STILI DELL'ESTREMISMO I. ~ggcndo due libri recenti, uno di Franco Fortini, Non solo oggi. Cinquantanove voci (Editori Riuniti 1991), e uno di Roberto Calasso, I quarantanove gradini (Adelphi 1991), ho avuto una tentazione non facile da spiegare, ma ricorrente, insistente. La tentazione è questa: leggere i due Hbri come le due facce mconciliabili di una stessa medaglia, e i due scrittori come due autorevoli, contagiosi modelli di un estremismo culturale che non è solo italiano, ma che in Italia ha trovato un terreno particolarmente favorevole. Questo est:remismo forzato pensa sempre un po' troppo in grande e non ci permette di vedere meglio dove è ambientato. È stato uno dei tratti tipici deHa coscienza disturbata che gli italiani hanno di se stessi. Potrei chiamarla un'enfasi del pensare, che sceglie per il pensiero scenari eccessivi, mitologici, dove si riceve H mes·saggio assoluto, o si corummano le violen1.edecisive della storia e del fato. A pr.i.mavista si potrebbero avere delle perplessità in proposito. Sia Fortini che Calasso, infatti, oltre ad essere degli estremisti culturali che forzano e caricano le loro frasi, sono anche degli equilibristi della transizione e della combinazione. Sono degli ahi,H strateghi di vaste e varie geografie di nozioni. Tra una contraddizione stridula e un paradosso spericolato, ci tengono a restare in equilibrio. Fortini è stato sempre affezionato alla categoria dialettica della mediazione, nehl'uso della quale ha prodotto molte affilate argomentazioni. Calasso si mostra spesso fiero di sapere, al di là di ogni più corrente opinione, che ciò che sembra contraddittorio o eterogeneo in verità non Jo è: ma bisogna avere occhi per vedere e mente per intuire. Sia Fortini che Cafasso, inohre, sono dei veri maestri della Biblioteca Gino Bianco
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