La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 19 - 16 novembre
la min~~lra n I rnnv~ntn L'uomo entrò nel cortiletto del com·ento e ..si mise in fila con gli altri affamaiti. Pioy;ggina\·a. ll piccolo cortile a\·eva una aria più grigia e anche la chiesa, gli altri giorni. tutta rosea e bianca nel sole 1 non TILIBCIYa dare ne.ssun aspetto di gaiezza n quelrin,ieme di triste. di vecchio, di disa– dorno. Gli ue>mini aspettavano che la porticina del cony,ento s·aprisse e \· 1 era in molti una:. in1pazienza mal contenuta. Guardarono rul– timo Yenuto con un'ombra di curiosit:ì. non nerchè ì . .;:.3e. uno sconasciuto logni giorno !a f.ri- :te f··hera aumenl&\'a ma perché ave\·a un a.5-ì,.•t:L·,o c sì di,·er:-o dal loro, un Yiso Jistinto e signorile. un·espressione timida e .1ngo.::c.10'3a. ccme se si fosse de<;iso a un atto non ma.i cv:npìuto. più triste e più umi– lia. te ct·o!!ni altro. Cn Yt:l:chio, guardandolo. ebbe un sor– riso ama.ro e pan-e che ricordasse un giorno lont2no. il primo. il più tenibile in cui ave– ,·a àuvuto tendere la mano. E ra!'YE- che ,·ole2-.s.edirgli con una muta pietà: \'errà anche per le. sai. la ras3e- 3"na.zione terbida e forzata, il giorno in cui non ti vergognerai più perchè cesserai di e~sere pe.r gli altri un uomo. e, peggio an– cora. perc.hè dubiterai tu pure di esserlo». Pan·e che l'uomo capisse per-chè il , ·i.so pallidi'5imo si colori lievemente. Ee:!i aYea una barba bionda e fine. i ca– pelli corti e ricciuti. una persona alta, slan– ciata. ma_ a e sofferente. Certo do,·e,·a aver conosciu~ tempi lieti, anni d"agiatezza e rli quie.~~- Qua.rido ,·enne il suo turno, prese la sco– della di minestra. la mangiò senza alzare gli occ.hi . appoggiato al muricciolo del cor– tiletto. indifferente alla piog!?'er·ella che scen– de,·a lenta e implacabile, penetrandolo tullo ,l'un·umidità insidiosa, facendogli passare dei brividi lunghi e dolorosi per tullo il corpo. Quand 'ebbe mangiato us:ci senza alzare '!!!i ccrhi. 'j• La ~~~nora scende,·a in quel momento òalia c~rrozza. Ed era lult'a\'Volla nella pel– liccia morbida. col ,·iso un po· rosso pal fr 0 '.ldo. e gli occhi ridenti. Guardò la triste ...:.~bierache usci,·a dal con,·ent,0 e l'esp1·es– E-!one Ji~'.a. d::>l dso. si mutò in un'altra tri- 5t:- ed a..".ccraf.a. Lo SftE-iiacolo del!a miseria che la colpi,·a .5~mpn. dolor.) ié.mt -n!e. le ::iU5citava una pietà fflù profonàa. nelle 2iornate rigide in– YernaJ,. quando la po,·erta ha un altro ne– mico. implacabile e sinistro: il freddo. L'uo"1o alzò e:li occhi. un attimo. involon– ianame~:e, incontrò lo sguardo della si– gnora. arro:-:.3,1 impron·isamente. le ,·oltò le -palle. , allontanò con le spalle più cun·e ,e il na~-o inc;c-rto. An~ht> !a :-:ignora. dopo un attimo j'esi– L:i.zione raconobbe l'ue:mc,. e il suo bel viso impa1.!d: di pit"tà. t uno sgomen!o infinito le r,a.-;-,.Ò 1:e!l'anima. e srli occhi le si empi– rù[lO d, ~~rjm,~. Allora lo s,:,zui risolutamente. presa del d :-'id•:r~,_.1, di .sapert. di aiutarlo a togliersi d:1 qu":-L', hbif:-z:one. di fare- qualche cosa, -enz an .lirlo di più. di fargli sapere ch'ella rion a,-:. :b.be potuto più vi,•ere tranquilla, 6' n-..1n ::.,-li veniva in aiut-0. ~fa .'u0mo. ::;1:ntendo il passo della signo– r::i.. aff.r•• 'ava il .--uo. e il r;uore g-li batte,·a f"'J-:1 r r CJpitosamE-nte. mozzandogli il re– ..:fJiro !! ~li ndGzl 0;?ni Lrza. Quando ~entì r 1'c- la - -n<>r-'i !<J ·hiamava :-; ff.. rmò come l!'ri? 1 d t.,., t nr.,n la zuardò e nc,n capi nep– n p·;c., I ..: n.ifiratr_, rli-:-llf-parole rhe ella gli rr )'"rr. : ni. tr•:mand 1 J: p !'r .:. 0 tff' eh .'J ,·i .'-',a,uti. s. la vita APPE'.\DICE Pagine di vita Ben n1- ?.fJ\'&n.i----.ima,l'amore devrJto ch·era. a--~, .:.!J• 'i d~dfaionl:'. s~reno &.blJand1,no,rnr.1an– ~be rna' -nia, r,r, ve.z.z;-nza, mi faceva. Cl)flsa– r,ewJle rJi tutti i :--~ri ... d':'.'!icati d<.rveri che mi t=r<, 11--~ JJJt:J. A\~,· J molto arnrJ1·e alla mia ca– ~ena. n t<.>i-rlrJ Ie pic... 1 ,l2 amarnze di quel tem– J1, f·~!; ~: qu&ld1f' nr,t+e io p1&r1gev<J ~r.,Ja so– h, qu€·:unente Perd1fl: <..:;,rnbrava 1,11~nlr-_ Eg-1 dù1'ft1J\'[I. r,o– z1 prn"'<nd,urwhtl:', m~11tr'iù ero CV"'l turbata, entrf' i...:tte le ti~lle, affettu<..~,.- r"Ce rh egli rni i.i ,·ea de't"' non JJ(~rmett.-t-\-a.rto a rne il sr,rmo tranqr JJ,, d u 1..er11p-0'. CrJ-,i ,•11trJmù-,~a, fo Vb– :!'liav() <! •JII induhrenv-.1 m:it~n1a. wtui\'fJ (he g-Ji unrwHi l1atJ ti:: .. ogni piu ifIIJ}l::l'iùs1 <'he &J– ,~erch ano jn e--1 Ja -ensilJilità murale. :)!i OCC"?Jr,ava oor1 amore della r.udria ed a\·e– Y I una ra~azza. di podd anni inferiùre a rn~, <:lie m·a:iut.::tva. L:n-01avv nel :-i~o ufficfo preparando (Jgg.::tt -1, bh: t:!1eria per la n1_,-,tra LeJla casetta e fu cerLo tErribile per voi perchè nc,n volete che io ricordi la nos(ra amicizia giovanile? lo non ,,i chiedo per quale sequela di dolori \"i s.iete riclotlo così. Permettete che v·aiuti 11 • L'uomo senti l'ultima frase e rispose: (< Credo che. sia troppo lardi. Grazie. Fino a pochi giorni fa mi pareva che la lolla crudele, per la dta, non fosse superiore alle mie forze. i\la ora! u. Gli tremavano le labbra bianche e gli oc– chi senza lagrirne parevano quelli d'un cie– co, senz'espressione, freddi e desolali. Disse ancora, come se parlasse a sè stes– so, come se nella sua anima buia. ogni de– siderio fosse scorn parso e non fosse rimasto che il terrore d'un bisogno ,·'.olerito e ma– teriale: La fame, la fame! E' una co-a atroce che fa morire prima che ,·enga la morte \·era n. , :\on avete lavoro? Da molto tempo? Cna ,·olta eraval,e impjegato. \'Cro? Perchè non ,·i potrei aiutare a cercar lavoro? :.\!io ma. rito ha tante cono:=:.cenze1Diiemi 11_ Egli riSJ)OS?: « Sono :::iato tanto malato, lo c:ono certa– mente ancora. Xon ho trovato laxoro. Ho resistito. lo~tato e sofferto tanto, prima V'.l ::a.!l"interrto Accennò il con,·ento come se volesse scu– sar::;i, davanti alla signora., d·e3sere precipi– tato in una miseria cosi umiliante. <( Credete che basti voler lavorare?)). La signora gli diede una busLa. e< Eccovi il mio indirizzo. Venite a casa mia, oggi stesso, domani, quando volete. (o e mio marito vi aiuteremo a trovar la– voro"· Egli capi che nella busla vi erano anche dei denari e guardò l'amica d'un tempo, e.on una sofferenza più acerba, come se aYe.s.;e disceso. ormai, l'u!Umo gradino del– l'umiliazione! 1 c Crede.te che basti, nella vila voler la,·o– rare ed essere buoni ed onesti? Non sap2te voi che la vita à l'insidia per tutti. che la miseria. può battere ad ogni porta e fare d'un uomo uno sperduto, e distruggere ogni sua volontà, ogni sua energia. ogni suo a– more?». Ora gli occhi grigi ave,·ano acquistato una espressio11e 1 ma non dice,·ano che stra– zio e rancore e qualche cosa che pare,·a ri- 0alire dal fondo della sua anima, rides\ata improvvisamente: un acuto, amaro. profon– do senso dì ribellione. :\l.\RI I. ~-- ,,.__ - -~ - '~-=---=--~ --- _......_' La via sbarrata. VARIETA' I nostri bambini. Ha quattordici anni: un visino fine, due occhioni pieni di bontà. e di sorriso ; un personalino ben fatto. Serebbe veramente bella se non avesse l'abitudine di cammi– nare un poco cun-a. In casa le fanno continuamente la bur– letta. Anche la sgridano e la castigano. ~ Possibile che tu non possa imparare a camminare diritta come le tue sorelle? » chiede la madre. . Ko, poverina, ella vorrebbe, ma non può. E anemica, è debo]e e non può tener ritta la persona. K e fa la prova talvolta, ma, dopo alcuni minuti, le forze l'abbandonano. Le dispiace tanto. E ancor più le dispiac– ciono i rimproveri, le burlette, gli scherni dei famigliari. Sopratutto le duole quando la mamma le dice : "- Oh ! se mi volessi bene,. come ti affretteresti ad acconten– tarmi. > J ,a poverina impallidisce, trema, piange .. ma proprio non può. Oh ! se invece di sgridarla e canzonarla, si preoccupassero di ricercare la causa del- riel n:iYitur<>. ggh c'.l.veva per me tutte le più delicate ed affett.u,J~ .premure. :Mi sentivo fe– lice. L'na brutta sera. (pioveva e piO"\·eva da molti giorni, il Piave era. rin r,iena e mina<'ciava 1;tr&t-ipltré) egli, che 1t1ah si era c'.I.S!¼?nlato lun– ghi'! ore da, rne, non tr,n1ava. Av<!va giocato tutto il r,orneriggio nella vicina trattoria; poi, 1,n curio:-.ita, era anduto a \'ed :re sul p1mte fnfficola11te il fiume gr<J:>Sf) grr..,,so. Jr., ef'(J malcoHtenta: un'a11~i11. srgreta mi ter1ev r: e pel suù peric<JIO e per ]a mttncanza di JH ·ern.ur: .1. tha f)er la r,rima v11Jta mi dimo– strava. T<>rnò a ca.sa fra.diccio; gli feci a.ppre– st;.1.r+ : tut.to 11 nr,<·es..;ar'o 1,er mutarsi ci se– <fommr, u taw,la. Pr,,r,urui di esser d1sirl\0lta; ma flfgli 0l'.dti era un rnut,J, triste rimprovero. 11 rniO v1,Jfo 1;<-!rir, lo inr•:spc~tt1, hencl1{' io mi f.forz:us~, d' JS-lu Md r)'.{I. US<·1 ancora sb:1ttendo lf! porte e ser:z;i Eo;i!utu.rmi e badarmi. Lu JICJt 1'! r-r;t rtHJlto ll1ultrata. ed ir.1 unc,Jra vegliavo nrd --a ,tlfinù r-r,u un 'a.ng -,-,sciu ir1esr,rimilde Tr,rw, flellr- pr mr~ore del mattirHJ. mi chiamo b~irnbina pr::-raw~rlo attes~J co::.1 a. lungo. In quella notte r,lJbi l'iutulzione dei tanti dù– lùri che m'erarirJ preparati e feci il firo1i<H11- rnentlJ di .'¼J.J>Crli superare, d'u.vere pPr 1111 ~:.:rnpre tutt:.t. !"infinita mia tenerezza, di ùon– na aruant-0. fo quel lemf)l"Jegli mi faceva camm11w.r mol- l' inestetica posa. Oh! se la conducessero da un medico pregandolo di ricercare il male-e prescrivere la cura. Una buona cura ricostituente o forse un' opportuna ginna– stica, oppure una cura climatica o magari un cambiamento di occupazioni. e d' abitu– dini ... Chissà O ! Soltanto il medico può giudicare e consigliare. Mamme, prima di condannare i ,ostri figli indagate attentamente per scoprire la causa di quel dato atteggiamento, d'animo o di corpo, che a voi dispiace. Cercate e, se voi non riuscite a trovare, chiedete con– siglio a chi sia più in grado di ai utarvi 1 prefe1'ibilmenle a un medico. Pensate che le piccole, tenere anime, se subiscono il rude contatto delr ingiustizia si rinchiudono in loro stesse come la sen– sitiva. rralune cadono in preda alla tri– stezza, altre divengono scettiche, non poche si avvelenano Ec1 anche pausate come una deficenza, o una malattia, trascurate possono prodllrre nel!' età che più richiede il completo equi– librio delle nostre forze danni incalcolabili. Curando, lnvece, i giovani organismi noi avremo uomini e donne forti che potranno portare serenamente il loro fardello quoti– diano. LursA. Dn.vw1 ::ìIARTEG.\:'J. to ed io ~offrivo; un dl, eh 'era as:,.enle dal nae– se, fui colta d~ un disturho per 111e assai strn– n<1, che prcce:levu. uu pa.1to jmmaturo: 11011 osa.i pal'liJ rne rtlla rag-azza. 11011 conn.:.cc\·o ne:,– suno, non sapevo nulla ed ebbi il tèrrore di morire senza vederlo. Non ~J dire la felicità che mi pcc:c:urò il :-;110 rit.Jrno e tutte I~ !:ille 1>remu1e affettuose e timorose. Egli tremara per ,ne. .\ccor~e sua madn~ e, non so perchè, la se11lii s11bito ne– mica. 11 hi!Jlf)(J nacque ff•Licemente, d · sdte mesi, prematuro, farsa io <·n.usa. delle mie sof– frre11ze. La madre sua a,·eva un !-0JTiso iro- 11iC'o; 1, SUf! parol•· 1111 scns, riJH1:--to, cCJule u11a vf'.llatamiHaccia. Quando c'era l<:i anche miù marito era freddo. Per quanto pr<y;trata i!J i11t11ir11 c:o e pro• vavo un se11so di rnales.srrr indefi111hile, he11- chl! tutt<J 1m :1pparb!;e com~ 111 1111a 11chhi, Con ttnnezz:1 pr,rgevo il ~eno al mio hirnho, rna egli 1101i riu~dva. a !:.Ucdti.are H lutte Fu <'h~aruata una balia, 1J1a invano. Dopo qual d11! gior110 lll'll"l Venne 111ia tnadre e ritro\·ai la calma e ri,·orni11c:iò la. vita rJnJr·P e !Juon[l. lrJ iwusa.vo :l far quald, • gradita, sorpresa :..i. 111ioranJ, qualdw lavoruccio, 111a intanto 111 v&fovù pre<X'Cupato Sof•nza. sapen1e la ra– gioni-! e ini dolevi_,dir:; 11rm ,nes.._e r,er rne i11- te1-;,1. confideuza. Pù('O più di du-~ mesi cr,mo tra:-;cor:--idalla f RA MAMMA e FIGLIUOLO La mamma. In fin dei conti, figliuolo mio è il padrone che ti dà il pane. Pensa che avverrebbe di te e cli noi se non ti facesse più lavorare! Il figliuolo. Senti, mamma, tu, poveretta, non hai mai pensato che alla tua casa e ai tuoi figli, senza poter capire nulla di quarf– to avveniva all'infuori. E anch'io non ò potuto, pnrtro~po, studiare_, ma tan~e c_ose me le ànno spiegate perche leggo 1 gior– nali, vado a sentire le conferenze, ~on D?-anco mai alle adtmanze delle leghe. E ti assicuro) mamma, che hai torto pensando che sia i.i padrone qnello che mi dà il pane. La mamnia. Ma che eresie dici, figliuolo mio? Chi ti paga ogni sabato sera? Il tuo padrone è la provvi_denza del paese .. I so– cialisti, insegnandoti certe cose, fìmranno col rovinarti. Amalo, rispettalo e ringrazialo il tuo pa– drone. Il figl'i'uolo. Dimmi uu po', mamma, noi siamo centinaia di operai che lavoriamo nella sua fabbrica. E la vita, più o meno, la stentiamo tutti. Lui lavora, non voglio dire, ma è ricchissimo. Vuol <lire che q~e– ste ricchezze gliele diamo noi; Vuol dire che il nostro lavoro, tutta la merce che esce dallo stabilimento fabbricata da noi e che egli vende guadagnando molto, gli danno mezzi di fare il signore. Dunque noi guadagniamo molto più di quanto ci dà. La mamma. E se anche fosse ,·Ero? Che cosa vorresti fare? Fare il padrone tu? Ri– bellarti? Farti licenziare? Non riuscirai a nulla e andrai incontro a chissà quanti guai. Il figliuolo. Sai, mamma, una volta la pensavo anch'io come te. Ed ora penso agli anni scorsi, quando ~ro cosi rassegnato, umile, paziente come se avessi passato una parte della mia vita in mezzo alle tenebre. Hò, come dire? L'impressione di essere stato un cieco. Non faccio una vita di la,oro e di miseria come prima? Eppure mi pare d'essere un altro, che qualche cosa si sia rischiarato nella rnia vita. che non sia nato solo per lavorare, soffrire e tacere come una povera bestia. llli pare d'essere un uomo migliore, più buono di prima. La ;na1nrna. :Ma se eri citato da tutti come un figliuolo docile e buono? Il figliuolo. Già. Eppure allora non pen– savo che a me. Ora invece penso a tutti quelli che lavorano come me, che soffrono come me. La niamrna. Non fanno forse pietà anche a me tutte le persone che soffronG per la miseria? Jl figliuolo. Ecco, mamma, c'è una dif– ferenza. Tu ài buon cuore, siccome di pri– vazioni ne ài avute tante senti e capisci enche quelle degli altri. hla le consideri come fatti natul'ali, inevitabili, per cui non c,è nè rimedio, nè speranze. Io invece penso che la miseria e tutti i mali che ne deri ,ano come conseguenza (quanti, quanti, malattie, discordie, disamore, avvilimento, ignoranza) devono scomparire perchè sono un'ingiu– stizia. La mamma. Caro il mio fìgliuolo ! Vor– rei che tu avessi ragione ! Ma da che mondo è mondo la miseria c'è sempre stata. li figliuolo. Già, perchè tutti al mondo i miserabili che soffrivano ànno pensato e detto, come pensi e dici tu. hla ora ... La 111,.a,mma. Ora., che cosa? Ora volete sconvolgere il mondo, ma i signori, caro mio, ànno la forza, il denaro, ,i possono affamare., buttare sul lastrico ... Il figliuolo. Adagio I Adagio! anno la forza perchè nou tutti i lavoratori pmtroppo capiscono che. senza cli loro 1 anche i padroni nostra un.ione. lo ri1)re11deYo un po' a.Ila \'Ol• ta il ntio colorito giO\·a.nile. f,"b-peLlore della Ditta. dalla. quale d pende\'a 1,1~tJ marito venne a fa.re una visita. Un po' aspramente Ilep.pe mi dis1:.e di al– lonta.n.n rmi dall·umcio. Hirna.si 1na~a. li suo superiore, ch'era anche un amico, ebbe per me uno sguardo di com– p;ic;~iono vh-a. Perché'? :.\C stillavo il cen·el!o. Dopo la verifica di ca ..;sa, egl~ ~i allontanò. Interrogai mio mari io, 111a di certe co.c;e io nul– la capivo allora. ed e~di n.11 tr'.lnquillizzo con ra,·ililà. Qunldie <rion10 dopo, io ero indisrosta e ancora del.)Olepel 11art, r,:~cente. ricevo un te– legramma rii 1V\'ertimC'11to che vi sarebbe stata molta gellLe a pranzo. Prepnrai •,"d attesi. \'ennero alcuni paTenti. Stavo distribuendo la 111i11eRtra ed ecco, che sua madre mi <lice di punto in bianco, alla presf'11ta di parenti e con~centi: u Tu non sai perchè si;uno qui convenuti? Dovre!-itiinginoc– chiarti davanti a me, perchè .._,rnzadi noi, tuo marito sa,·cbbe iu rwigione n. lo rimasi come colpita da una mazzata al cervello: alzai gli ùcchi in UHO . sma.ri- ime11to folle e vidi: Beppe, Lianco come un mort.o. - Mi tenni al tavolo t,er 110n cadere a, con uno sforzo, continuai a 1-;el'v1re in tavola come un automa (Continua).
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