a3it,o u~u~~i~ ! scolaretto che s'er.a recato :1 scuola. mezz'ùra pl'ima, girJcand(), s1.ruppe un braccio. Io giunta\-·i, rimasi lmpress.wnata del f its: e pel bene che volevo al fa.nc1ullo e. pel p~n~Ìel"fJdella madre e per tern~ .d:;lver ri~ar: dato e per le possibili resprJnsat~J11t~ chre ~11 s, potevano appioppare. AJle 15 fui chiam<1ta dal siid:if, O ~ot:i~m;r~-unto in b~anco, ~nza tanti preamboli, mi disse .che mw mar:to. avr~bbe drvuto andar in prig10ne. Barcollai. Che c er~ muai di num·o? Che m'aspettava ancora? ".\1 1 an -inghiai al tavolino perc hè una nube m avea O5 f1u~f~t !~ i~~h~i disse di sedere: sorrideva. LA DIFESA DEL LE LAVORATRICI Io nonost ant e il digiuno di rito, non ave- vo app etito di sorta. . - Ah i la signorin a, disse il buon vec~h10 in tono ironi co, non si degna di man gia re colle comp agne ! - . Feci uno sforzo e sbocconcellai la mia porz ione , ma vidi intanLo il . coadiu ~ore guard arn1i con occhio severo e nv olgers1 al cur ato dicendo: - Tro pp o ta rdi per fare la prim a comu- nion e !. .. Er a questa una sua rivin cita sul vecchio curato, poi chè l'a~ ticipar e l' età delle ??mu– n icande formava 11suo p rogramm a d 1nno– vazi one. - Si sa , oggigiorn o - diceva - t.ropp~ pre sto si aprono gli occhi dei bimbi e s1 gua stano le an im e! Non vi sto a ridir e com e pa ssai la giorna– ta : ma le per certo, nono slant e i rega lucc i avu ti. Per tutt o il giorno tentai di fare la famosa confid enza alla mamm a, ma non ri uscii. La sera volli cori carmi pr esto: mi sen– tivo un gran peso allo stoma co : non avevo digerito la colazi one del signor cu rat~- . Quando la mamma venn e a vedermi pri– ma d i corica rsi essa pur e, io stav o veramen– te male. - Ha fatto indi gestione questa bambin a! - Sfido , io - sentii dire dal ba bbo,_- con quel po' po' di roba che ha m_angiato oggi... - e giù uno scherzo che voi potete imm ag inare. . . Compresi l'ir onia e parendomi ch e 11bab– bo fosse irri veren te a Dio, bench è mi s~n.– tissi indegna, tenta i di elevare un a preghie– ra di amm end a. Ahim è! un urto terribil e mi sollevò dal letto . Non dico altro. Poco dop o lo stom aco era lib ero, ma la coscienza no. ~ss~ rima – neva ancora sot to il peso del sac nl egw com- piut o. · Pochi anni dopo , ritornando al pa ese, sentii dir e che il curato era morto lasc,_and_o mol ti b iglietti da mill e in eredità a, nipot i, poic hé in vit a aveva pr esta to denaro a un forte tass o. . d t Il coad iutore poi, mi si disse, s,_era a ~– all' apicu ltura per gua rir e da cert_, scrupoli ecces sivi e da cert e morbos e mahn corne.... Giselda. Ripresi tos.to il dominio di mè stessa . Egli rni c~nsegnò delle carte : lessi in. fretta . Si t,ralr tava d'u na mu lta di circa MX) llre, perc hè Bep– pi, colk1.sua ~onsuetél: vi~lenza, ~veva bas~o– nato un vecchio veter mar io che l aveva ch1.1.– mato - tirapiedi - quan d'era ancora al da.– zio a Legnano. Sapevo quella sua prodezz,'1 e ne nvevo a suo tempo sofferto assai: ma ora, c~e ave\·o temuto cose più grav i, rie bbi il respiro. - Pagheremo, - rispo_si con voce fenna. - n sindaco c-ideva d' un riso cattivo . M'inchi - ncJ e~d~J~~~t gior ni perdetti iJ latte e ln mi ,a povera bimba piangeva. Intanto Beppl avea finito il suo lavoro pres– so quell'avvocato di ì\·fiJano. Jo, p~ 1· _la swn– chezu1, il caldo e le preoccupn z1oni, avevo frequenti deliqui. capog iri. Si temette fossi ancora incinta e<l egli volle asso lut:ur1eni,e che divezzassi la bimba. I o intuivo che ciò non era bene in quella stagione cosi cnlda. Le davo il ln.tte col biberone: essa ne era così avid:1, rJ1'io lo riempivo sovente, troppo so– vente 'compresi dopo). Benchè maestra., io non avevo cogni zioni sicu re, precise sul1'a li111enta– zirJJ1edei bambini: mi lasci:wo guidare dal mio intuito, da l ricordo rrrnfuso dei co-nsigli pat€rni: rna quando si è giovani, si pre:;ta. poca attenzione a certe cose, non si crirnp, en– de quanto sia necessario sape re; quale seria reso onsab ilità incom ha ad una madre. Eppure mi◊ p,1dre l'aveva ripetuto spesso: H I bimbi muoion di ra do di fame, ma JI1olto spesso per indigestione "· La bimba era sempre più adda e dimag riva 1 La moglie bigotta. - Dove vai ì\lario , così imbr onciato , que– sta -mattina perdio! Pazi enza se fosse un giorn o di duro lavoro, ma oggi che è do– menic a, gio rno in cui l'on esto lavora ~or~ come te ha di ritto al riposo e ad un po d1 qui ete in seno alla sua fam igliuola, dov re– sli essere all egro e conLento... - Cosa vuoi 1 caro Pi etro, è tutt a la mal~ tina che sono in lit e colla mo glie. 1 E1la s1 alza e si mette subi to a prepar are i ba m– bini per la messa; poi appena !l ~agr es.l~o batt e_ il primo tocco, eccola la rn chiesa, questa bigo Ua! e capi sci, come. s1 può f~r~ ad essere conte nLi ed all egri come d, c, tu? Lei vuol e, andar e. in c11iesa1 io vado_al– l'oste ria a fMe il Vermou\h alle bocc,e.. - COsì vedi, caro Mario , da un ma le Lu ne fai due. Se la tua moglie è vittima della su perstiz ione, vedendo te andare arra bb iat_o all'oste.ria, a spendere i pochi guadag _n~, diventerà semp re più bigotta com e tu d, c1. Sai, il pr ete che è più astu to di noi: le di– ce : -~~eni a me, soffr~ co~ rasse?n az10ne ed il nostro sig nor e Id d•o L, pr emierà col pa – ra diso .. - Già : io sapevo anc he prim a che tu vo– levi dar e ragione a lei! Ma pef chè tu non sa i che razza di una testa sia, non puoi cap ire il miÒ caso.. . Anche il conferen ziere .di do– meriica ci disse che bisogna cer care di ten ere la moglie ed i figli lont ani dal pr ete, perchè non è sociali sta ch i lascia i debol i in mano ad esso. Io glielo dico colle buon e di non andare, ma ella non mi vuole ascoltare . E'd è così che io vado all 'osteri a ove sta rò fino a sera! - Caro mio, se tu avess i ascoltato bene 'a conf,erenza di Dom eni ca, avr esti capi to che il ccnferenziere diceva di tenere le spose ed i figli lontan i dal pret e, ma non ccn le br ut– te pa role e nnn con le mina ccie, ma collo sviluppare nel cuor e dclla donna, un affe– zione 8d una stima maggior e, e col cercare di non lasciar la sola nei fasti di ma di dar lfl quell 'aiuto e que ll'appoggio ch e abbiamo \oro promesso nei giorni più belli del nostro amore. El se vuoi ascoltarmi , ecco come devi fare per tenere la tua sposa ed i tuoi figl i lontani da l pr ete : Domenica prossima quan– do vedr ai la tua mog lie alzars i a fare pu- dimagriv a. Io ne ero desolata : avevo ?li esa– mi: le ostilità si act1ivano in quel periodo. Il mio amo r proprio, l'impegno che mettevo nel– l'aùeÌhpimento del mio dovere, il dolore per I~ indisposizione della bamb ina, il conte?no d1 Beppe che lascia va a desiderare, che rni aveva venduto della robetta di cas a di .nascosto, tut– to con.tribuiva ,a fa 1·mi dispel'a re. Scriss i a mia mad l"e chiedendole ospitaHtà ùurnnte le vaca nze colla mi a bimba e partii frettolosa. co.n un pensiero soJo nella. mente: r.ua.rire la mia piccinn, gu:irir e la. mia Elvir~. Non avevo che lei al ir1ondn : non avevo p1u speran ze, non avevo altre gio ie: mi ero vota ta rt lei, perdutament e. A miù ma rito lasc iai nna. mesa ta del m io stipen dio e la robetta di casa che invano n.ve – vFtmo ricom perata per la terza volta . /\ casa mia, parvemi di respirare un po'. M a le condizioni finanzia i-ic della mi a fa.miglia allnra non erano troppo floride, con tant i n– rrJi da collocare e<lio temevo di esse r di peso ~ una segreta pc,in. rni rodeva.. Nulla os~v_o chiedere srmhra ndomi di non ave r orma i il diritto f.ii grava re sul bila11cio dorncslico. La bimlrn, nffett a da gtstro ent0 rite, per _la. con: iinua diss enteria. s·era. ridotta. un filo; 10 avre i vnluio (•hia.mnl'e un medico, due, interroga !'– ne cento, e non osavo . Stringevo al seno la mia hirnba disperat amenLe e mi pareva im– possibile c-he i miei non s'~cco !'g_esse ro. c_he la mia himba moriva e che I n1ie1 occhi m– vocavano nngosciosrimente socc~rso.. Aveva– mo provato (·olla mamrnn. e liagrn e limonate e clisteri, im·rtno. Le visite del medico costa– nrno due lire l' nna. Io 110 n sapevo dove eco- lizia in casa 1 or d inar e le cose e prepara re i bam bin i per la messa, invece di fare il b ron Lolon e rulzali an che tu, aiuta la nelle sue faccend e, e dill e che dopo pra nzo la cond unai al teatro del Popolo dove si rap– presenta il tal dramma . Dill e che tu non an– derai a bere il cicchettino che d1 solit o fini– sce in una sbornia; ma che fini to il teat ro si' andrà pur e a bere un bicch ieJ'e od alt r? se vuoi, e meglio an cora ad un a passeg g1~ta'. 1na tu tti in sieme, coi bamb ini ... . e poi ::-1 ritorn erà a casa. Vedr ai allo ra, caro m io 1 che Lua moglie ti ascolterà; il prete potrà anche romp er e le campane per chiamarla a messa; ma lei non sent irà il bisogno di and arcj, e vedra i allora , dopo una lunga settim ana di lav oro e di fatica, quant a poesia sta nella vita dom estica. E nell'an imo della donna che vede nel mariLo, non il prep otente che la comanda e che la vuol serva , non il brut o che dop.o una g iornata di sborn ia va a casa a lar e delle scenat e ed a spav enta re i bam – bin i, non l'operaio rozzo che lavora come una mac china per poi sciupare il guad,ign_o all'oste ria , e lasciare la famiglia nelle 1,n– vazion i ma il comp agno fede le, che sa 111:1.n– tenere le promesse ed ad empi ere i suoi do– veri , nasce rà una fede nuova 1 che varr à- .a scacciare i vecch·i pr egiudi zì e ad eman c1- pa rl a dalle mani del pr ete . E qu ale sodd i · staz ione ver rà dal fatto che, malgrncJo che il vos iro sposalizio, sia sta to l'un ione deHa pove rtù colla mi seria , ave te saputo con pri – vaz ion i e sacr ifici far bello il vostr.o piccolo nido e far beat i e sani i bimbi vostri! CrP.– dilo ' caro mi o solo facendo così tu farai cess~ re la tua' moglie dall'esser e bigotta, solo così tu evit erai ai tuoi bambini certi tristi spe ttacoli , solo ccsì insomma, tu sarai un vero sociaLista . G IU SEPPE CARDI$ . PER IL"PRIMOMAGGIO,, Il << primo maggio )) uscirà la <e Difesa delle Lavoratr ici ii col resoconto del con– gresso d'Ancoua , del conv egno delle donn _e socialiste, con articoli, nov elle ecc., dedi– cati alla data gloriosa. Noi siamo certi che nessun compagno e nessuna compagna dimenticheranno il no– stro piccolo foglio che à tanto bisogno de_l; l'aiuto solidale di tutti, per una sempre piu larga diffusione. . I circoli, i gruppi femminili , le leghe di resistenza mandino in temp9 prenotazioni pel numero di copie che occorrono loro. Ogni volta che il parti to festeggia una da– ta cara, u1Ì avvenimento, una vittoria) ri– cordino sempre i compagni il nostro piccolo foglio quindicinale che si propone un gra_n– de scopo : illuminare la donna sulle verità del soc-ialismo. Diffondete nei tre giorni dedicati alla pro– paganda socialista la « Difesa delle Lavora– trici >> ! Il Canzoniere Sociale illustrato L'eleo-ante volumet to di 64 pagine raccoglie tutti gfl inni sociali del proletariato ed è ric– camen te e finemente illustr ato. P.er i compagni, i c!rcoli, le leghe ed i ri– venditori il prezzo del CANZONIERE SOCIA– LE ILL USTRATO è il segue nt e , 1 cop,a L. 0.30 10 copie- >1 2.- 50 copie )) 8.- 100 copie i) 12.- (Spedizi one franca di porto 1n Italia , per l 'esiero sa ranno addebitate le spese postali) Invi.are le commission i con importo ant ici– pato a : LIBR ERIA DELL ' «AVAN TI! ,, Via S. Damiano, 16 - Mila110. me si dovesse fare per farla curare grat ui– tamente e vivevo in una soggezione, che ora non mi , so spieg.are, rodendomi in silenzi o e piangendo la notte int ei-a. Fin aline nt e un dì dissi lutto il mio strazio a mia soreU.a Opimi a che aveva per me un a vera adorazione e mi teneva come una mam– mett a perchè le avevo fatte le prime classi e l'avevo tant o amata, ed essa, piangen do, ne par lò alla mamm a e al babbo. Le polveri or– din ate da un dottore a nul la avevano va lso. l i babbo allora mi presentò ad un suo ami– co, medico vale nte. Egli, commosso dal mio dolore, pl'ese così a cuol'e la bimba che le sue prescrizioni furono accurate, scrupolose ed io mi vi attenni con gelosa cur a : solo latte al– lun ga.Lo; cliste rini di riso cotto ; alcune polveri. La n-1adre di Beppi volle che an dassimo al– cuni giorn i da loro : vedendo la bimba ma– gra, che però sta va rim ettendosi lentame nte, voleva cacc iarle giù dei tu orh d'uovo sbatt uti con vino, io sudavo freddo, pr ega vo, suppli– cavo di non far lo. E:l!a, imp er iosa e strana com'e r'l.. rni disse d'ave rne allevati tanti dei figliuoli e di sa perne più di me, s··impose; la bimba str illava e no n volea manda r giù l'in– truglio : io m i ribella.i con violenza . - ,e È mia la. hirnba : la 1·esponsab ilit à della cur a è tut– ta mh. Interrog hi il medico e vedr à se io ho rn.gione H. - ]l medico del pa ese int er pellato lodò !a mia fermezza e H metodo di cur a. La bimha rifìori per inca nto, ritornò bella, gras– setta, soda. Tnianto io sa pevo di 11On esse1·e stata. ricon fermata al posto, e che Beppe , ven– dutn. e impegna ta tut ta la roba, vagav a qu a e là. (Conlin,,a).

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