La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 14 - 17 agosto 19

LA Dll'ESA DELLè: 1,AYOHAT!l!Cl COMELINAANDO' AL MARE I dice nien!e. ~on sen·ono a nulla, neppure alle bestie. dere il dollorn che le fa un segno per dirn ch'essa è fra le elette. Pressoché tulli i bambini lascia,·ano Ber– lino per il tempo delle yacanze. A.nd1,ano agli ospizi marini o da qualche zia. fJ11a zia ce l'hanno quasi tutti. Solo Lina non aveYa speranza di partire e ciò per il colorito roseo della sua faccia. Tutte le volte che il suo sguardo incontran1 il pezzo ·di specchio del comò della nndre. Lina si arrabbiava. Se mi potessi liberare dal colorito rosso!.. F'orse potrebbe gioYa– re la fama? ~la per quanto poco man_giasse, il colorito rimase l1le quale, solo sentiYa una certa debolezza. u Ancora una YOlla hai lascialo il pane )> grida la madre. Se la madre '3.Yesse saputo che fame sentì– '"" Lina' Cna mila dovette alzarsi la no!te per prendere in cucina il pezzo di pane che non aYeYa YOlu!o mangiare a colazi::>n':'. Che ari<t si danno quelle che ,·anno agli ospizi marini! Per esempio le cugine di Li– na. E dire che non sono nient'affatto bran: a scuola e che hanno soltanto un j)0' di tosse! Per quel po· di tosse e perchè la loro madre era mort-a per a,·er sputato ·-an~ 1 .it', quelle ragazze pote,·ano andare :n va– canze! Llna in,·idìaya ogni bambino pallido. Si dice sempre che Dio è giusto. pensava E~– sa prima di addormentarsi. ma certo 1wn è in Germania eh ·egli è giusto, non :1 Der– lino. non nella abitazione di Lina. Perché ha fatto morire suo padre d"un inf'Jt·rn.frJ ~ul lavoro? Perchè la mamma deve :ilzur.::i prestissimo per portare i giornali nelle ' u– se prima di andare a layorare in gi:.Jrnatl'? Perchè non può mai stare in casa ctJ.1 la ~ma Lina? ... L·annù ::::.::orsoanch'essa a,·eya d,·11to un po· di ,·1canze. Con un bigliett-0 1Zr: itn.to - di:'! ,·alare di ,·enticinque centesimi - a·.-e– va fat.!.a una 2ita in::;ieme alle altre cn:npn.– e--ne rima:::te i~ città. ~la che cos'era quella --il-a in confronto a!Zli.. os1Jizi ma rin i doYe :i prende tutti i gio... rni un bagno e ,i giuo– c1 sulla ;5piaggia. e si mangia tutti i 1Ziorni un uo,·o e si beYe molto latte e ci si giurnze dopo molte ore di treno? Come fare per poterci andare• Se iosse po.s::::ibile ammahr::.i: Come riuscin·i? :\eanche a farlo apposta lutti si meravi- 1Zliano dell'a~netto di Lina. E' di salute cosi florida ed è c~i poyera! Era forse colpa sua la sua <alute" Eppure le pallide stamno molto 01e1Zlio. pot.evano andare al mare. Gio,·ed1 11medico dovern visitare le bam– bine delrasilo per scegliere quelle che si ,arebbero mandate 11 mare. E per quel 2'iorno Lina vole,·a e:;sere malata. Romper– :1 una e-amba? ;\fJ_ fa .troppo male.. me– glio prendf'.r:::i una indie-e~tione. Era dispo– sta a :::pe-ndt:'.re il ::iuo patrimonio. i :--uoi 30 c.enttsimi pur di procun.r:--i una malattia. Si ricordò che nel g-iardino del vicino di casa erano ·cadute dall'albero. ciliegie verdi e piccole mele dure. Poteva fare a meno di ,pend<,re il denaro. Rac,·ogliere frutta 1mmatura nr;n vuol dir~ rubare. Xessuno APl'E.\fJJC: Una madre La lJrlffla 1,~tttra di _\1:t.r1<J giun~,.: vH1'1 z1vrni dvrJ<.J. La rnamma aveva JJiantù tan– k,; non :::oa!JE:Va ne-mmeno dovi:!. ;-,l tr,.Jvava il !)uo figliolù; una vr.:na rndicibil,.:; uno .:::tvn– fvrtu rnutf.J; lo :::tr~ zifJ d1 'JgT).1 giorn0, d1 ,.Jzni ora. -Svn ::.crive:v'.1, com,! :-.HDfJté, affoltuo:-:a– menlé; l'avvBrliYa di non :,lar& in pcn~i,:rù p~r 1irregolarità dr:l!a <j{Jrrbpcmdr!nza nùn se:mpre il JJù:,.tale p0l.éva ferwar.-,i rH:l pùr– t.o: il mare vie::ta\·a :,!J('. ·ù I arvieinar ., <Jr.I le navi. I! fr,glio breve, ,critt,., rn un ,nornenlo di tr<,<'lla nella ridotta, finiv~ cùnfurtando la madrr,. In calce, la data e 11 nome della ,·,tta in1ota: Bengasi. B/.::"nl?a:-:f! Che norne :-;trano·t Dove, era'! La dùnna non ebbe pac(, fino a qu:mdo un vi– cino niet.oso le diede 1ut11 tarla dr,[ lN1fro d,,.l/,, ·g11Prr11: rividr, a1lora. accanto a un cir•·olino H nomt' ::.tranù: vi rJ<J:-if; l'rndic~ r: db:-;E•. mio fi.rdio f' qui. E Ja ,·oce tr,-rnava .. :\él r,1eSf' altri quattro soldati Hano fra i eombalténli: due a Triooli, unfJ a Dr,rna. uno a Homs. JA'.' fami:rJir, .-=ieomunicaYano _;..;r-rnp,.r> IP scar;;:p notizie rhP rirevevano dalla L1hia Lina era felice. Era sicura di riuscire nel suo intento. Le dispiaceva di lasciare la mamma sola per !re settimane. ma la mamma non veniva a casa che la ser3. lar– di e non si sarebbe neanche troppo accorla della parlenza di Lina. ~Iartedì. a scuola finit1, la ragazzina cor• se nell'orlo, e empi le tasche di frulla acer– ba. La giornata era caldissima, Lina non I arrivava ad 1sciugarsi il sudore.. ,·one assaggiare una mela Yerclast.ra. Che ama- 1 t·ezza! Come era. acida! Come era clur-11 1~ le ciliegie!! ~on aveva pensalo che fosse _tanto difficile prendersi una_ indiges.tione 1 ~la nel medesimo tempo Lina ripen~ava alla partenza dei bambini per l 1 ospizio 1 si ricordava di non aver potuto ent.rare alla stazione quando l'anno scorso erano partile le sue arniche. :lndrà al mare. Che forluna! Come è buo– no lddio. Che dolori atroci! Li hanno sen– titi così .tutli quelli che anelarono al mare? .\la non è facile meritare quel viaggio. Bi– sogna soffri re, soffrire .. Dove è andata. in giornata. oggi la mam– ma'? Ah! se ci fosse lei. :r-.1.~mma!mamma! mamma.! Colla da dolori acuti Lina si lorce invo– cando aiuto. Nessuno la sente. Essa si lra– scina fin al gradino della scala. Vuole chi1- mare. Invano. La sua voce diventa sempre più debole. Mamma mamma! Le bambine as1)cttano con liet':l..spe1·anza la visita del medico. Cn pensiero solo le anima: chi andrà al mare? 1-N RISAIA Le martiri del la varo. Appena la madre si er·1 recata al lavoro Lina cominciò a mangiare la frutta. Ne mangiò un piatto intero. Gli occhi le si em– pirono di lagrime. Si fece coraggio. L'indomani· a scuola Lina sentì una sete immen,:;1. :\on ìaceYa altro che bere. Il cal– do era tremendo. Cominciava a sentire do– lori cli ,·enlre. - Che h1i oggi? Sei malata? le chiesero le compagne. - Grazie a Dio - disse Lina, mentre i dolori diventavano sempre più forti. - .\h si : basta aiutarci un po' e Dio ci aiuta. A fatica Lina raggiunge c :1.sa. E' costretta ad appoggiarsi alle case, agli alberi. Il c1ldo, i dolori, la se!e la tormentano sempre piu. Giunta nella cantina che ser– ve di alloggio a lei e alla madre, si butta sul letto. Perde conooeenza, le pare di ve- sorreggendosi cos, nel dolore e nella spe– ranza. La rn1mma di .\Ilario si stuoiva che ne:,suno degli scri\'enti parlasse del figlio suo; nvn erano assierne·?.. Trivoli. iloms, Derna. Bengasi sembravano tan~o vicine :-:,Ulla carta·! Qualcuno spie:gò alla poven donna che quelle cilla erano Ic,ntane l'una dall"allra, di;;:,e::mmate ::;u una larga costa di mare. l~..;sa ::;cuoteva la tn,l:.i.; non oomprPnrlE::va. V:Kf.fl~va compitando oµ-n1 g10rno il g,or– lldlù; * in casa lo na--;condevano ricorreva a rnilh a.-,luzie pf'r ritrovarlo. Ad o.cmi com– battirnf:nto ricercava avid1.mr• nte il nome d~i caduti e. d<:i rJi:--persi; scorrr·nrlo i tristi f:'!<:neh1 <·ra a.-,."alila da un·ansia terribile; av,:va r,auru. eh,! anchr! il suo .Vlario moris– :ié cosi, lonbnù dalla mamma, senza con– forti. st:nza car(•zzr·, -.r·nza sorrisi. Quell<: nrJtizu, c<mfu:-;e di avanzat<\ di :;caramucce, di baUag-li,'. :-;os11<'s<•, d1 rt:go-– lari turchi eh,; rnalµ-r;1do la [JatB nrnane– van,J rH::l carnw, beduin,,. b raUris~avano La pae<:·! Ch.l' 1rùnla 1 \la se· la g11r·na con– tinua f•ùrfl'-' [Jrima p111 d1 prirrn, , J,: Yil tirn,: s1 aggiungr,van<> allr v1ttirw· ' ... La !J<JVera rnadrr: .-;i di!-fJE::Nl\''.l. Andava r,iu di frr·quent,, in <'hie~a: spe– r·ialrn,-nt,, di f!iorn,,. quandf> Jiùtr'.va pr,:C?"ar ùla n(~Jla TJf!nornbra rfollr'. navat,, r]0,('rlt•. S11ll'a1ta1:,. IJi:m<·o, ardr•va una lamp·1da r illuminaya un Cristo irrif!idi+o n<'lla tra– ~ita c:rmfrazirmP dr·l drJlor,- Poi abbtrndrmo nn<'h1•la rhir•~a. fn una r](J. m1•ni<-a alla rn,-~..,a il ffrr-t,, avr•va par]at0 dP]b. r,mr•rru <·~nlU:rndo I vitf<Jrir ~u !!li in– fr•ddi la lotta della croce: contro la mrzza- 1una, inrifand<J ]P marl,•i a '1flrirp r.:rrPna- -~ __ ,-enisse il dottore! L'impazienza delle piccole aumenta. Si muovono continua– mente. Non sanno come fare pass:tre il tempo. Una si melte a mangiare mentre un'altra fra le più grandi che già ha fatta la comunione, legge forte il giornale in cui era avvolts. la colazione della piccola IC.\1or– ti di vaiolo, di colera, cli tifo ii. « Morle improvvisa, misteriosa. della piccola Lina, figlia della vedova Z. >>. Tultc si metlono a strillare. ).Ton capisco– no. eppure c1piscono. Lina, la loro Lina! Proprio quest'anno an·ebbe potuto anelare ai bagni. Era tanto pallida negli ultimi giorni! Piangendo le bambine si mettono vicine l'una ·1ll'altra. Come è terribile la morte! Può venire senz'altro e port.:tre via chi vuo– le. PoYera Lina! In questo momento entra il dottore. Ap– pena riconosciutolo le bambine tornano al quesito cli prima: chi di noi andrà. al mare? llH:!llte 1 10ru figli per la gloria della patria, ·per il trionfo della religione cristiana. Si ,·ide allora.. Ira la. viva sorpresa dei fedeli rnginocd11ati, una donna, ,·estita a nero, attraversar r1p1clu. il tempio e ust..::t'cl; era la mamma sco11surnta; le Iras, Janc1;.ue dal pergamo ':l.vcvano, non ::;apeva. pcrchè, echeggialo nel :::;uocuore come un lugubre presenlnnento d1 sve11.tura e come un un– sione. Per alcuni giorni non vide più la strada; piaug~1·u. :;crnvre; le parole d1 conforto □ei suo.i cari P delle vicme non riu:::;civano a fugare la. tK!rsb.tentc tristezza. Lina. matt.rna. pervenne al Comune un ie– il'gnm1na. 11 sindaco l'aperse rlislrallamenle mor- 11;ùrando. Ji'ors<• i soliti ordini della prefet– luta o la richic.-sla utg<·ntc• cl 'un rc·,·tifi •;tto! Seccatori impcmitcnti !.. L<!SS(:: ,( Giunge a questo comando notizia che ,, il br·rsagliere ,.\1ario Ferrari è caduto d'.L , prCJ<lf• nPllc v1c1nanzc di Bengasi, ::-ul r-ainpo ddl'onore Avverta con i dovuli riguardi i par(·nll 11 ••• li sindaco impallid1. Pensò subilo allo sr-h<anto rlr·lla marlre Tutto il paese oarte– cip1Va trr·pidando al suo dolore, tutU av~– van<> fatto voti, in cuor loro, per il ritorno r!r•I fiidir,, L~• hrr·vi ri,l!he bur(Jrraticlw tot:'lievano oµ-m snr,ranza. ~forto ! L'uomo "'·mpJice. <·bbr: un sussulto come ·p (flH·l rarluto fos~<· uno rlri suoi. Si pr·ntiva ora .• \nrh'rgli av<·va inne1?- 1?iatr, nlln ,rrnrrra, al ri•.orno rleJlr aquilP 1a- PiccolEgrandi vErità 1l ,·en.!o portò un giorno turbin'ìn~o du~ semi caduti dallo stesso albero e 1uno d, essi cadde sulle aiuole d'un ben collivato giardino signorile, l'alLro, voltegia.:ou piu a lungo per 10 spazio, andò a posarsi sul terreno di un magro pascolo. L."uno e l'altro seme gennogliarono, w1c– quero dove eran caduli. Quando. la pi~nti– cella del primo fu scoperta dal giard1n,ere, venne curata, concimala, sarchiala, p~i tr'l– piantata nel frutteto,, innestala e d1venn~ sempre più feconda di fiori e di frutti di mano in mano ceh cresceva. Dal lererno arso, e povero, b~lluto dal pascolo, la seconda pianticella usci misera, debole striminzila ed appena ebbe messe un po' di fronde le mandre di bestiame la brucarono ancora tenera e m1i le permi– sero di farsi bella e rigogliosa. Le due piante non sembravan9 affatlo soreJle d'origine: chi le avesse vedute non avrebbe cer!amente pensato che fossero uscile da semi di ugual forz·1, caduti dallo stesso fio,·ente albero. Ebbene-. come il destino dì quei semi è il destino degl iuomini. Dalla stessa razza umana nascono figli forti, intelligenti, ca– paci di divenire ugualmente produttivi, uti– li alla società, rigogliosi. capaci cli gl":1ndi opere; ma gli uni crescono nella casa ric– ca ben nu.trili, ben curati, non isfruttati inncrnzi tempo dal lavoro, non succhiati da nessuno ed hanno un'esistenza liber'l, fe– lice, fiorente, brillante di bellezza e di col– l"h!ra; gli alt.ri invece, nali nella misera stamberga proletaria, privi di nutrimento, d'aria, di cure, di educazione, crescono grami ed intristiti e. come l'alberuccio del p1scolo, ancor fanciulli, vengono sfruLtati da tutto il bestiame rozzo ed avido della società umana speculatrice della sventura e indifferente alla miseria brulla e doloro– sa degli sventurati. Quante virtù umane furono uccise così dall'abbandono e dal1o sfru\tamento ! )[a se è vero che non è più questo il seco– lo di rimaner selvaggi, se è vero che l'uma– nità nuova ha un concetto della santità cli ogni Yita e clell'uguagli:1..nza dei dirilti uma– ni e se è vero che il proletariato offeso per secoli e secoli nel suo diritto dalle classi pri– vilegiate h~ il compi.t,o cli trasformare que– sta ,·iJissima società fratricida in una piu giusta e più civile. bisogna che questo ri– scatto di classe, che questo salrnlaggio del– le vite e della felicità proletaria si compia senza :\Spettare. Ogni madre lavora~rice che sopporta nel silenzio lo sfruttamento suo e de' suoi. condanna e tradisce i suoi figli ; li offre tristemente con le sue stesse mani ai carnefici del capitalismo, li priva di quel– l'f?sistrnza più lieta a cui l" ,·ittorie prole– tarie con l'organizzazione e h lotta di clas– se li potrebbero condurre. Ora chi insegna le vie della villoria al proletariato è il socialismo ed è nel suo no– me che bisogna unirsi e lottare! Vera. DAGU ANNUAU DHlA "BHlA GUlRRA" E fu allora che si mostrò in tuUa la sua estensione la malvagia barbarie della guerra. la sanguinari:1 mala bestia della ca– sta militare. Contro quegli arabi che pochi giorni prima erano slati cantali come i più docili e fedeli amici. :a:olo perchè, si credev1 di averli soggiogati con i trenla den:tri elar– giti ad llassuna pascià, fu adoperalo il fer– ro e il fuoco. L'impresa coloniale divenne quel che inevitabilmente doveva divenire: un'impresa, di strage! E fu ordinata allon quella che. con frase ora divenuta tragica, fu chiamata la rpma:ione dell'oasi. Si fu senza pietà. Don- l!ne sui lidi dell:l Libia, alla conquista del– le terre clo,·c passarono un giorno ;ilto– riosi e invincilJ1li, le legioni di Ron\a. ~\la innanzi all'annunc:io inatteso provava. come un rimorso e ripensò 1. !utle le altre madri piangenti,_ alle _famiglie distrutte, u luLla la b1lda g1oventu che arnva bagnalo del suo sangue piu gL·nc,ro:-u le subbie lon– tane. ai feriti doloranti, ai clbpcr:::;i. a1 mu– liluli, Quante lacrime, quante sventure ! \'alevu la pena? Poi si ricompase; dovev:1. pur compiere il suo penoso dovere. Scese lentamenle in islrada e si avviò al– la casa del morlo. Bussò; la porta s'aperse; apparve la ma– dre affranla, con gli occhi es~usli. Era sola. Aveva voluto rimaner sola; aveva pregato le vicine, che ogni giorno le face,,ano com– pagnia, cli allonlanarsi. Il sindaco si fermò sul!~ soglia litubante. Voleva prepararla, a poco a poco. alla .ter– ribile notizia; studiava le parole JJiù oppor– tune; ma si sentiva un nodo alla gola: non pofev1 .. La madre lo guardò fisso, lo vide incerto commosso, lreman\e; proruppe: ' :vlio figlio è morto! L'hanno ucciso! :\1c•sstrna risposta; ma lo sguardo triste di dnr pupille pietose ... La donna alzò i pugni. l(ettò un vido di brlva fcril_a, un'imprecazione: - rna[Pr/Pt– ti ! ~ cadde riversa nrl mezzo dell1 stan– za. cornei fulminata. \I i/11110.agosto. AMILCARE LJJ< \TELLI.

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