Diario - anno VIII - n. 10 - giugno 1993

sonalità d'una macchina ... Una telefonata dall'oltretomba ... Eppure quella donna che si affida ancora al libro di preghiere, con la stessa naturalezza e semplicità si serve del telefono. E l'altra, che definisce il suo males·sere « balordone di testa », viaggia con -la medicina nella borsetta. La sorpresa e l'emozione sono ,solo mie. Parlano ancora di questo morto, poi, per distrarsi, di a:ltr,imorti, « puvréin », di vecchi, di malati, « puvréin » ... Passano in rassegna il parentado, il vicinato. « Come sta la Peppina? » « Al suo solito ». Che è come dire «male», ma non è peggiorata. « Come sta ,il Giancarlo? » « Al suo solito ». Ma non ci sono solo cimitero, ospedale, medicine. C'è· anche un giovane che suona non so che strumento in un'orchestrina. C'è l'acquisto di un'automobile. C'è una Prima Comunione ... « Ricòrdati del vischio ... » « H vischio? » « Ma sl, il vischio di Natale ... ce l'hai ancora ,in casa? Ricòrdati che domani devi bruciarlo ... » (domani è la Domenica deUe Palme, non sapevo di questa usanza). « Se fosse pronta, » sospira a un certo punto la prima, « mangerei de1lapastasciutta». Ma evidentemente non se la sente di prepararla. Parlano ancora di questo e di quello. C'è un « Roberto» che viaggia molto per lavoro e torna sempre stanco, « puvréin » ... E c'è anche un tale contro cui sempre la prima inveisce con plebea energia: « Che vada sulla forca! » Un'ingiuria ·che poco si concilia col libro di preghiere ma molto popolare una volta. Hai visto ques·to? Hai visto quello? Salutami questo, salutami quello ... « E la Cesarina? » chiede la vecchia. « È tornata. Adesso è a casa. Perché non la chiami al telefono? Adesso ·la trovi. Prova subito. » « Adesso no, >> dice -la vecchia, « ho su la minestra ... » Lei, la minestra, non ha mancato di prepararsela. « Beh, ti saluto. » « Stai bene. » « Ci sentiamo domani. » « A domani. » Biblioteca Gino Bianco 67

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