La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 18 - 2 novembre 1

LA n'VESA DELLE LAVORATR!C[ L'ASILO INFANTILE problemi che interessa. no la scuola sono riconosciuti ormai d'inleresse vitale per l'av– venire del popolo. ì\Ia c'è una parte della scuola di cui ancora il popolo non s'inte– ressa., di cui riconosce la necessità, ma non l'importanza: l'asilo infant.ile. Per la riforma dell'asilo si elevano voci isolale; voci di mae.3-tre. la cui gio\·inezza sfiorisce nei locali non adatti che accolgono l'infanzia, tortmandosi per tutte quelle pic– cile creature a cui la società dovrebbe ri– volgere le sue cure più affeliuose, creando per loro. che sono la fragilità e la tenerezza, u□ ambiente sano e ga10, dove la vita. al– l'inizio. non tro,·i che gioia, bontà e ag!a– tezza. Ma per quanto vi siano maestre che abbia– no fatto della riforma dell'asilo un vero apost.olato. es.so rimane sempre una povera cosa. inadeguata ai bisogni dell 'mfanzia. L'asilo infantile dà sempre l'irnpressione d'un ricovero per i bimbi poveri, d'una spe– cie d'istituto di carità. ~lolle volte dipende da enti privati o da opere pie che impongono la loro volontà, i loro programmi. te loro idee grette. E le maestre d'asilo, la cui carriera non ha garanzie di continuila e di tutela come quella degli insegnanti delle scuole elemen– tari. devono chinare il capo. Per la scuola elementare un passo s1 è falto :la sua avocazione alla provincia, sot– traendola cosi all'influenza e al dominio, spesso tirannico e partigiano, del comune. t-la pochi di quelli che s'interessano del p~o– blema della scuola, pensano che anche I a– :::ilodeve rinnovarsi; seguendo un più largo ~ più moderno indirizzo, adattandosi ai bi– sogrn aell'infanzia, ai progressi della peda: do~ia scientifica. Una volta dell'asilo non s 1 se;;Ùva una necessità cosi impellente. La maggior parte delle donne lavorava in casa e curava intanto i piccoli. Ora la donna ope– raia è cosretta ad abbandonare la casa per la fabbrica Pei figliuol.i grandini c'è .la scuola elementare. ~la pei piccoli? Gli as1lt sono nochi. male organizzati, molt,, volte in eondi~ioni igieniche pietose tanto che la ma dre proletaria, tante ,·olt,,, prefensce affi: dare i suoi bambini alle cure interessale d1 qualche ricma di casa. . :,.,a non o,,a protestare. Ha l'abitudine d1 cons~derare una grazia e un beneficio q~el pochissimo che la società le concede. Non ha ancora la coscienza del suo dmlLo. la po,· tu !ha re.sa umile. La società borgheese rendendo, per il rin: caro enorme d~lla vita, per le condiz1~n1 mutate del lavoro. necessaria l'opera d'1~– numere,·o,. donne ne:le fabbriche, negli u,– fici. nelle scuole. non ha pensato all'abban– dono in cui ,·eni\'ano lasciati, di conseguen– za. i piccoli. A.nch~ in ciò ha fatto affidamento sul sen– w doloro,o di rassegnazione della donna. (I Se la vita dura ti obbliga a lavorare sono io eh>:'dE-,·0 pen::>areai luo1 bambini?)). Ch!:- ~urgono qua e la giardini d'infa~– z:a mudello, al popolo può imp,,rLare in quanto li considera sforzi L>0lat1_,esper · menti lodevoli che potranno serv1n" come una guida e un esempio. ).la .1 giardino d'infanzia co-tituisce sem– pre un pr1vile.,,o, accoglie po<·hi bambini. e i men'J bi..:;ognoc-;i, per l'ambiente ste:--so1n cui rivono. d'una seria P illuminata educa– zic,ne infan .. ile. Il i,iardin,, d'infanzia, se 1I popolo lo vor– rà f:-rman,ente, ~, ar,r1rà per lutti i bimbi. E.-lt deve capire che. tutto quanto e im– pre---iIOn•· sanrt I!"ll'infanzia, aiuto del suo ... \'iluppo ~nza compressioni e senza violen– ze ,i traduco 1'l tanta eneri~ia. bonta, forza nella vita! La c&a. prolf':tana non puo (13;~re l'am– biente adatto per I piccoli f\"liuoleltl no,tri. Il popolo d,;ve esigere eh" I a,;ilo non ,;ia una islituz10ne confb.s'onale. privata. che si tra. scma ::;enzamezzi, comP un ricoverv piet.obo. Deve chied r• la ,ua avocazwne allo ;•.alo, il suo indirizzo laico. lar.e-hf'zza d1 mezzi, edifici ampi ,ani. rident1. L'a.-1l0 infantile deve es:;E-rt:' (at•,:.jt.azione del fervido b1wgno del popc,!u di dedicare all'infanzia. ]?Br la profonda tenerezza di cui deve e&;ere cir– condata. pel suo giocondo bisogno di gioia, per la spnanza nostra che ci d,a i fori, i sereni uomini di domani, tuU,o il suo amore e I~ sue cure. LA MAESTRA. Gli uomini capiscono lentamente il loro dovere di organizzarsi. Le slat.istiche hanno un numero di organizzati scoraggiante in confronto a quello dei lavoratori. Eppure gli uomini vivono una vita di– ,·ersa da quella della donna, molti pre– giudizi li hanno vinl1. molli ostacoli supe– rati :Ila quando la donna tenta di salir e di un gradino la scala sociale, la voce del p.re– giud zio la richiama al l)assato. E: n ec es– ~ario quindi per lei una forna di volontà maggiore, una tenacia e una convinzione che l'aiu(ino a vincere tul.\e le diffidenze. La vecchia madre. in casa, ha visto il fratello, il padre i soriversi nella lega e si è rassegnata, do.po i primi tempi di li'epida– zione. Sempre ha pensa.Lo che i maschi dO– vevano un giorno allontanarsi dalle abitu· dini casalinghe. Invece di andare all'osteria vanno alla lega. Le rimane per fortuna la figlia. La povera donna non s·accorge ehe le idee nuove maturano anche nel suo cer– vello. Un giorno s'accorge che ella pure ha subito il contagio. Esce, discute, legge, parla di cose ignora– !e, che la spaventano, di organizza.zione, di ...socialismo, di conferenze. La lolla allora s'impegna in casa. La mamma obbietta mille cose: " Ma una donna deve pensare alla sua casa ! li pa– drone ti licenzierà, perderai la stima di tut– ti, perchè devi da,re tu alle tue compagne il cattivo esempio? n. E la figlia rìsponde: " Come mai può la. donna pensar se– riamente alla casa se la società la costringe a lavorare nelle fabbriche, in campagna, netle scuole, negli uffici come gli uomini? Se gli uomini si organiz.zano per miglio– rare le loro condizioni di lavoro perchè non si devono organizare le donne che sono le più sfrul.\ale? Il capitale si serve delle donne per tenere bassi i salari, per la concorrenza continua all'uomo. Se ogni donna non ,·uol essere la prìma ad iscriversi nella lega ed aspetta dalle altre l'esempio e l'incitamento, ne viene di con– seguenza che nessuna si iscriverà mai 1,. La mamma non persuasa obbietta ancora. Ed allora comincia quella lotta sorda in ca– sa, Qiù esauriente molle volte di ogni altra. Qualche volta per amor di pace la giovane lavoratrice cede. In questo caso io non posso dare Lotal– mente torio alle donne. Sono gli uomini che devono intervenire, fare opera di persua– zione e di difesa in casa. Quando l"uomo si è inscrillo alla lega cre– de di aver compiuto il suo dovere? Non s'accorge che ha la nemica, la cru– mira. l'ostacolo nella donna che gli vive altaLo e che egli ama? Conosco io parecchie operaie che, aiulaLe, costituerebbero un oU.imo elemento nell'or– ganizzazione. Domando loro: I# Perchè non venite nella lega? i, ~Ii ri!--pondono invariabilmente: ({ Ne abbiamo parlato ai nostri uomini, domandando !oro delle spiegazioni e ci han– no risposlo: - Che li devo spiegare? Tanto tu non capisci nulla, non hai tempo d'oc.. cuparti di queste cose. Lascia fare a noi ,,. e in questo modo che. nell'animo delle operaie, in cui era già penetrato un barlume di luce, un bisogno di occuparsi dei proble– mi nuovi che agitano la nostra vita, enlra lo scoraggiamento. Biso11:nache gli uomini capiscano tullo il male che fanno lenendo lontane le donne da ogni lotta di rivendicazione e di giu- stizia sociale. . Se gli uomini lo voles sero fermam ente le poche donne che oggi s'interessa.no dell'or– ..-anizzazione e della propaganda socialista d.venterebbero domani una legione. MABIA LAVAGN\. I lrworalori hanno dPi bi.mani; essi st(I/Jifi~ scQno le loro rivenflietl;ioni s-econdoquesti 1Ji.- 1ogni. Eisi non sopportano alcun intermedia– rio tra 1>11ied i loro sfrultr,tori. Lo lotta f fra qu1>1tP due classi. E' ciò chi' noi ch.i.amiaUto l'azione diretta, ch" nrm crmsiStP, cmnP dicono i nostri avvers,ari, a .~JJP;zardei 1Jf'tri n dei rruri, mo a porrP il profJle~na sociale .~·u dl'ile 1·1>rPbrui. PAUI. OELESSAJ.Lf:. Compagne, leggete e diffondete l'opuscolo di /\NN/\ KULISCIOFF Il conseguimento del voto è una questione vitale per noi, una questione di dignità e di glusllzla. L'opuscolo di /INNI\ KULISC!OFF prepara la donna a sostenere la lolla per la conqulsla del dlrlllo elettorale. Co numero costa Ceute-;irni DIECI W numeri costano 100 500 1000 . L. 4,- 7,- • 30,- • so, Giro Bian o Piccole e grandi verità Questa volta ci troviamo dinanzi ad una verità che noi abbiamo affermata due anni r sono e che s'è andata ingrandendo per via! Allora, quando noi socialisti affe,·mavamo che la concessione spontanea del suffragio allargato faUa dal governo di Giolitti era u– no zuccherino dato in bocca al popolo, perchè esso non l 1 aprisse a gridare ,e ab– basso alla guerra libica! " molta parte del proletariato e del medio ceto ci guardava come della gente che sospetta ingiusta,menle delle buone intenzioni dei padroni d'Italia! Il sospeL!,o è cosa odiosa: lo diciamo an– che noi; ma quando esso diventa la vigilan– .a onesta di un partito di classe sopra l'o– perato di un governo borghese che difende interessi opposti a quelli della classe lavo– ratrice.. in questo caso il sospetto é do· veroso. è sacro! E ringraziamo quell'allarme dato dal par– tito socialisLa contro le insidie del neo-na– zionalismo libico verniciato di democra,zia! Esso ha salvato il popolo da una complicità di cui dovrebbe oggi e per l'avvenire sentir la più schiacciante vergogna! Dice la bor– ghesia sorridendo: (( Cari analfabeti, venit.et Il governo vi apre le braccia, vi chiaima cittadini, vi dà il voto! )1. ,e Ma intanto (se siete ci.trulli come noi vorremmo di cuore) vi addormentate sul problema della scuola la quale, per essere creata sul serio in Italia, dove possedere dei bilanci tali che non è possibile stanziare menlre durano le spese degli a,rmamenti e la guerra ! 1,. " A voi preme la scuola~ A noi borghesi non prem.e... per voi I La coltura superiore, il dominio della pro– duzione e della finanza che esercitiamo mer– cè il nostro privilegio degli al!i studi ... sono l'arma più formidabile che noi opponiamo alla vostra organizzazione economica e po– lilical Dovrete farne della strada, o proleta– ri, prima di esserci pari nella coltura! E noi cerchiaimo di tenervene lontani ancora un pezzo... senza farci troppo accorgere.. ma– gari partecipando al gruppo degli amici del– la scuola!. .. Ed il mezzo più comodo per non fare la scuola, per non fare il migliora.mento del popolo, per mantenere l'abisso spalanca.\o Lra le classi, (benchè sull'abisso si metta de– mocraticamente un ponticello malfido co– perto di fiori) il mezw più comodo e sicuro è quello di mantenere la guerra! i>. - Ebbene. noi rispondiamo: « Cara borghesia strozzina e sornina, il tuo gioco fallo per gli imbecilli! Il proleta– riato ammesso al voto adopera il voto senza complimenti contro di te e, invece di ven– dere la sua coscienza alla .tua impresa libica non diciamo im])opolare, ma assassina dei rlirilli e dell'avvenire del popolo, egli de– nuncia con tutta la sua voce agli onesti del– la vita la disonestà incivilissima della tua politica coloniale-mililarista-protez•ionisla– oscurantisla e proclama il suo fulgido pro– gramma di opposizione! Tu ridi? Lu conti ancora per le lue villo– rie elettorali sulla schiavitù spiri.\uale delle plebi? Hai ragione: hai avvelenato loro il sangue per tanti secoli coi narcotici della lua morale dogmatica ed imperialista! Ma i fermenti della civiltà nuova, del di– ritto nuovo, della sov rani.tà nuova degli op– pressi sono ormai seminati, sono lanciali dovunque pensa un cervello umano nel mon– do civile e sarà buon terreno alla loro ra– pida coltura, buon ambiente alla loro azione trasformatrice l'orRanizzazione proletaria e socialista. E il risultalo delle elezioni li procura qualche fas.lidiosa sorp,·esa o borghesia te– meraria, ma caduca, che hai scherzalo for– se un po' troppo sull'elemosina del suffra– gio allargato, cho t, sei scordata che la sto– ria camminai Tu vuoi la guerra e lullo il regime che culmina nel militarismo'! Tu difendi i bilnnc1 della mor!e e della fame; difendi il tuo privilegio contro 11di– ritto universale, vroleggi lo sfruttamento contro la fatica, la gioia usuraia ronlro il do– lore calpestato? Ebbene: noi chiamiamo i deseredati a di– fendere i bila.ne, dell,i vita e del benessere popolare, a demolire 11privilegio, a combnl– lRre Io sfruttamento, a rivendicare I m1lle– nii di dolore e di inferiori•.à cittadina delle folle oscure. Noi voliamo per il programma socialista il quale, ricordali, o borghesia, non si esplica soltanto nella politica parla– mentare, ma dà vita e volontà a quel gi– gante, arbitro dei destini futuri della so– cieta: al popolo lavoratore che non si ad– dormenterà dopo que.;le elezioni ! VERA. La donna elettrice (dialogo fra due operaie: Bet_tina, giovane dallilogra/a e Gioconda tess1/Tlce). . Bellina. - Come va Gioconda che t, vedo tutta rannuvolala? Gioconda. - Male. mia cara! 11 nascer donna è un gran malanno, non dico altro. liellina. - E perché? ... Gioconda. - Perchè ci fanno più prepo– tenze. Il padrone della fabbrica dove sto 1~. ci lesina il soldo a noi povere donne ... p1u ancora che agli operai! Bellina. - Gli è perchè le donne n9n le temono. Non hanno alcun diritto: se po Levano vo– .tarie tu vol,evi vedere come cambiavan su– bito le cose!. .. Gioconda. - Si .. Che se ne avrebbe a fa.– re de 1 voto?! Bellina. - Ecco un pregiudizio. Servireb– be per tutelare i nostri diritti, per far sì che i padroni non lesinassero il frutto del lavoro. che ci costa più fatica che agli uo– mini. Bella giustizia! La donna, essendo più debole, in ogni lavoro, sente più disagio e deve esser ricompenala meno. Noi operaie, le povere telefoniste, le telegrafiste tulle avete delle paghe irrisorie e vi consumat.e la vita! Gioconda. - Il gran guaio è di nascer donna! !\on te l'ho detto? Bellina. - Chiacchiere! Come se non s1 fosse noi donne che si dà la vita ai signori uomini! Credi a me, lutto dipende perchè la donna è stata sempre più ... stupida e non ha faLto val,er.e i suoi dirit.ti. Non vive, non lavora per la società come gli uomini? Deve pure avere il diritto di eleggersi dei rappresentanti che la difendano al caso. Gioconda. - Ma se vado da un deputato a reclamare giustizia, è capace di stringersi nelle spalle ... Bellina. - Già perchè non puoi votare. Ma se il tuo voto potesse, domani, far co– modo anche a lui, troverebbe il mezzo di ascoltarti, non dubitare! E poi si sceglie– rebbero di quegli uomini, che hanno a cuo– re anche i diritti delle donne come quel– l'avvocato che sta a Y e che è l'idolo di tut– ti per la sua generosità e il suo spirito di sacrificio. Gioconda. - Eh! ... ài quegli uomini li .. Se potesse con!ar qualchecosa lui, noi po– vere operaie non si soffrirebbe più tanto! Bellina. - Non vedi che se la donna po– tesse scegliere chi difende i suoi diritti, non soffrirebbe più t.ante ingiustizie? Gioconda. - Sarà anche vero. Voglio sentir che cosa pensano le mie compagne. Bettina. - O perchè noi donne non si po– Lrebbe fare quello che fa anche il più stu– pido degli uomini? Gioconda. - Già anche quell'ubriacone di Bista è elettore. Bellina. - E quel pinzochero di Nanni? Tanto tu che io siamo più intelligenti e di buon senso di que' due figuri e s'avrebbe come loro diritto di essere elettrici! Ecco co– me la penso. Gioco11rla. - Hai ragione. Ma non ce l'hanno concesso il voto. Che dobbiamo fa– re, come le suffra.. suff:·~gel ... Bellina. - ... suffragette. vuoi dire. Bah! I mezzi non son cattivi e coraggio ne dimo– strano. Hanno solo il LorLodi non compren– dere, che la questione del voto alle donne è un po' questione sociale. Fino a quando la donna sarà esclusa dalla vita politica, diminuita nei suoi diritti. lo stato non po– trà diventare la vera repubblica dei liberi e degli ugual i. Gioconda. - Che rivoluzionaria che sei! lo ho da pensare alla miseria. Bellina. - Ma pensa un po' anche al vo– to. La Gioconda elettrice!.. Mi pace già di ve<lerla. Addio! AITILIA ~IATERASSI. Il ,, Lavoro II rli Gennvci pubblica un appel– l() olle dorme liyuri di Ondina Bevilacqua ca. perle. La II Difesa delle lavoratrici i, è accusato r!i essere 1>r esn da u n 1:ento di follia disgregatri– ce 11errhi• invi.la le dorme JJroletarie a diffida– rP dei comilnti suffragisti e verchè afferma che la lfltla delle lavoratrici è lotta di clns e non di seuo. Certo lo afferma. E 110,1 ha 1H'JJJ>t1re hisoono di fnre opera di persuasio11e fra le lavoratrici. 1l movi111P11ln feoun.inista le Lascia indifferenti perr/uì 11011 lo untono e 110nlo avvertononep– vure. Il sorialismo co111prendetutte le rivendica– :io1ti e non fa questione di ses.'ìi. te lavora . trici r,rgani;:.ale che lOttano ,i fianco dell'uo. mo, nel cn.mpo delle rivendica:.ioni economi. che, ollenaono ciò rhe ottiene L'uomo. .\'ella lolla per la conquista del diritto elettorale la domw avrà suo alleatù il partito socialistn, che finn. 7JILÒ non sentire tutta la vrofonda yin• sti:.ia dPlta sua aspira;ione e del suo diritto. Noi voytirtmo ronquislare la donna al sociali~ srno. Quanrlo arriva alla sua comprensione non ha bisorpw tli essere una fe111 m.inisla per se11- tire le inoiuilizie che pesano su di lei. LP sen– lf' J)PT lo sua aumentata sensibilità 7JtJLitira, per (Jli nrcresriuti bisogni dPLla sua vita mo– rale, per la dianiJ.à nuova, ac<1uistala con LP. idee nuovP., JJerrhè la vita si delinea per lei, entro una conce:.ione 7>iù tiruta e più com~ plelo. 1\'011 siamo settarie. E non ci ha preso nes– sun 1•entodi follia. Abbiamo davanti a noi una orande strada maestra, solegaiata. Seguendo. la, ogni inyiusti::.ia che arava ,çu di noi, comi' donnP e come proletarie, sarà rimossa. Non so perchè dobbiamo prendere .1:rnlini tortuo– si, ritardare la meta e far J)Prdere alle donne Lavoratrici, cosi diffi..cilmenlt' conquistate alla nost ra idea , il tempo e La direttira. 0'. 1n1.mo p n la sua strada!

RkJQdWJsaXNoZXIy