Diario - anno VIII - n. 10 - giugno 1993

migliore), in lutto precocJ.ss1moe perenne per l'Ita!lia, che prima non si decideva a nascere e poi cresceva così male, così diversa dai suoi desideri ... « Mi affratellai col dolore e mi ·ravvo1si in esso, come pellegrino nel suo mantello . . . Diedi un lungo, tristissimo addio a ,tutte gioie, a tutte speranze di vita individua,le per me sulla terra. Scavai con le mie mani la fossa ai conforti ineffabili degli affetti, e calcai la terra su quella fossa ... » Di fronte a quel bisnonno così sfortunato e austero, inconsolabile e r.i:cattatorio, alcuni ragazzi avevano reagito con una raffica di isputacchi. Era H modo più spiccio per dire di no, che non accettavano quell'eredità onerosa, che disconoscevano quel dehito e non intendevano in alcun modo pagarlo. P.S. Qualche giorno fa, passando ,per ,.hl parco, ho voluto salire la collinetta fino al sacello di Mazzini. Per curiosità, ·per una sorta di ,scrupolo documentario. Mi attendeva una nuova -sorpresa. Gli occhi di Mazzini apparivano incrostati di un denso color arancio, le labbra azzurre, la barba verde pistacchio, la fronte ,striata di bianco. I giovani che si erano divertiti a truccarlo in quel modo, non credo si fossero sentiti minimamente toccati da quanto di sacro e persecutorio Mazzini rappresentava ancora cinquant'anni fa. Ness'UIIlintento polemico: una testa quaJs.iasi, un'occasione come un'a!ltra per sfogare i loro estri ludici e creativi. Eppure l'effetto di quel trattamento confidenziale - il desiderio di familiarizzare, assimilarlo a -loro,dargli del òu - era esiziale. Quegli occhi che, coperti di sputi, avevano mandato lampi più fieri e severi che mai, ora erano irreparabilmente spenti nei vispi e giuilivi colori pop. Il lungo conflitto tra Mazzini e gli italiani è finito. Andar e o I tre. A proposito del démone avanguardiistico, del terrore di sembrare « arretrati », dell'imperativo di « andar oltre», « sempre più avanti», « portare alle estreme conseguenze», « fino in fondo» ... tempo fa («Diario» n. 2, 1985, p. 44) avevo dtato l'aneddoto stendhaliano di quel tale che, volendo « superare» i,l teorema sul.la somma degli angoli d'un triangolo (uguale a '' Biblioteca Gino Bianco

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