' lt Gli ebrei non hanno un buon quarto d'ora in Italia, come del resto in altri paesi, e ne fanno alti lai. Hanno torto, nel senso che non intendono che la colpa è loro, come cercherò di dimostrare. E' già stato detto autorevolmente che il razzismo italiano che è congenito nell'etica fm:cista, anche se sino ad ora esso non aveva avuto estrinsecazioni politiche, intende discriminare e proporzionare e niente affatto perseguitare. Non si tratta di lasciare agli ebrei la sola libertà del battesimo elargita ad essi dall'Imperatore Costantino, nè di obbligarli a sottoscrivere prestiti pubblici come fecero Re Giovanni e Re Riccardo in Inghilterra nel secolo XIII per poi cacciarli dal re-ame, ciò che pensò anche di fare il Re di Francia un secolo dopo. Non si tratta di dar la via a una novella emigrazione di "sefardim ", in qualche altro anniversario della distruzione del Tempio, come avvenne r.ella Spagna di Ferdinando e d'Isabella e molto meno di organizzare dei " pogroms " alla maniera cosacca. Tutto ciò gli ebrei, che sono (o erano) una razza intelligente, lo sanno. Ma essi si dolgono egualmente della discriminazione che si vuol compiere tra loro e gli autoctoni c!el paese da essi abitato, della reciproca proporzione che si vuol stabilire tra i due elementi ripartendo cariche e impieghi, e, ipsomma e finalmente, dell'individuazione precisa razzistica e religiosa che si vuol fisi:are a traverso il censimento della popolazione. Perchè? !l perchè è evidente. Gli ebrei, dopo il trionfo romano di Tito, non hanno più costituito uno Stato e non è questo il momento davvero di prendere in considera- :..ione il moderno esperimento anglo-giudaico d.t Palestina. Manca loro alla costituzione statale un elemento essenziale, il territorio, e pertanto la possibilità dell'organizzazione giuridica e .politica che ha limiti di spazio. Per secoli ed ancora oggi, la spodestata naibliotecaGino Bianco z1one è stata unificata spiritualmente dalla Torah, la Legge rabbinica, suo supremo possesso, e la legislazione teologica del giudaismo compì il trasferimento della politica nazionale in un ideale religioso, intessendo in maniera inestricabile nazione e religione e facendo del codice farisaico una prammat:ca il cui potere ancora persiste. Fuori del campo spirituale, o che vivessero dentro o al di là delle ristrette mura dei ghetti, gli ebrei seppero sviluppare un meraviglioso potere di pratico adattamento alla vita, inserendosi nello sviluppo storico dei popoli ospiti, convivendo sotto la bandiera, sulla terra, tra le passioni, la civiltà, la coltura di razze diverse ed estranee al loro genio. A questa condizione, essi sopravvissero nei paesi islamici quando il Sultano ospitò gli espulsi dai regni iberici; cosl, essi, quando il Talmud non veniva più bruciato nelle pubbliche piazze, poterono tornare ad insediarsi o sopravvivere nei paesi cristiani d'Occidente, in Olanda dove ad Amsterdam con l'invenzione della stampa vigoreggia la loro letteratura teologica, in Inghilterra, dove Cromwell e la Riforma riaprono loro le porte, in Prussia dove Federico il Grande cessa di considerarli servi della Regia Camera incaricati di provvedere denaro, in Austria dove vengono affrancati da Giuseppe II, in Polonia dove continuano a vivere in massa conservando il loro vecchio dialetto germanico tra quel cattolicissimo popolo, in Francia dove la legge di Mirabeau e i principi r;voluzionari spalancano le frontiere del paese, dappertutto, infine, o quasi, nel mondo, quando le idee di libertà e il riconoscimento dei diritti dell'uomo permettono loro la più illimitata penetrazione e l'affermarsi e il diffondersi della loro attività specialmente ne! campo del commercio e della finanza oov'è nota l'eccellenza dell'israelita e nello studio soprattutto delle discipline sperimentali dove meglio si rivela la sua capacità cnalitica e investigatrice (la capacità della sintes; e la costruzione teorica sono rarità tra gli ebrei). Si era venuto cosl creando, per opera della razza d'Israele, un processo di penetrazione e di permeazione nel tessuto connet1: vo sociale, morale e politico delle nazioni cristiane che, pur lasciando sempre buoni motivi di sorveglianza per l'internazionalità del fenomeno e per certe evidenti conniven7E: da paese a paese, e non sempre soltanto- :digiose e finanziarie, presentava, d'altra parte, alcuni aspetti di sintomatica acclimatazione ebraica al mondo circostante. Un loro grande filosofo, Spinoza, è cosl imbevuto di umanesimo latino e di razionalismo cartesiano da essere scomunicato e bandito dalla sinagoga_ Un loro grande statista, Disraeli, divent:::x il solo confidente di una regina e l'alfiere e il banditore del più chiuso ed egoi- ::tico imperialismo nczior-iale, quello britanuico. un loro grande finanziere, Nathan Rothschild, fà le spese a Londra delle guerre cntirivoluzionarie e antinapoleoniche dell'Inghilterra, d'accordo con i fratelli che lavorano a Vienna e a Napoli, mentre un quarto fratello, Giacobbe, alimenta d'oro le casse dell'Imperatore a Parigi. Gli ebrei, cioè, nei differenti paesi cristiani, per la forza di espansione delle differenti civiltà e colture, non formavano o non sempre appariva che formassero un blocco estraneo e contrastante, ma spesso s'incanalavano nelle correnti nazionali e ancora più spesso si ripartivano, secondo gli interessi e l'ambiente, nelle diverse correnti ciel pensiero politico, sociale, morale, scientifico e artistico della civiltà cristiana, riuzcendo cosl a smussare gli angoli della propaganda antisemita. * * * La digressioi:ie storica, forse non inutile, mi ha portato lontano, ma è facile riprendere il filo del discorso. Dicevo, dunque, essere evidente perchè gli ebrei si dolgono cielle nazioni che oggi intendono individuar-
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